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a cura di Paola Barigelli-Calcari

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8 dicembre 1854

Pio IX proclama il dogma(Roma)

11 febbraio /25 marzo 1858

Apparizioni dell’Immacolata a Bernardette Soubiros

(Lourdes)

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Vi sono alcuni punti dottrinali che fanno parte della Rivelazione, ma che tuttavia non sono subito chiari ed evidenti ai credenti. Ciò è dovuto al fatto che qualche volta la fonte primaria di questa Rivelazione, la Sacra Scrittura, non è esplicita. Per spiegare e comprendere allora queste verità, vi è bisogno dell’azione dello Spirito Santo nella Chiesa – gerarchia e fedeli – e del lento lavoro dei teologi, il cui compito è proprio quello di trarre conclusioni certe a partire dai dati rivelati.

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L’Immacolata Concezione di Maria ne è un esempio tipico. Questa verità era già percepita dal popolo cristiano attraverso il “senso della fede” – sensus fidelium – sin dai primi secoli della Chiesa, e vissuta a livello devozionale e liturgico. Faceva parte del patrimonio di fede dei Padri. Tuttavia i teologi facevano molta difficoltà a spiegarne il vero senso.

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Riflessioni sulla redenzione di Cristo

I padri latini prima di Agostino e i padri orientali non dispongono ancora di una riflessione esplicita sul peccato originale originato come colpa. Soltanto Agostino si pone la domanda se Maria era libera dal peccato originale.

I padri latini prima di Agostino e i padri orientali non dispongono ancora di una riflessione esplicita sul peccato originale originato come colpa. Soltanto Agostino si pone la domanda se Maria era libera dal peccato originale.

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Accogli me con quella carne che è caduta in Adamo. Accoglimi non da Sara, ma da Maria, di modo che si tratti, sí, d'una vergine inviolata, ma d'una vergine che la grazia ha reso immune da ogni macchia di peccato.(Ambrogio, In Ps 118, sermo 22,30)

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Il peccato originale originato è la privazione della vita divina, della grazia paradisiaca, la mors animae dei progenitori che ricade sui discendenti.

Il peccato originale originato è la privazione della vita divina, della grazia paradisiaca, la mors animae dei progenitori che ricade sui discendenti.

Chaíre , kecharitoméne (Lc 1,28a) è il fondamento biblico dell’esclusione del peccato in Maria: rallegrati d’ essere (stata) trasformata dalla grazia.

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Tutta Santa (panágia) in Eusebio di Cesarea e Immacolata in Gregorio di Nissa.Alla fine del tempo patristico tutti concordano sulla totale purezza di Maria.

Ella nasce come i cherubini, colei che è formata di un argilla pura e immacolata. Infatti quando lei si trovava ancora nei lombi del padre Gioacchino, sua madre Anna ricevette l’annuncio di un santo angelo con le parole seguenti: Tua prole sarà celebrata nel mondo intero. Perciò Anna la presentò al Signore nel tempio.(Teotecno di Livia 550)

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Incolume è la tua nascita, o Vergine incolume Maria; mirabile è sia la concezione sia il parto. (Andrea di Creta VIII sec.)

L’origine immacolata di Maria appare come un nuovo inizio che ristabilisce la purezza dello stato originale in Paradiso. Anzi, Maria stessa è il Paradiso in cui abita Cristo, nuovo Adamo.

La madre di Dio “è più santa di tutti i Santi; ella appare totalmente pura per Colui che abitava in lei con corpo e spirito”.

