A Beefheart un doveroso omaggio tra bainch ri, ossi e rosati2015/08/24  · leggendario Captain...

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VENERDÌ 24 DICEMBRE 2010 21 LA GAZZETTA DI LECCO RUBRICHE L’ arte dell’ab- binamento cibo-vino è il motore dell’esisten- za della figura pro- fessionale del som- melier. Premesso che le pur nobili in- tenzioni delle sche- de di abbinamento proposte dalle associazioni sommelieristiche ven- gono sempre soverchiate dall’impos- sibilità di rendere oggettive le sensa- zioni trasmesse dal palato e dall’ol- fatto, che sono personalissime, pro- veremo comunque a proporre abbi- namenti ai classici piatti delle feste, applicando una regola molto sempli- ce: i cibi buoni e genuini stanno bene con altrettanto vini buoni e genuini e inoltre vi proporrò solamente quelli prodotti sul suolo italico. Cominciamo con la classica trippa della Vigilia: il mio consiglio è abbi- narla a un prosecco extra dry (ottimi quelli di Sorelle Bronca e Costadilà acquistabili in enoteca ad un prezzo di 12-15 euro). Per quel che riguarda le “bollicine” nostrane da bere sem- pre con la trippa, o altre pietanze na- talizie, oppure per i numerosi brindi- si festivi, vi segnalo un prodotto pie- montese di rilievo: il “Valentino brut zero” di Rocche dei Manzoni ottimo millesimato, acquistabile a 40 euro circa. Consiglio inoltre un eccellente Franciacorta: l’extra brut di Lorenzo Faccoli, il migliore della categoria, che ho degustato personalmente, per freschezza e struttura (prodotto difficilmente reperibile, ma tutto sommato ad un buon prezzo, 27 euro). Se, invece per le feste avete inten- zione di proporre le classiche lasa- gne abbinateci senza problemi un buon Lambrusco fresco e leggero co- me l’ “Otello” di Ceci oppure un clas- sico “Barbacarlo” vivace di Lino Ma- ga che vi daranno soddisfazione e non vi appesantiranno. Uno dei classici piatti che tradizio- nalmente arricchiscono il pranzo di Natale, è il cappone ripieno per il quale vi consiglio tre diversi abbina- menti secondo i vostri gusti e le pre- ferenze sulla tipologia dei colori. Un Trebbiano d’Abruzzo, se amate il bianco, un Montepulciano d’Abruz- zo Cerasuolo o un Montepulciano d’Abruzzo, se preferite il rosato o il rosso, possibilmente di Emidio Pepe o di Valentini (i prezzi sono molto va- riabili in base alla casa vinicola e al- l’annata, ma non sono a buon mer- cato). Ai piatti di pesce (crudo, affumica- to, cotto) accosterei il Verdicchio (di Matelica o dei Castelli di Jesi). Esisto- no splendide bottiglie, persino con dieci anni di invecchiamento sulle spalle. Per la denominazione Matelica il migliore della categoria è il riserva “Mirum” de ‘‘La monacesca’’, se in- vece optate per quello di Jesi, vi con- siglio di cercare i verdicchi prodotti da ‘‘Fattoria Coroncino’’. In ogni banchetto natalizio non possono infine mancare il panettone o il pandoro natalizio ed ecco che al- lora può entrare in scena un ottimo moscato d’Asti quale è quello di Vit- torio Bera, fresco aromatico, legger- mente dolce e con un po’ di vivacità per rallegrare e rendere più frizzanti le nostre feste. E allora non mi resta che augurarvi Buon Natale e... cin cin. * Antica Osteria del Torchio Lecco DI LEONARDO DI ZANNI * Piacere di V ino CONSIGLI PER GLI ABBINAMENTI PIÙ AZZECCATI N on pubblicava un album dal lontano 1982, e da allora, chiuso ogni rapporto con la musica, si era dedicato a tempo pieno ad una nuova passione, la pittura. E anche in questo campo artistico era riuscito a farsi apprezzare, a creare opere interessanti. Apprendiamo con dolore la scomparsa in questi giorni del leggendario Captain Beefheart. Personaggio irriverente, geniale, istrionico, carismatico. Malato da anni di sclerosi multipla il musicista -pittore aveva 69 anni. Uno dei personaggi più celebri e celebrati della West Coast anni ‘60 e ‘70, Don Van Vliet, questo il suo vero nome, è stato uno dei cantautori statunitensi più apprezzati e maestro di tante generazioni di talentuosi rocker e bluesman, uno su tutti il grande Tom Waits. Tra la decina di album prodotti ne ricordiamo soprattutto uno: «Trout mask replica» che un critico di vaglia come Piero Scaruffi ebbe a definire come il miglior disco rock di sempre. (al.ba.) A Beefheart un doveroso omaggio E’ vero, la qualità dei cosiddetti films di Natale per i più piccini sta proprio crescendo negli ultimi anni. E anche per queste festività non c’è che l’imbarazzo della scelta su cosa far vedere ai nostri bambini. Esce il quinto volume della saga de «Le Cronache di Narnia»: anche questo capitolo intitolato «Il viaggo del veliero» è tratto dal capolavoro omonimo di letteratura per ragazzi uscito dalla penna dello scrittore inglese C. S. Lewis. Bella pellicola fantasy che non tradisce le aspettative di coloro che si sono già cimentati nella lettura della relativa opera. Direttamente dal