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A B C D E F G H I K L M N O P Q R S T V X Y Z

- 23 segni (6 vocali, che a seconda della durata della pronuncia può essere lunga‾ o breve˘)

- la K è molto rara

- la Y e la Z furono introdotte nel I sec. a.C. per scrivere le parole di origine greca

- manca la U: il segno V ha sia valore di segno vocalico che di semivocale (simile alla consonante)

- la I svolge anche funzione di semivocale quando si trova davanti ad un'altra vocale all'inizio di parola(iam, già) o tra due vocali (peius, peggiore)

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- h è sempre muta: homo si pronuncia omo, mihi si pronuncia mii

- y si pronuncia i: tyrannus si pronuncia tirannus

- ph si pronuncia f: philosophus si pronuncia filosofus

- gl ha sempre un suono duro, come in “negligente”

- ti + vocale ( con i atona, senza accento), non preceduto da s,t,x si pronuncia zi: lectio si pronuncia leczio, gratia si pronuncia grazia; se la i è accentata si pronuncia: totìus

- ae/oe (dittonghi) si pronunciano e: caelum si pronuncia celum, poena si pronuncia pena

- ae/oe si pronunciano come sono scritti quando la dieresi sulla seconda vocale, segnala che non formano dittongo: poeta si pronuncia poeta, aer si pronuncia aer

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la QUANTITA’ delle vocali determina la quantità della SILLABA:

- Una sillaba è BREVE se contiene una vocale breve, è LUNGA se contiene una vocale lunga.

- I DITTONGHI ( au, eu, ae, oe) sono SILLABE LUNGHE. - Una sillaba è CHIUSA quando la vocale in essa contenuta

è seguita da due o più consonanti; le SILLABE CHIUSE sono sempre SILLABE LUNGHE.

La durata delle vocali comporta regole di pronuncia: 1. L’accento NON cade mai sull’ultima sillaba (tranne rare

eccezioni), quindi nelle parole di due sillabe sta sempre sulla prima

2. Nelle parole di tre o più sillabe l’accento cade: - sulla PENULTIMA sillaba se questa è LUNGA ( catīnus,

piatto si pronuncia catínus; - Sulla TERZULTIMA sillaba se la penultima è breve

(pocŭlum, bicchiere, si pronuncia póculum

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In latino le parti del discorso sono 8:

1. NOME

2. AGGETTIVO

3. VERBO

4. PREPOSIZIONE

5. AVVERBIO

6. CONGIUNZIONE

7. PRONOME

8. INTERIEZIONE

In italiano sono 9. Manca L’ARTICOLO: questa è una delle più importanti differenze fra la lingua latina e quella italiana.

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• SOGGETTO

• COMPLEMENTO PREDICATIVO DEL SOGGETTO NOMINATIVO

• COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE GENITIVO

• COMPLEMENTO DI TERMINE DATIVO

• COMPLEMENTO OGGETTO

• COMPLEMENTO PREDICATIVO DELL’OGGETTO

• COMPLEMENTI CHE ESPRIMONO L’IDEA DI MOVIMENTO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO

ACCUSATIVO

• COMPL. DI VOCAZIONE VOCATIVO

• COMPLEMENTI DI CAUSA , MEZZO, MODO, ALLONTANAMENTO, ETC. ABLATIVO

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1ª decl 2ª decl. 3ª decl. 4ª decl. 5ª decl.

OGNI CASO HA UNA TERMINAZIONE PER

IL SINGOLARE ED UNA PER IL PLURALE

I NOMI LATINI SONO DIVISI IN 5 GRUPPI, IN

BASE ALLA LORO DECLINAZIONI

LE 5 DECLINAZIONI SI DISTINGUONO DALLA TERMINAZIONE DEL

GENITIVO SINGOLARE

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ITA

LIA

NO

GENERE:

1. MASCHILE

2. FEMMINILE

NUMERO:

1. SINGOLARE

2. PLURALE

LA

TIN

O

GENERE:

1. MASCHILE

2. FEMMINILE

3. NEUTRO

NUMERO:

1.SINGOLARE

2. PLURALE

Il genere NEUTRO indica prevalentemente esseri inanimati o concetti astratti: mālum (la mela), bonum (il bene). I nomi nutri latini sono diventati, in italiano, per lo più maschili. NON SEMPRE I GENERI CORRISPONDONO TRA LATINO E ITALIANO. Ad esempio:

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ITALIANO

• LA PACE femminile

• LA MELA femminile

• IL MELO maschile

• IL MARE maschile

LATINO

• PAX femminile

• MALUM neutro

• MALUS femminile

• MARE neutro

Alcuni nomi hanno solo la forma plurale e si chiamano perciò pluralĭa tantum ( plurali soltanto); altri possiedono invece solo la forma singolare, singularĭa tantum.