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Oggi l’umanità, in tutto il fulgore della sua nobiltà immacolata, riceve la sua antica bellezza. Le vergogne del peccato avevano oscurato lo splendore e il fascino della natura umana; ma nasce la madre del bello per eccellenza, questa natura ricupera nella sua persona, i suoi antichi privilegi ed è plasmata secondo un modello perfetto e degno di Dio…Oggi la riforma della nostra natura comincia e il mondo invecchiato, sottomesso ad una trasformazione tutta divina, riceve le primizie della seconda creazione( Andrea di Creta, VIII sec)

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Dopo (l’annunciazione dell’angelo) la mia natura ricevette su comando di Dio il feto: la mia natura non aveva osato accogliere il feto prima della grazia divina. Quando però arrivò la grazia, il grembo chiuso aprì le sue porte. Esso accolse il deposito proveniente da Dio e lo conservò fino a quel giorno, quando quello seminato nel grembo materno per la volontà di Dio giunse alla luce.(Germano di Costantinopoli, Catechesi mariana)

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Maria è il tipo ideale dell’umanità. Soltanto lei ha pienamente realizzato l’idea divina dell’uomo; è l’uomo (la persona umana) per eccellenza… Unica fra gli uomini che hanno vissuto o vivono, la Vergine è rimasta liberata da ogni iniquità, dall’inizio fino alla fine della sua esistenza: soltanto lei ha rimesso a Dio nella sua integrità la bellezza che egli ci dona… ha tenuto la forma umana in tutto il suo splendore, pura di ogni forma estranea… Nessuno degli altri, dice il profeta è estraneo dalla sporcizia (Giobbe 14,4)…Nessuna persona è stata santa prima della beata Vergine: è stata la prima e l’unica ad essere assolutamente assente dal peccato…(Nicola Cabasilas – XIV sec.)

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Come comporre il bisogno di redenzione di Maria e la sua santità massima?

Secondo Giovanni Duns Scoto (1265-1308), in questo davvero doctor subtilis, “Maria ha dovuto essere redenta nel modo più perfetto e questo non poteva consistere nella purificazione del peccato originale, ma nella preservazione da esso”

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“La posizione di Duns Scoto è geniale: egli, ponendosi sul piano dell’obiezione agostiniana-tomista, che era evidentemente di natura cristologico-soteriologica, seppe rovesciare i termini; per lui la Vergine non solo non è sottratta alla redenzione, ma è proprio da essa che le è pervenuta - «retroattivamente» la grazia cristica d’essere preservata dal peccato radicitus e d’essere piena di grazia.

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“La piena santità di Maria e la sua totale assenza di peccato erano, pertanto, affermazioni tradizionali e universalmente diffuse. Maria – si riteneva- non peccò personalmente perché fu santificata nel seno di sua madre, libera dal fomens peccati (l’abituale e disordinata concupiscenza, radice e fonte di ogni peccato personale)”

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Questo argomento è quello della “Redenzione preventiva”, secondo cui l’Immacolata Concezione rappresenta il capolavoro della Redenzione operata da Cristo, perché proprio la potenza del Suo amore e della Sua mediazione ha ottenuto che la Madre fosse preservata dal peccato originale. I Francescani accolsero e diffusero con entusiasmo questa dottrina, e altri teologi – spesso con solenne giuramento – si impegnarono a difenderla e a perfezionarla.

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Anche menti eccellenti, come san Bernardo, san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura, pur avendo una grande devozione personale per la sublime purezza e illibatezza della Vergine Maria, tuttavia non riuscivano a spiegarlo a livello teologico. Tra le maggiori difficoltà da loro addotte per questa esitazione, ve ne erano due. Una era l’universalità della redenzione, per cui se Cristo è davvero il Redentore di tutto il genere umano, come ci insegna la Sacra Scrittura, allora anche Maria dovette essere redenta, cioè liberata dal peccato dopo la sua concezione.

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La seconda difficoltà proveniva da un’idea ereditata da sant'Agostino, per cui il peccato originale di Adamo ci verrebbe trasmesso attraverso l’infezione della carne, quindi con la generazione fisica. Per queste due ragioni anche i tre grandi teologi sopra menzionati sostenevano che Maria, seppure per poco tempo, era stata anche lei macchiata dal peccato. Ciò naturalmente andava contro la sensibilità dei fedeli stessi. Il beato Giovanni Duns Scoto aveva ben percepito la gravità del problema e con il suo acume riuscì a risolvere con successo e definitivamente le due difficoltà.

