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A due passi dal mare Alla scoperta dell’Appennino Genovese

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A due passi dal mareAlla scoperta dell’Appennino Genovese

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“C’è una spiaggia davanti al suo mare, volta lacarta e raccogli le more. Bella mora che gusti unbranzino, volta la carta e sei in collina.

La collina con tanti sentieri, volta lacarta e ti trovi in Riviera.”Verrebbe quasi da canticchiare così -parafrasando un brano di Fabrizio De André - a osservare il paesaggio diGenova, con le sue coste modellate dalunghe spiagge, intarsiate conporticcioli, ornate di ombrelloni, vive divoci sempre allegre. Tante belle cose.

Che lasciano il posto,di lì a pochi chilometri,al verde orgoglioso diun entroterra non acaso superbo, unmondo fresco erilassante quasi tuttol’anno. È il verde chemai ti aspetteresti,specie se da turista sei solito percorrere, piùrapidamente e distrattamente possibile, leautostrade alla volta di un weekend o di unavacanza dipinta di blu. E non sai quanto ti perdi,o turista, ché basta poco per abbinare al fascinodelle spiagge la scoperta di un mondo rigoglioso eintatto, in cui le tradizioni resistono al cemento, la natura offre scorci imperdibili, e lo stress, proprio,non esiste. Non ti stiamo parlando dell’isola chenon c’è ma di una realtà verde, vera e verace.Così vicina al mare da poterlo quasi baciare.

A due passi dal mare c’è un monte di verde

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Un mondo sempre verdeIl turista classico, genovesecome lombardo, forsepiemontese o emiliano,qui, nell’AppenninoGenovese, arriva e ancorritrova - o forse scopre? -quanto da sempre èintatto: il verde intenso e

incontaminato di vallatesuperbe; la fierezza delbosco; lo scorrere, a volteplacido e talvolta inquieto,delle acque di fiumi etorrenti; lo sciacquìodisteso del lago; lasorprendente dentellaturadi una cima montuosa; o ancora la stupefattaapertura di un pascolo.

Quando la vacanza sidiceva “villeggiatura”,l’Appennino era il buenretiro dei genovesi che, nel bel mezzo dell’estate, si lasciavano alle spalle la città, con la sua afa o macaja che fosse, e sceglievano di abitare

in ville e villette, dallo stile floreale o anticheggiante, sempreabbracciate dal verdesoffice della collina.Abitudini e usanze sonomutate, la villeggiatura si è fatta vacanza o ancoraweek-end, ma c’è chi incampagna ha ancora la casa.

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della roccia, per sorvegliaredall’alto della valle il passaggio di mercanti o di eserciti. Dalla foresta

sono nati mobili e oggettiper la casa; lo stesso boscooffre a piene mani fruttisquisiti e genuini, mentre le cuoche hanno fattodell’orto tesoro, percogliere prodotti che soloqui crescono e che solo la sapienza delle massaie sa tramutare in piatti dai sapori senza incertezze.

Aria da respirareUn mondo da apprezzarein pieno, una realtà daconoscere attraverso una

rasserenante passeggiata, la visita a un museo acielo aperto, a uncastello, a un borgoantico; o ancora attraversoil piacere di una trattoriadi campagna, di quelle conla tovaglia a quadretti;oppure l’intensitàsuggestiva di un’escursione,lungo i sentieri dei Parchi

Natura & antichi saperiCon il suo lavoro, le suestorie e la sua storia,l’uomo è presenzarispettosa, qui, degli usitramandati di voce in voce,o dei tesori della sua terra:così la montagna gli harestituito la pietra percostruire case e strade; così i borghi antichi hanno seguito il disegnodelle colline, palazzi ofortezze hanno talvoltarichiesto l’appoggio

Natura a tu per tu

naturali, primi custodidella natura, alla ricerca discenari sempre nuovi allosguardo.

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mentre in Alta valle Scriviafanno il vino di mele.Ricca è la produzione nellevalli Graveglia e Sturla.Qui si fa anche ilVermentino, assieme allaclassica Bianchetta e al

gradevole Ciliegiolo. Ma non c’è solo il vino: chiama la birra avrà delle veresorprese, a Busalla. Da nonperdere sono la birracastagnata e quellaaromatizzata al miele.

latte delle mucche di razzaautoctona Cabannina o dirazza Bruna, che pascolanosu prati che paionogiardini da quanto litengono bene. Senzadimenticare però ilSarasso, dell’Alta vald’Aveto né, passando aisalumi, la gustosa coppa ei ghiotti salami. Menzione speciale meritala patata quarantina,tipicissima e farinosa,buona come nessun altracon le trenette eil pesto. Dulcis

pecorino fresco. Lo fanno a Sant’Olcese e a Orero, in Alta val Polcevera. Lì vicino, a Serra Riccò,nasce la mostardella, unsalume dal sapore e dallaconsistenza morbidi,buonissimo da spalmaresul pane. Non ci sono soloi salumi. Il Sacripante

è un cremoso e tipicodolce. Mentre la premiatapasticceria Poldo èrinomata per la cremaZena e per i genialicioccolatini al basilico. Di tutt’altra pasta i corzetti,dalla forma e consistenzaideali per raccogliere ilsugo, sia esso il sontuosoragù di carne o il sapidotöcco di funghi, cioè diporcini dal morso pieno egustoso.Le valli Stura e Orba sono“le valli del latte”, deiprodotti sempre freschi delcaseificio di Masone. Edove i pascoli fanno spazio

al bosco, eccodeliziosi frutti:mirtilli,lamponi,ribes...

A Torriglia, in valTrebbia, si va anche per icanestrelli. Specialitàtipicamente genovese sidirà, ma qui li fannoancora più buoni.

Dici cucina genovese e tiviene in mente il mare.Qui però sono i saporidella terra a farla dapadrone. Basti pensare alprofumato pesto, aldelicato olio extravergine,o alla cima ripiena, cantataperfino da Fabrizio De André.Ödö de bön, odore dibuono, e una fantasiagastronomica insospettatache nasce dalla ricchezzadei prodotti dell’orto e del bosco. Ecco spiegatala buona tavoladell’Appennino Genovese.Ci sono i prodotti piùclassici, dai funghi al miele, dalla castagna alla nocciola ai formaggi.Delicati e lievemente agri,questi ultimi, fra i qualitrionfa la prescinseua,ovvero la cagliata genovese,fresca e inconfondibile; oancora le classicheformaggette, ideali per lafocaccia col formaggio natasui monti alle spalle diRecco.

