a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in...

17
1 - Tutti liberi, tutti uguali 2 - Tutti riconosciuti come persone 3 - Tutti cittadini del mondo 4 - Tutti liberi di pensare e comunicare 5 - Tutti liberi di imparare a cura di MANUELA R OBAZZA

Transcript of a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in...

Page 1: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

1 - Tutti liberi, tutti uguali

2 - Tutti riconosciuticome persone

3 - Tutti cittadini del mondo

4 - Tutti liberi di pensaree comunicare

5 - Tutti liberi di imparare

a cura di MANUELA ROBAZZA

Page 2: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Possiamo raccontare i brani che seguono.Poi si può chiedere al gruppo:quali diritti sono disattesi? Perché?Quali interventi sarebbero urgenti?

Una libertà sulla carta?

In Cina e negli Stati Uniti la “giustizia” ri-corre sempre di più alla pena di morte. In I-

raq e Arabia Saudita si può es-sere condannati al taglio di u-na mano, o di una gamba. InBrasile ogni anno vengono uc-cisi migliaia di bambini distrada. A Cuba chi vuol fonda-re un nuovo partito viene arre-stato. Più vicino a noi, nella“civile” Europa, in Gran Breta-

gna e in Francia molti detenuti subisconomaltrattamenti. E a volte muoiono. Tuttoquesto capita nel 2003, 55 anni dopo la Di-chiarazione dei Diritti dell’Uomo.

C’è ancora molta strada da fare, per passaredalla carta alla realtà.

«Liberi... senza distinzione di religioneo di opinione politica...»

Qualcosa sta cambiando. Dopo dieci an-ni, la Cina sembra aver dimenticato le rivol-te e il massacro di Tien An Men, nel 1989. Ilgoverno di Pechino ha firmato alcune leggiper il rispetto dei diritti umani e il paese a-vanza a piccoli passi verso la democrazia.Tutto bene, quindi? Sembra proprio di no. Iprigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitùnei campi di lavoro. E le persecuzioni conti-nuano: contro operai che scioperano, regio-

ni che chiedono più autonomia, gruppi reli-giosi. Nello Xinjiang lo scorso anno la poli-zia ha impedito a un gruppo di musulmanidi riunirsi nella Moschea durante i giorni delRamadan. Durante gli scontri sono mortedecine di persone, altre sono state incarcera-te e lo stato ha chiuso tutte le scuole musul-mane.

In Cina, oltre 200.000 persone sono detenutesenza accusa né processo.

La piccola Sherab

Sherab aveva 12 anni quando fu arrestatainsieme ad altre quattro monache tibetane co-me lei. La loro colpa era di aver gridato «Il Ti-bet è un paese indipendente» (la Cina nonvuol saperne di concedere l’indipendenza). Hatrascorso tre anni in un campo di lavoro. Èmorta il 15 maggio 1995.

Aveva appena 15 anni.

66

Gli articoli 1 e 2 della Dichiarazione contengono i fondamenti e concentrano la nostraattenzione sul valore così importante per tutti che è la libertà. Una parola che dà i brividi.Una parola che usiamo all’infinito. Il sogno di ogni persona. Un diritto. Di tutti.

FATTI

ATTIVITÀ

Ecco alcune attività che si possono fare:giochi, discussioni, elaborazioni...

Libertà è come...Fate il gioco della metafora: dopo averci

pensato,ognuno esprime un’immagine o unoggetto che può rappresentare il significatodella Libertà.Importante è essere concreti. Do-po che ognuno ha comunicato la propria me-tafora, completate, insieme, queste frasi:

Noi siamo liberi: infatti ...Spesso noi stessi violiamo il diritto alla Li-

bertà, ad esempio ...Se io fossi la Libertà correrei subito ...

Tutti liberi, tutti uguali

Page 3: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

La Shoa

Il brano che segue può essere letto a più vo-ci (l’intervistatore e gli intervistati). Al terminedella lettura si potrebbe invitare il gruppo de-gli adolescenti a scrivere una lettera a una per-sona che si ritiene possa intervenire in manie-ra significativa (Sharon? Arafat? Il Papa? Il pre-sidente della Repubblica? Il segretario dell’O-NU? Gli ebrei?).

Da “Il fatto” del 9 aprile 2002

Oggi gli ebrei ricordano la Shoa. Come tutti glianni, alle 10, il mondo israelitico si è fermato perricordare quei 6 milioni di morti dietro i reticolatidi Auschwitz o di Dachau.

Partecipano a questa trasmissione il CardinaleErsilio Tonini, l’onorevole Francesco Rutelli, leaderdell’Ulivo, e l’ambasciatore Giovanni Castellaneta,consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio.

Betlemme, da dove è partito il grande messag-gio di fratellanza, è al centro del conflitto. I luoghisacri alle diverse religioni sono a rischio. Al di làdelle esortazioni, cosa possiamo fare?

ERSILIO TONINI: Ogni uomo è Betlemme. Ilvalore di Betlemme sta proprio qui: nel fattoche, essendo nato lì il figlio di Dio che si fa uo-mo, gli uomini hanno imparato che sono fra-telli. Ed ecco il grande dramma. Sono dei fra-telli, i nostri, i miei, che si ammazzano. Alloranon posso che pregare, scongiurare che si ri-cordino che uccidono se stessi ogni volta cheuccidono un altro.

FRANCESCO RUTELLI: Dobbiamo spingere contutte le nostre forze perché ci sia un cessate ilfuoco, il ritiro degli israeliani, perché si fermi -definitivamente - la violenza omicida dei ka-mikaze e perché si riapra il negoziato.

GIOVANNI CASTELLANETA: I luoghi sacri sonoun patrimonio comune dell’umanità e sonoprotetti dalla legge e dalla tradizione. Il Presi-dente del Consiglio Berlusconi si è unito al-l’appello del Santo Padre a protezione dei luo-ghi sacri e il governo italiano è intervenuto di-rettamente presso il governo israeliano affin-ché i luoghi sacri vengano protetti.

In questi ultimi tempi sono morti più di trecen-to bambini arabi ed ebrei. Perché non si sente lavoce della nostra politica?

GIOVANNI CASTELLANETA: La voce della politi-ca deve suonare più forte di quella della vio-lenza. Quindi abbiamo chiesto ad entrambi ipopoli di fermare gli eccessi di violenza, gli at-ti di terrorismo e quindi salvare le vite di que-sti bambini. 67

FRANCESCO RUTELLI: Quando la politica fal-lisce, subentrano orrori inenarrabili e non èmai finito il tempo per una politica più giu-sta. Lei parlava dei bambini: ci sono due ra-gazze che oggi hanno fatto discutere il mon-do per la copertina di “Newsweek”, due ra-gazze di 17 anni. Una, palestinese, è entratain un negozio imbottita di esplosivo, l’altrastava facendo la spesa per la sua famiglia: so-no morte insieme. Ci fa capire che quello è ildisastro di politici che non lavorano per uni-re ma per scavare un solco.

Governo e minoranza possono trovare l’unità innome della pace?

GIOVANNI CASTELLANETA: Devono trovare l’u-nità perché in questo momento, ripeto, tutto ilPaese, tutto il mondo deve contribuire affin-ché torni la pace in questa terra martoriata.

FRANCESCO RUTELLI: Siamo pronti a fare, co-me già è avvenuto a metà dicembre in Parla-mento, una risoluzione unitaria e a sosteneretutte le azioni dell’Italia che vadano nella dire-zione giusta.

L’Europa che ruolo può avere?

GIOVANNI CASTELLANETA: L’Eu-ropa deve avere un ruolo forte.Noi abbiamo accolto con gran-de soddisfazione il maggioreimpegno del presidente Bush,in questi giorni. Il Presidentedel Consiglio Berlusconi, in va-rie occasioni, anche per ultimoil Consiglio europeo di Barcellona, ha postocon forza il ruolo dell’Europa che deve essereun ruolo non solo economico ma anche poli-tico. Come dice il presidente Berlusconi dob-biamo passare da essere non solo un giganteeconomico ma superare questa condizione dinano politico, che è l’Europa, per avere un no-stro ruolo importante in una regione che ci ècosì vicina.

FRANCESCO RUTELLI: Dobbiamo dare all’Eu-ropa potere. Un esercito unico; strumenti di-plomatici, economici, perché chi si illude chetornando agli Stati nazionali si conti di più,anche l’Italia conti di più, non capisce che nelmondo globale o l’Italia è in grado di inter-venire unitariamente, con efficacia – e ogginon ha avuto i poteri per farlo – oppure èun’illusione ritornare a 15 Stati che pensinodi dire la loro sul Medio Oriente. Nessuno liconsidererà.

ERSILIO TONINI: Io mi chiedo perché deve es-sere solo l’America a far paura. Perché solo la

Page 4: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

voce di Bush deve saper intimorire e bloccare.Ma perché la voce dell’Europa non ha lo stes-so valore. Evidentemente abbiamo il disorien-tamento. No, dobbiamo dire che la vita del-l’umanità oggi, politicamente, è sbilanciata.Siamo in un rischio enorme, se non recuperia-mo l’appartenenza di tutti gli uomini alla stes-sa umanità.

Perché le piazze si sono divise tra filoarabi e fi-loisraeliani e non hanno detto insieme: “No allaguerra”?