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Per prima cosa, appoggiandosi all’autorità di sant'Anselmo, spiegò che il peccato non può essere trasmesso fisicamente attraverso la generazione, perché non è qualcosa di materiale. Il peccato di Adamo per i suoi discendenti consiste propriamente in una mancanza della giustizia originale. Esso è di tipo morale e non fisico, si trova nell’anima, e più precisamente nella volontà e non nel corpo.

Senza la grazia di Cristo,l’uomo è incapace di entrare

in dialogo con il Padre.

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Motivo per cui, dice Scoto, «essendo la volontà qualcosa di puramente immateriale e perciò distinta dalla carne, allora non può essere infetta dalla carne» Secondo, spiega sempre il Beato, nel caso di Maria, Dio ha fatto qualcosa di molto speciale e conveniente, ha cioè preservato l’anima di Maria dall’essere contagiata dal peccato, al momento stesso della sua concezione. In questo modo, all’atto della sua concezione lei era “senza macchia”, Immacolata.

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Ecco le parole di Scoto: «Dio poté, nel primo istante di quell’anima, darle la stessa grazia che dà a un altro nel momento della concezione o del battesimo. Così, in quel primo istante, essa non ebbe il peccato originale, così come con gli altri avviene con il battesimo». Per quanto riguarda il motivo dell’universalità della redenzione, questo era effettivamente la causa principale della negazione dell’Immacolata Concezione. Il beato Giovanni Duns Scoto spiegò che la redenzione universale di ogni essere umano rimane un fatto indiscutibile. Di fatto tutti sono stati redenti da Cristo, Maria inclusa. E anche lei, se non fosse stata preservata, sarebbe stata bisognosa di redenzione liberativa. Come chiunque altro, cioè, avrebbe avuto bisogno del battesimo.

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Tuttavia, nel suo caso specifico avvenne qualcosa di molto speciale. Mentre per tutti gli altri esseri umani i meriti della redenzione sono applicati dopo la nascita del bambino, nel momento in cui viene battezzato, nel caso di Maria quegli stessi meriti furono applicati prima, e cioè nell’istante stesso in cui fu concepita dai suoi genitori. In altre parole, per Maria vi è stata una Redenzione preservatrice. Cristo, spiega Duns Scoto, è Mediatore di grazia non soltanto quando ci purifica dal peccato dopo che lo abbiamo contratto, ma ancora più perfettamente quando preserva dal peccato che ci viene dall’essere discendenza di Adamo. Per questo dunque, non solo Cristo rimane il Redentore universale, ma anzi col preservare la Vergine ha compiuto un atto di redenzione ancora più perfetto: «Cristo non sarebbe redentore perfettissimo se non avesse meritato che Maria fosse preservata dal peccato originale».

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Tuttavia, nonostante la soluzione delle difficoltà da parte di Scoto, questa verità non fu subito accettata dalla maggioranza dei teologi e dalle autorità, soprattutto per il timore di mettersi contro l’autorità di teologi come san Tommaso d’Aquino. All’interno della famiglia francescana invece, l’Immacolata Concezione di Maria fu accettata, difesa e predicata con sempre maggiore entusiasmo, appoggiandosi alla dottrina del “Dottore dell’Immacolata”, altro titolo con cui Duns Scoto diverrà noto nella storia. L’intera teologia del beato Giovanni Duns Scoto, anzi, verrà diffusa dai francescani ad ogni livello, sia in Europa che in terra di missione, anche grazie a questo importante punto dottrinale sull’Immacolata.

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Ci vollero ancora altri 600 anni circa, prima che il privilegio mariano fosse ufficialmente riconosciuto. Ma la storia diede finalmente ragione al nostro Beato, quando l’8 dicembre 1854 il papa beato Pio IX – sollecitato anche dalla lettura di una esortazione di san Leonardo da Porto Maurizio letta nel Convento romano di San Bonaventura al Palatino – proclamò l’Immacolata Concezione dogma di fede.

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Ecco le parole del Papa: «Dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli».