Salumi e lamponiUn salame dal pizzicogiusto, vellutato e lievemente affumicato,compagno ideale di fave e

L’olio più delicato di cosìLa val Petronio, quasi aridosso e talvolta astrapiombo sul mare, èterra di ulivi e di olio. Finee delicato come forse innessun altra parte delmondo. Mentre aCastiglione Chiavaresefanno dei salumieccezionali. C’è anche illardo, buonissimo, diquello che ti si scioglie inbocca e prelude così aisapori più decisi dellacoppa e del salame.

Verdi PascoliDici Aveto, Graveglia,Sturla, e già ti vienel’acquolina in bocca. Dallacollina alla montagna ètutto un trionfo di sapori.Dove cominciare? Ma dalformaggio, perbacco,ovvero dal San Sté, che fra i formaggi tipici dellaLiguria è il più tipico ditutti. Viene prodotto con il

in fundo? La fiera pinolatadella val d’Aveto, o lerotelle di Borzonasca:ciambelline di pasta frollache sono la fine delmondo.

Vino e birraVini freschi, delicati,leggeri, di quelli che vannogiù bene. In val Polcevera,con un po’ di fortuna, sipuò sorseggiare il raroCoronata, dal saporeinconfondibile, o i viniDoc Valpolcevera e Igt“Valli del Genovesato”,

La via delle cose buone...

In ordine di lettura:il pesto genovese e il mortaio. Il salame accompagnato da fave e pecorino fresco. I classici canestrelli di Torriglia. Mucche al pascolo in val d’Aveto. La birra di Busalla. Formaggi e prodotti tipici delle “valli del latte”.

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nascono orologi e campane per i campanili di tuttala Liguria e non solo.Campane che vengonofuse anche nella fonderiadi Avegno, ormai a un tirodi schioppo da Reccoe si possono ammirare nel Museo di Trebino.

Un paese in filigranaDal metallo robusto delle campane a quello fine e prezioso intrecciato a Campo Ligure, nel belmezzo della valle Stura.Ecco la patria dellafiligrana, lavorataartigianalmente, qui,come da poche altre parti. Se la via principale del paese è tutta una sfilata di bottegheartigiane, il museo della filigrana espone i pezzi più pregiatiprovenienti da ogni partedel mondo.

La valle dei muliniArtigianato e culturacontadina vanno abraccetto in Alta valPolcevera. A Ceranesi e a Mignanego funzionanoancora dei mulini ad acqua,e un po’ in tutta la zona èviva la lavorazione delleceste intrecciate.

dal vivo, in alcune cavedismesse, per fare vedere a tutti come si lavoravala preziosa pietra nera. C’è anche un eleganteshowroom, esposizione

dei pezzi più pregiati, da ammirare prima di acquistare.

Damaschi e campaneLa Fontanabuona non ha solo un cuore di pietra.Lassù, a Lorsica, è rimastaun’antica aziendaartigianale dove damaschie sete vengono tessutiesattamente come unavolta, su telai con più di cent’anni e con unamaestria e una “mano”tramandata di generazionein generazione.Più in basso, a Uscio, sulle colline che ormaiguardano in faccia il mare,

La pietra nera di LiguriaC’è una vallata, alle spalledel Tigullio, che promette

bene fin dal nome: è laFontanabuona, che parebattezzata da una favola oda un fumetto di Paperino.E di certo la Fontanabuonaè anche un po’ paese deibalocchi, tanto che aGattorna c’è una fabbricadi giocattoli artigianali...Se il nome della valle parein realtà dovuto alla purezzadelle sue acque, a segnare il suo destinosono stati, per secoli, e losono ancora oggi, i tesoridel sottosuolo.

L’ardesia: pietra nera eburbera dalle mille qualitàe di qualità unica, qui.

Un tempo venivasoprattutto bene per lacopertura dei tetti, oggiper maggior parte comelastra da biliardo. Nessunaltro materiale, sintetico o naturale che esso sia,garantisce lo stessoscorrimento delle boccette,il loro giusto rimbalzo sul panno verde.Ardesia per l’arredamento,per l’oggettistica, ardesiada utilizzare e da visitare.In Fontanabuona hannoallestito un museo

... e delle cose belle

In ordine di lettura:l’ardesia della Fontanabuonaviene divisa in lastre dall’espertocolpo dello spacchino. È impiegata anchenell’oggettistica e per lapavimentazione. L’antica artedei damaschi prosegue inFontanabuona e nel Tigulliodove vengono prodotti preziositessuti con tecniche artigianali.Campo Ligure è la capitale dellafiligrana: un museo raccogliepreziosi gioielli provenienti daogni parte del mondo.

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magari con tanto di picnicsull’erba, la gita ai laghi delGorzente richiede quel

pizzico di impegno in più,ricambiato dalla bellezzadei luoghi.Ancora storie d’acqua neimulini di Ceranesi e diMignanego, così comenella chiusa di Busalla,raggiungibile attraverso unbreve sentiero dal centrocittadino: un percorso dicanali scolmatori e pontiche servivano per portarel’acqua fino a due muliniin fondo alla valle.

Natura vivaGli itinerari lungo “le valli del latte” Stura e Orba permettono di raggiungere in brevetempo le zone dei pascoli. Altrove la natura è dominatriceincontrastata: aSant’Apollinare, sopraSori, così come a Fontanigorda, nello

grigio. Se i Piani di Pragliavengono bene per unaclassica scampagnata,

Come in un presepeNon sempre è necessarioavventurarsi in impegnativeescursioni per andare alla scoperta del megliodell’Appennino Genovese.Può bastare anche una salutare e rasserenantepasseggiata, là dove allapiacevolezza del paesaggio ealla freschezza dell’aria purapuò essere anche abbinatoun momento di interesseculturale. È il caso, adesempio, del paese-presepedi Pentema, in val Trebbia,dove il tempo sembraessersi fermato a conservareun borgo silenzioso dicasette in pietra comerannicchiate su se stesse. O ancora, sempre in val Trebbia, della millenariachiesa cimiteriale di Santo Stefano, aFontanarossa di Gorreto.