FRANCESCO RUTELLI: È stato un errore grave.Io penso che oggi le piazze debbano dire: sì aidiritti del popolo palestinese ad uno Stato. Sìai diritti del popolo israeliano a vivere in sicu-rezza e in pace. No ai kamikaze assassini e noad una politica espansionista che vuole umi-liare il popolo palestinese. Questi sì e questi nodebbono vederci uniti, anche nelle piazze.

ERSILIO TONINI: Perché siamo abituati, pur-troppo, a dividerci in patrie. Anche tutti noisiamo abituati a considerare la storia come ilnostro territorio nazionale. Siamo legati allastoria. Ed è perciò, allora, che noi guardiamoai palestinesi perché palestinesi, agli israelia-

ni perché israeliani. Dimenti-chiamo che sono uomini. Ladifferenza è minima in con-fronto all’identità.

Contestare la politica di Sha-ron vuol dire anche essere antise-mita?

GIOVANNI CASTELLANETA: Af-fatto. Noi abbiamo avuto e abbiamo dei rap-porti con il generale Sharon, ma non perquesto non ci esimiamo dal fare delle critichee non ci esimiamo dal dirgli le azioni chenon condividiamo e che non sono giuste.

FRANCESCO RUTELLI: Io credo che Sharon ab-bia fatto e stia facendo errori molto gravi. Nonsono mai stato nemico, anzi, sono stato amicodi Israele in tutta la mia vita politica e sono a-mareggiato e addolorato perché vedo, nel go-verno Sharon, il desiderio di far saltare un pro-cesso di pace per la sfiducia di poter conviveree la volontà di non avere mai uno Stato dei pa-lestinesi. È un errore enorme, perché potrà por-tare Israele a stare sempre in guerra. Questonon vuol dire essere antisemiti, anzi.

Eminenza, perché il messaggio di pace del Paparesta inascoltato?

ERSILIO TONINI: L’odio spegne l’intelligen-za. Ed è per questo, quest’odio ci colpisce

tutti quanti. Ci siamo chiesti se dopo quel-l’esperienza che abbiamo fatto dell’ultimaguerra mondiale, dopo non le due torri di-strutte, ma camini e camini che fumavano dicarne umana, non abbiamo ancora imparatoche chi offende deve aspettarsi l’offesa. Dob-biamo, in altre parole, ancora imparare a ca-pire che apparteniamo alla stessa razza. Iomi sento fratello, avverto nel cuore – e comeme credo un po’ tutti gli uomini – un grido,una voglia di gridare al mondo intero: maperché volete continuare a torturarvi e tortu-rarci? Perché i bimbi che stanno per nascere,crescere non devono trovare un sole che sor-ride loro?

Dice Anna Frank nelle ultime parole del suodiario: «Eppure gli uomini non sono cattivi».Meriterebbe una conferma.

Essere “esseri umani”

Posizionate un oggetto adatto (per esem-pio, un cestino dei rifiuti capovolto) in mezzoal gruppo. Suggerite che si tratta di un visitato-re proveniente da un’altra parte dell’Universo.Questo visitatore è curioso di conoscere gli es-seri che si definiscono “umani”. Raccogliete isuggerimenti che possono aiutare il visitatoread identificarci come tali.

Messaggio nella bottiglia

Chiedete ai ragazzi di decidere cosa rac-chiudere in una capsula da lanciare nello spa-zio per descrivere l’umanità. Possono immagi-nare di vivere in un’epoca a 10 anni da adessoe di avere ricevuto dei segnali dallo spazio. Inrisposta a questi segnali, le Nazioni Unitestanno per inviare informazioni in un’astrona-ve speciale. Compito dei ragazzi è quello discegliere cosa mandare: musica, esemplari u-mani, vestiti, letteratura, ecc. La discussionepuò svolgersi attraverso un brainstorming delgruppo, o può essere organizzata come pro-getto individuale.

«Cosa sono?», «Chi siamo?»: queste sono ledomande profonde poste da quest’attività, chepuò rappresentare per i ragazzi un’occasioneper riflettere su se stessi come esseri umani.Questa consapevolezza è fondamentale perriuscire un giorno a considerarsi dei rappre-sentanti dell’umanità, con una responsabilitàverso di essa in tutte le sue molte e svariate for-me. La definizione generale di che cosa è uma-no può contribuire alla percezione di che cosapotrebbe essere disumano. ■68

Page 5: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Si possono leggere i brani che seguonoe gli articoli della Dichiarazione riportati. Poi si può chiedere al gruppo:quali diritti sono disattesi? Perché?Quali interventi sarebbero urgenti?

Poliziotti assassini

In Kenya gli abitanti vengono uccisi proprioda chi dovrebbe proteggerli: la polizia. I poli-ziotti picchiano i detenuti, soprattutto quellipoveri, che non possono pagare gli agenti perfarsi liberare. Le scene sono incredibili, da filmhorror: ginocchia fracassate con un martello,dita spezzate da chiavi inglesi, unghie strappa-te. Solo che qui non ci sono effetti speciali. Ipestaggi finiscono quando il detenuto “confes-sa”, anche se innocente. O muore.

Tra il 1994 e il 1996, 316 persone sono stateuccise dalla polizia del Kenya.

I “sem terra”

Si fanno chiamare con due sole parole:“sem terra”. Senza terra. Sono 4 milioni di fa-miglie brasiliane che non hanno neppure unpezzettino di terra da coltivare per la propriasopravvivenza. In Brasile, paese ricchissimo dirisorse agricole (caffè, arance, soia, cacao), lamaggior parte della terra appartiene a pochis-sime persone, i latifondisti. Roba da Medioe-vo. Da anni, i contadini poveri si battono peruna distribuzione più equa delle ricchezze delpaese e per avere terreni che i la-tifondisti lasciano incolti. Ma hannoscoperto che, oltre a essere “sem ter-ra”, sono anche senza diritti.

I massacri si susseguono da tem-po. Esistono veri e propri “esercitiprivati”, pagati dai latifondisti, che 69

distruggono villaggi e uccidono i “sem terra”.Dove non arrivano loro, c’è la polizia. Attaccala folla durante le manifestazioni di protestacontro i latifondisti, picchia i feriti, tortura iprigionieri. Donne e bambini non vengono ri-sparmiati. Tanto, sono solo dei “sem terra”:senza diritti, senza nulla.

160 milioni di ettari (il 45% delle terre dei la-tifondisti) vengono lasciati incolti. Intanto 32milioni di brasiliani sono in miseria, ammassa-ti nelle bidonville che circondano le grandi cittàdel paese.

Anche in Uganda…

Gli uomini armati escono silenziosamentedall’ombra, circondando i muri di fango chequi chiamano case. Veloci, catturano cinque ra-gazzi e scappano tra la boscaglia. I ragazzini, tremaschi e due femmine, vengono legati con cor-de e picchiati con un fucile. Durante la marcia,uno di loro tenta la fuga ma viene ricatturato eucciso a colpi d’ascia. Appena arrivati al campo,le ragazze vengono consegnate come “mogli” aiguerriglieri di grado superiore. Da dieci anni,scene come queste si ripetono quotidianamen-te in Uganda, dove un gruppo di guerriglieri at-tacca e saccheggia villaggi e campi profughi.

Finora 10.000 adolescenti sono stati sequestratiin Uganda: diventeranno schiavi sessuali, ani-mali da soma per il trasporto delle armi e deiviveri, soldati bambini.

Sembra assurdo: c’era bisogno di una Dichiarazione per dire agli uomini che tutti sono persone umane? Che nessuno può permettersi di schiavizzare nessuno? Che la torturanon deve essere praticata? Sì, c’era bisogno di una Dichiarazione. E non basta ancora...

Padre Alex Zanotelli

Ecco un altro esempio di schiera-mento dalla parte di coloro i cui di-ritti sono calpestati. La testimonian-za di Alex Zanotelli che si può legge-

Tutti riconosciuti come persone

FATTI

ATTIVITÀ

Page 6: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

re insieme con il gruppo può dare l’occasioneper chiedere ai ragazzi: Alex ha fatto quelloche abbiamo sentito. Noi, da qui, in questomomento, come possiamo evitare che conti-nui tutta la miseria e la disperazione di tantipoveri nel mondo?

Da “Il fatto” del 24 dicembre 2000

Anche nella disperazione e nella miseria ci so-no classifiche. Chi non può permettersi neppure untetto di lamiera, chi ha l’Aids, e la famiglia non nevuole sapere, si rifugia nella bidonville di Koroco-cho, che nella lingua kikuyu vuol dire caos, dove lapovertà non ha limiti. Qui vive un italiano, PadreAlex Zanotelli: condivide la lezione di Don Mila-ni e ha aperto una scuola per 800 ragazzi, perchésa che il povero è ancora più povero quando non sascrivere e non sa leggere.

Vivere in una bidonville è una cosa che bi-sogna sperimentare. Ricordo che la prima vol-ta che ho deciso di uscire – ero arrivato quinell’88 – e di immergermi nella baraccopoli èstata un’esperienza sconvolgente, non riuscivopiù a raccapezzarmi: tutto cambia, dal cibo al-lo stile di vita a come ti rapporti con la gente,all’adattarti a una vita estremamente semplicein cui l’importante è sopravvivere. Passi da unmondo, anche come religioso, in cui vivevo,che è un mondo di ricchi, a un mondo radi-calmente diverso, quello dei poveri.

Nei primi tempi ha avuto difficoltà a farsi ac-cettare?

