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Università LUISS Guido Carli Economia Dell’energia Prof. C. Bollino Studente Pier Federico Alfani Matricola 613181 Titolo 2008 L’anno della riapertura del nucleare in Italia

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Università LUISS Guido Carli

Economia Dell’energia

Prof. C. Bollino

Studente Pier Federico Alfani

Matricola 613181

Titolo

2008 L’anno della riapertura del nucleare in Italia

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IndiceIntroduzione

Capitolo 1 - Una riapertura verso il nucleare

Capitolo 2 – La situazione mondiale

2.1 Le centrali nucleari di prossima costruzione

Capitolo 3 – La situazione Italiana

Capitolo 4 – Differenze dei prezzi tra l’Italia e gli altri paesi

Europei

Capitolo 5 – I vantaggi del ritorno al nucleare

5.1 Disponibilità nel suolo terrestre

5.2 L’attuale livello di sicurezza delle centrali nucleari

5.3 L’alta competitività del nucleare

5.4 L’energi a nucleare è pulita

5.5 La situazione specifica italiana

Capitolo 6 – Gli svantaggi del ritorno al nucleare

6.1 I problemi economico-finanziari

6.2 Problemi di sicurezza

6.3 Il problema dello smaltimento delle scorie

6.4 Problematiche specifiche per l’Italia

Conclusioni

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Introduzione

La mia scelta di affrontare questo argomento,estremamente controverso e discusso, è

avvenuta dopo le recenti dichiarazioni dell’attuale governo Berlusconi di riaprire

all’opzione nucleare in Italia. Inizialmente il lavoro analizzerà le varie dichiarazioni

di tale governo rispetto a questo argomento. In seguito verrà presa in esame la

situazione mondiale dell’attuale panorama nucleare ; a partire dal numero di centrali

esistenti al momento e le relative nazioni che sfruttano principalmente tale fonte di

energia fino ad arrivare alle nuove centrali in via di costruzione. Nel terzo capitolo si

analizzerà la storia italiana riguardo a questo argomento , dalle prime centrali entrate

in funzione agli albori di questo panorama fino all’incidente di Chernobyl e alla

relativa chiusura a tale fonte in seguito al referendum popolare del 1987. Nel quarto

capitolo si avrà una disamina della difformità di prezzi che il nostro paese sostiene a

differenza di Germania e Francia. Nei capitoli successivi infine, si analizzeranno

diversi punti di vista ,che riassumono gli argomenti in favore di una ripresa di tale

politica energetica e argomenti invece in netto contrasto col la ripresa dell’opzione

nucleare in Italia.

Capitolo 1 - Una riapertura verso il nucleare

Il 16 Febbraio 2005 è stata la data di entrata in vigore del “Protocollo di Kyoto” ,

trattato che prevede l'obbligo nei confronti dei paesi industrializzati di operare una

riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio ed altri cinque

gas serra, ovvero : metano, ossido di diazoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed

esafluoruro di zolfo) in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni

registrate nel 1990 — considerato come anno base — nel periodo 2008-2012 ; l’Italia

ad oggi è molto distante dagli obiettivi fissati1. Per la classica tendenza della “ressa

dell’ultimo giorno” nel 2008 si è riaperto nel nostro paese il dibattito sul nucleare che

ha dapprima preso tendenze meramente politiche, ma che poi ha interessato

l’opinione dei più grandi esperti energetici italiani. Altro motivo decisivo alla

1 http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/ambiente/clima-vertice-ue-2/italia-classifica/italia-classifica.html

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riapertura della discussione è stato l’incremento incontrollato e ingiustificato del

prezzo del petrolio, che alla metà del 2008 era arrivato a 120 dollari il barile (vedi

figura 5). Infine la crisi che sta tutt’ora attanagliando il mondo, e in misura non

minore l’Italia, aveva portato a pensare di prendere decisioni di breve-medio termine

per rendere il nostro paese meno dipendente dal punto di vista energetico dagli altri

paesi produttori di energia e quindi molto più competitivo. A questo punto l’attuale

governo ha iniziato a prendere in considerazione seriamente l’idea che si stava

delineando e che era nella bocca di tutti: riaprire al nucleare. Il 22 maggio il ministro

dello sviluppo economico Claudio Scajola annuncia: “Nuove centrali nucleari

costruite entro 5 anni”2. Il dibattito politico è aperto. I verdi esplodono nella protesta

ed a suon di sondaggi3cercano di stroncare subito la proposta di Scajola. Anche i

sindacati e le forze popolari di sinistra decidono di scendere in piazza nel giugno per

una manifestazione contro tale opzione. Ma la protesta non è finita, perché 600 tra

ricercatori e scienziati nel campo energetico sottoscrivono un appello per chiedere al

governo che non si intraprenda la strada preannunciata ma si svolti verso una

soluzione maggiormente sostenibile , sicura e di cui l’Italia è ricca : il sole. Il

governo intanto però risponde istituendo un “comitato degli esperti” al fine di

definire criteri e scegliere la migliore collocazione per le centrali nucleari4. Ad oggi il

dibattito politico è scemato ma rimane sempre attivo ed ancora non si è giunti ad una

soluzione. La posizione comunque sembra ferma e decisa verso un ritorno al

nucleare, dopo la lunghissima parentesi di stallo decretata del già citato referendum

del 1987. A sostegno di ciò sono arrivate molteplici dichiarazioni parlamentari e

soprattutto la preparazione di un decreto in ambito legislativo verso tale direzione.

Peraltro a tutto questo si è affiancato un forte sostegno da parte dell’industria , sia

elettrica che vede l’opportunità di ridurre i costi di generazione, sia le imprese che

sono estremamente dipendenti dal consumo di energia che vedono la possibilità di

pagare meno questa fonte primaria dei loro processi produttivi. Come detto in

2 http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/nucleare1/nucleare-scajola/nucleare-scajola.html?ref=search3 http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/nucleare1/sondaggio-nucleare/sondaggio-nucleare.html4 http://www.ilsole24ore.com/art/Newsletter2007/News24/Articoli/2008/2008_12_22/20_D.shtml?uuid=f2cab228-d03f-11dd-8bfa-c8165583337e&DocRulesView=Libero&fromSearch

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precedenza non mancano i contrari . Politici esclusi ( che nei loro giudizi non sono

sempre obbiettivi) ,esiste una folta schiera di ambientalisti e scienziati che ritengono

il progetto in questione oltre che scarso dal punto di vista della sicurezza e della tutela

ambientale, soprattutto carente dal punto di vista della economicità ; sia per i lunghi

tempi previsti nella ricerca di un sito adatto, che soprattutto per la difficoltà di

finanziare gli enormi costi iniziali nella costruzione delle centrali. Di contro, i

favorevoli guardano con attenzione ai nuovi reattori di terza generazione che si

stanno costruendo in Francia ed in altri paesi, che vengono considerati da questi in

grado di realizzare la produzione di energia anche con prezzi inferiori rispetto al

petrolio5. Nel prossimo capitolo si analizzerà più precisamente la situazione mondiale

delle centrali nucleari dal punto di vista quali-quantitativo e storico per meglio

comprendere la situazione che ci circonda, non solo nelle nazioni più distanti da noi

ma anche nella prossimità dei confini.

