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B A ANNOXIV N°800 25 GIUGNO 2014 RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila A CUR A DI G A BR I EL L A R OUF I MERL E T T I ÆM I L I A A RS A R T I L I BER E ( 3 ) Il centro espositivo Conventi di S. Domenico di Forlì rivendica a ragione di non essere un «mostricio» che esibisce mostre itineranti chiavi in mano. 1 La scelta è del resto premiata dallecce- zionale successo di visite, non pompate da volgarità pubblicitarie. Dopo la mostra Novecento, la mostra Liberty, uno stile per lItalia moderna ha oerto una ricca oppor- tunità di approfondimenti settoriali e di sintesi, sia nelle opere esposte che nel catalogo. Come vicenda esemplicativa di una stagione di oritura e alta qualità delle arti applicate è stata evidenziata lÆmilia Ars, per la quale ricorre il riferimento allinglese Arts & Crafts di William Morris. 2 La mostra di Forlì in area laboratori e didattica comprendeva, invece delle banalizzazioni concet- tuali e le scemenze interattive viste altrove, concre- te botteghe artigiane per la vetreria e... il ricamo! E così in un salto, uscendo dallutopia un pola- mentosa di quello che «potrebbe essere se... », ci sia- mo trovati di fronte ad una risoluta manifestazione di competenza e progettualità, a una testimonianza viva di libertà e anticonformismo, contro il pensie- ro unico AC e lomologazione IKEA. Il numero 800 del Covile è la cronaca di questo in- contro. 0 1 V. Antonio Paolucci, presidente del Comitato Scientico della Mostra Liberty, uno stile per l’Italia moderna, ForMusei di S.Domenico febbraio/giugno 2014, catalogo della mostra ed. Silvana editoriale p.19. 2 V. Mostra Æmilia Ars 18981903. Arts & Crafts a Bologna, Bologna 2001. a I l getto vivente di un’antica pianta . DI FRANCESCA BENCIVENNI L termine Æmilia Ars è oggi sinonimo di artigianato artistico del merletto, che ha precedenti storici do- cumentabili, di modelli e tecniche, dallepoca rinascimentale. I La denominazione nasce alla ne dell800, designando la Società Anonima Cooperativa che, a Bologna, «produce merletti e ricami a punto antico», e che la sua fondatrice, Lina Bianconcini Cavazza, vanta essere una delle «manifestazioni più rigogliose e pratiche della nuova attività femminile in Italia». In realtà si tratta del settore femminile dellÆmilia Ars, «società protettrice di arti e industrie decorati- ve nella regione emiliana», costituita nel 1898 da «un piccolo gruppo di gente scelta, artisti e signori dellaristocrazia e della nanza», con il proposito di operare un rinnovamento nel cam- po delle arti applicate. I promotori sono il con- te F rancesco Cavazza e Alfonso Rubbiani, Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sen- si della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. ☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Arman- do Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al- manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. © 2012 Stefano Borselli. Questa rivi- sta è licenziata sotto Creative Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia License. ☞Email: il.covile@gmail.com. Arretrati www.ilcovile.it ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Orna- ment della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione LibreOffice, immagini GIMP. z 800 z INDICE 1 Il getto vivente di un’antica pianta. (Francesca Bencivenni) 5 Tecnica, esecuzione e particolarità. 10 Pensare con le mani (Gabriella Rouf ) 11 Æmilia Ars in rete. 12 Francesca Bencivenni.

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BAANNOXIV N°800 25 GIUGNO 2014

RIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl CovilefRISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

A C URA DI GA BR IEL L A ROUF

I MERLETTI ÆMILIA ARSARTI LIBERE (3)

Il centro espositivo Conventi di S. Domenico diForlì rivendica a ragione di non essere un«mostrificio» che esibisce mostre itineranti chiaviin mano.1 La scelta è del resto premiata dall’ecce-zionale successo di visite, non pompate da volgaritàpubblicitarie.Dopo la mostra Novecento, la mostra Liberty, unostile per l’Italia moderna ha offerto una ricca oppor-tunità di approfondimenti settoriali e di sintesi, sianelle opere esposte che nel catalogo. Come vicendaesemplificativa di una stagione di fioritura e altaqualità delle arti applicate è stata evidenziatal’Æmilia Ars, per la quale ricorre il riferimentoall’inglese Arts & Crafts di William Morris.2La mostra di Forlì in area laboratori e didatticacomprendeva, invece delle banalizzazioni concet-tuali e le scemenze interattive viste altrove, concre-te botteghe artigiane per la vetreria e... il ricamo!E così in un salto, uscendo dall’utopia un po’ la-mentosa di quello che «potrebbe essere se... », ci sia-mo trovati di fronte ad una risoluta manifestazionedi competenza e progettualità, a una testimonianzaviva di libertà e anticonformismo, contro il pensie-ro unico AC e l’omologazione IKEA.Il numero 800 del Covile è la cronaca di questo in-contro. 0

1 V. Antonio Paolucci, presidente del Comitato Scientificodella Mostra Liberty, uno stile per l’Italia moderna, Forlì —Musei di S.Domenico febbraio/giugno 2014, catalogo dellamostra ed. Silvana editoriale p.19.2 V. Mostra Æmilia Ars 1898–1903. Arts & Crafts a Bologna,Bologna 2001.

a Il getto vivente di un’antica pianta.

