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L’oggetto graficoe le realizzazioniIl libroIl giornaleLa rivistaIl manifestoLa depliantisticaIl packaging

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pati: il libro. Nella sua realizzazione, l’in-tervento del grafico ha assunto e conti-nua ad assumere un ruolo determinante.Per definizione, il libro è una serie con-tinua di fogli stampati della stessa misu-ra, cuciti insieme e chiusi da una coper-tina più o meno rigida. Per consuetudi-ne, le pagine di un libro variano a parti-re da un numero minimo di 49. Fino a48 pagine si definisce opuscolo; dispen-sa quando la pubblicazione è in più fa-scicoli o segnature raccolti insieme; vo-lume quando la consistenza del libro èsignificativa; opera quando è una pub-blicazione che comprende più volumi (otomi), mentre collana quando è una rac-colta di libri con contenuti che apparten-gono a un comune argomento.

IL LIBRO

Iniziamo questa unità didattica sui mo-delli e le realizzazioni grafiche affrontan-do lo studio dello strumento che può es-sere definito il leader dei prodotti stam-

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Questa sezione si occupa di tutte quel-le parti del libro, interne ed esterne, chene compongono la struttura fisica e gra-fica. Evidentemente questa è solo unacasistica stilata nel modo più compiutopossibile, anche se poi le case editricifanno le proprie scelte editoriali adottan-do di volta, in volta per le pubblicazionispecifici stilemi grafici.

L’ingressoLa prima pagina che si può incontrarequando si sfoglia un libro di testo vienedefinita occhiello (da non confondersicon l’occhiello dei quotidiani, che è untitoletto o un testo breve che precede iltitolo principale). La pagina d’occhielloè collocata su pagina destra (dispari) egeneralmente riporta il nome della col-lana o il titolo stesso del volume in cor-po piccolo. La pagina retro viene lascia-ta bianca (eccezionalmente si riportanoringraziamenti, dediche particolari o ci-tazioni). A volte l’occhiello viene prece-duto da una pagina bianca, detta “di ri-spetto”.Il frontespizio è la pagina (sempre col-locata a destra/dispari) che esprime lafacciata del libro ed è composta, nell’or-dine, dal nome dell’autore, dal titolo,dall’eventuale sottotitolo e, infine, dalnome o marchio della casa editrice.Il retropagina del frontespizio è occupa-to dal colophon (dal greco kolophón,estremità), cioè l’elenco dei professioni-sti e dei tecnici che hanno partecipatoall’opera: editor, redazione, progetto gra-fico e di copertina, disegni, fotografie,composizione, fotolito, stampa, e una se-rie di indicazioni di servizio tra cui ilcopyright, il “finito di stampare”, la datae il luogo di edizione e il numero ISBN.

LE COMPONENTI DEL LIBROIl colophon può essere anche collocato,come si usava nei codici medievali, nel-l’ultima pagina della pubblicazione (incoerenza con il significato originario dellaparola).Di seguito si possono trovare la presen-tazione, scritta da una persona esternaall’opera, la prefazione, o premessa, oavvertenza del libro, scritta dall’autore perevidenziare finalità o criteri del libro, allaquale segue, sempre con inizio a paginadestra, l’indice generale o sommario(che però può trovarsi anche in fondo allibro). Segue poi l’introduzione (sem-pre scritta dall’autore) che, appunto, in-troduce gli argomenti del libro e segnaanche l’inizio della numerazione visivadelle pagine, tenendo conto anche dellepagine precedenti (può succedere che pertutta questa parte si usi la numerazione“romana”).Bisogna tener conto che questa sequen-za rispetta l’impostazione classica dell’in-gresso del libro, ma sono consentite va-rianti e tagli per ragioni di multipli disegnatura.

Il “corpo” del libroLa prima operazione per individuare lastruttura di un libro è quella di fissare ipunti principali del contenuto dell’ope-ra e di definirne la gerarchia. Nel casopiù semplice, la suddivisione è scanditadai capitoli, come avviene per la narrati-va in generale.Più complessa è la suddivisione di testidi saggistica o manuali, che richiede unaserie di identificazioni e di specificazionidelle parti. Una riassuntiva ripartizionepuò essere questa: il testo viene diviso inparti (o moduli, o sezioni), che racchiu-dono dei capitoli (o unità).

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Impaginazione di uncapitolo di un libro ditesto. L’impostazione èa una colonna grandedi testo con colonninodi servizio al latoesterno della pagina.In qualche caso (peresempio, le schede diapprofondimento) lagabbia viene utilizzatanella sua larghezzamassima, conun’impostazione a duecolonne.

