A metà della notte si levò un grido: «Ecco lo Sposo, … l'intruso del mondo, intriso dal grasso...

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Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello Anno XIII - n. 636 - 20 gennaio 2013 - Seconda Domenica Tempo Ordinario A metà della notte si levò un grido: «Ecco lo Sposo, andategli incontro» Nella festa dell’Epifania del Signore la chiesa indivisa celebrava insieme la manifestazione di Gesù ai Magi, cioè alle genti, la manifestazione di Gesù al popolo di Israele avvenuta nel Battesimo e la manifestazione di Gesù ai suoi discepoli avvenuta a Cana. Quest’anno la liturgia ci fa contemplare questi tre misteri nell’Epifania e nelle due domeniche successive: per questo, prima di iniziare l’ascolto continuato della buona notizia nel vangelo secondo Luca, oggi sostiamo su una pagina del quarto vangelo, «l’inizio dei segni operati da Gesù» nell’episodio svoltosi a Cana di Galilea. Secondo il quarto vangelo, il vangelo «altro» rispetto ai sinottici, l’attività pubblica di Gesù incomincia con un «segno», un’azione che, a una lettura superficiale, può apparire strana. A Cana, oscura borgata della Galilea, è in corso una festa di nozze - che secondo l’usanza del tempo durava per più giorni - alla quale è presente la madre di Gesù. Più tardi vi giunge anche Gesù con i suoi discepoli. Ma chi sono gli sposi? Perché di loro non si dice nulla? Perché non intervengono? Questo strano silenzio è per noi un invito a comprendere in profondità il racconto: si tratta di decodificare un messaggio esposto in un linguaggio simbolico. Ebbene, nel corso di questo matrimonio viene a mancare il vino, e ciò minaccia gravemente la gioia conviviale. La madre di Gesù si rivolge dunque a lui dicendogli: «Non hanno più vino». Essa non chiede nulla, non impone al figlio ciò che egli deve fare; gli espone semplicemente la situazione, rispettando pienamente la sua libertà e rimettendosi alla sua iniziativa. Gesù reagisce in modo duro, sembra addirittura non riconoscere il legame di sangue presente tra sé e la madre. La chiama: «donna», come se fosse per lui una sconosciuta, e prende da essa le distanze affermando: «Che c’è fra me e te?». Ma queste parole acquistano un significato diverso per chi ricorda che, al momento di intraprendere la sua missione, Gesù aveva lasciato la casa e la madre, formando con i suoi discepoli una nuova famiglia (cf. Mc 3,20-21.31-35). Poi Gesù aggiunge: «La mia ora non è ancora venuta», parola enigmatica, anticipazione di un altro tempo che verrà, della sua «ora» (cf. Gv 12,23; 13,1; 17,1): quella in cui attraverso la sua morte e resurrezione saranno celebrate le nozze definitive tra Gesù, lo Sposo, e l’umanità intera, la Sposa. Dal giorno delle nozze di Cana Gesù incomincia ad andare verso tale ora, e dà inizio al suo cammino con un preciso segno. Sua madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà», mostrandosi totalmente obbediente al Figlio e chiedendo che la sua parola sia ascoltata e realizzata: e subito l’acqua presente in alcune anfore per un rituale di purificazione si muta in vino abbondante.

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Parrocchia Santa Maria Domenica Mazzarello

Anno XIII - n. 636 - 20 gennaio 2013 - Seconda Domenica Tempo Ordinario

A metà della notte si levò un grido:

«Ecco lo Sposo, andategli incontro»

Nella festa dell’Epifania del Signore la chiesa indivisa celebrava insieme la

manifestazione di Gesù ai Magi, cioè alle genti, la manifestazione di Gesù al popolo di

Israele avvenuta nel Battesimo e la manifestazione di Gesù ai suoi discepoli avvenuta

a Cana. Quest’anno la liturgia ci fa contemplare questi tre misteri nell’Epifania e nelle

due domeniche successive: per questo, prima di iniziare l’ascolto continuato della

buona notizia nel vangelo secondo Luca, oggi sostiamo su una pagina del quarto

vangelo, «l’inizio dei segni operati da Gesù» nell’episodio svoltosi a Cana di Galilea.