mondo delle favole è invece «Rapunzel - L’intreccio della torre», film di animazione prodotto dalla Walt Disney che si basa sulla fiaba tedesca «Raperonzolo» dei celebri fratelli Grimm. Bella ricostruzione a computer per un racconto senza tempo che piacerà soprattutto al pubblico più giovane. (al.ba.) Per i bimbi le «chicche» di Natale erle P musicali Il C inefilo Vita da gatti nell’antico Egitto: venerati come piccole divinità D opo essere vissuto allo stato selvatico, il gatto, attorno al 2000 a.c. , ven- ne addomesticato dagli egizi che apprezzavano la sua pre- senza amichevole e la qualità di gran cacciatore di topi. Addirit- tura, nel 1567 a.c. il gatto diven- ne un animale sacro, considera- to una manifestazione in terra della dea Bastet. Con lei, si dice- va condividesse fertilità e chia- roveggenza. Ogni anno, milioni di fedeli affollavano il tempio di questa dea, situato nella città di Buba- sti, per venerarla con canti e danze. E per gli antichi egizi molti animali erano sacri, ma nessu- no amato quanto il gatto. I sacerdoti tenevano sempre qualche esemplare nei loro templi, e i gatti non mancavano nelle abitazioni della gente co- mune, dove venivano trattati con ogni riguardo. Così, per ottenere un favore dalla dea Bastet, era sufficiente offrire del pesce particolar- mente prelibato ai suoi rappre- sentanti terreni. Divenne dunque consuetudi- ne raffigurare questo animale in dipinti, sculture e incisioni, e se accadeva che qualcuno an- che solo accidentalmente lo uccidesse, era punito con la morte. In caso d’incendio o al- tre emergenze che richiedeva- no l’evacuazione di un’abita- zione, il gatto doveva essere messo in salvo prima di ogni al- tro membro della famiglia. Quando moriva, per le perso- ne ad esso legate cominciava un lungo periodo di lutto, ca- ratterizzato dalla rasatura delle sopracciglia e dalla percussio- ne di gong funebri per espri- mere il dolore. Gli egizi erano convinti che anche per il gatto esistesse la vita ultraterrena: per questo motivo lo mummificavano e lo seppellivano con tanto di fune- rale. In una tomba del 1700 a.c., furono trovati 17 scheletri di gatto, ognuno provvisto di una ciotola per il latte per as- sicurargli la sopravvivenza nell’aldilà, insieme a topi e di- versi piccoli animali mummi- ficati. Nell’antica città di Beni As- san, in un solo cimitero furono rinvenute più di trecentomila piccole mummie. www.freccia45.org Moda e D intorni A CURA DI MARILENA GUGLIELMANA* C i eravamo abituate nei trascorsi in- verni ad avere una temperatura mite per la stagione, tan- to che, se ricordate, nei primi giorni di dicembre quando iniziavano le gare del «circo bianco», gli organizzatori erano indaffarati a sparare la neve attraverso i cannoni. Quest’inverno non è così. Di conseguenza, anche l’abbiglia- mento per questa stagione deve essere rivisto e la pelliccia la- sciata nell’armadio per anni, obbligatoriamente va rispol- verata. Vera, finta, vintage, ma da sfruttare al massi- mo in questa glaciale stagione. Il vantaggio di questo capo inver- nale è di essere caldo e molto facile da ab- binare. Sul nero o sul ‘‘denim’’ vanno ultra bene: quelle vere possono esse- re di pelo vario, più o meno pregiato. Splendide le pel- licce nere, che so- stituiscono il cap- potto o il piumino dello stesso colore. Danno un tono chic e allo stesso tempo un po’ sel- vaggio. Moderne quelle a colori: rosa, blu, verde. Ma per chi non ama uscire dalle ri- ghe, sono davvero ‘‘cult’’ le pellicce grigio marmo, miele sfumato, marrone castagna abbinate a sfiziosi colbacchi che, quest’anno, fanno ulti- ma tendenza. Per «svecchiare» la data- ta pelliccia di visone, consiglio di com- pletarla con un’alta cintura che strin- ge la vita. Illimitate le occasioni per indossarle, con jeans e dolce vita per essere sportive. Glamour ed elegante con tubino nero o grigio ferro e col- lant coprenti dello stesso colore, dé- colleté nera o tortora, con borsa in rettile. Se vogliamo ringiovanire il capo, lo si può adattare con un sette-ottavi maculato, con maniche e collo alto in maglia a coste. Così trasformata la pelliccia si può usare con di- sinvoltura, come se fosse un cardigan prezioso da portare con leg- gings o jeans, da mettere sotto il cap- potto o il giaccone per le più freddolo- se. E allora, giovani ragazze, signore aspetto di veder- vi per le strade con questo ca- po passepar- tout, splendi- damente ab- binato. E, vi- sto che siamo vicinissimi a Natale: un augurio spe- ciale a tutti i nostri lettori. * avvocato del Foro di Lecco Amici A nimali A CURA DI FRECCIA 45 Che freddo! Fuori la pelliccia dall’armadio Con il freddo glaciale torna d’attuali- tà la pelliccia, meglio se ecologica. I CIN CIN DELLE FESTE Vale una regola universale: a cibi buoni e genuini, vanno abbinati vini che lo siano altrettanto. Brindisi made in Italy tra bianchi, rossi e rosati

