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Guaraldi Alberto Spadoni Commento di Silvia Molinari Negrini Intervista allʼAutore di Giorgio Mereu Clinica - Arte e cinema - Viaggi e mare a cura di Walter Bruno, Vinicio Del Gobbo, Giorgio Mereu, Gino Zucchini SCRITTI PSICOANALITICI E MEMORIE E lʼanalisi va... Nuova edizione rivista LA SFINGE Guaraldi

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Page 1: a finge aPerback Guaraldi dal mondo del lavoro e dellʼamicizia, dovuto al mio ritiro a vita privata. Spero che questo libro-figlio dalla nascita contrastata, adesso in edizione rinnovata

La contentezza che ha suscitato in me la decisione dellʼEditore Guaraldi di pubblicare una seconda edizione del libro mi pare abbia tre motivi.Il primo riguarda di sicuro la vanità, che nei vecchi è più desta che mai.Il secondo motivo nasce dalla convinzione che la cosa dia soddisfazione ai carissimi cinque amici che, con impareggiabile generosità, questo libro hanno voluto e concretamente costruito. Infine sono molto contento che la nuova edizione nasca in forma economica, la qual cosa mi sembra più rispettosa del contenuto del libro e delle tasche degli eventuali acquirenti.La nascita di questo libro non fu liscia per le tante mie perplessità. Francamente non ne vedevo lʼutilità trattandosi di scritti molto legati al tempo e alle circostanze per le quali erano stati predisposti. Si trattava per lo più di incontri coi colleghi del Centro Psicoanalitico di Bologna, di seminari o di lezioni agli allievi e agli insegnanti, che si erano verificati molto tempo prima. Quindi la pubblicazione del libro mi appariva un figlio non meritato.Poi però è avvenuto un cambiamento in me: ho finito per affezionarmici a mano a mano che prendevo atto del gradimento che la pubblicazione aveva determinato, intorno alla mia persona. Mi riferisco in particolare alla festa che mi hanno fatto i colleghi, gli allievi e i pazienti in occasione della presentazione, sia quella grandiosa di Bologna che quelle affettuosissime di Padova, di Vicenza e di Rimini. Eventi che hanno molto attenuato il dolore del distacco dal mondo del lavoro e dellʼamicizia, dovuto al mio ritiro a vita privata.Spero che questo libro-figlio dalla nascita contrastata, adesso in edizione rinnovata e meno vistosa, continui ad essere occasione di rimembranze affettuose e nostalgiche, preziose per mitigare il peso degli anni e della solitudine.

Alberto Spadoni

In coper tina:disegno tratto da “Federico Fellini - I l l ibro dei sogni”, Rizzoli 2007, per genti le concessione della Fondazione Fellini(Sogno del 20 Agosto 84“Tutto ciò che possiamo fare è tentare di raggiungere la consapevolezza che siamo parte di questo imperscrutabile mistero che è i l creato. Ubbidiamo alle sue leggi inconoscibili, ai suoi ritmi, ai suoi mutamenti. Siamo misteri tra misteri.”)Guaraldi

Alberto Spadoni

Commento di Silvia Molinari Negrini

Intervista allʼAutore di Giorgio Mereu

Clinica - Arte e cinema - Viaggi e mare

a cura di Walter Bruno, Vinicio Del Gobbo, Giorgio Mereu, Gino Zucchini

SCRITTI PSICOANALITICI E MEMORIEE lʼanalisi va...

Nuova edizione rivista

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niNelle pagine di questo libro il lettore conoscerà, o forse ri-conoscerà, uno psicoanalista affabile che ha fatto del tatto, della costante e delicata attenzione verso lʼaltro la cifra stilistica e teorica di tutta la sua lunga carriera. Questo tratto personale, sicuramente proveniente dalle sue radici romagnole felicemente coniugate, nellʼambito psicoanalitico, con lʼadesione alle linee teoriche della “corrente ungherese”, lo ha reso interprete raffinato ed originalissimo di quello “stile materno”, enunciato da Ferenczi, che gli psicoanalisti bolognesi hanno rivalutato e divulgato sin dai primi anni Settanta. Questo libro ha il pregio di presentare il “lavoro” di uno psicoanalista pur non essendo solo un testo per addetti ai lavori. Gli psicoanalisti sicuramente troveranno molti motivi dʼinteresse e stimolo ad approfondire temi ancora oggi attuali e “caldi”, ad esempio il complesso rapporto tra psichiatria e psicoanalisi, lʼinteresse per i bisogni primari del bambino, le forme della comunicazione allʼinterno del setting, lʼuso fantasmatico del corpo dellʼanalista che il paziente può fare; ma anche studiosi di altre discipline potranno trovare svariati motivi dʼinteresse cosí come i genitori e gli educatori ai quali Spadoni ha sempre rivolto unʼattenzione particolare. Rappresenta anche, pensiamo, un proficuo strumento per i giovani e per i futuri analisti, non solo per la perdurante attualità del modello proposto, ma anche per i contenuti storici; una storia scritta non sui documenti ufficiali ma sui tanti ricordi personali, una storia minima ma mai minimalista.