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A questo riguardo, vorrei mettere in evidenza un dato, che mi pare importante. Teologi di valore, come Duns Scoto, circa la dottrina sull’Immacolata Concezione, hanno arricchito con il loro specifico contributo di pensiero ciò che il popolo di Dio credeva già spontaneamente sulla Beata Vergine, e manifestava negli atti di pietà, nelle espressioni dell’arte e, in genere, nel vissuto cristiano. Tutto questo grazie a quel soprannaturale sensus fidei, cioè a quella capacità infusa dallo Spirito Santo, che abilita ad abbracciare le realtà della fede, con l’umiltà del cuore e della mente» (Benedetto XVI, Udienza generale 7 luglio 2010).

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«Non solo il ruolo di Cristo nella storia della salvezza, ma anche quello di Maria è oggetto della riflessione del Doctor Subtilis. Ai tempi di Duns Scoto la maggior parte dei teologi opponeva un’obiezione, che sembrava insormontabile, alla dottrina secondo cui Maria Santissima fu esente dal peccato originale sin dal primo istante del suo concepimento: di fatto, l’universalità della Redenzione operata da Cristo – evento assolutamente centrale nella storia della salvezza – a prima vista poteva apparire compromessa da una simile affermazione. Duns Scoto espose allora un argomento, che verrà poi adottato anche dal beato Papa Pio IX nel 1854, quando definì solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria.

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“La radicale esclusione del peccato dall’esistenza di Maria non è affermazione che termina su di lei, ma espande i suoi sensi in molteplici direzioni. Sta anzitutto a indicare: •l’atto radicale con cui Dio ha deciso di contrapporre Maria a Satana;•l’espansione smisurata della grazia;•la signoria di Dio su Satana;•l’inafferrabilità di Maria da parte del Nemico;•la libertà della Vergine, ininterrotta e piena, dall’ “asservimento” a Satana;•la superiorità della Regina delle vittorie sul Nemico del Regno”

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“La dottrina dell’Immacolata testimonia quindi che la grazia di Dio è stata sufficientemente potente per suscitare una risposta; che grazia e libertà, grazia ed essere se stessi, rinuncia e compimento si contraddicono solamente in apparenza, mentre in verità una cosa condiziona e procura l’altra”

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Così ciò che era ragione d’una difficoltà ad accettare la dottrina dell’IC diventava ragione della sua fondatezza. Questa condizione di Maria non era, perciò, un’eccezione alla Redenzione di Cristo, ma un suo frutto speciale : il Cristo Redentore perfettissimo, in modo assai conveniente e congruo, preservò da qualsiasi contagio del male colei che, generandolo, doveva diventare la Madre messianica, esercitando una conseguente ‘mediazione materna’.

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La teologia del peccato originale è una teologia della coscienza cristiana del peccato. La sua complessità e le dottrine che la illustrano nel tempo sono un servizio necessario per restituire alla chiamata e alla riconciliazione lo splendore della speranza cristiana.

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La prima e l’ultima parola del Vangelo

sono la “chiamata” in Cristo e la “riconciliazione” in Lui.

La prima e l’ultima parola del Vangelo

sono la “chiamata” in Cristo e la “riconciliazione” in Lui.

La dottrina del peccato originale ha quindi rigorosamente un carattere secondo (perché viene dopo la buona notizia della creazione in Cristo) e un carattere penultimo (perché viene prima e in vista della redenzione in Cristo)

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Maria riceve per grazia la

guarigione dalle radici del

peccato in primo istanti

suae conceptionis.

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Maria è la figura concreta della speranza cristiana perché “nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano,è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale”

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Il dono di grazia ricevuto anticipatamente da Maria per la sua partecipazione unica – maternità divina – al mistero dell’incarnazione è concesso per grazia ai cristiani attraverso il mistero della maternità della chiesa che ci genera nel battesimo all’avventura cristiana di essere figli nello Spirito.

Il dono di grazia ricevuto anticipatamente da Maria per la sua partecipazione unica – maternità divina – al mistero dell’incarnazione è concesso per grazia ai cristiani attraverso il mistero della maternità della chiesa che ci genera nel battesimo all’avventura cristiana di essere figli nello Spirito.