È stato estremamente duro. Non tanto ilfarsi accettare, perché la gente era molto con-tenta di avere uno di noi qua dentro, dava lo-ro un senso di sicurezza. È durissimo l’impat-to con la sofferenza umana, della tua totaleimpotenza, vedere che, per quanto tu possa fa-re, è solo una goccia e che urli ma alla fine nonserve a nulla. Ogni sera, insieme con PadreAntonio, andiamo in giro e celebriamo nellebaracche dei malati di Aids, che sono molti. Cisono certe situazioni, come il vedere una don-na senza marito che crolla perché e ammalatae per la fame, in cui rimani lì e ti chiedi comesia possibile che della gente viva così e soffracosì tanto. Proprio qualche mese fa è arrivataqui una ragazzina che io non avevo mai visto,anche se sono qui da dieci anni.

Ecco la sua testimonianza «Michiamano O’ Marie. Mi sono trovataa due o tre anni sulle strade di Nai-robi. Non so chi sia mio padre, nonso chi sia mia madre, non so nulla.Quando avevo 12 anni un uomo miha presa e violentata, ecco il mio pri-

mo bambino. Ho vissuto per un paio di annicosì, poi un altro uomo mi ha presa mi ha vio-lentato ed ecco il mio secondo bambino. Aquel punto ero disperata, sono scappata e so-no andata nella discarica. Lì ho cercato di la-vorare, la gente mi chiedeva: Ma tu chi sei? Tunon sei dei nostri. Fuori di qui».

Davanti alla sofferenza la prima cosa che misalta sullo stomaco è di dire: Dio, ma dove sei?Non è possibile che tu ci sia e non ascolti ungrido come questo.

Qual è la giornata di chi vive nelle bidonville?

Qui ci sono tutti gli elementi più possibili epiù disparati di questo mondo. Una giornatasarà differente se tu sei un ragazzo di strada,sarà un’altra giornata se lavori nella discarica,sarà un’altra giornata ancora se hai un lavoro aNairobi. Sono in pochi, ma c’è gente qua den-tro che lavora a Nairobi. Se fai lo stagionale, vaia cercarti lavoro a giornata. Molta gente partedi qui al mattino presto, verso le 5 o le 6, a pie-di per andare a lavorare, perché costa troppoprendere l’autobus. Fanno ore e ore di cammi-no, le vedi le colonne di persone che partonoda Kibera che vanno a piedi nella zona indu-striale. Poi chi rimane qui tenta di sopravviverein mille maniere, facendo piccoli lavoretti, livedi per le strade. Gente che si rivende, che sidà da fare, gente che ha voglia di vivere, chevuole vivere. Non vuole chiedere la carità.

Gesù è nato in una stalla. Qual è la condizionepiù umiliante per un bimbo povero, qui?

Tutti gli anni celebriamo il Natale dentro ladiscarica. Se c’è un posto al mondo dove dav-vero Gesù nasce è proprio questo. I bambinisoffrono per moltissime cose. Penso che la tri-stezza più grande, la sofferenza più grande, intanti di loro è questo senso di non avere infondo una famiglia, un papà, una mamma, unsentirsi accolti, voluti bene, una vita fatta didignità, di sentirsi ragazzi come tutti. E a voltesenti davvero una grande tristezza dentro, co-me un bisogno immenso di affetto.

1000 gru di carta

Dopo aver raccontato la storia che segue ingruppo potete imparare a costruire le gru di car-

ta, costruirne molte e invitare i ragaz-zi a regalarle in un giorno speciale,raccontando la storia di Sadako (po-tete visitare il sito http:// www.mi-chaela.it/origami/bgru.htm).

La prima bomba atomica dellastoria fu fatta esplodere a Hiroshima,70

Page 7: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

in Giappone, nel 1945. Gli effetti furono terri-bili: distruzione, morte, contaminazioni. Sa-dako, una bambina che viveva fuori Hiroshima,non fu né ustionata, né ferita, ma qualche annodopo si ammalò di leucemia (grave malattia delsangue) e dovette essere ricoverata in ospedale.Era spaventata, sapeva di poter morire. Il suomigliore amico Chizuko le raccontò la storiadella gru, un uccello sacro in Giappone: si dice-va che, se una persona malata avesse fabbricato1000 gru di carta, sarebbe guarita. Sadako deci-se di fabbricare 1000 gru di carta. Ritagliando epiegando la carta scoprì che questo lavoro eraun buon modo per farsi coraggio. Imparò a sor-ridere e ad essere allegra anche nei momenti dif-ficili della sua malattia. Quando Sadako morì,aveva fabbricato 644 gru di carta. I suoi compa-gni di classe decisero di fare le altre 356 gru, per-ché ci fossero 1000 gru capaci di far guarire nonuna sola bambina malata, ma il mondo intero,malato di violenza. Nel Parco della Pace a Hiro-shima, oggi c’è un monumento dedicato a Sa-dako. Si chiama Monumento della Pace deiBambini e un messaggio è inciso nella pietra:

«Questo è il nostro grido. Questa è la nostrapreghiera: Pace nel Mondo»

Questa storia vera è triste, ma piena di spe-ranza. Oggi a Hiroshima esiste il “Club dellegru di carta”.

Uomini e donne per la pacee i diritti umani

Ecco un elenco di uomini e donne che han-no lottato per i diritti umani. In gruppo si puòdistribuire un numero di piccole biografie cia-scuno e in un momento di condivisione o-gnuno può raccontare le imprese di alcuni diessi. Infine ci si può interrogare: qui accanto anoi chi potremmo definire «persona che lottaper la salvaguardia dei diritti?».

Cerca anche notizie su Aldo Capitini, Al-berto Luthuli, Chico Mendez ...

Dom Helder CAMARA - Vescovo cattolico brasiliano. Dal1966 ha guidato e animato una serie di azioni nonviolente in-traprese dai più poveri per i loro diritti e per la terra. Ha scel-to di vivere in povertà lasciando il palazzo vescovile ed è sta-to spesso minacciato di morte. Alcuni dei suoi più stretti col-laboratori (sacerdoti) sono stati uccisi. Continua a operareper la diffusione in tutto il mondo della nonviolenza.

Anna FRANK (1929-1944) - Nacque a Fran-coforte da una famiglia di ebrei tedeschi. In se-guito alle persecuzioni Anna, sua sorella e i suoigenitori dovettero nascondersi per sfuggire alladeportazione. Vissero così per quasi due anni inuna piccola mansarda di una famiglia amica, in-sieme ad un’altra famiglia ebrea. Nell’agosto del1944 il nascondiglio venne scoperto e tutti ven-nero portati nei campi di concentramento. Anna 71

e sua sorella morirono a Bergen Belsen, poco prima della finedella guerra. Al suo tredicesimo compleanno Anna Frank ave-va ricevuto in regalo un diario, nel quale scrisse fino al giornodella sua deportazione. È stato pubblicato in tante lingue ed èuno dei più importanti documenti della storia umana.

GANDHI (1869-1948) - Si laureò in Inghilterra diventandoavvocato. Dal 1893 al 1914 visse in Sudafrica applicando letecniche della nonviolenza alle lotte per l’uguaglianza razzialee sociale. Nel 1919 iniziò in India la lotta nonviolenta, basatasulla non-collaborazione e la disobbedienza civile, per l’indi-pendenza del Paese dal dominio inglese, che fu conquistatanel 1947. Gandhi lottò contro l’odiosa suddivisione in castedella società indiana. Delle comunità religiose e nonviolenteda lui fondate facevano parte anche gli appartenenti all’ultimogradino sociale, ossia gli “intoccabili”.

Martin Luter KING (1929-1968) - Giovane pastore dellaChiesa Battista nel sud degli USA guidò la lotta delle popola-zioni nere per i propri diritti. Ecco un esempio: nel 1955 Ro-sa Parks, una sarta nera di Montgomery, fu imprigionata peressersi rifiutata di cedere il posto in autobus ad un giovanebianco. King allora organizzò il boicottaggio degli autobus daparte dei neri, che durò 382 giorni, e che si concluse con l’a-bolizione della segregazione sui mezzi pubblici. Dopo averpromosso nel ‘63 una manifestazione di 250.000 persone,venne discussa una legge per l’uguaglianza dei diritti civili(approvata l’anno seguente). Nel ‘64 gli fu assegnato il Pre-mio Nobel per la pace. Fu assassinato a Memphis nel 1968.

Giorgio LA PIRA - Fu sindaco di Firenze per molti anni. A-nimato da una profonda fede cattolica, fece numerosi viaggi(Vietnam, Palestina, URSS, ecc.) per promuovere la pace e lariconciliazione. Invitò a Firenze i sindaci di tutto il mondo peruna collaborazione per la pace. Aiutò i lavoratori della Pigno-ne quando occuparono la fabbrica. Quando in Italia fu proi-bita la proiezione del film francese di Autant Lara sull’obie-zione di coscienza Non uccidere, La Pira lo fece proiettare aFirenze e per questo fu denunciato al Procuratore della Re-pubblica. La causa si trascinò per molto tempo. Ne seguì u-na nuova legge sulla censura che riconosceva la censurabi-lità solo degli aspetti relativi al “buoncostume”. Così il filmpotè essere proiettato ovunque nel nostro paese.

Don Primo MAZZOLARI - Partì volontario nella PrimaGuerra Mondiale. Lì maturò la decisione di lottare tutta la vi-ta contro la guerra e la violenza. Nel 1943, parroco, fu arre-stato due volte. Rischiò la deportazione in Germania. Dopo laguerra fondò il periodico Adesso che aggregò migliaia disimpatizzanti. Nel 1951 gli venne proibito di dirigere il gior-nale e di predicare nella diocesi. Prima di morire fu ricevutoda Giovanni XXIII che riconobbe in lui un esempio profetico.