Secondo il quarto vangelo, il vangelo «altro» rispetto ai sinottici, l’attività pubblica di

Gesù incomincia con un «segno», un’azione che, a una lettura superficiale, può

apparire strana. A Cana, oscura borgata della Galilea, è in corso una festa di nozze -

che secondo l’usanza del tempo durava per più giorni - alla quale è presente la madre

di Gesù. Più tardi vi giunge anche Gesù con i suoi discepoli. Ma chi sono gli sposi?

Perché di loro non si dice nulla? Perché non intervengono?

Questo strano silenzio è per noi un invito a comprendere in profondità il racconto:

si tratta di decodificare un messaggio esposto in un linguaggio simbolico. Ebbene, nel

corso di questo matrimonio viene a mancare il vino, e ciò minaccia gravemente la gioia

conviviale. La madre di Gesù si rivolge dunque a lui dicendogli: «Non hanno più

vino». Essa non chiede nulla, non impone al figlio ciò che egli deve fare; gli espone

semplicemente la situazione, rispettando pienamente la sua libertà e rimettendosi

alla sua iniziativa. Gesù reagisce in modo duro, sembra addirittura non riconoscere il

legame di sangue presente tra sé e la madre. La chiama: «donna», come se fosse per lui

una sconosciuta, e prende da essa le distanze affermando: «Che c’è fra me e te?».

Ma queste parole acquistano un significato diverso per chi ricorda che, al momento di

intraprendere la sua missione, Gesù aveva lasciato la casa e la madre, formando con i

suoi discepoli una nuova famiglia (cf. Mc 3,20-21.31-35). Poi Gesù aggiunge: «La mia

ora non è ancora venuta», parola enigmatica, anticipazione di un altro tempo che

verrà, della sua «ora» (cf. Gv 12,23; 13,1; 17,1): quella in cui attraverso la sua morte

e resurrezione saranno celebrate le nozze definitive tra Gesù, lo Sposo, e

l’umanità intera, la Sposa. Dal giorno delle nozze di Cana Gesù incomincia ad

andare verso tale ora, e dà inizio al suo cammino con un preciso segno. Sua madre

dice ai servi: «Fate quello che vi dirà», mostrandosi totalmente obbediente al Figlio e

chiedendo che la sua parola sia ascoltata e realizzata: e subito l’acqua presente in

alcune anfore per un rituale di purificazione si muta in vino abbondante.

E allora è possibile la festa piena, l’inizio del tempo del fidanzamento tra Gesù e la

sua comunità, sua sposa (cf. 2Cor 11,2; Ef 5,31-33), profezia delle sue nozze con tutta

l’umanità. Per questo l’evangelista commenta che con quel suo primo segno «Gesù

manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui»: le vere nozze qui

celebrate sono quelle tra Cristo e la sua chiesa, attraverso il vino abbondante del

Regno di Dio, delle nozze messianiche (cf. Is 25,6).

Non a caso, subito dopo questo evento Giovanni il Battezzatore potrà definirsi «l’amico

dello Sposo» (Gv 3,29) ormai venuto; anzi, ascoltando la voce dello Sposo che parla

alla sposa, cioè alla comunità dei discepoli ormai passati dallo stesso Giovanni a Gesù,

egli trasalirà di una gioia inesprimibile. Gesù è lo sposo messianico, venuto a celebrare

le nozze con la sua comunità, con quelli che, aderendo a lui con tutta la loro vita,

cercano di essere la sposa che Dio da sempre cerca e ama: ma noi cristiani abbiamo

ancora la consapevolezza di essere la comunità–sposa di Gesù Cristo? Comprendiamo

ancora che ogni domenica nella liturgia eucaristica siamo invitati a celebrare la

nostra alleanza eterna con il Signore, comunicando al vino buono e abbondante del

Regno, in attesa della sua venuta nella gloria (cf. Ap 22,17-20)?