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L’Immacolata concezione ci offre in Mariail volto dell’uomo redento da Cristo, nel quale Dio rinnova, in modo ancor più mirabile[…] il progetto del paradiso.

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L’Immacolata è la creazione senza peccato, cioè integra, senza difetti, senza “caduta”; essa è la perfetta creazione parziale quale Dio aveva desiderato fosse la creazione totale.Ma l’Immacolata con la sua integrità, non ricorda solo come poteva e doveva essere l’intera creazione, se l’uomo fosse rimasto fedele, ma profetizza anche come essa può e deve diventare.

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È la meta che indica l’integrità a cui Dio vuole riportare, con l’opera salvifica, l’intera realtà creata

I cercatori di Dio trovano nell’Immacolata tutti i loro desideri d’integrità e di pienezza e nello stesso tempo l’accoglimento di tali desideri da parte dell’Altissimo

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È la grazia redentrice più piena e più ricca fatta da Dio all’uomo, che ha trovato per contro, la risposta più piena e più ricca fatta da parte della creatura.

Risposta completa alla domanda vocazionale di Dio è pure critica radicale di ogni esistenza colpevolmente irrealizzata e alienata, d’ogni vita inautentica e falsa.

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La tradizione biblica assegna alla luna la funzione di segnare la successione dei mesi e dei tempi (cf. Gn 1,14.16; Sir 43,7-8). Avere la luna sotto i piedi significa possedere il dominio assoluto sullo svolgimento del tempo o almeno essere sottratti al suo corso fatale. La donna, quindi, mentre ancora il tempo procede nel suo svolgimento, ne è al di sopra. Nella Gerusalemme celeste, dove la donna – sposa dell’agnello usufruirà definitivamente della gloria del Signore, la luna scomparirà del tutto (Ap 21,23), perché sarà finita la successione di tempi.

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Ma il contesto può suggerire un ulteriore riferimento. In Ap 11,19, che introduceva la nostra visione, era comparsa “l’arca della sua alleanza”. Questo particolare può rievocare il Sal 89,37s: “In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo”: per il cantore del salmo l’alleanza assicurata e giurata a Davide durerà in eterno, cioè fino al perdurare del sole e della luna. L’alleanza che ora si apre con la comparsa dell’arca e la visione della donna va al di là del perdurare del tempo e avrà il suo compimento nella Gerusalemme nuova (cf. Ap 21,3)

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Nel dialogo ecumenicoNel dialogo ecumenico

Quale fede è

assolutamente necessaria

per la ricostruzione di una

piena comunione tra le

chiese?

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Nel dialogo ecumenicoNel dialogo ecumenico

Esiste oggi la necessità di distinguere

tra sentimento religioso e fede

cristiana

Esiste oggi la necessità di distinguere

tra sentimento religioso e fede

cristianaNel 1998 il Gruppo di Dombes ha scritto:

“in Maria niente permette di fare di le il simbolo di quel che

ci separa”

Nella Vergine tutto è relativo a

Cristo e tutto da lui dipende

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È un dato storico che la persona di Maria sia stata uno dei luoghi d’investimento privilegiato della religione popolare nell’evangelizzazione cristiana.Maria riveste un triplice ruolo:-un ruolo di prossimità: è la madre attenta a tutti i suoi figli;- un ruolo di difesa dell’identità culturale: è celebrata con le caratteristiche di ogni singolo popolo;- un ruolo di protezione e di guarigione: si suppone che liberi da tutte le oppressioni e da tutte le malattie

È un dato storico che la persona di Maria sia stata uno dei luoghi d’investimento privilegiato della religione popolare nell’evangelizzazione cristiana.Maria riveste un triplice ruolo:-un ruolo di prossimità: è la madre attenta a tutti i suoi figli;- un ruolo di difesa dell’identità culturale: è celebrata con le caratteristiche di ogni singolo popolo;- un ruolo di protezione e di guarigione: si suppone che liberi da tutte le oppressioni e da tutte le malattie

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I cattolici, con un atteggiamento di prudenza e di carità, di fronte alle “reticenze” degli altri cristiani, dovrebbero presentare una catechesi più attenta alla testimonianza della Scrittura.Questa catechesi dovrebbe costituire una pedagogia della fede per la pietà popolare.

