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Estratto da Studi di storia del cristianesimo. Per Alba Maria Orselli, a cura di Luigi Canetti, Martina Caroli, Enrico Morini, Raffaele Savigni, Ravenna, Longo, 2008 ANDREA NANETTI L’ORIGINALE DEL PRIVILEGIO RELIGIOSAM VITAM DI PAPA GREGORIO X PER IL MONTE SINAI (1274) EDIZIONE E COMMENTO Questa bulla è l’unico originale conservato dei cinque privilegi pontifici di protezione con esenzione concessi alla comunità monastica di Santa Maria, poi dal sec. XIV di Santa Caterina, del Monte Sinai tra 1217 e 1459 dai pontefici della Chiesa di Roma. Viene qui presentata nella forma delle schede di Paleogra- fia, Diplomatica e Storia di Venezia utilizzate per la didattica nella Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bo- logna (sede di Ravenna), dove chi scrive fu incaricato dell’insegnamento di Di- plomatica nell’A.A. 2004/05, di Paleografia latina nell’A.A. 2005/06 e di Storia di Venezia in età medievale dall’A.A. 2006/2007. 1. L’INDIVIDUAZIONE DEL DOCUMENTO – Regesto, descrizione e bibliografia – 1274, 24 settembre, ind. III, Lione REGESTO. Gregorio X papa, rinnovando e confermando integralmente il privi- legio pontificio di protezione con esenzione concesso da Onorio III papa [1226, 20 gennaio, ind. XII, Rieti], accoglie sotto la protezione della sede apostolica ro- mana la chiesa monastica di S. Maria del Monte Sinai con tutte le sue posses- sioni site nell’omonima penisola, in Egitto, in Terra Santa, in Siria, sulle isole di Cipro e di Creta nonché in Costantinopoli; riconoscendone innanzitutto la costituzione monastica basata sulla “regola” di san Basilio, i decreti fatti cano- nicamente dal monastero, le immunità e le altre libertà, fatta salva l’autorità della sede apostolica romana. Questo documento è stato posto all’attenzione di chi scrive nel corso dell’attività di ricerca condotta al seguito della missione paleografica al Cairo e al Sinai (19-24 gennaio 2001) del Centro di Storia e Paleografia della Fondazione Culturale della Banca Nazionale di Grecia, diretta da Aga- memnon Tselikas, che qui con riconoscenza ringrazio insieme ad Alba Maria Orselli, a cui dedico questo lavoro come modesto omaggio di uno scolare; fu lei infatti che appoggiò e seguì con grande interesse il viaggio di studio in qualità di membro del collegio dei docenti del Corso di dottorato di ricerca dell’Ateneo di Bologna in Società, regalità e sacerdozio nella metodologia storica, filolo- gica e antropologica (V-XVI sec.), rinominato poi Bisanzio ed Eurasia dall’A.A. 2004/05, che allora frequentava chi scrive guidato da Antonio Carile, direttore del corso di dottorato di ricerca, nonché responsabile scientifico del progetto di ricerca fondamentale orientata dell’Ateneo di Bo- logna (E.F. 1999) sul tema Fonti inedite per la storia dei paesi di influenza bizantina, con cui fu finanziato il viaggio di studio.

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Estratto da Studi di storia del cristianesimo. Per Alba Maria Orselli, a cura di Luigi Canetti,Martina Caroli, Enrico Morini, Raffaele Savigni, Ravenna, Longo, 2008

ANDREA NANETTI

L’ORIGINALE DEL PRIVILEGIO RELIGIOSAM VITAMDI PAPA GREGORIO X PER IL MONTE SINAI (1274)

EDIZIONE E COMMENTO

Questa bulla è l’unico originale conservato dei cinque privilegi pontifici diprotezione con esenzione concessi alla comunità monastica di Santa Maria, poidal sec. XIV di Santa Caterina, del Monte Sinai tra 1217 e 1459 dai ponteficidella Chiesa di Roma. Viene qui presentata nella forma delle schede di Paleogra-fia, Diplomatica e Storia di Venezia utilizzate per la didattica nella Facoltà diConservazione dei Beni Culturali dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bo-logna (sede di Ravenna), dove chi scrive fu incaricato dell’insegnamento di Di-plomatica nell’A.A. 2004/05, di Paleografia latina nell’A.A. 2005/06 e di Storiadi Venezia in età medievale dall’A.A. 2006/2007.

1. L’INDIVIDUAZIONE DEL DOCUMENTO

– Regesto, descrizione e bibliografia –

1274, 24 settembre, ind. III, LioneREGESTO. Gregorio X papa, rinnovando e confermando integralmente il privi-legio pontificio di protezione con esenzione concesso da Onorio III papa [1226,20 gennaio, ind. XII, Rieti], accoglie sotto la protezione della sede apostolica ro-mana la chiesa monastica di S. Maria del Monte Sinai con tutte le sue posses-sioni site nell’omonima penisola, in Egitto, in Terra Santa, in Siria, sulle isoledi Cipro e di Creta nonché in Costantinopoli; riconoscendone innanzitutto lacostituzione monastica basata sulla “regola” di san Basilio, i decreti fatti cano-nicamente dal monastero, le immunità e le altre libertà, fatta salva l’autoritàdella sede apostolica romana.

Questo documento è stato posto all’attenzione di chi scrive nel corso dell’attività di ricercacondotta al seguito della missione paleografica al Cairo e al Sinai (19-24 gennaio 2001) del Centrodi Storia e Paleografia della Fondazione Culturale della Banca Nazionale di Grecia, diretta da Aga-memnon Tselikas, che qui con riconoscenza ringrazio insieme ad Alba Maria Orselli, a cui dedicoquesto lavoro come modesto omaggio di uno scolare; fu lei infatti che appoggiò e seguì con grandeinteresse il viaggio di studio in qualità di membro del collegio dei docenti del Corso di dottorato diricerca dell’Ateneo di Bologna in Società, regalità e sacerdozio nella metodologia storica, filolo-gica e antropologica (V-XVI sec.), rinominato poi Bisanzio ed Eurasia dall’A.A. 2004/05, cheallora frequentava chi scrive guidato da Antonio Carile, direttore del corso di dottorato di ricerca,nonché responsabile scientifico del progetto di ricerca fondamentale orientata dell’Ateneo di Bo-logna (E.F. 1999) sul tema Fonti inedite per la storia dei paesi di influenza bizantina, con cui fufinanziato il viaggio di studio.

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IL DOCUMENTO. Originale, membranaceo, oggi in due parti non perfettamentecombacianti, ciascuna di mm. 285 x 680 ca. [il facsimile qui riprodotto alle Tavv.1-8 è ridotto di circa il 55%], divise o divisesi sulla piegatura centrale verticalee conservate senza segnatura: l’una, quella di destra (cfr. le Tavv. 3-4 e 7-8),nell’armadio dell’Archivio del Monastero di Santa Caterina del Monte Sinai(Ιερά Μονή Θεοβαδίστου Όρους Σινά, Αγίας Αικατερίνης), e l’altra, quella disinistra (cfr. le Tavv. 1-2 e 5-6), nella cassaforte dell’Archivio della dipendenza(μετόχι/metochi) del Cairo dello stesso monastero. Lo stato generale di conser-vazione si può definire discreto, poiché la leggibilità non è compromessa, anchese il supporto scrittorio ha subito piccole mutilazioni in corrispondenza delle in-tersezioni delle piegature, tre orizzontali e tre verticali, e sia oggi privo del sigillodi piombo pendende da filo di seta. L’iter del documento si può evincere dalleSCRITTURE TERGALI. NOTE DORSALI: apposte ad inchiostro bruno dalla cancelleriapontificia Mons Synai (cfr. Tav. 9) e X Fiat [… …] / [… …] (cfr. Tav. 10). AT-TERGATI IMPROPRI (per dislocazione, in quanto apposti sul recto): ad inchiostrobruno sul margine superiore sinistro dalla cancelleria pontificia Actum privilegiiecc[lesie] fratrum Montis Synai factum ad instar [del privilegio di papa OnorioIII del 1226] (cfr. Tav. 2) e sul margine superiore destro In aud(ituris) post datumappositam p(ro)p(ter) a[u]c(torem) (cfr. Tav. 3). ATTERGATI PROPRI: (dati archi-vistici apposti dal ricevente e/o dall’ordinatore sul verso del documento) ad in-chiostro nero in caratteri arabi: nel margine superiore sinistro [… … …] / [… ……] (cfr. Tav. 9 sopra Mons Synai); nel margine superiore sinistro عـم […]دـي دـجـلا نارـطـمـلا / mā […] al mutrān (Con [firma?] del vescovo nuovo, cfr.Tav. 9 a destra di Mons Synai); nel margine superiore della pergamena piegatain quattro parti [… … … …] (cfr. Tav. 11, prima riga); nella parte inferiore destraتاـبـثأ بـتـك / ithbāt kutub / 1274 (Documenti. Scritti. / 1274, cfr. Tav. 12); nelmargine superiore della pergamena +دـي دـجـلا اـباـبـلا باـتـك اذـ / hadha kitābal bābā al ğadīd (Questo è lo scritto del papa nuovo, cfr. Tav. 13). Per la trascri-zione, traslitterazione e traduzione degli attergati in arabo, ringrazio GiovanniDomenico Benenati, docente di Lingua e letteratura araba nella Facoltà di Con-servazione dei Beni Culturali dell’Ateneo di Bologna (sede di Ravenna).

EDIZIONI DI COPIE. П. УСПЕНСКИЙ, Второе путешествие архимандритаПорфирия Успенскаго в Синаиский Монастырь в 1850 году, СанктПетербург 1856 [P. USPENSKIJ, Vtoroe putešestvie archimandrita PorfirijaUspenskago v Sinaiskij Monastyr’ v 1850 godu / Il secondo viaggio dell’archi-mandrita Porfirij Uspenskij nel Monastero del Sinai nell’anno 1850, Sankt Pe-terburg 1856], pp. 267-271 (edizione con molti errori di una copia in più puntiimperfetta e qui attribuita a Gregorio IX invece che a Gregorio X); J.B. CHABOT,Á propos du couvent du Mont Sinaï, in Revue de l’Orient Chrétien, V (1900), pp.

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495-498 (riproduce il lavoro di Uspenskij mantenendone l’errore di attribuzione);G. HOFMANN S. I., Lettere pontificie edite ed inedite intorno ai monasteri delMonte Sinai, in Orientalia Christiana Periodica, XVII (1951), pp. 302-303 (doc.5, edizione, della sola parte non riferibile al privilegio di Onorio III, basata su unacopia dell’Archivio di Stato di Venezia, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Ac-torum n. 1, Quaderno Copie di bolle papali e ducali [databile post 1360, data del-l’ultimo documento copiato], pp. 1-2 [numerazione data dallo stesso Hofmann]e per le parti danneggiate su altra copia della Biblioteca Vaticana, Vat. Lat. 6197,cc. 114v-116r [datato da Hofmann al sec. XVI]); Acta Urbani IV, Clementis IV,Gregorii X (1261-1276), e registris Vaticanis aliisque fontibus collegit A. L.Tautu, Città del Vaticano 1953 (Pontificia commissio ad redigendum codicemiuris canonici orientalis. Fontes. Series III, Vol. V, Tom. I), p. 142 (n. 55, edi-zione basata su Vat. Lat. 6197, f. 114v e A.S.Ve., loc. cit., per cui rimanda a HOF-MANN, Lettere, pp. 288 e 302).

BIBLIOGRAFIA RELATIVA ALLE COPIE. G. HOFMANN S. J., Sinai und Rom, Pont. In-stitutum Orientalium Studiorum, Roma 1927 [Orientalia Christiana, IX/3(1927), pp. 213-300] (ipotizza l’esistenza di un privilegio di Gregorio X per ilmonastero del Sinai; quello già attribuito da Uspenskij e Chabot a Gregorio IX);G. HOFMANN S. I., Lettere pontificie cit., pp. 283-297 e Documenti inediti 1-5,pp. 298-303 (scopre copie del privilegio in Venezia e Roma e conferma l’attri-buzione a Gregorio X anziché a Gregorio IX); Κ. ΑΜANΤΟΥ, Σύντομος Ιστορίατης Ιεράς Μονής του Σινά, Θεσσαλονίκη 1953 (Ελληνικά. Παράρτημα, 3) [C.AMANTOS, Breve storia del Sacro Monastero del Sinai, Salonicco 1953 (Helle-nika. Supplemento, 3)]; in particolare il capitolo 5, Το Σινά και η Δύσις [Il Sinaie l’Occidente], pp. 34-42 (l’ancora insuperato studio di riferimento sulla storiadel monastero del Sinai, che riprende, per quanto riguarda i privilegi papali, i ci-tati studi di Hofmann).BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO RELATIVA A PAPA GREGORIO X. L. GATTO, Il Pon-tificato di Gregorio X (1271-1276), Istituto Storico Italiano per il Medio Evo,Roma 1959 (Studi storici, 28-30) e IDEM, Gregorio X, in Enciclopedia dei Papi,II (Nicolò I – Sisto IV), Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da GiovanniTreccani, Roma 2000, pp. 411-422.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO RELATIVA ALLA POLITICA ORIENTALE DI PAPA GRE-GORIO X. K. M. SETTON, The Papacy and the Levant (1204-1571), vol. I. TheThirteenth and Fourteenth Centuries, The American Philosophical Society, Phi-ladelphia 1976, pp. 106-122 (The Papal Interregnum, Gregory X, and the SecondCouncil of Lyon, 1268-1274); P.-V. CLAVERIE, Un aspect méconnu du pontificatde Grégoire X: les débuts de sa politique orientale (1271-1273), in Byzantion,LXVIII/2 (1998), pp. 281-310; C.N. CONSTANTINIDES, Byzantine scholars andthe Union of Lyons (1274), in The Making of Byzantine History. Studies dedica-ted to Donald M. Nicol, ed. by R. Beaton and C. Roueché, Variorum, Aldershot1993 (Centre for Hellenic Studies, King’s College London, Publications 1), pp.86-93; J. GILL, The Church Union of the Council of Lyons (1274) portrayed in

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the Greek Documents, in Orientalia Christiana Periodica, XL (1974), pp. 5-45[anche in IDEM, Church Union: Rome and Byzantium (1204-1453), VariorumReprints, London 1979 (Collected studies series, 91), V]; M. PACAUT, Le Concilede Lyon: l’événement et sa portée, in 1274 – Année charnière – Mutations etcontinuités, Actes du colloque (Lyon-Paris, 1974), Editions du C.N.R.S., Paris1977 (Colloques internationaux du C.N.R.S., 558), pp. 293-318 [anche in IDEM,Doctrines politiques et structures ecclésiastiques dans l’Occident médiéval, Va-riorum Reprints, London 1985 (Collected studies series, 223), XV]; V. LAURENT

– J. DARROUZÈS, Dossier grec de l’Union de Lyon (1273-1277), Institut françaisd’études byzantines, Paris 1976 (Archives de l’Orient chrétien, 16); J. RICHARD,La croisade de 1270, premier «passage général»?, in Comptes Rendus de l’Aca-démie des Inscriptions & Belles-Lettres», XLI (1989), pp. 510-523; B. ROBERG,Das “Orientalische Problem” auf dem Lugdunense II, in Annuarium HistoriaeConciliorum, IX/1 (1977), pp. 43-66.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO RELATIVA ALLA COMUNITÀ MONASTICA DEL MONTE

SINAI. B. MORITZ, Beiträge zur Geschichte des Sinai Klosters im Mittelalter nacharabische Quellen, Akademie der Wissenschaften, Berlin 1918; G. PANTELAKOS,Le monastère du Mont Sinai, in Irénikon, XII (1935), pp. 3-33; M. H. L. RABINO,Le monastère de la Sainte-Chaterine du Mont Sinaï, Le Caire 1938; ΑΜANΤΟΥ,Σύντομος cit. (che, per i rapporti del monastero del Sinai con l’Occidente, si basasu HOFMANN, Sinai und Rom cit.); HOFMANN, Lettere pontificie cit.; G. HOFMANN

S. J., Griechische Klöster und Rom, in Orientalia Christiana, XX (1930), pp.145-155, in particolare la rubrica 8. Sinai, pp. 154-155; A. MERCATI, Nuovi do-cumenti pontifici sui monasteri del Sinai e del monte Athos, in Orientalia Chri-stiana Periodica, 18 (1952), pp. 89-112; Sinai. Treasures of the Monastery ofSaint Catherine, general editor K.A. MANAFIS, Εκδοτική Αθηνών, Athens 1990;J. KAMIL, The Monastery of Saint Catherine in Sinai: history and guide, withmaps and photographs by M. STOCK, American University in Cairo Press, Cairo1991, in particolare pp. 93-94 (bibliographical references); The Monastery ofSaint Catherine, ed. by O. BADDELEY and E. BRUNNER, The Saint CatherineFoundation, London 1996. Sulle dipendenze sinaitiche del monastero si veda U.DAHARI, Monastic Settlements in South Sinai in the Byzantine Period. The Ar-chaeological Remains, with contributions by R. Calderon, W.D. Cooke, Y.Gorin-Rosen and O. Shamir, Israel Antiquities Authority, Jerusalem 2000 (IAAReports, no. 9). Per Creta si vedano Δ. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήριατης Κρήτης [D. TSOUNGARAKIS, Monasteri bizantini di Creta], in Θησαυρίσματα[Thesaurismata], 26 (1996), pp. [7-24] 19-21 e Ζ.Ν. ΤΣΙΡΠΑΝΛΗΣ, Ο ΙωάννηςΠλουσιαδινός και η σιναϊτική εκκλησία του Χριστού Κεφαλά στο Χάνδακα (Δύοανέκδοτα βενετικά έγγραφα του 1481) [Z.N. TSIRPANLIS, Giovanni Plusiadenoe la chiesa sinaitica di Cristo Chefala in Candia. (Due documenti veneziani ine-diti del 1481)], in Θησαυρίσματα, 3 (1964), pp. 2-24. Per il monastero di S. Gior-gio ai Mangani in Costantinopoli si vedano R. JANIN, La géographieecclésiastque de l’Empire Byzantin, I: Le Siège de Constantinople et le patriarcatœcuménique, 3, Les églises et les monastères [de Constantinople], Paris 1969²,

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pp. 70-76 e G.P. MAJESKA, Russian Travelers to Constantinople in the Fourteenthand Fifteennth Centuries, Dumbarton Oaks Research Library and Collection, Wa-shington D. C. 1984 (Dumbarton Oaks Studies, XIX), pp. 366-371 (§ 60).

