8 Giorni in Terra Santa

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giorni per la TERRA SANTA ALDO GARELLA EDIZIONI SAVIOLO

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Libro Terra Santa

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giorni per la

TERRASANTA

ALDO GARELLA

E D I Z I O N I

S A V I O L O

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Per quanti mai potranno recarsi in Terra Santa,

questo libretto servirà ugualmente.

L’ho scritto cercando di far conoscere Gesù,

Dio fatto uomo, nella Terra in cui visse.

Ho privilegiato una narrazione facile,

con qualche spunto teologico, sempre appassionata.

Spero l’intendiate così.

don Aldo

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giorni per la

TERRA SANTA

ALDO GARELLA

E D I Z I O N I

S A V I O L O

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Al mio Angelo Custode

piccolo segno

di sconfinata gratitudine

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Indice

Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

Sguardo geografico con flora e fauna . . . . . . . . . . . . . . . . . 11

Breve panorama storico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

Premessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23

Programma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

Considerazioni preliminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

Descrizione del Pellegrinaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28

Cronologia da Abramo alla prima Pentecoste cristiana . . . . 95

Goccioline per un sorriso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101

Prefazione alla seconda edizione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103

Ain Karem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105

San Francesco e la Terra della Bibbia . . . . . . . . . . . . . . . . 111

Composizioni musicali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 125

Bibliografia essenziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127

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Cari amici,

vi confesso un rimpianto della mia vita di sacerdote, questo:troppo tardi ho conosciuto la Terra Santa, terra di Gesù.

Tuttavia, la buona sorte mi ha concesso di diventare guida diPellegrinaggi e senza dubbio questo traguardo ha scatenato in meuna passione così forte che è gioia di questi miei anni.

Le pagine seguenti sono uno stimolo per compiere insiemequesto incontro.

I giorni sono pochi, però ho cercato di condensare quantonecessario per un ricordo indelebile nell’anima e negli occhi.

Ecco alcune cose: durante il Pellegrinaggio i trasferimenti, ilvitto e l’alloggio saranno sempre di buon livello, ciò è bene e dicoindispensabile.

La quota, biada del viaggio, la terremo il più possibile accetta-bile, (mai apparirà la pur minima ombra di lucro), inoltre, ricor-dando la nostra infanzia allorquando deponevamo nel salvada-naio pochi spiccioli per grandi sogni, vi invito a tagliare qualchespesa superflua onde favorire tale nostro intento, e se qualcunovorrà partecipare e come si dice nel nostro dialetto: “Ai la fa nen”,sono sicuro che la voce “solidarietà” affiorirà pronta, silenziosa eoperante in mezzo a tutti noi.

Can. don Aldo GarellaInsegnante di Teologia Dogmaticanel Seminario Vescovile di Biella

16 luglio 2007.Beata Maria Vergine del Carmelo.

Prefazione

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La parte di Terra Santa, di cui ci occupiamo, ha una superfi-cie di circa 30.000 kmq, paragonabile a due volte la nostra

Calabria.La lunghezza dal Monte Hermon (2814 mt.) a Béer Sheva nel

deserto del Neghev, è di circa 270 km. mentre la larghezza oscil-la da 100 a 50 km.

A nord confina con l’attuale Libano, a est con la Siria e laGiordania, a sud con la regione del Mar Morto e a ovest con il MarMediterraneo.

La Terra Santa dunque possiede una striscia costiera, un altopia-no centrale con la vasta pianura di Esdrelon e la profonda fossa delGiordano.

Sguardo geografico con flora e fauna

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Da questa composizione emergono tre aspetti climatici princi-pali: un clima mediterraneo lungo il mare, un clima temperatonell’altopiano e un clima torrido nella depressione giordanica chesi estende sino al Mar Morto, unica realtà al mondo che tocca i400 metri sotto il livello del mare.

In questo ambiente crescono molte varietà di piante e oltre aisette alberi più nominati della Bibbia (fico, dattero, vite, melogra-no, olivo, palma e carrubo), troviamo il pomo, il pino, il cipresso,la quercia, l’acacia, il mandorlo, il terebinto, il ginepro e ogniqualità di cereali e ortaggi.

Circa gli animali, con quelli menzionati dalla Bibbia (capre,pecore, buoi, asini, cavalli, dromedari), vivono centinaia varietà diuccelli e numerose speci di pesci e non rari sono gli sciacalli, leantilopi e le gazzelle.

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Attorno all’anno 2000 a.C., dalla città di Ur dei Caldei, vici-na alla foce del fiume Eufrate sul Golfo Persico, Abramo, di

fede politeista, decide di emigrare (certamente Dio non è estraneoa questa scelta), e così, con la bellissima moglie Sara e il suo clan(qualche centinaio di persone con armenti e buoi), si incamminaverso terre nuove.

Dopo un percorso di 1500 km., a settantacinque anni di età,giunge sui monti di Samaria accolto dalla popolazione localequale capo di gente dedita alla pastorizia.

Forti e laboriosi, in breve tempo ottengono stima e rispetto. A causa di una prolungata siccità, Abramo scende in Egitto e

quando rientrerà in Palestina, dalla schiava Agar ha il figlioIsmaele, e dopo, dalla moglie Sara, Isacco.

Per questi avvenimenti Abramo sarà costretto ad abbandonareAgar e quando Sara morirà la seppellirà in una caverna aMacpela, difronte a Hebron.

Ormai Abramo è l’uomo di Dio soprattutto dopo l’eroico attodi ubbidienza, pronto a sacrificare il figlio Isacco “Tesoro dei suoitesori”. Verso il 1800 a.C. muore vecchissimo e viene sepoltoaccanto alla moglie Sara.

Nel dopo Abramo, Isacco ha due gemelli, Esaù e Giacobbe.Questi otterrà la benedizione con le promesse e i suoi 12 figlisaranno i capostipiti delle 12 tribù di Israele; eccoli: Ruben,Simeone, Levi, Giuda, Dan, Néftali, Gad, Aser, Issacar, Zabulon,Giuseppe, Beniamino.

Breve Panorama Storico

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Verso il 1700 a.C., Giacobbe con 11 figli e le loro famiglie, dinuovo, a causa di una grande siccità, scende in Egitto ove rivedeil figlio Giuseppe, venduto un giorno dai suoi fratelli a dei carova-nieri e adesso potentissimo nella terra dei Faraoni.

Trascorrono 400 anni quando sugli Ebrei, prosperosi e invidia-ti, si abbatte la persecuzione e la schiavitù.

E’ l’ora di Mosè il gagliardo liberatore, il quale con abili mano-vre riuscirà a portare in salvo il suo popolo dando inizio alla sba-lorditiva epopea dei 40 anni nel deserto.

Questo tempo di preziosa formazione spirituale, tra prove diogni genere, arrecherà frutti perenni: Israele conosce il suo unicoDio con la sua legge, Dio possiede il suo popolo.

Dovunque si fissa l’accampamento al centro si alza la tenda conl’arca dell’alleanza e le tavole della legge, segno di quel tempioche un giorno sorgerà in Gerusalemme. Mosè muore sul monteNebo, dopo che i suoi occhi pieni di lacrime di gioia, hanno vistola terra della promessa, senza che le sue mani l’abbiamo potutaaccarezzare e i suoi piedi attraversarla.

A lui succede colui che è il suo braccio destro: “Giosuè“.Siamo attorno al 1230 a.C.. Gli Ebrei si impossessano della città

di Gerico porta d’ingresso alla terra sognata. Verso il 1190 a.C.Giosuè muore con i suoi sogni realizzati.

A Sichem attorno al pozzo voluto da Giacobbe, segno di vita, ledodici tribù hanno solennemente promesso di servire soltantoJahvé e di ascoltarne per sempre la voce. Dopo Giosuè, entra inscena il “Consiglio degli Anziani”; sarà l’epoca dei “Giudici” che gui-deranno la nazione alla monarchia.

Il primo re è Saul dal 1020 al 1000 a.C.. Gli succede Davide checon Abramo e Mosè è la terza stella di Israele. ConquistataGerusalemme la fa sua capitale, trasferendovi l’arca dell’alleanza esognando una casa per il suo Dio: il grande Tempio.

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Dal 970 al 930 a.C. regna Salomone e con le sue brillanti dotiporta la nazione ebraica al vertice della sua grandezza. MortoSalomone, i suoi figli operano la divisione del regno in due stati:a nord Israele con capitale Sichem, a sud Giuda con capitaleGerusalemme.

In questo periodo nasce il profetismo.Sono uomini scelti da Dio, muniti di carismi spirituali, hanno il

compito di difendere l’alleanza tra Jahvé e il popolo, additandocostantemente la giusta via.

Nel 722 a.C. gli Assiri conquistano il regno del nord. Nel 587a.C., Gerusalemme cade in mano ai Babilonesi che distruggono ilTempio e deportano gli Ebrei in Babilonia. Come già avvenuto inEgitto, in mezzo alle prove e al dolore, la coscienza nazionale sirisveglia riscoprendo i valori fondamentali della tradizione: ilmonoteismo e la voglia di rimanere uniti e nella speranza di rive-dere la patria.

Ciò avviene nel 538 a.C. con l’editto di Ciro il persiano. Questoforte condottiero nel 537 a.C. aveva conquistato Babilonia, nel-l’anno successivo concede agli Ebrei di far ritorno a Gerusalemme,dando loro la possibilità di ricostruire il Tempio.

Nel 168 a.C., in Palestina per mano dei fratelli “Maccabei”, figlidel sacerdote Mattatia, scoppia la rivolta contro il Re di SiriaAntioco IV Epifane. La guerra ha fine nel 142 a.C. con la liberazio-ne del paese e l’adesione al genuino culto di Jahvé; ma laPalestina continua a bruciare per troppe lotte intestine e così giun-ge il momento della potenza Romana. Assoggettata tutta la costadel Mediterraneo, nel 37 a.C. Roma impone Re di Giudea un per-sonaggio brutale, “Erode il Grande”, con piena giurisdizione sututta la Palestina.

Alla sua morte, (Gesù ha circa 4 anni), il paese viene diviso trai 3 figli: Archelao, Erode Antipa e Filippo.

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Frattanto Gesù cresce a Nazaret e dopo una trentina di anni ini-zia il ministero pubblico che durerà per qualche tempo, perchèsarà missionario nei villaggi e contrade tra gli avvenimenti cheben conosciamo.

Con la sua morte e risurrezione, Gesù di Nazaret, il Dio fattouomo irrompe nella storia: 12 uomini sospinti dalla divina graziadanno inizio al cammino del nuovo mondo in una Chiesa allaquale nulla potrà resistere, tanto che 2000 anni di vita già presen-tano una testimonianza irrefutabile. Nel 67 d.C., ad Akko il gene-rale romano Vespasiano si prepara a domare la prima rivolta giu-daica.

Eletto nel 69 imperatore, lascia al figlio Tito la presa diGerusalemme che avviene l’anno seguente, tra indicibili crudeltàe con la distruzione totale del Tempio.

Nel 73 cade Masada, la poderosa fortezza già di Erode ilGrande, posta sulla riva del Mar Morto.

Nel 135, i Romani reprimono la seconda rivolta giudaica istiga-ta da Bar Cohba, deportando tutti i giudei e passando a fil dispada i renitenti.

L’imperatore Adriano, rasa al suolo Gerusalemme, la ricostruiràin stile romano-ellenistico, dandole il nome di “Aelia Capitolina” eseppellendo sotto cumuli di macerie gli edifici santi. Con l’impe-ratore Costantino (274-337) avvengono profondi cambiamentinell’Impero Romano: sulle rive del Bosforo sorge la nuova Roma;inoltre, il messaggio di Gesù di Nazaret, al vento della libertà,attraversa ogni frontiera.

In questo tempo, grande merito ha la Regina Madre, Elena, laquale con l’aiuto del figlio compie appassionate opere di fedequali la costruzione delle Basiliche del S. Sepolcro e della Nativitàinsieme a tanti altri Santuari che ricordano i fatti salienti della vitadel Nazareno.

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Per la Terra Santa sono anni meravigliosi: i pellegrinaggi si mol-tiplicano e i monasteri, con schiere di santi asceti, sorgono ovun-que. Ma nell’anno 614 ecco una nuova bufera: i persiani conCosroe occupano la Palestina; è il ritorno del ferro e del fuoco eogni cosa viene nuovamente distrutta.