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VENERDÌ 24 DICEMBRE 2010 21 LA GAZZETTA DI LECCO RUBRICHE

L’arte dell’ab-b i n a m e n t o cibo-vino è il

motore dell’esisten-za della figura pro-fessionale del som-melier. Premesso che le pur nobili in-tenzioni delle sche-

de di abbinamento proposte dalle associazioni sommelieristiche ven-gono sempre soverchiate dall’impos-sibilità di rendere oggettive le sensa-zioni trasmesse dal palato e dall’ol-fatto, che sono personalissime, pro-veremo comunque a proporre abbi-namenti ai classici piatti delle feste, applicando una regola molto sempli-ce: i cibi buoni e genuini stanno bene con altrettanto vini buoni e genuini e inoltre vi proporrò solamente quelli prodotti sul suolo italico.

Cominciamo con la classica trippa della Vigilia: il mio consiglio è abbi-narla a un prosecco extra dry (ottimi quelli di Sorelle Bronca e Costadilà acquistabili in enoteca ad un prezzo di 12-15 euro). Per quel che riguarda le “bollicine” nostrane da bere sem-pre con la trippa, o altre pietanze na-talizie, oppure per i numerosi brindi-si festivi, vi segnalo un prodotto pie-montese di rilievo: il “Valentino brut zero” di Rocche dei Manzoni ottimo millesimato, acquistabile a 40 euro circa.

Consiglio inoltre un eccellente

Franciacorta: l’extra brut di Lorenzo Faccoli, il migliore della categoria, che ho degustato personalmente, per freschezza e struttura (prodotto difficilmente reperibile, ma tutto

sommato ad un buon prezzo, 27 euro).

Se, invece per le feste avete inten-zione di proporre le classiche lasa-gne abbinateci senza problemi un

buon Lambrusco fresco e leggero co-me l’ “Otello” di Ceci oppure un clas-sico “Barbacarlo” vivace di Lino Ma-ga che vi daranno soddisfazione e non vi appesantiranno.