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et Che è la congiunzione più diffusa e da

cui deriva l’italiana “e”

atque

Ac Che non si usa mai davanti a vocale

- que Che è la particella enclitica (cioè

legata alla parola che la precede) che si attacca al secondo dei due termini

collegati, ad es.

Panis caseusque “pane e formaggio”

Alla congiunzione “e” dell’italiano

corrispondono in latino ben 4 particelle diverse

Il –que enclitico è la congiunzione che crea più problemi perché, formando un’unica parola con il vocabolo cui si unisce, ne determina un cambiamento nell’accento: questo cade sempre sull’ultima sillaba della parola cui il –que è unito. Per es. si dice pánis et cáseus ma, con la congiunzione enclitica, si legge pánis caseúsque

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1ª CONIUGAZIONE

-āre

2ª CONIUGAZIONE

-ēre

CONIUGAZIONE

-ĕre

4ª CONIUGAZIONE

-īre

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Per cercare un verbo nel vocabolario latino occorre conoscere la 1ªpersona singolare dell’indicativo presente, perché in ordine alfabetico è registrata questa forma e non , come in italiano, l’infinito. Ecco come si coniugano all’indicativo presente 4 verbi presi a modello delle 4 coniugazioni:

1ª coniugazione

2ª coniugazione

3ª coniugazione

4ª coniugazione

1ª singolare laudo vidĕo lego audĭo

2ª singolare

laudas vides legis audis

3ª singolare

laudat videt legit audit

1ª plurale

laudāmus vidēmus legĭmus audīmus

2ª plurale

laudātis vidētis legĭtis audītis

3ª plurale

laudant vident legunt audīunt

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Mario ama Giulia

Giulia ama Mario

Le due frasi hanno significato diverso

italiano

Marius amat Iuliam

Iuliam amat Marius

Marius Iuliam amat

Il significato è sempre “Mario ama Giulia”

latino

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Il vocabolario segna per ogni verbo il PARADIGMA, cioè l’elenco delle sue forme fondamentali, indispensabile per la coniugazione di tutti i modi e i tempi. Per esempio i verbi laudo “lodare” e vidĕo “vedere” si presentano così:

laudo, -as, -āvi, -ātum, - āre

vidĕo, -es, -vidi, visum, ēre

Nel paradigma compaiono quindi, una di seguito all’altra, le seguenti forme:

1.La prima persona singolare del presente indicativo:

laudo “io lodo”

vidĕo “io vedo”

2. La terminazione della seconda persona singolare del presente indicativo:

-as (leggi laudas) “tu lodi”

-es (leggi vides)

“tu vedi”

3. La terminazione (o la forma per esteso) della prima persona singolare del perfetto indicativo (traduce il passato prossimo, il passato remoto e il trapassato remoto dell’indicativo italiano):

-āvi (leggi laudavi) “io lodai”

vidi “io vidi”

4. La terminazione (o la forma per esteso) del modo supino, che non ha forme corrispondenti in italiano:

- ātum (leggi laudātum) “a lodare”

-visum “a vedere”

5. La terminazione dell’infinito presente:

- āre (leggi laudāre) “lodare”

- ēre (leggi vidēre) “vedere”

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Laudabant

(lodavano)

Tema verbale:

Lauda-

(loda-)

Suffisso temporale:

-ba-

(-va-) Desinenza personale:

-nt

(-no)

Le VOCI VERBALI sono costituite da 3 elementi:

• Il TEMA VERBALE, che è la parte fissa e invariabile

• Il SUFFISSO TEMPORALE, che caratterizza il tempo e il modo

• La DESINENZA PERSONALE, che indica la persona e il numero

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Alla prima declinazione appartengono:

nomi in prevalenza femminili

alcuni nomi maschili

Non vi sono nomi neutri

La terminazione del genitivo caratteristica di questa declinazione è -ae, mentre il nominativo singolare esce per tutti i nomi in -a.