C’è un fatto prodigioso tra tante devastazioni: a Betlemme laBasilica della Natività viene risparmiata. Perchè?, i soldati ammi-rando sulla facciata il mosaico realizzato dagli artisti bizantini raf-figurante la visita dei Magi al bimbo Gesù, vedono i vestiti, le cosee gli strumenti della loro cultura persiana, sono indizi reali dellaloro terra, è bene lasciarli così.

Passa l’onda persiana e, nel 637, il califfo Omar con i suoibeduini si impadronisce di Gerusalemme. E’ giunto l’Islam, la reli-gione di Maometto.

Potrebbe apparire strano, ma sotto il potere di Omar e dei suoisuccessori, i califfi Arabi, la Palestina gode di un tempo favorevo-le: i cristiani possono svolgere le loro attività e pure la minoranzaebrea agisce libera e tollerata. Nell’800 il sultano d’Egitto Al-Hakim, seguito poi dai Turchi, rovescia il dominio arabo; l’incan-tesimo è finito, si ritorna alle barbarie.

Nel 900 è data a fuoco la Basilica del Santo Sepolcro, i pelle-grinaggi sono vietati, i beni confiscati e i martiri non si contanopiù. A questa svolta la Cristianità risponderà con l’avventura delleCrociate, sorte per liberare il Santo Sepolcro e la Terra Santa.

Dal 1095 al 1270 si succederanno quelle otto spedizioni che inparte conosciamo e che ci condurranno in un labirinto senza fine.

Virtù e vizi, eroismi e nefandezze, amore e odio si alternerannotra i contendenti, lungo la scia di una storia che, senza mai appren-dere nulla, continuamente rinnova lacrime e dolori.

Infatti, da quando l’uomo è su questa terra, cammina in unavalle di lacrime tante volte voluta da se medesimo.

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Sono certo che il solo raggio di speranza si trovi all’ombra diquella croce ove il Dio fatto uomo muore.

Lui solo, unendo alle sue sofferenze quelle dell’umanità, satrarre anche dalle colpe più torbide il perdono e sa offrire a tuttila grazia che redime.

Con la caduta di Akko nel 1291, il mondo mussulmano ripren-de la Terra Santa che sino al 1519 resterà nelle mani deiMamelucchi e poi della dinastia Turco-Ottomana, sino alla PrimaGuerra Mondiale allorquando, l’11 dicembre 1917, la potenzaturca si arrende in Gerusalemme al Generale inglese Allenby. Quitermina questo breve panorama storico. A conclusione, desiderotratteggiare una figura di santo che, al dire di molti, è nella storiadella Chiesa sino ad oggi il più simile a nostro Signore Gesù Cristo:Francesco d’Assisi.

Francesco nasce ad Assisi nel 1182. La sua famiglia è ricca ecosì trascorre la giovinezza combinandone di belle con l’esperien-za di un anno di carcere durante il conflitto tra Assisi e Perugia.Nel 1203, in preghiera in san Damiano, di fronte al Crocifisso,scopre la vocazione di servire la Chiesa.

Con undici seguaci fonda quell’Ordine Religioso che diverrà ilpiù grande in seno alla cattolicità.

Da allora Francesco avrà per regola il solo Vangelo e, senza farsisacerdote o monaco, darà tutto se stesso a Cristo e ai fratelli.

Il 24 giugno 1219 s’imbarca ad Ancona per Akko. E’ il tempodella V Crociata e subito si porta in Egitto a Damietta, alla foce delNilo. Con indomito coraggio scongiura le forze cristiane a sospen-dere la guerra; inascoltato, i Crociati il 29 agosto subiscono unapesante sconfitta. Infiammato d’amore fraterno e avvolto dallagrazia di Cristo, incontra il sultano Melek-el-Kamel dal quale rice-ve un permesso esclusivo per sostare, ovunque vorrà, in TerraSanta senza pagare pedaggio alcuno. Tornato a casa, nel 1223

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subirà la prova di una grave malattia agli occhi e riceverà le santecinque stimmate. Muore nel 1226 mentre i suoi frati e tutta lagente di Assisi, in processione, lo portano sino in san Damiano,ove santa Chiara e le sorelle monache ammirano per l’ultima voltail “santo Fratello” e “il padre nella grazia del Signore”.

Scorgo in Francesco, santo e mistico d’eccezione, tre lampi fol-goranti. Il primo, è l’amore vivissimo per il mistero del Verboincarnato. Nessuno quanto lui ha intuito il dono immenso del Dioche si fa carne, compendio e sommo bene di tutto il creato. Unfatto bellissimo conferma questa sua assoluta convinzione: nelsanto Natale del 1223, Francesco inaugurò il primo presepiovivente. Chi potrà mai conoscere il bene sorgivo di quella nottevissuta da umili pastori che vanno incontro, alla luce delle fiacco-le, al bimbo Salvatore?

Da quell’anno in ogni casa cristiana il presepe avrà un postoprivilegiato, scuola basilare della nostra fede.

Il secondo lampo originato dal primo è l’amore senza condizio-ni verso il prossimo e il creato.

“Se Cristo mi ha amato sino a dare la vita per me perchè io nondevo fare altrettanto per i fratelli?”.

Il terzo è l’illuminazione che Francesco riceve nella mente e nelcuore ad accogliere la religione Islamica propria dei discendenti diIsmaele, figlio di Abramo e di Agar. Dal momento che c’è la pro-messa di Dio fatta ad Abramo, quella che un giorno nel suo nomesaranno radunate tutte le genti della terra, possiamo dedurre chel’Islam è un catecumenato idoneo a condurre tutti i suoi proseliti,all’ebreo Gesù figlio di Maria, redentore e unificatore dell’uma-nità.

E infine ecco i frutti della santità di Francesco sbocciati da queigesti benedetti da lui compiuti in Terra Santa: i suoi frati da seco-li hanno la “Custodia” della Terra di Gesù, affermandosi sempre

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come esempi di vita spirituale, di evangelizzazione ecumenica, dieroismi sino al martirio, imponendosi nella ricerca scientifica conpubblicazioni ineguagliabili.

Un grazie vero e un abbraccio per questi santi padri, a coloroche già sono in cielo, a coloro che oggi sono quaggiù e a coloroche verranno. San Francesco sia con noi.

San Francesco d’Assisi (incisione da: HartmannSchedel «Liber Cronicarum» - Norimberga -1493).

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STEMMA della CUSTODIA di TERRA SANTA

Dall’alto in basso osserviamo:La corona: segno del regno di Gerusalemme e della nobile missio-ne della Custodia.

La colomba: simbolo dello Spirito Santo.

L’iscrizione: “S. mons Sion in Jerusalem” il santo monte Sion inGerusalemme.La croce centrale circondata da quattro croci più piccole: segnodelle cinque piaghe di Gesù.

Le due palme: segno dei martiri.

Le braccia incrociate: segno dell’amore francescano.

CROCE di TERRA SANTA

E’ la grande croce circondata da quattro croci piùpiccole segni delle cinque piaghe di Gesù e distin-tivo dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del S.Sepolcro di Gerusalemme.

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Premessa

“Otto giorni per la Terra Santa” è la proposta di una straor-dinaria avventura, grande dono per coloro che almeno

una volta la possono vivere. Nella mia semplice esperienza, ho scelto un’impostazione

abbastanza diversa dalla tradizionale e cioè: non potendo vederetutto, raccoglieremo l’essenziale e non ci tufferemo in abbuffate dipratiche.

Pregheremo il Signore perchè illumini ciascuno con i suoi doni;il resto ci verrà dalla Terra Santa stessa con i panorami d’incanto,con i luoghi impregnati delle ansie, dei dolori, delle gioie di milio-ni di persone che l’hanno attraversata e infine, con il suo cieloazzurrissimo unito a tante altre emozioni che amplieranno quellanostalgia di infinito che c’è nel cuore dell’uomo, preludio allaGerusalemme celeste.

Accompagnati dall’invito di due pilastri della teologia, dasant’Agostino che ci sussurra: “ama e più conoscerai” e da sanTommaso d’Aquino che ci sprona: “conosci e più amerai”, cerche-remo di possedere la perla preziosa della Terra Santa: “rivivere isegni che Gesù di Nazaret figlio di Maria, Dio fatto uomo, ha com-piuto in questo suo luogo di adozione, perchè essi perduranonello scorrere del tempo, dentro le svariatissime vicissitudiniumane e dentro il galoppante progresso, se pur così lo possiamodefinire.

Le impronte spirituali e fisiche di Gesù da 2000 anni toccanocoloro che qui si ritrovano cosicchè, consapevoli o meno, ognunoè avvolto da queste radiazioni divine e seppure rimangono i misteri

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della sofferenza, della morte, della vita, del peccato, della grazia,dei fatti umani belli e brutti a non finire, è in questa Terra Santache Gesù ha redento con la sua morte ogni uomo e con la suaResurrezione e Ascensione al cielo ha aperto a tutti le porte delParadiso.

Questo è il nostro scopo, lasciarci inondare dalla Terra di Gesùpiccolissimo lembo dell’universo, unico, irrepetibile, divino eumano, miniera inesauribile di bontà e misericordia del nostroRedentore.

Se così sarà, gli “Otto giorno per la Terra Santa”, rimarranno trai più cari della nostra esistenza e rientrando a casa, porteremonella mano la “lucerna accesa”, guida ai nostri passi nel camminoquotidiano per amare fortemente Gesù Signore e il nostro prossi-mo con la certezza della vita che verrà nella casa di Dio TrinitàSantissima.

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Domenica: da Milano-Malpensa ore 12,40, volo per Tel Aviv,poi in pullman a Nazaret.

Lunedì: ore 8.00 partenza e sarà così per ogni giorno.Nazaret:- Basilica della Annunciazione - Chiesa di S. Giuseppe- Sefforis - Monte Tabor (pranzo, s. Messa) - Cana -

Nazaret.

Martedì: Haifa - Carmelo - Acco (pranzo) - Rosh Haniqra Nazaret.

Mercoledì: Banias - Ein Gev (pranzo) - Cafarnao (in battello) - Tabga, Chiesa primato, Chiesa moltiplicazione deipani. Monte delle Beatitudini.

Nazaret.

Giovedì: Gerico (sicomoro, fontana di Eliseo, monte dellaTentazione in teleferica, (pranzo). Tappa nel desertodi Giudea - Monte Sion e Chiesa di San Pietro inGallicantu. Gerusalemme.

Programma

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Venerdì: Monte Scopus - Edicola Ascensione - Pater Noster -Dominus flevit - Getzemani - Porta dei Magrebini -Muro del Pianto - Santo Sepolcro (pranzo) - passag-gio a Yad Vashem - Betlemme.

Gerusalemme.

Sabato: Mar Morto - Ein Bokek - Masada - Qumran (pranzo)- Santa Messa prefestiva nel deserto.

Gerusalemme.

Domenica: ore 3,30 partenza per Tel Aviv, volo per MilanoMalpensa. Ore 11,30 arrivo.

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Muovendoci per la Terra Santa, non dobbiamo pensare diimbatterci nei paesaggi campestri e pastorali del tempo

di Gesù.Oggi le costruzioni moderne hanno cambiato il volto a questa

terra visitata come nessun’altra. Incontreremo insediamenti recen-ti modellati sulle colline del deserto, belli e ricchi d’inventiva enumerosissime coltivazioni agricole curate in modo esemplare.

Ancora, occorre superare quella voglia scriteriata di far ritornoa ogni costo al passato, (so di qualcuno che ingenuamente indica-va reperti sui quali, a suo dire, avevano sostato personaggi bibli-ci). E’ necessario invece, accostarci il più possibile all’anima deiluoghi santi, perchè è la meditazione personale che favorisce leprofonde conquiste interiori e ciò avverrà in modo particolare intre momenti determinanti:

PRIMO a Nazaret di Galilea, ove Maria riceve dall’Angelo l’annun-cio della divina maternità e dove Gesù risiederà sino all’inizio del-l’attività pubblica.

SECONDO a Betlemme di Giudea, ove Maria dona al mondo GesùSalvatore.

TERZO a Gerusalemme nella Basilica del Santo Sepolcro, la qualecontenendo oggi il Golgota, ove avvenne la Crocifissione e il luogodella Sepoltura e Resurrezione di nostro Signore, è il cuore dellaredenzione universale.