Le valli degli ortiMa c’è davvero l’imbarazzodella scelta. Così, adesempio, gli appassionatidi botanica potrannooptare fra il giardinomontano diPratorondanino, in valleStura, e il suggestivosentiero di Ciaè, in valPolcevera, per raggiungereil quale si può prendere il “Trenino di Casella” e scendere alla fermata di Sant’Olcese. Il sentiero,in dolce discesa, terminanel villaggio abbandonatodi Ciaè, dove di recente èstato allestito un rifugioper chi vuole pernottarvi.

Storie d’acquaÈ l’Alta val Polcevera, alle spalle di Genova, aoffrire le maggioripossibilità di evadere dal

Buona passeggiata!

La primavera è la stagioneideale per gite e passeggiate e Montoggio (nella foto grande in alto) è un ottimo punto di partenza. Per raggiungere la val Bisagno, l’Alta valPolcevera e la valle Scrivia il mezzo migliore è il suggestivotrenino di Casella.

splendido scenario del Bosco delle Fate, un castagneto da frutto del tutto unico.

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novecento. Ma non sitratta che di alcuni esempi.Volendo ci si puòsbizzarrire lungo un vero eproprio itinerario delleville dell’Alta valle Scrivia.

Il parco di villa SerraDecisamente più vicina a Genova, e valorizzata di recente da un’attentaoperazione di restauro, èvilla Serra di Comago, inval Polcevera, poco lontanoda quella patria dei salumiche è Sant’Olcese. Il complesso settecentesco,rivisitato in chiave neogoticanel XIX secolo, comprendel’ottocentesca villa in stileTudor e la torremedioevale. Il tutto è contornato dal parcoall’inglese con vialetti checonducono ora nei pressidi maestosi alberi, ora a caratteristici laghetti.

meritevoli di una visita o,quanto meno, di una vista,per leggere così il gustodella borghesia d’antan.

Cinquanta e una stanzaNon tragga in ingannol’aspetto seicentesco di villa Borzino, a Busalla.

benessere di quantipotevano permettersi unaporzione di tempo liberoda trascorrere, perl’appunto, in villeggiatura.In particolare in valleScrivia, facilmenteraggiungibile da Genova,numerose sono le ville,

Il liberty in valle ScriviaAnche la vacanza è un fattodi cultura. Lo testimonianole numerose ville, fin desiècle o giù di lì,sparpagliate sul territoriodell’Appennino Genovese.Costruzioni dal vezzofloreale, testimonianze del

L’hanno ultimata nel 1936e il Borzino in questionefaceva l’assicuratore. Ci sono più di cinquantastanze, con alcuni scherziarchitettonici (ad esempio

i camini in ardesia ornatidi ceramica) a confonderele idee su stile ed epoca: unesempio di postmodernodecisamente ante-litteram.Ma se ne vedono di tutti icolori: sempre a Busalla, lavilla Bruzzo ha il tettospiovente e travi in legno avista; villa Gatto, aSavignone, viene attribuitaa Coppedé e si distingueper una struttura a chalet,con balcone e travature inlegno oltre al tettospiovente; in stile inglese èla villa Davidson, anch’essafirmata Gino Coppedé: sitrova a Borgo Fornari ed è datata primo

Andar per ville, giardini, orti...

Nella foto grande, il fascinoverdissimo del Parco di villaSerra a Còmago.La più alta densità di ville fin de siècle si riscontra in valleScrivia: nei pressi del passodei Giovi si trovano lecostruzioni raffigurate nelle fotodi queste pagine.

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soprattutto i basalti apillows, cioé blocchi di lava“a cuscini”, dalla forma disfera schiacciata: sonodovuti a un’eruzione di lavasottomarina e risalgonodunque a epoche in cui ilpaesaggio, qui, eradecisamente diverso.

Un acquario “dolce”Quattro vasche, e altrettantihabitat ittici. È l’acquario

Il paesaggio, certo ma nonsolo quello. Percorrere le viedell’acqua dell’AppenninoGenovese, si tratti ditorrenti, fiumi, laghettiartificiali o stagni secolari,può offrire spunti di interesse di ogni genere:botanico, geologico,storico...

Gli abeti del lagoIl lago delle Lame, in Altaval d’Aveto. Un laghettominuscolo, in cui si rifletteil verde degli abeti che locircondano. Pensate che èun lago di origine

morenica, e risaleaddirittura alla preistoria.

Ancora più in su, a quota1300, c’è la riserva delleAgoraie, aperta solo a studiosi e scolaresche, con il lago degli Abeti.Splendido. Si chiama cosìperché conserva sul fondo,da ben 2500 anni, alcunitronchi dalla cortecciabianca. Quale contrasto con il lagoNero, sempre in vald’Aveto, che deve il nomeai suoi cupi riflessi. Riflessi che però, ininverno, dopo le copiosenevicate, si tingono dibianco.

C’era una volta il mareLegato alla preistoria è pure il lago di Bargone,in val Petronio, a pochichilometri dal mare e a pursempre ragguardevoli 850metri di altitudine. L’uomoabitava qui già 100.000anni fa. Lo dicono alcuneschegge di pietra ritrovatenella zona. Il lago, in realtà,è una torbiera, mameritano attenzione

Percorsi d’acqua

fluviale di Fontanigorda,con le trote che sguazzanonella vasca più in alto, dovele acque sono mosse. E poivia via, mano a mano che ilflusso idrico si fa menoirruento, ecco il pescetemolo, i barbi, le carpe.L’acquario fluviale fa le orepiccole, e una visita serale,ancorché meno adatta allescolaresche, è di particolarefascino.

Laghi... da bereAcque placide, contornateda uno scenario dal verdemorbido e ondulato. È illago artificiale del Brugneto,colpo d’occhio gradevole emeta di escursioni epasseggiate. In valle Scrivia,ai piani di Creto, è il lago

di val Noci, dalledimensioni più ridotte maanch’esso di grandesuggestione. Sul versanteoccidentale dell’AppenninoGenovese, ecco i laghi delGorzente, un susseguirsi dipanorami e contestinaturali di grande fascino.

Il lago degli Abeti (a sinistra) conserva tronchi preistorici mentre il lago di val Noci (foto grande) fornisce l’acqua ai genovesi. Gli invasi dell’Appennino Genovese sono un paradiso per i pescatori.

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per completare laconoscenza della culturadella pietra nera. Vale lapena fermarsi ancora inFontanabuona: a Favale diMalvaro c’è un museodedicato all’emigrante.Sono molti gli abitanti diquesta zona ad avereintrapreso, all’inizio delXX secolo un viaggiopieno di incognite allavolta delle Meriche.