DOCUMENTI VENEZIANI EDITI. G.L.F. TAFEL – G.M. THOMAS, Urkunden zu älterenHandels- und Staatgeschichte der Republik Venedig mit besonderer Beziehungauf Byzanz und die Levante, I-III [I. per gli anni 814-1204, II. 1205-1255, III.1256-1299], Wien 1856 (I e II) e 1857 (Fontes Rerum Austriacarum, herausge-geben von der historischen Commission der kaiserliche Akademie der Wissen-schaften in Wien, 2. Abteilung: Diplomata et Acta, XII-XIV); I Libricommemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, 8 tomi, a c. di R. Predelli,Venezia 1876-1914 (Monumenti Storici, Pubblicazioni della Deputazione di Sto-ria Patria per le Venezie, Serie I. Documenti, voll. I, III, VII, VIII, X, XI, XIII,XVII); G. SCAFFINI, Notizie intorno ai primi cento anni della dominazione venetain Creta, Società Poligrafica Alessandrina, Alessandria 1907, Appendice. Rege-sto dei documenti che si riferiscono ai “Primi Cento Anni del Dominio Venetoin Creta” (docc. I-CXVIII); G. HOFMANN S. I., Documenta inedita Honorii IIIPapae et Reipublicae Venetorum de Monasteriis Montis Sinai, in Studia Mis-sionalia, VII (1952) [stampato nel 1953], pp. 415-424.

FONTI INEDITE UTILIZZATE NEL COMMENTO. Venezia, Archivio di Stato, Duca diCandia-Atti antichi, B. 10, Actorum n. 1, Quaderno Copie di bolle papali e ducali[14 pagine in pergamena, in parte corrose, scritte post 1360, data dell’ultimabolla qui copiata], che verrà citato come ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B.10, Copie. – Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, ms. Marc. lat. cl. IX, n.179 (3284): Catasticum ecclesiarum et monasteriorum [di Candia]. – Monasterodi Santa Caterina del Sinai, Codex Sinaiticus 2246, che RABINO, Le monastèrecit. (p. 51) così descrive: un libro (di 118 pagine) nel quale si trovano 39 copiedei diplomi (latini) di 24 dogi di Venezia ed altre 10 copie dei diplomi di altreautorità veneziane, tutti in favore dei monasteri del Sinai ed illustranti circaquattro e mezzo secoli della dominazione veneta in Creta; versioni greche anti-che stanno accanto al testo latino dei diplomi (tutti?).

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2. EDIZIONE

– Trascrizione critica con note testuali1 e illustrative –

GREGORIUS EPISCOPUS, SERVUS SERVORUM DEI2, VENERABILI FRATRI EPISCOPO ET

DILECTIS FILIIS FRATRIBUS MONTIS SYNAY TAM PRESENTIBUS QUAM FUTURIS REGU-LAREM VITAM PROFESSIS. IN PERPETUUM. /2 Religiosam vitam3 eligentibus apo-stolicum convenit adesse presidium, ne forte cuiuslibet temeritatis in[cu]rsus auteos a proposito revocet aut robur, quod absit, sacre religionis infringat. Eaprop-ter, venerabi- /3 lis in Christo frater et dilecti in Domino filii, vestris iustis postu-lationibus clementer annuimus et ecclesiam Sancte Marie Montis Sinay, in quadivino estis obsequio mancipati, ad instar felicis recordationis /4 HONORII papeIII predecessoris nostri, sub beati Petri et nostra protectione suscipimus et pre-sentis scripti [pri]vilegio communimus. In primis siquidem statuentes, u[t or]domonasticus, qui secundum Deum et beati /5 Basilii regulam in eadem ecclesia in-stitutus esse dinoscitur, perpetuis ibidem temporibus inviolabiliter observ[e]tur.Preterea quascumque4 possessiones, quecumque bona eadem e[cc]lesia impre-sentiarum iuste ac canonice pos- /6 sidet, aut in futurum concessione po[ntifi-cum], largitione regum vel principum, oblatione fidelium, a[ut] aliis iustismodis5, prestante Domino, poterit adipisci, firma vobis vestrisque successoribuset illibata /7 permaneant. In quibus hec propriis [d]uximus exprimenda vocabulis:Montem Synay6 et dict[am e]cclesiam Sancte Marie sitam in pede ipsiusmon[t]is7, cum [omnibu]s pertinenciis suis. Loca que no- /8 minantur Raboe8,

1 Il testo riprende ad instar, ma con alcune varianti, anche significative, il privilegio di OnorioIII del 1226, fino a «inveniant. AMEN. AMEN. AMEN.» (r. 32). Si veda Acta Honorii III (1216-1227)et Gregorii IX (1227-1241), ed. A.L. Tautu, Città del Vaticano 1950 (Pontificia commissio ad re-digendum codicem iuris canonici orientalis. Fontes. Series III, vol. III), pp. 35-37 (n. 17, a. 1217,6 agosto; edito da Reg. Vat. 9, f. 143) e pp. 195-197 (n. 148, a. 1226, 20 gennaio; edito da Reg. Vat.13, f. 106); le varianti saranno qui di seguito segnalate come Honorii III (a. 1217, ed. Tautu) e Ho-norii III (a. 1226, ed. Tautu).

2 Gregorio X, al secolo Tedaldo Visconti (Piacenza, 1210 ca. – Arezzo, 1276-I-10), eletto papail 1° settembre 1271 (conclave di Viterbo, Palazzo dei Papi), fu poi consacrato in Vaticano, BasilicaCostantiniana, il 27 marzo 1272.

3 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): Regularem vitam.4 Da qui corrisponde anche il testo del privilegio di Onorio III del 1217, con le varianti di

seguito segnalate.5 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): seu aliis modis.6 Per il Jebel Musa (m. 2.273 s.l.m.), identificato dalla tradizione cristiana come Monte Sinai

(il luogo in cui Mosè ricevette le Tavole della Legge) e attestato come luogo di eremitaggio con unachiesa sin dal IV secolo, cfr. DAHARI, Monastic Settlements cit., pp. 28-37, che – sulla base dell’in-terpretazione del discusso passo del De Aedificiis (V, 8, 5-9) di Procopio data da P. MAYERSON, Pro-copius or Eutychius on the Construction of the Monastery of Mount Sinai, Which is the MoreReliable Source, in Bulletin of the American Schools of Oriental Research, 230 (1978), pp. 33-38e da P. SOLZBACHER, Mönche, Pilger und Sarazenen. Studien zum Frühchristentum auf der südli-chen Sinaihalbinsel. Von der Anfangen bis zum Beginn Islamischer Herrschaft, Altenberge 1989,pp. 252-258 – identifica la chiesa sulla sommità del monte come dedicata a Maria Madre di Dio(Θεοτόκος).

7 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): et monasterium Sanctae Mariae in pede ipsius mon-tis. La ecclesia va qui intesa come comunità monastica (ecclesia fratrum). Il monastero, le cui

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Fucra9 et ’Liiah10, cum omnibus pertinentiis eorundem. Raython11, cum palma-riis12 et te[rr]is eiusdem. In civitate Egypti13 domos et extra civitatem casale14

unum. Iuxta Mare /9 Rubrum decem miliaria terre. Faran15 cum terris et palma-riis16 eius. In Alexandria obedientiam Sancti Michaelis17 et libertatem in mari etterra. In Valle Moysi18 vineas et oliveta. Apud Montem /10 Regalem domos, mo-

chiesa e mura con altre strutture furono fatte edificare da Giustiniano I (cfr. nota supra), sorge a1.580 m. s.l.m. ai piedi del Jebel Musa/Monte Sinai, in una valle tra quest’ultimo e il Jebel Suf-safa/Monte Oreb, nel sito identificato dalla tradizione cristiana come quello in cui Mosè vide l’an-gelo di Dio nel Roveto Ardente (Esodo, 3, 2) e come anche quello del pozzo in cui Mosè difese lefiglie di Ietro sacerdote di Madian (Esodo, 2, 17). Cfr. DAHARI, Monastic Settlements cit., pp. 54-64. La fondazione della chiesa, in cui niente però allude alla dedicazione alla Θεοτόκος, è datatasu base epigrafica tra il 548 (morte di Teodora) e il 565 (morte di Giustiniano); cfr. DAHARI, Mo-nastic Settlements cit., p. 60.

8 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): Roboae. Vicino al Monastero di S. Caterina, a norddel Jebel Rabba, si apre la pianura di Er-Rabba (dall’arabo “il riposo”), nella cui parte meridionalea 1.600 m. s.l.m. sorgeva il monastero di Deir Rabba; la pianura in cui la tradizione cristiana vuoleche si accampassero per quaranta giorni e quaranta notti i figli di Israele quando Mosè salì sul Sinai.Cfr. DAHARI, Monastic Settlements cit., pp. 64-65.

9 Deir Fukkara (1.560 m. sl.m.) è identificato come il luogo in cui sorgeva il monastero dedicatoai santi Cosma e Damiano, citato per la prima volta dal diario di viaggio del domenicano di ZurigoFelix Faber. Cfr. DAHARI, Monastic Settlements cit., p. 68.

10 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): Litach. Per la Valle di S. Elia (Elijah), che collegail Jebel Sufsafa/Monte Oreb e il Jebel Musa/Monte Sinai, identificata dalla tradizione cristiana sindal IV secolo (cfr. l’Itinerarium di Egeria, 4.2, datato tra 381 e 384), come il luogo del Monte Orebin cui il profeta Elia trovò rifugio (I Re 19, 9), si veda DAHARI, Monastic Settlements cit., pp. 38-40. Nella parte più alta della valle, Egeria vide una cappella dedicata a S. Elia, con l’entrata rivoltaverso la grotta dove il profeta si nascose (cfr. ibidem, p. 38).

11 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): Rayton. Leggasi Raitho / η Ραϊθώ (El Tor/Tur),porto del Mar Rosso a sud ovest del Monastero del Sinai, che lì possiede ancora oggi un μετόχι. Ladiocesi di Raithou con la diocesi del Sinai costituiscono la piccola chiesa autocefala, che ha per ar-civescovo l’igumeno della comunità monastica di S. Caterina del Sinai. Cfr. DAHARI, MonasticSettlements cit., pp. 138-146.

12 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): palmeriis.13 Al-Fustāt, la città fortificata del vecchio Cairo, nota alle fonti italiane coeve come Babilonia,

a sud di El-Qāhira, Il Cairo.14 Per precisare il significato tecnico amministrativo di casale nel Duecento (in aree già bizan-

tine χωρίον) si consideri il passo di Gugliemo di Tiro «… suburbanorum adiacentium, quae nostricasalia dicunt» (Guil. Tyrii EP, XX, 20), come citato da A. CARILE, ‘Partitio Terrarum ImperiiRomanie’. Edizione e commento, in «Studi Veneziani», VII (1965), p. 228.

15 La grande città fortificata di Faran sorge all’estremita dell’oasi di Wadi Feirān, ad occidentedel Monte Sinai. Il sito archeologico conserva ancora, tra l’altro, le vestigia della chiesa episcopale,di quello che nel IV secolo era il centro cristiano più grande della penisola del Sinai. Dopo la di-struzione della città di Faran, completamente abbandonata dai primi del secolo VIII, la sede episco-pale passò al Monastero del Sinai, che possiede lì ancora oggi un μετόχι. Cfr. DAHARI, MonasticSettlements cit., pp. 113-137.

16 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): palmeriis.17 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): Michael.18 Oggi Wādi Musa è una località sulla King’s Highway nei pressi di Petra, in Giordania. Un

Château de Val-Moïse, fatto costruire nel 1116 da re Baldovino I di Gerusalemme, fu conquistatodal Saladino nel 1189.

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lendina, vineas et oliveta. In Craco Montis Realis19 domos, vineas et oliveta. Incivitate Ierusalem hospitale et obedientiam Sancti Moysi, domos et furnum.Apud /11 Iaffam20 domos et terras. Apud Accon21 domos et obedientiam SancteCaterine22. In civitate Damasci23 ecclesiam Sancti Georgii et domos et extra ci-vitatem tria virgulta. Apud /12 Laodichiam24 hospitale Sancti Demetrii et tria ca-salia cum villanis et pertinentiis eorundem. Apud Antiochiam25 domos et furnum.Apud Constantinopolim in monasterio Sancti Ge- /13 orgii de Mangana26 duasconfratrias et in proventibus commercii libram auri unam. In insula Cretensi

19 Oggi Shawbak è una località sulla King’s Highway, in Giordania, tra Petra (30 km a sud) eKarak (120 km a nord). Il Krak de Montréal (da non confondersi con il Krak des Chevaliers, inSiria, tra Homs e Tripoli di Libano), fatto costruire nel 1115 da re Baldovino I di Gerusalemme, fuconquistato dal Saladino nel 1189. Per la bibliografia cfr. il sito dell’Università di Firenzehttp://www.shawbak.net/ (consultato il 31-12-2006).

20 Oggi Tel Aviv-Yafo (Giaffa) in Israele.21 Oggi ’Akko (Acri) in Israele.22 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): Catherianae. Per l’identificazine di questa chiesa

si potrebbe cominiciare la ricerca dalle fonti utilizzate da D. JACOBY, Il ruolo di Acri nel pellegri-naggio a Gerusalemme, in Il cammino di Gerusalemme, Atti del II Convegno Internazionale diStudio (Bari-Brindisi-Trani, 18-22 maggio 1999), a c. di M.S. Calò Mariani, Adda Editore, Bari2002, pp. 25-44, in particolare p. 33 con la riproduzione della trecentesca pianta di Acri di PietroVesconte, tratta da London, The British Library, Add. ms. 27376, c. 190r. La chiesa è citata anchenella guida francese delle chiese d’Acri in cui s’accordavano indulgenze ai pellegrini latini comeà la Katerine .iiij. aunz, .iiij. k[arantaines]; si vedano Pelrinages & pardouns de Acre (Pellegri-naggi e perdoni d’Acri), giuntaci in una versione redatta tra il 1258 e il 1264 che Jacoby cita a p.36, rimandando a Itinéraires a Jérusalem et descriptions de la Terre Sainte, rédigés en françaisaux XIe, XIIe et XIIIe siècles, publiés par H. Michelant et G. Raynaud, Genève 1882, pp. 227-236,qui p. 235.

23 Oggi Dimashq ash-sham (Damasco) in Siria.24 Oggi Al Lādhiqīyah (Laodicea) in Siria.25 Oggi Antakya (Antiochia) in Turchia.26 Sul monastero di S. Giorgio dei Mangani / Μονή του Αγίου Γεωργίου των Μαγγάνων, fon-

dato nel quartiere dei Mangani, tra la Punta del Serraglio e il Palazzo dei Mangani, vicino all’omo-nima porta da mare di Costantinopoli, dall’imperatore Costantino IX Monomaco (1042-1055) edistrutto dopo il 1453 per lasciar spazio agli edifici del Serraglio, si vedano E. MAMBOURY, Lequartier des Manganes et la Première Région de Constantinople, Paris 1939; JANIN, La géographiecit., I, 3, pp. 70-76 e MAJESKA, Russian Travelers cit., pp. 366-371 (§ 60). Costantino IX con duecrisobolli (maggio 1046 e giugno 1048, per cui cfr. Fr. MIKLOSICH – J. MÜLLER, Acta et diplomatagraeca medii aevi sacra et profana, IV-VI. Acta et diplomata monasteriorum et ecclesiarum Orien-tis, V, Vindobonae 1887, doc. III, pp. 5-6, e doc. IV, pp. 6-7) aveva concesso beni e benefici delmonastero ai monaci del monte Olimpo e a quelli della εν τη Χίω Νέα Μονή assicurando così loroun punto d’appoggio con una rendita quando venivano a Costantinopoli. Con la Quarta Crociata ilmonastero passò ai latini; è del 29 gennaio 1207 la lettera con cui Innocenzo III (cfr. Epist. IX, 252in Patrologia Latina, CCXV, 1082 A) assicura al vescovo Nivelon de Soisson, tra gli altri beni,anche la chiesa di S. Giorgio (sui problemi che ebbero in seguito i canonici latini che vi si instal-larono si veda INNOCENTII III Epist., XI, 35 in Patrologia Latina, CCXV, 1363). Nel 1217 verrannoi benefici concessi ai monaci del Sinai da papa Onorio III. Il 6 giugno 1244 papa Innocenzo IV preseil monastero sotto la sua protezione (cfr. E. BERGER, Les registres de Grégoire IX, p. 730 e R. JANIN,Les sanctuaires de Byzance sous la domination latine, in «Etudes byzantines», II, 1944, pp. 172-174). Dopo la riconquista di Costantinopoli del 1261, ad opera dei Paleologi di Nicea, i monaci grecirientrarono in possesso della chiesa e del monastero.