Uno dei classici piatti che tradizio-nalmente arricchiscono il pranzo di Natale, è il cappone ripieno per il quale vi consiglio tre diversi abbina-menti secondo i vostri gusti e le pre-ferenze sulla tipologia dei colori. Un Trebbiano d’Abruzzo, se amate il bianco, un Montepulciano d’Abruz-zo Cerasuolo o un Montepulciano d’Abruzzo, se preferite il rosato o il rosso, possibilmente di Emidio Pepe o di Valentini (i prezzi sono molto va-riabili in base alla casa vinicola e al-l’annata, ma non sono a buon mer-cato).

Ai piatti di pesce (crudo, affumica-to, cotto) accosterei il Verdicchio (di Matelica o dei Castelli di Jesi). Esisto-no splendide bottiglie, persino con dieci anni di invecchiamento sulle spalle.

Per la denominazione Matelica il migliore della categoria è il riserva “Mirum” de ‘‘La monacesca’’, se in-vece optate per quello di Jesi, vi con-siglio di cercare i verdicchi prodotti da ‘‘Fattoria Coroncino’’.

In ogni banchetto natalizio non possono infine mancare il panettone o il pandoro natalizio ed ecco che al-lora può entrare in scena un ottimo moscato d’Asti quale è quello di Vit-torio Bera, fresco aromatico, legger-mente dolce e con un po’ di vivacità per rallegrare e rendere più frizzanti le nostre feste. E allora non mi resta che augurarvi Buon Natale e... cin cin.

* Antica Osteria del Torchio Lecco

DI LEONARDO DI ZANNI *

Piacere di V ino CONSIGLI PER GLI ABBINAMENTI PIÙ AZZECCATI

Non pubblicava un album dal lontano 1982, e

da allora, chiuso ogni rapporto con la musica, si era dedicato a tempo pieno ad una nuova passione, la pittura. E anche in questo campo artistico era riuscito a farsi apprezzare, a creare opere interessanti. Apprendiamo con dolore la scomparsa in questi giorni del leggendario Captain Beefheart. Personaggio irriverente, geniale, istrionico, carismatico. Malato da anni di sclerosi multipla il musicista -pittore aveva 69 anni. Uno dei personaggi più celebri e celebrati della West Coast anni ‘60 e ‘70, Don Van Vliet, questo il suo vero nome, è stato uno dei cantautori statunitensi più apprezzati e maestro di tante generazioni di talentuosi rocker e bluesman, uno su tutti il grande Tom Waits. Tra la decina di album prodotti ne ricordiamo soprattutto uno: «Trout mask replica» che un critico di vaglia come Piero Scaruffi ebbe a definire come il miglior disco rock di sempre. (al.ba.)

A Beefheartun doverosoomaggio

E’ vero, la qualità dei cosiddetti films di Natale

per i più piccini sta proprio crescendo negli ultimi anni. E anche per queste festività non c’è che l’imbarazzo della scelta su cosa far vedere ai nostri bambini. Esce il quinto volume della saga de «Le Cronache di Narnia»: anche questo capitolo intitolato «Il viaggo del veliero» è tratto dal capolavoro omonimo di letteratura per ragazzi uscito dalla penna dello scrittore inglese C. S. Lewis. Bella pellicola fantasy che non tradisce le aspettative di coloro che si sono già cimentati nella lettura della relativa opera. Direttamente dal mondo delle favole è invece «Rapunzel - L’intreccio della torre», film di animazione prodotto dalla Walt Disney che si basa sulla fiaba tedesca «Raperonzolo» dei celebri fratelli Grimm. Bella ricostruzione a computer per un racconto senza tempo che piacerà soprattutto al pubblico più giovane. (al.ba.)

Per i bimbile «chicche»di Natale

erleP musicali

IlC inefiloVita da gatti nell’antico Egitto: venerati come piccole divinità

Dopo essere vissuto allo stato selvatico, il gatto, attorno al 2000 a.c. , ven-

ne addomesticato dagli egizi che apprezzavano la sua pre-senza amichevole e la qualità di gran cacciatore di topi. Addirit-tura, nel 1567 a.c. il gatto diven-ne un animale sacro, considera-to una manifestazione in terra della dea Bastet. Con lei, si dice-va condividesse fertilità e chia-roveggenza.

Ogni anno, milioni di fedeli affollavano il tempio di questa dea, situato nella città di Buba-sti, per venerarla con canti e danze.

E per gli antichi egizi molti animali erano sacri, ma nessu-no amato quanto il gatto.