DI FRANCESCA BENCIVENNI

L termine Æmilia Ars è oggi sinonimodi artigianato artistico del merletto,che ha precedenti storici do-

cumentabili, di modelli e tecniche, dall’epocarinascimentale.

ILa denominazione nasce alla fine dell’800,

designando la Società Anonima Cooperativache, a Bologna, «produce merletti e ricami apunto antico», e che la sua fondatrice, LinaBianconcini Cavazza, vanta essere una delle«manifestazioni più rigogliose e pratiche dellanuova attività femminile in Italia». In realtà sitratta del settore femminile dell’Æmilia Ars,«società protettrice di arti e industrie decorati-ve nella regione emiliana», costituita nel 1898da «un piccolo gruppo di gente scelta, artisti esignori dell’aristocrazia e della finanza», con ilproposito di operare un rinnovamento nel cam-po delle arti applicate. I promotori sono il con-te Francesco Cavazza e Alfonso Rubbiani,

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sen- si della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli. ☞Redazione:Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Arman- do Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte,Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Al- manacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Andrea G. Sciffo, StefanoSerafini, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. ☞ © 2012 Stefano Borselli. Questa rivi- sta è licenziata sotto Creative Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non operederivate 3.0 Italia License. ☞Email: [email protected]. ☞Arretrati www.ilcovile.it ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Orna-ment della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione LibreOffice, immagini GIMP.

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INDICE

1 Il getto vivente di un’antica pianta. (Francesca Bencivenni)5 Tecnica, esecuzione e particolarità.

10 Pensare con le mani (Gabriella Rouf )11 Æmilia Ars in rete.12 Francesca Bencivenni.

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disegnatore, studioso eclettico, restauratore ereinventore di architetture, coadiuvato dagli ar-tisti della sua Gilda. Per statuto la Società sipropone

di promuovere e facilitare lo studio, la buonaproduzione e la commercialità delle arti deco-rative [...] allo scopo preciso che quanto è ar-redamento e decoro interno alla casa, acquistiuna praticità migliore e un miglior sensoartistico, cosicché aumentandosene la ricercae la produzione, ne venga profitto agli artisti,agli industriali, agli operai

l’aspirazione è quella, propria dell’Art nouveau,ad un’arte totale, che dall’architettura, al-l’arredo, agli oggetti d’uso sappia interpretare imodelli della tradizione nazionale nell’ambitodel gusto europeo e di un nuovo mercato. La so-cietà infatti intende curare la promozione, com-mercializzazione e pubblicità dei prodotti, conun suo negozio-esposizione a Bologna e la par-tecipazione alle esposizioni internazionali.

Nonostante all’Esposizione torinese del1902 la produzione di mobili, ceramiche, ferribattuti, gioielli, vetri, cuoio, carta, rilegature,stoffe, ricami e trine avesse riscosso ammira-zione e premi, la storia dell’Æmilia Ars si con-clude precocemente, nel 1903, anche se i suoilavori saranno presenti in successive esposizio-ni internazionali, e le singole botteghe artigia-ne ne proseguiranno l’attività nelle varie spe-cializzazioni.

Il presidente Francesco Cavazza scrive chesi continuerà a puntare su

quella delle sue produzioni che, predilettadal pubblico d’ogni paese, mostravasi più u-tile e sicura,

cioè l’industria dei merletti sotto la guida disua moglie, Lina Bianconcini Cavazza, che ave-va sin dall’inizio sviluppato in essa una duplicefinalità, culturale e sociale: recupero dei model-li rinascimentali in nuove raffinatissimeinterpretazioni, e opportunità di formazioneprofessionale e di lavoro per un notevole nume-ro di donne.3 Alla vita prolungata del merlettocontribuisce del resto il fatto che, oltre ad es-sersi affermato come il più bello e fine delmondo, costava pochi soldi di materia prima: ilfilo. Intorno a questa arte, negli stessi anni edopo, si diffondono nella regione altri centri diinsegnamento, tra cui, sempre a Bologna, quel-lo più importante, la Scuola del Sacro Cuore diGesù, che ha fornito numerose merlettaie e di-segnatrici. Si costituisce così un ricco patrimo-3 La Società ha come insegna un focolare, perché la ricama-trice deve prima adempiere ai suoi compiti di moglie emadre, poi pensare al lavoro. Ricamando tra le mura dome-stiche avrà inoltre la possibilità di non far sapere che ha ne-cessità di lavorare, aspetto importante per le donne apparte-nenti alla vecchia nobiltà e non più ricche, che si trovano adover aiutare economicamente la famiglia. D’altra parte ilrapporto tra aristocrazia e merlettaie, al di là dei connotatisociali dell’epoca, comporta la penetrazione dei modelli e diun gusto di raffinatezza che si fa sapienza popolare, capace ditrasmetterne l’arte per generazioni.