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Sancti Salvatoris27, Sancti Georgii et Sancti Symeonis28 ecclesias, cum /14 omni-bus pertinentiis earundem; tria casalia cum villanis, possessionibus et pertinentiiseorundem. In loco qui dicitur Sclavevafe29, domos, terras et vineas. Apud Ma-critichon30 molendinum. /15 Apud Sanctum Nicolaum31 terras, v[in]eas et mo-lendina. In loco32 qui nuncupatur Rucanum33, monasterium Sancti IohannisGrisostomi34, cum monte, casalibus, villanis, molen- /16 dinis et pertinenciis eo-rundem. In [locis] qui dicuntur Cunavo35, Peçia36, Gaetania, Parascheve37 et Ste-rianon38, vineas. In civitate Candia39 ecclesiam Sancti Nicolai de SanctaBarbara40 /17 cum domibus et pertinenciis suis et domum Stratigo41; libertatemquoque maris et terre. In insula Cypri domos et in proventibus commercii libramauri unam. Cum pratis, terris, /18 vineis, nemoribus, usuagiis et pascuis in boscoet plano, in aquis et molendinis, in viis et se[m]itis et omnibus aliis libertatibus

27 La chiesa di S. Salvatore / του Αγίου Σωτήρος può essere riconosciuta nel monastero con lastessa titolatura di cui in TAFEL – THOMAS, Urkunden cit., II, pp. 146-150 (doc. CCXXXIII. ConcessioPetri Ziani Ducis Venetiarum de bonis ecclesiae beati Johannis evangelistae in insula Creta. A. d.1212, m. Martio) e in I Libri commemoriali cit., Tomo II, Libri III-VI (1878, III), pp. 3-4 (doc. 1).ΤΣΙΡΠΑΝΛΗΣ, Ο Ιωάννης Πλουσιαδινός cit., pp. 12-17, ipotizza che sia la chiesa/monastero τουΧριστού Κεφαλά abitata da monaci sinaiti nel 1320 nella città di Candia; confermato daΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 21. In questo caso vi si potrebbe riconoscere anchela chiesa dedicata a Cristo, posta nei borghi nuovi di Candia, concessa «per dominacionem Vene-ciarum» ai Sinaiti, che per essa avevano «cartam in litteris graecis et latinis a domino papa et a Co-muni Veneciarum» come riporta il Catasticum ecclesiarum et monasteriorum (Venezia, BibliotecaNazionale Marciana, ms. Marc. lat. cl. IX, n. 179=3284), ff. 35r-36r, citato da BORSARI, Il dominiocit., pp. 120-121.

28 La chiesa di S. Simeone / του Αγίου Συμεών nel borgo di Candia, come indicata nella citatalettera ducale; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., pp. 20-21.

29 Il χωριό/casale Σκλαβοβάθεια; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 20. Qui, lacitata lettera ducale del 1212 specificava «quatuor petias vineae, et campum unum, in quo seminan-tur modia octo, quae omnia sunt posita in chorio, qui dicitur Sclavovathye» (ed. Tafel –Thomas).

30 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): Macrinchicon. Variante Honorii III (a. 1226, ed.Tautu): Macriticon. Il χωριό/casale Μακρυτοίχος; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit.,p. 20.

31 Il χωριό/casale Άγιος Νικόλαος; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 20.32 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): Apud locum.33 Il χωριό/casale Ρουκάνι; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 21.34 Variante Honorii III (a. 1217 e a. 1226, ed. Tautu): Chrysostomi. Il monastero di S. Giovanni

Crisostomo / η μονή του Αγίου Ιωάννου του Χρυσοστόμου; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινάμοναστήρια cit., p. 21.

35 Il χωριό/casale Κουνάβους; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 20.36 Il χωριό/casale Πεζά; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 20.37 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): Parasceve. Il χωριό/casale Αγία Παρασκευή; cfr.

ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 20.38 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): manca questo casale. Variante Honorii III (a. 1226,

ed. Tautu): Steriarion. Il χωριό/casale Στεριανό; cfr. ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p.20.

39 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): India.40 Le chiese erano in realtà due, San Nicola / ο Άγιος Νικόλαος e Santa Barbara / η Αγία

Βαρβάρα, come si evince da un documento del 1328; cfr. HOFMANN, Sinai und Rom cit., p. 261.41 Qui, la citata lettera ducale del 1212 specificava «domum in qua manebat Nicolaus Straticus»

e dallo stesso ceduta al monastero.

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et immunitatibus suis. Sane laborum vestrorum, de /19 possessionibus habitisante Concilium Generale ac etiam novalium, que propriis manibus a[u]t sumpti-bus colitis42, sive de ortis43, virgultis et piscationibus vestris vel de nutrimentisani- /20 malium vestrorum, nullus a vobis decimas exigere vel extorquere presu-mat. Preterea quod44 communi assensu Capituli 45 vel partis consilii [s]anioris intua diocese per te, frater episcope, /21 ac successores tuos fuerit canonice insti-tutum, ratum et firmum volumus permanere. Pro[h]ibemus insuper, ne excom-municatos vel interdictos tuos, frater episcope, ad officium vel communionem /22

ecclesiasticam sine conscientia et consensu tuo vel successo[rum tuorum] qui-squam admittat aut cont[ra] vestram sententiam canonice promulgatam aliquisve[n]ire presumat, nisi forte periculum /23 mortis immineat, [ut] d[um pre]sen-tiam tuam hab[ere ne]quiverint, per alium, secundum formam Ecclesie, satisfac-tione premissa, oporteat ligatum absol[vi]. Cimiteria quoque ecclesiarum etecclesie46 /24 beneficia nullus hereditario iure possi[de]at; quod si quis hoc facerepresumpserit, censura canonic[a] compescatur47. Paci48 quoque et tranquillitativestre, pate[rna in] posterum sollicitudine providere /25 volentes, auctoritate apo-stolica prohibe[m]us, uti infra clausuras locorum vestrorum nullus rapinam49

se[u] furtum facere, ignem apponere, sanguinem fundere, hom[in]em temere ca-pere vel interficere seu /26 violentiam audeat exercere. Preterea omnes libertateset immunitates, a patriarchis, archiepiscopis, episcopis ordini vestro concessas,nec non libertates et exemption[e]s secularium exactionum, a regibus /27 et prin-cipibus vel aliis Christi fidelibus [ra]tionabiliter vobis indultas, auctoritate apo-stolica confirma[m]us et presentis scripti privilegio communimus. Decernimusergo, ut nulli omnino hominum /28 liceat prefatam ecclesiam temere perturbare,aut eius possessiones auferre, vel ablatas retinere, min[u]ere, seu quibuslibet ve-xationibus fatigare, sed omnia inte[g]ra conserventur, eorum, pro quorum gu-/29 bernatione ac sustentatione concessa sunt, usibus omnimodis profutura. SalvaSedis Apostolice auctoritate. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisvepersona hanc nostre constitutionis paginam /30 sciens, contra eam temere veniretemptaverit, secundo tertiove commonita, nisi reatum suum congrua satisfactionecorrexerit, potestatis honorisque sui careat dignitate, reamque se divino /31 iudicioexistere de perpetrata iniquitate cognoscat, et a sacratissimo corpore ac sanguineDei et Domini redemptoris nostri Ihesu Christi aliena fiat, atque in extremo exa-

42 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): aggiunge qui di seguito de quibus novalibus aliquisnon percepit.

43 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): hortis.44 Variante Honorii III (a. 1217 e a. 1226, ed. Tautu): quid.45 La σύναξις della comunità monastica.46 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): ecclesiastica.47 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): la clausola, da «Cimiteria» (r. 23) a «compescatur»

(r. 24), è posta prima di Preterea quod communi assensu (r. 20).48 Variante Honorii III (a. 1217, ed. Tautu): manca la clausola che va da qui fino a «et presentis

scripti privilegio communimus» (r. 27).49 Variante Honorii III (a. 1226, ed. Tautu): ut infra clausuras locorum seu grangiarum vestra-

rum nullus rapinam.

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nime districte sub- /32 iaceat ultioni. Cunctis autem eidem loco sua iura servan-tibus sit pax Domini nostri Ihesu Christi, quatinus et hic fructum bone actionispercipiant, et apud districtum iudicem premia [ete]rne pacis inveniant. AMEN.AMEN. AMEN.50

/33 (R)51 Ego Gregorius catholice ecclesie episcopus subscripsi. (BV)52

/34 + Ego Symon tituli Sancti [Mart]ini presbiter cardinalis subscripsi./35 + Ego Antherus tituli Sancte Praxedis presbiter cardinalis subscripsi./36 ***/37 + Ego Symon tituli Sancte Cecilie presbiter cardinalis subscripsi./38 ***

/34 + Ego frater Iohannes Portuensis et S[ancte Rufine] episcopus sub-scripsi./35 + Ego Petrus Tuscula[n]us episcopus subscripsi./36 + Ego Vicedominus episcopus Penestrinus subscripsi./37 + Ego frater Petrus O[s]tien[sis et] Vell[itrensis] episcopus subscripsi./38 + Ego Bernandus Sabin[e]n[sis] episcopus subscripsi.

/34 + Ego O[ttobonu]s Sanct[i Adriani diac]onus cardinalis subscripsi./35 + Ego Iacobus Sancte [Ma]rie in Cosmydin diaconus cardinalis subscripsi./36 + Ego Gonofridus Sancti Geo[r]gii ad Velum Aureum diaconus cardinalissubscripsi./37 + Ego Ubertus Sancti Eus[t]achii diaconus cardinalis subscripsi./38 + Ego Matheus Sancte M[a]rie in Porticu diaconus cardinalis subscripsi.

/39 Dat(um)53 Lugduni per manum magistri La‹n›franci archidiaconi Pergamensissancte Romane ecclesie vicecancellarii54, VIII kal. octobris, in[di]ctione III, In-carnationis Dominice anno MO CCO LXXIIIIO, pontificatus ve[r]o domini GRE-GORII pape X anno tercio.

50 Termina qui il testo del privilegio di Onorio III, ripreso ad instar, con le segnalate varianti.51 Rota cum sententia: nell’anello esterno si legge la divisa «+ Perfice gressus meos in semitis

tuis» ispirata da Ps. XVII (XVI), 5; il disco centrale, suddiviso in quadranti da una croce greca li-neare, è occupato dai nomi degli apostoli Pietro e Paolo e dal nome del pontefice: «sanctus PETRUS»e «sanctus PAULUS» nei due quadranti superiori e «GREGORIUS papa X» nei quadranti secondo eterzo.

52 Monogramma BENE VALETE.53 Lo scioglimento del Dat iniziale come Datum oppure Data è ancora incerto, all’attuale stato

degli studi di diplomatica pontificia (cfr. FRENZ, I documenti cit. qui nel Commento diplomatico,p. 22).

54 Il magister Lanfrancus, è il secondo ed ultimo vice-cancelliere di Gregorio X; rimarrà in ca-rica fino alla morte del papa nel 1276. Il primo era stato Janonis Leccacorni, la cui sottoscrizioneviene accertata dal 31 agosto 1273 al 7 marzo 1274 da BAUMGARTEN, Von der apostolischen Kan-zlei, 1908 come citato in Les Registres de Grégoire X (1265-1276), Recueil des bulles de ce Papepubbliées ou analysées d’après les manuscrits originaux des Archives du Vatican, par M. Jean Gui-raud, …, Paris, Thorin & Fils Éditeurs, 1892 (Bibliothéque des Écoles Françaises d’Athènes et deRome, 2e sér., v. XII), 1008.

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3. INDAGINI SULL’AUTENTICITÀ DEL PRIVILEGIO

– Commento diplomatico –

Utilizzando gli strumenti propri dell’indagine diplomatica55 si viene qui di se-guito a dimostrare come il documento sia autentico e costituisca pertanto l’unicooriginale della cancelleria pontificia fino ad ora noto dei cinque privilegi di pro-tezione con esenzione concessi alla comunità monastica del Monte Sinai dallaChiesa romana tra 1217 e 1459.

3.1. Analisi della scrittura

La grafia dello scritto in esame, sulla scorta delle classificazioni più usualielaborate dalla storiografia della scrittura latina, può essere qualificata come can-celleresca pontificia, che, pur presentando una certa ariosità e rotondità tipicadella carolina cancelleresca, ha pienamente completato la sua trasformazionecon esiti gotici diffusi56. Qualifica questa attribuibile in base agli elementi qui diseguito analizzati. I segni alfabetici, di forma minuscola, presi singolarmente simostrano di modulo abbastanza ridotto, ben proporzionati nella forma e ripro-

55 Il commento è basato sui risultati dei lavori di R. VON HECKEL, Beiträge zur Kenntnis des Ge-schäftsganges der päpstlichen Kanzlei im 13. Jahrhundert, in Festschrift Albert Brackmann, Wei-mar 1931, pp. 434-456; N. RODOLICO, Note paleografiche e diplomatiche sul privilegio pontificio(da Adriano I ad Innocenzo III), Deposito generale presso Nicola Zanichelli in Bologna [s.d.]; P.ACHT, Drei Fälschungen von Papsturkunden des 13. Jahrhunderts, in Bollettino dell’Archivio Pa-leografico Italiano, 2/3, parte I (1956-1957), pp. 33-57 con tavole; P. RABIKAUSKAS, S. J., Diplo-matica pontificia (Praelectionum lineamenta), Quarta edizione [editio prima 1964, secunda 1968,tertia 1970], Ad uso degli studenti, Pontificia Università Gregoriana – Facoltà di storia ecclesiastica,Roma, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 1980, ristampa 1987, Periodus III. A Leone IX(1049) usque ad ordinationem cancellariae sub Ioanne XXII (1331), pp. 35-75; G. BATTELLI, Do-cumento pontificio (sec. XIII-XIV), in Boletín de la Sociedad Castellonense de cultura, 58 (1982),pp. 571-627; T. FRENZ, Papsturkunden des Mittelalters und der Neuzeit, Wiesbaden-Stuttgart, FranzSteiner Verlag, 1986 (Historische Grundwissenschaften in Einzeldarstellungen, herausgegeben vonT. Frenz und P.J. Schuler, Band 2), nella traduzione di V. Santoro e S. Pagano, I documenti pontificinel Medioevo e nell’Età Moderna, seconda edizione italiana a c. di S. Pagano, Città del Vaticano,Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Achivistica, 1998 (Littera Antiqua 6, Subsidia Stu-diorum, 1); G. GUALDO, Diplomatica pontificia e umanesimo curiale. Con altri saggi sull’ArchivioVaticano, tra medioevo ed età moderna, a c. di R. Cosma, Roma, Herder Editrice e Libreria, 2005(Italia sacra, 79). Si procede in questa sede ad un’analisi diplomatica dettagliata, cogliendo l’invitodi Ettore Cau quando rileva che «gli studi particolari su originali pontifici inediti rivestono oggi,più che mai, una notevole importanza diplomatica, essendo possibile un confronto immediato coni dati raccolti dal Baumgarten nelle sue 8643 schede, riferite ad altrettanti atti pontifici da InnocenzoIII a Pio IX, che consentono l’approfondimento e la verifica di determinati usi cancellereschi e get-tano nuova luce sugli officiali della stessa Cancelleria» (cfr. Tre lettere pontificie inedite del sec.XIII. Contributo alla Diplomatica Pontificia, in Ricerche Medievali, III (1968), pp. 33-45 con tav.I-III fuori testo, in particolare la p. 34 con le note 5-7)

56 Si veda FRENZ, I documenti cit., pp. 28-30.

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dotti uniformemente con cura. Dal punto di vista del modo in cui i segni alfabe-tici vengono tracciati – relativamente al ductus; il tractus e i ligamina verrannoanalizzati successivamente – la scrittura si rileva estremamente posata e calligra-fica impostata su un asse rigorosamente verticale che conferisce all’insieme unaspetto di equilibrata eleganza; lo scriptor infatti traccia molto lentamente i segnirispettando scrupolosamente i modelli delle singole lettere; dove le aste superiori,soprattutto della s e della f, sono più alte che nella scrittura normale. Si notanole consuete legature a ponte ct e st. La scrittura, con andamento transverso, pa-rallela cioè al lato minore del supporto scrittorio, rispetta i margini destro e si-nistro nonché la rigatura preimpostati a punta secca; da osservare, in particolaresul lato destro, ben visibile, il segno del punctorium. Tutta la prima riga, il nomedi papa Onorio alla r. 4, il primo e il terzo amen alla r. 32 sono in litterae elon-gatae derivanti dalle litterae tunsae. Il capolettera G di Gregorius è finemente or-nato con motivi fitomorfi e la spaziatura tra le singole lettere è doppia rispetto aquella delle parole che la seguono sulla stessa riga di testo. Si evidenziano quin-dici mani di scrittura, apposte con almeno quattro inchiostri diversi, poiché, oltrea quella dello scriptor del testo, tutte le tredici sottoscrizioni cardinalizie sema-tiche e verbali paiono autografe di mano dei sottoscriventi e/o dei loro segretari,e pare si possa ravvisare traccia dell’intervento autografo del papa nella piccolacroce esteriore della rota e nella E maiuscola allungata di Ego della sottoscri-zione verbale, stese con un inchiostro più chiaro. Le abbreviazioni, segnalatecon il fiocco, sono piuttosto rare: eps per episcopus, nr per noster, vr per vester,pbr per presbiter, ipe per ipse, aplus per apostolicus, caplum per capitulum, cli-cus per clericus, ecclia per ecclesia, magr per magister, ihu xpi per Ihesu Christi.Si evidenziano infine i troncamenti -en per -ensis, -an per -anus, -in per -inus, edioc per diocesis.

