9. Disegno e Immagine Rappresentazioni e culture visuali...

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Ghisi Grütter 9. Disegno e Immagine Rappresentazioni e culture visuali: dal delineator al 3d artist Liraat Visuals, studio, 2012 giugno 2013

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Ghisi Grütter

9. Disegno e Immagine Rappresentazioni e culture visuali:

dal delineator al 3d artist

Liraat Visuals, studio, 2012

giugno 2013

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Prima dell’avvento dei personal computers i progetti sidisegnavano a mano a matita con il parallelineo, talvol-ta con il tecnigrafo, e poi si ripassavano a china con ilrapidograph (prima ancora c’era il tiralinee ma questaè preistoria…) su carta lucida e, quando si sbagliava unalinea, si grattava il foglio con la lametta. Per fare unaprospettiva s’impiegavano almeno un paio di giornisperando di aver posizionato bene, fin da subito, il qua-dro e il punto di vista e la si disegnava alla fine del pro-cesso ideativo, a progetto ultimato.Alcune persone particolarmente dotate avevano l’abili-tà di elaborare prospettive in (relativamente) pocotempo e si prestavano ad andare negli studi degli archi-tetti “l’ultima notte” prima di una consegna o verso lafine di un concorso. L’abilità di queste persone, deno-

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RAPPRESENTAZIONI E CULTURE VISUALI:D A L D E L I N E A T O R A L 3 D A R T I S Tdi Ghisi Grütter

Luigi Franciosini, disegno di proget-to per il lungomare di Pantelleria,

2010.

Francesco Cellini, disegno di proget-to per il teatro romano di Spoleto

del 2005.

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minate affettuosamente “prospettivari”, era quella di captare imme-diatamente il senso del progetto e il suo linguaggio figurativo e resti-tuirlo in una rappresentazione elaborata appositamente. Si può con-siderare padre del disegnatore di prospettive, il delineator definitonel 1928 da Hugh Ferriss nell’Enciclopedia Britannica. La parola ingle-se non è traducibile letteralmente in italiano ma è facilmente spiega-bile il significato; il delineator è un disegnatore quasi sempre con unback-ground architettonico che si specializza in tecniche di rappre-sentazione con prevalenza di vedute prospettiche, di veloci schizzi distudio quali basi per lo sviluppo delle idee progettuali e dei disegnidefinitivi (renderings), tutti strumenti di comunicazione con il clien-te/committente. Tali rappresentazioni non possono consistere solo inun'esecuzione meccanica poiché si deve prima entrare in empatia conil progetto architettonico; il delineator è considerato, in una certamisura, il "fantasma sconosciuto" dello scrittore/architetto. In talsenso Ferriss sostiene che l'esecuzione meccanica della prospettiva diun progetto è ben altra cosa dall'averne capito lo spirito e il pensie-ro architettonico, ed è inoltre mancante di coinvolgimento intellet-tuale ed emotivo; analogamente quando si dipingono i ritratti, chenon sono trascrizioni pittoriche anaffettive perché nell’elaborarli, purrimanendo in una rappresentazione di stampo realistico, bisognacaptare e rivelare un particolare stato d'animo del soggetto.Oggi i delineators lavorano in 3D, usano vari e diversi softwares e piùche rappresentare il progetto lo “comunicano”. La comunicazione,infatti, è transitiva e presuppone un ricevente: il fruitore dell’imma-gine. Se l’utente cambia muta anche il tipo di comunicazione. Se sideve, ad esempio, presentare il progetto a un pubblico generalista siricorrerà a una rappresentazione di stampo foto-realista per simularel’edificio nel sito, il più vicino possibile alla sua stessa immaginecostruita. Per contro, se l’utente è uno specialista, si cercherannodelle rappresentazioni prevalentemente tecniche magari più ricche didati ma con molto meno effetto visivo. Questa nuova professione di comunicatore del progetto è megliodefinita come “artista 3D”, che conosce la modellazione solida e il

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Hugh Ferris, Bridge Appartaments esotto The Metropo0lis of Tomorrow,1927/29.

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rendering architettonico. Oltre all’abilità tecnica e alla conoscenza divari e differenti softwares, è richiesta una notevole e sviluppata sen-sibilità artistica che spazia tra il graphic designer e il pittore, tra ilfotografo e l’illustratore. Ho invitato Alessandro Ciocci e RobertoSimeone, due di questi artisti, a tenere una lezione all’interno del miocorso di Tecniche di rappresentazione, in gennaio scorso presso ilDipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre. Ciocci eSimeone, laureatisi entrambi in Architettura a Roma “La Sapienza”,lavorano insieme e costituiscono la società LIRAAT VISUALS che, tra levarie attività svolte, vanta una collaborazione con lo studio di proget-tazione ABDR Architetti Associati Srl che dura da più di una decinad’anni. Alessandro Ciocci insegna Design in computer animation post-