Enzo Bianchi, Priore di Bose

«OGGI SI COMPIE PER VOI LA SCRITTURA»

Il vangelo festivo Anno C

"L'intruso" di ERRI DE LUCA

Camminava sull'acqua, riempiva le reti,

i pescatori lasciavano il mestiere per seguirlo.

A una festa di nozze mancò il vino e provvide,

litri a centinaia,

un colpo da maestro di vendemmie,

acqua in vasi di pietra si girava in vino.

È migliore, dissero i commensali,

sì, è migliore il vino che non costa premiture,

il pane fatto senza grano e forno,

il pesce che da solo salta in barca:

scatenava il gratis che appartiene alla grazia,

passionale e guappa.

Veniva da un battesimo in acque di Giordano,

morì poco lontano sopra una trave a T

e quando un ferro gli trafisse il fianco

spiccò acqua con sangue, come breccia di parto,

morì come sorgente.

Ecco l'intruso del mondo, intriso dal grasso di tutte le colpe,

messo a sbiadire pallido di freddo in un aprile o addirittura un marzo,

oltre ottocento metri sul livello del mare mai toccato.

Un gargarismo d'acque in fondo a un pozzo asciutto,

uno scatarro nella tubatura delle arterie: così scroscia la sua resurrezione.

Le Nozze di Cana, affresco di Giotto

nella Cappella degli Scrovegni di Padova.

Settimana di preghiera per l’UNITÀ DEI CRISTIANI

18-25 gennaio 2013

«Quel che il Signore esige da noi» (Michea 6,6-8) La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei

cristiani, nell’emisfero nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre

Paul Wattson, perché compresa tra la festa della CATTEDRA DI SAN PIETRO e quella della

CONVERSIONE DI SAN PAOLO; assume quindi un significato simbolico.

Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a riflettere

sull’importantissimo e ben noto testo del profeta MICHEA: “Quale offerta porteremo al

Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di

montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per

ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini que l

che è bene quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con

umiltà davanti al nostro Dio” (6, 6-8).

Il libro del profeta MICHEA esorta il popolo a camminare in pellegrinaggio: “Saliamo sulla

montagna del Signore, ed Egli ci insegnerà quel che dobbiamo fare e noi impareremo

come comportarci”. Di grande rilievo, dunque, è la sua chiamata: “camminare in

questo pellegrinaggio, a condividere nella giustizia e nella pace, ove troviamo la vera

salvezza”. È verità indiscutibile che la giustizia e la pace - ricorda il profeta -,

costituiscono una forte e salda alleanza fra Dio e l’umanità, attraverso cui si crea una

società costruita sulla dignità, sull’uguaglianza, sulla fraternità. È poi incontestabile che

la vera fede in Dio è inseparabile dalla santità personale, come anche dalla ricerca

della giustizia sociale. Al tempo della predicazione del profeta MICHEA il popolo di Dio

doveva affrontare l’oppressione e l’ingiustizia di coloro che intendevano negare la

dignità e i diritti dei poveri. Lo sfruttamento dei poveri era - ed è - un fatto reale. In

modo simile, oggi, il razzismo e il nazionalismo, pongono severe sfide alla pace dei

popoli, e in tanti paesi; altre caste, con diversi nomi, negano l’importanza del dialogo e

della conversazione, la libertà nel parlare e

nell’ascoltare. Noi, come seguaci del “Dio della vita

e della pace”, del “Sole della giustizia”, secondo

alcune espressioni della liturgia dell’Oriente

Ortodosso, dobbiamo camminare nel sentiero della

giustizia, della misericordia e dell’umiltà. GIOVANNI

PAOLO II ha affermato che “qualsiasi espressione di

pregiudizio, basata sulle caste, in relazione ai

cristiani, è una contro-testimonianza dell’autentica

solidarietà umana, una minaccia alla genuina

spiritualità e un serio ostacolo alla missione di

evangelizzazione della Chiesa”. Mentre il Papa

BENEDETTO XVI proclama così: “Anche se nel mondo il

male sembra sempre prevalere sul bene”, a vincere alla fine è “l’amore e non l’odio”,

perché “più forte è il Signore, il nostro vero re e sacerdote Cristo, e nonostante tutte le

cose che ci fanno dubitare sull’esito positivo della storia, vince Cristo e vince il bene".

La celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è un vero e forte

segno di amore e di speranza, di aiuto spirituale e morale, e l’unità dei cristiani sarà un

dono dello Spirito Santo.

Ogni uomo è “icona di Dio”

SAN PAOLO afferma: “Con il battesimo, infatti siete stati uniti a Cristo e siete stati rivestiti di

Lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere Ebreo o pagano,

schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo, tutti voi siete diventati un

solo uomo” (Gal 3, 28). Amore e giustizia si incontrano e conducono alla salvezza,

hanno la stessa origine e conducono alla vita eterna. Il monaco EFREM IL SIRO, grande

asceta dell’Oriente Ortodosso ed eccellente scrittore di preghiere mistiche, sottolinea:

“Se amerai la pace trapasserai il grande mare della vita con serenità. Se amerai la

giustizia troverai la vita eterna”, prospettiva che ci fa comprendere che la pace e

l’unità sono piene solo se si fondano nella giustizia: “Beati quelli che hanno fame e sete

della giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5, 6).

da un articolo di MONS. MANSUETO BIANCHI

Presidente Commissione per l’Ecumenismo della CEI

Ultimissime dal Burkina Faso..

Ci scrive Don Alphonse Kabore, il sacerdote del Burkina Faso con cui siamo gemellati,

da alcuni anni. Molte famiglie della nostra parrocchia contribuiscono alle sue opere

missionarie, in particolare al CENTRO DI FORMAZIONE PER CATECHISTI, e al sostegno di

alcune famiglie della sua Comunità tramite il sistema delle adozioni. Le informazioni che

Don Alphonse ci ha inviato, finalmente, ci permetteranno di inviargli i contributi raccolti

durante l'anno 2012, di cui si darà conto una volta eseguito il bonifico, continuando il

nostro gemellaggio per il prossimo anno.

Carissimo Don Bernado,

prima di tutto vorrei congratularmi per la nuova nomina a Parroco di Santa Maria

Domenica Mazzarello. È una parrocchia che conosco da 5 anni e so che farai tanto bene in

mezzo a loro. Auguri fraterni per un buon lavoro pastorale.

Mi scuso se non ho potuto rispondere con rapidità ai vari messaggi che mi hai inviato.

Purtroppo il mio rientro dagli Stati Uniti é coinciso con l’apertura dell’anno scolastico del

Centro Catechistico. È stato per me un grosso impegno per arrivare a mettere tutto in

ordine e iniziare serenamente il nuovo anno scolastico.

Adesso tutto procede regolarmente e le varie difficoltà legate al lancio del nuovo anno

sono state superate. Quest' anno abbiamo un gruppo di 39 coppie con tre figli ciascuna a

carico e 11 catechisti non ancora sposati.

Ti siamo riconoscenti per l’aiuto consistente che la tua parrocchia, in continuità con

quanto si faceva con Don Giuseppe, ci dà permettendoci di formare lo scorso anno 24

coppie di catechisti. Dal mese di settembre scorso hanno già avuto tutti la loro

destinazione e attualmente sono in piena attività pastorale nelle parrocchie delle tre diocesi

di Fada NGourma, Tenkodogo e Koupela.

Siamo riusciti a trovare 2 giovani maestre che chi seguono scolasticamente i bambini dei

nostri catechisti. L’aiuto che la tua parrocchia generosamente ci dà permette ai nostri

fanciulli di crescere bene anche a livello nutrizionale e sanitario, permettendo uno spazio

maggiore alle loro mamme per la propria formazione insieme ai loro mariti, nella nostra

scuola per catechisti. Ed é per noi una bella soddisfazione di vedere che tre mogli di

catechisti già formati , sonno state autorizzate dai loro mariti a seguire quest' anno il corso

completo di formazione. Noi le abbiamo accolte con gioia insieme ai loro bambini.