3.2. Altri caratteri estrinseci

La pergamena utilizzata come supporto scrittorio, abbastanza spessa, e so-prattutto dealbata sulla sola parte in cui è apposto il testo come era tipico dellebullae, autorizza, insieme agli altri caratteri intrinseci ed estrinseci, a riconoscereil documento come un privilegio solenne e ad ipotizzare la presenza di una per-duta bolla plumbea cum filo serico, o meglio cum serico, intendendo per sericumun fascio di seta, che consta di numerosi fili singoli in parte rossi e in partegialli57. I bullatores infatti, spesso illitterati, assegnavano il filo serico o di canapa

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57 In generale sulla sigillografia pontificia si vedano G.C. BASCAPÉ, Sigillografia. Il sigillo nellaDiplomatica, nel Diritto, nella Storia e nell’Arte, I. Sigillografia generale. I sigilli pubblici e quelliprivati, II. Sigillografia ecclesiastica, Milano, Giuffrè, 1969 e 1978 (Archivio FISA, 10 e 14); e Ilsigillo nella storia della civiltà attraverso i documenti dell’Archivio Segreto Vaticano, Catalogodella Mostra documentaria (Archivio Segreto Vaticano, 19 febbraio – 18 marzo 1985), Città del Va-ticano, Scuola Vaticana di Paleografia Diplomatica e Archivistica, 1985. Si veda anche C. SERAFINI,Le monete e le bolle plumbee del Medagliere Vaticano, Milano 1910.

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al documento sulla base della lettera iniziale del nome del papa: se cum spatiiset floribus erat assegnavano il filo serico, se impleta incausto quello di canapa58.La pergamena mostra inoltre la consueta piegatura in avanti detta plica, ovverorivestimento avvolgente, del margine inferiore, dove si riconoscono ancora i duefori (cfr. le Tavv. 6 e 7), da cui doveva passare il sericum sigillato in piombo.Sulle bolle plumbee di Gregorio X, che si sono conservate, vediamo due facceimpresse sul modello consolidatosi con Pasquale II (1099-1118) e rimasto poiimmutato59. Sul recto, con campo delimitato da un filetto a perline, si ha l’iscri-zione in caratteri gotici maiuscoli S(anctus) PA(ulus) S(anctus) PE(trus) sovra-stanti le rispettive effigi dei volti dei due apostoli Paolo, con capelli e barbatratteggiati, e Pietro con capelli e barba punteggiati, tra le quali spicca una crocelatina astata. Sul verso, in campo delimitato da filetto perlinato, si ha la legendaGRE- / GORIUS / P(a)P(a) X’60, sempre in caratteri gotici maiuscoli come saràconsuetudine nelle bolle fino al pontificato di Martino V (1417-1431).

3.3. Il tenore del formulario61

Il protocollo (r. 1) si apre con l’intitulatio, dove il papa nomina se stessosenza il numero ordinale con il titolo di «episcopus» e la formula «servus servo-rum Dei», come di consueto nei documenti bollati. Segue l’inscriptio al dativo«venerabili fratri episcopo et dilectis filiis fratribus Montis Synay … regularemvitam professis»62; dove si notano i consueti appellativi onorifici utilizzati per ivescovi (venerabilis frater) e per tutti gli uomini in genere (dilectus filius)63.Chiude il protocollo la formula di perpetuità «In perpetuum», che in questo pe-riodo sostituisce la salutatio quando la concessione viene fatta, come è del caso,senza limiti di tempo e di luogo.

58 Cfr. RABIKAUSKAS, Diplomatica cit., p. 64.59 Cfr. FRENZ, I documenti cit., p. 49.60 A titolo esemplificativo se ne veda una riproduzione commentata in Il sigillo nella storia e

nella cultura, Mostra documentaria (Venezia, Museo Correr, 6 luglio – 31 agosto 1985), Catalogoa c. di S. Ricci, Roma, Jouvence, 1985, p. 156; tratta da Venezia, Archivio di Stato, SS. Felice e For-tunato di Ammiana, in Procuratori di S. Marco de supra, n. 136.

61 Nell’analisi del tenor formularis si proporrà costantemente il confronto con il privilegio diCelestino III in favore della Canonica Portuense di Ravenna del 1196, maggio 20 (che rinnovavaad exemplar i precedenti di Innocenzo II, 1130-1143, e di Adriano IV, 1154-1159) edito (ex Tabu-lario Portuensi. Capsa C. Num. 671) da M. FANTUZZI, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo perla maggior parte inediti, II, Venezia 1802, num. LXXXVII, pp. 167-170, a dimostrazione che il pri-vilegio per il Monte Siani utilizza il formulario tipico della Santa Sede per i privilegi concessi allecomunità monastiche.

62 regularem vitam professis chiude l’inscriptio anche in FANTUZZI, Monumenti cit., II, num.LXXXVII, p. 167.

63 L’imperatore e i re avevano charissimus in Christo filius e le donne dilecta in Christo filia.Cfr. FRENZ, I documenti cit. p. 40.

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Nel mesocollo o testo, dopo l’arenga (r. 2) che va da «Religiosam vitam» ad«infringat», vi è un lungo iuris actus plurimo, che va da «Eapropter» (r. 2) a«salva Sedis Apostolice auctoritate» (r. 29), in cui viene espresso l’atto giuridicodocumentato nelle seguenti clausole dispositive64:

- la formula generale di protezione per la «ecclesiam S. Marie Montis Sinay»,dall’elemento di congiunzione dichiarativo «Eapropter» (r. 2) a «privilegiocommunimus» (r. 4), che contiene in due incisi la narratio («vestris vistispostulationibus clementer annuimus», alla r. 3, e «ad instar recordationis Ho-norii pape III predecessoris nostri» alle rr. 3-4); seguendo così il formulariotipico dei privilegi in favore delle comunità monastiche65;- la conferma della loro costituzione monastica secondo s. Basilio, da «Inprimis» (r. 4) a «observetur» (r. 5);- la presa sotto la protezione della Sede apostolica romana di tutti beni diquella comunità monastica, da «Preterea quascumque possessiones» (r. 5)66

a «immunitatibus suis» (r. 18); e in particolare:- in Egitto, nella penisola del Sinai: il Monte Sinai, la comunità monastica di

Santa Maria sita ai piedi di quel monte, le terre di Deir Rabba, Fukkara eSant’Elia (Elijah); Raitho con i suoi palmeti e terre (rr. 7-8);

- ancora in Egitto: una domus nel vecchio Cairo; un casale fuori le mura;dieci «miliaria terre» presso il Mar Rosso; Faran con terre e palmeti (nellapenisola del Sinai); in Alessandria il monastero dedicato a S. Michele «etlibertatem in mari et terra» (rr. 8-9);

- in Terrasanta: vigne e oliveti nel Wadi Musa (oggi in Giordania); domos,mulini, vigne e oliveti presso Shawbak (oggi in Giordania) e domos, vignee oliveti nel castello di Shawbak; nella città fortificata di Gerusalemme lo«hospitale» e il monastero di S. Mosè, domos e un forno; presso la città-porto fortificata di Giaffa (oggi in Israele) domos e terreni; presso la città-porto fortificata di Acri (Israele) domos e il monastero di S. Caterina;nella città fortificata di Damasco (Siria) la chiesa di S. Giorgio e domose, fuori città, tre «virgulta»; presso la città-porto fortificata di Laodicea(oggi in Siria) lo «hospitale» di S. Demetrio e tre casali «cum villanis»;presso la città fortificata di Antiochia (oggi in Turchia) domos e un forno(rr. 9-12);

- in Costantinopoli: nel monastero di S. Giorgio «de Mangana» / Μονή τουΑγίου Γεωργίου των Μαγγάνων due «confratrias et in proventibus com-mercii libram auri unam» (rr. 12-13);

64 «La lettera pontificia Regularem vitam eligentibus non si trova nell’antico libro della cancel-leria pontificia, cioè nel Liber diurnus, ma in quello della prima metà del secolo XIII come espres-sione tipica del privilegio concesso ai Cistercensi. Dei 25 punti del privilegio Cistercense si trovanel privilegio sinaitico una diecina di formole identiche, mentre altre due sono prese dal tipo dei pri-vilegi pontifici che comincia colle parole In eminenti Apostolicae Sedis specula.» (Cfr. HOFMANN,Lettere pontificie cit., p. 286).

65 Cfr. FANTUZZI, Monumenti cit., II, num. LXXXVII, p. 167.66 La prima formula, fino a exprimenda vocabulis (r. 7) è identica a quella di cui in FANTUZZI,

Monumenti cit., II, num. LXXXVII, p. 167.

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- nell’isola di Creta, in Candia e nel suo distretto (rr. 13-17):- la chiesa di S. Salvatore / του Αγίου Σωτήρος;- la chiesa di S. Giorgio / του Αγίου Γεωργίου;- la chiesa di S. Simeone / του Αγίου Συμεών nel borgo di Candia;- tre casali con villani / πάροικοι;- nel χωριό/casale Σκλαβοβάθεια, domos, terreni arativi e vigne;- nel χωριό/casale Μακρυτοίχος un mulino;- presso il χωριό/casale Άγιος Νικόλαος, terreni arativi, vigne e mulini;- nel χωριό/casale Ρουκάνι, il monastero di S. Giovanni Crisostomo /

Άγιος Ιωάννης ο Χρυσόστομος con il monte, casali, villani e mulini;- vigne nei χωριά/casalia Κουνάβους, Πεζά, «Gaetania», Αγία

Παρασκευή e Στεριανό;- nella città di Candia la chiesa di S. Nicola e la chiesa di S. Barbara; la

«domum Stratigo»; nonché la «libertatem maris et terre»;- nell’isola di Cipro: domos e «in proventibus commercii libram auri unam»

(r. 17);- la formula generale delle libertà e immunità connesse alla precedente listadi possessi: «Cum pratis, terris, vineis, nemoribus, usuagiis et pascuis inbosco et plano, in aquis et molendinis, in viis et se[m]itis et omnibus aliis li-bertatibus et immunitatibus suis» (rr. 17-18);- la formula generale di esenzione per comunità monastiche, da «Sane» (r. 18)a «presumat» (r. 20), in cui qui si evidenzia anche quanto posseduto prima delConcilio di Lione II dalla comunità sinaitica in «Sane laborum vestrorum,de possessionibus habitis ante Concilium Generale ac etiam novalium»;- la conferma dei decreti fatti canonicamente dalla comunità monastica si-naitica, da «Preterea» (r. 20) a «permanere» (r. 21); dove invece la consue-tudine per i monasteri occidentali voleva la formula «Liceat quoque vobisclericos vel laicos liberos et absolutos e seculo fugientes ad conversionemaccipere et eos absque contradictione aliqua retinere»;- la formula generica del potere di scomunica, da «Prohibemus» (r. 21) a «ab-solvi» (r. 23);- la proibizione di possedere un diritto ereditario sui cimiteri e sui beneficidelle chiese, da «Cimiteria» (r. 23) a «compescatur» (r. 24); questa formulagiuridica, la cui importanza storica è legata in Occidente alle lotte per l’indi-pendenza della Chiesa romana, non sembra vada qui presa alla lettera, bensìarmonizzata ai diritti dei fondatori (κτήτορες) di monasteri in Oriente67, chevengono esplicitamente espressi nelle formule seguenti (rr. 26-29);- altre formule da «Paci quoque» (r. 24) a «exercere» (r. 26);- la conferma delle libertates e delle immunitates della comunita monastica,da «Preterea» (r. 26) a «communimus» (r. 27); dove viene rispettata la «tra-dizione monastica orientale, confermando le libertà concesse ai monaci orien-

67 Cfr. HOFMANN, Lettere pontificie cit., pp. 286-287.

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tali da patriarchi, vescovi, principi e semplici fedeli», distanziandosi moltodalle formule usate «nei privilegi pontifici per i monasteri occidentali, poichéinvece dell’espressione omnes libertates et immunitates a predecessoribusnostris Romanis Pontificibus ordini vestro concessas si trova qui la clausolaomnes libertates et immunitates a patriarchis, archiepiscopis et episcopis or-dini vestro concessas»68; sembra infatti improbabile, anche se non piena-mente dimostrabile, che qui il testo si riferisca alle gerarchie ecclesiastichelatine d’Oriente, vista la seguente formula Salva Sedis Apostolice auctoritatee soprattutto vista la fermezza con cui lo stesso papa Onorio III, che per primoadottò queste formule nel 1226, riprese l’arcivescovo latino di Creta che vio-lava i diritti della comunità monastica del Monte Sinai in quell’isola69;- altre formule da «Decernimus» (r. 27) a «profutura» (r. 29);- «Salva Sedis Apostolice auctoritate» (r. 29) è la formula, utilizzata spessis-simo nei privilegi dal tempo di Celestino II (1143-1144), che va ricondottaal Decretum Gratiani (i.e. Concordia discordantium canonum, composta dalmonaco Graziano a Bologna nel 1140, P. II, c. XXV, q. 1): [privilegia] ne-cessario servari, nisi auctoritas Romanae Ecclesiae aliter fieri mandaveritvel permiserit 70.Conclude il mesocollo la sanctio in rebus immaterialibus, prima minatoria,

da «Si qua igitur» (r. 29) a «ultioni» (r. 32), poi promissoria (r. 32), da «Cunctisautem» a «inveniant». A separare nettamente il testo dal seguente escatocollo,chiude r. 32 la triplice adprecatio impropria «AMEN. AMEN. AMEN», che occupalo spazio fino al margine di giustificazione come consuetudine da Innocenzo II(1130-1143) in poi71.

L’escatocollo72 è aperto dalla sottoscrizione del papa, articolata in più segni73.L’iniziale allungata E di Ego autografa papale, inizia la sottoscrizione verbale al-lografa del pontefice di mano dello scriptor del testo (r. 33); la sottoscrizione ter-mina con la sigla del subscripsi, in cui è scemato ormai da tempo ogni caratterepersonale. Com’era divenuta consuetudine a partire da Leone IX, verso il 1049,è parte integrate della sottoscrizione, ed è posta sulla destra, l’adprecatio propriadel Bene valete, la formula di saluto tipica del privilegio pontificio – non si trovain altri documenti dei papi – qui espressa ridotta in compendio monogrammaticoraccogliendo le lettere sulla base di una N capitale74. L’altra parte della sottoscri-

68 Cfr. HOFMANN, Lettere pontificie cit., p. 286.69 Cfr. le lettere papali pubblicate come docc. 2 e 3 in appendice a HOFMANN, Lettere pontificie

cit., pp. 299-300.70 Cfr. RABIKAUSKAS, Diplomatica cit., p. 40. Cfr. anche FANTUZZI, Monumenti cit., II, num.

LXXXVII, p. 169.71 Si veda l’identica sanctio in FANTUZZI, Monumenti cit., II, num. LXXXVII, pp. 169-170.72 Si veda RODOLICO, Note cit., pp. 33-81.73 Si veda FRENZ, I documenti cit., pp. 21-22.74 Si veda RODOLICO, Note cit., pp. 40-48. Con quest’antica formula di saluto i papi continuarono

l’uso romano di concludere le proprie lettere scritte dal segretario con un saluto autografo, lasciandoperò ben presto alla cancelleria il compito di stenderlo.