Paesi e BalocchiIl Museo del Giocattolo, aGattorna, un po’ richiamaquello delle Marionette aCampomorone, in valPolcevera. Nella stessaCampomorone vale lavisita la Saliera, grossoedificio che testimonial’antico traffico del salelungo la strada checonduceva alla pianuraPadana.

In miniera!Nell’Appennino Genovese,si può finire dritti inminiera, per gioco, o perapprofondimentoculturale. In val Graveglia c’è il Museo delle miniere dimanganese a Gambatesa.Vi si accede in trenino, sudei vagoncini chericordano quelli utilizzatiuna volta dagli operai.Non lontano da Gambatesa,a Reppia, il MuseoMinerario completal’argomento.In Fontanabuona la “via dell’ardesia” passa

Filigrana & C.A Campo Ligure in unelegante museo sonoconservati pezzi pregiati infiligrana d’oro e d’argento.

Poco lontano, a Masone, è il Museo del Ferro,mentre a Rossiglione siconservano moto, cicli ealtri oggetti del ’900.

Civiltà del castagnoScendendo per il passo del Turchino si giunge ad Acquasanta, dove il Museo della Cartatestimonia l’attività dellecartiere della zona.

Mentre per conoscereappieno la culturacontadina occorre salire aMontebruno, graziosopaese della val Trebbia, conun ricco e dettagliatomuseo sull’argomento. Per approfondire le

conoscenze si puòrimanere in val Trebbia, aRondanina, dove c’è unmuseo sulla flora, sullafauna e sui saperi locali.Ma per toccare con manola realtà rurale delterritorio non c’è chel’Ecomuseo della vald’Aveto, che ha perprotagonista la castagna,materia prima vitale perqueste popolazioni fino adalcuni decenni or sono:oltre al castagneto (infrazione Luga) c’è a Villa ilsecchereccio, edificio in cuii frutti venivano essiccatiprima della macina inmulini come quello,tuttora funzionante, infrazione Grammizza.Sempre in val d’Aveto cisono i Barchi, tradizionalifienili dalla coperturamobile, adagiata su quattropertiche.

Storie di GuerreDici montagne e pensi allelotte dei partigiani. A Propata, in val Trebbia,un museo ricorda epochein cui queste terre sonostate contese, e riscattate,ad alto prezzo.Analoga funzione ricopre il Museo degli Alpini, aSavignone, località dellavalle Scrivia che ospita ancheuninteressanteMuseo Archeologico. Archeologia anche a Cicagna, in Fontanabuona,dove c’è il Museo dell’Ardesia, ideale

un tempo dalle portatrici,spesso mogli dei minatori,che scendevano lastre inspalla fino al porto diLavagna. Lungo il tragitto,alcuni esempi diarchitettura rurale in pietra nera.

per due cave dismesse, utilia capire come si faceva, untempo, a estrarre la pietranera dal sottosuolo. Ma si può anche uscire alloscoperto: il sentierodell’ardesia ripercorrel’antico tracciato battuto

Alla scoperta dei tesori nascosti

In ordine di lettura:le rotaie per i vagoncini delle miniere in val Graveglia.Antica casa in pietra e ardesiain Fontanabuona. La fucina,nel Museo del Ferro a Masone. Interno del Museo della Carta ad Acquasanta. Una marionetta del museo di Campomorone.

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vallata, a farsi vedere findall’autostrada, con labandiera che sventola sultorrione più alto. Uncastello così non può certorimanersene con le mani inmano, ed eccolo dunqueospitare manifestazioni,mostre e, in estate, concerti. Il tutto da abbinare alpiacere di una interessantee approfondita visita.

Carattere completamentediverso riveste il forteGeremia, in territoriocomunale di Masone,costruito per sorvegliare ilpasso del Turchino.

Il Castello MalaspinaMassiccio e imponente, ilCastello Malaspinadomina la scena principaledi Santo Stefano d’Aveto, ilpaese più montanodell’Appennino Genovese.I suoi possenti bastionidanno idea di quantol’edificio potesse resistereagli assalti nemici.

rispecchia nei resti diedifici a Savignone, aMontoggio, a Torriglia,mentre altri castellisorgono a Senarega, aMontessoro, a BorgoFornari, a Casella.

Oh che bei castelli!A Isola del Cantone cisono i castelli degliSpinola, ma miglioretestimonianza di questanobile famiglia genovese èil Castello di CampoLigure, recuperato che èuna meraviglia, a dominareil paese e un po’ tutta la

Il Castello della PietraTalvolta la natura sostieneletteralmente il lavorodell’uomo. È il caso delCastello della Pietra, pressoVobbia, in valle Scrivia,incastrato fra due spuntonidi roccia che necostituiscono, in un certosenso, le pareti laterali. Un edificio assaisuggestivo, che ai suoitempi, cioè in epocamedievale, svolgevafunzione di “sentinella”della strada sottostante,con tutti i suoi traffici e isuoi passaggi.Oggi il Castello della Pietrariveste interesse storico eculturale. Arrivarci è facile,una volta ai suoi piedibasta affrontare un quartod’ora di sentiero e il giocoè fatto. Recentementeristrutturato, così che lavisita diventa agevole,istruttiva e appassionante.D’altronde la valle Scriviaè la valle dei castelli. La storia dei Fieschi si

Andar per castelli

Quattro suggestivi esempi dicastelli nel genovesato: nella foto grande il Castellodella Pietra a Vobbia; a sinistra il Castello di Campo Ligure; al centro ruderi del Castello di Savignone; a destra untorrione del Castello Malaspinaa Santo Stefano d’Aveto.

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un po’ tutta Genova, conla sua galleria di ex-voto arappresentare, in un mix didevozione e superstizione,anche una sorta di album

del quotidiano. Sempre inval Polcevera è il Santuariodella Vittoria. La vittoriain questione è quella del

10 maggio 1625 sullearmate del Duca di Savoia.Il Santuario dell’Acquasantasi trova alle spalle di Voltried è oasi di pace oltre che,specie in estate, digradevole refrigerio. Più che il panorama, qui può l’ambiente

ecco un interessantecomplesso architettonicocon i resti di un monasterodel XII secolo e un mulino

ad acqua, non piùfunzionante ma assai benconservato.