Don Lorenzo MILANI - Viceparroco di S.Donato, in To-scana, lavorò con gli operai e i più poveri. Venne trasferitoper punizione nello sperduto paesino di Barbiana, dove nonarrivavano né strade né luce elettrica. Lì fondò una scuola atempo pieno per i pochi ragazzi del posto che divenne famo-sa e meta di pellegrinaggio umano e culturale. Scrisse unalettera in difesa di alcuni obiettori di coscienza calunniati daun gruppo di cappellani militari. Per questa lettera fu pro-cessato, assolto nel ‘67 e condannato nel ‘68 in appello, do-po la sua morte avvenuta il 26 giugno 1967.

Oscar ROMERO - Vescovo di San Salvador,capitale del Salvador, fu ucciso il 24 marzo1980 mentre celebrava la messa. Ha difeso ipoveri, gli oppressi, denunciando in chiesa econ la radio della diocesi le violenze subite dal-la popolazione. Pochi giorni prima di morire a-veva invitato i soldati e le guardie nazionali a di-subbidire all’ordine ingiusto di uccidere.

Page 8: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Si possono leggere i brani che seguono. Poi si può chiedere al gruppo: quali diritti sono disattesi? Perché? Quali interventi sarebbero urgenti?

La storia di Ahmed

Disperazione. Speranza. Poi la tragedia fina-le. Questi sono gli ingredienti dell’incredibilestoria vera di un rifugiato. Si chiama Ahmed, èfuggito dalla Somalia in guerra per recarsi nellaricca Europa, in Austria. Ma è difficile viverequando nessuno ti dà lavoro, quando senti lafame, quella vera, quando sei uno straniero interra straniera. E così Ahmed ruba qualcosa, maviene scoperto e incarcerato. L’Austria vuole e-spellerlo, ma la Corte europea dei Diritti del-l’Uomo si oppone. Così Ahmed rimane in Au-stria, ma non può ottenere il permesso di lavo-ro. E senza quello non può fare nulla. Per la leg-ge, è un “signor nessuno”, che esiste solo per ilcontrollo della polizia, una volta alla settimana.Ma Ahmed vuole dimostrare che esiste e sceglieil modo più tragico: si uccide in una piazza diGraz intitolata proprio ai diritti umani, nel mar-zo del 1998 in cui si celebra il 50° anniversariodella Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

L’olocausto dei Grandi Laghi

«Era come vivere in un film di Indiana Jo-nes, solo più terrificante, tra l’odore della mor-

te, il fango e la sporcizia.Un inferno»”. Così ricor-da un volontario delleNazioni Unite. E solo co-sì si può descrivere lagrande migrazione dellazona dei Grandi Laghi,al centro dell’Africa, traZaire, Ruanda e Burundi.

Un inferno. Migliaia di persone in fuga, inse-guite dagli eserciti dei ribelli, in mezzo a unaguerra etnica tra le popolazioni Hutu e Tutsi,con il colera che continuava a uccidere. I pro-fughi erano scappati dal Burundi per fuggire al-le continue persecuzioni, dallo Zaire perché e-ra l’unica speranza di sfuggire agli attacchi con-tro i campi profughi e alla minaccia della fame,dalla Tanzania perché l’esercito ha obbligato irifugiati ad andarsene. Una fuga continua, inattesa soltanto della morte.

Nei mesi di luglio e agosto 1996, almeno 75.000rifugiati dal Burundi sono stati costretti a torna-re nel loro paese, vittime di minacce e di violen-ze. Lo stesso è accaduto in dicembre per 700.000zairesi. Un anno fa, 300.000 rifugiati dal Ruanda e dalBurundi si trovavano ancora nello Zaire orienta-le. Molti erano malati o feriti. 500.000 (forse750.000: le informazioni sono pochissime) sonoancora i rifugiati nella zona dei Grandi LaghiOgni giorno nel mondo ci sono 5.000 bambinirifugiati in più.

Il canale d’Otranto... famoso non per turismo

«Stanno per spiaggiare!», «Hanno già spiag-giato!», ripetono gli agenti della polizia. Il verbo“spiaggiare” non esiste sul vocabolario, ma lo u-sano già tutti, in Puglia. Vuol dire raggiungere laspiaggia, la costa. È diventato famoso da quan-do è cominciato l’arrivo in massa degli albane-si. Il canale d’Otranto, una strettoia di mare lar-ga 70 chilometri che separa Italia e Albania, o-gni notte è percorso da decine di gommoni conil loro carico umano. Non solo albanesi, ma an-che curdi in fuga dalle persecuzioni in Turchia eIran, tamil sfuggiti ai massacri dello Sri Lanka,kossovari sopravvissuti ai campi di sterminio.Per loro, “spiaggiare” vuol dire arrivare in unnuovo mondo. Per il viaggio hanno speso tuttociò che avevano: le tariffe sono carissime, da 3 a4 milioni per persona. In Europa sperano di si-72

Cittadini del mondo... Anche i Curdi? Anche gli Albanesi che abitano in Kossovo? Anche gli Africani che vengono a cercare lavoro in Italia? Tutti cittadini del mondo. In teoria.

Tutti cittadini del mondo

FATTI

Page 9: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

stemarsi. Ma non è così. Molti di loro vengonoriportati subito al loro paese. Il sogno è finito.

Nel Kossovo in 8 mesi ci sono stati 700 morti eoltre 300.000 sfollati.

73

● Prendete in considerazione anche questo:Se vi siete svegliati questa mattina con piùsalute che malattia, siete più fortunati delmilione di persone che non vedranno laprossima settimana.

● Se non avete mai provato il pericolo di unabattaglia, la solitudine dell’imprigionamen-to, l’agonia della tortura, imorsi della fame, sietepiù avanti di 500 milio-ni di abitanti di questomondo.

● Se potete andare inchiesa senza la pauradi essere minacciati, ar-restati, torturati o uccisi,

ATTIVITÀ

Si può invitare il gruppo a leggere i due braniche seguono e, dopo aver discussosulla presenza degli immigrati nella propriazona, si invitano i ragazzi a cercare un immigrato e a farsi raccontare la storia del proprio paese, le abitudini i ricordi.Nell’incontro successivo ognuno potrà direle cose che ha imparato da questa esperienza.

«Figlio mio,ogni giorno rileggo le lettere che scrivi,ma da due anni ormai non odo la tua voce,e l’ultimo ricordo che ho delle tue manifu quando mi stringesti e mi dicesti «Addio».“Ragazzo mio – ti dissi – perché vuoi abbando-nare così la tua famiglia, la tua gente, la tuaterra? Sempre da tua madre hai trovato un ri-paro, un piatto di riso, un letto se eri stanco.Con Oko’o ballavi alla festa del villaggio, i suoisguardi e il suo sorriso non eran che per te. Ve-di i tuoi fratellini, tu sei la loro guida, e di te habisogno la terra dei tuoi avi».Mi rispondesti: “Mamma, qui per me non c’è fu-turo,l’avvenire è in occidente, là è possibile a-vanzare; andrò a Roma, terra di storia e civiltà:i cristiani accoglieranno i fratelli africani. Stu-dierò duramente, troverò un buon lavoro, ed a tee ai miei fratelli non mancherà più nulla”.Figlio mio, quel che ci manca è solo il tuo sorri-so, il tuo passo gioioso quando andavi nei cam-pi, le tue storie e i tuoi canti la sera attorno alfuoco. E quando in quel paese di storia e civiltàavrai finito i tuoi studi, trovato il tuo lavoro,ri-cordati di noi, e torna alla tua terra d’Africa».

«Madre mia,Non posso più mentirti, il mio rimpianto è gran-de, nel mio pensiero tornano sempre le tue paro-le, e il ricordo del paese e della nostra gente lasciaspesso il mio cuore malato di nostalgia. Questaterra promessa, questa terra sognata, agognata, eche tanti sogneranno ancorasi è mostrata ingratacoi suoi fratelli stranieri e il suo freddo penetranel corpo e nell’anima. Passo le mie giornate – edè un dolore dirlo a te, madre mia cara – solitario,vagando per strada, senza meta, senza un postodove stare, fra la gente che guarda, diffidente oincuriosita. Noi siamo gli stranieri, noi siamo ivagabondi, senza casa, lavoro, senza una fami-glia, senza le carte in regola, senza nessun dirit-

to, nemmeno quello di non essere uccisi impune-mente. Come vorrei tornare nella mia terra avi-ta, ballare con Oko’o alla festa del villaggio, gio-care coi miei fratelli, raccontar loro storie e can-tare la sera attorno al focolare. Ma ho vergognaora a mendicare un passaggio e tornare alla miagente sconfitto ed avvilito. Madre, perdonami,preferisco restare dove nessuno mi conosce, inquesta fredda terra d’Europa».

(Justin Wandja - febbraio 1989)

Percentuali

Invitiamo i ragazzi a illustrare dei graficiche raffigurino le percentuali di alcuni dati. Altermine animare la discussione: quali conclu-sioni possiamo trarre da questa situazione?