Dunque, con questa passione iniziamo il viaggio mentre invo-chiamo i santi Angeli a guidarci per mano.

Considerazioni preliminari

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DOMENICA:ore 9,30-10: ritrovo all’aeroporto di Milano-Malpensa.

Ci attende la compagnia israeliana “El Al”, ed espletate le ope-razioni di imbarco serie e minuziose, alle ore 12,40 si decolla. Incirca 4 ore raggiungiamo Tel Aviv (Ebr. Collina della Primavera).Siamo in Terra Santa e in pullman proseguiremo per Nazaret.

Tel Aviv capitale del nuovo Israele dal 1949 al 1967, quandocede il titolo a Gerusalemme, fu fondata nel 1909 e oggi con oltreun milione di abitanti è il centro più animato del paese.

A sud s’innalza Giaffa, il borgo antico, posto su un promonto-rio caratteristico con sotto il porto che, sino all’avvento di quellovoluto da Erode il Grande a Cesarea marittima nel 25 a.C., era ilpiù importante della Palestina.

Le vicende dell’A.T. ricordano che all’epoca di Salomone, per lacostruzione del primo tempio e pure per la sua ricostruzione dopola schiavitù babilonese, a Giaffa sbarcavano i tronchi di cedro pro-venienti dal Libano.

In questo posto si imbarcò per Tharsis il profeta Giona, ondeeludere la chiamata di Dio a predicare la conversione agli abitan-ti di Ninive.

Buttato a mare dai marinai, quale capo espiatorio per sedareuna tremenda tempesta, finì nella bocca di un cetaceo che dopotre giorni lo vomitò sano e salvo su una spiaggia.

Il prodigio è ricordato da una scultura bronzea di balena collo-cata verso la piazza alta.

Descrizione del Pellegrinaggio

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Il Nuovo Testamento parla di Giaffa per due fatti operati da SanPietro:

Il primo: chiamato dalla vicina Lidda ove si trovava (Atti 9,36-43), risuscita Tabita (la gazzella), donna di grandi opere buone e ditante elemosine.

Il secondo: (Atti 10, 1 e s.), ospite da parecchi giorni di Simoneil conciatore, dopo una visione, segue i tre inviati da Dio che loguidano a Cesarea marittima dal centurione Cornelio, il primo deipagani convertito alla sequela di Gesù.

Seguendo la pianura di Sharon costellata da Kibbutzim, (comu-nità agricole sorte in gran numero per la fertilità e bellezza deiluoghi), superiamo Hadera (Ebr. la verdeggiante), bonificata dallepaludi a fine 800 e oggi famosa per la coltivazione dei limoni.

Sarebbe interessante visitare la vicina Cesarea marittima, cittàfatta splendida da Erode il Grande in onore dell’imperatore roma-no Cesare Augusto. In dieci anni di lavori, impiegando migliaia di

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uomini, la recinse di poderose mura dotandola pure di un anfitea-tro e ippodromo. Tre gigantesche statue indicavano l’ingresso alporto artificiale e nella notte un faro di dimensione ciclopiche, ali-mentato a olio, rischiarava il mare e il naviglio. La città poi pri-meggiava nell’urbanistica: l’acqua captata alle sorgenti delCarmelo distante una ventina di km. giungeva per mezzo di unacquedotto splendido (se ne scorgono ancora i resti), e il sistemafognario era un capolavoro di ingegneria. E’ sera, giungiamo aNazaret (Ebr. la fiorita).

Situata a 500 mt. sul livello del mare in una grande conca, ciaccoglie con l’abbraccio di Maria la madre di Gesù.

E’ un momento di paradiso, ogni cosa ci tocca, d’altronde risa-lendo la pianura l’avevamo intravvista simile a un incantevole pre-sepe, adornata di mille luci che rallegravano le stelle.

Ricordo che in Palestina è così ogni sera, all’imbrunire le lam-pade ovunque si accendono, forse sono segni di quella verità

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annunciata dall’evangelista Giovanni: “il Verbo è la luce che illuminaogni uomo”.

Ormai è l’ora dell’albergo, della cena e del sonno. Un clima diserenità scenderà su di noi questa notte, l’amore della Madre civeglia.

LUNEDI:E’ mattino, si respira aria di casa e, fatta colazione, alle otto in

punto si parte.Nazaret, mai nominata nell’Antico Testamento, è la fiamma

splendente del Nuovo. In questo luogo avvengono cose meravigliose: l’Annuncio

dell’Angelo Gabriele a Maria della sua maternità (Lc. 1, 26-38); pernoi cristiani è l’avvenimento più importante della storia.

Il sogno rassicurante per Giuseppe (Mt. 1, 18-27). La residenzadella santa famiglia al ritorno dall’Egitto (Mt. 2,19-23), con lo scor-rere degli anni della vita di Gesù, sino all’inizio del suo ministero.Con una popolazione di 40.000 abitanti è la città più importantedella Galilea; ci sono arabi cristiani, arabi musulmani ed ebrei.Siamo difronte alla Basilica dell’Annunciazione, è affascinante.Consacrata nel 1969, opera dell’architetto italiano GiovanniMuzio, ricopre le costruzioni che l’hanno preceduta in 2000 annidi storia. Infatti negli scavi del 1955 sono apparse le tracce dellegrotte naturali del tempo di Gesù, poi i resti di una Sinagoga delII e III secolo d.C., poi le forme della chiesa bizantina e della chie-sa crociata con colonne e mosaici. Da ultimo si sono scoperte anti-chissime iscrizioni sugli intonaci sotto il pavimento della chiesabizantina. Fra le tante, riporto l’invocazione in lingua greca aMaria Madre di Gesù: “Kaire - Maria” (Ave Maria). Al leggere que-sto umile saluto proviamo una grandissima gioia perchè, senza

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dubbio, dice che proprio in questo posto le prime comunità cri-stiane veneravano la Madre di Dio; noi ci uniamo a loro oggi nellostesso atto di fede che domani altri rinnoveranno.

Premesso che non ci basterebbe una settimana intera per con-templare le opere d’arte donate alla Madre di Dio dai più famosiartisti contemporanei, raccogliamo qualcosa. La facciata principa-le della Basilica si presenta con una nicchia contenente la statua inbronzo del Redentore, alta 3 metri. Sotto vi è raffigurato ilmomento dell’Annunciazione e in basso appaiono i quattroEvangelisti.

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Entrando nella Basilica infe-riore il silenzio e la penombraci accolgono. Ci troviamo nellagrotta dell’Annuncio, nel cuoredel secondo mistero dellanostra fede e l’iscrizione sull’al-tare del 1600 lo richiama e ciimmobilizza: “Verbum caro hicfactum est”, qui il Verbo si èfatto carne.

Siamo immersi nel primomomento importantissimo del nostro Pellegrinaggio. In raccogli-mento dobbiamo riflettere sul tempo dell’attesa del Messia. Dopoil peccato dei progenitori, l’umanità smarrita anelava nei meandridei secoli il giorno della salvezza, ed ecco l’avvenimento sconvol-gente: Maria giovane ebrea, con il suo “sì” alla divina Grazia, divie-ne la Madre del Dio che si fa uomo, cielo e terra s’incontrano e

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l’infinita bontà inonda la storia, è l’inizio della nuova creazione.Noi crediamo ed è il mistero principale della fede, in un solo

Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. Ebbene, la seconda personadella ss. Trinità il Figlio, nel tempo s’incarna in Maria e unico Diocon il Padre e lo Spirito Santo diviene vero uomo.

Seguendo l’acutissima contemplazione di Giovanni Duns Scoto,il grande teologo francescano, indico rapidamente le favorevolis-sime conseguenze per tutta l’umanità.

In seno a Dio, Trinità Santissima, regna l’eterna beatitudine, (iteologi definiscono questo stato di perfezione infinito “la vita inti-ma di Dio ossia la vita ad intra”. Fuori di Dio, cioè “ad extra”, esi-ste come insegna il libro della Sapienza il creato, voluto da Dioliberamente e con bontà infinita).

Ora, qual’è la somma realtà di quanto Dio ha tratto all’essere?Certamente l’umanità di Cristo (anima e corpo). Dunque in Gesùdi Nazaret, c’è un unico soggetto, che opera in due nature: la divi-na è in comunione con il Padre e lo Spirito Santo, l’umana è tuttasua essendo vero uomo nato da donna.

A questo punto la nostra riconoscenza si fa incontenibile e anco-ra seguendo Scoto, il teologo di Cristo e di Maria, affermiamo cheil nostro Signore Gesù non può essere stato voluto soltanto inseguito al peccato di origine per porne rimedio, (seppur gravissi-mo è pur sempre frutto di volontà finita) ma, dall’eternità Dio l’havisto come vertice del creato, capace di renderGli l’amore e la glo-ria adeguata. E così, in Gesù i puri spiriti, l’uomo e l’intera crea-zione, trovano la completezza e il fine.

Cantiamo: Gesù figlio di Dio fatto uomo per la salvezzadell’Universo, tu solo vinci ogni partita, tutto è nelle tue mani.Due scale a “chiocciola” comode e spaziose, ci portano alla Basilicasuperiore a tre navate. Immediatamente ci colpisce la bellezzadella cupola centrale alta 57 metri e pensata dall’architetto

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Giovanni Muzio simile a una grande corolla di giglio capovoltacome a proteggere il luogo santo dell’incarnazione e a rispecchia-re la bellezza della Madre di Dio, il fiore più bello del creato.

Impressionante è il mosaico dell’altare maggiore, opera delnostro Salvatore Fiume. E’ un canto corale alla chiesa una, santa,cattolica, apostolica, protesa verso Cristo. Noi pure facciamo partedi questo popolo in cammino, sentiamoci fieri con la voglia peren-ne di esserne validi testimoni.

Uscendo dalla Basilica a sinistra troviamo il grande Conventodei padri Francescani costruito nel 1930 accanto alla Chiesa di SanGiuseppe o della Sacra Famiglia. Qui le prime comunità giudeocristiane ricordavano l’abitazione di San Giuseppe e gli anni dellavita nascosta di Gesù. Successivamente i bizantini eressero la“Chiesa della Nutrizione” che subì nei secoli le più svariateperipezie.

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Nel 1914 il rifacimento globale delle costruzioni mise in lucealcune grotte dell’antico villaggio nazaretano, delle cisterne perl’acqua e anche una vasca battesimale con sette gradini, chiaroriferimento ai riti di quel tempo. La cripta che si scorge dalla nava-ta centrale racchiude queste care scoperte ed è la “Grotta-Casa”,della sacra famiglia. La nostra meditazione si infervora, perchè sinda bimbi abbiamo imparato a invocare i santi nomi di GesùGiuseppe e Maria. San Francesco d’Assisi con in braccio Gesù bam-bino, che abbiamo appena incontrato nella statua del giardino delConvento, ci regali qualcosa del suo amore per queste tre santepersone. Per Gesù Dio fatto uomo e nostro Salvatore, per Mariamadre sua e nostra, per Giuseppe il custode che può donarci inogni momento i suoi favori.

Si parte per Sefforis posta a pochi chilometri a nord ovest diNazaret e mai nominata dalla Bibbia.

A noi è cara per due motivi: il primo ci è dato dall’antica tradi-zione cristiana che la indica luogo nativo di Gioacchino e Anna, isanti genitori della Madonna; il secondo perchè con ragionevolecertezza, possiamo affermare che in questa cittadina, la più popo-lata della Galilea, Gesù figlio di Dio, accompagnando Giuseppe,lavorò durante i lunghi anni della sua vita nascosta. Ecco alcunecose poco conosciute: in ebraico è chiamata “Zippori” che signifi-ca “simile a un uccello”. Il nome si fonda forse sulla bellezza delpanorama che si gode dalla sommità, come fosse da uno sguardodi uccello in volo. Nel 100 a.C. fortificatissima, resistette all’assal-to di Tolomeo III di Egitto. Erode il Grande nel ‘38 a.C. la conqui-stò durante una tempesta di neve e la fece il fortino delle suearmi. Quando morì, il legato romano di Siria, Varo, la rase alsuolo. Toccò poi al figlio di Erode, Erode Antipa, ricostruirla. Eccoil buon motivo per affermare che Giuseppe l’artigiano di Nazaretfu presente. Nella vicina Sefforis in quel tempo ci fu lavoro per

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tutti tanto che divenne, al dire di Giuseppe Flavio, “l’ornamentodella Galilea”. Il nostro pensiero si ferma a Gesù lavoratore: il crea-tore dell’Universo a Sefforis ha sudato provando la fatica quotidia-na, silenziosa offerta alla vocazione della totale donazione sullacroce.

