A) Ai lettori e Le parole (1-2) · come un mandorlo in fiore. re le buone merendine che porta in...

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59 La Voce n. 2 - marzo-aprile 2013 apà Alberto aspirava a soggiogar le stelle e non si accorgeva che una lumi nosissima stella era ca duta dal cielo in casa sua alla nascita dell’unica figlia, cui al battesimo hanno dato i nomi di Adriana, Rachelina, Anna. È il 2 luglio 1925. Nella Chiesa tutta si celebra l’Anno Santo. Papà Alber to è stimato medico condotto nella frazione Passo del comune di Pietra defusi di Avellino, ricco proprietario terriero, uomo di vastissima cultura che, nella moglie Filomena Sordillo, mamma di Rachelina, ha trovato A cura di suor Maria Teresa Una bimba precoce Rachelina è speciale in tutto: a quat tro anni racconta a mamma di aver visto la Madonna nel giardino di ca sa; a otto anni, ammalata di morbil lo, racconta alla maestra di aver ri cevuto la visita di sant’Antonio, che insieme alla guarigione le porta l’an nuncio che prima dei 16 anni lo raggiungerà in paradiso. È molto precoce ed intelligente e impara pre sto a leggere e a scrivere perché in famiglia ci tengono molto alla cultu ra, anche per una certa distinzione. Ma Rachelina si distingue in un modo diverso; studia, impara bene, tanto che a quattro anni già si ci menta a leggere le riviste mediche del padre, ma impara presto anche a valutare le cose della vita dal punto di vista evangelico. Ama condivide P una donna molto attenta ai valori autentici della vita. Convinta che la felicità vera non dipende dalla quan tità di cose che si sanno o che si pos siedono, donna Filomena sa dare la giusta precedenza alle cose dello spi rito, aiuta i poveri e prega assai, qua si sempre ad alta voce e soprattutto l’Ave Maria, con la quale condisce le sue normali azioni di ogni giorno. Così nessuno si stupisce se proprio Ave Maria sono le prime parole che la loro unica figlia Rachele bal betta, ancor prima delle più comuni di mamma o papà, che tradi zionalmente i bambini imparano. TESTIMONIANZE RACHELINA ... come un mandorlo in fiore

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apà Alberto aspirava a«soggiogar le stelle» e nonsi accorgeva che una lumi-nosissima «stella» era ca-duta dal cielo in casa sua

alla nascita dell’unica figlia, cui albattesimo hanno dato i nomi diAdriana, Rachelina, Anna.È il 2 luglio 1925. Nella Chiesa tuttasi celebra l’Anno Santo. Papà Alber-to è stimato medico condotto nellafrazione Passo del comune di Pietra-defusi di Avellino, ricco proprietarioterriero, uomo di vastissima culturache, nella moglie Filomena Sordillo,mamma di Rachelina, ha trovato

A cura di suor Maria Teresa

Una bimba precoce

Rachelina è speciale in tutto: a quat-tro anni racconta a mamma di avervisto la Madonna nel giardino di ca-sa; a otto anni, ammalata di morbil-lo, racconta alla maestra di aver ri-cevuto la visita di sant’Antonio, cheinsieme alla guarigione le porta l’an-nuncio che prima dei 16 anni loraggiungerà in paradiso. È moltoprecoce ed intelligente e impara pre-sto a leggere e a scrivere perché infamiglia ci tengono molto alla cultu-ra, anche per una certa distinzione.Ma Rachelina si distingue in unmodo diverso; studia, impara bene,tanto che a quattro anni già si ci-menta a leggere le riviste medichedel padre, ma impara presto anche avalutare le cose della vita dal puntodi vista evangelico. Ama condivide-

P una donna molto attenta ai valoriautentici della vita. Convinta che lafelicità vera non dipende dalla quan-tità di cose che si sanno o che si pos-siedono, donna Filomena sa dare lagiusta precedenza alle cose dello spi-rito, aiuta i poveri e prega assai, qua-si sempre ad alta voce e soprattuttol’Ave Maria, con la quale condisce lesue normali azioni di ogni giorno.Così nessuno si stupisce se proprio«Ave Maria» sono le prime paroleche la loro unica figlia Rachele bal-betta, ancor prima delle più comunidi «mamma» o «papà», che tradi-zionalmente i bambini imparano.