Capitolo 2 – La situazione mondiale

Nel 1954 il presidente degli Usa, Eisenhower, inaugurò il progetto "Atom for Peace"

allo scopo di favorire l'applicazione civile dell'energia nucleare. In soli 12 mesi venne

realizzata la prima centrale nucleare della storia, il reattore civile Borax III in grado

di fornire energia elettrica a una piccola città dello Stato dell'Idaho.

5 Il discorso sarà ripreso e approfondito nei cap. 5 e 6

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.figura 1 – il funzionamento tipico di una centrale nucleare (fonte ecoage)

Nel gennaio 20086 risultano in funzione nel mondo 439 impianti ( con una potenza

complessiva di 372GW). La produzione di energia elettrica nucleare rispetto alle altre

forme di energia supera il 16%. In Europa la percentuale di energia elettrica nucleare

raggiunge il 33%, con punte del 78% in Francia (59 impianti) , del 54% in Belgio (7

impianti) , del 48% in Svezia (5 impianti) , 37% in Svizzera ( 5 impianti) , del 32% in

Germania (17 impianti) , del 20% in Spagna ( 8 impianti) , 18% in Gran Bretagna (19

impianti). Nel resto del mondo invece troviamo notevoli produzioni nucleari in

Giappone (30 % con 55 impianti), Stati Uniti (19% con 104 impianti ) , Russia ( 16%

con 31 impianti) e Corea del Sud (39% con 20 impianti).

6 www.enea.it “rapporto energia ambiente 2008”

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numero unità Totale MW(e) numero untià Totale MW(e) TWh (e) % totale numero MW(e)

Stati Uniti (1) 104 100.582 1 1.165 806,55 19,39Francia 59 63.260 1 1.600 420,13 76,85Giappone 55 47.587 1 866 267,34 27,54 1 246Russia 31 21.743 7 4.724 147,99 15,97Germania 17 20.470 133,21 27,28Corea del Sud 20 17.451 3 2.880 136,60 35,34Ucraina 15 13.107 2 1.900 87,22 48,09Canada 18 12.589 88,19 14,70 4 2.568Gran Bretagna 19 10.222 57,52 15,12Svezia 10 9.014 64,31 46,12Cina 11 8.572 6 5.220 59,3 1,92Spagna 8 7.450 52,71 17,44Belgio 7 5.824 45,85 54,05Taiwan 6 4.921 2 2.600 38,96 19,30India 17 3.782 6 2.910 15,76 2,52Repubblica Ceca 6 3.619 24,64 30,25Svizzera 5 3.220 26,49 40,03Finlandia 4 2.696 1 1.600 22,51 28,94Slovacchia 5 2.034 14,16 54,30Bulgaria 2 1.906 2 1.906 13,69 32,10Sud Africa 2 1.800 12,60 5,45Brasile 2 1.795 11,65 2,84Ungheria 4 1.829 13,86 36,81Messico 2 1.360 9,95 4,56Romania 2 1.300 7,08 13,02Lituania 1 1.185 9,07 64,36Argentina 2 935 1 692 6,72 6,20Slovenia 1 666 5,43 41,57Olanda 1 482 3,99 4,10Pakistan 2 425 1 300 2,31 2,34Armenia 1 376 2,35 43,48Iran - - 1 915 - -

TOTALE 439 372.202 35 29.278 2.608,14 5 2.814

(1) Ripresa costruzione dopo 20 anni di un reattore (2) Secondo le classifiche IAEA sono considerati in costruzione quei reattori per i quali sono già iniziate le opere civili.

Impianti in esercizio Impianti in costruzione (2)

Reattori nucleari in servizio o in costruzione nel mondo al 7 Luglio 2008

Energia elettrica da nucleare nel 2007Nazione

Fonte: "International Atomic Energy Agency" - Luglio 2008

Reattori fermi da lungo tempo

.Figura 2 – Reattori nucleari in funzione e in costruzione

Il fabbisogno energetico mondiale è in forte espansione . Le previsioni per i

prossimi decenni sono di un ulteriore crescita, a ritmi accelerati , in particolare per

l’energia elettrica. La dinamica sarà guidata soprattutto dallo sviluppo dei grandi

paesi in via di espansione come India , Brasile e Cina, che si trovano ora nelle fasi

iniziali del processo di industrializzazione ,e devono perciò far fronte ad imponenti

investimenti infrastrutturali, tutti chiaramente ad alta intensità energetica come la

costruzione di strade , ferrovie ,impianti industriali, ecc ,ecc. Attualmente circa

l’80% del fabbisogno energetico mondiale viene coperto da combustibili fossili,

mentre i contributi delle altre fonti energetiche primarie sono approssimativamente

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questi : 11% le biomasse , 6% l’energia nucleare 2% l’energia idroelettrica e meno

dell’1% le altre fonti di energia rinnovabile7. Nonostante il forte impulso che sarà

dato in futuro allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili , è evidente che nella

prima parte dell’attuale secolo saranno soprattutto i combustibili fossili a soddisfare

la domanda mondiale di energia. Il prezzo però sarà alto . Il crescente consumo, le

difficoltà a reperire nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale e le varie instabilità

politiche delle zone dove sono situati i giacimenti, porteranno probabilmente ad un

alta volatilità dei prezzi di queste materie prime. Si capisce allora come, in tale

situazione, ci sia una ricerca di contenimento dei prezzi e ci si rivolga di nuovo ed in

maniera crescente all’energia nucleare .