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Ecco la tabella delle terminazioni della prima declinazione di un nome della prima declinazione: puella, ae = fanciulla, ragazza

SINGOLARE PLURALE

NOMINATIVO puell- ă la fanciulla

puell-ae le fanciulle

GENITIVO puell-ae della fanciulla

puell-¯ arum delle fanciulle

DATIVO puell-ae alla fanciulla

puell-is alle fanciulle

ACCUSATIVO puell-am

la fanciulla puell-as le fanciulle

VOCATIVO puell-ă o fanciulla

puell-ae o fanciulle

ABLATIVO puell-ā con la fanciulla

puell-is con le fanciulle

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Così puell-ae può essere:

genitivo singolare = della fanciulla;

dativo singolare = alla fanciulla;

nominativo plurale = le fanciulle (soggetto);

vocativo plurale = o fanciulle.

Analogamente puell-a può essere:

nominativo singolare = la fanciulla (soggetto);

vocativo singolare = o fanciulla;

Mentre puell-is può essere:

dativo plurale = alle fanciulle;

ablativo plurale = con le fanciulle.

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Nomi femminili:

amicitia, ae amicizia

ira, ae ira, sdegno

ancilla, ae ancella

memoria, ae ricordo

ara, ae altare

patria, ae patria

belua, ae belva

pecunia, ae denaro

causa, ae causa, motivo

poena, ae pena

cura, ae cura, preoccupazione

puella, ae fanciulla

dea, ae dea

pugna, ae battaglia

domina, ae signora, padrona

sententia, ae parere, giudizio

fabula, ae favola

silva, ae bosco, selva

fera, ae bestia selvaggia, fiera

umbra, ae ombra

fortuna, ae sorte

via, ae via, strada

fuga, ae fuga

viola, ae viola

insula, ae isola

vita, ae vita

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Nomi maschili:

advena, ae straniero

nauta, ae marinaio

agricola, ae contadino, agricoltore

pirata, ae pirata

poëta, ae poeta

incola, ae abitante

transfuga, ae disertore

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Alcuni nomi della prima declinazione presentano delle particolarità nella flessione:

- il nome familia, ae (famiglia) quando è usato insieme con «padre», «madre», «figlio», «figlia» utilizza al genitivo singolare la terminazione -as:

pater familias → padre di famiglia

mater familias → madre di famiglia

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i nomi femminili

- dea, ae (dea)

- filia, ae (figlia)

- liberta, ae (liberta)

- equa, ae (cavalla)

- asina, ae (asina)

formano il dativo e l’ablativo plurale in - abus (invece di -is). Avremo quindi: deabus, filiabus ecc. Questo per non confonderli con i corrispondenti nomi maschili della seconda declinazione che hanno la stessa terminazione -is:

- filiis et filiabus → ai figli e alle figlie

- diis et deabus → agli dèi e alle dee

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alcuni nomi si usano soltanto al plurale → pluralia tantum:

- divitiae, arum le ricchezze

- insidiae, arum l’insidia

- deliciae, arum la delizia

- nuptiae, arum le nozze

- epulae, arum il banchetto

- tenebrae, arum le tenebre

Fra questi ci sono anche alcuni nomi geografici:

- Athenae, arum Atene

- Syracusae, arum Siracusa ecc.

Questi nomi, quando sono soggetto, richiedono ovviamente il verbo al plurale:

- Athenae pugnam vincunt → Atene vince la battaglia

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Alcuni nomi hanno un significato differente a seconda che siano utilizzati al singolare o al plurale:

singolare plurale

Copia - ae l’abbondanza Copiae - arum le truppe

Littera - ae la lettera (dell’alfabeto)

Litterae - arum la lettera (missiva)

Fortuna - ae La fortuna Fortunae - arum I beni

Vigilia - ae La veglia Vigiliae - arum Le sentinelle

Opera -ae Il lavoro Operae - arum Gli operai

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Domina ancillas vocat

Il primo passo è cercare il verbo, vocat, e analizzarlo.

Vocat è indicativo presente, terza persona singolare da voco, ās, āvi, ātum, āre, che significa «chiamare».