Caro Don Bernado, quando sarà possibile accoglierti tra noi nel nostro Centro di

Formazione dei Catechisti (CFC)? Sarà una grande gioia per noi tutti esprimere al nuovo

parroco di Santa Maria Domenica di Mazzarello tutta la nostra gratitudine e riconoscenza

per l’aiuto consistente che riceviamo annualmente dai sui buoni parrocchiani.

In questo tempo di preparazione al Santo Natale, porgo a nome di tutti i miei collaboratori

ospiti del CFC i più fervidi Auguri per le prossime Feste Natalizie e per il Nuovo Anno.

Il Signore ti benedica e con te tutti i tuoi fedeli e in particolare tutti i bambini e la gioventù

della parrocchia.

Don Alphonse Kabore

Domenica 3 febbraio - GIORNATA PER LA VITA

«Generare la vita vince la crisi» Ore 10 S. Messa con la partecipazione delle famiglie che

hanno battezzato i bambini negli ultimi due anni

e Benedizione delle coppie in attesa di un figlio.

Segue momento d’incontro, conoscenza e fraternità!!

I ragazzi del DopoCresima VI HO CHIAMATO AMICI

allestiranno il “Gazebo per la vita”..

II domenica per Annum C

ANTIFONA D'INGRESSO

Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te: inneggi al tuo nome, o Altissimo.

COLLETTA O Dio, che nell’ora della croce hai chiamato l’umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa’ che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne.

PRIMA LETTURA (Is 62,1-5) Gioirà lo sposo per la sposa.

Dal libro del profeta Isaìa Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,

finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)

Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: «Il Signore regna!». Egli giudica i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA (1Cor 12,4-11) L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

CANTO AL VANGELO (2Ts 2,14) Alleluia, alleluia.

Dio ci ha chiamati mediante il Vangelo, per entrare in possesso della gloria

del Signore nostro Gesù Cristo. Alleluia.

VANGELO (Gv 2,1-12) Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.

Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

PREGHIERA DEI FEDELI

Il Signore non si accontenta di un’adesione formale al Suo messaggio di salvezza, Egli pretende una radicalità del nostro essere cristiani: vuole trasformarci. Preghiamo insieme e diciamo: Signore rendici vino nuovo.

• Perché l’umanità sappia leggere i segni della Tua presenza senza cedere all’irrazionalità della superstizione. Preghiamo. • Perché sappiamo seguire l’indicazione di Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Preghiamo. • Perché il nostro cuore sia sempre sicuro che il domani ci riserverà “il vino migliore”. Preghiamo. • Perché la Tua parola e la Tua presenza ci accompagnino sempre lungo questo anno e ci convertano. Preghiamo.

O Padre, tutto si esaurisce nella nostra vita eccetto Te e il Tuo amore. Fa’ che in virtù di questo la nostra finitezza sia un’occasione da cogliere e non un ostacolo da odiare. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

PREGHIERA SULLE OFFERTE Concedi a noi tuoi fedeli, Signore, di partecipare degnamente ai santi misteri perché, ogni volta che celebriamo questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio, si compie l’opera della nostra redenzione.

ANTIFONA DI COMUNIONE Abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi

e vi abbiamo creduto. (1Gv 4,16) PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore, perché nutriti con l’unico pane di vita formiamo un cuor solo e un’anima sola.

La Messa continua nella vita..