2.1 Le centrali nucleari di prossima costruzione

7 www.bp.com “statistical review of world energy 2008”

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numero unità Totale MW(e) numero untià Totale MW(e)

Argentina 1 740 1 740Armenia 0 0 1 1.000Bangladesh 0 0 2 2.000Bielorussia 2 2.000 0 0Brasile 1 1.245 4 4.000Canada 3 3.300 4 4.400Cina 25 27.800 76 62.600Corea del Nord 1 950 0 0Corea del Sud 5 6.600 0 0Egitto 0 0 1 1.000Finlandia 0 0 1 1.200Francia (3) 0 0 1 1.600Giappone 12 16.364 1 1.100India 10 8.560 9 4.800Indonesia 2 2.000 2 2.000Iran 2 1.900 1 300Israele 0 0 1 1.200Kazakistan 0 0 1 300Lituania 0 0 2 3.200Messico 0 0 2 2.200Pakistan 2 600 2 2.000Repubblica Ceca 0 0 2 1.900Repubblica Slovacca 2 840 0 0Romania 2 1.310 1 665Russia 10 11.960 25 22.280Slovenia 0 0 1 1000Stati Uniti 12 15.000 20 26.000Sud Africa (4) 1 165 17 20.000Svizzera 0 0 3 4.000Tailandia 0 0 4 4.000Turchia 0 0 3 4.500Ucraina 0 0 20 27.000Ungheria 0 0 2 2.000Vietnam 0 0 2 2.000

TOTALE MONDO 93 101.334 212 210.985

(1) Approvati con fondi già definiti o in definizione; in gran parte previsti in servizio entro 8-10 anni(2) Chiara intenzione o proposta senza però impegni definitivi(3) Non considerando il piano di Fig. 6 di sostituzione dei reattori esistenti(4) Recente decisione del Board di Eskom del Sud Africa (fonte Clerici)

Nazione

Fonte: World Nuclear Association - Maggio 2008

Reattori pianificati ed addizionali in considerazione nel mondo a Maggio 2008

Impianti pianificati (1)Impianti addizionali in

considerazione (2)

.Figura 3 – Reattori pianificati ed addizionali in considerazione del mondo fonte: “la situazione

mondiale” , A. Clerici.

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Come evidenziato dal recente studio del WEC8 ,tenendo conto della sostituzione di

vecchie centrali a carbone e nucleari , i costi volatili e la sicurezza di

approvvigionamento dei combustibili fossili e gli impegni ambientali , l’opzione

nucleare che non emette CO2 e polveri sottili non può essere trascurata. E’ chiaro,

quindi, come l’energia nucleare stia diventando nuovamente oggetto non solo di

analisi e discussioni, ma di decisioni politiche in vari paesi sempre più numerosi

(sempre tendo conto dei fattori principali come accettazione pubblica, risoluzione dei

problemi ambientali , economicità e sicurezza). E’ sulla base di tali considerazioni

che nel 2005 il WEC Europa,con il suo Presidente Pierre Gadonneix, ha deciso di

lanciare uno studio per definire il “futuro ruolo del nucleare in Europa”; è stato

costituito un gruppo di lavoro con 25 membri da differenti nazioni europee e la prima

riunione si è svolta a Bucarest nel Maggio 2005. Un rapporto del gruppo di lavoro è

stato presentato a Londra nel Gennaio 2007 ed un aggiornamento è stato presentato a

Roma in occasione della 20° Conferenza Mondiale dell’Energia a Novembre 2007.

La tecnologia che sta imponendosi sul mercato delle centrali nucleari è quella dei

nuovi reattori (3° generazione) di “larga taglia” (potenza elettrica per reattore

superiore ai 1.000 MW elettrici). Tale tecnologia permette di ottenere riduzioni del

costo dell’investimento al kW e dei costi di O&M per kWh prodotto (effetto scala).

Tali reattori hanno una vita progettata per 60 anni, una disponibilità superiore al 90%,

rifornimento del combustibile e management del “core” ogni 15-24 mesi; a tali

caratteristiche si aggiunge una bassissima probabilità di danni al”core” che in ogni

caso darebbero minime conseguenze esterne. I tempi di costruzione (dal getto iniziale

di calcestruzzo alla connessione alla rete) sono da 3,5 a 5 anni. Per quanto riguarda il

costo di nuove centrali nucleari (il cosiddetto “overnight cost” = OVN,

corrispondente alla somma dei valori dei possibili vari contratti per la realizzazione

della centrale)possiamo vedere come esso dipenda dai costi locali , dal numero di

unità per ogni sito , dal numero totale di centrali ordinate. In base alle varie analisi

del gruppo di lavoro del WEC, a fine 2005 il valore di OVN poteva variare da circa

1.300 €/kW a 1.800 €/kW . Questo costo però dipende molto dall’oscillazione dei 8 World Energy council – “ the role of nuclear power in europe” by A. Clerci –January 2007 – www.worldenergy.org

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prezzi delle materie prime. Per quanto riguarda la costruzione futura di centrali,

diamo un occhiata a livello mondiale. Da parte degli Stati Uniti, a seguito degli

incentivi del governo Bush con l’Energy Act del 2005, ci sono state dichiarazioni di

interesse e richieste di autorizzazioni per 32 nuovi reattori per un totale di 40000

MW. La crescita di potenza prevista delle centrali nucleari indiane sarà la seguente: si

passerà dagli attuali 3.500 MW ai 7.000 MW per il 2010 ed a 21.000 MW per il

2020. In Cina è previsto di avere in servizio circa 40.000 MW di nuove centrali

nucleari prima del 2020 e ~120.000 MW entro il 2030 (attualmente hanno 9.000

MW). Anche se il programma è imponente, occorre notare che il nucleare fornirà solo

il 5% dell’elettricità che per oltre il 75% sarà prodotta da centrali a carbone. La Cina

nel 2006 ha messo in servizio circa 105.000 MW di nuove centrali e 97.000 MW nel

2007 (80% di centrali a carbone). In Giappone il governo ha espressamente

confermato che anche dopo il 2030 manterrà una quota del 30-40% di energia

elettrica prodotta dal nucleare ed ha già pianificato 12 reattori per circa 16.000 MW.

La Corea del Sud prosegue il suo programma di ulteriori 6.600 MW di nuove centrali

nucleari già pianificate in aggiunta alle 3 in costruzione. Per quanto riguarda

l’Europa, occorre notare che la Russia prevede di installare circa 20 - 30.000 MW di

nuove centrali entro i prossimi 15 anni e varie sono già state ordinate o sono in

costruzione. La Lituania, in collaborazione con Estonia, Latvia e Polonia, ha previsto

di realizzare 2 centrali nucleari di ~1.600 MW ciascuna sul proprio territorio; così

come la Romania sta definendo Cernovada 3 e 4 con 2 gruppi da 700 MW ciascuno.

Per quanto riguarda la Francia , occorre notare che lo scenario per il rinnovo delle

centrali esistenti prevede sia nuovi reattori della 3° generazione sia reattori della 4°

generazione in servizio dal 2040. In Inghilterra, il governo di Gordon Brown ha

fortemente riaffermato la necessità di partire con un nuovo programma di centrali

nucleari. L’opzione nucleare è sotto seria considerazione anche in circa 30 paesi che

attualmente non possiedono reattori nucleari; si possono menzionare tra gli altri

Irlanda, Norvegia, Portogallo, Bielorussia, Turchia (in definizione procedura per

richiesta di 2 centrali), Stati del Golfo, Israele, Siria, Giordania, Egitto (emessa

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procedura di gara per la prima centrale), Libia, Algeria, Marocco, Nigeria, Namibia,

Azerbaijan, Kazakistan, Cile, Venezuela, Indonesia, Tailandia, Malesia, Australia e

Nuova Zelanda.