production allo IED (Istituto Europeo del Design); Roberto Simeoneinsegna Progettazione in Interior Design, sempre allo IED , inoltre hacollaborato con la facoltà di Architettura di Pescara. Negli anni ‘90, èstato membro fondatore dell’associazione culturale Zingari. Insiemehanno partecipato a molti concorsi e vinto vari premi; i loro progettie ricerche sono pubblicati in svariate riviste e cataloghi. È propriodagli appunti presi durante la loro lezione e dal materiale che mihanno lasciato in visione, che ho tratto le informazioni per questoarticolo. Vediamo, dunque, in dettaglio cosa serve per costruireun’immagine tridimensionale. Quella che sarà creata rappresenteràsolo una delle realtà possibili. Per la sua costruzione ci vuole un veroe proprio progetto dell’immagine - così come per il film serve la sce-neggiatura – e, dopo la preparazione della scena, si usano program-mi diversi a seconda delle varie fasi:- softwares di modellazione 3d (come Autocad, SDS Max, Maya oRhinocerous, Blender)- softwares di renderizzazione (come V-ray o Octane render1)- softwares aggiuntivi: plugin (Ivy generator, Multiscatter)- softwares di post-produzione (photoshop) Simeone e Ciocci dividono strumentalmente le immagini in tre cate-gorie secondo la strategia della comunicazione. A queste tre famiglieattribuiscono, a titolo esemplificativo, tre pittori come a sottolineare

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Liraat Visuals, sopra studio di uncortile del 2010

sotto immagine elaborata per ilconcorso Campidoglio due, Roma,

ABDR architetti Associati, 2012

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Liraat Visuals, studi urbani del 2011.

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Liraat Visuals, sopra studio John Powson, Baron House, 2009e sotto, l’analisi compositiva di un’immagine.

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l’importanza del rapporto tra le arti visive equella di possedere una buona cultura arti-stica: per rappresentare l’immagine concet-tuale è stato scelto Pablo Picasso e in partico-lare il quadro Guernica. L'artista prese spun-to da un articolo in cui era descritta la bruta-lità dell'evento, evidenziando, anche attra-verso una fotografia, che la città era statacompletamente rasa al suolo.2 Per rappre-sentare l’immagine scenografica è stato indi-viduato Edward Hopper di Nighthawks.Molti sono gli artisti diversi che si sono ispi-rati a lui, anche il regista Wim Wenders nelleinquadrature del film Don’t come knowking,come afferma in alcune interviste, fa esplici-to riferimento ai quadri di Hopper, nel senso

Guernica di Pablo Picasso del 1937.

Edward Hopper, Nighthawks 1942.

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di sospensione e di perdita di punti diriferimento. In questi scenari gli inquietipersonaggi di Wenders e di Hopper sem-brano essere perennemente stranieri, dipassaggio, alla ricerca della propriaidentità e se, non sono fermi ad aspetta-re un cambiamento in atteggiamentoriflessivo, sono in viaggio alla ricerca diqualcosa che modifichi le loro esistenze.A simbolo, invece, dell’immagine foto-realistica è stato scelto un quadro diPaul Cadden, pittore iperrealista sopran-nominato “l’artista che fotografa con lamatita”. Questo ritratto che a primavista sembra una fotografia in bianco enero in realtà nasconde qualcosa di sor-prendente: è fatto interamente a mano.Dalle innumerevoli rughe sul volto di unanziano, allo sbuffo di fumo che fuorie-sce da una sigaretta, tutto nei ritratti diCadden appare assolutamente reale conun grado di dettaglio incredibile. Perrealizzarlo, non è stata utilizzata unamacchina fotografica, ma soltanto cartae matita. Ma cos’è l’iperrealismo? È unacorrente artistica sorta alla fine deglianni Sessanta negli Stati Uniti e poi dif-fusa in Europa. Nella scena storico-arti-stica di quegli anni, l’arte non rappre-senta più se stessa ma, spogliata di qual-siasi riferimento estetico, diventa antiar-

teche deve interrogare e non mostrare,non narrare né tantomeno stupire, deveprovocare un discorso, interrogare e

Paul Cadden, NVA 16

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Wim Wenders, fotogrammi dal film Don’t come knowking del 2005.

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interrogarsi sulla sua esistenza. Poiché il giornalismo e la pubblicitàhanno creato un’immagine a sé stante estranea ai suoi veri valori,l’iperrealismo tenta di sottolineare la profonda contraddizione delmezzo fotografico che “non mostra”, di un obiettivo che è cieco allavisione della realtà. Elementi essenziali del linguaggio figurativo iper-realista, sia in pittura sia in cinematografia, sono un’osservazionefotografica dell’oggetto, uno stile freddo e il più possibile “oggetti-vo”, grande attenzione ai dettagli, coscienza della bidimensionalitàdel ritratto, assoluto distacco psicologico dall’oggetto e conseguenteeliminazione delle scelte personali e soggettive.A differenza dei delineators, gli artisti 3D vengono da esperienzediverse, spesso dal mondo della fotografia. Vorrei qui prenderne in

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Bertrand Benoit, casa con piscina aBinningen.