Alla svelta ammiriamo il Teatro Romano di 5000 posti e l’edifi-cio vicino con mosaici che descrivono riti religiosi e scene dicaccia.

Scendendo, colpisce l’acquedotto con le cisterne sotterranee elasciando il sito, salutiamo la Chiesa Crociata del XII secolo dedi-cato ai Santi Gioacchino e Anna, i quali giuridicamente nonnimaterni di Gesù, ravvivino il nostro amore per Maria Madre delSalvatore e nostra.

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VERSO IL TABORQuesto monte (Ebr. Gebel el-Tor di significato sconosciuto), situato

a nord-est della pianura di Esdrelon, alto circa 600 metri sul livel-lo del mare e 100 sulla pianura sottostante, ci appare come unenorme panettone.

Miniera di avvenimenti storici e crogiolo di costruzioni di ognigenere, più volte distrutte e rifatte, per noi è importante per ilmomento della Trasfigurazione di nostro Signore di fronte a Mosèed Elia e agli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni.

Salendo in taxi per una strada a tornanti simile a un serpente,in mezzo a lecci, carrubi e pini, si giunge alla Bab el - Hawa (Ar. laporta del vento). Siamo in cima al sacro monte, in cammino suun’ampia spianata di metri 1200x400. A sinistra si intravvede traulivi, limoni, aranci e fiori il convento greco-ortodosso di Sant’Eliacon la cupola tutta rossa; a destra, c’è l’ospizio francescano chepresenta all’ingresso il bronzo del Santo Padre Paolo VI pellegrino

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quassù il 5 gennaio 1964. Entrando, saremo accolti dalle nostresuore italiane e vuoi per la familiarità istintiva, per il pranzo congli ingredienti della cucina nostra, per il paesaggio che si disten-de ai nostri occhi dal balcone, questo incontro rimarrà uno dei piùcari e simpatici di questi giorni.

Siamo difronte alla Basilica della Trasfigurazione, di stile roma-no-siriaco, è maestosa. Sorta su resti secolari è opera dell’architet-to Antonio Barluzzi che la costruì negli anni 1918-1924. Tra i tantifatti delle cronache del tempo ne ricordo uno curioso: ogni gior-no decine di cammelli, dalla pianura portavano in continuazioneanfore ripiene di acqua alle maestranze. Si entra passando sotto unarco ancorato a due torri che assieme al tetto della chiesa richia-mano le tre tende desiderate da san Pietro. All’ingresso ci sono le2 cappelle di Mosè e di Elia, al centro della navata centrale la crip-ta alla quale si accede scendendo dodici gradini e in fondo il gran-de mosaico della Trasfigurazione con a lato i due altari di MariaImmacolata e di san Francesco.

Nella cappella di Mosé, l’affresco dietro all’altare traccia imomenti forti della sua vita: il dono dei comandamenti sul monteSinai, il roveto ardente ove Jahvé manifesta il suo nome e la sor-gente d’acqua che scaturisce dalla roccia in pieno deserto. In quel-la di Elia è raffigurata l’apocalittica sfida con i sacerdoti di Baal; ilprofeta è l’icona fulgida dell’orante.

Il mosaico della Trasfigurazione ripropone il solennissimomomento. Gesù al centro, innalzato da terra, con le braccia aper-te e in vesti candidissime risplende nella gloria divina. Alla destra,sopra una nube, Mosè tiene tra le braccia la tavola dei 10 coman-damenti mentre a sinistra Elia porta i rotoli dell’insegnamento pro-fetico.

A terra, con i piedi nella boscaglia, Pietro, Giacomo e Giovannisono rapiti nell’estasi. La cripta, protetta da una vetrata sulla quale

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spiccano due grossi pavoni, simboli di immortalità, effonde unaluce soffice, propizia alla meditazione delle 4 divine realtà dellapersona del Verbo.

Qui le chiamano “le quattro Trasfigurazioni sensibili”, vedia-mole:

Nel primo mosaico, Dio si fa carne, ecco la nascita con il bimboche viene deposto sulla paglia.

Nel secondo, Gesù vero Dio e vero uomo si fa cibo, ecco l’ostiadell’Eucarestia.

Nel terzo, l’Agnello innocente è immolato, ecco il Venerdì Santogiorno della Redenzione.

Nel quarto, la tomba è vuota, ecco il giorno di Pasqua, giornodi Risurrezione.

Uscendo all’aperto, dall’Osservatorio ci parrà di vedere Gesù incammino per le piane della sua Galilea ad annunciare l’amore delPadre e l’amore verso il prossimo.

Nella santa Messa, imploreremo dal Signore qualcosa di quelmisterioso giorno della Trasfigurazione, con la beata speranza dicontemplarLo al termine del viaggio di quaggiù in cielo, qualeEgli è.

BREVE TAPPA A CANAQuesta cittadina di 5000 abitanti a 8 km. da Nazaret rievoca,

nella pala dell’altare del Santuario della Mediazione di Maria, ilprimo miracolo della vita pubblica di Gesù, quando mutò l’acquain vino per l’intercessione della Madre.

Fatto caro: il 30 settembre dell’anno 1906, giorno della consa-crazione della Chiesa, era presente, segretario del Vescovo diBergamo, il sacerdote Angelo Roncalli che poi diverrà papaGiovanni XXIII. In fondo alla via principale, bella è la cappella

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dedicata all’apostolo Bartolomeo che l’evangelista Giovanni chia-ma Natanaele. Nativo di Cana e quasi compaesano del Signore, èquindi il più vicino a lui sin dall’infanzia.

Acquisteremo qualche anforetta di vino molto buono, sarà festastasera a casa della mamma. E’ ormai notte, è la seconda diNazaret, portiamo addosso un desiderio solo: non possiamo vive-re senza Lei.

MARTEDI:Haifa (Ebr. Hefa, litorale bello?), terza città d’Israele con circa

250.000 abitanti è la prima per l’industria e il commercio con unporto modernissimo tra i più importanti del Mediterraneo.

Abbellita da viali e spazi verdi, ospita diversi nuclei musulmanie cristiani. Molto ci sarebbe da ammirare; accenno solamente alsilo Dagon, costruito nel 1955 accanto al porto, bello nella suaforma architettonica e capace di ricevere 100.000 q.li di cereali;all’unica metropolitana di Israele la “Carmelit” e alla Eshkol Towerdell’Università, situata in cima al Monte Carmelo, alta 25 pianicon una splendida veduta della costa sino ad Akko e al confinelibanese e verso la Galilea, sino agli orizzonti del Golan; infine, alcaratteristico santuario della religione Bahai, intessuta da unamiscellanea di figure profetiche che lungo i secoli invitano gliuomini alla pace, alla fratellanza e all’unità. Il tempio ultimato nel1953, circondato da un lussureggiante giardino persiano (inmemoria del vero fondatore del bahaismo, il persiano Husein HalìNuri (+1892), appare con la cupola dorata coperta da 12.000piastrelle smaltate in oro e lavorate in Olanda, e con le pietre dirivestimento e le colonne in granito rosa provenienti da Vicenza eBaveno, onore delle nostre ditte italiane.

Salendo per 2 km. via (Derekh) “Stella Maris”, siamo a 275 metri

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sul mare difronte al convento dei padri Carmelitani. La baia sotto-stante ci ammalia, ma è lo spirito che riceve una benefica sferzataperchè stiamo respirando una grande tradizione di fede. Infatti ilSantuario Basilica “Stella Maris”, costruito nel 1832, incorpora lagrotta dove visse il profeta Elia veneratissimo dai cristiani, dagliebrei e dai musulmani. La roccia scavata, sua casa e giaciglio, citocca sino alle ossa suscitando brividi salutari. Salendo alla nava-ta, dietro all’altare troviamo la statua della Madonna del Carmelocon due quadri laterali che richiamano l’uno il dono dello scapo-lare che Maria fa a Simone Stok, l’altro i Santi Giovanni della Crocee Teresa d’Avila, riformatori dell’ordine carmelitano. Sintesi diquesta spiritualità è il pregiato portale in bronzo dell’ingresso;scolpiti appaiono Elia con la spada vittoriosa e Maria che porta trale braccia il bimbo e lo scapolare.

Nei pressi notiamo ancora la piramide commemorativa deisoldati francesi caduti durante la campagna napoleonica.

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Riassumendo: Elia (Ebr. Javhè è Dio), come esprime il suo nome,è il difensore strenuo del Dio di Israele specialmente contro Baale i suoi seguaci. Lo scontro sovrumano narrato al capitolo XVIII delI° Libro dei Re, avvenne proprio su questo monte.

Oggi sulla cima chiamata “El Muhraqah” (Il Sacrificio), accantoal convento carmelitano, c’è l’altare simile a quello della sfida tre-menda tra Elia e i 450 sacerdoti di Baal. Qui il fuoco divino, scesomiracolosamente dal cielo, consumò l’olocausto, (il giovenco, lalegna, le pietre, l’acqua), strappando ai presenti la solenne accla-mazione di fede “Javhè è Dio”. Fu il trionfo del profeta: subito dopoper suo ordine, quegli illusi menzogneri, vennero afferrati uno auno e sgozzati lungo il torrente Kison. Discendendo al mare ricor-deremo i vicini villaggi di Isfija e Dalijat. Abitati da circa 15.000persone: sono drusi, etnia fedele agli ebrei. Si presentano con trat-ti gentili e ospitali e nei loro negozi si possono acquistare raffina-ti e caratteristici manufatti.

AKKO: (36.000 abitanti) antichissima, in posizione favorevole,strategica, a tutt’oggi è una città attraente ma che purtroppo rie-voca, insieme a tante altre orrende carneficine, indegni scenaridella storia. Visitata dai cosiddetti “Grandi della Terra”, da Faraoni,da Alessandro Magno (333 a.C.), da Giulio Cesare (47 a.C.), daVespasiano (67 d.C.), da condottieri crociati sino a NapoleoneBonaparte, citata dallo storico Plinio per la produzione dellasostanza colorante rossa (la porpora), ricavata da un mollusco, enominata da Marco Polo nel milione quale passaggio obbligatoper l’Oriente, per noi ha grandissima importanza perchè sanFrancesco d’Assisi insieme ad alcuni suoi frati qui sbarcò nel lugliodell’anno 1219. Durante il breve tempo trascorso in Egitto,Palestina, Siria, la santità straripante dalla sua persona e dalle sue

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parole invase queste terre testimoniando che gli uomini sono tuttifigli di Dio Padre e che in Gesù Cristo tutti sono fratelli.

A questo punto sento doveroso un accenno teologico al proble-ma del male.

Alcuni astronauti intervistati al rientro sulla terra, hanno rila-sciato stupefacenti dichiarazioni delle esperienze vissute lassù. Duedi queste mi hanno colpito: la visione della immensa muragliacinese e la depressione simile a una grande ferita del fiumeGiordano sino al Mar Morto, a 400 mt. sotto il livello del mare.

Ebbene, questa fenditura nella Terra di Palestina, la Terra diGesù, unica al mondo, serba tremendi misteri. Perchè proprio quiil Dio fatto carne doveva versare il suo sangue dalla croce?

Perchè in questa strisciolina del creato le sorgenti nei secolihanno visto, per così dire, più sangue che acqua, sino al punto cheil Mar Morto, mare senza vita, è la somma e lo specchio di tuttele orrende carneficine?

Di fatto, un grande peccato sconvolse gli inizi dell’umanità conconseguenze che perdurano all’avvenuta redenzione di Cristo. Lacittà santa, la Gerusalemme celeste, la possederemo solo in para-diso; finchè resteremo quaggiù, è gioco forza nuotare in un maredi sofferenze. Ma allora nulla può cambiare? Certamente sì, se gliuomini inboccassero la strada del bene comune; un mondomigliore ci verrebbe incontro. Pessimismo assoluto? Relativo?Assolutamente no! In unione ai patimenti di Gesù, ogni provaumana, sopportata con la sua grazia, concorre alla salvezza univer-sale. Nell’“Incantesimo del Venerdì Santo” di Wagner, a un certopunto si respira una mistica atmosfera: come mai quando Diomuore tutto pare un fermento di vita? I colori, i fiori, i cieli dellaprimavera incantano? La risposta c’è: dov’è morte la tua vittoria?Il sepolcro mai potrà trattenere colui che è la Via, la Verità e laVita.