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Insegna del padiglione all'Esposizione di Torino del 1902 .

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| ( 3 ) |nio di conoscenze, modelli, opere, tale da ca-ratterizzare il settore come un artigianato concarattere d’arte.

Ma anche l’arte del merletto deve in seguitoarrendersi alla concorrenza del prodotto indu-striale seriale. Nel 1935, per accresciute diffi-coltà economiche, Lina Bianconcini Cavazza,offre in vendita al Comune «la serie di campio-ni di ricamo»; si giungerà un anno dopo a liqui-dare per complessive 5.500 lire l’interaraccolta, destinata prima al costituendo museodella Scuola Regina Margherita, poi al CivicoMuseo d’Arte Industriale di Palazzo DaviaBargellini. Purtroppo l’allora direttore, IginoBenvenuto Supino, si rifiuta di accoglierla, an-che provvisoriamente, per «mancanza assolutadi spazio». Così il patrimonio viene dispersofra varie sedi ed istituzioni, e tuttora è accessibi-le solo parzialmente, poco conosciuto e valoriz-zato.

Nel 1936 la società, posta in liquidazione,viene rilevata da Lena Bonaveri, che proseguel’attività con l’assistenza della contessa Cavaz-za (fino al 1942), e del pittore Guido Fiorini,formatosi nell’ambiente di Alfonso Rubbiani edella Gilda bolognese. La ditta dovrà affronta-re un periodo ancora più duro, fino all’entratain guerra dell’Italia, la distruzione del negoziosotto i bombardamenti del 1943 e la sospensio-ne totale dell’attività. Nel 1946, un’altra don-

na entusiasta e coraggiosa, Maria LosiGaragnani, riprende la ditta, ricostruisce illocale, lo arreda con mobili Liberty e riaffer-ma l’antica tradizione in un contesto sociale eculturale ancora sensibile al prestigio del corre-do e del tessile di pregio nell’ambito domesti-co. Il negozio di Via Farini poteva essere visita-to come un museo, che esponeva nelle techeopere uniche e preziose, quelle che Maria Gara-gnani diceva non avrebbe venduto «neppure sefosse stata alla fame», ed era sede di corsi dimerletto sotto la guida della maestra BiceLami. Il negozio chiude all’inizio degli anni90, ma il testimone della lavorazione passa adalcune scuole a Bologna e a gruppi e singoli ap-passionati e cultori, mentre viene lentamenteaffermandosi un nuovo interesse — certo anco-ra insufficiente — verso il valore storico, cultu-rale e identitario di questa arte.

M OPERE DELL’ÆMILIA ARS.I prodotti dell’attività storica dell’ Æmilia

Ars sono molteplici, sia per l’arredo che perl’abbigliamento: coperte da letto, couvre-pieds,cuscini, sopra cuscini, federe, lenzuola, cami-cie da notte, abbigliamento intimo, tovagliecon tovaglioli, centri da tavola, cuffie, sachets,guarnizioni da camicetta, colletti per donna ebambino, abiti completi, polsini, corredi perneonato, fazzoletti, borsettine, sciarpe,ombrellini, nonché agende, paraventi, scatoleda lavoro, ventagli, paralumi, nappine, fornitu-re per l’arredamento per i «piroscafi»: si ri-sponde ad una domanda di lusso, ma anche allanarrazione simbolica, nelle ricorrenze familia-ri e nell’arredo sacro. Tra le opere maggiori varicordato il vestito realizzato per la SignoraMarsaglia Balduino, del valore di 10.000 lire,che documenta una realtà di bellezza e sontuo-sità inarrivabile.

Disegnato da Achille Casanova, su schizzo diAlfonso Rubbiani, fu realizzato da cinquanta-nove merlettaie (di cui rimangono ancora icognomi) e da un imprecisato numero di al-tre, appartenenti agli Istituti delle Suore del-la Misericordia, a brani, congiunti alla fine inuna specie di gigantesco puzzle. Il decoro èinsieme antico e moderno: esili tralci di

25 Giugno 2014 Anno XIV

Scuola Femminile di lavoro del S. Cuore di Gesù.Scolare e insegnanti.

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acanto si svolgono in ogni direzione, creandosinuose volute entro cui si alternano mazzoli-ni di pomi granati, di roselline, di garofani,di grappoli d’uva e viticci, di spighe, in unasorta di horror vacui. Senza un ordine appa-rente si dispongono tra il fitto intrecciarsi dirami, diversamente posizionati, in atto dispiccare il volo o regolarmente atteggiati: uc-celli «lira» del paradiso, pappagalli, fenici,cigni, pavoni. Gli orli dell’abito, lo scollo, lemaniche, sono invece sottolineati da un mo-tivo frangiato composto dal sovrapporsi diteorie di piume.4

Purtroppo l’abito, come la principesca cullache vinse la medaglia d’oro, andò distruttonell’incendio dell’Esposizione di Milano nel1906.