Capitolo 3 – La situazione Italiana

Fu il fisico italiano Enrico Fermi a innescare la prima reazione nucleare a catena

controllata della storia: utilizzò uranio naturale all'interno di un blocco di grafite pura

che rallentava i neutroni. Fu questo il primo “reattore nucleare”. Nel 1959 fu costruito

il primo reattore di ricerca ad Ispra, nella zona di Varese, a cui seguirono le 2 centrali

di Latina del Garigliano e di Trino Vercellese (ancora in fase di decommissioning9).

Figura 4 – Fonte “http://www.geocities.com/energia_nucleare/”

Gli investimenti ed il favore dell'opinione pubblica nei confronti dell' iniziativa

furono notevoli tanto che nel 1966 si raggiunse una produzione di 3,9 miliardi di

kWh: l' Italia era il terzo produttore al mondo di energia elettrica di origine nucleare.

Questo ciclo espansivo si chiuderà con l' attivazione della centrale di Caorso

(Piacenza) nel 1980. Ma fu nel 1986 ,con l' esplosione di un reattore della centrale

nucleare di Chernobyl (attuale Ucraina - allora Unione Sovietica), che nacque un vero

e proprio atteggiamento critico nei confronti dell' energia nucleare10. In Italia fu

bloccata l' attuazione di una parte del Piano Energetico Nazionale che prevedeva 9 Tr: smantellamento10 Fonte “La storia del nucleare in Italia”, 22 maggio 2008 , www.corriere.it

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l'apertura di cantieri per nuove centrali nucleari. Prima della fatidica data del 1986

però, in Italia, la fase nucleare èra già in fase calante. Infatti nel 1980 il nostro paese

era al 18° posto nella classifica mondiale dietro a nazioni molto più piccole e

industrializzate come Svizzera , Bulgaria , Finlandia o Corea. Questo è da ricollegarsi

ad almeno 3 motivi principali. Il primo fu quello del calo dei prezzi dopo la crisi

petrolifera del ’74 che spostò l’ago della bilancia verso una riqualificazione positiva

dei carbonfossili, anche con la pressione non troppo nascosta dei gruppi petroliferi.

La seconda è da ricercare nel poco realistico piano di costruzione che propose Enel

appena dopo la suddetta crisi, che prevedeva la costruzione di 20 centrali entro il

1985. Questo piano venne percepito come difficoltoso dal punto di vista realizzativo,

perché il progetto di costruzione delle centrali non sembrava né economico né ben

chiaro (c’èra la controversia da risolvere riguardo il tipo di tecnologia da utilizzare ,

se il reattore ad acqua bollente oppure quello ad acqua sotto pressione11). Il terzo

aspetto fu il primo grande incidente accaduto con questa forma di energia ;

l’incidente di Three Mile Island del 1979 , il quale insinuò nella mente delle

popolazioni di tutto il mondo, per la prima volta, la grande rischiosità che lo

sfruttamento di tale energia poteva provocare. Comunque, nei primi anni ‘80 ENEL e

CNEN cercarono di risolvere le controversie e tentarono di intraprendere iniziative

atte alla futura costruzione di nuove centrali , ma il momento propizio era passato e, a

seguito dell’incidente americano a cui seguì quello ucraino, il governo fu costretto a

voltare le spalle a tale tecnologia (anche chi era favorevole rimase in disparte , niente

si poteva dire a favore di un disastro tanto devastante e tanto vicino). Dopo una

conferenza12 richiesta dal Parlamento ,in cui non si arrivò a delle soluzioni risolutive,

il 18-19 novembre si svolse un referendum popolare abrogativo. In Italia, secondo la

Costituzione, non è infatti possibile indire un referendum propositivo, per cui si

chiese agli elettori se volessero abrogare: a) la norma che consentiva al CIPE13 di

11 Dobbiamo specificare che nelle tre prime centrali nucleari costruite in Italia si erano utilizzate 3 tecnologie differenti e sia ENEL che CNEN non erano convinti su quale tipo di reattore utilizzare.12 Conferenza Nazionale sull’Energia : si riunirono 3 gruppi di lavoro che giunsero a 3 conclusioni diverse tra loro. La conferenza assunse un carattere più politico che tecnico e non si arrivò a conclusioni ma bensì a una serie di considerazioni.13 Comitato Interministeriale sulla Programmazione Economica.

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decidere sulla localizzazione delle centrali nucleari, qualora gli enti locali non

prendano una decisione entro i tempi stabiliti. B) Il compenso ai comuni che ospitano

centrali nucleari o a carbone. C) La norma che consente all’ENEL di partecipare ad

accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero.

Non si chiese invece di abrogare la norma che consentiva all’ENEL di importare

dall’estero energia prodotta da centrali nucleari (di cui si servi grandemente negli

anni successivi). Il risultato fu schiacciante con l’80% di voti favorevoli ( il “si” stava

a significare l’abrogazione al nucleare), anche grazie allo schieramento di quasi tutti i

partiti politici in favore dell’abolizione. A seguito di ciò le centrali nucleari attive nel

paese furono chiuse e quelle in via di realizzazione riconvertite a centrale

policombustibile14.

Capitolo 4 – Differenze dei prezzi tra l’Italia e gli altri paesi

Europei

L’andamento crescente del prezzo del petrolio (e del GAS) negli ultimi decenni (fonti

energetiche primarie italiane), o comunque la sua alta volatilità, influiscono

direttamente sulla competitività nazionale , sia industriale che familiare. Il trend del

prezzo del petrolio ha raggiunto vette altissime nella metà del 2008 superando di gran

lunga i valori raggiunti durante la crisi del 1980.

14 Gas , olio combustibile e carbone.

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Figura 5. Fonte: Caratteristiche e prospettive dei mercati del petrolio e del gas naturale, Vittorio

D’Ermo, Direttore Osservatorio Energia AIEE ,lezione tenuta presso Università Luiss 28 novembre

2008.

Le economie dell’area dell’euro sono state in parte protette dagli alti prezzi del

greggio, grazie al rafforzamento della valuta europea nei confronti del dollaro. Il

limitato impatto dei prezzi del petrolio sulla crescita è dovuta al fatto che, dal primo

shock petrolifero del 1973 ad oggi, l’intensità energetica dell’economia mondiale, a

causa dei cambiamenti intersettoriali che sono intervenuti, si è notevolmente ridotta e

quella dei Paesi OCSE si è addirittura dimezzata. Per quanto riguarda i prezzi

internazionali del gas naturale e del gas naturale liquido (GNL), essi seguono il trend

del prezzo del petrolio, anche se con differenze tra le diverse aree. Infatti, date le

modalità prevalenti di trasporto (gasdotto o navi speciali per il GNL) quello del gas

non è un mercato unico, ma risulta segmentato per regioni geografiche. Anche i

prezzi del carbone risentono, pur con qualche ritardo, delle tendenze più generali dei

prezzi energetici.