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Nel giorno di Pasqua Cristo risorge e con Lui ogni cosa si nutredi speranza e di al di là. Queste sono le verità fondamentali delCristianesimo vissute ogni giorno dai santi e pure da noi. La vec-chia Akko ci riceve con le sue poderose mura e torri costruite nel1700 sulle preesistenti fondazioni crociate. Infatti, la città conqui-stata nel 1191 da Riccardo Cuor di Leone, al tempo della IIIª cro-ciata, divenne capitale del Regno Latino al posto di Gerusalemme.

Ben fortificata, per 100 anni ebbe rinomanza e splendore senzapari, sia per le potenti e ricche città marinare (Genova, Pisa,Amalfi, Venezia che qui avevano sede), sia per i grandi OrdiniMilitari Ospedalieri che ad Akko avevano posto la loro residenza,in particolare, l’ordine dei Cavalieri di San Giovanni.

Nel 1291, il sultano Melik el-Ashraf, l’assediò con 200 milauomini e la demolì compiendo una strage pazzesca e totale.

Mai si saprà quanti santi cristiani, frati domenicani e francesca-ni perirono.

Da quel giorno la chiesa crociata ormai cancellata diede ilnome alla città: “San Giovanni d’Acri”.

Ciò fa riflettere: nella pienezza del loro potere i crociati maiavrebbero vagheggiato di invocarla così.

Sull’area della chiesa crociata e sopra le costruzioni sotterraneeoggi c’è la bella “Moschea Bianca”, voluta dal pascià Abmed el-Giazzar soprannominato ”il macellaio” e terminata nel 1781.Attraente sarebbe visitare nella cittadella crociata, fatta dai cavalie-ri di S. Giovanni e sepolta nella conquista del 1291, la sala deiCavalieri, la sala del Gran Maestro, la cripta, il tunnel che sfocianel fondo ove si trova l’ospizio dei pellegrini, con i lavori ancorain corso.

Purtroppo il tempo fugge inesorabile e ci porta altrove.Lasciando Akko costeggiamo Naharija (32.000 abitanti).

Fondata nel 1934 da Ebrei fuggiti dalla Germania nazista è

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un’attraente località balneare. Il suo museo è ricco di reperti dal-l’età del bronzo sino all’epoca romana con interessanti statuette diterra cotta e anfore fenicie.

Ancora pochi km. a nord tra coltivazioni e piscicolture e rag-giungiamo Capo Rosh ha-Niqra (Ebr. Promontorio delle grotte).

Due motivi ci hanno condotti. Il primo è di carattere storico: quitermina la parte meridionale della scogliera chiamata “Scala diTiro” oppure “Scala dei Pellegrini”, passaggio obbligato dallaFenicia alla Palestina attraverso una lunga gradinata intagliatanella roccia.

Fiumane di gente sono transitate quassù, tra cui l’esercito diAlessandro Magno nel 333 a.C. Questi tempi andati con le lorostorie e sconvolgimenti ci riempiono la testa e ci fanno sentire pic-cini, piccini.

Il secondo motivo è la scoperta di un ambiente davvero sedu-cente, tra i più belli della Terra Santa.

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Le bianche scogliere calcaree, che spuntano dal mare sotto uncielo di azzurro intensissimo, parlano all’anima, poi, al contrariodi casa nostra ove le teleferiche portano verso le cime, qui unafunicolare ci farà scendere a pelo d’acqua.

Un tunnel ci permetterà di osservare le grotte scavate in conti-nuazione dalle onde, mentre udiremo suoni sconosciuti tra riflessidi luci e colori forse di altri mondi.

Si rientra a casa, sarà la terza notte di Nazaret, l’affetto e l’amo-re per la madre cresce sempre più.

MERCOLEDI:E’ una delle giornate più dense di ricordi e riflessioni perchè

visiteremo località carissime a Gesù e ai suoi dodici.Siamo sulle orme di Gesù camminatore nella sua Galilea e vici-

nanze. Il figlio di Dio annuncia ciò che i secoli attendevano, com-piendo ogni sorta di opere buone. Saliamo a Banias a 320 mt. dialtitudine: il suo nome si riferisce al Dio greco Pan, protettore del-l’agricoltura e degli armenti. E’ situata a Sud della catena delMonte Hermon (2814 mt.), alle sorgenti del fiume Giordano. NelNuovo Testamento è “Cesarea di Filippo” in quanto, uno dei figli diErode il Grande, Filippo appunto, avendola avuta in eredità, lafece capitale dei suoi territori dandole il nome dell’imperatore eaggiungendovi anche il proprio. Tra sorgenti ricche d’acqua erigogliosa vegetazione, parco protetto abitato da rare specie diuccelli, scorgeremo alcune caverne rupestri, edicole pagane eruderi di costruzioni, segni dello splendore passato. In alto a sini-stra della grotta principale, si scorge la chiesetta di san Giorgio, inarabo “El Khader” (il Verdeggiante), questo è uno degli appellatividato al profeta Elia molto ricordato e onorato dai musulmani e drusi.Per noi cristiani Cesarea di Filippo ci ha regalato la professione di

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fede di san Pietro: “Tu sei il Cristo il figlio del Dio vivente”. Oggisospinti dall’ardore del primo Papa, la sua professione come nonmai è totalmente nostra. Poche sono le parole ma illuminanti per-chè danno senso alla nostra appartenenza alla Chiesa.

Infatti la salvezza, come dice l’evangelista Giovanni è credereche Gesù è il Cristo, il figlio di Dio cosicché credendo abbiamo lavita nel suo nome.

Avviandoci a est verso le alture del Golan, vedremo in alto ilcastello fortezza di Nimrod, voluto dai crociati nel XII secolo, poialcuni villaggi drusi e il laghetto di Er-Ram da dove si gode uneccezionale veduta del Monte Hermon sempre innevato. Moltoapprezzate e gustose saranno le piccole mele coltivate quassù ingrande quantità dai drusi.

Seguendo il confine siriano, punteggiato da posti di osservazio-ne, sfioreremo Quneitra, cittadina abbandonata e spettrale.

Ed eccoci al Kibbutz di Ein Gev (Ebr. “Sorgente della cisterna”),sulla sponda orientale del lago di Galilea. Il lago, alimentato dalfiume Giordano a 210 metri sotto il livello del mare, lungo 21 km.e largo 11,5 con profondità sino a 50 mt. ha diversi nomi: Lagodi Kinneret (Ebr. Simile a un arpa), di Genezaret (dalla pianura diNord-Ovest), di Tiberiade (dalla città della riva occidentale). Per noi èil lago di Gesù, infatti nessun territorio di tutta la Palestina quan-to questo, ha avuto la sorte di essere costantemente visitato e san-tificato dal Signore. La sua parola, i suoi miracoli, i suoi fatti straor-dinari, cardini dei 4 Vangeli, hanno riverberato la realtà della suadivinità sulle acque, sui villaggi rivieraschi, sui volti degli apostolie sulle folle, segni indelebili di ieri, oggi e sempre del Dio vivente.

In riva al lago faremo una sosta tonificante. Il Kibbutz è moder-no, grandioso, forse è il più frequentato di Israele. La sua gente èlaboriosa, organizzatissima e ogni cosa lo dimostra.

Attrezzato per l’accoglienza e la ristorazione, dal 1957 un salone

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auditorium può ospitare sino 5.000 persone per incontri culturalie feste.

Gusteremo i filetti del pesce s. Pietro, il “Musht” (Tilapia), che inarabo significa “pesce pettine”, per la pinna del dorso simile aquesto strumento universale.

Nel salone del pranzo c’è comunione tra noi, ma i nostri sguar-di già corrono sulle onde del lago e sulle sponde che s’intravve-dono lontane. La collina ai piedi della montagna del Golan con incima le rovine di Hippos (Gr. cavallo), o Susita (Ar. cavalla) è allenostre spalle, navighiamo per Cafarnao.

Sul battello il tempo pare fermarsi: come in un filmato rivedre-mo gli apostoli prima della chiamata di Gesù nel loro lavoro dipescatori, fonte di sostentamento per la gente dei villaggi e lecarovane di passaggio; poi, dopo l’adesione al Nazareno, rivivre-mo le tante traversate in barca a toccare ogni sponda del lago, imomenti prodigiosi della pesca miracolosa, della tempesta seda-ta, dell’apparizione nella notte quando Gesù tende la mano a

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Pietro in pericolo di affogare, sino al pranzo sulla riva con pani epesci arrostiti, con Lui presente, risorto e vivo.

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LA SINAGOGALa costruzione che abbiamo dinnanzi fa effetto e stimola una

forte gratitudine ai padri Corbo e Loffreda perchè vediamo i frut-ti delle loro fatiche. Negli anni 1960 con interventi mirati, miseroin luce le antiche fondamenta in basalto, appartenenti alla IªSinagoga voluta dal centurione romano e frequentata da Gesù.

In questo momento, è salutare ricordare l’impressionante fattonarrato dall’evangelista Marco (1,21-34), quando Gesù, in un gior-no di sabato, libera un uomo posseduto da uno spirito immondoper recarsi poi nella casa di Simone poco lontana.

LA CASA DI SAN PIETROSoltanto in cielo conosceremo i bellissimi momenti degli inse-

gnamenti e dei profondi affetti vissuti da Gesù in questa casa,primo seminario della Chiesa. Situata a sud della Sinagoga accan-to al lago, questo luogo fu venerato sin dai primissimi tempi quale“Domus Ecclesia” (Casa Chiesa).

Un testo di Pietro diacono risalente al ‘400, riporta quanto scrit-to dalla pellegrina Egeria (in Terra Santa dal 393 al 396): aCafarnao la casa del principe degli apostoli è stata trasformata inChiesa e le pareti sono tutt’oggi intatte.

Attorno all’anno 550 i bizantini costruirono una basilica ottago-nale che includeva tutto il complesso ma, il terremoto del 665 fecesparire ogni cosa.

Frattanto scorrono i secoli; nel 1968 i benemeriti padri Corbo eLoffreda, continuando gli scavi sotto l’antica basilica bizantina ini-ziati nel 1921 da padre Gaudenzio Orfali, scoprirono i resti dell’a-bitazione di Pietro, straordinario tesoro per l’intera cristianità.

La Custodia di Terra Santa nella gioia di così importante succes-so, per salvaguardare questi preziosi reperti, il 29 giugno 1990

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regala alla Chiesa pellegrina quaggiù un tesoro imperituro: “IlMemoriale di San Pietro”. Opera dell’architetto italiano Ildo Avettadi Firenze, quest’edificio commuove e rapisce. Otto colonnesostengono una grande barca capovolta cosicchè e dal piano terra,lungo il perimetro, e dall’alto, attraverso un quadrato, si puòammirare ciò che rimane della sacra abitazione. Mai scorderò lavivissima commozione di un mattino lontano, quando proprioqui, assieme a un centinaio di sacerdoti, celebrai l’Eucarestia. Ildiscorso sul pane di vita fatto da Gesù nei pressi della casa diPietro si avverava sull’altare.

Chiudo con un fatto toccante: padre Virginio Corbo, ecceziona-le figlio spirituale di questa terra, è sepolto, per suo volere, allasinistra del memoriale guardando il lago. Che dire? E’ un vessillodi fedeltà assoluta anche oltre la morte.

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TABGADal greco Èptapegon, dall’arabo el-Tabiga, significa “sette fon-

tane” e ciò giustamente, per la presenza di molti sorgenti.Questo lembo di lago assai frequentato da Gesù e amato dalla

tradizione cristiana, offre tre splendidi momenti tratti dai Vangeli.I fatti sono narrati sempre in modo chiaro, dalla pellegrina Egerianel suo diario: non lontano da Cafarnao troviamo una zona roccio-sa, luogo ove sostò Gesù …… più sopra c’è un prato con sette fon-tane ove il Signore saziò il popolo con cinque pani e due pesci…… più in alto ancora vi è una grotta sopra la quale il Signoredisse le beatitudini …… Dalla data di questo scritto sono trascor-si secoli e noi, oggi fortunati, riviviamo queste cose nei tre santua-ri esistenti. Eccoli.