«Ciò che manca non è tanto la ripetizione verbale o culturale dell’annuncio. L’uomo

di oggi attende forse inconsapevolmente l’esperienza dell’incontro con persone per

le quali il fatto di Cristo è realtà così presente che la vita loro è cambiata. È

un impatto umano che può scuotere l’uomo di oggi: un avvenimento che sia

eco dell’avvenimento iniziale, quando Gesù alzò gli occhi e disse: “Zaccheo, scendi

subito, vengo a casa tua”. Allora come oggi, solo una creatura nuova, un

testimone di una vita cambiata può suscitare di nuovo la curiosità per il

cristianesimo: vedere realizzata quella pienezza che uno desidera

raggiungere, ma non sa come. Uomini nuovi che creano luoghi dove ciascuno

possa essere invitato a fare la verifica che fecero i primi due sulla riva del Giordano:

“Vieni e vedi”, perché una fede che non possa essere reperta e trovata

nell’esperienza presente, confermata da essa, utile a rispondere alle sue

esigenze, non sarà una fede in grado di resistere in un mondo dove tutto, tutto,

dice l’opposto» (L. Giussani, IL RISCHIO EDUCATIVO).

Poco prima di Natale avevamo aperto sulla nostra LETTERA PARROCCHIALE un nuova

rubrica periodica intitolata:

Chiamiamo le cose col loro nome..

LA VITA BUONA DEL VANGELO Uno spunto alla riflessione e al dialogo, un aiuto che vogliamo darci come credenti cioè

uomini e donne pienamente tali che vivono il loro “duro mestieri di uomini” avendo tra le

mani la Luce del Vangelo. È per questo che crediamo, è per questo che al Vangelo

educhiamo i nostri figli e ispiriamo le scelte della nostra famiglia, perché abbiamo intuito

che solo nella Sua Luce la vita può essere veramente tale.. cioè buona, vera e bella!

Riprendiamo la riflessione..

2. «Per sempre o finchè dura?»

Mi capita spesso di incontrare genitori della

mia età, felicemente sposati, le cui figlie/i in

età da marito/moglie scelgono di convivere.

«Adesso si usa così..», «Eppure da noi

hanno avuto un esempio diverso!», «Cosa ci

possiamo fare?».

La domanda, scettica, rassegnata, o

accorata a seconda dei casi, rimbalza dai

genitori ai parroci agli educatori, spesso agli

stessi giovani. Eppure il «per sempre» è

una caratteristica inestirpabile del vero amore tra un uomo e una donna. Del

resto non lo ritroviamo solo nella formula del rito religioso del matrimonio («Con la

grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre..»), ma ne rintracciamo un’eco

anche nelle norme del CODICE CIVILE (quando, a proposito di matrimonio, si parla di

«obbligo reciproco alla fedeltà», art. 143).

Non c’è nessuno al mondo che non desideri essere definitivamente amato

per poter, a sua volta, amare definitivamente. La misura con cui il Creatore

ha «tarato» il cuore dell’uomo è infatti l’infinito.

Di fronte a coloro che amiamo di più sentiamo come profondamente ingiusta la

parola fine: «Ama chi dice all’altro: “Tu non puoi morire”» (GABRIEL MARCEL).

Ma se le cose stanno così, perché ci si sposa sempre di meno? [...]

«Senza impegno» ci assicurano i venditori quando ci vogliono rifilare un prodotto.

«Senza impegno» sembra essere diventata la massima aspirazione di molti

giovani. Perché l’«impegno» mette paura.

CARD. ANGELO SCOLA, “Famiglia, risorsa decisiva”

Padova, Edizioni Messaggero, 2012

«La famiglia per il bene della società»

Un prezioso aforisma del teologo svizzero VON BALTHASAR esprime in modo geniale

quanto la fedeltà faccia parte dell’essenza del’esperienza dell’amore nuziale e,

quindi, del matrimonio: «Dove c’è infedeltà non c’era nessun amore. Dove c’è

fedeltà non occorre che ci sia ancora amore. Il cuore può dire: “Anche se non

posso amarti, ti voglio essere almeno fedele”. Ma il legame della fedeltà porta

sempre all’amore o, almeno, contiene nel suo fondo, inconsapevole al cuore, al

sentimento, il nodo dell’amore che viene annodato oltre il tempo».