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LA RILEGATURA DEL LIBRO E LA COPERTINA

In alcuni casi, si procede all’applicazio-ne di una sovraccoperta, un foglio incarta patinata o plastificata, precedente-mente stampato solo da un lato, che av-volge tutta la copertina chiudendola condue bandelle, o alette, ripiegate all’in-terno. A volte le bandelle riportano i te-sti di riassunto e le note biografiche del-l’autore.

La rilegatura indica la procedura diunione delle segnature con la copertina,un elemento esterno che raccoglie e pro-tegge l’interno del libro. Nel caso di ope-re di un certo pregio, si adotta una co-pertina rigida, formata da due riquadridi cartone spesso e un dorso flessibile.La copertina può essere rivestita di car-ta, tela o pelle, quindi stampata, incisa,scolpita a rilievo, decorata a sbalzo,serigrafata, ecc. In una sezione separatasi incolla al dorso del volume una garzatelata che lo rafforza; quindi si applicaun foglio di carta robusta, detto risguar-do o foglio di risguardo, consistente in unfoglio doppio, di grammatura pesante,incollato sul piatto interno della coperti-na e alla prima e ultima segnatura, chefa da struttura e protegge ulteriormentedall’usura. I risguardi non rientrano nel-la zona stampata, quindi non sono con-teggiati nel numero di pagine.

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IL GIORNALEIl quotidiano, detto

anche giornale, è cer-tamente uno dei massmedia più importantidella carta stampata.La grafica del giorna-le è un elemento de-terminante, per infon-dere chiarezza, rico-noscibilità e familiari-tà con l’utente. Il lettore, infatti, è abi-tuato a far correre lo sguardo sulle pagi-ne e sul suo impianto grafico, riconoscen-do immediatamente l’articolo che gli in-teressa.I metodi di impaginazione del giornalesono sempre stati legati allo stile graficoe all’evoluzione tecnologica del momen-to. Nel tempo si sono imposte certe for-me di impaginazione, di struttura dellagabbia, delle colonne e dei formati. Iquotidiani hanno una veste grafica, unascelta di caratteri e una gabbia presta-bilita, personalizzata, riconoscibile e go-vernata da criteri abbastanza rigidi.Compito del grafico, pur nei limitisopraccitati, è cercare di variare l’impagi-nazione con creatività e comporre pagi-ne in grado di catturare l’attenzione.

La gabbiaTutti noi abbiamosentito almeno unavolta la frase “titoloa 9 colonne”; con taletermine si intende untitolo molto impor-tante, a tutta pagina.Infatti, la gabbia

d’impaginazione del giornale è scanditarigorosamente da colonne con larghez-za fissa e, spesso, separate da un filettoche ne facilita la lettura. Il numero mas-simo di colonne utilizzato è 9, ma non èaffatto la regola generale. Ultimamente,per i giornali si preferiscono formati piùridotti (come il formato tabloid), quindicon minor numero di colonne, sino adun massimo di 5.La gabbia è divisa in orizzontale da co-lonne e in verticale da moduli. Il modu-lo è l’unità di misura dello spazio pub-blicitario sui giornali, corrispondente allalarghezza della colonna e a circa 45 mmdi altezza. La misura dei moduli cambiaa seconda del quotidiano, ma general-mente il modello classico di pagina sicompone di 12 moduli in altezza e 9 inlarghezza, per un totale di 108 moduli.

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I moduli servono a stabilire gli spazi del-la pagina di competenza degli articoli odegli spazi pubblicitari. Inoltre, la gab-bia viene calcolata anche con una gri-glia che stabilisce le righe del testo.Le colonne sono per il testo come il lettodel fiume per l’acqua. Spesso sono divi-se da un filetto verticale posto sullamezzeria dello spazio tra di loro. Altrevolte il filetto viene usato solo per di-stinguere un articolo da un altro.L’impaginazione rigida secondo colonne,però, può essere aggirata. A volte, perinterrompere la ripetitività delle colon-ne e variare il ritmo grafico/impaginativo,si usa comporre dei box o riquadri checomprendano del testo con un numerodi colonne diverso (ad esempio, due co-lonne di testo impaginate su tre modulidi colonna) e che quindi ricalcolino la

gabbia con un modulo differente. Op-pure si impostano le immagini con uningombro che invada la colonna latera-le, facendo in modo che il testo segua ilcontorno dell’immagine stessa.

Struttura della prima paginaGli elementi grafici di una pagina di gior-nale sono parecchi ed è importante peril grafico fissarne le specifiche tecnicheper evitare un’impaginazione non unifor-me e per facilitarne il riconoscimento daparte dell’utente.La prima pagina comprende la casisticapiù complessa ed elaborata per l’impagi-nazione del giornale: essa deve contene-re il massimo delle notizie, eventualmen-te corredate da immagini, ma sempreevidenziate con una grafica agevole e sti-molante per la lettura.