Il secondo passo è trovare il soggetto del verbo vocat. Sicuramente è un soggetto singolare, perché vocat è singolare. Come in italiano, il soggetto può essere sottinteso o espresso chiaramente: dunque bisogna cercare se nella frase c’è un nome che presenti la terminazione del nominativo singolare. Quale dei due nomi della frase presenta la terminazione del nominativo singolare? Sicuramente domina; infatti ancillas non solo è accusativo (terminazione -as),

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quindi complemento oggetto, ma per di più è plurale, quindi non potrebbe in alcun modo essere soggetto di un verbo singolare. Pertanto, quando devi tradurre una frase, sottolinea per prima cosa il predicato, poi annota il caso e la funzione delle parole:

Domina → nominativo singolare → soggetto : la padrona

ancillas → accusativo plurale → compl. oggetto plur.: le ancelle

vocat → ind. pres. 3ª pers. sing. → pred. verb.: chiama La frase va quindi tradotta in questo modo:

«La padrona le ancelle chiama»

In italiano dovremo disporre le parole in altro modo, a seconda della loro funzione, partendo dal soggetto

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e proseguendo con il predicato, al quale legheremo il complemento oggetto. Quindi:

«La padrona chiama le ancelle.»

Un altro esempio: «Insularum incolae piratas timent.»

Partiamo ancora dalla forma verbale timent: la terminazione (terza persona plurale) ci dice che il soggetto deve essere un nome plurale, che abbia quindi la terminazione del nominativo plurale (-ae). L’unico nome che abbia tale terminazione è incolae, che quindi è il soggetto della frase.

Piratas è accusativo plurale, quindi complemento oggetto.

Insularum ha la terminazione del genitivo plurale, dunque è un complemento di specificazione e la sua

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posizione ci dice che è legato al nome che lo segue incolae

Lavorando sulla frase potrà essere utile l’impiego di simboli; ad esempio, una freccia permette di collegare il complemento di specificazione al nome al quale si riferisce.

Insularum incolae piratas timent

compl. di →

spec.plur. sogg. plur. compl. ogg. plur. pred. verb. ind. pres. 3ª

pers. plur.

e la traduzione, pertanto, sarà:

«Gli abitanti delle isole temono i pirati.»

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Per tradurre dall’italiano in latino dovremo invece seguire il procedimento contrario:

dopo aver analizzato accuratamente e tradotto le singole voci, ricostruiremo il testo seguendo la struttura della frase latina. Osserviamo questo esempio:

«La maestra loda le fanciulle laboriose.»

La maestra → soggetto → nominativo sing.: Magistra

Loda → pred.verbale indic. pres. 3ª pers. sing.: laudat

le fanciulle → compl. oggetto accusativo plurale: puellas

laboriose → attributo del compl. Oggetto → accusativo plurale: sedulas

In latino dovremo disporre le parole partendo dal soggetto e proseguendo con il complemento oggetto, prima del quale inseriremo l’attributo che a questo si riferisce;

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per ultimo il predicato. Dunque:

«Magistra sedulas puellas laudat.»

Proviamo a tradurre le seguenti frasi indicando caso, funzione logica e traduzione:

1. Agricola silvae umbram optat.

2. Beluarum insidias timemus.

3. Ancillae dominae iram timent.

4. Insulae incolae pecuniam celant.

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Il verbo sum, es, fui, esse traduce l’italiano «essere».

In italiano il verbo «essere» può avere diverse funzioni:

predicato verbale → Nell’aula c’era silenzio.

copula nella formazione del predicato nominale → Gli alunni erano attenti.

verbo ausiliare nella formazione di forme verbali composte → Il lupo è stato catturato.

Lo stesso succede in latino. Tuttavia in latino il verbo sum è l’unico ausiliare e viene usato nella formazione delle forme composte passive.

Il verbo habeo, «avere», non viene mai usato come ausiliare.

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Ecco la coniugazione dell’indicativo presente, imperfetto e futuro semplice del verbo sum.

PRESENTE IMPERFETTO FUTURO SEMPLICE

sum

io sono

eram io ero

ero

io sarò

es tu sei

eras tu eri

eris tu sarai

est egli è erat egli era

erit egli sarà

sumus noi siamo

erāmus noi eravamo

erĭmus noi saremo

estis voi siete

erātis voi eravate

erĭtis voi sarete

sunt essi sono

erant essi erano

erunt essi saranno

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Quando il verbo sum è usato come copula → il nome del predicato concorda con il soggetto.

Analizziamo la frase:

L’alunna è diligente.

L’alunna = soggetto

è = copula

diligente = nome del predicato

In latino la frase mantiene la stessa struttura che ha in italiano e diventa:

Discipula sedula est

Discipula = nominativo femminile singolare (ha funzione di soggetto)

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sedula = nominativo femminile singolare → ha funzione di nome del predicato)

est = indicativo presente 3ª persona singolare di sum → è la copula.