TESTIMONIANZE

RACHELINA...come un mandorlo in fiore

re le buone merendine che porta inclasse con i compagni più poveri,che hanno solo il pane nero. La fedele dice che nel povero e nel sofferen-te c’è Gesù, ed ella vuole portaresoccorso e consolazione.È figlia unica, quindi possiamo im-maginare da quanto amore fosse cir-condata. È la padroncina nel piccoloborgo di Venticano, ma a lei non in-teressano i soldi, né i privilegi dellasua condizione sociale. Gioca volen-tieri e ama la compagnia delle figliedei coloni di suo padre. Questi, chea lei avrebbe preferito un erede ma-schio, guarda con disappunto a que-ste preferenze della bambina, noncomprende il mondo interiore dellafiglia già ricco di esperienze spiri-tuali molto forti. La signora Filome-na, cui Rachelina aveva confidato diaver visto la Madonna nel giardino,pensando forse a fantasie di bambi-na, nulla aveva lasciato trapelare asuo marito.Rachelina cresce affettuosa, allegra,vivace e spensierata, è l’anima dellaclasse e l’amica preferita di tutte.

Dopo il primo anno di studi pressoil Ginnasio di Venticano, che superacon impeccabile impegno, su consi-glio dello zio Leonardo – canonicodella Basilica di S. Nicola in Bari –viene iscritta all’istituto «OrazioFlacco» di Bari, che raggiunge il 18ottobre 1936, in compagnia dei ge-nitori. Dopo il primo corso di studi,interrotto, ma superato brillante-mente, a causa di qualche bruttamalattia dalla quale si ritiene guaritaper intervento di san Nicola, èiscritta al Collegio romano dellabeata Cabrini, retto dalle Missio -narie del Sacro Cuore. L’intento èquello di continuare gli studi inGiurisprudenza.Nell’adolescenza, il periodo più tur-bolento per ogni ragazza e ragazzo,Rachelina gode di una profonda pa-ce del cuore, che contagia chiunquel’avvicina. Questa pace nasce dallasua intima unione con Gesù, che giàdefinisce essere il «suo sposo», inti-mità cercata ed approfondita nellapreghiera, la meditazione, il sacrifi-cio. «Molte sono le gioie della vita,

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Rachelina con i genitori al Santuario di Loreto,e da giovane studentessa nel giardino di casa.

Rachelina, il giorno della primaComunione.

bola della mandorla amara si realizzaper Rachelina. Gesù viene a prender-la in un ospedale romano prima checompisse i 16 anni, come le avevaprofetizzato sant’Antonio, quando erabambina. Venti giorni prima, nell’in-fermeria del Collegio, aveva detto aMadre Albina: «Madre, non soffra perme, tanto fra venti giorni starò benissi-mo». Era pronto il vaporoso abitobianco di fiori di mandorlo per le suenozze eterne con l’amato Gesù.Il giorno del 10 marzo la popolazionedi Campanarello, dove è villa Ambro-sini, invece che a tavola, è riunita inchiesa ad implorare dal buon Dio laguarigione di Rachelina che, nellastanza n. 4 della clinica delle Figliedella Sapienza di Roma, si va lenta-mente spegnendo. A porte e finestrechiuse, un uccellino volteggia sui fe-deli, dirigendosi dritto verso l’altare.Qualcuno pensa al volo dell’anima diRachelina verso il Paradiso. Sono le13.30. Quando poi arriva la notiziache la morte è giunta proprio inquell’ora, la gente si convince che quelvolo è stato veramente un segno delCielo.L’8 aprile 1995, nel Duomo di Bene-vento, si è chiuso il processo Diocesa-no per la sua Canonizzazione. Il 10maggio 2012 è stato promulgato ilDecreto che la dichiara Venerabile.Molte infatti sono le grazie e i fattistraordinari segnalati. Di recente si èanche verificato il caso di una guari-gione «inspiegabile» che potrebbe

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ma una sola è la più bella, che nem-meno noi sappiamo a volte definire:la gioia del cuore. Il denaro e la ric-chezza non servono a nulla, quelloche conta è la bontà del cuore», scri-ve in quegli anni, quasi riassumen-do il suo itinerario spirituale. Congrande semplicità Rachelina prega,prega molto in chiesa, a casa e conle amiche, alle quali propone di reci-tare insieme il Rosario, che ama tan-to, come tanto ama Maria, la Mam-ma del cielo.Infatti, il suo amore Rachelina lo ri-volge a Gesù Eucaristico, che ricevequasi tutte le mattine, e alla Madon-na, che invoca spesso per rimanere«umile e casta». Una sua compagnaraccontò che, una mattina che Ra-chelina non aveva potuto ricevere lasanta Comunione, se la vide venireincontro e con un inconsueto gestole baciò la guancia, giustificandosi:«Porti nel cuore Gesù». In uno deibigliettini che spesso indirizza a Ge-sù, probabilmente rivolta a se stessa,scrive: «Mortifica gli occhi che sonole finestre dell’anima».