Come detto in precedenza, l’andamento crescente dei prezzi si riflette in modo diretto

sulla competitività ed oltre al prezzo del petrolio (aggregato generale) incide

fortemente l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del GAS (a livello di spesa in

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bolletta energetica). Secondo i dati Eurostat15 l’indice del prezzo medio dell’elettricità

(calcolato come Euro per KW) nell’UE 15 per gli household user (famiglie) è passato

da 0,1081 del 1997 a 0,1205 del 2008, con una leggera flessione dal 97 al 2005

(0,1042). In particolare però, gli utilizzatori industriali (industries users) hanno avuto

gli aumenti più elevati passando da 0,0679 del 1997 ad uno 0,0837 del 2008. Per

quanto riguarda l’indice del prezzo medio del GAS (calcolato come Euro per

Gigajoule) sempre nell’UE 15, per le famiglie si è passati da 7,2200 del 1997 ad un

12,1700 del 2008, mentre per il settore industriale da 4,0300 del 1997 ad un 9,1100

del 2008. Anche in questo caso sono stati penalizzati in modo maggiore gli user del

settore secondario. Per fare un esempio vicino alla nostra realtà importante è anche il

confronto tra le tariffe di energia elettrica dell’Italia e quelle del resto dei paesi

dell’Unione Europea.

15 Fonte www.eurostat.it aggregati consultati : Gas price by tipe of user (industries & households), electricity price by tipe of user (industries & households) , 1997-2008.

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Figure 6 e 7 . Fonte Eurostat, elaborazione propria

Come possiamo vedere da questi grafici, se per il GAS il prezzo dell’Italia è

praticamente uguale alla media dell EU 15, il discorso cambia per l’energia elettrica;

molto più alta degli altri paesi,dato che l’Italia non è ricca di risorse naturali ma

soltanto un paese che importa(estero dipendente perciò). Risulta chiaro perciò che un

paese come l’Italia, a seguito di un’impennata dei prezzi, ha una perdita di

competitività ancora maggiore rispetto ad altri paesi come Francia, Germania o

Spagna16. Di seguito possiamo vedere due figure che mettono a confronto nello

specifico i paesi vicini all’Italia.

16 Fonte “il problema della crescita zero ruota attorno all’energia” , M. Inghilesi , L’Occidentale , 8 Maggio 2008.

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Figure 8 e 9 Fonte GSE : “La politica energetica in Italia”

Ricollegandosi all’analisi del capitolo 2 riguardante la produzione di energia

nucleare si può notare come con un alto uso di energie alternative agli idrocarburi il

prezzo dell’energia elettrica è molto più basso.

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Capitolo 5 – I vantaggi del ritorno al nucleare

Esistono svariate personalità italiane, che si sono schierate in merito all’uso di questo

tipo di energia, tra cui professori, ricercatori, scienziati ed economisti. Alcuni di loro

guardano positivamente ad un ritorno al nucleare ed altri rimangono fermi all’idea

culturale attuale italiana. Di seguito si cercherà di esporre i vantaggi riscontrati e poi ,

nel prossimo capitolo , gli svantaggi. In particolare due autori negli ultimi mesi si

sono schierati favorevolmente ,anche se con iter diversi, in merito all’uso del

nucleare in Italia. Uno è Chicco Testa che da (ex)presidente di Legambiente e

promotore del referendum del 1987 (nel suo libro a pagina 7 possiamo leggere “Fra i

promotori di quel referendum vi ero anch’io”) , si è in parte ricreduto soprattutto dal

punto di vista dell’aiuto che l’energia nucleare può dare all’ambiente. Il secondo

invece ,promotore fin da sempre di questa energia, è Guido Possa, noto ingegnere

meccanico nucleare e politico italiano, che fin dal 200517 parla favorevolmente di una

ripresa del nucleare nel nostro paese.

5.1 Disponibilità nel suolo terrestre

L’energia che è possibile ricavare dalla fissione dell’uranio costituisce una risorsa

disponibile in quantità elevata , superiore a quella dei combustibili fossili, nel suolo

terrestre e non solo. Le riserve risultano disponibili , all’attuale richiesta , per circa

altri 85 anni. Soprattutto l’approvvigionamento non desta quelle preoccupazioni

riscontrabili nel petrolio data la vastità di paesi e di aree conosciute ad oggi ; più di

venti. Anche in caso di un forte incremento di consumi si pensa non ci sarebbero

grosse difficoltà di reperimento del minerale . In tal caso si avrebbe un incremento

dei costi di estrazione e un relativo aumento dei costi ; tali però da non preoccupare

più di tanto, dato che influenzano non più del 5% nell’incidenza del prezzo

sull’energia prodotta. L’Isotopo usato attualmente si trova nell’uranio in percentuale

minima , sotto l’1%. Il 99% rimanente è anch’esso utilizzabile nel processo di

fissione con l’uso di impianti in fase di prototipizzazione . Il mancato sviluppo di 17 Relazione presso la Sala Montecitorio In merito al seminario di VAST sull’argomento “prospettive dell’energia nucleare in Italia”.

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questo tipo di impianti però è sicuramente riconducibile principalmente al fatto che

risultano poco convenienti, ma anche al timore di una maggiore proliferazione di

armi nucleari. Infine è importante parlare del Torio, elemento tre volte più diffuso

dell’uranio nella terra, ed utilizzabile nel processo di fissione. Questo minerale si

trova diffusissimo in India , la quale sta in questi anni mettendo appunto un impianto

nucleare capace di sfruttarlo ; si ipotizza che potenzialmente sia migliore dell’uranio ,

i prossimi anni ci daranno le risposte.

5.2 L’attuale livello di sicurezza delle centrali nucleari

Nei circa 55 anni di utilizzazione di questa energia poche sono state le vittime

riconducibili direttamente ad incidenti nucleari. Chi si trova nel lato positivo della

questione considera vinta la sfida con la sicurezza nucleare, proprio rispetto all’alta

pericolosità dei materiali trattati e del grande rischio che comporta l’uso degli stessi.