Se diciamo: «Le alunne sono diligenti»

la struttura della frase non cambia; cambia solo il numero del soggetto (plurale) conseguenza, la persona del verbo e il numero del nome del predicato.

Anche in latino avremo lo stesso cambiamento:

«Discipulae sedulae sunt»

Il nome del predicato, quando è un aggettivo, concorda con il soggetto genere, numero e caso → nominativo.

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Come nome del predicato possiamo trovare anche un sostantivo:

Tulliolă puellă est → Tulliola è una fanciulla.

Lupus feră est → Il lupo è una belva.

Nel primo caso puellă è un sostantivo femminile che si riferisce a Tulliolă, un altro sostantivo femminile.

Nel secondo caso feră è un sostantivo femminile che la copula collega al soggetto lupus, sostantivo maschile.

↓ Pertanto il nome del predicato, quando è un sostantivo, concorda sempre con soggetto nel caso → nominativo, ma mantiene il proprio genere e il proprio numero.

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Osserva la differenza nel

numero del nome del predicato:

Copiae magnae sunt → Le truppe sono grandi.

Copiae gloriă Romae sunt → Le truppe sono la gloria di Roma.

In entrambe le frasi il soggetto è copiae → sostantivo femminile plurale. Ma nel primo il nome del predicato è un aggettivo → magnae e concorda, pertanto, con il soggetto genere (femminile), numero (plurale) e caso (nominativo); nel secondo caso, nome del predicato è un sostantivo → glorĭa e concorda con il soggetto (nominativo), ma mantiene il proprio genere e numero → femminile singolare.

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E’ un costrutto tipico della lingua latina che serve per esprimere l’idea di appartenenza normalmente espressa in italiano dal verbo avere + complemento oggetto.

Guardiamo la frase:

«Multae sagittae Dianae sunt»

Dianae → dativo singolare → a Diana

Multae sagittae → nominativo plurale → molte

frecce

Sunt → predicato verbale → sono

Quindi letteralmente avremmo:

«A Diana sono molte frecce», ma bisogna

convertire la frase così:

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a) Il possessore diventa soggetto (Diana)

b) La cosa posseduta diventa soggetto ( molte frecce)

c) Il verbo essere è sostituito dal verbo avere:

« Diana ha molte frecce»

Questo costrutto in latino è molto frequente, quindi attento alla traduzione, che spesso non dovrà essere letterale, ma deve presupporre una riformulazione corretta in italiano.

Proviamo a tradurre:

«Corneliae filiae industriae et sedulae sunt».

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All

a se

con

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lare

in

-i

Nomi maschili e pochi femminili che

terminano in

-us

Nomi maschili che terminano in

–er, -ir

Nomi neutri che terminano in

-um

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I pochi femminili sono:

nomi di pianta ( pirus → il pero, fagus → il faggio)

nomi di regioni, città o isole derivanti di solito dal greco ( Aegyptus → l’Egitto, Cyprus→ Cipro).

singolare plurale

NOMINATIVO agn -us l’agnello agn – i gli agnelli

GENITIVO agn –i dell’agnello

agn –orum degli agnelli

DATIVO agn –o all’agnello

agn –is agli agnelli

ACCUSATIVO agn –um l’agnello

agn –os gli agnelli

VOCATIVO agn –e o agnello

agn –i o agnelli

ABLATIVO agn -o con l’agnello

agn -is con gli agnelli

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agn-i

Nominativo

plurale:

gli agnelli

Vocativo plurale:

o agnelli

Genitivo singolare:

dell’agnello

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agn -o

Ablativo singolare:

con l’agnello

Dativo singolare:

all’agnello

agn-is

Ablativo plurale: con gli agnelli

Dativo plurale: agli agnelli

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Agnus, -i l’agnello

Animus, i l’animo

Captivus, i il prigioniero

Colonus, i il contadino

Delphinus, i il delfino

Deus, i il dio

Discipulus, i l’alunno

Dominus, i il signore

Equus, i il cavallo

Filius, i il figlio

Hortus, i il giardino

Laurus, i (f.) l’alloro

Fagus, i (f.) il faggio

Lupus, i il lupo

Ludus, i il gioco

Pinus, i (f.) il pino

Medicus, i il medico

Taurus, i il toro

Morbus, i la malattia

Oculus, i l’occhio

Servus, i lo schiavo

Naufragus, i il naufrago

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Questi nomi, tutti maschili, possiamo distinguerli in due gruppi:

nomi che mantengono la –e in tutta la declinazione

nomi che perdono la –e

La declinazione di questi nomi differisce da quella dei nomi in –us solo nel nominativo e vocativo singolare che sono tra loro identici.