Walter Bruno, Vinicio Del Gobbo, Giorgio Mereu, Gino Zucchini

Alberto Spadoni è uomo di scienza e di carattere: sono sue caratteristiche una sofisticata e finissima cultura, un forte pensiero con ferma assunzione di responsabilità, unʼalta tensione etica e coraggio civile. Ma tutto questo è come tenuto insieme e armonizzato da una qualità che definirei di naturale grazia; unʼincantevole leggerezza che distilla e illimpidisce, nella comunicazione orale cosí come nella pagina scritta, i concetti piú complessi o i contenuti piú aspri.La “voce” di Alberto Spadoni è sempre riconoscibile: è una voce che usa diversi registri, può essere calda, intima, affettuosa, ironica, lieve, briosa, sbarazzina, maliziosa; ma, anche attraverso il suo modularsi per aderire al contenuto da trasmettere, ci permette di sentire lʼautenticità della persona da cui proviene e la sua sostanza umana.

Silvia Molinari Negrini

€ 28.00

ISBN 978-88-8049-589-5

Alberto Spadoni è nato il 9-12-1927 a Bologna, ha trascorso gran parte dellʼinfanzia e della gioventú a Rimini, città che per lui assume i contorni affettivi del “luogo originario”. Psichiatra, psicoanalista con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana, è stato assistente psichiatra al “Lolli” di Imola e primario psichiatra al “Roncati” di Bologna.È tra i fondatori del Centro Psicoanalitico di Bologna, allʼinterno del quale ha ricoperto svariati incarichi istituzionali, e dove ha svolto attività didattica nellʼambito della Sezione Veneto Emiliana dellʼIstituto Nazionale del Training della S.P.I.Clinico appassionato, fautore del modello “materno” introdotto da S. Ferenczi, si è dedicato in modo particolare alla cura delle patologie gravi, approfondendo i risvolti legati alla tecnica della comunicazione e alle modalità di relazione col paziente. Ricercatore instancabile e curioso, ha rivolto grande attenzione a piú ampi orizzonti culturali, applicando in modo originale il modello psicoanalitico in campo cinematografico e letterario.

Gli psicoanalisti Walter Bruno, Vinicio Del Gobbo, Giorgio Mereu, Gino Zucchini, membri del Centro Psicoanalitico di Bologna, hanno curato ed introdotto questo libro selezionando i testi ed organizzandoli in tre diverse sezioni tematiche: Clinica, Arte e Cinema, Viaggi e Mare.Silvia Molinari Negrini ha commentato lʼopera tracciando un incisivo ritratto dellʼAutore.Giorgio Mereu ha realizzato Lʼintervista ad Alberto Spadoni e ne ha curato la riduzione del testo.

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GuaraldiLa Sfinge/PaPerback

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In copertina:disegno tratto da “Federico Fellini - Il libro dei sogni”, Rizzoli 2007, per gentile concessione della Fondazione Fellini(Sogno del 20 Agosto 84 “Tutto ciò che possiamo fare è tentare di raggiungere la consapevolezza che siamo parte di questo imperscrutabile mistero che è il creato. Ubbidiamo alle sue leggi inconoscibili, ai suoi ritmi, ai suoi mutamenti. Siamo misteri tra misteri.”)

Seconda Edizione© 2011 by Guaraldi s.r.l.iSbn 978-88-8049-589-5

Prima Edizione© 2007 by Guaraldi s.r.l.iSbn 978-88-8049-319-8

Sede legale e redazione: via Grassi 13, Riminitel. 0541 790194 fax 0541 791316www.guaraldi.ite-mail: [email protected]

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aLberto SPadoni

e L’anaLiSi va...Scritti psicoanalitici e memorie

a cura di

Walter Bruno, Vinicio Del Gobbo, Giorgio Mereu, Gino Zucchini

cLinica - arte e cinema - viaggi e mare

Commento di Silvia Molinari Negrini Intervista all’Autore di Giorgio Mereu

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nuova edizione riviSta

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Ringraziamenti

Si ringrazia la “Rivista di Psicoanalisi”, in particolare nella persona del suo direttore Patrizio Campanile, per aver gentilmente concesso la pubblicazione degli articoli: L’oscuro oggetto del bisogno ( n° 2, 1987, 265-273) e Lettera al direttore (n° 4, 2005, 1345 – 1354).Si ringrazia la Fondazione Federico Fellini, in particolare nella persona del suo direttore Vit-torio Boarini, per aver gentilmente concesso la riproduzione del disegno in copertina (Sogno del 20 agosto 1984) tratto dal volume: Federico Fellini, il libro dei sogni, p. 414, Rizzoli, Mi-lano 2007 e dell’articolo: Le radici riminesi dello “spettacoloso mondo interno” di Fellini, comparso nella rivista della Fondazione F.F.: “Fellini Amarcord”, n° 3-4, dicembre 2001. Si ringrazia la Società Editrice “Il Ponte Vecchio” per l’utilizzo dell’articolo Rimini vista con gli occhi di Fellini, pubblicato in: Fellini e dintorni. Cinema e Psicoanalisi, Cesena, 1996, da cui è tratto: La nostra vecchia Rimini.Si ringrazia la Bulzoni Editore per l’utilizzo dell’articolo Il teatrino analitico, pubblicato nel volume: Tra Psicoanalisi e teatro, identificazione e creatività, Roma, 2000; Si ringrazia il Centro di Iniziativa Culturale dell’Università Cattolica di Bologna per l’utilizzo dell’articolo Persona e mente: complessità del disagio mentale, pubblicato negli atti del 9° corso residenziale di Bioetica dal titolo: «Il disagio mentale grave: assistenza, inserimento, compartecipazione», tenuto a Piani di Falzarego (BL), dal 24 al 29 agosto 1993.Si ringrazia l’associazione di volontariato Percorso vita di Bologna per l’utilizzo della recensio-ne al film Festen pubblicata nel suo periodico di cultura ed informazione n° 2-3, del 1999.Si ringrazia il Quartiere Porto del comune di Bologna, in particolare nella persona del dott. Antonio Napoletano, per l’utilizzo dell’articolo I viaggi e la mente, pubblicato nel periodico “Pagine Per”, III, 8-9, 2006. Si ringrazia infine il Centro Psicoanalitico di Bologna, in particolare il Comitato Esecutivo, il Pre-sidente ed il Segretario Scientifico, per aver promosso e favorito la realizzazione di questo testo.