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considerazione alcuni nomi della cultura visiva contemporanea.Bertrand Benoit è membro di Vimeo; a differenza di altri suoi colleghinon ha una formazione da architetto ma viene dalla fotografia tradizio-nale d’architettura e ha scoperto solo da pochi anni la computer gra-

phics a cui si appassiona subito, come lui stesso afferma in un’intervista3,per la possibilità di avere una visione fotorealistica e di creare scene vir-tuali. In precedenza aveva studiato anche disegno ma l’esperienza e la

Bertrand Benoit, Bauhaus a Dessau

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sensibilità fotografica sonorisultate prevalenti. Ama lavo-rare per promozioni commer-ciali perché in tali casi all’artistaviene lasciata parecchia libertà.Benoit usa prevalentemente3dS Max, V-Ray and ZBrush, piùsvariati 3dS Max plugins. Usamolto Blender più per scopicompositivi che per modellazio-ne o render. Marek Denko è un giovane slo-vacco che si occupa di digital art

già da parecchio tempo avendoiniziato a cimentarsi con la com-

puter graphic quando aveva 15anni imparando i programmi daautodidatta poiché abitava inuna piccola cittadina nel sud delPaese. Usa prevalentemente3DSmax, V-ray, e Photoshop evari altri per parti specifichedella produzione. Denko è unperfezionista; ad esempio ilsuo pezzo Hektor, il treno die-

sel, è iniziato con uno sketch

sul suo tablet ed ha poi impie-gato ben due mesi per ricrear-lo in 3D poiché Marek avevastudiato all’università tecno-logia e costruzioni ferroviarie.Everything beautiful is far away

è l’immagine di un aereoportoche, a esclusione del cielo, è

Marek Denko, street of memories.

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Marek Denko, locomotore Hektor e sotto “everything beautiful is far away”.

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stata realizzata con 3DS MAX eZBrush; per questo pezzo ci sonovoluti 3 mesi anche se non conse-cutivi ma con qualche stop diriflessione, come lui stesso rac-conta in un intervista.4 Ha fon-dato uno studio chiamatoNoEmotion con Peter Sanitra.Peter Guthrie è un artista free-

lance nato a Lochmabet ma vivead Edimburgo. Ha studiato archi-tettura all’Edinburgh College of

Art dal 1995 al 2000; ha lavoratocon numerosi architetti compre-so lo studio Richard MurphyArchitects. Si è specializzatocome artista 3D graphic e produ-ce un vasto repertorio di visualiz-zazioni.

Marek Denko, Under The SouthernHighway

Peter Guthrie, 195 Richmond rd.Hackney, Londra

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Alex Roman (al secolo Jorge Seva) è nato ad Alicante in Spagna nel1972 ed è un figlio d’arte; entrambi genitori sono artisti e cresce in unclima favorevole allo sviluppo della creatività. Dopo la laurea inStudio Art all’Università di Austin in Texas, Alex ha sempre sperimen-tato nuovi stili con nuove tecniche costantemente in evoluzione. Neisuoi lavori è influenzato da Salvador Dali, Max Ernst, Rene Magritte,M.C. Escher. I suoi studi al college gli sono stati utili per le capacitàprogettuali e sensibilità alla luce anche con i nuovi sistemi di rappre-sentazione. TheThird&TheSeventh, è un suo filmato, una poetica efelice combinazione tra renderings fotorealisti di architettura e com-

puter graphica cinematografica. Il filmato nasce proprio per contra-stare la tendenza del VIZ (architectural visualization business) piùinteressato alla commercializzazione del prodotto architettonico;Alex sperimenta quindi tecniche più cinematografiche per illustrare ilcapolavoro di Louis I. Kahn, suo architetto preferito. Ha usato 3DSMax e V-ray per il rendering, Photoshop per la texture, AfterEffectsper il compositing5 e il color grading6 e Adobe Premiere per l’edi-

ting. L’importanza per la luce di Kahn è rafforzata dall’importanzache lo stesso Roman dà alla luce e in un’intervista del 2006 cita una

Alex Roman, dal filmato The Third & The Seventh.