Dintorni e SantuariE poi numerosi, santuari.A cominciare da quellodella Guardia, chesorveglia la val Polcevera e

Chiese e santuari. Edificispesso fuori porta, ricchi di arte e di pregioarchitettonico, altrettantofrequentemente ubicati in posizioni panoramiche. Ci sono dunque un saccodi buoni motivi per unitinerario nell’AppenninoGenovese alla scoperta di monumenti sacri.

Medioevo in arteSe badiamo in particolareal pregio storico, artistico oarchitettonico, allorafaremo un salto alla Badiacistercense in Tiglieto, laprima eretta in Italia daquesto ordine di monaci,con il suo chiostro e il suooratorio in stile romanico.Lungo la non lontana val Vezzulla vale la pena di visitare la chiesa diSanta Maria in Vezzulla,

meglio conosciuta come “il Romitorio”. Anch’essafu costruita, nel XII secolo,dai Cistercensi.Altro esempio storico-artistico è il complessodella Basilica dei Fieschi, aSan Salvatore di Cogorno.Uno stile gotico-romanicoreso ancor più prezioso dalgeneroso impiegodell’ardesia, la pietra neralocale, alternata al biancodel marmo e il campanile,fiero e massiccio, adominare la scena.Non troppo lontano daSan Salvatore è Borzone,con la sua importanteabbazia benedettina, dalsobrio e affascinante stileromanico. Un affresconell’affresco, costituito dalverde che circonda ilcomplesso.In val d’Aveto, a Villacella,

Andar per chiese e santuari

ombreggiato, lacaratteristica moledell’edificio e perché no?quei ristorantini...Ancora l’acqua èprotagonista nel Santuariodelle Tre Fontanea Montoggio, in valleScrivia. Situato lungo ilcorso del torrente Creto inmezzo ad una macchia dipiante secolari, il Santuarioospita un’interessantecollezione di ex-voto.Uno scenario ben diversooffre il Santuario di NostraSignora di Montebruno,considerato il monumentopiù significativo di tutta la val Trebbia. Ma anche la chiesa di San Nicola, a Rondanina,rifatta nel XIII secolo suiresti di un edificioromanico, meritaun’occhiata.

In ordine di lettura:la badia cistercense di Tiglieto.Processione al Santuariodell’Acquasanta. L’anticomonastero con mulino aVillacella. La Basilica dei Fieschia San Salvatore di Cogorno. Il Santuario della Vittoria.

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Alla ricerca dei piatti della tradizione

Cucina dell’AppenninoCi sono poi alcunespecialità davvero legate a un lembo di terra. Si tratta quasi sempredi piatti “poveri”, veri e propri mezzi disostentamento, un tempo,che oggi hanno acquisito,grazie alla ricchezza degliingredienti, unaprelibatezza come nuova.“Focaccia”, nelle valli Sturae Orba, si dice revzora.

La fanno con la farina di mais. La panella, tipicadella Fontanabuona, è unaversione semplice (cioè senza uvetta népinoli) del castagnaccio;

Per non parlare delripieno, che annovera tuttele erbe del preböggion inuna sinfonia da gustare adocchi chiusi, come buonamusica appunto. E i ravioli?Con töcco di carne o sugodi funghi, guai a perderseli!È il caso di dirlo? Nella cucina genovese iravioli si fanno con ilripieno di carne.

Cucina genovese, cucina di terra. Ecco perché è difficile distinguere fragastronomia dell’appenninoe cucina ligure in generale.Non che il palato nerisenta, intendiamoci, chénelle trattorie tipichedell’entroterra, quelle con ancora la tovaglia a quadretti, si mangiabenissimo e si spende“come una volta”, cioè poco.

Pesto & PestoIl menu, recitato il piùdelle volte a voce, si tuffasubito sui primi piatti, in particolare sul pesto, che accompagna trenette o, più volentieri, troffie olasagne. C’è pesto e pesto,sia chiaro, e nell’AppenninoGenovese si possonotrovare un sacco divarianti, tutte legittime e

buonissime: c’è chi mettele noci al posto dei pinoli,chi preferisce il pecorino al parmigiano, chi, specienelle aree di Levante,“allunga” il tutto con la prescinseua, lacagliata dal gusto fresco einconfondibile. I pansotichiamano la salsa di noci,quella ruspante e autentica,che si fa senza la panna.

Ma ci sono anche quelli“di magro”, cioè di verdure.

Fritto mistoIl “secondo” è il frittomisto alla genovese.Verdure, carne, conqualche prelibatezza Doc,dalla “cervella” agli stecchial latte brusco, da nonconfondersi con il lattedolce fritto che pure èeccellente dessert.In alternativa al frittomisto, la cima, ripiena di uova e verdure. Una squisitezza.

i micòti della val Gravegliasono focacce di farina digranoturco accompagnatecon cipolle, lardo,mortadella e condimentivari mentre la baciocca

è una torta di patate. Tipici in val Petronio i testaieu, dischi di pastacotti nel testo e conditi,oggi, con sugo di carne o con pesto.

In ordine di lettura:i sontuosi pansoti. Gli ingredientidel pesto genovese. La cucina “contadina” nel museo di Montebruno.I ravioli. L’originale cima. Il basilico di Prà D.O.P.indispensabile per il pesto. La ghiotta focaccia. I funghi ingrediente principe per il sugo delle tagliatelle.

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l’interessante ItinerarioStorico Colombiano: daTerrarossa di Moconesi,paese di origine dellafamiglia Colombo, fino aQuinto al Mare, oggidelegazione genovese: è ilpercorso di “migrazione”compiuto dagli avi delGrande Navigatore allavolta di Genova, doveCristoforo avrebbe visto laluce nel 1451.

Significativo è il “Balconesul mare” un “abbraccio”di 44 km intorno alla cittàdi Genova, che in parteintegra tratti dell’Alta Via e dell’Itinerario StoricoColombiano. Interessanteil segmento checomprende i forti intornoa Genova e il passaggio per sperduti villaggi.

Parchi naturali, tuttiopportunamente attrezzatie ben segnalati. Ecco adesempio, nel Parcodell’Antola, alcuni sentieridisposti “ad anello”:l’anello di Pentema includela visita al paese-presepe esi può fare in quattro orecirca, senza particolaridislivelli; l’anello diCaprile prevede, daCaprile appunto, una salitaall’Antola attraversopianori, zone di pascolo,boschi. Di grandepanoramicità l’anello diChiappa, che offre scorcisulla val Brevenna e suiversanti dell’Antola. I piùappassionati e attrezzatipotranno cimentarsi, inpiù giorni, con l’Alta Viadei Monti Liguri, oaffrontare il sentiero, brevema di notevole impegno,alle Rocche del Reopasso.

presso impiantiappositamente attrezzati. E con il vantaggio dell’ariabuona da respirare.