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Nota dei curatori della seconda edizione ............................. p. 7Nota dell’Autore .................................................................... p. 10Introduzione alla prima edizione .......................................... p. 13

Clinica ....................................................................................... p. 21Il lettino di Molinari............................................................... p. 23L’analista in corridoio ........................................................... p. 25Il teatrino analitico ................................................................. p. 35L’oscuro oggetto del bisogno ................................................. p. 49La malattia professionale dell’analista ................................... p. 61Una favola come metafora del “viaggio” analitico ................ p. 73Narciso, morte e nostalgia ..................................................... p. 77Il dosaggio della frustrazione ................................................. p. 83Affinità tra il dott. Freud

e la dott.ssa Montessori all’alba del ’900 ............................ p. 93La conoscibile vita affettiva del bambino ............................ p. 103Il “romanzo familiare”

naturale precursore delle fiabe, dei miti, dei deliri ............. p. 113Fiabe e conflittualità tra fratelli ............................................. p. 123La giusta distanza fra genitori e figli nell’età prescolare ...... p. 133Adolescenti e famiglia.

Una relazione inevitabilmente conflittuale ........................ p. 139Qualche riflessione sulla pedofilia... o pedofobia? ............. p. 151Nevrosi fobiche .................................................................... p. 165

Nevrosi ossessive .................................................................... p. 181In ricordo di Béla Grunberger .............................................. p. 191Persona e mente: complessità del disagio mentale ............... p. 195Esperienze di cambiamento

dell’Ospedale Psichiatrico negli anni ’60 ............................ p. 209E quarant’anni dopo... ........................................................... p. 229

indice

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Arte e cinema ........................................................................... p. 241Il pittore Germano Sartelli .................................................... p. 243Dolore mentale e creatività .................................................... p. 247Cinema e psicoanalisi ............................................................. p. 255Diario di una schizofrenica .................................................... p. 259La vie et rien d’autre .............................................................. p. 265Mouchette .............................................................................. p. 269Festen ..................................................................................... p. 275Le radici riminesi dello spettacoloso

“mondo interno” di Fellini .................................................. p. 279Ancora qualche ricordo sulla Rimini di Fellini ..................... p. 293

Viaggi e mare ............................................................................ p. 297I viaggi e la mente .................................................................. p. 299La nostra vecchia Rimini ....................................................... p. 315Mare reale e mare virtuale ..................................................... p. 329Il tempo del Garbino ............................................................. p. 343I mostri vengono dal mare! ................................................... p. 345

Alberto Spadoni, maestro e collegadi Silvia Molinari Negrini ...................................................... p. 349

L’intervistadi Giorgio Mereu ................................................................... p. 353

Bibliografia ............................................................................... p. 391Guarald

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note dei curatori deLLa Seconda edizione

Lavorare alla pubblicazione degli scritti di Alberto Spadoni, uno psicoanalista affabile dicevamo nell’introduzione alla prima edizione, è stato un grande piacere ed onore.

Ora il libro viene riproposto in una rinnovata veste grafica, una versione più agile, leggera e, fatto di non poco conto, più economica.

La struttura del libro ed i testi sono rimasti immutati, sono però stati sottoposti ad una accurata revisione che ha portato a correggere alcuni refusi che in certi casi potevano richiedere un piccolo sforzo interpretativo a scapito della scorrevolezza della lettura. Ad esempio si incontrava a pag. 88 “rimorso” al posto di “rimosso”, un semplice scambio di consonante che tuttavia pote-va indurre un momentaneo fraintendimento. Così emendato il testo risulta ora ancor più scorrevole e godibile.

Questa ristampa rappresenta dunque motivo di gioia e sod-disfazione, non solo per l’implicita conferma del favore che ha incontrato nella cerchia degli psicoanalisti, ma anche perché te-stimonia il vivo interesse che continua a circolare intorno alla psicoanalisi.

Il libro è stato infatti apprezzato da un pubblico vasto ed ete-rogeneo, costituito da numerosi addetti ai lavori ma anche da lettori di varia estrazione e formazione culturale.