I sacerdoti tenevano sempre qualche esemplare nei loro templi, e i gatti non mancavano

nelle abitazioni della gente co-mune, dove venivano trattati con ogni riguardo.

Così, per ottenere un favore dalla dea Bastet, era sufficiente offrire del pesce particolar-mente prelibato ai suoi rappre-sentanti terreni.

Divenne dunque consuetudi-ne raffigurare questo animale in dipinti, sculture e incisioni, e se accadeva che qualcuno an-che solo accidentalmente lo uccidesse, era punito con la morte. In caso d’incendio o al-tre emergenze che richiedeva-no l’evacuazione di un’abita-zione, il gatto doveva essere messo in salvo prima di ogni al-tro membro della famiglia.

Quando moriva, per le perso-ne ad esso legate cominciava un lungo periodo di lutto, ca-ratterizzato dalla rasatura delle sopracciglia e dalla percussio-ne di gong funebri per espri-mere il dolore.

Gli egizi erano convinti che anche per il gatto esistesse la vita ultraterrena: per questo motivo lo mummificavano e lo seppellivano con tanto di fune-rale.

In una tomba del 1700 a.c., furono trovati 17 scheletri di gatto, ognuno provvisto di una ciotola per il latte per as-sicurargli la sopravvivenza nell’aldilà, insieme a topi e di-versi piccoli animali mummi-ficati.

Nell’antica città di Beni As-san, in un solo cimitero furono rinvenute più di trecentomila piccole mummie.

www.freccia45.org

Moda e D intorniA CURA DI MARILENA GUGLIELMANA*

Ci eravamo abituate nei trascorsi in-

verni ad avere una temperatura mite per la stagione, tan-to che, se ricordate, nei primi giorni di dicembre quando

iniziavano le gare del «circo bianco», gli organizzatori erano indaffarati a sparare la neve attraverso i cannoni.

Quest’inverno non è così. Di conseguenza, anche l’abbiglia-mento per questa stagione deve essere rivisto e la pelliccia la-sciata nell’armadio per anni, obbligatoriamente va rispol-verata. Vera, finta, vintage, ma da sfruttare al massi-mo in questa glaciale stagione. Il vantaggio di questo capo inver-nale è di essere caldo e molto facile da ab-binare. Sul nero o sul ‘‘denim’’ vanno ultra bene: quelle vere possono esse-re di pelo vario, più o meno pregiato. Splendide le pel-licce nere, che so-stituiscono il cap-potto o il piumino dello stesso colore. Danno un tono chic e allo stesso tempo un po’ sel-vaggio. Moderne quelle a colori: rosa, blu, verde. Ma per chi non ama uscire dalle ri-ghe, sono davvero ‘‘cult’’ le

pellicce grigio marmo, miele sfumato, marrone castagna abbinate a sfiziosi colbacchi che, quest’anno, fanno ulti-ma tendenza. Per «svecchiare» la data-ta pelliccia di visone, consiglio di com-pletarla con un’alta cintura che strin-ge la vita. Illimitate le occasioni per indossarle, con jeans e dolce vita per essere sportive. Glamour ed elegante con tubino nero o grigio ferro e col-lant coprenti dello stesso colore, dé-colleté nera o tortora, con borsa in

rettile. Se vogliamo ringiovanire il capo, lo si può adattare con un

sette-ottavi maculato, con maniche e collo alto in maglia

a coste. Così trasformata la pelliccia si può usare con di-

sinvoltura, come se fosse un cardigan prezioso

da portare con leg-gings o jeans, da mettere sotto il cap-potto o il giaccone per le più freddolo-se. E allora, giovani ragazze, signore aspetto di veder-vi per le strade con questo ca-po passepar-tout, splendi-damente ab-binato. E, vi-sto che siamo vicinissimi a Natale: un augurio spe-ciale a tutti i

nostri lettori.* avvocato del Foro di Lecco

Amici A nimaliA CURA DI FRECCIA 45

Che freddo! Fuori la pelliccia dall’armadio

Con il freddo glaciale torna d’attuali-tà la pelliccia, meglio se ecologica.

I CIN CIN DELLE FESTE Vale una regola universale: a cibi buoni e genuini, vanno abbinati vini che lo siano altrettanto.

Brindisi made in Italy tra bianchi, rossi e rosati