Il fiorire del mandorlo

Mentre frequenta il Liceo a Roma, unmale improvviso e letale, una menin-gite acuta, l’aggredisce a soli quindicianni d’età. Si chiamano a consulto ipiù grandi specialisti, persino il prof.Frugoni, un luminare dell’epoca, ma

Lo sguardo di Rachelina maturoper il Cielo.

Rachelina è ormai pronta per una vi-ta più bella. «La sofferenza è comeuna mandorla amara. Tu la butti via,credi che sia finita nella fredda terra.Invece ripassando per quel posto, dopoalcuni anni, troverai un bel mandorloin fiore», scrive. Ella aspira ad un «dipiù» che non appartiene a questomondo. Lo si rileva da un consigliodato ad un’amica: «Ama la vita comel’unico mezzo col quale potrai raggiun-gere una eterna felicità in Cielo; amalacome dono di Dio, stringila con affettoanche se ha la forma di una croce».Mentre in Italia infuria la 2a guerramondiale, il 10 marzo 1941 la para-

Venticano. Casa Ambrosini.

aprire alla giovanissima Venerabile lastrada verso gli altari: un uomo di cir-ca 40 anni, celibe, architetto, sarebbestato guarito da un cancro alla linguacon metastasi diffusa proprio grazieall’intercessione di Rachelina Ambro-sini.È il fiorire del mandorlo che lei avevapromesso. Parafrasando la parolaevangelica, possiamo dire: «Se il semedi mandorlo non cade nella terra enon muore, rimane da solo, se muo-re, dà vita ad un albero che ogni pri-mavera si veste di bianchi fiori edogni estate dà succosi frutti».

Elaborato dai dati acquisiti su internet: Fondazione Rachelina Ambrosini,

autori vari

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PREGHIERA PER LA GLORIFICAZIONEDELLA VENERABILESERVA DI DIO RACHELINA AMBROSINI

Padre Celeste, che in Rachelina Ambrosini hai suscitato tranoi un modello affascinante di giovinezza pura, dalla tuabontà umilmente imploriamo di volerla glorificare ora interra, perché le nuove generazioni siano persuase a scalare

l’ardimentoso sentiero della salvezza, illuminate dal suo angelicocandore. Gloria...O Gesù Cristo nostro Signore, che hai rapito il cuore di RachelinaAmbrosini innamorandolo di te e dei beni eterni, libera anche noidalle malìe di questo secolo buio, catturato dalla terrestrità, cosìda conquistarci alla tua sequela con l’impazienza appassionata diquesto incantevole giglio, sbocciato nell’Irpinia. Gloria...O Spirito santificatore, che hai cesellato con gelosa finezza questafiglia prediletta dell’Immacolata, ti piaccia ora di porla sul candela-bro della Chiesa alla nostra venerazione perché, imitandola, si rin-forzi la speranza d’una nuova primavera del mondo. Gloria...PreghiamoSantissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, adoriamo i tuoi di-segni e ti supplichiamo di far risplendere in questa valle di lacrimel’innocenza sorridente di Rachelina Ambrosini, fiore elettissimodella nostra terra, in cui hai manifestato ancora una volta la forzapreveniente del tuo amore misericordioso.Benedici i nostri buoni propositi e donaci la grazia che ardente-mente imploriamo. Possa la sua nivea figura ispirare soprattuttonei giovani il desiderio ardente delle vette eroiche, dove solamenteè dato di pregustare la gloria del Regno.Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. Amen.(Con indulgenza parziale, ogni volta).

Benevento, 19 marzo 1999Solennità di San Giuseppe

Serafino SprovieriArcivescovo Metropolita di Benevento

Venticano. Casa Ambrosini: la camera daletto di Rachelina e il giardino dove le èapparsa la Madonna.

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