4 AA.VV. Æmilia Ars 1898–1903. Arts & Crafts a Bologna,Catalogo della mostra Bologna 2001, ed.A+G.

M TEOLOGIA AD AGO: LA TOVAGLIA DELLE PROMESSE DEL SACRO CUORE.

È consuetudine che, in occasione della De-cennale Eucaristica, i fedeli, le associazioni, igruppi di una parrocchia facciano dono diarredi, oggetti, paramenti alla loro Chiesa.La prima Decennale del Tempio — elevatoa Parrocchia il 13 giugno 1915 — vennesolennemente celebrata nel 1927. Parrocoera in quegli anni Don Riccardo Zucchi e, ac-canto a lui, operavano strettamente per la ca-techesi le «Maestre di Dottrina». Esse, oltreall’insegnamento catechistico, animavanouna famosa scuola di cucito — espressiva-mente voluta da Don Zucchi nel 1912 — colnome «Scuola Femminile di Lavoro del Sa-cro Cuore di Gesù» e situata in via Jacopo del-la Quercia n.4. Qui venivano accolte le bam-bine fin dall’infanzia e qui esse erano sa-pientemente guidate dalle maestre nell’ap-prendimento dell’arte del cucito, un’artedifficile e lenta, affidata all’intelligenza, al-l’entusiasmo, alla dedizione, al gusto, oltreche alla capacità tecnica della ricamatrice.La scuola era stata attivata anche per interes-samento della contessa Lina BianconciniCavazza e intorno agli anni della GrandeGuerra, vantava due ottime maestre: OlgaGrassi e Adalgisa Armaroli, direttrice della

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Abito per la Signora Marsaglia Balduino.

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scuola. Le mani esperte delle donne compi-vano mirabili merletti, nel famoso punto ad«Æmilia Ars», che altro non erano che pre-ziose e bellissime opere d’arte.Nel 1927 la Scuola di Lavoro fece dono allaParrocchia della Tovaglia che ancora oggi,in particolari e solenni occasioni liturgiche,si può ammirare sull’Altare maggiore dellaChiesa. [...] Essa fu chiamata «DellePromesse» in quanto in dodici tondi, a rica-mo sono rappresentate le promesse che Gesùfece a Santa Margherita M. Alacoque nelmostrarle il suo Divin Cuore. I tondi sono in-castonati al centro di tredici riquadri a mer-letto che compongono la tovaglia e che pre-sentano rose, gigli, spighe, foglie di vite, uva.Il tredicesimo riquadro, che è sostanzialmen-

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Tovaglia d’altare offerta al Santo Padre Pio XII dall’EnteProv. Turismo di Bologna, con stemma Papale e del Comune

di Bologna tra mazzi di spighe e tralci di vite.

Tecnica, esecuzione e particolarità.

A tecnica del merletto adago Æmilia Ars è piut-

tosto complessa e richiedemolti anni di scuola, non tantoperché siano complicati i pun-ti, in realtà solo tre: puntosmerlo, punto chiaro, cordon-cino, quanto per la quantità dilogica da utilizzare. Tutto ini-zia con uno o al massimo due

Lcartoncini sovrapposti e benflessibili in modo da permette-re il movimento di questi tra ledita; il disegno su fotocopiache si vuole eseguire ed infineun foglio di carta da lucido chepermette all’ago di scivolare edi non rovinare il disegnostesso; si imbastisce a manotutto, prima sul perimetro poiin punti prestabiliti che per-mettano all’ago di eseguire ilprimo scheletro del merletto.

Con il filo da ricamo, si passadentro ai punti di appoggiodati col refe e si crea un primoscheletro di fili lanciati cheandranno ricoperti coi puntiprecedentemente menzionati.Finito il lavoro vengono taglia-ti i fili d’imbastitura da dietroe si stacca il lavoro: il cartonci-no da una parte, il merlettodall’altra. Con l’utilizzo dellepinzette da ciglia si ripulisce illavoro dai punti d’imbastitura,o di appoggio, e il merletto èpronto. Quando parliamo dimerletto Æmilia Ars dobbia-mo ricordare che si inizia a la-vorare prima di ricamare —preparazione del cartone — esi finisce dopo aver ricamato— pulizia del lavoro che vieneeseguito sul davanti e la parteretrostante è pressoché identi-ca all’altra. Essendo un merlet-to bolognese, i motivi più tipi-ci sono quelli della nostracampagna: la rosa selvatica, ilmughetto, il nontiscordardi-me, il garofano ecc.

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te quello centrale, mostra il Sacro Cuore diGesù. Esso funge dunque da trait-d’union del-le «Promesse» le quali sono caratterizzatedal ricamo di raggi di luce che si dipartonodalla formella centrale, cioè dal Cuore e si ir-radiano verso destra per le raffigurazioni alladestra di esso e verso sinistra per le altre. Leimmagini ricamate su tela di bisso sono dispo-

ste non nel logico ordine numerico ma si pre-sentano a gruppi di tre.5

5 Gabriella Pizzi Vincenti «La grande promessa del SacroCuore di Gesù».

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Tovaglia da altare «delle Promesse del S. Cuore di Gesù», Bologna, chiesa del S. Cuore.