Sui sentieridell’AppenninoUna rete di percorsi fittacome il verde intenso delleforeste appenniniche. Non è impossibileindividuare i tratti piùaffascinanti, lungo sentierispesso alla portata di tuttio quasi. A cominciare daipercorsi all’interno dei

Dici “sport” e intendi qui,nell’Appennino Genovese,soprattutto il contatto conla natura: la scoperta divalli e tesori nascosti puòavvenire anche a cavallo, oin mountain bike. Ma nonè necessario rimanere con ipiedi per terra: i fiumi e itorrenti che disegnano ilterritorio si prestano adattività di ogni tipo.Si può andare in canoa,ad esempio, praticando il torrentismo lungo corsid’acqua impetuosie impegnativi; oppurededicarsi, in maniera piùplacida e serena, alla pesca,sia essa di fiume o di lago.Lo sci? Si può fare. In vald’Aveto, dove ci sono circa30 chilometri di piste perfare fondo. Ma ci sonoattività più tradizionali, daltennis al nuoto, dal calcioalle bocce, praticabili

Gli anelli dei sentieriAnche la “alpina” val d’Aveto offre spunti per itinerari alla portata

di tutti: è il caso, adesempio, dell’anello delGroppo Rosso, intenso e facile al contempo, conpanorami aperti sullemontagne circostanti escenari floreali di indubbiasuggestione. Bella l’escursione allaforesta del monte Penna;più tosta l’ascesa

al Maggiorasca, che con i suoi 1796 metri è il monte più alto di tuttol’Appennino Ligure.Impegnativo, ma nonproibitivo, l’anello del monte Zatta, mentrecambiando scenario è di grande suggestionegeologico-paesaggistical’anello della val Gargassa,in valle Stura, dove lo sfondo di brunoconglomerato contrastacon il limpido corsod’acqua sottostante.Ancora nel Parco del Beigua, la salita al monte Rama daSciarborasca è di grandeimpegno, ma vuoi mettereil panorama una voltaarrivati in cima?

Fieschi e ColomboAlcuni sentieri sisviluppano fuori dalle areeprotette dei Parchi, manon per questo essi sono diminore suggestione. In Fontanabuona c’è ilsentiero dei Fieschi, checonduce lungo i siti piùsignificativi dell’anticofeudo della nobile famigliagenovese. Oppure

Escursioni nella natura

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La vista sul mareDal passo del Turchino allaBocchetta, l’Alta Via viveuno dei suoi tratti piùsignificativi e spettacolari,mai come qui così vicino

all’azzurro del mare. Il sentiero si fa docile,ampio, rilassante,lo scenario aperto su unpanorama a 360° difficileda riscontrare altrove.

Oltre la cittàPoi l’Alta Via aggira la val Polcevera, ne lambisce i rilievi più altiper spostarsi verso la valleScrivia, là dovel’Appennino Genovese si fa più autentico e denso. È la tappa dei passi, daquello della Bocchetta cheCoppi rese celebre quandoil campionissimodominava il Giro

dell’Appennino, al passodei Giovi, storico e attualepassaggio fra Genova e lapianura Padana. Quindi il Santuario della Vittoria,e Crocetta d’Orero.

Ora si tratta di sovrastarel’altra grande valle di Genova, quella del Bisagno: sempre inquota, intorno ai 1000metri, dalla vetta delCarossino all’Alpesisa almonte Spina fino al passodella Scoffera.

Sono le tappe “genovesi”dell’Alta Via dei MontiLiguri, da compiersieventualmente anche a cavallo, o in mountainbike, anche se non c’è di meglio che il propriopasso per potere, in effetti,conoscere un territorio cheoffre splendide emozioni.

La strada della naturaC’è un modo migliore per leggere, conoscere,apprezzare l’AppenninoGenovese: percorrerlo a piedi, lungo un tracciatoche ne raccoglie gli umori,i colori, la sua naturasempre schietta, vivace,rigogliosa.

Fontanabuona e poi...Si sale e si scende,dolcemente e docilmente,fino al passo del Portello e alla Sella della Giassina,affacciata sullaFontanabuona, la patriadell’ardesia. E il tratto di crinale, morbido nelcomplesso, fino aBarbagelata, osserva lavallata dall’alto, in unsusseguirsi di panorami edi tratti impegnativi. Daqui in poi si fa sul serio:sono quasi 35 chilometridi sentieri, attraverso levette più significativedell’Appennino Genovese.Dapprima il Ramaceto,ancora in Fontanabuona, a quota 1300: un’insolitamontagna disposta adanfiteatro, uno scenarionaturale di grandeinteresse. Quindi verso la val d’Aveto, oltre il passodel Bozale, nella zona

del monte degli Abeti e della riserva delleAgoraie; intorno a quota1700 il monte Aiona e ilmonte Penna. Vetta fra lepiù elevate dell’AppenninoGenovese e degnotraguardo dell’Alta Via dei Monti Liguri.

L’Alta Via dei Monti Liguri

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Aree da proteggereUn paesaggio da custodire,una natura tutta daleggere. I quattro Parchiregionali dell’AppenninoGenovese racchiudono in altrettanti ideali scrigni i tesori ambientali di unterritorio che mai quantoora ha bisogno di esserepreservato e coccolatocome un essere indifeso.Lo si può scoprire, certo,visitare, con tutto il rispetto che esso merita,con l’attenzione che ègiusto riservare a ununiverso delicato e talvoltaminacciato. Un mondo da proteggere,appunto.

Il Parco dell’AntolaAbbraccia le due vallate delTrebbia e dello Scrivia ecomprende una delle zonepiù suggestive e ricche diambienti di tuttol’Appennino Genovese.Le panoramiche cime, acominciare proprio dalmonte Antola,

da antiche vie dicomunicazione, datradizionali insediamentiquali casoni in pietra e inlegno, seccherecci, mulini.La tradizione e la storia sirispecchiano ancora nellaricchezza delle operearchitettoniche, dai castellia difesa del territorio ai

santuari, simboli didevozione. Tutte realtà a portata di mano, anzi, a portata di passodell’escursionistaappassionato, che quipotrà fare frequentementetappa per comprenderemeglio, ad esempioattraverso un museo, il ricco universo che lo circonda.