Se si potesse ridurre la popolazione delmondo intero in un villaggio di 100 personemantenendo le proporzioni di tutti i popoli e-sistenti al mondo, tale villaggio sarebbe com-posto in questo modo. Ci sarebbero:

57 Asiatici; 21 europei; 14 americani (Nord, Centro e SudAmerica); 8 africani.52 Sarebbero donne; 48 sarebbero uomini.70 Sarebbero non bianchi; 30 sarebbero bianchi.70 Sarebbero non cristiani; 30 sarebbero cristiani.89 Sarebbero eterosessuali; 11 sarebbero omosessuali.6 Persone possederebbero il 59% della ricchezza delmondo intero e tutti e 6 sarebbero statunitensi.80 Vivrebbero in case senza abitabilità.70 Sarebbero analfabeti.50 Soffrirebbero di malnutrizione.1 Starebbe per morire.1 Starebbe per nascere.1 Possederebbe un computer.1 Avrebbe la laurea.

Page 10: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

siete più fortunati di 3 miliardi di personedi questo mondo.

● Se avete cibo nel frigorifero, vestiti addosso,un tetto sopra la testa e un posto per dor-mire, siete più ricchi del 75% degli abitantidel mondo.

● Se avete soldi in banca, nel vostro portafo-glio e degli spiccioli da qualche parte in u-na ciotola, siete fra l’8% delle persone piùbenestanti al mondo.

● Se i vostri genitori sono ancora vivi ed an-cora sposati, siete delle persone veramenterare, anche negli Stati Uniti e nel Canada.

● Se potete leggere questo messaggio, aveteappena ricevuto una doppia benedizione,perché qualcuno ha pensato a Voi e perchénon siete fra i due miliardi di persone chenon sanno leggere.

Ancora dati: ricchi e poveri

Nel 2000 la ricchezza dei 3 uomini più ric-chi del mondo superava il PIL accumulato dai48 paesi più poveri; quella dei 15 uomini piùricchi superava il PIL di tutta l’Africa nera;quella dei 32 più ricchi superava il PIL dell’A-sia del Sud e la ricchezza degli 80 uomini piùricchi del mondo superava il PIL della Cina(1,2 miliardi di abitanti).

Con soli 40 miliardi di dollari, cioè il 4%della fortuna dei 225 uomini più ricchi delmondo si potrebbero soddisfare i bisogni es-senziali di tutta la popolazione mondiale: ci-bo, acqua potabile, infrastrutture sanitarie, e-ducazione, salute, cure ostetriche.

Qualcuno sarebbe forse tentato di dire che laTerra è povera, e invece no, non è corretto direTerra povera, dobbiamo piuttosto dire «PoveraTerra!». Infatti nel 1900 la popolazione mon-diale era di 1,5 miliardi ed il PIL pro capite (va-lore della produzione diviso per il numero de-gli abitanti) era di 300 dollari (valore attuale).Un secolo dopo gli abitanti sono 6 miliardi e ilPIL pro capite è di 4.800 dollari. La Terra non èpovera, anzi, non è mai stata tanto ricca.

Quadro di riferimento

Le nostre opinioni possono variare a secon-da se quello che vedia-mo ci piace oppure no. Equesto si riflette nelleparole che scegliamo diusare. Per esempio, lastessa persona può esse-re descritta come preoc-cupata di quello che glialtri pensano di lei op-

pure come umile e insicura; come molto ambi-ziosa oppure come desiderosa di migliorarsi;sottomessa o pronta a cooperare; disonesta escorretta o sensibile nei confronti dei senti-menti degli altri; poco disposta a cambiare lecose o tollerante; meno consapevole dei dirittiindividuali o egoista.

Fate in modo che i ragazzi riflettano su altredicotomie di questo genere (per esempio: sen-timentale/ affettuoso; ingenuo/allegro; servi-le/pronto a lavorare duramente).

Fate fare loro una lista più positiva possibi-le delle proprie cinque qualità che davveroammirano. Ponetele all’interno di una cornicedi riferimento negativa, in modo che le stessequalità si trasformino da buone a cattive. Poifate il contrario: i ragazzi elencheranno cinqueproprie caratteristiche che non amano partico-larmente e cercheranno poi delle “parole spec-chio” per rendere la lista meno offensiva.

Caro diario...

Invitate i ragazzi a trascrivete le frasi che se-guonosu foglietti diversi. Piegateli in modochenon si veda il contenuto. Ognuno ne rice-ve uno. Legge quello che vi è scritto e prova ascrivere una pagina di diario della persona concui deve immedesimarsi. Poi ognuno legge adalta voce la pagina che ha scritto. Alla fine si ri-sponde insieme alla domanda: che cosa hoimparato con questo gioco?

● Sei un ragazzo turco che deve chiedere l’ele-mosina ai semafori. Quanti soldi prendi? Achi devi darli? Che cosa ti senti dire dagliautisti? Che cosa pensi?

● Sei una ragazza bosniaca immigrata in Ita-lia. Non conosci la lingua e vieni inserita inuna classe di scuola media. Come ti accol-gono? Che cosa fai? Che cosa vorresti?

● Sei una mamma filippina. Ti trovi in Italiaper lavorare. Hai lasciato 6 figli a Manila.Dove cerchi lavoro? Dove lo trovi? Quantoguadagni? Che cosa scrivi ai figli a casa?Che cosa pensi?

● Sei un ruwandese della tribù dei Tutsi. Titrovavi in Italia per lavoro e la tua famigliain Rwanda è stata sterminata dagli Hutu.Che cosa fai? Che cosa pensi?

● Sei un giovane universitario algerino. Ti tro-vi in Italia perché vuoi terminare gli studi.In Algeria però rischi la vita perché gli estre-misti islamici non sono d’accordo che tustudi. Che cosa fai? Con chi ti confidi? Chiti aiuta? Come? ■74

Page 11: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Si possono leggere i brani che seguono. Poi si può chiedere al gruppo: quali diritti sono disattesi? Perché?Quali interventi sarebbero urgenti?

Vestita per il carcere

La sentenza diceva: «L’imputata Leyla Zanaviene condannata a 15 anni di carcere per averindossato vestiti e altri capi di abbigliamentodi colore giallo, verde e rosso». Incredibile, mapurtroppo vera, questa sentenza è stata emessadal tribunale di Ankara, in Turchia, 4 anni fa.Una donna, membro del parlamento turco, èstata condannata perché portava una fascia percapelli di colore giallo, verde e rosso: i tradi-zionali colori curdi. Basta questo per finire incarcere in Turchia. Mentre nelle zone più in-terne del paese i curdi vengono uccisi e i vil-laggi rasi al suolo, i politici di origine curdavengono minacciati di morte, incarcerati, ucci-si. Molti risultano “scomparsi”. In realtà sonostati torturati a morte nelle stazioni di polizia.

A partire dal 1991, sono stati uccisi più di 160politici di origine curda.

Manette per un giornale

Tous è un giornale nato da pochi mesi, mache ha avuto subito un grande successo. In Iranvende 450 mila copie. Qual è il suo segreto? Par-la ai suoi lettori con chiarezza, pubblica le lorolettere, li lascia parlare e anche sfogare. A otto-bre, sulle pagine delle lettere di Tous, un lettoresi lamenta della situazione del paese: «In Iran sistava meglio una volta». Basta questo per atti-rarsi l’ira del governo. Il giornale viene imme-diatamente chiuso. Alla porta della redazione cisono i lucchetti. Per il direttore arrivano anche 75

le manette: è arrestato con l’accusa di altotradimento. I 300 giornalisti che vi la-voravano vengono seguiti ancora oggidalla polizia segreta e qualcuno di lo-ro è già stato minacciato di morte.

Il satanico Salman

Salman Rushdie è uno scrittore che vale 4miliardi e mezzo. Tanti soldi verranno dati achi lo ucciderà. Il motivo? In un suo libro, Ver-setti satanici, Rushdie ha commentato parti delCorano in maniera buffa. La cosa non era pia-ciuta al capo spirituale iraniano, l’ayatollahKhomeini, che lo aveva condannato a morte,promettendo denaro e vita eterna a chi lo a-vesse ucciso. Da qualche anno, Rushdie vivecome un carcerato: non esce di casa, cambiafrequentemente abitazione, circondato soltan-to dalla sua scorta. Dopo la morte di Khomei-ni, la condanna a morte dello scrittore è stataannullata dal nuovo governo iraniano. Ma isacerdoti islamici non mollano. Dalle mo-schee incitano i fedeli a tagliare la gola a Ru-shdie, e gli studenti universitari raccolgonosoldi per gli aspiranti killer.

Tutti liberi di pensare e comunicare

Voi avete il diritto di pensarla come volete. Potete essere un giorno fascisti e il giorno dopocomunisti. Potete dire che non siete d’accordo con il Governo, lo potete anche scriveresui manifesti e appenderli in giro per la città. Vi stupite? No. Eppure in un sacco di Paesiciò non è assolutamente possibile. Si rischia la condanna a morte.

«Maria è scomparsa!»

Per lo svolgimento di questo gioco di ruolo,si consiglia all’insegnante di regolarsi secondoil proprio giudizio. Presentate al gruppo la se-guente situazione:

Il tuo nome è Maria. Sei una giornalista.Hai scritto un articolo per il tuo giornale cheha fatto arrabbiare qualcuno molto in alto. Ilgiorno dopo degli sconosciuti fanno irruzione

FATTI

ATTIVITÀ

Page 12: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

in casa tua e ti portano via. Vieni pic-chiata e messa in isolamento in unastanza. Nessuno sa dove ti trovi. Nes-suno si offre di fare qualcosa. Rimanilì per mesi.