Vediamo come si declinano:

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Nomi che mantengono la

-e

singolare plurale

NOMINATIVO puer- il bambino puer- i i bambini

GENITIVO puer- i

del bambino

puer- orum

dei bambini

DATIVO puer- o

al bambino

puer- is

ai bambini

ACCUSATIVO puer- um

il bambino

puer- os

i bambini

VOCATIVO puer-

o bambino

puer- i

o bambini

ABLATIVO puer- o

con il bambino

puer- is

con i bambini

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Nomi che perdono la

-e

singolare plurale

NOMINATIVO ager il campo agr- i

i campi

GENITIVO agr- i del campo

agr- orum

dei campi

DATIVO agr- o

al campo

agr- is

ai campi

ACCUSATIVO agr- um

il campo

agr- os

i campi

VOCATIVO ager

o campo

agr- i

o campi

ABLATIVO agr- o

con il campo

agr- is

con i campi

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singolare plurale

NOMINATIVO vir l’uomo vir- i

gli uomini

GENITIVO vir- i

dell’uomo

vir- orum

degli uomini

DATIVO vir- o

all’uomo

vir- is

agli uomini

ACCUSATIVO vir- um

l’uomo

vir- os

gli uomini

VOCATIVO vir

o uomo

vir- i

o uomini

ABLATIVO vir- o

con l’uomo

vir- is

con gli uomini

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Ager, -gri il campo

Aper, -pri il cinghiale

Arbiter, -tri l’arbitro

Coluber, -bri la serpe

Faber, -bri il fabbro

Liber, -bri il libro

Magister, -stri il maestro

Puer, -eri il ragazzo

Vir, -viri l’uomo

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Sono tutti nomi

neutri

singolare plurale

NOMINATIVO don- um il dono don- a

i doni

GENITIVO don- i

del dono

don- orum

dei doni

DATIVO don- o

al dono

don- is

ai doni

ACCUSATIVO don- um

il dono

don- a

i doni

VOCATIVO don- um

o dono

don- a

o doni

ABLATIVO don- o

con il dono

don- is

con i doni

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In tutte le declinazioni i sostantivi e gli aggettivi neutri hanno i tre casi retti ( nominativo, accusativo, vocativo) uguali tra loro, sia al singolare che al plurale.

Bisogna sempre fare attenzione a non confondere la –a del neutro plurale con la –a della prima declinazione → può essere utile considerare se il verbo presente nella frase sia singolare o plurale.

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Aratrum, -i l’aratro

Astrum, -i la stella

Auxilium, -i l’aiuto

Bellum, -i la guerra

Caelum, -i ilcielo

Convivium, -i il banchetto

Donum, -i il dono

Fatum, -i il destino

Forum, -i la piazza

Gaudium, -i la gioia

Imperium, -i il potere

Lucrum, -i il guadagno

Monstrum, -i il prodigio

Negotium, -i l’affare

Officium, -i il dovere

Oppidum, -i la città

Vitium, -i il difetto

Votum, -i la promessa

Verbum, -i la parola

Otium, -i il tempo libero

Oraculum, -i l’oracolo

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Particolarità relative alla declinazione:

1. Il sostantivo deus → il dio, presenta delle forme anomale

singolare plurale

NOMINATIVO deus dei

GENITIVO dei deorum /deum

DATIVO deo deis /dis

ACCUSATIVO deum deos

VOCATIVO deus dīs /dii

ABLATIVO deo deis /dīs

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2. Tre sostantivi neutri hanno il nominativo, l’accusativo e il vocativo singolare in –us e non hanno le forme del plurale

Pelagus

Il mare

Virus

Il veleno

Vulgus

Il popolo

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Sono pluralia tantum:

Delphi, -orum Delfi

Argi, -orum Argo

Arma, -orum le armi

Cibaria, -orum i viveri

Liberi, -orum i figli

Spolia, -orum il bottino

Sono singularia tantum:

Aurum, l’oro

Argentum, l’argento

Pontus, il mare

Letum, la morte

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singolare plurale

auxilium, -i l’aiuto auxilia, -orum le truppe ausiliarie

bonum, -i il bene bona, -orum le sostanze

castrum, -i il castello castra, -orum l’accampamento

ludus, -i la scuola ludi, -orum i giochi, gli spettacoli pubblici