Ogni uomo e ogni donna desiderano vivere in prima persona un’esperienza d’amore

in cui alla dimensione del tempo sia strappata ogni malizia, in cui il tempo,

perdendo il suo potere annichilente, possa invece diventare sacramento dell’eterno

e quindi un suo sperimentabile anticipo. Non è un caso che, all’interno del pur

ambiguo fenomeno dell’innamoramento, si imponga imperiosamente il per

sempre, la fedeltà. […] L’amore tra un uomo e una donna in sé e per sé è posto

originariamente al riparo da ogni

debolezza, perché amore e fedeltà si

annodano indipendentemente dal tempo,

nonostante qualunque scacco l’amore

stesso possa subire. […] La nostra società

non ha anzitutto bisogno di una teoria

giusta (pur necessaria) sulla persona e

sulla famiglia, quanto di testimoni, di

famiglie in cui sia possibile fare in

prima persona l’esperienza

dell’amore.

«Il peso specifico dell’amore»

Per la grazia del sacramento del matrimonio l’amore tra l’uomo e la donna è

fondato non sulle sabbie mobili delle loro forze, ma sulla roccia dell’amore

di Cristo per la sua Chiesa. Il dono perfetto – fino all’offerta totale di sé – di Cristo

sposo alla Chiesa, sua sposa, dà forma al dono del marito a sua moglie. È

pertanto ragionevole decidere per il salto di qualità che il sacramento

garantisce all’amore degli sposi. Si documenta in tre caratteri che restano

validissimi anche se oggi sono una merce sempre più rara: il matrimonio è un

legame pubblico, stabile e fedele. L’amore tra l’uomo e la donna è pubblico e

stabile perché destinato a edificare la società e la Chiesa.

D’altra parte, quando incontri qualcuno che ti corrisponde profondamente non

hai il problema di abbandonarlo, ma quello di non perderlo più.

CARD. ANGELO SCOLA, “L’Amore tra l’uomo e la donna”

Milano, Centro Ambrosiano, 2012

Piccola posta del lettore..

Dopo Paola e Agostino anche Renato Berardi ci scrive per

raccontarci la sua esperienza di ospitalità..

Quando quei due ragazzi di Taizé, su invito del parroco, hanno preso la parola alla fine

della Messa domenicale ed hanno chiesto alle famiglie della nostra parrocchia di ospitare

dei giovani, perché potessero partecipare all’Incontro Europeo di Roma, il mio cuore è

andato a quelle tre Giornate Mondiali della Gioventù, di Roma, Toronto e Colonia che

ricordo come esperienze vive e di straordinaria condivisione.

Della Comunità di Taizé avevo sentito ben parlare e, soprattutto, conosco alcuni loro canti,

imparati a Medjugorje durante l’Adorazione Eucaristica.

Subito ho dato la mia disponibilità, anche se vivo in un piccolo spazio, non ho molti mezzi

e non ho letti da offrire, ma solo il pavimento del saloncino, una doccia calda e la

colazione.

Ero sereno riguardo ai

miei sconosciuti ospiti

perché avevo già un’idea

di chi avrei avuto in casa,

ma mai mi sarei

immaginato di dover

sperimentare la fiducia

in Dio in modo così

paradossale e allo stesso

tempo tanto gentile.

Fino a mezz’ora prima del

loro arrivo credevo che mi si affidassero due ragazzi. Invece mi è stato chiesto, all’ultimo

momento, di ospitare due giovanissime polacche, una di sedici anni e l’altra di ventitre,

Evelina e Aga.

Ho cinquantadue anni e vivo solo. Credo di non sbagliarmi se dico che il senso comune

avrebbe qualcosa da ridire su questa improbabile combinazione.

Un pellegrinaggio sulla fiducia è, allora, davvero una cosa seria: diventa possibile

toccare con mano che Dio si fida veramente di noi, che va al di là delle apparenze e della

facile morale, ma vuole donare in questa vita, a chi si fida di Lui, esperienza di terra nuova

e cieli nuovi, di mente e cuore rinnovati dalla Sua grazia. Insomma, vuole farsi conoscere

per davvero e mostra Se stesso nelle piccole cose.