I cattolici, con un atteggiamento di prudenza e di carità, di fronte alle “reticenze” degli altri cristiani, dovrebbero presentare una catechesi più attenta alla testimonianza della Scrittura.Questa catechesi dovrebbe costituire una pedagogia della fede per la pietà popolare.

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La resistenza dei protestanti all’ordine dell’affettività, alimentata per secoli da perpetue controversie sulla Vergine Maria e la loro rigida lettura della testimonianza della Scrittura sono difficoltà da superare con la reciproca conoscenza, il dialogo senza infingimenti e la preghiera comune.

La resistenza dei protestanti all’ordine dell’affettività, alimentata per secoli da perpetue controversie sulla Vergine Maria e la loro rigida lettura della testimonianza della Scrittura sono difficoltà da superare con la reciproca conoscenza, il dialogo senza infingimenti e la preghiera comune.È in realtà un identico sguardo di fede su Gesù che ci incita a non separarci a causa di colei che non fu all’origine delle nostre divisioni confessionali

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La Chiesa non farebbe dell’accettazione di questi due dogmi un preliminare alla piena comunione delle Chiese. Essa domanderebbe soltanto ai partner con i quali ristabilirebbe tale comunione di rispettare il contenuto dei dogmi, di non ritenerli contrari all’evangelo né alla fede, ma di considerarli come conseguenze libere e legittime di una riflessione della coscienza cattolica sulla coerenza della fede.

La Chiesa non farebbe dell’accettazione di questi due dogmi un preliminare alla piena comunione delle Chiese. Essa domanderebbe soltanto ai partner con i quali ristabilirebbe tale comunione di rispettare il contenuto dei dogmi, di non ritenerli contrari all’evangelo né alla fede, ma di considerarli come conseguenze libere e legittime di una riflessione della coscienza cattolica sulla coerenza della fede.

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“possiamo affermare insieme che l’opera di redenzione di Cristo ha raggiunto Maria fino in fondo, nell’intimo del suo essere e nei suoi primissimi momenti di vita.Ciò non è contrario all’insegnamento della Scrittura, e può essere compreso solo alla luce della Scrittura”.

(ARCIC II, «Maria: grazia e speranza in Cristo» n. 59, in EO 7/239).

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Influsso prioritario del popolo

Intervento decisivo del magistero della Chiesa

Prospettiva Cristologica: un inno alla potenza salvifica dell’Unico mediatore

Prospettiva antropologica:Evento di grazia per l’umanità in cammino

SINTESI

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Ella realizza l’uomo che Dio ha sempre voluto, eretto verso il cielo (noi siamo curvati dal peccato), aperto verso gli altri (noi ci chiudiamo dentro noi stessi) e fraterno con il mondo (noi possediamo la terra in modo egoistico). Ella appartiene al disegno primigenio di Dio, logicamente anteriore alla caduta dell’umanità.

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Come mai tra le tante immagini dell’Immacolata ha prevalso quella della Donna che schiaccia la testa del serpente? Tra i tanti fattori si distingue l’archetipo con tutta la sua carica emozionale della Donna e il Drago. Maria, versione femminile del figlio dell’uomo (Dan 7), appare come una forza pura, santa e bella, che si confronta con la forza bruta del Mostro e lo vince.

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Ella costituisce un’energia assiologica evidente: ispira i comportamenti etici del lotta contro le forze d’oppressione e di morte, come è illustrato dalla storia della Polonia e del Messico le immagini della Madonna di Jasna Gora e della Vergine di Guadalupe.

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L’Immacolata è tipo non solo  ontologico  (immagine) o escatologico («teletipo»:

Barth), ma anche tipo etico della Chiesa (esemplare), che deve essere come lei sposa «gloriosa, senza macchia né ruga ma santa e immacolata» (Ef 5,27)