Per fare un esempio , in una zona altamente a rischio sismico come il Giappone ( e ad

alto numero di impianti) , a seguito di terremoti ad alta magnitudo le centrali non

hanno mai dato grandi segni di cedimento o di imminente pericolo (niente di

documentato) . I grandi incidenti a seguito dell’uso degli impianti a fissione sono stati

unicamente due; quello americano e quello ucraino. Ci sono delle considerazioni da

fare su questi due incidenti. Il primo , quello di Three Mile Island risalente all’aprile

1979, è stato causato da una somma di errori sulla conduzione della centrale che ,

pur provocando la fusione del nocciolo , non ha determinato nessuna vittima e solo

modeste fughe di radioattività nelle vicinanze. Il secondo invece , quello di

Chernobyl dell’aprile del 1986, ha causato un enorme numero di decessi (75)

soprattutto tra lavoratori e pompieri soccorsi in aiuto , un alto costo in termini

economici e soprattutto ambientali con il conseguente sgombero dell’area e

l’inutilizzo della stessa per milioni di anni. Inoltre , ma non meno importante, la

diffusione in ampie fasce di popolazione delle relative radiazioni che potrebbero

causare in futuro un alto numero di morti. Al riguardo però dobbiamo ricordare che

l’incidente è avvenuto in seguito ad una serie di esperimenti scellerati che solo una

nazione sotto un governo totalitario avrebbe potuto portare avanti, ed anche per la

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vecchia concezione del reattore privo di fondamentali misure di sicurezza; uno fra

tutti la mancanza del contenitore. In effetti c’è da ricordare che a confronto con gli

altri incidenti causati da altri sistemi di approvvigionamento energetico ,

l’idroelettrico in particolare , gli incidenti si contano in misura minore nell’ambito

nucleare. Per fare un esempio vicino a noi, le tragedie del Vajont e di Gleno ,assieme,

contano 2317 vittime. Anche la produzione di energia tramite carbone ha prodotto

danni diretti all’uomo (morti dei minatori) , indiretti (inquinamento e conseguenti

malattie collegate) e ambientali (piogge acide e inquinamento delle falde acquifere).

Questo non toglie che un incidente di una centrale nucleare , anche se di

difficilissimo accadimento, viste le metodologie di altissimo livello utilizzate nella

sicurezza, è sempre possibile, ed una volta accaduto è improbabile la possibilità di

recupero fauno-floristico sia di breve ma anche di lunghissimo periodo.

5.3 L’alta competitività del nucleare

Uno dei punti forti di chi appoggia il nucleare è proprio la sua alta competitività

rispetto a quasi tutte le atre forme di energia; in effetti l’unica che risulta più

conveniente è il carbone (anche se non sempre, ma ne parleremo poco più avanti). Al

maggior combustibile usato al mondo però è (ragionevolmente) preferito nel nostro

paese , ma anche in altri per ragioni ambientali, il GAS naturale. Tra le molteplici

fonti rinnovabili la più conveniente risulta l’eolica, che richiede però grandi quantità

di vento e pochi paesi ancora sono in grado di sfruttarla appieno. La fotovoltaica

invece,presente in grandi quantità nel nostro paese, è molto costosa e poco

competitiva ( se non tramite incentivi statali). Per un discorso meramente legato allo

scopo principale della tesina (l’Italia) ,possiamo quindi confrontare i costi di

produzione dell’energia nucleare con quelle di GAS e carbone. Negli impianti

nucleari la funzione di costo è influenzata dalle seguenti voci: Costo ammortamento

dell’impianto (55%-60%) , costo del combustibile (10%) , costo di gestione (10%) ,

costo del “combustibile” utilizzato (5%) , costo di smantellamento (5%) , altri costi

(10%). In questa schematizzazione dobbiamo precisare che altri costi tendono ad

influenzare i dati appena espressi, come: costo del denaro , tempo di costruzione,

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caratteristiche del sito, durata della vita utile della centrale , ore annue di

funzionamento a piena potenza ecc. ecc. Da questa analisi risulta che l’incidenza

maggiore è data dall’ammortamento e molto poco influente è il costo dell’uranio

(5%) ; questo ci porta a considerare la tecnologia sopracitata ad alta intensità di

capitale (i costi fissi superano i costi variabili). La struttura di costo dei moderni

impianti di produzione di energia elettrica attraverso lo sfruttamento di impianti a

GAS è molto diversa: costo di ammortamento (16 -20%), costo di gestione (5- 10%) ,

costo del combustibile (70%). Da questi numeri si evince che la struttura del capitale

è medio-bassa con costi variabili superiori ai costi fissi (negli impianti a carbone

aumentano sensibilmente i costi di ammortamento e diminuisce il costo del

combustibile , collocando la tecnologia ad un intensità di capitale medio-alta, i costi

variabili sono leggermente superiori ai costi fissi). Questa analisi favorisce la

competitività delle centrali nucleari proprio per il suo basso costo del denaro (dato

anche dal fatto che le centrali di questo tipo sono progettate per essere funzionali al

massimo in ogni momento). Anche l’effettiva durata annua e il tempo di costruzione

negli ultimi anni va via via migliorando. Infine, ma non meno importante, uno studio

del 2008 dell’ OECD18 , organismo internazionale statistico , mostra come la

produzione di energia nucleare sia molto più competitiva rispetto a quella del GAS ed

addirittura in certi casi anche del carbone; nel caso in cui non vi sia disponibilità

interna e ci siano tassazione per l’alta immissione nell’aria di anidride carbonica.

5.4 L’energia nucleare è pulita

In questo paragrafo si affronteranno i pareri favorevoli riguardo la bassa emissione di

CO2 e della facile risolvibilità riguardo lo smaltimento delle scorie radioattive.

Riguardo il primo argomento si apprende da varie fonti19 che il nucleare non è del

tutto carbon free. Nel suo intero ciclo (che va dall’estrazione alla produzione di

energia), in effetti, si hanno emissioni comprese tra 7 e 22 grammi per kWh prodotto.

Tali stime rendono l’uso dell’energia nucleare “low carbon” (come le energie 18 OECD in fugures 2008 , www.oecd.org/document 19 “Ma l’energia nucleare è davvero carbon free?” , Sergio ZAbot , www.e-gazzette.it – Le ragioni per un ritorno al nucleare in Italia , Guido Possa

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rinnovabili). Queste caratteristiche infatti sono viste anche dal governo inglese di

estrema importanza , e basandosi anche su questo, esso, giustifica la necessità di

grandi investimenti nel settore nucleare per circa 10000 MW. Il governo inglese,

come anche l’IPCC20 , la commissione europea e molti altri governi europei, fanno

ricadere il problema del riscaldamento terrestre sulle emissioni di co2 prodotte

dall’energia tramite carbonfossile. Per quanto riguarda il secondo argomento , lo

smaltimento delle scorie radioattive , dobbiamo considerare che il materiale

“problematico” è il plutonio. Questo elemento si forma quando l’uranio viene estratto

dal reattore una volta esaurita la sua vita produttiva , ed è lui responsabile della

radioattività di lungo periodo. L’aspetto su cui fanno grande leva i sostenitori del

nucleare è il fatto che questo plutonio, dopo una prima fase di stoccaggio di un

centinaio di anni può essere riutilizzato per produrre energia nelle centrali nucleari di

quarta generazione21 ed, una volta riutilizzato, definitivamente bruciato da

un’opportuna serie di reazioni nucleari. In questo modo si eliminerebbe il problema

dello stoccaggio definitivo di detriti radioattivi in depositi geologici.