Alle Giornate Mondiali ho vissuto la Pace. In quest’Anno della Fede, senza alcun

merito se non quello di averGli aperto la porta, mi è stata donata la Fiducia.

Sia lodato Gesù Cristo, ora e sempre.

Don Lorenzo torna a Mantova.. ultimati gli studi in Sacra Scrittura rientra nella sua Diocesi per iniziare il lavoro pastorale.. domenica 27 gennaio ore 12 Messa di ringraziamento, segue aperitivo di saluto.. TUTTI SIAMO INVITATI!!!

GIORNO APPUNTAMENTO DELLA SETTIMANA..

DOMENICA 20

II PER ANNUM C

h. 10 LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME, attività bambini fino a 7 anni

h. 10,15 Catechesi IO SONO CON VOI (primo anno di Comunione)

h. 10,15 Catechesi SARETE MIEI TESTIMONI 1 (primo anno di Cresima)

h. 11,30 Catechesi familiare VENITE CON ME (secondo anno di Comunione)

h. 11,30 Cat. familiare SARETE MIEI TESTIMONI 2, Cat. SARETE MIEI TESTIMONI 3

h. 11,30 DOPOCRESIMA - gruppo VI HO CHIAMATO AMICI

LUNEDÌ 21

h. 18,45 COMUNITÀ GESÙ RISORTO: preghiera carismatica

h. 20,30 presso la cripta don Bosco

SECONDO INCONTRO DI PREFETTURA PER L’ANNO DELLA FEDE

Credo in Gesù Cristo unico Figlio: il volto di Dio (relatore DON ANTONIO LAURI, viceparroco San Gabriele dell’Addolorata)

MARTEDÌ 22 h. 16,45 Catechesi familiare IO SONO CON VOI (primo anno di Comunione)

h. 16,45 Catechesi VENITE CON ME (secondo anno di Comunione)

MERCOLEDÌ 23

h. 9 e h. 18,45 Lectio divina

h. 15,30 Gruppo MARIA DOMENICA MAZZARELLO (donne del cucito)

h. 16,45 Catechesi SARETE MIEI TESTIMONI 2/3

h. 18 Messa per la festa dei SANTI SPOSI GIUSEPPE E MARIA

e rinnovo delle promesse matrimoniali

GIOVEDÌ 24 h. 9 Adorazione eucaristica

VENERDÌ 25 h. 17 CIRENE: accoglienza e distribuzione generi alimentari

h. 19,45 gruppo adolescenti IO HO SCELTO VOI - h. 21 SCHOLA CANTORUM

SABATO 26 h. 15,30 Attività gruppo scout

DOMENICA 27

III PER ANNUM C

h. 10 LASCIATE CHE I BAMBINI VENGANO A ME, attività bambini fino a 7 anni

h. 10,15 Catechesi familiare IO SONO CON VOI (primo anno di Comunione)

h. 10,15 Catechesi familiare SARETE MIEI TESTIMONI 1 (primo anno di Cresima)

h. 11,30 Catechesi VENITE CON ME (secondo anno di Comunione)

h. 11,30 Cat. SARETE MIEI TESTIMONI 2, Cat. familiare SARETE MIEI TESTIMONI 3

h. 11,30 DOPOCRESIMA - gruppo VI HO CHIAMATO AMICI

PIAZZA SALVATORE GALGANO, 100 - 00173 ROMA TELEFONO 06.72.17.687 FAX 06.72.17.308

E MAIL : [email protected] www.vicariatusurbis.org/SantaMariaDomenicaMazzarello - [email protected]

LA DOMENICA LA MESSA FESTIVA È H. 10, H. 12, H. 17, H. 19 IL SABATO LA MESSA FESTIVA È ALLE H. 18

NEI GIORNI FERIALI LA MESSA È ALLE H. 8,30 E ALLE H. 18 CONFESSIONI: MEZZ’ORA PRIMA DELLA MESSA

Segreteria: da lunedì a venerdì dalle h. 17 alle h. 19,30

Venerdì 1 febbraio h. 21 inizia Corso fidanzati info in segreteria!