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M UN’OPERA TRA PASSATO E FUTURO: LA PASSEGGIATA DEI PAVONI.

Nella mostra «Liberty» di Forlì è stato espo-sto un merletto di particolare bellezza, che ri-prende l’immagine del pavone, ricorrentenell’estetica simbolista. In realtà si tratta diuna copia identica — da me realizzata — delparticolare centrale de La passeggiata dei pa-voni, il cui schizzo è firmato da Alfonso Rub-biani. «La passeggiata dei pavoni», è il tema diuna tovaglia che venne realizzata in dueesemplari: uno per Mr. Vanderbilt, l’altra perMr. Bache. Il disegno è stato creato nel 1905,ma l’esecuzione della tovaglia è dell’anno suc-cessivo quando, grazie all’esposizione interna-zionale di Milano, molti americani vennero acontatto con l’Æmilia Ars che esponeva im-portanti pezzi nel padiglione dedicato alle ArtiDecorative. Sicuramente il traforo del Sem-pione, la più lunga ferrovia al mondo, attirò iconiugi Vanderbilt che in affari trattavano pro-prio di trasporti. Dall’America, caricarono laloro auto in nave e giunsero in Italia attraversoun lungo viaggio raccontato da William Van-derbilt in un suo famoso taccuino. Da Milanoil tragitto verso Bologna era breve e sicura-mente fu in quel momento che Virginia Van-derbilt prenotò la tovaglia. Lunga circa 12 me-tri e larga 6, «La passeggiata dei pavoni», è si-curamente il pezzo più importante che le manidelle merlettaie della Società Æmilia Ars ab-biano mai creato. Il particolare che io ho rea-

lizzato è quello centrale, cioè quello che rap-presenta i due pavoni che si abbeverano allafontana. La natura è lussureggiante e inmovimento, le foglie tra le zampe dei pavonisono attaccate al lavoro solo tramite uno stelo,così come la natura vuole e non con travette ocongiunzioni artificiose; i pavoni si avvicinanoalla fontana in maniera educata ed elegante equasi esitano a bere per evitare di turbare lasintonia con la natura. È un trionfo di parti-colari che nell’insieme danno vita ad un pezzounico, di una visionarietà disciplinata da unarigorosa simmetria.

Le tovaglie sono fino ad oggi irrintracciabi-li. Ci restano le fotografie e i disegni originali.

Ci vuole proprio un bel coraggio a rifare unpezzo del genere e a prendersi la responsabilitàdi riproporlo in quest’epoca. Quando mi è sta-to proposto di rifare un particolare della to-vaglia più importante dell’Æmilia Ars e dellaquale si è persa ogni notizia, con tutta sin-cerità, non me la sentivo, anche perché pen-savo che molti mi avrebbero accusato di sentir-mi ancora più capace di quello che in realtàsono; ma è anche vero che questo merletto,come molti altri oggi, sembra dimenticato datutti ed ai più risulta sconosciuto; quale mi-glior occasione allora, farlo scoprire nel conte-sto di una mostra che rende omaggio al suoperiodo, e nel quadro di un movimento che alsuo periodo ha regalato buon gusto, storia, am-mirazione e lavoro. Ho sempre pensato cheuna persona mettesse in un lavoro importante

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Tovaglia La Passeggiata dei pavoni.

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tutto ciò che fino a quel momento avevaimparato, frutto di studio e di esperienza, manon è stato proprio così perché, quando ho vi-sto il disegno originale, ho cercato di capirecosa si voleva rappresentare: non solo due pa-voni che si abbeverano, ma la loro espressione,elegante e insieme modesta; non una fontana,ma la riproduzione di un pezzo ricco, che co-gliesse tutta la bellezza dei giardini e della na-tura vista perfetta nella sua imperfezione: leghiande, grandi e piccole, le foglie di querciafrastagliate come in realtà sono, e non perfet-tamente speculari, ma diverse di punta in pun-ta. Una bella responsabilità nella quale ho ri-versato tutti i migliori sentimenti possibili pri-ma ancora della tecnica. Se l’Æmilia Ars è tor-nata tra i grandi del Liberty è stato senza dub-bio merito di una persona che ha creduto in meprima ancora che nelle mie capacità, ritenendoil merletto Æmilia Ars pari alle altre opere

esposte nella mostra Liberty, uno stile per l’Ita-lia moderna, appena conclusasi ai Musei SanDomenico di Forlì. Quest’uomo, del quale miauguro di non aver deluso le aspettative, mi hadato l’ulteriore possibilità di poter fare dei la-boratori, dove chiunque potesse avvicinarsi aquesta tecnica e capire che tutte le cose chesembrano difficili, se fatte con rispetto deitempi e delle regole, possono essere affrontateed ottenere un risultato sorprendente, cheall’inizio non s’immaginava nemmeno.