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La rivista è una pubblicazione perio-dica caratterizzata a seconda dei suoi con-tenuti e delle categorie divulgative: scien-tifico, tecnico, letterario, storico, geogra-fico, politico-sociale, sportivo, di attua-lità, ecc. Essa può avere un’uscita setti-manale, quindicinale, mensile, bimensi-le, trimestrale, semestrale o annuale.

Struttura grafica di una rivistaLe riviste hanno in comune con i quoti-diani un progetto d’impaginazione spe-cifico con una costruzione della gabbia,un utilizzo di elementi grafici, uno svi-luppo dell’articolo con una gerarchia dititoli, testi, immagini e didascalie. Ma seil quotidiano deve pur mantenere unacoerenza grafica dalla prima pagina al-l’ultima, la rivista, invece, si compone disingole parti, come la copertina, il som-mario, gli articoli, i servizi speciali, le ru-briche, gli inserti, gli spazi pubblicitari,ciascuna con un’architettura grafica spes-so diversificata. Questo è fattibile perché,essendo un periodico, il gruppo redazio-nale ha più tempo a disposizione per svi-luppare gli argomenti con articoli di unao più pagine finite, come entità autono-me con una struttura grafica propria. Larivista, a questo punto, diventa lo stru-

LA RIVISTA

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mento editoriale idoneoper sviluppare svariatitemi grafici in una seriesequenziale di pagine.Per questo il grafico devefare attenzione a costrui-re l’impaginato come unastruttura grafica non a pa-gine singole, ma semprea doppia pagina, e inquesta situazione rispet-tarne i pesi e gli equili-bri. La doppia paginadeve essere recepita dal-l’utente come una pagi-na continua e dinamica,da scorrere con direzionilibere e imprevedibili li-nee di lettura.L’impostazione grafica diuna rivista non può pre-scindere dal tipo di ope-razione editoriale, dal contesto in cui na-sce e dal target a cui si rivolge.Schematizzando, una rivista di moda od’arte richiede una certa cura nella qua-lità delle immagini e nell’eleganza dellepagine, mentre una rivista d’attualitàpunta più sulla notizia, sulla parteredazionale e sulla scelta di immagini ag-gressive e d’impatto.Resta, comunque, il fatto che è veramen-te difficile stabilire una sintesi grafico-artistica sull’argomento “rivista”, proprioper l’estrema varietà degli orientamenti.In alcuni casi si individuano certe ten-denze o scelte estetiche legate anche allenuove tecnologie di elaborazione elet-tronica e di stampa; il rischio, però, è quel-lo di rincorrere le mode del momentosenza poi incontrare il gusto dell’utente.Il compito principale dell’operatore con-siste nel trovare un’unificazione tral’aspetto tecnico e quello grafico-esteti-co, integrando i contenuti e i diversi ele-

menti e organizzandoli coerentemente.Una volta fissato il progetto, sono con-cessi tutti gli interventi atti a “violare” loschema di base, purché non concorranoa destabilizzare l’impianto grafico inizialee si ricompongano alla fine in un’unitàcompositiva.

La copertina di una rivistaLo stile della copertina di una rivista èinfluenzato fortemente dalla grafica pub-blicitaria e dalle espressioni artistiche delmomento. Innanzitutto, l’immagine dicopertina è il messaggio principale chela rivista propone al lettore, quindi, devepossedere compostezza stilistica e unagrafica sufficientemente accattivante perpotersi imporre in un’edicola in mezzo atante altre pubblicazioni ed essere me-morizzata. Tutto ciò evidentemente nonè facile: bellezza e aggressività sono dueconcetti spesso antitetici (per l’editore“tipo” la copertina migliore è quella che

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I CATALOGHI E GLI OPUSCOLI I cataloghi e gli opuscoli

sono strumenti informativiatti a presentare l’immaginedi un’azienda verso l’esterno.Queste pubblicazioni hannoperò fini e utilizzi pratici dif-ferenti e, quindi, prevedonoun taglio grafico particolare.Il catalogo è uno stampatoaziendale di uso specificata-mente tecnico e consultativo.Nel catalogo si riportano lefoto dei prodotti, i disegniesplicativi, i testi descrittivi e

i codici con aggiunta di schede, tabelle,indici e, eventualmente, il listino prezzi.Il tutto viene confezionato in brossuracucita o fresata, cucito con punto metal-lico, a spirale, o forato e assemblato inraccoglitori ad anelli. L’impianto graficodeve essere sobrio, di approccio tecnicoe di facile consultazione, senza cedereverso stilemi di tipo pubblicitario.L’opuscolo o fascicolo è una sorta di li-bretto di basso costo, spesso stampato a

1 o 2 colori, che illustra le caratteristichetecniche e gli usi specifici dei prodotti odelle attività a cui fa riferimento. La le-gatura normalmente è a punto metalli-co, raramente in brossura.