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zione papale, la rota cum sententia, compare sulla sinistra nella consueta formastabilizzatasi dal tempo di Pasquale II (1099-1118)75. La Rota riporta nella per-fetta geometria dell’anello esterno, in caratteri simili ma non identici a quelli deltesto del privilegio, la devisa, il “motto”, di Gregorio X «+76 Perfice gressusmeos in semitis tuis», che ha le sue origini scritturali in Ps. XVII (XVI), 5, Per-fice gressus meos in semitis tuis, / ut non moveantur vestigia mea (Sulle tue vietieni saldi i miei passi, e i miei piedi non vacilleranno). Il testo fa eco alla defi-nizione che i curialisti medievali davano della Terrasanta, il paese ubi Dominipedes steterunt, stigmatizzando così l’impegno di questo papa per le questionid’Oriente77. Nello stesso contesto, ancor più significativo è il fatto che la stessadivisa era già stata di Celestino III (1191-1198), il papa che, su impulso del sacroromano imperatore Enrico VI (1191-1197), dal 1195 con grande esitazione macon altrettanto successo predicò quel progetto di crociata che, sostenuto poi dalsuo successore Innocenzo III (1198-1216), avrebbe portato, invece che alla libe-razione di Gerusalemme (caduta nel 1187), alla costituzione dell’impero latinodi Costantinopoli (1204-1261)78. Il disco centrale, suddiviso in quadranti da unacroce greca lineare, è occupato dai nomi degli apostoli Pietro e Paolo e dal nomedel pontefice utilizzando per i nomi propri caratteri identici a quelli della primariga del privilegio: «sanctus PETRUS» e «sanctus PAULUS» nei due quadranti su-periori e «GREGORIUS papa X» nei quadranti secondo e terzo.

Seguono le tredici sottoscrizioni sematiche e verbali di cardinali, autografeo di loro mandatari, apposte, con i tratti propri delle scritture personali, separa-tamente come di consueto su tre colonne secondo gli ordines: quelle di cinquecardinali vescovi nel mezzo sotto la sottoscrizione del papa, a sinistra quelle ditre cardinali preti e a destra quelle di cinque cardinali diaconi (rr. 34-38). Pre-messo che l’autorità del pontefice non necessita di sottomettere i suoi atti dispo-sitivi a un’approvazione né di convalidarli con testimonianze; ciononostante lesottoscrizioni collettive dei cardinali, che iniziano a comparire da Innocenzo IIin poi, pur non rappresentando mai un consensum indispensabile, non hannoneppure mero valore fittizio: esercitano infatti nell’azione un valore reale di con-silium sottoscrivendo come consenzienti e aderenti79.

75 Si veda RODOLICO, Note cit., pp. 48-62.76 Per i segni di personalità che ha questa crocetta, posta nella parte superiore dell’anello esterno

tra tuis e Perfice, si potrebbe pensare a un altro intervento autografo del pontefice, oltre a quellogià ricordato della E di Ego nella sua sottoscrizione allografa; ma l’inchiostro non è qui così chia-rificatore come nel caso di Clemente III (1187).

77 Cfr. CLAVERIE, Un aspect cit., p. 306, n. 105.78 Per la rota cum sententia di Celestino III si veda ad esempio il privilegio del 1196, maggio

20, per la Canonica Portuense di Ravenna, nel disegno dell’edizione FANTUZZI, Monumenti cit., II,num. LXXXVII, p. 170. Su papa Celestino III e la predicazione della crociata si vedano V. LAU-RENT, Rome et Byzance sous le pontificat de Célestin III, in «Echos d’Orient», 39 (1940), pp. 26-58; G. BAAKEN, Die Verhandlungen Kaiser Heinrichs VI. und Papst Coelestins III., in «DeutschesArchiv», 27 (1970), pp. 479-513; V. PFAFF, Das Papsttum in der Weltpolitik des endenden 12, Ja-hrhunderts, in «Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung», 82 (1974),pp. 338-375.

79 Si veda RODOLICO, Note cit., pp. 62-67.

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Chiude l’escatocollo, sempre di mano dello scriptor del contesto, il Datum,elemento proprio dell’epistola dispositoria80, accompagnato dalle indicazioni diluogo e di tempo (r. 39). La datatio topica è espressa da «Lugduni»(Lyon/Lione), e quella cronica con l’indicazione del giorno e del mese secondoil calendario romano antico e dell’anno a sistema plurimo81: con il ciclo indizio-nale espresso nello stile romano (con inizio anticipato al 25 dicembre82), conl’era di Cristo espressa nello stile dell’incarnazione col computo della natività(con inizio anticipato al 25 dicembre)83 e con l’anno del pontificato di GregorioX, il terzo84.

3.4. L’autenticità

Sulla base degli elementi evidenziati nel commento diplomatico, il docu-mento qui esaminato può essere riconosciuto in generale tra le litterae apostoli-cae, e in particolare per i caratteri intrinseci del formulario è una Shutzbriefe,una lettera di protezione papale, sulla scorta di Hofmann (1951), come pure, peri caratteri estrinseci relativi al supporto scrittorio, nonostante la perdita del sigillopendente di piombo, può essere riconosciuto come una bulla sulla scorta di Bat-telli (1949) e di Rabikauskas (1966)85. In particolare, tra le lettere di protezionepapale, il cui contenuto in questa seconda metà del secolo XIII si era già allargatonel senso di ius regolare, si può identificare nella categoria del privilegio pon-tificio di protezione con esenzione, il più solenne tra i documenti pontifici86; la

80 Si veda RODOLICO, Note cit., pp. 67-81.81 Si veda F. BOCK, Problemi di datazione nei documenti di Gregorio X, in «Rivista di Storia

della Chiesa in Italia», VII (1953), pp. 302-336.82 L’indizione, il cui giorno di inizio sino a Urbano II (1088-1099) è il 1° settembre (indictio

Graeca), può poi variare come inizio dal 1° settembre, al 24 settembre, al 25 dicembre o al 1° gen-naio; cfr. FRENZ, I documenti cit., p. 22.

83 L’anno dell’incarnazione, con inizio in un primo momento variabile (con computo fiorentinoposticipato al 25 marzo, pisano anticipato al 25 marzo, oppure della natività anticipato al 25 dicem-bre), da Eugenio III (1145-1153) inizia soltanto con il computo fiorentino e, dopo Innocenzo III(1198-1216), con il computo della natività; cfr. FRENZ, I documenti cit., p. 22.

84 L’anno di pontificato comincia con il giorno dell’incoronazione del papa, che per GregorioX fu il 27 marzo 1272; fatta eccezione per Callisto II, Innocenzo II, e per certi periodi Clemente V,Urbano VIII e Clemente IX, che lo iniziarono con il giorno dell’elezione. Si veda BOCK, Problemicit.

85 Cfr. HOFMANN, Lettere pontificie cit., pp. 285-289; G. BATTELLI, Bolla, in Enciclopedia Cat-tolica, II, Città del Vaticano 1949, coll. 1778-1781; e P. RABIKAUSKAS S. I., De significatione ver-borum “bulla”, “breve”, in «Periodica de re morali, canonica, liturgica», LV (1966), pp. 85-92.

86 Cfr. HOFMANN, Lettere pontificie cit., p. 285, nota 3, che rimanda a Kurie und Kloster im 12.Jahrhundert: Studien zur Privilegierung, Verfassung und besonders zum Eigenkirchenwesen dervorfranziskanischen Orden vornehmlich auf Grund der Papsturkunden von Paschalis 2. bis aufLucius 3. (1099-1181), von G. SCHREIBER, I-II, Enke, Stuttgart 1910 [Nachdruck, Schippers, Am-sterdam 1965], I, 6 e 8; le cui tesi trovarono poi conferma, tra l’altro, in F. PFURTSCHELLER, Die Pri-vilegierung des Zisterzienserordens im Rahmen der allgemeinen Schutz- und Exemtionsgeschichtevom Anfang bis zur Bulle ‘Parvus Fons’ (1265): ein Überblick unter besonderer Berücksichtigung

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stessa di tutte le lettere di protezione papale per la comunità monastica del MonteSinai fino ad ora note, a cominciare da quella concessa da papa Onorio III nel1217 (6 agosto, Ferentino) al vescovo Simeone del Monte Sinai, dallo stessoconfermata all’episcopus e ai fratres di quell’ecclesia nel 1226 (20 gennaio,Rieti)87, e che, ad instar, sulla base di quest’ultimo testo, integralmente rinno-vano e confermano prima con alcune integrazioni papa Gregorio X nel 1274 (24settembre, Lione) come qui si viene dimostrando, e quindi Innocenzo VI nel1360 (15 dicembre, Avignone)88, Eugenio IV nel 1435 (29 ottobre, Firenze) e in-fine Pio II nel 1459 (9 ottobre, Mantova)89.

Infine va notato che l’autenticità dell’originale qui identificato come privile-gio di Gregorio X per la comunità monastica del Monte Sinai, non può esseremessa in dubbio sulla base del fatto che il testo di questa bulla non è stato ripor-tato nei registri di quel papa90. Infatti tra i duecentotrenta documenti originali di

von Schreibers ‘Kurie und Kloster im 12. Jahrhundert’, Bern – Frankfurt a. M., H. Lang – P. Lang,1972 (Europäische Hochschulschriften. Reihe XXIII, Theologie, 13). Si vedano RODOLICO, Notecit., pp. 5-32 e FRENZ, I documenti cit., pp. 20-23.

87 Per i testi si veda Acta Honorii III (1216-1227) et Gregorii IX (1227-1241), ed. A.L. Tautu,Città del Vaticano 1950 (Pontificia commissio ad redigendum codicem iuris canonici orientalis.Fontes. Series III, vol. III), pp. 35-37 (n. 17, a. 1217) e pp. 195-197 (n. 148, a. 1226). Già in SCAF-FINI, Notizie cit., Appendice, doc. XXIV (pp. 18-19: con la data erronea 1225, 20 gennaio) e inHOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 6 (p. 247-248: 1226 gennaio 12). HOFMANN, Sinai und Rom cit.,docc. 1 e 6 (pp. 242-244 e 247-249 con data erronea 12 gennaio), che riprende collazionandole inCittà del Vaticano, Archivio Vaticano, rispettivamente in Reg. Vat. 9, c. 143 (epistola 564) e Reg.Vat. 13, cc. 106-106v (ep. 158), le edizioni già in Analecta novissima spicilegii solesmensii alteracontinuatio, disseruit J.-B. cardinalis PITRA, I. De epistolis et registris Romanorum Pontificum,Typis Tusculanis, [Romae] 1885, II. Tusculana, Roger et Chernowitz Bibliopolis, Parisiis 1888, I,pp. 562-563 e 589-590. Queste sono comunque solo due delle quattordici lettere di protezione diOnorio III per beni sinaitici. Oltre alle presenti, altre quattro sono riportate in HOFMANN, Sinai undRom cit., docc. 2-5 (pp. 244-247), che riprende – fatta eccezione per il doc. 2 da Reg. Vat. 12, c.124 (ep. 112, di cui aveva P. PRESSUTI, Regesta Honorii Papae III, Roma 1888, n° 4587, ed oggiin Acta Honorii III cit., p. 165) –, collazionandole in Città del Vaticano, Archivio Vaticano, rispet-tivamente per il doc. 3 in Reg. Vat. 12, c. 201v (ep. 479; oggi in Acta Honorii III cit., p. 167, n. 124),per il doc. 4 in Reg. Vat. 13, c. 111v e, per il doc. 5, c. 105v (ep. 155), le edizioni già in PITRA, Ana-lecta novissima cit., I, pp. 585, 590 e 588-589. Sette, ancora inedite, come citato in HOFMANN, Let-tere pontificie cit., p. 285, nn. 1 e 2 (sulla base di E. GERLAND, Das Archiv des Herzogs von Kandia,Strassburg 1899, p. 24), sono conservate in ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie. Lanumerazione delle pagine che manca nel manoscritto fu fatta da me». Di queste sette, quattro furonopubblicate poi dallo stesso G. HOFMANN S. I., Lettere pontificie cit.

88 Acta Innocentii pp. VI (1352-1362), ed. A.L. Tautu, Città del Vaticano 1961 (Pontificia com-missio ad redigendum codicem iuris canonici orientalis. Fontes. Series III, vol. X), pp. 245-246 (n.134). Si veda F. GIUNTA, Sulla politica orientale di Innocenzo VI, in Miscellanea in onore di Ro-berto Cessi, Roma 1958, pp. 305-320, che pur non menzionando il privilegio ne traccia il quadrostorico di riferimento per cui si pensò a quel rinnovo.

89 Si veda HOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 19 (pp. 262-267), che dà l’edizione di quest’ul-tima da Città del Vaticano, Archivio Vaticano, Reg. Later. 551, cc. 234v -237v, che riporta anche itesti delle due precedenti lettere di rinnovo.

90 Si vedano Les Registres de Grégoire X (1265-1276), Recueil des bulles de ce Pape pubbliées ouanalysées d’après les manuscrits originaux des Archives du Vatican, par M. Jean Guiraud, …, Paris,Thorin & Fils Éditeurs, 1892 (Bibliothéque des Écoles Françaises d’Athènes et de Rome, 2e sér., v.

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papa Gregorio X, che Bock riuscì a reperire, desumendoli dallo schedario diBaumgarten91, e a cui va aggiunto il presente, lo stesso Bock potè rilevare comesolo pochi di loro fossero presenti nei registri vaticani, dimostrando come, puressendo ancora conservati tutti i registri vaticani relativi al pontificato di Grego-rio X (1271-IX-1° – 1276-I-10)92 presenti nell’elenco del 133993, non si possa as-serire che qui vi sia conservato al completo il Corpus litterarum Gregorii X, eal contrario si possa invece evidenziare che nei registri si trova raramente tracciadei privilegio delle conferme di privilegi rilasciati a monasteri e a ordini religiosio cavallereschi. Basti qui citare un esempio per tutti. Non si trova nel registro iltesto del privilegio solenne datum Lugduni per manum magistri Lanfranchi ar-chidiaconi Pergamensis sancte Romane ecclesie vicecancellarii, X kal. aprilisdel 1274, con rota, bene valete e sottoscrizioni autografe di tredici cardinali,concesso al monastero domenicano di Prouille, il cui originale autentico si con-serva oggi in Città del Vaticano, Archivio Vaticano, Fondo Domenicano, 11194.

4. CONSIDERAZIONI STORICHE SUL DOCUMENTO

– Le proprietà sinaitiche tra politica e prassi delle protezioni papale e veneziana (1211-1276) –

Per la comunità monastica del Monte Sinai95, dopo le lettere di protezione dipapa Gregorio Magno (590-604) edite da Ewald-Hartmann, le più antiche lettere

XII), insieme a P. GLORIEUX, Autour des Registres de Grégoire X, in «Rivista di Storia della Chiesa inItalia», V (1951), pp. 305-325 (saggio di datazione di lettere pontificie comprese nella raccolta com-pilata da Berardo di Napoli, incaricato della redazione dei documenti relativi alla crociata, sulla basedi originali trovati nell’Archivio Vaticano e negli archivi francesi, e costituenti l’oggetto dell’AppendiceI della citata edizione curata da J. Guiraud). A margine si annota che il documento non figura tra quellidel Potthast: cfr. Regesta pontificum Romanorum inde ab a. post Christum natum MCXCVIII ad a.MCCCIV, edidit Augustus Potthast, Berlin 1875, vol. II, Ristampa anastatica, Graz 1957 p. 1687.

91 Cfr. F. BOCK, Problemi di datazione nei documenti di Gregorio X, in «Rivista di Storia dellaChiesa in Italia», VII (1953), pp. 302-336, basato su Schedario P. M. Baumgarten. Descrizione di-plomatica di Bolle e Brevi originali da Innocenzo III a Pio IX [1198-1862], 4 voll., I. Bolle da Inno-cenzo III a Innocenzo IV (an.1198-1254), Riproduzione anastatica con introduzione e indici, a c. diG. Battelli, Città del Vaticano 1965 (riproduzione anastatica 1986), II. Bolle da Alessandro IV a Be-nedetto XI (an.1254-1304), a c. di G. Battelli, Città del Vaticano 1966 (riproduzione anastatica 1986),Bolle e Brevi da Clemente V a Martino V (an.1305-1431), a c. di S. Pagano, Città del Vaticano 1983(riproduzione anastatica 1986), IV – Bolle e Brevi da Eugenio IV a Pio IX (an.1431-1862). Indice ge-nerale dei funzionari di cancelleria (voll. I-IV), prospetto generale degli archivi e tavole dei segniparticolari, a c. di S. Pagano, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 1986; per cui si veda G.GUALDO, Lo «Schedario Baumgarten» e gli studi di diplomatica pontificia, in «Rivista di Storia dellaChiesa in Italia», XX (1966), pp. 71-81.

92 Città del Vaticano, Archivio Vaticano, Reg. Vat. 29A, ff. 56+301 (Urbano IV, Clemente IV,Gregorio X, Innocenzo V, Adriano V, Giovanni XXI, Nicolò III, Martino IV ed Onorio IV; 1261-1287; da qui fu copiato il codice di Bordeaux con le lettere di Gregorio X). Le immagini digitali sonodisponibili su CD-Rom ([email protected]).

93 Bock rimanda a DENIFLE, in Archiv für Literatur und Kirchengeschichte, II, 1886, p. 86, checita Città del Vaticano, Archivio Vaticano, Reg. Vat. 37 che raccoglie i due volumi citati nel 1339.