5.5 La situazione specifica italiana

I benefici che l’Italia otterrebbe dall’assunzione del nucleare potrebbero essere

molteplici. Partendo dall’analisi effettuata nel capitolo 4,possiamo notare come non

lascia dubbi il grande risparmio che sarebbe dato dal minor costo dell’energia

elettrica, ed un conseguente aumento della competitività. Legato a questo si avrebbe,

con l’uso del nucleare, una minor dipendenza dell’approvvigionamento dall’estero di

energia elettrica , che potrebbe eliminare anche quella dipendenza politica che ci lega

e ci rende dipendenti da alcuni paesi (vedi l’incidente tra Russia e Ucraina22 o la

dipendenza da Gheddafi, leader libico). L’utilizzazione del nucleare inoltre ci

permetterebbe di diversificare lo sfruttamento energetico , aspetto molto importante

per un paese perché è una forma di assicurazione per fronteggiare imprevisti negativi

nell’approvvigionamento di risorse. Essendo poi lo sfruttamento dell’ energia 20Intergovernal Panel of Climate Cange : foro scientific con lo scopo di studiareil riscaldamento globale.21 Tipo di centrali in via di sviluppo. Pronte però tra decine di anni.22 http://iltempo.ilsole24ore.com/2009/01/07/973124-russia_chiude_europa_rischia_freddo.shtml

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nucleare , per sua stessa natura, ad alta intensità di capitale ,sarebbe importante per

dare impulso all’economia del paese e creare tanti nuovi posti di lavoro, anche ad alta

specializzazione. Ultimo aspetto, e forse più complicato per il nostro paese, è la

diminuzione di emissioni di anidride carbonica . Questo problema non sarebbe infatti

solo legato alla conservazione della qualità dell’ambiente che ci circonda, ma anche

ai vincoli assunti con la sottoscrizione del protocollo di Kyoto; il mancato

adeguamento porterebbe a costosi acquisti di diritti di emissione di co2.

Capitolo 6 – Gli svantaggi del ritorno al nucleare

Dalla parte degli sfavorevoli esistono illustrissimi esperti, tra cui vale la pena citare il

premio nobel per la fisica Carlo Rubbia che già nel 2003 intervenne in parlamento,

ascoltato dalla commissione ambiente , sulla scelta di Scanzano Ionico come sito di

costruzione di una possibile centrale nucleare. Negli ultimi mesi, quando è ripreso il

dibattito,nuovamente interpellato, il Prof. Rubbia si è mostrato sempre sicuro delle

sue idee contrarie al nucleare; secondo il suo parere “solo il sole ci

salverà”23(riferendosi al fotovoltaico). Per dare un quadro più tecnico della questione

nucleare vista dalla sponda “negativa” sarà utile dividere gli aspetti considerati

svantaggiosi in 4 tematiche principali ; i problemi economico- finanziari da affrontare

una volta deciso di iniziare la costruzione di una centrale , i problemi di sicurezza , il

problema dello smaltimento delle scorie ed infine un’analisi specifica per l’Italia.

6.1 I problemi economico-finanziari

Quando si intraprende la costruzione di una centrale nucleare spesso non si rispettano

i tempi e ed i budget previsti. Esempio più attuale è quello della centrale Finlandese24

che ha raddoppiato i costi di realizzazione e ritardato di tre anni la realizzazione

finale (prevista per il 2009 slittata al 2012). Questa situazione potrebbe migliorare

solo qualora venissero costruite una serie di centrali dello stesso tipo nello stesso

periodo di tempo. Inoltre i lunghi tempi di realizzazione incidono fortemente sul

23 http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/ambiente/energie-pulite/veronesi-rubbia/veronesi-rubbia.html 24 http://archiviostorico.corriere.it/2008/giugno/06/Asco_Olkiluoto_gia_ottavo_incidente_co_9_080606110.shtml

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costo dell’energia prodotta, in quanto si congelano i tempi di partenza, di

realizzazione di energia e quindi di reddito. Un altro problema riguarda i costi di

smantellamento. Essi sono molto elevati qualora si volesse riportare il terreno su cui

sorge l’impianto alla condizione iniziale di “greenfield”. Desta qualche

preoccupazione anche il costo della materia prima (uranio) che nonostante (come

affrontato nel capitolo precedente) incida per il 5% sul costo del kWh subisce forti

oscillamenti nel prezzo; dai 30 dollari per libbra del 2005 si è passati ai 140 del 2007

per poi riscendere a metà del 2008 a 75. Inoltre l’uranio è una fonte di energia

esauribile che si pensa possa terminare, con il tasso di sfruttamento attuale, nel 2070,

data che potrebbe calare drasticamente a seguito di un massiccio aumento dello

sfruttamento di centrali nucleari. Sul lato finanziario però i problemi più delicati

riguardano le grosse somme di denaro da investire con tempi di ritorno molto lunghi

e rischi elevati. Tempi, che possono ulteriormente allungarsi a seguito di processi

autorizzativi in grado di arenare anche per molti anni il progetto in questione. La

liberalizzazione dei mercati elettrici, infine , porta ad una realtà concorrenziale che

male convive con l’incertezza sui costi e sui tempi di costruzione.

6.2 Problemi di sicurezza

Nonostante i pochi incidenti legati direttamente all’uso di centrali nucleari e il fatto

che il rilascio di radioattività nei pressi delle centrali sia altamente ridotto, studi

riguardanti la frequenza e la distribuzione di malattie nella popolazione potrebbero

associare aumenti significativi di tumore con la vicinanza di centrali elettriche. Una

recente indagine dell’Agenzia per la protezione dalle radiazioni in Germania ha

mostrato , a seguito di una indagine statistica con metodi raffinati e di un campione

esteso, una correlazione tra i casi di cancro e leucemia nei bambini al di sotto dei 5

anni e la vicinanza dell’abitazione a una centrale. Nonostante non ci sia una prova

scientifica su questa correlazione, viene da pensare che non è nemmeno provata

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.Figura 10 – Oscillazioni delprezzo spot dell’uranio dal 1968 al 2006 , fonte : “La situazione

mondiale” , A.Clerci

scientificamente la relazione tra tutte le forme di inquinamento e il cancro ma

sarebbe sbagliato liquidare il discorso sommariamente. Come esaustivamente

discusso nel capitolo precedente, sono accaduti 2 incidenti gravi nell’ambito nucleare

i quali hanno scosso talmente l’opinione pubblica da interrompere lo sfruttamento di

questa energia. Il più grande rischio è proprio questo,la difficoltà da parte

dell’opinione pubblica ad accettare rischi di incidenti gravi; a seguito di un ulteriore

incidente o di un attacco terroristico (mai da escludere) si interromperebbero

immediatamente alcuni, se non tutti gli impianti (dipende dalla gravità

dell’incidente), con conseguenze disastrose sulle economie degli investitori diretti

nella centrale e nel sistema atomico in generale. Esempi sono gli incidenti avvenuti in

Svezia e Giappone che hanno bloccato il funzionamento degli impianti e creato

perdite per miliardi di Euro.