Ha avuto un grande successo tra gli allievi psicoanalisti che lo hanno immediatamente riconosciuto come prezioso strumento per il loro percorso formativo; questo è sicuramente motivo di grande soddisfazione per Alberto Spadoni che ha sempre rivolto una attenzione particolare ai colleghi più giovani.

Ha incontrato inoltre interesse da parte di numerosi operatori nell’ambito sociale ed educativo che hanno apprezzato queste

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Nota dei curatori della secoNda edizioNe

pagine considerandole uno strumento molto attuale e chiarifica-tore per tanti aspetti del loro lavoro.

Tanti sono stati inoltre i lettori, al di là della cerchia profes-sionale, che hanno acquistato il libro per il piacere di leggerlo, magari spaziando tra gli argomenti, ora qui ora là, con gusto e piacere.

Sui motivi che hanno sostenuto l’apprezzamento per questo libro in maniera così trasversale e transgenerazionale, ci sia con-cesso avanzare alcune considerazioni: la più immediata riguarda la vitalità del pensiero psicoanalitico che dimostra, quando viene comunicato con linguaggio chiaro, semplice, immediato e facil-mente accessibile, tutta la sua capacità di restare “al passo coi tempi”.

Vi è poi una considerazione che riguarda il particolare taglio della psicoanalisi di Alberto Spadoni, un taglio etico potremmo dire; la sua è una psicoanalisi molto rivolta al rispetto della per-sona, attenta a non ferire mai il paziente e le sue parti più fragili, poco incline ad utilizzare in modo stereotipato i principi psicoa-nalitici, ma volta a ricercare i nuclei della sofferenza con grande delicatezza ed umanità.

La terza considerazione riguarda la ricchezza della narrazione storica sottostante. Il libro, attraverso i diversi scritti, narra sot-totraccia la storia di una corrente importante della psicoanalisi italiana, quella Emiliano Romagnola che nasce intorno alla fi-gura di Egon Molinari, l’analista di Spadoni, e che si sviluppa negli anni arrivando a rappresentare una delle componenti più fertili nel panorama psicoanalitico nazionale ed internazionale. Un’evoluzione fatta, si potrebbe dire, di innovazione e ricerca nella continuità; il seme piantato molti anni or sono da Egon Molinari ha dato vita ad una pianta rigogliosa che attraverso nu-merosi colleghi di grande valore ha di recente raggiunto la sod-disfazione di vedere eletto il primo presidente italiano dell’IPA, Stefano Bolognini, che di quel nucleo originario è brillante e colto discendente.

Di questa narrazione il libro implicitamente parla, della par-ticolare impronta culturale e scientifica che ha caratterizzato la psicoanalisi di Alberto Spadoni, assimilata dai suoi maestri e tra-smessa in modo creativo ai suoi discepoli.

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Una storia significativa dunque che ha avuto al suo fianco sin dai primi tempi l’editore Guaraldi che con coraggio e sapienza ha dato vita alla prestigiosa collana “La Sfinge”, dando così voce al percorso di ricerca di questo gruppo.

Insomma sulla base del consenso ottenuto da questo libro cre-diamo si possa a buon diritto dire che il significato del suo titolo ha trovato pienamente conferma: la psicoanalisi, nonostante il tempo trascorso e le tante avversità culturali, continua il suo viaggio nel mare della cultura e della clinica godendo di ottima salute.

W. Bruno, V. Del Gobbo, G. Mereu, G. Zucchini

Nota dei curatori della secoNda edizioNe

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note deLL’autore

La contentezza che ha suscitato in me la decisione dell’Edi-tore Guaraldi di pubblicare una seconda edizione del libro mi pare abbia tre motivi.

Il primo riguarda di sicuro la vanità, che nei vecchi è più desta che mai.

Il secondo motivo nasce dalla convinzione che la cosa dia soddisfazione ai carissimi cinque amici che, con impareggia-bile generosità, questo libro hanno voluto e concretamente costruito.

Infine sono molto contento che la nuova edizione nasca in forma economica, la qual cosa mi sembra più rispettosa del contenuto del libro e delle tasche degli eventuali acquirenti.

La nascita di questo libro non fu liscia per le tante mie per-plessità. Francamente non ne vedevo l’utilità trattandosi di scritti molto legati al tempo e alle circostanze per le quali era-no stati predisposti. Si trattava per lo più di incontri coi col-leghi del Centro Psicoanalitico di Bologna, di seminari o di lezioni agli allievi e agli insegnanti, che si erano verificati molto tempo prima.

Quindi la pubblicazione del libro mi appariva un figlio non meritato.

Poi però è avvenuto un cambiamento in me: ho finito per af-fezionarmici a mano a mano che prendevo atto del gradimento che la pubblicazione aveva determinato, intorno alla mia per-sona. Mi riferisco in particolare alla festa che mi hanno fatto i colleghi, gli allievi e i pazienti in occasione della presentazio-ne, sia quella grandiosa di Bologna che quelle affettuosissime di Padova, di Vicenza e di Rimini.