94 Si veda BOCK, Problemi cit., p. 310 con n. 18.95 Dalla piccola comunità monastica sinaitica delle origini (IV secolo), a cui la tradizione del Sy-

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che si conservano sono le quattordici già citate di papa Onorio III (1216-1227),inquadrabili storicamente nel contesto della crociata detta di Damietta, la quinta,studiata da Powell (1977 e 1986)96, che fu al centro dei rapporti tra il papa e Fe-derico II, a cui prese parte tra gli altri l’arcivescovo veneto di Creta GiacomoViadro, e a cui contribuì anche Venezia come hanno dimostrato Powell (1986)e Buenger Robbert (1995)97; con buona pace di Cessi (1968)98 e di tutta la lette-ratura che lo ha seguito e lo segue senza collazionare le tesi storiografiche sui do-cumenti che la ricerca mette vieppiù a disposizione.

La nuova crociata era stata promossa da Innocenzo III nel 1215 durante ilquarto concilio lateranense, ed era stata accolta sin dalle prime batture dal pa-triarca di Grado e primate di Venezia Angelo Barozzi, che accettò poi di soddi-sfare la richiesta di Onorio III del novembre 1216 di contribuire alla crociata pertre anni con la ventesima parte dei benefici ecclesiastici. Il doge Pietro Ziani sti-pula con i legati della corona d’Ungheria un accordo per il trasporto del contin-gente di re Andrea II, che, a pagamento dell’operazione, tra l’altro, rinunciò allesue pretese su Zara. La spedizione, comandata da re Andrea II d’Ungheria, da reUgo I di Cipro, da Giovanni di Brienne re di Gerusalemme e dal duca d’AustriaLeopoldo, e coordinata per Onorio III da Pelagio cardinale vescovo di Albano,raggiunse Acri ai primi di settembre del 1217 e, dopo un fallito attacco alla Ter-rasanta, che fece decidere Andrea II al rientro in patria, nel 1218 deviò su Da-mietta. Anche nel 1218 e nel 1219 le navi veneziane contribuirono al trasportodei crociati in primavera e in autunno. Nel marzo 1219 Onorio III conferma l’au-torità in Creta dell’arcivescovo latino, il veneziano Giacomo Viadro, tanto sullagerarchia ecclesiastica latina quanto su quella greca, e nel settembre lo stessoarcivescovo pianificò la sua partecipazione alla crociata, che lo portò con uncontingente cretese a Damietta nel maggio del 1220; non pare una coincidenza.

naxarium Ecclesiae Constantinopolitanae vuole che Elena, madre di Costantino, finanziasse unatorre di avvistamento (ma la fonte, tarda, forse si riferisce ad una diversa Elena testimoniata in altritesti), si sviluppò una vera e propria città monastica, che, fortificata da Giustiniano I (527-565), su-però la conquista araba (Gerusalemme cadde nel 638), l’iconoclastia (726-842) e le crociate (1096-1291): conserva ancor oggi uno dei maggiori giacimenti di codici manoscritti, icone e documentimedievali presenti nel bacino orientale del Mediterraneo. A cominciare dal secolo XIV si iniziò achiamare la comunità anche Monastero di Santa Caterina, per il culto che vi si tributava a santa Ca-terina martirizzata in Alessandria tra 306 e 312, il cui βίος la vuole trasportata dopo il martirio dagliangeli sulla vetta del Sinai, dove Mosè ricevette le tavole della Legge per il popolo eletto liberatodalla schiavità del faraone d’Egitto. Reliquie della santa nel 1025 erano state traslate, tra l’altro, nellacattedrale di Rouen per diffonderne il culto. Si vedano ΑΜANΤΟΥ, Σύντομος cit., Sinai cit., KAMIL,The Monastery cit., BADDELEY and E. BRUNNER, The Monastery cit., ma soprattutto DAHARI, Mo-nastic Settlements cit., pp. 21-24 e 54-64.

96 Si veda J.M. POWELL, Honorius and the Leadership of the Crusade, in «Catholic HistoricalReview», LXIII (1977), pp. 521-536 e IDEM, Anatomy of a Crusade, 1213-1221, Philadelphia, Uni-versity of Pensylvania Press, 1986.

97 Si veda L. BUENGER ROBBERT, Venetian participation in the Crusade of Damietta, in «StudiVeneziani», n.s., XXX (1995), pp. 15-33, e la bibliografia ivi citata.

98 Cfr. R. CESSI, Storia della Repubblica di Venezia, Milano-Messina 1968 e Firenze, GiuntiMartello, 1981, pp. 214-215.

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Non ci sono però fonti attestanti la partecipazione di contingenti veneziani all’as-sedio, della cui conclusione però le cronache cittadine danno notizia riferendodella presa della città-porto fortificata di Damietta alle foci del Nilo, strappata alsultano fatimida d’Egitto il 5 novembre 1219, che la riconquistò dopo meno didue anni il 30 agosto 1221, costringendo i crociati ad una tregua di otto anni si-glata l’8 settembre 1221. Di questa impresa, imbarazzante per chi come Veneziacontinuava a commerciare nelle piazze prima dei sultani fatimidi e poi di quelliburgiti del Cairo, la cronachistica cittadina tre e quattrocentesca probabilmentenon trovava utile tenere memoria; ma il fatto che ne vengano testimoniati ilgiorno e il mese – cosa quanto mai rara per gli avvenimenti del secolo XIII – nonci fa certo pensare ad una completa estraneità di Venezia ai fatti militari di quellacrociata.

La politica di Onorio III per i monasteri sinaitici, sancita con la bolla del 6agosto 1217, la stessa estate in cui salparono i crociati alla volta della Terrasanta,sembra avere le medesime origini, e i medesimi scarsi risultati pratici, della po-litica di favore di Venezia nei riguardi delle proprietà sinaitiche, iniziata duranteil dogado di Pietro Ziani (1205-1229) per i beni nell’isola di Creta. Questi benipossono fungere da cartina al tornasole per determinare la reale efficacia diquelle politiche e, soprattutto, le cause che ne affievolirono l’azione. Per diversiordini di motivi, gli altri beni non sono così esplicativi delle situazioni e delle vo-lontà. I beni nella penisola del Sinai e in Egitto non entrarono mai nell’orbita diinfluenza della Chiesa romana e Venezia non poteva certo farli rientrare nei ca-pitoli dei suoi trattati con i sultani mamelucchi del Cairo99; sono promesse chela Santa Sede fece qualora ne avesse ottenuto il controllo, con l’aiuto di Venezia.Nella stesso quadro si possono iscrivere i beni in Laodicea e del Monte Realeconquistati dal Saladino rispettivamente nel 1188 e nel 1189, Gerusalemmeperduta dai latini nel 1187 recuperata nel 1228/9 e perduta definitivamente nel1244, come pure Antiochia perduta dal 1268, e Acri dal 1291, e Damasco maiconquistata dai latini. I benefici in Costantinopoli100, sono reali solo nel periododell’impero latino (1204-1261); dopo la restaurazione dell’impero romeo operatada Michele VIII Paleologo, incoronato in S. Sofia nel settembre 1261, vannocollocati nell’ambito suddetto degli altri beni per cui la Chiesa di Roma facevapromesse, quando progettava la conquista dei territori in cui erano costituiti ol’unione delle chiese. Due elementi politici, questi ultimi, che continuarono adintrecciarsi in modo non sempre ben riconoscibile fino a poco dopo la conquistaturca di Costantinopoli del 1453, e cioè fino al rinnovo del privilegio per il Sinai

99 Si veda F. GABRIELI, Venezia e i Mamelucchi, in Venezia e l’Oriente fra Tardo Medioevo eRinascimento, a c. di A. Pertusi, Firenze 1966, pp. 417-432 con la nota bibliografica relativa alleedizioni dei documenti a p. 432. Sulla politica veneziana relativa ai territori sotto l’influenza dei Ma-melucchi del Cairo si veda E. ASTHOR, The Venetian Supremacy in Levantine Trade: Monopoly orPre-Colonialism, in «Journal of European Economic History», III (1974), pp. 5-53 e IDEM, Obser-vations on Venetian Trade in the Levant in the XIVth Century, in «Journal of European EconomicHistory», V (1976), pp. 533-586.

100 Cfr. la nota al punto del privilegio.

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concesso da Pio II nel 1459. Il caso dei beni in Cipro andrebbe studiato nell’am-bito dei rapporti tra la Chiesa romana, Venezia e la dinastia reale dei Lusignano(1192-1489); ma è un altro discorso.

Veniamo invece a Creta. I punti da cui guardare i fatti sono essenzialmentedue. Da una parte, tanto la Santa sede romana quanto la Dogal signoria vene-ziana, vedevano nel consenso della comunità monastica del Monte Sinai un ele-mento che poteva contribuire a diffondere un clima di distensione tra latini egreci101; prima il doge Ziani dal 1211 per ragioni di politica interna connessealla pace sociale nei territori cretesi del neonato Stato da mare della Veneta Re-pubblica, poi papa Onorio III per ragioni di politica internazionale connesse allapreparazione della crociata sancita nel 1215 con il concilio lateranense dal suopredecessore. D’altra parte, nessuno di loro potè o volle garantire nei fatti la pro-tezione dei beni concessi. Per il papa il problema era costituito dalle nuove ge-rarchie ecclesiatiche latine che rivendicavano le decime sui beni sinaiticinonostante le esenzioni papali102. Per il doge fu forse la consapevolezza che ilduca veneto di Creta aveva grosse difficoltà nel prendere le parti dei monaci si-naiti, quando lo stesso duca doveva già mediare alle richieste della compaginearcontale greca, che venivano tutte a scapito dei patrizi e dei popolari veneti,che a Creta erano colonizzatori e immigrati allo stesso tempo; nel senso che rap-presentavano sì il nuovo ceto dirigente della società cretese dal punto di vista mi-litare e giurisdizionale, ma non costituivano però l’interezza del ceto dominantedal punto di vista demografico, politico, economico e culturale103.

Vediamo la documentazione. Del settembre 1211 è la concessione dell’isoladi Creta fatta a cittadini veneti dal doge coi suoi giudici e i consiglieri, e conl’approvazione del popolo di Venezia104; con la quale, per dirla con le parole del

101 Sui rapporti tra latini e greci si vedano D. JACOBY, From Byzantium to Latin Romania: Con-tinuity and Change, in «Mediterranean Historical Review», 4/1 (1989) [Latins and Greeks in theEastern Mediterranean after 1204, Papers given at the Joint Meeting of the «XXII Spring Sympo-sium of Byzantine Studies» and of the «Society for the Study of the Crusades and the Latin East»(University of Nottingham, 1988, March 22-29), edited by B. Arbel, B. Hamilton, D. Jacoby, Lon-don 1989], pp. 1-44 N. E. KARAPIDAKIS, I rapporti fra “governanti e governati” nella Creta vene-ziana: una questione che può essere riaperta, in Venezia e Creta, Atti del Convegno Internazionaledi Studi (Iraklion-Chanià, 30 settembre – 5 ottobre 1997), a c. di G. Ortalli, Venezia, Istituto Venetodi Scienze, Lettere ed Arti, 1998, pp. 233-244; in particolare sul rapporto con i monaci sinaiti si vedaS. BORSARI, Il Dominio veneziano a Creta nel XIII secolo, Napoli, Fausto Fiorentino Editore, 1963(Università di Napoli, Seminario di Storia Medievale e Moderna, I), pp. 14-15 e 116-121.

102 Sulla proprietà ecclesiastica veneziana a Creta si veda anche il recente studio di E. ORLANDO,«Ad profectum patrie». La proprietà ecclesiastica veneziana in Romània dopo la IV crociata, Roma,Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2005 (Nuovi studi storici, 68), pp. 73-105, che non ag-giunge però nulla sulle proprietà sinaitiche.

103 In chiave comparativista fanno riflettere a questo proposito le considerazioni di U. ECO nellaPrefazione ad A. BOLAFFI – D. SINISCALCO – A. CALABRÒ, Frontiere, a c. di A. Calabrò, Milano,Il Sole 24 Ore, 2001; ristampata in «Città Rivista», 7-8 (2005), pp. 103-110.

104 Cfr. TAFEL – THOMAS, Urkunden cit., II, pp. 129-136 (doc. CCXXIX. Concessio insule Creten-sis, facta per dominum Petrum Ziani, Ducem Veneciae, fidelibus suis Venetis. A. d. 1211, m. Sep-tembri); pp. 136-142 (doc. CCXXX. Instrumentum promissionis coloniae Venetorum in Cretammissae. Que facere et servare debent supradicti fideles viri Veneti occasione concessis predicte. A.

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cronista Lorenzo de Monacis (ca.1351-1428), deprehensa inconstantia Graeco-rum … tota insula facta est colonia Venetorum105. Nel contesto dell’espletamentodelle procedure di assegnazione delle proprietà, a cui si dedicò, ai sensi del man-dato del doge, il duca veneto di Creta Giacomo Tiepolo (1208/9-1214), per pro-cedere all’organizzazione militare e fiscale dell’isola cominciando da Candia edai territori costieri106; è da vedersi l’intercessione, fatta presso il doge Ziani, delvescovo latino della chiesa di Milopotamo intitolata al beato Giovanni evange-lista, e di altre persone, in favore delle proprietà dei monaci sinaiti, che cercavanouna loro collocazione istituzionale nella nuova infrastruttura di organizzazione

d. 1211, m. Octobri). Si vedano la bibliografia le conclusioni espresse nel lavoro in greco modernodi Χ. ΓΑΣΠΑΡΙΣ, Η γη και οι αγρότες στη μεσαιωνική Κρήτη (13ος – 14ος αι.), Εθνικό ΊδρυμαΕρευνών – Ινστιτούτο Βυζαντινών Ερευνών, Αθήνα 1997 (Μονογραφίες 4) / Ch. GASPARIS, Landand Peasants in medieval Crete (13th – 14th c.), National Hellenic Research Foundation – Institutfor Byzantine Research, Athens 1997 (Monographs 4), pp. 26-29 [I monasteri ortodossi] e 29-31[La Chiesa latina] e Χ. ΓΑΣΠΑΡΙΣ, Τα αστικά φεύδα (burgesie). Η ακίνητη ιδιοκτησία τωνφεουδαρχών στον Χάνδακα, στα Πεπραγμένα Η΄ Διεθνούς Κρητολογικού Συνεδρίου, ΕταιρίαΚρητικών Ιστορικών Μελετών, Ηράκλειο 2000 [Ch. GASPARIS, I feudi urbani (burgesie). Le pro-prietà immobiliari dei feudatari in Candia, in Atti dell’VIII Congresso Internazionale Cretologico,Iraklio/Candia, Società di Studi Storici Cretesi, 2000], pp. 137-150; nonché quelle precedenti suaspetti diversi nei lavori di ΑΜANΤΟΥ, Σύντομος Ιστορία cit., p. 38, BORSARI, Il dominio cit., pp. 14-15 e 116-121, ΤΣΙΡΠΑΝΛΗΣ, Ο Ιωάννης cit., G. FEDALTO, La Chiesa latina in Oriente, I-III, secondaedizione, Verona, Casa Editrice Mazziana, 1981 (Studi religiosi, 3), I, pp. 383-384 e 389, Δ.ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., pp. 19-21. Da ultimo i nuovi lavori di Ch. MALTEZOU,Concessio Crete. Παρατηρήσεις στα έγγραφα διανομής φεούδων στους πρώτους Βενετούς αποίκουςτης Κρήτης, in Λοιβή. Εις μνήμη Ανδρέα Γ. Καλοκαιρινού, Ηράκλειο 1994 [Osservazioni sui docu-menti di distribuzione dei feudi ai primi coloni veneti di Creta, in Libagione. In memoria di AndreasG. Kalokairinos, Iraklio/Candia 1994], pp. 110-112, G. RAVEGNANI, La conquista veneziana diCreta e la prima organizzazione militare dell’isola, in Venezia e Creta, Atti del Convegno Inter-nazionale di Studi, a c. di G. Ortalli, Venezia 1998, pp. 33-42 e D. JACOBY, La colonisation militairevénitienne de la Crète au XIIIe siècle. Une nouvelle approche, in Le partage du monde. Echangeset colonisation dans la Méditerranée médiévale, edito da M. Balard e A. Ducellier, Paris 1998 (By-zantina Sorbonensia, 17), pp. 297-313.