Maria è stata privata di molti deisuoi diritti fondamentali. Usando laDichiarazione universale chiedete algruppo di individuarli uno per uno (arti-coli 3 e 5; probabilmente articolo 8; a secon-da delle leggi locali, articoli 9, 11 (1) e 12.

Chiedete ad ognuno dei ragazzi di scriverela bozza di una lettera per il ministro dellagiustizia, o una lettera aperta indirizzata allastessa Maria.

Infine possono analizzare le leggi locali perscoprire cosa può essere fatto in casi simili, equale può essere il contributo delle sedi localidelle organizzazioni internazionali per i dirittiumani, o ancora della stessa Commissione peri diritti umani delle Nazioni Unite. In quest’ul-timo caso, le relazioni possono essere inviate(anche per fax) a: Segreteria del Gruppo di la-voro sulle persone scomparse contro la loro vo-lontà o tramite costrizione, Centro per i dirittiumani, Palazzo delle Nazioni, CH-1211 Gine-vra 10, Svizzera (fax 289696; telefono 346011).Questi organismi prendono nota del nome in-tero della persona rapita, della data della scom-parsa, del luogo e delle circostanze del caso (chisi ritiene responsabile, cosa è stato fatto a livel-lo locale per trovare una soluzione, ecc.).

Il caso Saggioro

Leggiamo con il gruppo il caso Saggioro,primo caso di obiezione di coscienza alla pro-duzione bellica. Poi discutiamo su quanti casidi obiezione di coscienza bisognerebbe attiva-re nella nostra società (i prodotti dello sfrutta-mento minorile…).

Maurizio Saggioro viene assunto il 23 mar-zo 1979 in qualità di attrezzista dalla ditta“Metalli Pressati Rinaldi” (MPR).

Il 19 gennaio 1981 riceve l’incarico di fab-bricare un pezzo che non gli era mai capitatoprima: un dado di una mina. Sospende il la-voro e chiede spiegazioni al capo reparto. In-terviene il direttore dell’azienda. Saggiorochiede di essere assegnato ad altra mansione.La risposta è negativa. Alla fine di gennaio ri-ceve una lettera di contestazione dell’infrazio-ne, ai sensi dell’accordo collettivo di lavoro.Tiene un colloquio con il responsabile dellaproduzione alla presenza di due rappresentan-ti sindacali aziendali. Saggioro riconferma lasua disponibilità a svolgere un altro lavoro chenon sia legato alla produzione bellica. Affer-

ma chiaramente di non voler boicottarel’attività aziendale. Il 3 febbraio 1981viene sospeso dal lavoro per due gior-ni. Rientrato in fabbrica gli viene dinuovo affidata la produzione di unostampo per un “dado” per mina che

egli si rifiuta di fabbricare. Ottiene disvolgere un’altra mansione.Il 29 maggio 1981 riceve l’incarico di co-

struire uno stampo per la fabbricazione di un“contatto per un congegno da sparo”. Si rifiutadi costruirlo e chiede spiegazioni al responsabi-le della produzione. Viene considerata un’infra-zione e subisce la sospensione dal lavoro per tregiorni. A questo punto Maurizio Saggioro scriveall’azienda una lettera chiedendo che venga ri-spettata la sua scelta di non fabbricare pezzi bel-lici. Ma la risposta è negativa. Saggioro rilasciaalcune interviste a giornalisti. Vengono pubbli-cate dall’Avvenire (1 novembre 1981), Il Giorno(5 novembre), Il Manifesto (6 novembre) e Il Sa-bato (7 e 13 novembre). Il 12 novembre 1981 laditta gli fa recapitare tramite un ufficiale giudi-ziario una lettera in cui lo si accusa di aver mon-tato una «campagna di stampa pericolosamentedenigratoria» verso l’azienda e gli vengono con-testate inadempienze contrattuali. Lo si avverteche il suo rapporto di lavoro non può prosegui-re e viene sospeso cautelativamente per altri cin-que giorni in attesa delle sue giustificazioni, fa-cendogli presente che la ditta si riserva di pren-dere i «provvedimenti del caso, a cominciare dallicenziamento». Pochi giorni dopo Saggioro ri-sponde con una lettera nella quale contesta leaffermazioni della ditta e comunica che avrebberipreso il servizio. Il 23 novembre 1981 rientrain fabbrica: ma trova la lettera di licenziamento.

Saggioro presenta ricorso alla Pretura di Mi-lano. Respinto in data 25 dicembre 1981. Nel-l’appello successivo e in successivi ricorsi Sag-gioro vede respinta l’istanza di riconoscimen-to della propria “obiezione di coscienza” al la-voro bellico: il suo comportamento è conside-rato causa di risoluzione del rapporto di lavo-ro per “inadempimento contrattuale”.

Nel novembre del 1981 il Partito Radicalepresenta in entrambe le Camere una propostadi legge per il riconoscimento dell’obiezionedi coscienza alla produzione bellica.

«Attualmente Saggioro – dice Giorgio Gian-nini in un suo libro del 1985 – svolge attivitàprofessionale in proprio, come falegname, edè attivamente impegnato nella pubblicizzazio-ne dell’obiezione professionale».

L’invasione della Terra

Invitate i ragazzi a realizzare una drammatiz-zazione del brano che segue, e poi rappresen-76

Page 13: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

tatela in pubblico in un momento parti-colare.

Un popolo di extraterrestri (esseriinformi che si muovevano rotolandosu se stessi forniti di intelligenza dacomputer che li faceva pensare tutti al-lo stesso modo) decise di invadere laterra e assoggettare gli umani. Erano mol-to curiosi di conoscere gli uomini ed erano con-vinti che questi si sarebbero arresi a loro. Primadi atterrare, il capo pensò che sarebbe stato op-portuno mandare in avanscoperta quattro am-basciatori, perché spiegassero agli umani il fu-turo che li attendeva. Quando tornarono si pre-sentarono al capo per la relazione.

«Capo, gli umani sono felici di unirsi a noi,ma pongono una condizione».

«E quale?, chiese il capo».«Vogliono restare uomini».«Che significa restare uomini?».«Significa tante cose. Il primo che abbiamo

incontrato era un filosofo. Disse che poiché gliuomini hanno la testa, vogliono essere liberidi pensare ognuno con la propria ed esporre a-gli altri i loro pensieri».

«Interessante – commentò il capo – e gli al-tri?».

«Il secondo era un meccanico. Ci disse chepoiché gli uomini hanno le mani, voglionopoter compiere il lavoro che più gli si addice».

«Hanno delle pretese questi uomini, disse ilcapo».

«E non è finita. Il terzo si trovava in una sta-zione ferroviaria ed era carico di bagagli. Cidisse che, poiché gli uomini hanno i piedi, vo-gliono avere il diritto di andare da qualcheparte e poi tornare indietro, uscire e rientrare,come desiderano».

«Strano – mormorò il capo – ma molto in-teressante».

77

«L’ultimo era un ragazzo; ci disse che,poiché gli uomini hanno un cuore vo-gliono essere liberi di amare, di essereallegri o malinconici, di rimpiangere,desiderare, arrabbiarsi o affezionarsi».

«E come si può fare tutto questo?,chiese il capo».

«Vogliono una dichiarazione checontenga l’elenco di quello che possono

fare; li chiamano i loro diritti».«È difficile capirli – disse il capo – questi

personaggi sembrano tutti diversi; siete sicuriche fossero tutti umani?».

«Certo! – risposero – tutti sembrano diversitra loro, ma tutti hanno la testa, il cuore, lemani, i piedi: sono tutti umani».

«Se è così – sentenziò il capo, dopo aver ri-flettuto – se per restare uomini hanno bisognodi tutte queste cose, l’affare non fa per noi: saràmeglio perlustrare un altro pianeta».

E la terra si salvò.

Trovare la differenzaPresentate le seguenti affermazioni:1. Mi piacciono gli insegnanti perché sono

sempre buoni.2. Sono contento/a del fatto che alcuni inse-

gnanti sono buoni con me.3. Gli insegnanti sono persone buone.

Discutete su qual è lo stereotipo (n. 3), qua-le il pregiudizio (n. 1), quale semplicementeun’opinione (n. 2), e sul fatto che tutte questeaffermazioni (come schemi di riferimentomentali) renderanno difficile apprezzare gliinsegnanti non solo quando sono buoni e sol-leciti, ma anche quando sono arrabbiati! Tut-te queste affermazioni tendono a predetermi-nare i fatti. ■

UN’ASSOCIAZIONE PER DIRITTI UMANINello spingere il gruppo a formare un’associazione per i diritti umani, l’animatore può definire alcuni compiti che permetteran-no, per esempio, ai ragazzi di:• definire lo scopo dell’associazione più in dettaglio;• fare un concorso per decidere il simbolo dell’associazione;• produrre tessere personalizzate con questo logo per i membri dell’associazione;• stabilire gli incarichi interni;• affiggere una bacheca riservata alle attività dell’associazione;• informarsi sulle altre associazioni per i diritti umani – a livello nazionale e internazionale – con cui la classe può mettersi in

contatto; • chiedere di ricevere le pubblicazioni di altre associazioni e metterle a disposizione della classe;• cominciare a tenere delle riunioni. La prima potrebbe discutere sullo stesso diritto di associarsi liberamente: «Perché orga-

nizzarsi? Perché cercare di esprimere la propria opinione sul modo in cui si è governati?» (a questo incontro si può anche in-vitare un relatore esterno);

• invitare altri relatori (politici locali, specialisti dell’argomento o del settore) a fare una relazione e a discutere con i ragazzi;• organizzare un festival o una festa danzante per inaugurare l’associazione per i diritti umani;• costituire dei sotto-comitati con il compito di svolgere determinate funzioni (ad esempio un gruppo potrebbe avvicinarsi ad al-

tre classi offrendosi di spiegare ai ragazzi argomenti particolari relativi ai diritti umani e di spiegare perché l’associazione èstata formata e di cosa si occupa, offrendo la possibilità di aderirvi; se ci sono risorse disponibili l’associazione può anchepubblicare periodicamente un giornalino...).