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LE BROCHURE

Copertina dibrochure.

Copertina einterno di brochure

Brochure è un ter-mine francese, al qua-le si ispira l’italiano“brossura”, che indicail criterio di legatura afilo e colla. Questo ter-mine, oggi, fa comu-nemente riferimentoa opuscoli aziendalicon un numero limi-tato di pagine, realiz-zati elegantemente aforma di libro.Nei contenuti, la brochure mira a raccon-tare l’immagine stessa dell’azienda, conuna grafica raffinata e curata fotografi-camente, evidenziandone il percorso cre-ativo, l’innovazione, l’evoluzione produt-tiva, l’approccio sul mercato di compe-tenza e l’area di interesse.Nello stesso ambito si possono annove-rare gli annual report, che riportano bi-lanci e previsioni aziendali.

Sviluppo di brochure su 12 pagine (compresacopertina).

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I DEPLIANT E I PIEGHEVOLI TASCABILISi definiscono pie-

ghevoli tutti queglistampati costituiti dapiù pagine piegate.Il depliant (dal france-se “spiegato”) è un pie-ghevole, stampato apiù ante, con possibili-tà di diversi tipi di pie-ghe. Questo stampatopubblicitario riassumein sé i concetti del ca-talogo, dando però piùimportanza alla rappre-sentazione visiva, articolata e completadei prodotti, quindi con particolare usodi materiale fotografico di qualità. An-che i testi hanno un’impronta specifica:

sono elaborati con slo-gan dal tono pubblici-tario e risultano più at-tenti alla descrizioneconcisa delle applica-zioni piuttosto che allato tecnico.Si può realizzare ancheun pieghevole tascabi-le (partendo da forma-ti standard di carta),piegato, appunto, se-condo precisi criteri,per ottenere un forma-

to chiuso idoneo all’imbustamento e allaspedizione. Questi “piccoli depliant” han-no larga diffusione nel settore della do-cumentazione pubblicitaria e informati-

va di tipo cartaceo in quantosi prestano a una semplice re-alizzazione, sia di progetto siadi stampa, e ad un’agile con-sultazione da parte deldestinatario. Inoltre, possonofacilmente essere distribuiti oinseriti all’interno di altristampati, per arricchire la do-cumentazione.Ogni anno viene prodottaun’enorme quantità di questomateriale; lo si può verificare,per esempio, con la frequenzacon cui la si trova nella nostracassetta delle lettere. È eviden-te che la gara per conquista-re l’attenzione è ardua: solochi sa esprimere eleganza gra-fica, grande creatività e sinte-si, emergerà rispetto agli altri.I pieghevoli, in particolare, sonostampati sui quali si sviluppauna notevole originalità.

Pieghevole a 3 antebianca/volta.

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Un depliant o pieghevole A4 è uno deiprodotti più comuni che un grafico si tro-va a dover impostare nel suo lavoro.I grafici si sono spesso sbizzarriti nel pro-gettare questi strumenti con nuove for-me espressive e di richiamo visivo. In pra-tica, è come avere a disposizione unaridottissima pubblicazione da impagi-nare, con le ante del pieghevole intesecome pagine. Le possibilità sono tante:dal modello semplice a due ante, a quellia tre, quattro, cinque, sei, ripiegate su sestesse, con ante a “doppia porta batten-te”, a “fisarmonica”, ecc. (vedi illustrazio-ne a destra). A volte la peculiarità consi-ste nel pensare una forma speciale di pie-gatura, di taglio o di fustellatura che in-curiosisca per la sua invenzione grafica.Un’importante avvertenza è quella di non

dimenticare che il pieghevole, alla fine,dovrà essere piegato! Questo non è unconcetto così ovvio: tutto quello che siprogetta graficamente deve essere poi fi-sicamente verificato con un modello cheriproduce l’oggetto in questione, com-preso il tipo di carta e la grammatura.

Pieghevole a 4 antebianca/volta.

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LABORATORIOIspirandoti a un prodotto commerciale ben definito, progetta una scatola/contenitore (come nell’esem-pio riportato qui sotto) e realizza il packaging (veste grafica compresa), coerente con il prodotto chedeve contenere. Alla fine, incolla tutto su un cartoncino, ritaglialo e confezionalo.

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