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Eventi che hanno molto attenuato il dolore del distacco dal mondo del lavoro e dell’amicizia, dovuto al mio ritiro a vita privata.

Spero che questo libro-figlio dalla nascita contrastata, adesso in edizione rinnovata e meno vistosa, continui ad essere occa-sione di rimembranze affettuose e nostalgiche, preziose per mitigare il peso degli anni e della solitudine.

Alberto Spadoni

Nota dell’autore

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introduzione

Il lettore nelle pagine che seguono conoscerà, o forse ri-conosce-rà, uno psicoanalista affabile che ha fatto del tatto, della costante e delicata attenzione verso l’altro la cifra stilistica e teorica di tutta la sua lunga carriera.

Questo tratto personale, sicuramente proveniente dalle sue ra-dici romagnole felicemente coniugate, nell’ambito psicoanalitico, con l’adesione alle linee teoriche della “corrente ungherese”, lo ha reso interprete raffinato ed originalissimo di quello “stile mater-no”, enunciato da Ferenczi, che gli psicoanalisti bolognesi hanno rivalutato e divulgato sin dai primi anni settanta.

Dopo aver conseguito la laurea in medicina, Alberto Spadoni iniziò a lavorare nella Clinica Neurologica distinguendosi sin da allora per l’originalità del suo apporto scientifico; ben presto spostò i suoi interessi verso la psichiatria, dove le implicazio-ni umane e relazionali risultavano forse piú congeniali alla sua sensibilità, lasciandosi rapidamente conquistare dalla difficile impresa di attribuire senso e possibilità di cura alla sofferenza mentale. In breve, insieme al fraterno amico Glauco Carloni e ad un ristretto gruppo di colleghi, diventò protagonista di una memorabile stagione di apertura e cambiamento dell’istituzione psichiatrica che, restituendo dignità alla persona malata, intro-dusse fattori psicoterapeutici nelle procedure istituzionali e nella relazione diretta con i pazienti.

Paradossalmente da lí ad alcuni anni questo stesso gruppo di innovatori dovette ingaggiare una tenace battaglia per difendere le conquiste ottenute in direzione psicoterapeutica, dalla dila-gante ondata di massificazione ideologica che accompagnò l’at-tuazione della legge di riforma psichiatrica.

Quando già operava come psichiatra Alberto Spadoni si avvi-cinò alla Psicoanalisi, ancora una volta preceduto dal “fratello

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maggiore” Carloni. Incontrò Egon Molinari, storico allievo di Musatti, che sarà suo analista e poi maestro ed amico insepara-bile; proprio intorno a Molinari nasceva in quegli anni il primo ristretto gruppo di psicoanalisti bolognesi che nella sua casa si riuniva, accolto con generosa ospitalità, per studiare, tradurre, discutere le opere freudiane e degli altri autori che andavano affacciandosi nel panorama internazionale. Spadoni entrò cosí a far parte, come sesto elemento, del mitico “gruppo dei sei”, nucleo fondante e assai prolifico di quel che è oggi diventato il vivace Centro Psicoanalitico Bolognese.

Spadoni si distinse per la sua capacità di contatto partecipe con gli strati piú profondi della sofferenza del paziente e per la propensione a farsi carico dei casi piú difficili; anche i colleghi ricorrevano spesso a lui quando si trovavano in difficoltà con pazienti gravi.

Nell’itinerario di questa meravigliosa avventura1 psicoanaliti-ca, nata cinquant’anni fa in casa Molinari e che prosegue oggi nella sede di via Cesare Battisti, la solida triade Molinari-Car-loni-Spadoni orientò gli psicoanalisti bolognesi, con pacatezza e bonomia, ma anche con fermezza e combattività, lungo percorsi originali ed innovativi che portarono questo gruppo ad assumere una propria fisionomia scientifico-tecnica ed una funzione, nel contesto nazionale, favorente il dialogo tra le diverse anime del-la psicoanalisi italiana.

La presenza di questi tre inseparabili colleghi garantiva la pre-valenza delle spinte creative nel gruppo e chi ha frequentato il Centro Bolognese li può ricordare sempre presenti alle riunioni, seduti in prima fila, spesso vicini e pronti ad arricchire il dibat-tito nei loro differenti linguaggi, sovente caratterizzati da una vena ironica che certo non faceva difetto a nessuno dei tre, ma sempre orientati a privilegiare gli aspetti della relazione col pa-ziente.

In omaggio a Spadoni, come vedremo uomo di mare prima che di psicoanalisi, potremmo utilizzare una metafora marinara per rappresentare il ruolo complementare avuto da questi tre per-sonaggi, immaginandoli come tre comandanti di una nave che tanti mari perigliosi ha potuto solcare: Molinari, il saggio skip-

1. carLoni G., La meravigliosa avventura della psicoanalisi, Guaraldi, Rimini 2005.

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per che studia e indica la rotta, Carloni, l’abile ed irriducibile ti-moniere, Spadoni, il generoso ed esperto manovratore delle vele, o se si preferisce della sala macchine. Questo affiatato gruppo, fiancheggiato da altri ottimi ufficiali, ha permesso una propizia navigazione alla psicoanalisi bolognese.