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frase del maestro «In the old

buildings, the columns were an

expression of light. Light, no

light, light, no light, light, you

see…».7

Così come fa Roman, che si ispiraesplicitamente a Kahn, molti diquesti artisti realizzano immaginiche fanno rivivere architetturepassate dei Maestri del Moderno.Bertrand Benoit ricostituiscel’edificio della Bauhaus a Dessauevidenziando i balconi con leombre lunghe, mentre i LiraatVisuals per il render della NeueNationalgalerie di Mies van derRohe a Berlino, si lasciano affasci-nare dal clima nordico sia per laneve sia per la luce con cui“impastano” il cielo. Ciocci eSimeone affermano che unodegli obiettivi che immettono nelloro lavoro è cercare di restituirel’anima del luogo e, a mio avviso,ci riescono spesso. Talvolta,quando non scelgono di costruireun’immagine iperrealista, sem-bra che vogliano rappresentaredelle categorie surreali come il“magico” riuscendo come a bloc-care il tempo in un luogo partico-lare e la loro immagine appare

Alex Roman, biblioteca, 2007.

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quasi un fotogramma rubato ad una sequenza cinematografica.Altre volte appaiono quasi più interessati a comunicare un’emozio-ne che lo stesso progetto architettonico. Ma non era questo, infondo, il ruolo del delineator? Vorrei concludere con una riflessione sull’incredibile abilità di que-sti artisti che ci fa pensare alla difficoltà di imporsi un limite, didecidere quando si devono fermare nell’iperrealismo e nella spet-tacolarizzazione. Il problema analogo del limite lo possiamo trova-re nel mondo della fotografia: la foto del fotografo svedese PaulHansen che ha vinto il primo premio World Press Photo del 2013rappresenta i corpi di due bambini piccoli portati in braccio daglizii verso la moschea per i funerali a Gaza City, nei territori palesti-nesi. L’immagine, a mio avviso, è stata lavorata in post-produzione,in quanto non ci potrebbe essere tanta luce in un vicolo stretto. Lafoto sottolinea la tragedia, descrive il dramma; personalmente pre-ferisco le foto dove la violenza non è esplicita, sottolineata e pale-se, ma quelle dove è allusa e le foto sono scattate un attimo prima

Alex Roman, interno del 2007sotto Liraat Visuals, Neue Nationalgaleriea Berlino.

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o un attimo dopo della tragedia come di solito sono le immagini diPaolo Pellegrin.8 Fino a che punto si può fotoritoccare una fotogra-fia? E dov’è che l’iperrealismo diventa piaggeria? Forse nel momentoin cui si inserisce una goccia di troppo sull’obiettivo per simulare laveridicità della visione, o quando l’emozione è troppo forte e ingom-brante prevalendo su tutti gli altri i livelli di comunicazione.

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Paul Hansen, foto scattata il 20novemebre 2012 nella Striscia di

Gaza premiata con l’Award WorldPress Photo 2013 e

già pubblicata dal quotidiano sve-dese Dagens Nyheter

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NOTE1 I programmi di rendering si possono dividere in due tipologie quelli biased, come ad esempio V-ray, sono basatisu approssimazioni che riproducono gli effetti della luce sui materiali, e quelli unbiased, come ad esempio OctaneRender, basati su algoritmi fisici che descrivono gli effetti della luce sui materiali.2 Il quadro Guernica era destinato a decorare il padiglione spagnolo durante l'Esposizione mondiale di Parigi del1937. Dopo l’Expo, quando il governo repubblicano era ormai caduto, Picasso non permise che il suo dipinto venis-se esposto in Spagna, dichiarando esplicitamente che avrebbe potuto tornarvi solo dopo la fine del franchismo.Venne quindi ospitato per molti anni al Museum of Modern Art di New York e tornò in Spagna nel 1981 sei annidopo la morte di Francisco Franco. Durante gli anni '70 il quadro fu simbolo per gli spagnoli della fine del regimefranchista, così come lo era stato prima per tutta l'Europa, della resistenza al nazismo.3 Cfr. Roner Bekerman, 3D architectural visualization blog, http://www.ronenbekerman.com/3d-artist-interview-ber-trand-benoit/ 4 Cfr. intervista di Tide art dell’8 luglio 2011 in http://tideart.com/?id=4e1736015 Il compositing è la combinazione di elementi visivi provenienti da fonti separate in singole immagini, spesso percreare l'illusione che tutti questi elementi sono parti della stessa scena. Le tecniche di riprese in live action per il com-

positing sono chiamate a volte chroma key, blue screen o green screen. Oggi in quasi tutti i casi, il compositing vieneottenuto attraverso la manipolazione di immagini digitali, ma forme di compositing pre-digitale risalgono addirit-tura ai film di Georges Méliès alla fine del diciannovesimo secolo.6 Color grading è il processo di alterazione e accrescimento del colore nella motion picture, video image, o ancheun’immagine statica elettronica, fotochimica o digitale. 7 http://motionographer.com/2009/08/16/alex-roman-thethirdtheseventh/8 Vedi l’articolo “Lo sguardo sotto la luce” in questa stessa rubrica.

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Liraat Visuals, dall’ispirazione al visuale, 2008