Il Parco dell’AvetoÈ il Parco più “montano”dell’Appennino Ligure e necomprende le cime piùelevate, fra i 1600 e i 1800metri di altitudine, quali ilMaggiorasca, il Penna, loZatta, l’Aiona, il Groppo

rappresentano una metaprediletta dagliescursionisti. Ma la realtàdel Parco è fatta anche dipascoli, di secolaricastagneti, di splendidefioriture, di corsi d’acqua,di laghi. La natura, qui, farima con la cultura: culturacontadina, testimoniata

Rosso. Il Parco Regionaledell’Aveto include anche le valli Graveglia e Sturla,

offrendo così una varietà di ambienti e situazionidifficile da riscontrarealtrove.

I Parchi naturali

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cistercense appoggiata nelverde quieto di un prato.

Il Parco di PortofinoIl primo Parco NaturaleRegionale della Liguriaoffre una realtà double face,a cavallo fra mare e monti.Dietro una curva, lungoun sentiero di crinale, eccoche la macchiamediterranea lascia spazioa un mondo squisitamenteappenninico: dalla pineta,dall’uliveto, si passa alcastagneto; ecco gli aceri,il nocciolo, il frassino, il carpino. Per non parlare dei fiori,mai così belli, mai così varicome in questo fazzoletto

di terra verdissima protesasul mare. Percorrere i suoi sentierivuol dire immergersi in unmondo e in una naturasorprendenti. E improvvisamente, dal verde e dal mare, eccosbucare il tesoro dell’anticaAbbazia di San Fruttuosodi Capodimonte, custoditain una baia incantevole. La mano dell’uomo, qui,è ovunque discreta e rispettosa: ad esempionelle coltivazioni a fasce,dove l’ulivo trionfa. Una terra da sempreincontaminata e protettada preservare nel tempoe da apprezzare con calma.

La ricchezza geologica è testimoniata, ad esempio,dalle conformazionirocciose della val Gargassa,attraversata da un percorsoad anello che la rivela in tutta la sua bellezza.Mentre su un versanteopposto, il GiardinoBotanico di Pratorondaninodà un’idea approfonditadella varietà di flora che può offrire questoambiente così vicino al mare e cosìsorprendentemente diversodalla realtà mediterranea.Testimonianza artistica e architettonica di rilievo è la Badia di Tiglieto,antichissima abbazia

di Borzone e la miniera diGambatesa, interamentevisitabile.

Il Parco del BeiguaÈ il più ampio di tutta laLiguria e abbraccia leprovince di Genova e diSavona. Il suo fascino nonsta certo solo nelledimensioni, ma nelle suebellissime montagneaffacciate sul mare.Il passo del Faiallo offre

un panorama sorprendentesull’intera città di Genova,con l’orizzonte disegnatodal monte di Portofino a Levante e lo sguardo chenon fatica, da quassù, ad avvistare nelle giornatepiù limpide, la puntasettentrionale dellaCorsica.

Incastonati fra le cime piùelevate, alcuni laghetti diorigine glacialecustodiscono tesorigeologici di grande fascinoe importanza; alcuniscenari richiamano le areealpine del centro Europa;più in basso domina laciviltà del castagno. E ancora pascoli estesie verdissimi, primo segnoche qui la produzionecasearia è senz’altroeccellente.

Un ambiente da conosceree apprezzare senza fretta,preferibilmente a piedi,lungo l’intensità di unsentiero che risale i crinalidi un territorio inaspettatoe affascinante.Non mancano leemergenze culturali, primefra tutte la storica Abbazia

I Parchi naturali

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Di valle in valle

L’Appennino Genovese: unarcobaleno che abbracciatutte le sfumature delverde, la natura nella suafiera realtà. Immutata, esempre diversa, qui, lungoun paesaggio che nasce dalmare e si inerpica a certealtitudini che non diresti,solcata da corsi d’acquadecisi come il carattere deiliguri, popolata da gentiche ne hanno tracciato, neisecoli, il carattere, la cultura, l’architetture.Un mondo che non finiscemai, da scoprire valle pervalle, sentiero per sentiero,paese per paese.

Arenzano, Cogoletoe i monti del mareUn territorio a strapiombosul mare, con alcune vettefortemente panoramichemeta prediletta degliescursionisti: i montiArgentea, Rama, PuntaMartin, Pennello, Reixasono tutti così alti e cosìvicini al mare da poterlotoccare, da lassù, quasi congli occhi. A riva, le bellelocalità di Arenzano eCogoleto; a mezza costaecco Lerca, Sciarborasca,splendidi balconi sul mare.Più in alto, il passo delFaiallo offre un panoramaindimenticabile sulla cittàdi Genova, e il Turchino èla porta verso la Riviera.

La valle delle cose buoneMettetela un po’ come vipare: in val Polcevera ce n’èdavvero per tutti i gusti, ose preferite, qui si puòmettere insieme un pranzo

(e che pranzo!) completo.magari iniziando dalsalame “Sant’Olcese” (lo fanno anche a Orero).Poi i corzetti, dalla curiosaforma a “otto”, ideali perraccogliere ogni sfumaturadi sapore del classico töcco,o del sugo di funghi. E il dolce è una festa.

Le valli del latteUna terra ricca di pascoli edi corsi d’acqua, sita allespalle dei monti che

abbracciano la riviera delPonente genovese. Le vallidel latte abitano qui: unmondo da scoprire lungoun itinerario in automobileche illustra, tappa pertappa, come nascono illatte e i latticini.Nelle valli Stura e Orba sipossono visitare importantirealtà artistico-architettoniche, conoscereattività artigianali,percorrere sentieri diincomparabile bellezza.

La via dei castelliSpecchio specchio dellemie brame, qual’è il piùbel castello del reame? Nonci sono dubbi, è il Castellodella Pietra di Vobbia,come incastrato fra duespuntoni di roccia astrapiombo sulla valletta.Un bel primato, va detto

subito, ché la valle Scriviapullula di castelli:interessanti resti degni diattenta valorizzazione persalvaguardare unpatrimonio storico earchitettonico che ètestimonianza del nostropassato e della nostracultura.