105 Cfr. Laurentii de Monacis Veneti Cretae Cancellarii, Chronicon de rebus Venetis ab U. C.ad annum MCCCLIV sive ad coniurationem duci Faledro omnia ex mss. editisque codicibus eruit,recensuit, praefationibus illustravit F. CORNELIUS, Venetiis ex Typographia Remondiniana,MDCCLVIII (Rerum Italicarum Scriptores, 8, Appendice), l. IX, p. 153. Per valutare appieno il giu-dizio cronologicamente tardo dato dal famoso cronista veneto, vissuto tra il 1351 circa e 1428, chefu cancelliere in Candia, e che compose la sua cronaca tra 1421 e 1428, va tenuto conto che il grecoinfido è un topos storiografico antico per l’Occidente latino, utilizzato in chiave anti-bizantina dallapropaganda papale dell’VIII secolo, che tendeva a vincolare geograficamente un impero altrimentiuniversale, a cominciare dalle lettere di papa Paolo I (757-767) al re dei Franchi Pipino degli anni761-766 che stigmatizzano i nefandissimi Graeci, inimici sanctae Dei ecclesiae et orthodoxae fideiexpugnatores oppure la impia hereticorum Graecorum malitia (cfr. A. CARILE, Materiali di storiabizantina, Bologna, Lo Scarabeo, 1994, pp. 226 e 235, che rimanda per la fonte a cod. car. n. 30 p.536, 14-16).

106 Cfr. TAFEL – THOMAS, Urkunden cit., II, pp. 143-145 (doc. CCXXXII. Sexteriorum Cretensiumin militias divisio. A. d. 1212). Si vedano BORSARI, Il dominio cit., pp. 14-15, n. 17, G. FEDALTO,La Chiesa latina cit., I, pp. 379-380, S. COSENTINO, Aspetti e problemi del feudo veneto-cretese(secc. XIII-XIV), Bologna, Pàtron, 1987 (Quaderni della Rivista di studi bizantini e slavi, 3), pp. 15-17.

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territoriale rappresentata dai sestrieri veneziani. Evidentemente, in applicazionedella clausola, che nella concessione del settembre 1212 affidava ogni decisionein materia di proprietà ecclesiastiche delle chiese greche al duca di Creta e alsuo consiglio, i beni della chiesa sinaitica erano stati o correvano il rischio di es-sere espropriati dai capi e divisores scelti dal duca per i sestrieri tra i patriziveneti nominati nel settembre 1211. Venezia accolse la supplica.

L’exemplum dell’atto, il cui originale portava il sigillo pendente di piombodel doge Ziani ed era stato redatto dal cancelliere ducale, il prete Nicolò Girardo,nel marzo del 1212, è conservato nei libri commemoriali della Repubblica Ve-neta107; una copia, datata per errore all’anno 1220, si trova anche alla c. 1 del ci-tato Codex Sinaiticus 2246108. Si tratta di una lettera di concessione ducaleperpetua con esenzione, che esordisce con la significativa arenga, dai toni soloapparentemente retorici, ma di fatto programmatici di una ben precisa politicacoloniale, Ducalis nostra dignitas, quae suum unicuique ius conservare consue-vit illaesum, tanto erga Jesu Christi famulos placibilior invenitur, quanto obse-quio eius deditos bonis actibus et vita devocius noverit et amplius desudare.Venezia concede e conferma a Simeoni, reverendo in Christo patri, ecclesiaebeatissimae Mariae semper virginis in monte Synai archiepiscopo e ai venera-bilibus … fratribus eiusdem ecclesiae tutte le proprietà, che quella chiesa avevanell’isola di Creta Grecorum tempore; cioè, in termini di diritti legittimanti ildominio, prima che Alessio Angelo il giovane, il figlio dello spodestato impe-ratore Isacco II Angelo, l’avesse concessa nel 1203 a Bonifacio marchese diMonferrato, da cui Venezia l’aveva poi acquistata il 12 agosto del 1204109.

Il quadro del documento è squisitamente giuridico. I beni confermati alla co-munità monastica del Monte Sinai in Creta vengono individuati facendo puntualeriferimento agli elementi atti a identificare la documentazione catastale, che necomprovava la proprietà Grecorum tempore e che doveva essere conservatanell’archivio di quella comunità in Creta: quattro pezze di terra coltivate a vi-

107 Cfr. TAFEL – THOMAS, Urkunden cit., II, pp. 146-150 (doc. CCXXXIII. Concessio Petri ZianiDucis Venetiarum de bonis ecclesiae beati Johannis evangelistae in insula Creta. A. d. 1212, m.Martio) e I Libri commemoriali cit., Tomo II, Libri III-VI (1878, III), pp. 3-4 (doc. 1).

108 La notizia e il numero di collocazione fra i codici greci sono di ΑΜANΤΟΥ, Σύντομος Ιστορίαcit., p. 38. Il codice era già noto a HOFMANN, Lettere pontificie cit., p. 297, n. 1, tramite RABINO, Lemonastère cit., p. 51.

109 Cfr. THAFEL-THOMAS, Urkunden cit., I, pp. 512-515 (doc. CXXIII. Refutatio Crete et de centummilibus yperperorum et pheudo et Thessalica civitate et nonnullis possessionibus, facta per Bonifa-cium marchionem Montisferati in Marco Sanudo et Ravano de Verona, nuntiis et procuratoribus do-mini Henrici Dandulo, Ducis Venetiarum. A. d. 1204, die 12. mensis Augusti). Per la concessionea Bonifacio di Monferrato l’unico a dare notizie precise in merito è ER. BENVENUTI SANGEORGII, Hi-storia Montisferrati, in Rerum Italicarum Scriptores, XXIII, Mediolani 1733, col. 364, che la dicefatta nel luglio 1203 sotto le porte di Costantinopoli, poco dopo che Alessio aveva ricevuto la dedi-zione dell’isola da parte degli ambasciatori cretesi (cfr. COSENTINO, Aspetti cit., p. 13, n. 19 e G. RA-VEGNANI, La conquista veneziana di Creta e la prima organizzazione militare dell’isola, in Veneziae Creta cit., pp. [33-42], p. 33, n. 1, che rilevano entrambi anche l’ipotesi che la concessione possaessere stata fatta in maggio a Corfù); si veda anche G. DEL CARRETTO, Cronica di Monferrato, Au-gustae Taurinorum 1848 (Historiae Patriae Monumenta, Scriptorum, v. III), p. 1141.

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gneto e un terreno da otto moggia di seminativo siti nel χωριό/casale diΣκλαβοβάθεια («in chorio qui dicitur Sclavovathya»); il προάστειον («pra-strum») di Licasti, con una vigna ivi sita che era stata loro donata da Suadinus edal di lui fratello; metà del προάστειον chiamato Vradiarium con due vigne e unacasa in cui stava Nicolaus Straticus, il tutto lasciato loro dallo stesso Nicolaus.Inoltre vengono loro concessi: l’altra metà di quello stesso προάστειον in cambiodi quella rendita annua di tre lire e cinquanta iperperi manuelati, che il monasteroriceveva dalle entrate del κομμέρκιον di Creta («propter illas tres libras et quin-quaginta manitos, quos Graecorum tempore habebatis de comerclo»); il mona-stero di S. Salvatore [di Candia] / του Αγίου Σωτήρος110, con un adiacente terrenodonato loro da Syryt («monasterio sancti Salvatoris de … et parum terre iuxtaeum, quam vobis exhibuit Syryt»); il προάστειον detto Solopulum e una vignaposta nel χωριό detto Ycania, il tutto offerto loro da Giorgio Morosini con uncampo sito nello stesso προάστειον arabile con un paio di buoi in un giorno(«agrum similiter duorum bovum eratium in eodem prastro»); la vigna che fu diMuscatus, e tre pezze di terra coltivate a vigneto, delle quali una sita nel χωριόSconaui e due nel χωριό detto Piscia, vigne date loro dal monaco Leonditus a Re-stis; un’altra pezza di terra coltivata a vigneto sita nello stesso χωριό di Pisciache era stata data loro da Demetrio Enigimanus; una vigna e un mulino offertiloro da Teodoro Yueropulus nel χωριό detto Stratos; quella vigna data loro daMichele Fanti nel χωριό di Αγία Παρασκευή («in Sancto Paraschevi»); una vignanel χωριό di Στεριανό («in chorio Stiriami»)111 data loro dal chierico Catacalus;un agrumeto («zardinum») dato loro da Basilio Darminus e sito fuori del borgodi Candia e del μετόχιo/dipendenza del monastero («extra burgum Candidae etMetocchij»)112; la chiesa di S. Simeone / του Αγίου Συμεών sita nel borgo diCandia; il mulino già di Scolaturius; ventiquattro πάροικοι/coloni («paranchos»),che avevano al tempo dei greci, e oltre a questi altri sei. A questo si aggiunge laconcessione dell’esenzione perpetua da ogni imposta («ab omni angaria et exac-tione») sui suddetti beni nonché dell’esenzione dal pagamento del κομμέρκιον(«sine ullo comerclo») per l’esportazione fuori Creta dei prodotti di quei terreni,e cioè formaggio, rascia e feltro, cera, incenso e olio113. Questi riferimenti alladocumentazione si perderanno poi, come si è già illustrato, nelle bolle pontificie,dove i beni saranno elencati in modo incompleto e molto meno puntuale; anchese, come lascia ben ipotizzare l’iter burocratico di produzione dei privilegi pon-

110 Cfr. ΤΣΙΡΠΑΝΛΗΣ, Ο Ιωάννης Πλουσιαδινός cit., che ipotizza sia la chiesa/monastero τουΧριστού Κεφαλά abitata da monaci sinaiti nel 1320 nella città di Candia; confermato daΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινά μοναστήρια cit., p. 21.

111 Non comparirà nel citato privilegio di Onorio III del 1217 ma solo nelle concessioni del1226.

112 BORSARI, Il dominio cit., p. 14, n. 17 separa i due genitivi ed interpreta il secondo come unnominativo plurale, aggiungendo all’elenco un generico “dei μετόχια” che non convince, non fos-s’altro che per l’estrema puntualità descrittiva degli altri elementi in elenco, espressi all’accusativo.

113 L’elenco delle proprietà sianiatiche in Creta è parzialmente commentato in BORSARI, Il do-minio cit., pp. 14-15, n. 17, e p. 117, che lo riprende da TAFEL – THOMAS, Urkunden cit., II, n. 233,pp. 146-150.

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tifici114, il testo o uno degli allegati della supplica inviata dai sinaiti a Roma neconteneva un elenco certamente puntuale.

La politica di Venezia sembra quindi tesa al mantenimento dello status quo,comprando per così dire il consenso dei monaci greci per consolidare il controlloveneziano del territorio. Ma questa linea d’indirizzo non trovò efficacia nelleazioni dell’arcivescovo latino di Creta e del governo veneziano dell’isola. Nonfosse altro che la sanctio per chi avesse osato contravvenire alla solenne conces-sione ducale con tanto di bolla di piombo era quanto mai aleatoria: sciat se no-stram malivolentiam incursurum et de suo excessu graviter puniendum; quindinessuna sanzione né in rebus materialibus né in rebus immaterialibus precisa-mente stabilita con la promulgazione dell’atto.

La concessione del doge del 1212 non ebbe infatti l’efficacia sperata dai mo-naci, se il vescovo Simeone del Monte Sinai, al tempo residente a Creta, si ri-volse al doge di Venezia e al papa di Roma per ottenere protezione. Il doge PietroZiani, probabilmente nel 1214, scrisse al duca di Creta115 e all’arcivescovo diCreta Giacomo Viadro116 perorando la causa sinaitica; in un momento peraltropoliticamente cruciale, quando era ancora il Romania la legazione del cardinalPelagio, che doveva preparare il terreno al quarto concilio lateranense durante ilquale Innocenzo III avrebbe poi promosso la crociata. Ma ciò non fu sufficiente,se nel 1217 lo stesso vescovo Simeone inviò a Onorio III i suoi procuratori conlettere credenziali del vescovo latino di Milopotamo, dichiarando di aver subitoiacturam et lesionem dall’arcivescovo latino di Creta, come si evince dalla letteracon cui nel 1217, 7 luglio, papa Onorio III raccomanda la protezione dei monacial duca117 e ai baroni di Creta invitandoli a indurre la restituzione del mal tolto118,ammonendo contestualmente, il 15 luglio, l’arcivescovo latino di Creta a chenon molestasse più i monaci del Monte Sinai, ai quali aveva distrutto una dipen-denza e imponeva le decime sulle elemosine che ricevevano119. Poco dopo, il 6

114 Cfr. VON HECKEL, Beiträge cit., su cui, tra l’altro, si basa FRENZ, I documenti cit., pp. 71-91.115 Il nuovo duca Paolo Querini è nominato quello stesso anno e prende il posto di Giacomo Tie-

polo; cfr. BORSARI, Il dominio cit., p. 127.116 Per la lettera non datata all’arcivescovo (ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie

cit., p. 13), che da notizia anche dell’altra al duca, si veda SCAFFINI, Notizie cit., Appendice, doc. X(non datato, p. 10) e HOFMANN, Documenta inedita cit., doc. I, pp. 417-419 che la data a prima delmarzo 1212, considerandola cioè un antefatto alla bolla di concessione ducale del marzo 1212.BORSARI, Il dominio cit., p. 118, la data al 1217 e la considera una conseguenza dell’intervento pa-pale su Venezia in favore dei sinaiti. Si accoglie invece qui la datazione tra l’estate del 1212 e il1215 (probabilmente 1214) proposta da Fedalto (1973 e 1981), in FEDALTO, La Chiesa latina cit.,p. 384.

117 Il nuovo duca Guido Michiel è nominato quello stesso anno e prende il posto di Paolo Que-rini; cfr. BORSARI, Il dominio cit., p. 127.

118 Si veda la lettera papale pubblicata come doc. 1 in appendice a HOFMANN, Lettere pontificiecit., p. 298 (ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie cit., p. 10), già in SCAFFINI, Notiziecit., Appendice, doc. XI (pp. 10-11), ma con data errata (1216, 9 luglio).

119 Si veda la lettera papale pubblicata come doc. 2 in appendice a HOFMANN, Lettere pontificiecit., p. 299 (ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie cit., p. 10), già in SCAFFINI, Notiziecit., Appendice, doc. XII (pp. 11-12), ma con data errata (1216, 10 luglio).

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agosto 1217, lo stesso papa emise la prima lettera di protezione papale con esen-zione in favore dei monaci del Siani, quella rinnovata nel 1274 da Gregorio X,e di cui si pubblica qui l’originale.

Molti furono gli interventi, di papi e di dogi, che seguirono in favore dei mo-naci e di quelle proprietà sinaitiche in Creta, a dimostrazione, par chiaro, chequelle proprietà fossero più nominali che reali, se nella realtà dei fatti i monacisembravano vivere nell’indigenza dovuta all’incapacità di riscuotere le renditedei loro beni nel completo disinteresse, pare, delle autorità locali veneziane, e siaffidavano per vivere alle elemosine su cui l’arcivescovo di Creta esigeva la de-cima nonostante i reiterati divieti papali120.

Non sarà inutile fornire qui un catalogo di quei documenti veneti e pontificiriguardanti i benefici sinaitici sull’isola di Creta e datati tra 1222 e 1232, che, in-sieme ai documenti già pubblicati da Tafel e Thomas (1856) e Tautu (1950) pergli anni 1212-1217, meriterebbero una nuova edizione critica commentata, anchesolo per il fatto che le edizioni di Scaffini (1907) e Hofmann (1927, 1930, 1951e 1952) furono spesso fuorvianti per i lavori di Borsari (1963) e di Fedalto (1973e 1981): 1222, agosto 26, Onorio III esonera i monaci, tra l’altro, da esazionisecolari121; 1222, 3 settembre, Onorio III raccomanda all’arcivescovo latino diCreta di proteggere le immunità dei monaci sinaniti desistendo dall’imposizionedelle decime122; 1223, 4 dicembre, Onorio III esonera i monaci dal pagamentodelle decime per i beni del monastero123; 1223, dicembre 4, Onorio III ingiungeall’arcivescovo di Creta di desistere dal recare danni e dall’ingiuriare i monacisinaiti, diversamente avrebbe incaricato i vescovi latini di Ario e Milopotamo,munitione premissa, sublato appellationis obstaculo, di procedere auctoritatenostra124; 1224, 16 maggio, Onorio III cassa inique sentenze di scomunicaemesse contro i monaci sinaiti da vescovi latini perché non avevano pagato le de-cime, e impone all’arcivescovo di Creta di desistere dal vessare i monaci125;1224, novembre/dicembre, Onorio III, dolendosi che i non cristiani (gli arabi)

120 Si veda FEDALTO, La Chiesa latina cit., pp. 385-387.121 Cfr. ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie cit., ff. 5v-6 (come citato in FEDALTO,

La Chiesa latina cit., p. 385, n. 35, invece di n. 34 come indicato per un errore di stampa, come pureb. 13 invece di 10).

122 Si veda HOFMANN, Documenta inedita cit., doc. II (p. 419, da ASV, Duca di Candia – Attiantichi, B. 10, Copie cit.), ma con data male interpretata (1222, 5 settembre / III nonas septembris),già in SCAFFINI, Notizie cit., Appendice, doc. XV (p. 13), con data correttamente interpretata (1222,2 settembre / IIII nonas septembris) ma basata su lettura errata (IIII nonas septembris invece di IIInonas septembris) ripresa anche da FEDALTO, La Chiesa latina cit., p. 385. BORSARI, Il dominiocit., p. 118 data al 21 settembre 1222, pur rimandando nella n. 46 (p. 119) sempre a SCAFFINI,Notizie cit., Appendice, doc. XV (p. 13).