Page 14: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Si possono leggere i brani che seguono.Poi si può chiedere al gruppo: quali diritti sono disattesi? Perché?Quali interventi sarebbero urgenti?

Storia di schiavitù ordinaria

Il suo nome è Rina. Ha 13 anni. Porta aipiedi vecchie scarpe da ginnastica. In testa, ungrande cappello di paglia. Sotto un cielo scu-ro, tra un tanfo incredibile, Rina smista i rifiu-ti della discarica numero 27 di Phnom-Penh,in Cambogia. Una nube di mosche sorvola icumuli di immondizie. Vicino a lei, un grup-po di bambini, i più piccoli di soli 5 anni, ro-vistano tra rifiuti di plastica, vetro, piombo.Consegneranno tutto ai ferrivecchi che con-trollano il lavoro nelle vicinanze. Per una gior-nata avranno poco più di 1000 lire.

Come Rina e i suoi amici, nel mondo lavo-rano milioni di altri piccoli schiavi (anche inItalia). Stanno tutto il giorno nelle officine,nelle fabbriche di tappeti, di fuochi d’artificio,di sigarette. Fanno i minatori in Colombia e inPerù, levigano pietre preziose in India, cerca-no diamanti nello Zaire, inscatolano pesci sur-gelati in Marocco e nelle Filippine, pulisconole vasche delle petroliere in Pakistan, confe-zionano stoffe di cotone in India e Banglade-sh, raccolgono il gelsomino in Egitto.

E un po’ ovunque cuciono i palloni da calcioche nessuno di loro userà mai per giocare.

Condannate a essere donne

Alina ha 11 anni, ma non può leggere que-sta pagina. Non sa leggere né scrivere. Nel pae-se dove vive alle ragazze è proibito frequenta-

re la scuola. Ci possono an-dare solo i ragazzi. Le don-ne sono esseri inferiori.Non possono lavorare aldi fuori delle mura di ca-sa, non possono andare ascuola, devono coprirsi ilvolto con una specie dimantello, il burka. Osservanoil mondo solo attraverso una rete sottile e re-spirano a fatica. E non possono neppure esse-re curate dai medici perché nessuno che nonsia un parente può toccarle.

Dei 140 milioni di ragazzi che non vanno a scuo-la nel mondo, 90 milioni (i 2/3) sono bambine.Nel mondo ci sono 250 milioni di bambinisfruttati. La maggior parte vive in Asia: solo inIndia ce ne sono 50 milioni (quasi come tuttigli abitanti dell’Italia).Negli ultimi 10 anni, 2 milioni di bambini eadolescenti sono stati massacrati, 6 milioni fe-riti o resi invalidi per sempre. Non si sa il nu-mero di quelli che sono stati stuprati, tortura-ti, maltrattati.

78

«Studia, fai i compiti... è il tuo dovere!». Già, ma è prima di tutto il vostro diritto!Domani mattina, quando vi svegliate e ne fareste volentieri a meno, mandate un pensierinoalle migliaia di ragazzi e bambini nel mondo che farebbero di tutto per andare a scuolae non possono andarci. Non diventerà improvvisamente divertente andare a scuola,ma certamente sarà una piccola spinta ad alzarvi...

Tutti liberi di imparare

Adotta un diritto

I Diritti Universali dell’Uomo sono 30. So-no tutti importanti. La Campagna di AmnestyInternational chiede che «i Diritti non restinosolo una dichiarazione». È importante che sia-no protetti, rispettati, osservati. Che cosa pos-sono fare i nostri ragazzi? Molto, moltissimo.Possono incominciare ad adottare un diritto.Sceglietene uno, cercate di capirne il significa-to, evidenziate le parole chiave, scrivetelo ingrande in maniera artistica. Ne diventate in uncerto senso “padrini” e dovete fare di tutto per-

FATTI

FATTI

Page 15: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

ché sia osservato a cominciare dall’ambientein cui vivete. Così realizzerete il sogno di Elea-nor Roosevelt:

«Infine, dove cominciano i Diritti Umani Uni-versali? In posti piccoli, vicino a casa, così vicini ecosì piccoli che non possono essere visti su nessunapianta del mondo. Però sono mondi di individui;del vicinato in cui vivono; la scuola o il liceo chefrequentano; la fabbrica, la fattoria o l’ufficio dovelavorano. Questi sono i posti dove ogni uomo, don-na e bambino cercano pari giustizia, pari opportu-nità, pari dignità senza discriminazione. Se questiDiritti non hanno significato lì, hanno poco signi-ficato altrove».

● In 117 paesi sono stati denunciati atti di tor-tura o maltrattamenti da parte della forze disicurezza, della polizia o di altre autoritàdello stato.

● In 41 paesi le torture, i maltrattamenti, lamancanza di cure mediche, le condizionicrudeli e disumane delle prigioni hannocausato la morte di migliaia di persone ar-restate.

● In 87 paesi sono detenuti prigionieri permotivi di opinione.

● In 53 paesi ci sono stati arresti e incarcera-zioni senza accusa né processo.

● La pena di morte è ancora presente in 40paesi.

● In almeno 70 paesi ci sono ancora prigio-nieri condannati a morte.

● In 31 paesi gruppi di opposizione armatahanno commesso gravi violazioni dei dirit-ti umani, come uccisioni di civili, tortura ecattura di ostaggi.

«Oggi decidere da che parte stare non vuol diredecidere se essere per Prodi o per Berlusconi, maessere per l’uomo o contro l’uomo!» (Jovanotti - IlGrande Boh!).

«Poiché le guerre nascono nell’animo degli uo-mini, è nell’animo degli uomini che devono esserecostruite le difese della pace» (Unesco).

«Stamattina ho riconfermato la mia idea che la“cultura” è la chiave per cambiare le cose. L’igno-ranza è l’arma dei potenti per controllare le perso-ne» (Jovanotti - Il Grande Boh!).

Risposta a Jack Folla

Leggere con i ragazzi il brano che segue epoi immaginare con loro di scrivere una rispo-sta all’autore di questo brano

«Non vedo l’ora che comandiate voi, sedicennid’oggi, poiché la mia e le generazioni successive mi 79

hanno condannato alla mortepiù tremenda, quella per noia.Stupitemi, prima che diventivecchio e vi facciano invec-chiare anzitempo. Impegna-tevi a non diventare nostraimmagine e somiglianza.Che non eravamo déi dovresteaverlo capito da un pezzo. Ma al-lora, se non ci condividete, che state a-spettando? Non crogiolatevi nella disperanza, nénegli astratti furori, o nel Niente che vi opprime.Siete un numero impressionante, una bomba ine-splosa, un potere non esercitato. Riscattatevi dalladiseducazione e dall’esempio avvilente che i vostripadri vi mettono nel piatto tutti i giorni. Siate i vo-stri padri. Molti amici della mia generazione, pur diconquistarsi la poltrona, si sono seduti proprio suquella che, da giovani, si erano impegnati, a torto oa ragione, a far saltare per aria. Se fosse possibile, so-no diventati, anticipatamente, più vecchi dei vecchiche avevano contestato da giovani, più falsi, più vi-scidi, più ipocriti, più abietti. I vostri nonni, alme-no, ci credevano. Sia al fascismo sia alla Resistenza.Avevano ideali, anche se contrapposti. Parteggiava-no per Peppone o per Don Camillo. Altrimenti ta-cevano e seguivano il coro. Ma con questa razza d’e-sempi che vi ritrovate oggi, a quali equilibrismi ridi-coli dovrete assoggettarvi per ottenere da questagente buona per tutte le bandiere il “passi” per ac-cedere all’Olimpo dei mediocri? Vi conosco, fratelli-ni, vi conosco. State alzando le spalle, perché a voidella politica non ve ne fotte niente. Ma questa è on-nipotenza suicida. Perché è la politica che comun-que farà di voi quello che vuole, soprattutto se ve nedisinteresserete. Il vostro mondo “senza” non esiste,perché il Potere c’è, ma farà come se voi non ci fo-ste. Chi non partecipa non esiste, non c’è. Non è a-stenendosi che si cancellano i dolori del mondo. Osi difendono i propri diritti. Quando i padri sba-gliano occorre correggerli subito, perché le loro leg-gi di oggi regolamenteranno voi, domani e dopodo-mani. C’è chi dice che la riforma della scuola attua-ta dal ministro Moratti sia un passo avanti, e chi so-stiene sia un salto mortale all’indietro. Sapete cosapensa Jack Folla? Qual è la cosa che realmente miterrorizza? Che la maggioranza di voi, fratellini, nonsa neppure di cosa sto parlando, non gliene può fre-gare di meno, ha già ceduto il cervello a chi guada-gna inducendola a vestire in un certo modo, ad a-scoltare una certa musica, a consumare una certa ro-ba, a fare a meno di pensare a qualunque cosa pos-sa distrarvi dal consumare, dal comprare, dall’essereperfetti soldatini del Niente. L’esercito più addome-sticato che ci sia. Se vi suicidate il sabato sera, se vidrogate, se vi perdete, se vi ammazzate l’uno conl’altro, se scippate, se vi emarginate, o se vi integratesenza colpo ferire, in ogni caso sarete al massimocarne per i sociologi e per i preti, numeri per stati-stiche più o meno moralizzatrici. Se voi stessi nonv’interessate di voi stessi, pensate che questa societàpossa farvi da mamma? Si occuperà di voi tre mesiprima del voto o per l’inaugurazione di un nuovo