Nella sua funzione di analista didatta della Società Psicoanali-tica Italiana, Alberto Spadoni ha contribuito alla formazione di numerosi analisti; egli non ha mai inteso la funzione didattica come comunicazione dall’alto del sapere, bensí come trasmissio-ne il piú possibile circolare e paritaria dell’esperienza; in questo ruolo ha espresso la vocazione a far crescere i colleghi piú giovani e a promuovere il ricambio generazionale, trasmettendo non solo la teoria psicoanalitica in modo rigoroso, ma anche la sua par-ticolare attitudine all’ascolto partecipe e all’accoglienza. Quella disposizione concava, per dirla con Balint, da lui molto apprez-zato, che ha contribuito ad affinare quel suo personale stile di cui gli allievi hanno potuto fare esperienza anche in occasione delle supervisioni e che frequentemente diventava motivo di conver-sazione tra di loro. Proverbiale era la ciotola delle caramelle, sempre ben fornita, che, magari quando l’aspirante psicoanalista si trovava a ricostruire un passaggio particolarmente difficile del suo operato, veniva premurosamente offerta, accompagnata dal benevolo invito: «Prenda dottore, prenda una caramella». Tut-tavia questa bonomia non poteva mai essere confusa con una generica arrendevolezza per via della serietà e della naturale ri-servatezza che emanava dalla sua persona.

Appassionato lettore di storia, Spadoni ama ricordare che in qualunque evento bellico esistono due guerre: quella degli sta-ti maggiori lindi e ovattati, ove le persone sono solo numeri, e quella della trincea in cui regnano puzza, freddo, sangue, paura, dove c’è la solitudine e la sofferenza vera degli uomini in carne ed ossa. Certamente è sempre stato, come lui stesso usa dire, uno psicoanalista “della trincea”.

Affascinante in Alberto Spadoni è il linguaggio, verbale o scritto, la sua capacità di usare parole sobrie, chiare ed immediate; le sue esposizioni sono sempre state contrassegnate dalla leggerezza, da una giusta dose di elegante ironia; ad ascoltarlo o a leggerlo ci si lascia trasportare dalla musicalità e dal ritmo della sua narrazione

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e sembra anche di tornare un po’ bambini. Nel suo pensiero infatti non viene mai perso di vista il bambino, sia quello reale, sia quel-lo interno che l’adulto porta dentro di sé. Ma anche il bambino che Spadoni stesso è stato non viene mai perso completamente di vista; un bambino che si riaffaccia nei ricordi della sua infanzia sempre avvolti in un’atmosfera fantastica e fabulatoria. Una carat-teristica, questa, che lo accomuna al suo illustre concittadino Fe-derico Fellini, della cui opera è uno dei piú profondi conoscitori ed estimatori; una competenza favorita dai numerosi fili che intrec-ciano le loro vite ma forse anche o soprattutto da quel naturale, grandioso scenario, o set dell’immaginario collettivo, che è stata la riviera romagnola, ed in particolare la città di Rimini, negli anni a cavallo tra le due guerre e nel secondo dopoguerra; prima che venisse travolta dalla valanga dell’economia turistico alberghiera.

Nella Rimini di allora si respirava l’aria di un mare ancora in-contaminato, che veniva anche consigliato dai medici per le sue doti salutifere; rappresenta una componente costituzionale nella storia di Spadoni e nella sua particolare creatività; egli stesso d’altronde in uno degli scritti sul mare dichiara: «da allora il mare [...] è diventato un elemento costante dei miei paesaggi mentali [...] È raro che i miei sogni non abbiano il mare almeno sullo sfondo».

È stato ed è uomo di mare: attento osservatore degli orizzonti marini, della superficie come dei fondali, buon navigante, pe-scatore, ottimo nuotatore; ricorda, con affettuosa nostalgia, il disappunto di Carloni costretto, per tenergli testa nel nuoto, ad utilizzare le pinne.

Il mare per lui non è stato solo ispiratore di raffinate metafore, ma una sorta di archetipo di un mondo interno favoloso abitato da una folla di presenze, dominate dalla robusta figura materna, con le quali Spadoni si mantiene in contatto fecondo. Ma l’oriz-zonte marino si estende in realtà all’entroterra ed abbraccia la Romagna nel suo insieme con la sua ricca tradizione di cultura e saggezza popolare, dalla quale, come un minatore in un ricco giacimento, attinge inesauribilmente storie, proverbi, materiali per le sue fantastiche intuizioni narrative che rendono digeribile la lettura di una materia, la psicoanalisi, che alle volte può risul-tare assai laboriosa.

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C’è un’immagine tratta da queste fonti popolari, richiamata nella recensione al film Diario di una schizofrenica, che po-trebbe efficacemente sintetizzare la sua particolare capacità di rêverie e di holding: il mastgón, una sorta di ruminazione che le anziane effettuavano per rendere digeribile ai loro nipotini il cibo povero che le mamme, dovendo andare a lavorare nei cam-pi, lasciavano per consolarli della loro lontananza.