M UN’ESPERIENZA E UN PROGETTO.Immaginare il merletto ad ago nel futuro

non è semplice, anche perché già nel presentefatica a sopravvivere, e come fare allora a dar-gli una speranza o addirittura una nuova vita?Cosa deve restare uguale e cosa deve cambiare?Deve rimanere identico il rispetto per le regolee per i tempi, i disegni ricchi e raffinati, la pas-sione e l’amore in ogni punto; ma deve ade-guarsi a nuove originali destinazioni di uso, enello stesso tempo contribuire al ritorno al tes-sile di qualità, nell’arredo, nella biancheria,nell’abbigliamento. Anche qui l’esperienza diinsegnamento, nei laboratori didattici dellamostra ai Musei San Domenico «Liberty, unostile per l’Italia moderna», mettendomi acontatto con un pubblico vario e non già sele-zionato dall’interesse per il ricamo, mi ha fattocapire che le persone si dividono per età in duegrossi blocchi: quello più maturo, che si com-piace del fatto che le tradizioni artigianaliproseguano, e quello più giovane che scopreuna nuova voglia di fare, ma — attenzione —

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La Passeggiata dei pavoni, copia identica del motivo centrale, realizzata da Francesca Bencivennied esposta alla mostra Liberty, Forlì 2014.

Ricalco del disegno originale della tovaglia La Passeggiatadei pavoni.

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non banalità: in un mondo consumistico, di-stratto ed effimero, si sente il bisogno e il fasci-no di opere complicate, che richiedono sacrifi-cio e studio, soprattutto tempo e concentra-zione, ma che alla fine ti regalano un pezzounico fatto da te, con la qualità e la bellezzadelle cose antiche — che magari avevi da sem-pre in casa, ma non «vedevi» — e che ora par-la al tuo cuore proprio perché è passato dalletue mani. Ho usato come campione da realizza-re nel laboratorio una coppia di orecchini, la-voro piuttosto semplice e veloce, che però haattirato un pubblico che non mi era mai capita-to di vedere in altre occasioni dove si propones-se ricamo/merletto: quello delle bambine (8–12 anni), ragazze (16–24 anni) e degli uomini.Lo ritengo un successo!

Il futuro dell’Æmilia Ars dipende dall’am-pliarsi dell’interesse e della coscienza che laricchezza del nostro Paese può e deve attingerealle sue tradizioni e al suo patrimonio artisti-co, sia come offerta turistica capillare e ter-ritoriale, sia come risorsa produttiva. Perquanto mi riguarda, il mio impegno sarà inuna scuola Æmilia Ars che si troverà in via DelMonte a Bologna presso la sede del CentroItaliano Femminile e che spero possa attiraretante giovani. Ed il 10 ottobre, presso la Bi-blioteca Sala Borsa di Bologna, avrò la possibi-lità di una conferenza, dove mi auguro che la

storia dell’Æmilia Ars possa trovare interessenei cuori dei presenti, che possa essere ricor-data dai bolognesi, ma soprattutto che dia unasperanza di un lavoro per tanti.FRANCESCA BENCIVENNI

Le immagini di documentazione storica sono tratte daitesti:· Merletti e ricami della Æmilia Ars, University Press Bolo-gna· L’Æmilia Ars di Antonilla Cantelli, Nuova S1 Bologna· Æmilia Ars 1898–1903. Arts & Crafts a Bologna, A+GEdizioni

25 Giugno 2014 Anno XIV

Bordo di tovaglia. Modano ricamato in punto a tela, con lafigurazione del Peccato originale (sec. XVII). Questo generedi ricamo è l'attuale filet ad ago, ricamo su rete a punto tela.

(Segnalato da Anna Maria. Fonte: Antiche Trine Italiane,Casa Editrice Nuovas1).

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a Pensare con le mani.Lavori femminili: un doppio pregiudizio.

DI GABRIELLA ROUF

ESPRESSIONE «pensare con le mani»dà suggestione al titolo dell’omo-nimo libro di Denis de

Rougemont, che così la motiva:L’

Parto da un’immagine, da un gesto, da unaspecie di metafora, della quale sento innanzitutto il dinamismo.6 […] La mano qui non èche un simbolo dell’azione propriamenteumana, che è quella che il cervello inizia al-lorché ha saputo concepirne la fine. Lamano non è nient’altro che uno strumentoche realizza una visione.7

Il ricamo e il merletto, come la tessitura, èartigianato radicato nella necessità e nel quo-tidiano, e come tale tra i primi ad essere sop-piantato dalla produzione industriale. L’artedel ricamo, ancora trasmessa e mantenuta invita da cultori e specialisti, ha subito però ne-gli ultimi anni un attacco più sottile e di-struttivo, che è quello, da una parte, del suo

6 Denis De Rougemont, Pensare con le mani, trad. di Damia-no Bondi, ed. Transeuropa, 2012, p. 130.7 Ibidem, p. 137.

degrado ad una superflua hobbistica a base dikit, e dall’altra dell’invasione di manufattipseudoartigianali, croce e delizia dei famigera-ti Mercatini di Natale.