123 Si vedano HOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 2 (p. 244) e Acta Honorii III cit., n. 122 (p.165).

124 Si veda SCAFFINI, Notizie cit., doc. XIX (pp. 15-16), come citato in BORSARI, Il dominio cit.,p. 119, n. 47 e FEDALTO, La Chiesa latina cit., p. 385, n. 37.

125 Si vedano HOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 3 (p. 245) e Acta Honorii III cit., n. 124 (p.167): Reg. Vat. 12, f. 201v (ep. 479). Già in SCAFFINI, Notizie cit., Appendice, doc. XVII (p. 14), macon data errata (1223, 3 maggio / III mai invece di XVII kal. iunii).

263L’originale del privilegio Religiosam vitam di papa Gregorio X

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proteggano i beni sinaitici più dei cristiani, delega i vescovi latini cretesi di Arioe di Milopotamo a riprendere il già ammonito arcivescovo che non proteggevai beni dei monaci del Monte Siani126; 1225, 20 gennaio, Onorio III intervienenuovamente a favore dei monaci127; 1225, 25 aprile, Onorio III ordina al patriarcalatino di Costantinopoli, allora a Creta, e ai vescovi latini di Ario e Milopotamodi punire con censure canoniche quelli che avevano recato abusi ai monaci delMonte Sinai128; 1225, 25 dicembre, Onorio III accoglie le suppliche del vescovoe del capitolo del Monte Sinai presentate dai vescovi latini di Ario e Milopotamocontro l’arcivescovo, il suo capitolo e altri della diocesi di Creta129; 1226, 3 gen-naio, Onorio III, in occasione di un terremoto che aveva rovinato una loro chiesa,intervenne presso il doge e i veneziani perché erogassero sussidi per la ripara-zione, dal momento che i monaci versavano nella povertà130; 1226, gennaio,Onorio III esorta il doge e i veneziani ad aiutare i monaci del Monte Sinai cheversavano nell’indigenza131; 1226, 7 gennaio, Onorio III raccomanda al duca diCreta il vescovo e i monaci del Monte Sinai132; 1226, 12 gennaio, pochi giorniprima del rinnovo del privilegio ai monaci del Sinai (20 gennaio)133, Onorio IIIraccomanda al vescovo di Ierapetra il rispetto dei beni del Monte Sinai e di nonpermettere che i monaci fossero molestati dal capitolo cretese134. Le cose nonmigliorarono neppure con il pontificato di Gregorio IX (1227-1241), nonostantela forte presa di posizione di questo papa contro l’arcivescovo di Creta, in par-ticolare nella lettera scritta mel 1232, 25 dicembre, al vescovo di Ierapetra, alpriore di S. Maria dei Crociferi di Creta e a un non ben identificato arcidiacono,

126 Si veda HOFMANN, Documenta inedita cit., doc. III (p. 420, da ASV, Duca di Candia – Attiantichi, B. 10, Copie cit.).

127 Si veda SCAFFINI, Notizie cit., Appendice, doc. XXIV (pp. 18-19), come citato in FEDALTO,La Chiesa latina cit., p. 386, n. 40.

128 Si veda la lettera papale pubblicata come doc. 3 in appendice a HOFMANN, Lettere pontificiecit., p. 300 (ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie cit., p. 11).

129 Si veda HOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 4 (p. 246), già in SCAFFINI, Notizie cit., Appen-dice, doc. XXII (pp. 16-17) ma con data errata (1224, 24 dicembre, leggendo VIIII Kalendas janua-rii invece VIII kal. ian.). FEDALTO, La Chiesa latina cit., p. 386, n. 41, data 24 dicembre 1225citando Scaffini.

130 Si veda ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie cit., ff. 4v-5 (come citato in FE-DALTO, La Chiesa latina cit., p. 386, n. 44).

131 Si veda HOFMANN, Documenta inedita cit., doc. IV (p. 421), che si basa su ASV, Duca diCandia – Atti antichi, B. 10, Copie cit.; già in SCAFFINI, Notizie cit., Appendice, doc. XXIII (pp. 17-18), ma con data errata (1225, 6 gennaio). BORSARI, Il dominio cit., p. 119, n. 52, sottolinea come«Il testo edito dallo Scaffini riporta Datum Reatini (sic) VI ianuarii, pontificatus nostri anno decimo.È certo quindi che la lettera è del gennaio 1226, ma il giorno non è certo il 6. È possibile che si debbaleggere VI id. ian., cioè l’8 gennaio, per cui la lettera al doge sarebbe di un giorno posteriore aquella al duca di Creta» citata alla nota che qui segue.

132 Si veda la lettera papale pubblicata come doc. 4 in appendice a HOFMANN, Lettere pontificiecit., p. 301 (ASV, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Copie cit., p. 9); già in SCAFFINI, Notiziecit., Appendice, doc. XXV (p. 19), ma con data errata (1225, gennaio).

133 Date errate in SCAFFINI, Notizie cit., Appendice, doc. XXIV (pp. 18-19: 1225, 20 gennaio)e in HOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 6 (p. 247-248: 1226, 12 gennaio).

134 Si veda HOFMANN, Sinai und Rom cit., doc. 5 (pp. 246-247).

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chiedendo ragione delle nefandezze che gli erano state riferite riguardo all’ope-rato di quell’arcivescovo135. Anche qui la connessione con la congiuntura inter-nazionale, pur non essendo perfettamente evidente, è quanto meno peculiare sesi pensa al fatto che nello stesso 1232 il patriarca Germano II di Nicea aveva incorso una corrispondenza con papa Gregorio IX relativamente alla possibilità diunione delle loro chiese136.

Comunque il monastero del Sinai conservò la proprietà dei propri beni cretesianche in questo travagliato periodo di incerta transizione istituzionale; forse nonstigmatizzabile unicamente, come sembra suggerire Fedalto (1973 e 1981), nelleresponsabilità dell’arcivescovo latino Giacomo Viadro, che avrebbe portato lavita dei monaci alla soglia dell’estrema indigenza137. Più avanti infatti, nel corsodel secolo XIII, resta pienamente dimostrata la proprietà reale dei beni cretesi deiSinaiti, come mostra la documentazione citata da Borsari (1963), che prendetutto il suo valore però solo se vien messa in relazione ai beni, di cui alla con-cessione ducale del 1212 e di cui al privilegio di Onorio III del 1217 rinnovatoda Gregorio X nel 1274. Nel Catasticum ecclesiarum et monasteriorum la regi-strazione «Vradiari, quod tenent Sinaiti» datata 1268, 3 giugno138, ci riconducea quel προάστειον chiamato Vradiarium della concessione del 1212. Ancora indata 1280, 8 ottobre, quando Giorgio, economo delegato all’amministrazionedei beni di Candia dei monaci del Sinai, affittò a Niceforo Condoyorghi per cin-que anni tutta la terra e la vigna che il monastero aveva in «Sclavovathia», il ri-ferimento va cercato nelle quattro pezze di terra coltivate a vigneto e nel terrenoda otto moggia di seminativo siti nel χωριό/casale di Σκλαβοβάθεια della con-cessione del 1212; di cui quest’ulteriore testimonianza offre i dati per quantifi-carne la rendita: l’affitto della terra valeva venticinque misure cretesi di frumentoda corrispondersi ogni anno al tempo del raccolto, mentre per la vigna si dovevadare la metà «tocius musti» e il «fructum super patitirium». Lo stesso economoGiorgio nel 1281, 12 febbraio, affittò per dieci anni a Viviano de Plovan abitantenel casale «Sylopulo» due mulini, uno sito nel casale «Machrantico» e uno nelluogo detto San Nicola per otto iperperi al mese, impegnadosi a macinare per imonaci senza spese fino a settantotto some di frumento all’anno oltre a due pitemensili; questi mulini trovano riscontro in quello del χωριό chiamatoΜακρυτοίχος e in uno di quelli del χωριό chiamato Άγιος Νικόλαος presenti nelprivilegio di Onorio III del 1217 e nel suo rinnovo concesso da Gregorio X nel1274139. Un’altra registrazione del citato Catasticum ecclesiarum et monasterio-

135 Si vedano Acta Gregorii IX cit., pp. 255-256 e Les registres de Grégoire IX. Recueil des bul-les de ce pape…, ed. L. AUVRAY, 4 voll., Paris 1896-1955, n. 1013.

136 Si veda SETTON, The Papacy and the Levant, cit. I, p. 58, n. 59, che si basa su AUVRAY, Re-sistres de Grégoire IX cit., I, nos. 803-4, cols. 502-503 e nos. 849, 1316.

137 Cfr. FEDALTO, La chiesa latina cit., pp. 384-387.138 Cfr. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ms. Marc. lat. cl. IX, n.179 (3284), f. 5v.139 Cfr. Leonardo Marcello notaio in Candia 1278-1281, a c. di M. Chiaudano e A. Lombardo,

Venezia, Il Comitato Editore, 1960 (Fonti per la storia di Venezia. Sez. III. Archivi notarili), doc.271 (pp. 97-98) e 465 (pp. 159-160).

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rum (ff. 35r-36r) si riferisce ad una chiesa dedicata a Cristo, sita nei borghi nuovidi Candia, che Borsari (1963) vedeva come una nuova acquisizione, ma che po-trebbe ben essere la chiesa di S. Salvatore (του Αγίου Σωτήρος) della conces-sione ducale del 1212 e dei privilegi papali del 1217 e 1274, che Tsirpanlis(1964) e Tsoungarakis (1996)140 riconoscono come la chiesa e monastero τουΧριστού Κεφαλά abitata da monaci sinaiti nel 1320 nella città di Candia. Il Ca-tasticum scrive infatti che fu concessa «per dominacionem Veneciarum» ai Si-naiti, i quali per essa avevano «cartam in litteris graecis et latinis a domino papaet a Comuni Veneciarum», e queste citazioni di documenti si possono ben rav-visare alle concessioni degli anni 1212, 1217 e 1274 di cui si viene qui scri-vendo.

A conferma del non diminuito prestigio della Comunità monastica del Sinaiagli occhi della Creta veneziana ellenofona e ortodossa del Duecento, viene ilfatto che gli stretti rapporti dei monaci sinaiti con l’autorità religiosa e politicalatina, come ben evidenzia Borsari (1963)141 «non indebolirono l’influenza cheil Monastero del Sinai esercitava sulla popolazione greca: ad esso anzi era par-ticolarmente legato Alessio Kalergis, che alla sua morte si fece seppellire in unasua dipendenza cretese come narra il Trivan: Morse il Calergi, al quale fu fattoun onorifico e distinto funerale, fu sepolto nella sua Cappella nel Monastero diS. Caterina del Monte Sinai)142. Il ricordo del Kalergis rimase vivo tra i Sinaiti,che probabilmente scrissero su di lui delle narrazioni, che poi confluirono nellepiù tarde cronache veneziane; il Trivan descrive infatti i funerali del Kalergis ri-ferendosi a quanto dicono i loro antichi di detto Monasterio143».

Va sottolineato infine il fatto che il rinnovo del privilegio concesso da Gre-gorio X, subito dopo la chiusura del concilio di Lione, trova anch’esso un rap-porto con una lettera ducale in favore dei monaci del Monte Sinai, quella diLorenzo Tiepolo (1268-1275) datata 1273, 15 luglio, e diretta al duca di CretaMarino Zeno e ai consiglieri; fatto che fece ipotizzare a Hofmann (1951) che idelegati sinaiti che ottennero a Venezia quel privilegio dogale siano stati glistessi che si sarebbero recati poi da unionisti al concilio di Lione II nel 1274144.

140 Si vedano ΤΣΙΡΠΑΝΛΗΣ, Ο Ιωάννης Πλουσιαδινός cit. e ΤΣΟΥΓΚΑΡΑΚΗΣ, Βυζαντινάμοναστήρια cit., p. 21.

141 Cfr. BORSARI, Il dominio cit., p. 121, nn. 59 e 60.142 Per questo passo si veda ANTONIO TRIVAN, Racconto di varie cose successe nel Regno di

Candia (ms. Marc. it. cl. VII, n. 525), f. 16r; per la versione greca E. GERLAND, Histoire de la no-blesse Crétoise au moyen-âge, in «Révue de l’Orient Latin», XI (1907), doc. XII, p. 65. Il Trivanè un cronista molto tardo, che scrisse dopo la conquista turca di Creta, ma le informazioni e notizieche dà sul Kalergis sono, nel loro nucleo essenziale, sostanzialmente attendibili, in quanto sembranorimontare alle tradizioni raccolte e conservate nel monastero cretese dei monaci sinaiti; cfr. E. GER-LAND, Histoire de la noblesse Crétoise au moyen-âge, in «Révue de l’Orient Latin», X (1906), pp.187-189.

143 Per questo passo si veda TRIVAN, Racconto di varie cose cit.; per la versione greca GERLAND,Histoire de la noblesse cit., con la n. 5.

144 Si veda HOFMANN, Lettere pontificie cit., pp. 288-289, che dà la segnatura del documentocome Venezia, Archivio di Stato, Duca di Candia – Atti antichi, B. 10, Actorum n. 1, QuadernoCopie cit., p. 13; lo stesso che pubblicherà poi in HOFMANN, Documenta inedita cit., doc. V, p. 422.

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Il quadro internazionale è quello ben noto della politica papale per la Terrasantastudiato da Purcell (1975) e Schein (1991)145; e la documentazione venezianaoggi disponibile sui beni sinaitici in Creta, pur essendo poverissima a confrontodi quella del papato di Onorio III, illuminata da quest’ultima, non sembra cam-biare le linee interpretative di fondo testè individuate per il periodo 1212-1232.

In conclusione, sembra si possa affermare che, nel corso del secolo XIII, du-rante il difficile passaggio dall’amministrazione costantinopolitana a quella ve-neziana di Creta, i monaci sinaiti siano riusciti a difendere i loro beni sull’isolagrazie alla protezione dai papi di Roma, che cercavano il loro appoggio ad ogninuovo progetto di crociata nell’Oltremare e di unione tra le chiese latina e greca;e grazie alla protezione dei dogi di Venezia, che li vedevano come un elementodi pacificazione sociale nella Creta greco-latina.

145 Si vedano M. PURCELL, Papal crusading policy: the chief instruments of papal crusading po-licy and Crusade to the Holy Land from the final loss of Jerusalem to the Fall of Acre (1244-1291),Leiden, Brill, 1975 (Studies in the history of Christian thought, 11) e S. SCHEIN, Fideles crucis: thePapacy, the West and the recovery of the Holy Land (1274-1314), Oxford, Clarendon Press, 1991.

* Le immagini, realizzate con pellicola a colori da Agamemnon Tselikas nel 2001, sono stateacquisite ed elaborate digitalmente da Enrico Para nel 2005 nel Laboratorio fotografico del Dipar-timento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Ateneo di Bologna; che quientrambi ringrazio.

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TAVOLE FUORI TESTO 1-13con riproduzioni in fac-simile del documento*

RECTO DELLA PERGAMENA (TAVOLE 2-3 E 6-7)2 e 6. Inquadrature rispettivamente della parte superiore e di quella inferioredella metà sinistra della pergamena: Il Cairo, Archivio della Dipendenzadel Monastero di Santa Caterina del Sinai, Cassaforte, perg. non numerata(mm. 285 x 680 circa).3 e 7. Inquadrature rispettivamente della parte superiore e di quella inferioredella metà destra della pergamena: Monastero di Santa Caterina del Sinai,Archivio, Armadio, perg. n. n. (mm. 285 x 680 ca.).

VERSO DELLA PERGAMENA (TAVOLE 1-5 E 4-8)1 e 5. Inquadrature rispettivamente della parte superiore e di quella inferioredella metà sinistra della pergamena: Il Cairo, Archivio della Dipendenzadel Monastero di Santa Caterina del Sinai, Cassaforte, perg. non numerata(mm. 285 x 680 circa).4 e 8. Inquadrature rispettivamente della parte superiore e di quella inferioredella metà destra della pergamena: Monastero di Santa Caterina del Sinai,Archivio, Armadio, perg. n. n. (mm. 285 x 680 ca.).

PARTICOLARI: NOTE DORSALI E ATTERGATI PROPRI (TAVOLE 9-13)9. Nota dorsale in latino e due attergati propri in arabo (particolare ingran-dito della Tav. 1).10. Nota dorsale in latino (particolare ingrandito della Tav. 4).11. Due attergati propri in arabo (particolare ingrandito della Tav. 5 ruotatadi 180°).12. Attergato proprio in arabo (particolare ingrandito della Tav. 5 ruotatadi 90° a sinistra).13. Attergato proprio in arabo (particolare ingrandito della Tav. 8 ruotatadi 180°).

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Andrea Nanetti, Fig. 1 (per le didascalie vedi pp. 267-268).

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Andrea Nanetti, Fig. 2.

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Andrea Nanetti, Fig. 3.

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Andrea Nanetti, Fig. 4.

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Andrea Nanetti, Fig. 5.

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Andrea Nanetti, Fig. 6.

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Andrea Nanetti, Fig. 7.

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Andrea Nanetti, Fig. 8.

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Andrea Nanetti, Figg. 9-13.