I fili riminesi e felliniani si sono intrecciati nella sua storia per-sonale ed hanno sicuramente alimentato il rapporto particolar-mente stretto che ha sempre mantenuto col cinema: Spadoni è, tra gli psicoanalisti italiani, uno dei piú attenti ed appassionati cultori dell’arte cinematografica, non limitandosi a scriverne, ma avendola anche praticata in prima persona. In realtà il cine-ma è stato il suo primo vero sogno professionale al quale ha do-vuto rinunciare, optando cosí per il campo medico; una passione però mai abbandonata del tutto, anzi coltivata poi con strumenti diversi riuscendo in un certo senso a portare con sé, nell’attività psicoanalitica, lo sguardo e la sensibilità del regista cinematogra-fico o teatrale che opera in quello spazio scenico particolare che è la stanza d’analisi.

Gli psicoanalisti generalmente amano molto il cinema, non dimenticando, tra l’altro, che Cinema e Psicoanalisi hanno lo stesso anno di nascita; in Spadoni questa propensione ha trovato una risonanza particolare data la sua passione per Fellini ed il comune amore per il borgo natio.

Alberto Spadoni aveva creato la prima cineteca della Clinica Neurologica filmando gli interventi chirurgici e le fasi della tera-pia del sonno che aveva importato dalla Francia, documenti pre-ziosi che purtroppo sono andati dispersi. Si è poi cimentato come regista realizzando alcuni interessanti documentari amatoriali.

Le sale cinematografiche sono state anche il luogo d’incontro con Carloni ancor prima del loro sodalizio professionale; insieme han-no poi promosso, in collaborazione con la cineteca di Bologna, la rassegna Cinema e Psicoanalisi che prosegue ancor oggi.

Spadoni non è tuttavia uno psicoanalista monotematico, anzi instancabilmente ha spaziato nei piú diversi orizzonti della cul-tura; una carriera lunga e viva la sua, sempre in prima linea, sep-pur con grande discrezione. Anche il piccolo gruppo dei curatori

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di questo libro ne è testimone: quattro colleghi accomunati da affetto e stima per lui che rappresentano quattro diverse stagioni della sua storia professionale.

Questo libro ha il pregio di presentare il “lavoro” di uno psi-coanalista pur non essendo solo un testo per addetti ai lavori. Gli psicoanalisti sicuramente troveranno molti motivi d’interes-se e stimolo ad approfondire temi ancora oggi attuali e “caldi”, ad esempio il complesso rapporto tra psichiatria e psicoanalisi, l’interesse per i bisogni primari del bambino, le forme della co-municazione all’interno del setting, l’uso fantasmatico del corpo dell’analista che il paziente può fare; ma anche studiosi di al-tre discipline potranno trovare svariati motivi d’interesse cosí come i genitori e gli educatori ai quali Spadoni ha sempre rivolto un’attenzione particolare.

Rappresenta anche, pensiamo, un proficuo strumento per i gio-vani e per i futuri analisti, non solo per la perdurante attualità del modello proposto, ma anche per i contenuti storici; una sto-ria scritta non sui documenti ufficiali ma sui tanti ricordi perso-nali, una storia minima ma mai minimalista.

Infine questo libro ha il grande merito di essere godibile e leg-gibile come un romanzo pur trattando temi assai complessi; un romanzo storico-scientifico ma anche un po’ fantastico dove il vento diventa un amico che può alimentare stati d’animo propizi od oscuri presagi, o dove il grande sedere di un cavallo può essere il compagno ammaliante di un lungo viaggio nella fantasia.

Il lettore, dopo queste nostre note, troverà gli scritti di Alberto Spadoni che vengono presentati seguendo un itinerario non cro-nologico ma immaginato da noi curatori piú confacente ad una sua ideale mappa di riferimento.

Sono divisi in tre sezioni: la prima l’abbiamo definita Clinica proprio per sottolineare che l’orizzonte principale, mai perso di vista, è sempre quello clinico, sia che si tratti di articoli di carat-tere teorico o tecnico, oppure piú divulgativo, come può essere una conferenza rivolta ad insegnati e genitori o agli educatori di una comunità per adolescenti. Questa sezione si apre con un piccolo gioiello: una breve ma raffinata riflessione sul setting a partire da un ricordo della sua analisi personale.

Nella seconda sezione, Arte e cinema, trovano posto i lavori

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rivolti a questi ambiti d’interesse, come abbiamo visto antece-denti alla psicoanalisi e mai abbandonati, anzi continuamente rivisitati attraverso la lente psicoanalitica.

La terza, quella su Viaggi e mare, ospita forse gli scritti di na-tura piú intima e lirica, dove si esprime piú liberamente la sua poetica narrativa; sono affreschi, alle volte rapide pennellate, sui luoghi e sugli affetti della sua infanzia, lontani nel tempo crono-logico ma sempre vivi ed attuali nel tempo interno.

A corollario di queste tre sezioni trova posto un delicato e pun-tuale ritratto del “maestro e collega” Spadoni, tracciato con im-pareggiabile grazia da Silvia Molinari Negrini.