SANTUARIO DELLA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI(Gv. 6,1-15). Affidato ai padri Benedettini tedeschi, che nel 1982inaugurano la chiesa nuova sorta sulle fondamenta primitive e

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sulla Basilica bizantina. Il restauro dei mosaici bizantini, straordi-naria composizione di un ignoto artista egiziano, tra i più belli esi-stenti in Israele, lascia a bocca aperta. Volentieri ascolteremmo lalezioni di un esperto in fauna e flora orientali tante sono le varietàdi uccelli, di piante e fiori di questo fantastico capolavoro, mentreviva nella memoria rimarrà la pietra della moltiplicazione dei panisituata sotto l’altare, il cestello con i pani e i pesci collocato di fron-te all’altare e le sette bocche d’acqua zampillanti nel caro e sobriochiostro.

SANTUARIO DEL PRIMATO200 metri a est dal santuario della moltiplicazione dei pani,

attraverso un robusto cancello, si scende in riva al lago dove nel1933 è stata costruita la nuova chiesa sugli antichi resti in parteemergenti dalle rocce. Qui ci fu la pesca miracolosa all’alba di una

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notte infruttuosa (Gv. 21-1 6), poi il conferimento del primato aPietro, fatto da Gesù risorto con il triplice comando: “Pasci le miepecore”.

A perenne ricordo di questa circostanza che fonda l’esistenzadella chiesa su Pietro e i suoi successori, padre Andrea Martiniofm., dona nel 1983 una significativa opera in bronzo: Gesù sten-de la mano destra sul capo di Pietro che gli è di fronte conferman-dolo capo della chiesa, mentre con la sinistra porge il vincastro delpastore. I fiori tutto attorno e l’ambiente incantevole, sembranoinnalzare un inno angelico a questa nostra Chiesa, che per la pro-messa del Signore, giammai smarrirà il cammino.

SANTUARIO DELLE BEATITUDINI200 metri a nord-ovest del santuario del primato, nel 1935

padre Bellarmino Bagatti scoprì le rovine di una cappella con

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mosaici, situata sotto la grotta già descritta dalla pellegrina Egeria;essa, visibile tutt’oggi, pare essere proprio il luogo dell’annunciodelle beatitudini.

Per finire, sulla sommità della collina a 150 mt. di altitudine sullago, all’inizio del 900, un nostro insigne biellese, il senatoreErnesto Schiapparelli di Occhieppo, acquistati alcuni terreni, sidiede ad edificare un ospizio per i pellegrini. L’opera terminatanel 1926, sotto l’egida dell’Associazione Schiapparelli, venne affi-data alla suore francescane italiane.

Nel 1937 progettato dall’architetto Antonio Barluzzi, poco sottol’ospizio, sorge il Santuario della beatitudini. Qui, ogni cosa con-corre a fare di questo luogo uno dei più belli e penetranti di tuttala Terra Santa.

Il grande parco, gli alberi con le radici a fior di terra che paio-no comunicare qualcosa di arcano, i fiori e soprattutto lo stupen-do panorama sul lago e sulla pianura di Genezaret, accendonoanche i più freddi e così siamo coinvolti in diretta dai fatti opera-ti dal Signore Gesù.

La chiesa, gemma di rara bellezza, di forma ottagonale, portaincise su ogni lato le beatitudini (Mt. 5,16), mentre le ampie fine-stre, convogliando fasci di luce, paiono trasfigurarci. Il mosaico delpavimento è una sinfonia alle tre virtù cardinali “Fede, Speranza eCarità” e alle quattro virtù teologali: “Prudenza, Giustizia, Fortezza eTemperanza”.

All’esterno un porticato ad anello invita i fedeli a passi di rifles-sione per scoprire forse la beatitudine che più si addice al DNA diciascuno. Rientriamo a Nazaret. E’ l’ultima notte a casa dellamamma. L’animo è in mezzo a fuochi d’artificio di ricordi evange-lici. Sopporteremo tanta spirituale ebrezza?

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GIOVEDI:Lasciamo Nazaret, la casa della Madre, una delicata nostalgia

pare ritmare i nostri respiri. Quando riusciremo a tornare quassù?Oggi in viaggio, faremo il pieno di Terra Santa, particolarmentesotto l’aspetto geografico. Incontreremo paesaggi e vedute indi-menticabili (ciascuno riempirà il proprio zainetto), mentre speri-menteremo insieme la discesa lungo la fossa del Giordano sino a400 mt. sotto il livello del mare. Attraverseremo territori battuti

dai Patriarchi, da gente di ogni razza e da infinite carovane. A BetShé an (Ebr. casa della dea dei serpenti), sosteremo per un dovero-so ricordo. Questa cittadina di 12.000 abitanti, nell’antichità eraimportantissima per la sua posizione. Tutmosis III la conquistò nel1480 a.C. fortificandola perchè passaggio obbligato sulla viadall’Egitto all’Oriente. Nel VII sec. a.C., Tolomeo II la ristrutturòcon i canoni dell’architettura greca. Dall’allora prese il nome diScitopoli. Quale interesse per noi? Era il tempo dei datteri maturi,lasciando la macchina insieme a un caro sacerdote vercellese, ora

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in Paradiso, lo vidi inginocchiarsi e baciare piangendo questaterra. Fui molto ammirato mentre egli pieno di affetto, con voceaccorata, ripeteva che su queste zolle il primo vescovo di Vercelli,il nostro s. Eusebio, aveva vissuto un esilio mortificante e brutaleiniziato nel 355 e durato sei anni.

Queste sue sofferenze, sopportate con animo nobile, gli valseroil duplice titolo di santo e martire quando, nel 371, morì nella suaVercelli. Sant’Eusebio, primo evangelizzatore del Piemonte, è gran-de nella storia della chiesa per la strenua difesa della dottrinariguardante Gesù Cristo, definita dal Concilio di Nicea nell’anno325. Ecco la la sostanza: “… crediamo in un solo Signore Gesù Cristo… Dio vero da Dio vero, generato non creato consostanziale al Padre…”. Con questi insegnamenti, Eusebio fu un baluardo al Conciliodi Milano del 355, presente l’imperatore ariano Costanzo II e così,per la sua indomita testimonianza, finì in esilio. Ma il suo amoreper il Figlio di Dio fatto uomo lo rese altresì gigante nel diffonde-

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re il culto di Maria, la madre ebrea del Signore. E proprio per que-sto a noi biellesi sant’Eusebio è carissimo: la nostra conca d’Oropacon il suo bellissimo Santuario, ne è il dono più fulgido.

Da secoli questi monti cantano le lodi alla maternità divina,rugiada, per le nostre terre, di grazie celesti di generazione ingenerazione.

GERICO (Ebr. Yeriho luna? Arab. Ariha giardino?). La cittadina cheincontriamo, oasi lussureg-giante tra palme e profumi, èposta a sud della Gerico antica(l’insediamento umano risalen-te a 8000 anni avanti Cristo) edella Gerico dei tempi di Gesù.Se dovessimo seppur breve-mente, addentrarci nella suastoria, ci tufferemmo in unaragnatela. Ricordo soltanto chenel 1200 a.C., gli Ebrei entran-do nella Terra Santa la conqui-starono e Giosuè pose nei suoipressi, a Galgala lungo ilGiordano, il suo insediamento.Eliseo, dopo che Elia fu rapitoin cielo, bonificò la sorgente

che vedremo. Però Gerico è conosciuta per quanto fece Erode ilGrande dopo averla acquistata dalla regina Cleopatra. Per l’abbon-danza delle acque, per l’eccezionale fertilità, per la posizione chia-ve sulle vie di transito, Erode, con eccezionale regia, la fece suaresidenza invernale senza pari. Si ammiravano piscine, stupendigiardini, un ippodromo, un anfiteatro, un lago artificiale e tante

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abitazioni di lusso tra le quali il palazzo d’inverno (casa di cura e dibenessere “ante litteram”), ove poi morì.

Noi oggi, ci commoviamo rivedendo Gesù che tante volte passòdi qui per salire a Gerusalemme sino a quell’ultima, quandoessendo giunta “la sua ora”, stenderà le braccia sulla croce per sal-varci. Noi oggi desideriamo imitare il cieco Bartimeo, quando aibordi della strada gridò “Gesù figlio di David abbi pietà di noi”. EGesù, fermatosi, comandò che glielo conducessero, e quando loebbe alla sua presenza, gli domandò: «Che vuoi che ti faccia?». (Ilcieco) rispose: «Signore, che io veda». E Gesù gli disse: «Vedi! Latua fede ti ha salvato». E subito vide e seguiva Gesù glorificandoDio. E tutto il popolo, testimone di questo fatto, diede lode a Dio.(Luca 18, 35-43).

L’ALBERO DEL SICOMORO (Luca19, 1-10). Ricordando l’in-contro con Zaccheo ilpubblicano, mediteremoun momento di fronte aquesto albero e quandopranzeremo, rivivremo lagrande gioia di questopubblico peccatore nel-l’accogliere in casa sua ilSignore Gesù e nuova-mente udiremo le paroledivine: “Il Figlio dell’uomoè venuto a cercare e a salva-re ciò che era perduto”.

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LA SORGENTE DI ELISEODopo che Elia salì “nel turbine verso il cielo”, Eliseo tornò a Gerico.Gli abitanti gli dissero: «Ecco è bello soggiornare in questa città,come tu stesso puoi constatare, signore, ma l’acqua è cattiva e laterra è sterile». Ed egli disse: «Prendetemi una pentola nuova emettetevi del sale». Gliela portarono, Eliseo si recò alla sorgentedell’acqua e vi versò il sale, pronunziando queste parole: «Dice ilSignore: Rendo sane queste acque; da esse non si diffonderannopiù morte e sterilità». Le acque rimasero sane fino ad oggi, secon-do la parola pronunziata da Eliseo (2 Re, 2,19-22). La fontana chevediamo è stata restaurata da operai italiani.

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IL MONTE DELLA QUARANTENADi fronte a Gerico a pochi km. dal centro, si erge maestoso e apicco il monte della quarantena (Arab. Giabal Kuruntul). Secondo latradizione Gesù si ritirò in preghiera e digiuno per quaranta gior-ni, subendo pure la tentazione di Satana (Mt. 4,1-10). Il monaste-ro costruito nel 1895 dai monaci greco-ortodossi, ha accanto lagrotta trasformata in cappella che ricorda quei giorni di penitenzae quel misterioso episodio. Quassù si giunge arrampicandosi perun ripidissimo sentiero oppure trasportati da una graziosa ovovia.

Dall’alto ci attendono panorami da brivido e panorami celesti.Salutiamo Gerico, Gerusalemme ci attende. Percorreremo una stra-da asfaltata molto bella e sommando i 400 metri sotto il livello delmare con gli 800 metri di altitudine della Città Santa, proveremoun dislivello di 1200 metri (niente male). A sinistra si scorgerà ilpunto in cui il fiume Giordano si immette nel mar Morto regalan-do alle acque salmastre una scia di acqua dolce, salendo incontre-

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remo il punto zero a livello mare e più in alto il Khan el-Hatruridetto il caravanserraglio del buon samaritano, teatro della parabolanarrata da Luca (10, 25-37) tra terre e rocce rosse.

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Ma ora importantissima è la tappa nel deserto di Giudea.Questa fermata ci colpirà, oserei dire, come un’apparizionesovrannaturale. Le colline, le dune del deserto che si estendonoverso l’alto quasi a toccare il cielo, il Wadi el-Qelt, torrente chescorre in mezzo a pareti scoscese sotto i nostri occhi, il monasterodi s. Giorgio di Koziba, intarsiato nel fianco della montagna, scri-gno di fede, santità e preghiera, metteranno a nudo tutta la nostrapochezza.

Qualcosa di misterioso e struggente ci invaderà, saremo scossida una voce tonante che colpirà l’anima, sarà: il silenzio, il silen-zio, il silenzio.

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GERUSALEMME (Ebr.: Yerushalajim: città della pace, Ar.: Al-Quds: lasanta).