Quanto al concetto di «fatto a mano», bendiversa è la realizzazione di pezzi unici o in pic-cola serie da quella, parcellizzata e in condizio-ni di ipersfruttamento, di milioni di prodotti didesign occidentale, imitativi dell’oggetto fattoin casa. Forse bisognerebbe aggiungere al «fat-to a mano» «con amore», per esprimere ladifferenza tra due oggetti superficialmentesimili, in cui per l’uno la manualità ha una suatracciabilità artigianale e l’altro è costato po-chi euro all’acquirente frettoloso. In questosenso non vedo differenza tra le bambole distoffa simil-antroposofiche e i balocchi in pla-stica: tutto made in China. È il meccanismo haspinto nel kitch artigianati affascinanti, qualiquello del patchwork, nato presso i coloniamericani durante le lotta con l’Inghilterra,per sfruttare fino all’ultimo ritaglio le stoffeimportate; di qui la creazione di schemi ricor-renti di valore simbolico (con contaminazionidella cultura autoona), e l’unicità di ognipezzo, comprensiva di una memoria familiare,sia nella realizzazione che nei materiali. Carat-teri che vanno totalmente perduti nella trasfor-mazione dei materiali in kit o prodotto seriale.

Quella dell’oggetto industriale simil-artigia-nale è un’iperbole del kitch, nemesi del designmoderno, che si affianca al modello IKEA percreare un’illusione di calore domestico, conimprobabile oggettistica ad altissima rotazio-ne.

Ma anche la ripresa delle tradizione richie-de un mercato: perciò le scuole, le associazionie i club del ricamo, i siti che mostrano le tecni-che e i lavori non svolgono solo il ruolo diconservare una tradizione e trasmetterla, maanche di coltivare, risvegliare e diffondere ilgusto del bello e del fatto ad arte, in una formaanticonformistica e identitaria.8 Né imbalsama-

8 Innumerevoli, in tutte le Regioni, le scuole, i circoliassociativi, i gruppi di amiche, i siti web specializzati, che rie-scono con tenacia ed entusiasmo a gestire il trapasso genera-zionale delle varie tecniche del ricamo e merletto, in un con-testo sempre più ostico e con il pressoché completo abbando-

dIl Covilef N° 800

John Ruskin, Giotto e i suoi lavori a Padova.Rilegatura eseguite dall’Æmilia Ars.

©immagine library.bowdoin.edu.

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ta nel museo né degradata a hobbistica, occor-re che l’arte del ricamo affermi il suo valorespecifico, che è quello di trasfigurare con la bel-lezza il quotidiano, di solennizzare una festa,di essere dono di mani abili, amorose e fanta-siose, di riconquistare, nella vita personale efamiliare, il tempo per ciò che non è né ludiconé produttivo, e quindi né fatuo né stressante.

Questa sensibilità, questa disposizione all’a-scolto e alla contemplazione, questo discerni-mento del ben fatto, sono il necessario contestodi progetti come quelli di Francesca.

La tovaglia delle feste, il lenzuolo ricama-to, un corredino,9 danno la gioia della bellezza

no del settore da parte del sistema formativo pubblico. Larete può offrire una panoramica che qui sarebbe inevitabil-mente e colpevolmente incompleta.Ringrazio Anna Maria di http://lamiapassioneperilrica-mo.blogspot.it/ di avermi «iniziato» ad un mondo così affasci-nante e complesso.9 Corredini ed abbigliamento per l’infanzia, sono stati un al-tro terreno di rinuncia a ruoli familiari tradizionali, da partedi mamme e nonne. Nel contempo, la produzione industria-le ha toccato in questo settore livelli di aberrazione, con lapolarizzazione tra fatui modelli «firmati» e prodotti di bassis-sima qualità, gli uni e gli altri in materiali scadenti se non no-civi. In questo contesto, il ritorno alla produzione casalingaè dettato non solo dal «fatto a mano con amore», ma da una

nella quotidianità, con in più l’orgoglio di chil’ha realizzati, e il compiacimento di chi li haricevuti e li usa. Né è da escludere il ricorrereall’arte di un terzo, perché certe abilità non siimprovvisano, e si può partecipare anche informa di delega, in un rapporto che sarà co-munque di arricchimento reciproco.

L’elemento costitutivo dell’arte del ricamoè il tempo: tempo dedicato al lavoro, non piùin stato di necessità, ma per scelta (anche nelcaso di scelta professionale). Il tempo, checomprende anche la progettazione e la pre-disposizione dei materiali, si trasferisce nell’o-pera in maniera visibile, quantificabile, ineludi-bile. Il lavoro non è parcellizzabile (anche se èrealizzabile a più mani), comporta all’originelibertà di scelta e immaginazione (pur attingen-do a precise tradizioni), ma una volta scelto ri-chiede il massimo di regolarità, precisione(spesso simmetria) e perseveranza. Vuole gu-sto, abilità, concentrazione, pazienza. Vuoletempo, ma a sua volta è memoria del tempo,documentato dalla miriade di punti, in base ai

necessità.

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Æmilia Ars in rete.