Segue una conversazione tra Alberto Spadoni e Giorgio Mereu. È uno scritto inedito nato dall’idea di un’intervista che si è tra-sformata in una lunga conversazione, una confessione a cuore aperto sincera e spontanea, in cui Spadoni racconta e si racconta attraverso un’infinità di aneddoti ed avvenimenti. Un materia-le vastissimo che giocoforza non poteva trovare integralmente spazio in questo libro; è stato quindi selezionato dal curatore salvaguardandone in modo assoluto la fedeltà e composto com-piendo un piccolo passo indietro in modo da privilegiare il ritmo narrativo dell’intervistato. Ne è scaturito un racconto, punteg-giato solo da alcune domande che, come boe lungo un percorso non lineare, segnalano i punti di svolta di una storia lunga ot-tant’anni.

Alberto Spadoni ci dona tutto questo. Con l’auspicio che tanti possano usufruirne, a noi non resta che lasciare il lettore in sua piacevole compagnia.

Walter Bruno, Vinicio Del Gobbo,Giorgio Mereu, Gino Zucchini

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iL Lettino di moLinari

C’era una volta un lettino comodo come una carrozza. Quat-tro robuste gambe di faggio lo reggevano. Era rivestito di vinil-pelle verde pisello ed era munito di una testiera alzata quanto basta e comunque adattabile.

Mi chiedi se era tutto qui? E no! C’era sopra un bel cuscino, un cuscinone da letto con la federa sempre fresca di bucato! Una volta disteso ti sentivi veramente a tuo agio. Eri rilassato e conte-nuto. Potevi tenere le gambe come volevi: accavallate o ripiegate o divaricate. Potevi metterti supino o sul fianco, come preferivi.

Dalla porta-finestra entrava l’aria fresca del mattino e, di tan-to in tanto, entrava pure un cocker riccio e fulvo che ti dava un’annusatina, poi lesto com’era entrato se ne andava.

Questo era un lettino come dio comanda, un vero lettino analitico, fatto per quest’uso, e non scelto per il decoro della stanza, perché con quei mobili ci sta bene quello lí, o per il nar-cisismo dell’analista!

Altro che gli aggeggi che usano oggi! Con l’aria di volerti fa-vorire in realtà t’impongono per un’ora le posture piú bizzarre e innaturali. Ma li avete guardati bene i vostri poveri pazienti? Bietoloni sospesi su delle assi da stiro o su degli asciuga-carte, come fossero finiti nella culla del fratellino coi piedi e la testa nel vuoto, oppure incastrati in una carriola o seduti nella car-linga di un F-115!

Cresciuti solo per compiacere la madre ora continuano con l’analista, mantengono per l’intera seduta le posizioni piú acrobatiche senza mai lamentarsene. E vi pare che sia serio e rispettoso tutto ciò? Ma, dico io, può capitare al povero pa-ziente di dover salire su di un cingolo largo sí e no due spanne, di non trovare neppure l’appoggio per i gomiti ed essere co-stretto a piantarseli nei fianchi o a lasciar cadere le braccia a

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cliNica

penzoloni come fosse una scimmia coricata su un ramo.Sotto la testa, quando va bene, ti ritrovi un cilindro duro che ti

s’infila nella coppa, tra capo e collo, o ti tiene flessa la testa fino a piantare il mento nello sterno. E questo per un’ora o quasi.

Invece da Molinari era tutt’altra cosa, un altro stile, un’acco-glienza veramente ungherese, sia in piedi che sdraiati. E volete sapere il piú bello? Mentre ti stendevi lui ti girava il cuscino per non farti sentire il calore della capoccia dell’altro. Lo face-va con una mossa sciolta e rapida, senza alcun rumore, tanto che me ne accorsi dopo parecchio tempo, quasi per caso, ve-dendolo riflesso nel vetro della finestra.

Finita l’analisi, con pazienza e tenacia, mi ci sono allenato e ho finito per imparare anch’io a girare il cuscino senza che il paziente se ne avveda. Ma quello che non sono mai riuscito a riprodurre penso sia il silenzio di Molinari in seduta. Me lo ri-cordo come fosse ieri. Lui sedeva allo scrittoio alle mie spalle e non si muoveva per l’intera seduta. Era un silenzio dolce, in-vitante, che facilitava la regressione, che invitava a fantasticare liberamente, tanto sentivi che c’era lui che ti faceva da sponda e teneva saldo il timone. Tutto il tempo e lo spazio erano per te. I suoi interventi erano lievi, concisi, il puro necessario per andare avanti, per togliere la pietra che bloccava la ruota e nulla piú.

Quando dissi ai colleghi di Milano che Molinari per illumina-re il campo raccontava talvolta una barzelletta, non capirono la finezza e si scandalizzarono.

Ricordo che Masciangelo, a differenza di Michael Balint che la pensava come noi, durante la supervisione raccomandava di eliminare dalla stanza d’analisi ogni possibile traccia di ca-rattere medico-ospedaliero, a cominciare dalle federe bianche sul lettino.

Invece io su quella federa sempre fresca di bucato, grazie alla premura della signora Tullia, non mi sono mai sentito in ospe-dale ma semplicemente steso su un letto stabile e sicuro, fatto apposta per regredire, per sognare, per creare quell’atmosfera magica, e a suo modo laboriosa, che fa procedere l’analisi.

Per anni ho goduto le sedute dondolandomi come fossi in barca, affidato ad un marinaio esperto e robusto, confortato dalla sua colta umiltà.

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