Page 16: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Mc Donalds o dell’ennesima megadiscoteca. Dovre-ste già starlo sperimentando, tesori. Però non netraete le conseguenze, anzi, se fosse possibile viscollate ancora di più da questa politica, da questaItalia, senza capire che a trenta-quarant’anni nonpotrete fare altro che aderirvi disperatamente, per-ché avrete bisogno di una casa, di un impiego, di u-na pensione, e altro non troverete che quelle stessepoltroncine, col damasco sempre più logoro, perandare a fare le prezzolate marionette di un teatroche neanche rappresenta i vostri desideri, ma soloquei bisogni programmati dall’unica ideologia ri-masta, quella del Denaro, bisogni che – anche que-sto dovrebbe esservi ormai chiaro – non mi risultache vi facciano felici, sin da ora. Figuratevi dopo!Lasciatevelo dire da un fratellone di 44 anni suona-ti. C’è qualcosa che non va proprio al massimo nel-le vostre teste e nei vostri cuori, bimbi. Siete l’ulti-mo anello di una catena di clonazioni. Le pecorelleDolly di un sistema già vecchio quand’era originale.

Il progresso va avanti per fortuna, ma disgiunto daivalori più sacri dell’uomo può trasformarsi in untrenino della paura, una locomotiva ipertecnologicache ci riporta dritti dritti al Medioevo. Cazzate? For-se. Dopotutto, anche se non ho figli, sono un padreanch’io. Fatemi fuori, ve ne supplico, azzittitemicon un pensiero migliore. Stupitemi. Tutto purchénon stiate zitti. Questo silenzio, per me, sta diven-tando un grido da incubo. Perché vi voglio bene,fratellini, e neppure vi immaginate quanto. Io sonouno che tutte le sante mattine si chiede quando ar-rivano i nostri. E i miei siete voi. Hasta siempre. CheGuevara non c’entra. C’entra la più ostinata dellemie speranze. C’entri tu».

Jack Folla

«Le formiche, quando si mettono d’accordo, spo-stano l’elefante».

Proverbio del Burkina Faso

80

«ECCO FACCIO IO UNA COSA NUOVA, PROPRIO ORA GERMOGLIA»

Caro Bambino,ora che di nuovo nasci bambino sulla Terra, ti voglio avvisare:

Non nascere nella cristiana Europa: ti metterebbero solo solo davanti alla Tv riempiendoti di pop corn emerendine e ti educherebbero a essere competitivo, uomo di potere e di successo, e a essere un “lupo” peraltri bambini semmai africani, latinoamericani o asiatici.TU CHE SEI L’AGNELLO MITE DEL SERVIZIO.

Non nascere nel cristiano Nord America: ti insegnerebbero che sei superiore agli altri bambini, che il tem-po è denaro che tutto può essere ridotto a business, anche la natura, che ogni uomo “ha un prezzo” e tut-ti possono essere comprati e corrotti e ti eserciterebbero a sparar missili e a fare embarghi che tolgono ci-bo e medicine ad altri bambini.TU CHE SEI IL PRINCIPE DELLA PACE.

Evita l’Africa: ti capiterebbe di nascere con l’aids e di morire di diarrea, ancora neonato oppure di finireprofugo in un Paese non tuo per scappare a delle nuove stragi degli innocenti.TU CHE SEI IL SIGNORE DELLA VITA.

Evita l’America Latina: finiresti bambino di strada oppure ti sfrutterebbero per tagliar canna da zuccheroo raccogliere caffè e cacao per i bambini del Nord del mondo senza mai poter mangiare una sola tavolettadi cioccolato.TU CHE SEI IL SIGNORE DEL CREATO.

Evita anche l’Asia: ti metterebbero “a padrone” lavorando quattordici ore al giorno per tappeti oppure scar-pe, palloni e giocattoli da regalare... a Natale... ai bambini del Nord del mondo, e tu andresti scalzo e gio-cheresti a calcio con palloni di carta o pezza.TU CHE SEI IL PADRONE DEL MONDO.

Ma soprattutto non nascere... di nuovo in Palestina: alcuni ti metterebbero un fucile, altri una pietra inmano e ti insegnerebbero a odiare i tuoi fratelli.. di stesso Padre: gli ebrei, i musulmani e i cristiani.TU CHE OGNI ANNO SEI INVIATO DAL PADRE PER DARCI IL SUO AMORE MISERICORDIOSO.

Caro Bambino, a pensarci bene, devi proprio rinascere in tutti questi posti ma non nei cuori dei bambini, edei Paesi “piccoli e deboli”: là ci stai già, ma nei cuori dei grandi e dei Paesi “grandi e potenti” perché, co-me hai fatto tu stesso: Dio potente che diventa bambino impotente, rinascano anch’essi – piccoli, innocen-ti e finalmente – deboli.

Page 17: a cura di MANUELA ROBAZZA...prigionieri politici arrestati negli anni prece-denti sono ancora in carcere, migliaia di op-positori del governo sono tenuti in schiavitù nei campi di

Un Note’s graffiti sui diritti umani… Nonbastano i libri di educazione civica a scuola?Non basta tutta la documentazione prodottadall’Onu, da Amnesty International e damolte associazioni che hanno lo scopo disalvaguardare i diritti? In realtà anchequeste pagine rispondono a una sfida:affrontare il tema dei diritti nonsemplicemente come uno dei tanti argomentida affrontare in gruppo con gli adolescenti,ma come l’orizzonte naturale da cui essi sisentono affascinati, come lo spazio in cui sitenta di tradurre in concretezza la culturaproclamata dalle grandi dichiarazioni, comeil luogo reale in cui il Vangelo si incarna conil suo annuncio del Regno. Queste paginevorrebbero suscitare:

– la consapevolezzae quindi l’entusiasmodi poter godere di tutti i diritti;

– la rabbia perché essi sonoancora calpestati in molti Paesi;

– la voglia di incominciare a rispettarei diritti di chi è vicino, e di lottareper la salvaguardia dei diritti di tutti.

Una condizione assolutamentefondamentale per il raggiungimento dei treobiettivi è la passione sincera dell’animatore.

Non è da sottovalutare anchel’opportunità che gli adolescenti “imparino”a conoscere il contenuto della Dichiarazionee sappiano apprezzarne l’esistenza.

Queste pagine vogliono accompagnare gliadolescenti in un percorso tra i diritti umani,tutti, che per praticità sono stati raggruppatiin cinque grandi categorie:

1. Tutti liberi, tutti uguali.

2. Tutti riconosciuti come persone.

3. Tutti cittadini del mondo.

4. Tutti liberi di pensare e di comunicare.

5. Tutti liberi di imparare.

Un preliminare di questo percorso potràessere la conoscenza della storia immediatache portò alla Dichiarazione Universale deiDiritti dell’Uomo. La riportiamo in forma

molto semplice, si potrà raccontareimmaginando l’ambientazione.

Si chiamava Eleanor Roosevelt

1948. La Seconda Guerra Mondiale èfinita da tre anni, ma le ferite dellosterminio di 6 milioni di ebrei, dimigliaia di morti, della bomba atomica aHiroshima e Nagasaki, non sono ancorarimarginate. Da tre anni è attiva l’ONU,una comunità di Stati che hanno decisodi battersi perché l’orrore di una guerramondiale non si ripeta mai più. I compitidell’ONU sono tre:– salvaguardare la pace– contribuire allo sviluppo dei popoli – proteggere i diritti umani.

Già, proteggerli. Ma quali sono questidiritti? E come vanno protetti? Domandeurgenti a cui urge rispondere.

Nasce allora una Commissioneapposita, la Commissione per i Dirittidell’Uomo. Presidente è una signoramolto alta, gli occhi chiari e i capellibiondi. Una donna piena di entusiasmoe con una grande passione: lottare contutte le sue forze per la giustizia el’uguaglianza di tutti gli uomini e di tuttele donne. Si chiama Eleanor Roosevelt edè la moglie del Presidente degli StatiUniti, morto prima di veder finire laguerra, dopo aver dato un apportoimportante alla pace. Guidata da Eleanor,la Commissione lavora intensamente,finché il documento è pronto per esserepresentato all’Assemblea Generale degliStati. Tre mesi dopo, il 10 dicembre1948, avviene la votazione. Risultato: 48voti a favore; nessuno contro; 8astensioni (Arabia Saudita, Polonia,URSS, Bielorussia, Ucraina,Cecoslovacchia, Yugoslavia, Sudafrica).

Da quel giorno, ogni anno, il 10dicembre, si celebra la Giornata Mondialedei Diritti dell’Uomo. Un’occasioneimportante per riflettere sulla grandezza esulla bellezza dei Diritti dell’Uomo. ■64

Qualche nota per l’animatore