6.3 Il problema dello smaltimento delle scorie

Nel normale funzionamento di un reattore nucleare vengono prodotti nuovi nuclidi

radioattivi. Coloro che aderiscono al movimento antinucleare credono che generando

Source: Mandula IAEA

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questi rifiuti si lascia un vincolo per molte generazioni future. Nel capitolo 5 è stata

fatta una disamina su come queste scorie potrebbero essere risfruttate e distrutte dalle

centrali di 4° generazione. Le obiezioni che vengono mosse riguardano il tempo che

intercorre tra la creazione attuale di queste scorie e i tempi in cui verranno messe in

funzione le centrali di quarta generazione (decine di anni), e soprattutto se veramente

verranno completamente distrutte queste scorie oppure no. Negli anni di sfruttamento

delle centrali di generazione precedente ( sempre che sia possibile questo

meccanismo) dovremmo trovare luoghi di stoccaggio dentro il paese di appartenenza,

con i relativi gravi problemi che scaturirebbero nell’opinione pubblica e di

conseguenza nell’ambito politico.

6.4 Problematiche specifiche per l’Italia

A questi problemi ,descritti nei paragrafi precedenti, se ne aggiungono ulteriori

specifici per l’Italia. Il primo sta nella fiducia molto limitata che l’italiano ripone

nelle istituzioni del suo paese. In effetti l’amministrazione Italiana non ha mai brillato

nella gestione delle innovazioni tecnologiche e tecniche, e neppure pur una buona

qualità dei servizi offerti. Tutto questo condiziona fortemente il rischio di impresa e

la fiducia degli investitori; pochi investirebbero con il rischio di essere bloccati o

rinnegati dal giudizio popolare e politico oppure da istituzioni a livello locale. Il

processo di costruzione di una centrale nucleare è lungo e molto complicato in cui

serve molta costanza, cosa che i governi non hanno negli ultimi tempi mai dato a

credere. L’adeguatezza delle strutture organizzative è un’altra carenza del nostro

paese. Il sistema autorizzativo oggi è nelle mani del Ministero dell’Ambiente , dove i

tecnici specializzati sono rimasti molto pochi e non certo adeguati per un accorta

analisi di sicurezza di un nuovo impianto. Nonostante sia un problema risolvibile

acquisendo supporti dall’estero,questo è in ogni caso un problema a cui pensare nel

più breve tempo possibile.

Identico discorso va fatto anche per quanto riguarda le conoscenze tecniche e

scientifiche . Le competenze accumulate negli anni sull’uso del nucleare sono oramai

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andate pressoché perse ed anche i corsi universitari vertenti sulle discipline apposite

sono stati chiusi. Anche in questo caso è possibile recuperare ma non è affatto un

processo rapido.

Infine una domanda fondamentale ; se c’è davvero bisogno del nucleare in Italia. La

domanda di energia, sempre costante nei passati decenni , negli ultimi anni si è

appiattita , l’aumento sarà molto inferiore rispetto agli anni precedenti. Inoltre,

secondo una specifica richiesta UE, ogni paese deve sviluppare un certo quantitativo

di energia rinnovabile che si pensa possa bastare a compensare questo aumento di

richiesta dei prossimi anni.

Conclusioni

Dopo aver svolto una tesina riguardante un argomento tanto attuale e controverso,

mi sembra sciocco schierarmi da una parte o dall’altra, ma preferisco prendere una

posizione oggettiva. Una delle conclusioni del Prof. Testa, il quale nell’ultimo

capitolo del suo libro afferma giustamente che il problema di fondo non è l’approccio

positivo, dichiarando le grandi qualità del nucleare, o negativo , delineando tutte le

atrocità a cui può portare questa forma di energia, ma dare un’ opinione oggettiva

sulle problematiche di fondo dell’investimento in questo tipo di energia da parte del

nostro paese. L’Italia non è pronta al nucleare, le istituzioni ancora non sono in grado

di dare il via ad un progetto tanto oneroso e impegnativo. La sindrome NIMBY25,che

il provincialismo disinformato creerebbe, sarebbe difficile da controllare. In effetti il

fatto che il nostro paese importi energia nucleare è ,alla luce dei fatti, ipocrisia pura.

Se non avessimo veramente bisogno di questa energia non la compreremmo a due

passi da noi nelle Alpi francesi. Inoltre le acquisizioni fatte da ENEL della spagnola

Endesa e della slovacca Elektrarne , società ad alto impiego di nucleare, hanno ormai

riaperto la nostra maggiore società energetica verso un rafforzarsi del Know-How in

questo campo. A questo punto mi sembra insensato non cercare di fare reale

informazione nei confronti di un argomento in cui direttamente siamo coinvolti, così

25 Not in my back yard

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da dare una possibilità ai cittadini di potersi fare un’opinione attualizzata ad oggi di

quello che è il campo dell’energia nucleare. Questo non vuol dire essere favorevoli o

meno alla ripresa degli investimenti verso questo settore, ma significa solo riaprire gli

occhi agli italiani che dal 1987 non sentono più parlare dell’evoluzione scientifica nel

campo nucleare. Ci sarebbe bisogno di dibattiti seri ,oggettivi e soprattutto tecnici, e

non di prese di parte politiche messe in atto solo per ottenere il favore pubblico.

Anche se credo, dopo aver letto alcuni testi riguardanti il nucleare, molto difficile che

tutto ciò si verifichi, proprio per il fatto che ognuno sostiene tesi e scrive statistiche

molto diverse dagli altri cercando di avvalorare la propria argomentazione.

Bibliografia

C. Testa ,“Tornare al nucleare?” , Gli struzzi Einaudi , 2008

Autori Vari , “L’opzione nucleare in Italia : quali prospettive?” , EGL , 2008

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A. Clò , “Il rebus energetico : tra politica, economia e ambiente” , il Mulino , 2008

M. Galanti & F. Parozzi , “Valutazione dei costi di produzione dell'energia elettrica

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Sitografia

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www.ilsole24ore.it

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