E’ la città certamentepiù amata dalle tre reli-gioni monoteiste delmondo. Per gli ebrei è lacittà di Davide o dell’an-tico patto. Per noi cristia-ni è la città ove GesùCristo è morto e risorto,donandoci l’eucarestia ela chiesa. Per i musulma-ni è la città dalla qualeMaometto salì al cielo.Gerusalemme, nei sogni,città della pace, della spe-ranza e richiamo al cielo,da secoli galleggia nell’o-dio, nel dolore e nelleviolenze, documentate daun centinaio di assedi e

distruzioni. Per conoscerla un poco partiamo dalla roccafortegebusea conquistata da Re Davide intorno all’anno 1000 a.C.;porta il nome di monte Sion o città di Davide. E’ il punto più alto,e siamo accanto alla basilica della Dormizione di Maria, consacra-ta nel 1910 e affidata ai monaci benedettini tedeschi. Al tempodei crociati, una grande chiesa da loro voluta includeva ilCenacolo, che ora è alle spalle della basilica. Questo luogo nonspazioso, intricatissimo di vicende storiche è fatto di sale inferiorie di sale superiori. Le prime, a piano cortile, custodiscono i rotolidella Torah e la tomba del profeta Davide. Le seconde al piano

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elevato ricordano i seguenti avvenimenti tanto cari a noi cristiani:la lavanda dei piedi (Gv. 13,4-17). L’Istituzione dell’Eucarestia (Mc.14, 22-25). Le apparizioni di Gesù Risorto (Gv. 20,19-23). La disce-sa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste (Atti, 2, 1-12).Dunque il cenacolo è la prima dimora della chiesa e segna il “Big-Bang” del dono di Cristo vero Dio e vero uomo: la sua presenzanell’Eucarestia per tutti i secoli.

Se stasera comprendessimo qualcosa, in un baleno la TerraSanta ci svelerebbe che quel Gesù che andiamo scoprendo nellasua terra, l’abbiamo stabilmente con noi. Per miracolo divino èpresente e vivo nell’ostia consacrata. Questo infinito dono, miste-ro profondo, sembra avere poca risposta in noi, in cammino tratante sciocchezze. Eppure, convinti e insieme uniti, affidandoci aLui potremmo scombinare il mondo.

Vicino a questo Cenacolo evangelico, nella speranza che ungiorno possa tornare alla cristianità, i padri francescani nel 1936inaugurarono un piccolo convento con la chiesa intitolata “AdCoenaculum”, “Nuovo Cenacolo o Cenacolino”, segno di grandissimoattaccamento al santo luogo ove Gesù istituì l’Eucarestia e ilSacerdozio. Negli anni ‘80 questo soave ambiente è stato ulterior-mente abbellito da tre artisti francescani, dall’architetto padrePodromo, dallo scultore padre Martini e dal maestro vetraio padreFarina. Ed ecco la porta di Sion, la mappa topografica ci orientafacilmente. Le mura della città vecchia, fatte erigere da Solimanoil magnifico negli anni 1550, offrono oggi sette porte d’accesso,le scopriamo seguendo il corso delle lancette dell’orologio: portadi Sion, porta di Giaffa, porta Nuova, porta di Damasco, porta diErode, porta di s. Stefano, porta dei Magrebini; al di fuori dellemura questa medesima mappa segnala le località narrate daiVangeli.

Scendendo sulla destra, incontriamo la chiesa di s. Pietro in

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“Gallicantu”, (al canto del gallo), edificata dei padri assunzionistifrancesi ai primi del ‘900, su resti bizantini. Questa civiltà operan-te in Terra Santa negli anni 313-638 d.C., ebbe il pregio di salva-re molte costruzioni sacre con interventi conservativi arricchiti damosaici e quant’altro. Questo modo di agire divenne segno diforte veridicità nel tramandare la memoria dei siti più cari.

Ecco perchè siamo abbastanza certi che proprio nella grotta sot-tostante questa chiesa, s. Pietro si sia rifugiato per piangere ama-ramente.

Chiediamo a Lui il dono di qualche sua lacrima, ognuno di noiconosce quando sarà ora di offrirle al Signore.

E’ la prima notte a Gerusalemme. Non so quali cose stiano bol-lendo nelle teste di ciascuno. Siamo assai lontani dai ritmi di casanostra. Nell’albergo, qualcuno spalancherà le finestre forse perammirare le stelle, forse per udire voci o suoni, forse per coglierequalche profumo, forse per un non si sa……

Il fatto sconvolgente è che 2000 anni or sono, il Figlio di Dioqui respirava, qui camminava, qui amava ogni uomo. Perchèsiamo così lontani dall’Infinito?

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VENERDI:Ci troviamo sul monte Scopus (Gr. Veduta), a 830 mt. di altitu-

dine. E’ uno dei belvedere più belli su Gerusalemme mentre scor-giamo sulla sinistra snodarsi il deserto di Giuda, al centro la dor-sale del Monte degli Ulivi e a destra in basso, la valle del Cedron.Qui sostarono tutti gli eserciti che nei secoli la vollero conquistare.Il generale Tito che purtroppo nel 70 d.C. la raderà al suolo, giun-gendo quassù con le sue legioni, restò a bocca aperta al vederlainaspettatamente così meravigliosa e quasi imprendibile nelle suemura. Sulla sommità, spiccano l’università ebraica e l’ospedaleHadessa. Del nostro pellegrinaggio, questo è il giorno della scac-chiera dei ricordi e certamente il più impegnativo e incisivo, e,seppure ci mancherà l’ordine cronologico dei fatti, accoglieremonell’anima la sostanza dei gesti umano-divini di Nostro Signore.

EDICOLA DELL’ASCENSIONEE’ il luogo della partenza verso il cielo di Gesù difronte ai suoi

apostoli (Atti 1,4-13). L’edicola che ci sta dinnanzi risale al tempodei crociati e fu costruita al posto della prima dell’anno 376 chia-mata Imbomon (sulla vetta), distrutta poi dai persiani nel 614.

Nel 1200 i musulmani, come cappello, le misero la cupolettaattuale perdendo così il caldo significato dell’ascesa al cielo senzal’ostacolo del soffitto. La pietra del pavimento, secondo un’anti-chissima tradizione, mostrerebbe il segno delle orme di Cristo,(piede sinistro?). Una cosa è certa: questo momento se da un latoricorda l’infinita tristezza dei discepoli nell’addio, dall’altrol’Ascensione di Gesù è la vera speranza di tutti gli uomini (ancheper coloro che lo ignorano); un giorno l'incontreremo lassù.

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CHIESA DEL PATERPare questo il luogo

ove Gesù insegnò la pre-ghiera del Padre Nostro(Lc. 11,14).

Il Santuario con il con-vento di clausura dellesuore Carmelitane risaleal 1875. Il chiostro irrag-giante mistiche sensazio-ni protegge i resti del-l’antica grotta e dellabasilica dell’Eleona (nel-l’uliveto), voluto dallaregina Elena in ricordodelle rivelazioni sulla pas-sione, fatte da Gesù aisuoi Apostoli.

E’ ornato da 36 grandicornici in maiolica che

portano incise in varie lingue, la sublime preghiera.Quale proposito? Ogni giorno sarà nostra.

CHIESA DEL DOMINUS FLEVIT (Il Signore pianse) (Lc. 19,41-44).Scendendo dalla chiesa del Pater il percorso offre una visione

della città di una bellezza indicibile, la definerei: una foto per l’a-nima. Proprio da queste parti il Signore Gesù pianse suGerusalemme profetizzandone l’abbattimento totale “… non lasce-ranno in te pietra su pietra …”. La chiesa odierna, simile a unatenda, è del 1955, opera di Antonio Barluzzi.

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IL GETSEMANI (Ebr. Gat - shemanin, frantoio per l’olio).Per noi cristiani è uno dei luoghi più toccanti perchè è da qui

che hanno inizio le ore decisive della nostra salvezza. Non ci fer-meremo in minute descrizioni, ci presentiamo con tre atteggia-menti personali: con la voglia di scolpire negli occhi ciò che vedia-mo, con la voglia di ascoltare il silenzio, con la voglia di commuo-verci nell’anima.

Il Getsemani ci fà conoscere tre ambienti: la grotta, l’orto degliulivi, la Basilica dell’Agonia. La grotta di forma irregolare ha leseguenti dimensioni: 17 mt. di lunghezza, 9 di larghezza e 3,5 dialtezza e sin dal 1392 è custodita dai padri Francescani. Nel 1955un alluvione la riempì di melma rovinando il sobrio arredamento.

Nel 1956 i padri, durante il restauro, misero in luce le primefondamenta, quelle del tempo di Gesù, dove avvenne il tradimen-to di Giuda e la cattura del Signore: “come contro un brigante conspade e bastoni siete venuti a prendermi” (Marco 14, 43-52).

Accanto, riparata da una cancellata in ferro battuto, c’è l’orto

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con otto ulivi secolari. Siccome queste piante hanno lunghissimavita, forse sono le uniche che potrebbero raccontare la terribilepaura di Gesù di fronte alla morte nello strazio del totale abbandono.

Segue la Basilica dell’Agonia, costruita negli anni 1920 sugliantichi resti bizantini e su progetto di Antonio Barluzzi. Di fronteall’altare emerge la roccia dell’Agonia ove Gesù soffrì l’impossibi-le “…… in preda all’agonia, pregava più intensamente, e il suosudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra ……“(Lc. 22, 39-46). Questa basilica inoltre, essendo stata eretta con ilcontributo di genti diverse, porta anche il nome riconoscente di“Basilica delle Nazioni”.

Per gli ebrei il Muro (Ha-Kotel).Per gli altri il muro del pianto.E’ il cuore dei veri praticanti ebrei perchè ricorda il monte

Moriah. Era l’altura sulla quale Abramo, in segno di assolutaobbedienza, fu pronto a sacrificare il figlio Isacco e dove ReDavide trasportò l’arca dell’Alleanza che verrà poi accolta nelprimo Tempio, quello di Salomone. Il muraglione è di Erode ilGrande, quando ristrutturando il Tempio lo fece uno delle sette

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meraviglie del mondo. Dal 1967 questo sacro spazio è diventatodi fatto una Sinagoga all’aperto, ospitando donne e uomini.Dinnanzi a questo muro, “Il Pio Ebreo” offre esempio di ardentepreghiera. L’ambiente suscita profondo rispetto. Non si fuma. Inalto sei grandi stelle di Davide fiammeggianti ricordano i sei milio-ni di ebrei sterminati dal nazismo. Quando tutte le sofferenzeumane raggruppate insieme nutriranno la pace?

Dietro al muro si estende la grande spianata a forma di trape-zio definita: “il nobile recinto sacro”, “Al-Haram ash-Sharif”, condue moschee, gloria del mondo islamico, dopo la Mecca e Medina.

LA CUPOLA DELLA ROCCIA (Ar. Qubbet as-Sakhra). E’ il più antico edificio musulmano di Palestina e fu costruito

negli anni 665-671 sotto il califfato di “Abd el-Malik”. E’ unamoschea molto bella per le linee architettoniche, ricchissima dimarmi, ori, mosaici, ceramiche, tappeti. La cupola alta 21 metridal tamburo, è rivestita da lastre ed alluminio ricoperto di oromassiccio. La spianata ottagonale ha gli ingressi nei quattro punticardinali e sull’alto della cupola sovrasta la mezzaluna. Al di là diquesta sintesi, è importante soffermarci su ciò che la moschea con-tiene: la roccia santa del monte Moriah (mt. 18x13).

Qui la tradizione ebraica indicò il punto dove Abramo intende-va sacrificare il figlio Isacco (Genesi 22, 1-19). Il terreno acquistatoin seguito da Re Davide dal gebuseo Ornam, diverrà il sito dell’al-tare degli olocausti, del tempio di Salomone.

Vicina e in direzione sud, s’innalza solida la moschea di El-Aqsa(significa: la lontanissima dalla Mecca). Ha una cupola che raggiun-ge 18 mt. di altezza, è riccamente decorata, è avvolta di luce espaziosa, sino a poter ospitare di volta in volta 5000 persone peri momenti della preghiera, è la più frequentata dai musulmani.

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BASILICA DEL SANTO SEPOLCRO(Gli orientali la chiamano Basilica dell’Anàstasis = Risurrezione).