CUOLE, corsi, mostre,incontri, gruppi di ami-

che e singole ricamatrici testi-moniano la vitalità della tra-dizione Æmilia Ars. Un giroin rete può dare infor-mazioni e riferimentiben oltre i confini del-l’Emilia, in quanto ilmerletto Æmilia Ars èun vanto per ogni rica-matrice.

S

Un quadro ricco diproposte e informazio-ni è dato dall’Associa-zione culturale I mer-letti di Antonilla Cantel-li di Bologna, che

prospetta nel suo sitoun’ampia panoramica diiniziative, pubblicazioni, vi-deoguide, documentazionestorica e sulle opere.

Il sito di Francesca Benci-venni è un punto di riferi-

mento per una nuova visionedinamica dell’artigianatod’arte.

La ripresa d’interesse in-torno all’artigianato artisticoè del resto testimoniata dallarealizzazione, in varie sedi, di

mostre sui merletti Ae-milia ars, nelle qualiun ricco deposito diopere comincia ad esse-re visto e conosciuto aldi là della ristretta cer-chia degli intenditori.Pensiamo, per esem-pio, alla mostra Omag-gio ad Alfonso Rubbianitenutasi recentementea Budrio.

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quali una persona competente potrà dire«quanto tempo c’è voluto».

Il ricamo e i lavori femminili, come altriaspetti della storia delle donne, sono stati presitalvolta e banalmente a simbolo di una condi-zione di oppressione, segregazione domestica esfruttamento. È tipico dell’ideologia concet-tualizzare la realtà, e condannare tradizioni erisorse umane che hanno valore di per sé, chehanno prodotto nei secoli bellezza, arte, la-voro, nonché emancipazione sociale. Con que-sto si svaluta il genio femminile, che ha realiz-zato capolavori misconosciuti, che a loro voltavengono smembrati nella storia del folklore10

come documenti di un passato letto solo in

10 I musei di arti e tradizioni popolari hanno subito nel tem-po ristrutturazioni ideologiche, per cui ricami, corredi e co-stumi son finiti nei depositi, a favore di percorsi concettualiarbitrari. Si spera in una revisione di questa impostazioneche ripristini il ruolo istituzionale di conoscenza, studio, tu-tela e valorizzazione del patrimonio, recuperando anche gliarchivi delle ormai chiuse scuole professionali. Molte operetessili sono invece visibili e ben esposte nei Musei Diocesani edi Arte Sacra.

chiave di costrizione e discriminazione. Anchequando esposti, si finisce per non vederli, senon come oggetti di curiosità. L’esposizionedel ricamo e del merletto, necessariamente inteche e vetrine, non dà conto inoltre della bel-lezza delle opere, che è fatta per il movimentoe il tatto, e per un contesto ambientale e di uso.

In generale l’impostazione femminista, or-mai banalizzata in luoghi comuni ben piùmortificanti dei modelli tradizionali che si vo-leva mettere in discussione, è rivolta alla ricer-ca dei casi in cui le donne si sono distinte in set-tori all’epoca maschili. Di qui la parallela sva-lutazione della produzione femminile, che nonè adeguatamente evidenziata nemmeno nelcampo delle arti applicate e artigianatoartistico; agisce cioè un doppio pregiudizio: afavore di quello che le donne «avrebbero potu-to creare», e a sfavore di quello che le donnehanno effettivamente creato.

0

dIl Covilef N° 800Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)

RANCESCA Bencivenni na-sce e vive in provincia di

Bologna e sin da piccola si ap-passiona al ricamo tanto daportarla, ancora giovanissima,a frequentare le scuole di rica-mo e merletto più importantidella sua zona. Prima fu ilmerletto a fuselli, che le inse-gnò ad apprezzare la finezza ela leggerezza delle trine; fupoi il momento del punto an-tico per poi passare a quelloche oggi è «il suo merletto»:l’Æmilia Ars. Dopo circaquindici anni di corsi di rica-mo e merletto, la scelta dicambiare vita e di far diven-tare la propria passione, un me-stiere. La scelta è stata fattaper cause economiche, inquanto la crisi aveva danneg-giato il comparto lavorativo diFrancesca e l’unica via di usci-

F ta era proprio investire sulleproprie capacità e sulla sua ma-niera di essere. Come la storiadel passato c’insegna, il costodel filo irrisorio e la possibilitàdi lavorare entro le mura

domestiche, sono stati senzaombra di dubbio, il motivoscatenante che ha fatto prende-re la decisione finale: nacquecosì il suo sito internet,www.fbmerletti.it. Tra alti ebassi, la costanza di andareavanti e puntare sempre piùsul pezzo unico e su di unamaggiore precisione sono sfo-ciati nel coronamento di unsogno, quello di essere accetta-ta in una mostra di arte: Li-berty, uno stile per l’Italia mo-derna. Questa esperienza haaperto numerose porte: la na-scita di una sua scuola e la pos-sibilità di fare conferenze, conla speranza di riportarel’Æmilia Ars nel mondoattuale, ricordando a tutti chel’arte è eterna ed il compitodell’artigiano è quello di darlevita regalandola al mondo.