Le vie dell’acquaA Fontanigorda hannoaddirittura messo su unacquario fluviale, ma lacosa non sorprende affatto.La verdissima val Trebbia èricca di corsi e di storie diacqua, non solo per quellago del Brugneto (che belcolpo d’occhio! Sarà ancheartificiale, però è unospettacolo) che rappresentail serbatoio idrico diGenova, ma anche per isuoi numerosi torrenti,belli non solo a vedersi.

La via dell’ardesiaLa migliore ardesia si estraequi, nel cuore dellaFontanabuona. Per farnetetti, mensole, muretti,oggetti, lastre da biliardo.La si può acquistare, qui,direttamente dalproduttore; ma soprattuttola si può capire, attraversole tappe di un museo vivo,che conduce il visitatoredirettamente dentro le cave, per fargli vedere

come si faceva e come si fa,a estrarre il tesoro dallamontagna.

Le valli del ParcoNon c’è verso: qui vince lanatura, che offre tante etali realtà che una qualsiasidescrizione non puòrenderle giustizia. Dallearee verdissime e collinaridelle valli Graveglia eSturla ai monti della vald’Aveto il passo non èbreve, ma piuttosto vapercorso con la dovuta

lentezza, per leggere ilterritorio momento dopomomento, coglierne icambiamenti piano piano,man mano che si sale,leggendo la vegetazione,osservando come cambia il lavoro dell’uomo, tutto

senza fretta, con la calma e con il rispetto chel’ambiente del parconaturale richiede.

Le valli degli uliviCosì vicino al mare che ilverde, qui, profuma diMediterraneo. E l’ulivo èpiù che un indizio: ècultura, storia, tradizione.Realtà. La civiltà dell’ulivo,l’olio extravergine che qui,nella Riviera Ligure di Levante, alle faldedell’Appennino Genovese,

ha un sapore delicatissimo,così delicato che è unpiacere assaporarlo insiemeal pane, così fine che anchele fritture conserverannotutte le sfumature deisapori. Così buono che è solo in val Petronio.

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NUMERI UTILI

AeroportoInformazioni sui voli: 010 601 54 10Autostrade infoviaggio: 89 25 25Trasporti Pubblici ALI Autolinee Liguri: 010 54 67 42 10Tigullio Trasporti: 0185 37 31Ferrovia Genova-Casella: 010 83 73 21Trenitalia informa: 892 02 10

PARCHI NATURALI E AREE PROTETTE

Parco Naturale Regionale dell’Antola Villa Borzino, Via XXV Aprile, 17 - 16012 Busalla (GE)Tel. 010 976 10 14 - Fax 010 976 01 47Parco Naturale Regionale dell’AvetoVia Marré, 75/A - 16041 Borzonasca (GE) Tel. 0185 34 33 70 - Fax 0185 34 06 29Parco Naturale Regionale del Beigua Corso Italia, 3 - 17100 Savona Tel. 019 84 18 73 00 - Fax 019 84 18 73 05Parco Naturale Regionale di Portofino Viale Rainusso, 1 - 16038 Santa Margherita Ligure Tel. 0185 28 94 79 - Fax 0185 28 57 06

Associazione Alta Via dei Monti LiguriTel. 010 24 85 21

MUSEI DELL’APPENNINO GENOVESE

CAMPO LIGURE Museo della FiligranaTel. 010 92 00 99 - 010 92 09 81 CAMPOMORONE Museo della Croce Rossa ItalianaTel. 010 78 36 94 - 010 78 22 92 Museo delle MarionetteTel. 010 72 24 11 - 010 722 43 14 Museo di Paleontologia e MineralogiaTel. 010 722 43 14 CASARZA LIGUREMuseo “Parma Gemma”Tel. 0185 462 29 - 0185 46 73 03 CICAGNA Museo dell’ArdesiaTel. 0185 97 10 91 Ecomuseo dell’ardesia Loc. Chiapparino Tel. 010 97 10 91COGOLETO Loc. SciarborascaMuseo ContadinoTel. 010 918 81 42

CROCEFIESCHI Museo Paleontologico Tel. 010 93 12 15 - Mobile: 347 931 09 98FAVALE DI MALVARO Museo dell’Emigrante “Casa Giannini”Tel. 0185 97 50 67 LORSICA Museo dei DamaschiTel. 0185 950 19 MASONEMuseo Civico “A. Tubino”Tel. 010 92 62 10 - 010 92 60 03 MELELoc. AcquasantaMuseo della CartaTel. 010 63 81 03 - 010 631 90 42MOCONESI Fraz. GattornaPolimuseo di MoconesiTel. 0185 93 10 32MONTEBRUNO Museo del Sacro dell’Alta Val TrebbiaTel. 010 950 29Museo di Cultura Contadina dell’Alta Val TrebbiaTel. 010 950 29NE Loc. GambatesaMuseo Minerario Tel. 0185 33 88 76PROPATA Museo del Partigiano Tel. 010 94 59 10ROSSIGLIONE Museo di moto e cicli del ‘900 Tel. 010 923 99 21SAN COLOMBANO CERTENOLI Loc. CalvariMuseo Marinaro “Tommasino-Andreatta”Tel. 0185 31 44 03 - 0185 35 60 10 0185 35 61 02 SAVIGNONE Museo Alta Valle Scrivia: Sezione ArcheologicaTel. 010 936 01 03 Museo degli AlpiniTel. 010 936 01 03 - 010 93 69 30 USCIO Museo delle campane e degli orologi Tel. 0185 91 94 10VALBREVENNA Fraz. SenaregaMuseo Alta Valle Scrivia: Sezione EtnologicaTel. 010 964 17 94 - 010 969 08 30

Realizzazione editoriale: M&R Comunicazione - Genova Testi: Fabrizio Calzia Progetto grafico: Federico PanzanoFotografie: Archivio APT Genova, Archivio APT Tigullio, Archivio M&R, Archivio Parco di Portofino, Renato Cotalasso, Fabrizio Calzia, Italo Franceschini, Paolo Gassani, Fabio Lombrici, Roberto Merlo, Gianni Ottonello, Federico Panzano, Santo Piano, Luigi Strata, Specchiomagico - MeleCartografia: Alessia Massari e Francesca Pavolini Stampa: Grafiche G&G Del Cielo - Genova

© 2004, A.P.T. Genova, A.P.T. Tigullio, GAL Appennino GenoveseLa pubblicazione è stata realizzata con i fondi previsti dalla L. 19/2000 della Regione Liguria

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