E’ il luogo della morte e della vita, il più drammatico, il piùgioioso dell’universo, perchè qui il Cristo, il Figlio di Dio fattouomo, muore e risorge. Il racconto dei Vangeli ci travolge, cidistrugge, poi, ci conduce al Vivente. Ecco le ore sublimi e immor-tali nei secoli, crocevia della storia, ago di bilancia per tutte lecreature.

• Gesù è condannato alla Crocifissione (Gv. 19,4-16).

• Gesù è crocifisso (Gv. 19,17-20).

• Gesù muore in croce (Mc. 15,33-39).

• Gesù è deposto dalla croce e sepolto (Gv. 19,31-42).

• Gesù è risorto (Mc. 16,1-7).

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Se sommassimo la pianta attuale della basilica con la piantaarcheologica, credo che non basterebbero cento tesi di laurea perdipanare i fatti accaduti in questa zona, oserei dire “vulcanica”,nello scorrere dei secoli sino a oggi, tra costruzioni, distruzioni,rifacimenti, modifiche ……

Ci limitiamo all’essenziale: dai Vangeli sappiamo che Gesùmuore sulla croce in un luogo detto in aramaico “Golgota” e ingreco “Cranio”, con accanto due ladroni.

Nei pressi, si trova un podere rurale di Giuseppe di Arimateacon la sua tomba di famiglia.

Nel 44 d.C., Erode Agrippa, con la costruzione del terzo muroattorno a Gerusalemme, ingloba il tutto rendendelo edificabile.Con certezza conosciamo che questo luogo santissimo, venerato eprotetto dalle prime comunità cristiane come nessun altro,scampò alle distruzioni delle legioni di Tito del marzo-aprile 70,ma come accennato nel breve panorama storico, nel 135 domatala rivolta di Bar Cohba, l’imperatore Adriano azzerò i luoghi santiricoprendoli di macerie, e, sul calvario fece sorgere il grande ter-razzo del Campidoglio ponendovi la statua di Giove insieme adaltre divinità pagane.

Nel suo furore fanatico, non comprese che un giorno il santoluogo, ripulito dalle macerie, sarebbe ritornato come era all’inizio.

E così avvenne: iniziati gli scavi nel 326, nel 335, il grande zelodell’imperatore Costantino restituisce il massimo rispetto e dignitàa queste zolle bagnate dal sangue di Dio, alba di redenzione.

Brevissimamente:

- 614 i vari edifici vennero seriamente danneggiati dall’esercitopersiano di Cosroe.

- 1009 il Santo Sepolcro viene demolito per ordine del sultanoHakim.

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- 1048 l’imperatore bizantino Costantino II Monomaco, ottiene ilpermesso di restaurarlo.

- 15 luglio 1099 i crociati entrano in Gerusalemme. Ricostruirannola rotonda e l’edicola del Santo Sepolcro aggiungendovi la chie-sa romanica con tre cappelle.Possiamo dire che queste costruzioni crociate pur in mezzo a

tante vicissitudini e con diversi adattamenti sono giunte fino a noi.Oggi, il complesso sacro è officiato da tre comunità religiose:

dai padri minori Francescani, dai monaci greci, e dai monaciarmeni. E ora, una premessa, prima di entrare in Basilica: qui hovissuto esperienze liturgiche e sacri riti molto forti, in particolareconcelebrazioni e vie crucis indimenticabili, tuttavia desidero con-fidare questo: ogni qualvolta ritorno, cerco di isolarmi almeno peruna mezz’ora (sarà così anche per noi), e nella penombra sedutoda qualche parte, osservo i volti dei pellegrini che giungono datutto il mondo.

Si ricevono così vivi esempi di fede che ti ripuliscono l’anima,lasciando la voglia di perseguire, almeno per un poco, la santità,in comunione con tanti fratelli che la vivono.

IL CALVARIOA destra una ripida scala ci conduce a 5 mt. di altezza in un locale

(mt. 11,50x9), diviso in due cappelle.

La Cappella della CrocifissioneUn grande mosaico rappresenta il momento della Crocifissione:

Gesù è disteso a terra sulla croce.Dinnanzi, l’altare in bronzo, pare accogliere la vittima divina,

l’agnello che salva.

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La Cappella della morte di GesùSulla parte dello sperone di roccia dove Gesù fu innalzato in

croce, l’altare porta al centro un disco di argento con una fenditu-ra nel mezzo. Qui le mani dei fedeli possono toccare il santissimoluogo del supplizio. Chi mai saprà quante piissime carezze hannolevigato questa roccia in segno di immensa riconoscenza? Nellacroce il peccato è stato distrutto ed è sbocciata la vita.

La Pietra dell’unzioneSi trova all’ingresso, è rossastra e misura mt. 2,70x1,30x0,30.Ricorda il rito dell’unzione di Giuseppe di Arimatea e

Nicodemo. “…… lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici,come è usanza seppellire per i giudei” (Gv. 19,40). Subito dopoavvenne la deposizione nella tomba. Di fronte a questa pietrabenedetta vegliano otto lampade e nella parete un grande mosai-co moderno riproduce la scena evangelica”.

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LA ROTONDA E IL SEPOLCRO DI GESÙLa grande rotonda chiamata in greco “anàstasis” (della

Risurrezione), opera dell’imperatore Costantino, fu consacrata nel-l’anno 335. Come già detto, gli edifici pur tra tante vicenderimangono nello scorrere del tempo pressochè uguali. Nel 1868,la cupola viene rifatta come oggi la vediamo, poggiante su dodi-ci colonne e quattro pilastri.

Al centro c’è il Sepolcro di Gesù, è un rettangolo di mt.8,30x5,90x5,90. In marmo massiccio, ornato da pilastrini, colon-ne, lampade pendenti tra globi d’argento, al primo colpo d’occhioappare sin troppo carico e pesante. Molto significativi invece sonoi tre quadri della Risurrezione di Gesù appesi sulla porta d’ingres-so, appartenenti l’uno ai padri francescani e gli altri due ai padrigreci e ai padri armeni.

Le tre piccole lampade sempre accese annunciano che laRisurrezione di Cristo è la sola luce che dipana le tenebre e leangosce perchè ha sconfitto la morte.

La Cappella dell’Angelo (mt. 3,40x3,90) ricorda il messaggioa Maria di Magdala, a Maria di Giacomo e Salome. “Entrando nelsepolcro (le donne), videro un giovane, seduto sulla destra, vestito diuna veste bianca, ed ebbero paura ma egli disse loro: “non abbiatepaura! voi cercate Gesù Nazareno, il Crocifisso. E’ risorto, non è qui”(Mc. 15, 5-6)”.

La Tomba di Gesù. Dalla cappella dell’Angelo una piccolaporta (mt. 1,33x0,95) introduce nel Santo Sepolcro (mt. 2,07x1,93),ove il corpo di Gesù posto sulla pietra, rimase dalla sera delVenerdì Santo sino all’alba di Pasqua.

Ecco gli eventi che contano sul serio e che noi riviviamo propriodove sono accaduti. Il Figlio di Dio che muore e risorge è la verarivoluzione dell’Universo. Purtroppo rimaniamo ciechi, e, anche seil male lavora nel mondo provocando invidie, rancori, violenze,

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morte, non dimentichiamo che non sono le filosofie, le ideologie,le chiacchere, i “summit” degli uomini a risolvere i problemi del-l’uomo, bensì, sono i granelli della pace e del bene che crescononel cuore dei veri “puri”, uniti all’infinita forza del sommo reden-tore, Gesù il Nazareno.

YAD-VASHEM “Io concederò nella mia casa e dentro le mie mura unposto e un nome” (Is. 56,5). HAR HAZIKARON (la collina del ricordo).

Lo scopo: con chiarezza il testo del parlamento ebraico del 15agosto 1953 dice: “è istituita la fondazione Yad-Vashem per ricor-dare i sei milioni di ebrei sterminati dal nazismo e dai suoi com-plici”.

Durante il percorso le lacrime ci accompagneranno e il cuoreparrà frantumarsi a ogni istante.

Ecco ciò che non scorderò mai: il viale dei Giusti: è il gestoriconoscentedegli Ebreiin favore diquegli uomi-ni liberi chehanno rischia-to la vita perloro.

Le piccoletarghe fissa-te in terraricordano inomi, men-

tre l’albero di carrube piantato accanto, significa che dalla solida-rietà sempre nasce la vita.

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La sala del ricordo: è il luogo più sacro e gli uomini entranocon il capo coperto. La sala con muri fatti di grossi ciotoli, nel

mezzo presenta una coppa di bronzo a pezzi. La sua fiamma illu-mina i ventidue più dannati campi di sterminio, e i nomi di que-ste costruzioni infernali sono incisi sul pavimento.

Il memoriale ai bambini ebrei: un medaglione, con il voltodi un bambino trucidato adAuschwiz, ci accoglie. E’ l’imma-gine di un milione e mezzo disuoi coetanei sterminati dallapazzia nazista. Lungo il corridoio,colonne spezzate sono simbolidelle giovani vite perdute. Nellastanza, al buio, specchi di luceriproducono in un cielo lontanomoltissime tremule fiammelle, e,

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in un silenzio irreale, una voce che fa rabbrividire, scandisce inomi, l’età e la nazionalità dei piccoli morti.

Ci avviamo verso Betlemme, portiamo dentro l’inesprimibileamarezza per aver visto quello che sa fare l’uomo al fratello. Ma,come sacerdote e forse con sangue ebreo nelle vene per qualchemia antenata, voglio gridare a ogni uomo che sarebbe ora diabbandonare le follie per ricercare ardentemente la pace.

Il male c’è nel mondo perchè opera pure la banda del demo-nio. Ma chi è costui di fronte a nostro Signore? Seppure grandenell’azione maligna, è pur sempre una creatura finita, dunque laforza del Risorto lo può imprigionare. E i nostri Santi Angeli?Anche loro, con la grazia dall’alto, possono fare altrettanto.

Ed ecco i mali che vorrei buttare attorno alla Croce di Gesù per-chè scomparissero:Sono tutti gli aborti procurati.Sono tutte le violenze sessuali sui minori.Sono tutti i rapimenti per depredare organi vitali.Sono tutti i vigliacchi attentati che fanno perire gente ignara,inconsapevole e innocente.Utopie? Parole al vento? Sarà! Ma, non dimentichiamo che, sep-pure ogni uomo è chiamato alla Casa del Padre, severissime peneattenderanno coloro che avranno calpestato i fratelli, macchiando-si di questi delitti orrendi or ora descritti.

BETLEMME (Ebr. Bet-Lehem, casa del pane; Ar. Beit-Lahm, casa dellacarne).

E’ una cittadina a 800 metri sul mare con 35.000 abitanti inmaggioranza cristiani e musulmani. Oggi sulle alture non si vedo-no più le estese coltivazioni di un tempo fatte di vigne, frutta eolivi, e, così pure a est e a sud, i campi d’orzo e di grano.

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Il moderno ha cancellato parecchio dell’atmosfera pastorale,tuttavia si vive di agricoltura e fiorente è l’artigianato degli ogget-ti in legno e madreperla, (quest’ultima introdotta dai padri fran-cescani nel 1700), e, in tutto il mondo sono noti i presepi in legnodi ulivo. Le fonti bibliche più antiche dicono che Rachele, lamoglie di Giacobbe, alla sua morte, fu sepolta sulla strada versoBetlemme. Qui nacque Davide, gloria dell’Antico Testamento, e,dalla sua stirpe sorgerà Gesù il Cristo, centro della storia e dell’u-niverso (Lc. 2,6-7).

Il figlio di Dio nasce in una grotta, che diviene senza dubbioluogo di venerazione sin dall’inizio del cristianesimo. Prova con-vincente, seppure sacrilega, è l’azione dell’imperatore Adriano chevolle far scomparire questo primo santuario naturale, coprendolocon un bosco, dedicato a divinità pagane. Ma nel 325 la meravi-gliosa Basilica voluta da Costantino e da s. Elena diviene il faro diBetlemme che per sempre attirerà gli uomini al Dio fatto uomo.

La seguente riflessione è bella: l’umile grotta della Natività,lungo i secoli resisterà più di qualsiasi fortezza. Nel 614 quandoCosroe devasterà la Giudea, la basilica, per il mosaico dei ReMagi, rimarrà incolume. Nel 1099 all’arrivo dei crociati mentre imusulmani devastarono la città, la basilica fu salva. In seguitoarabi e turchi non arrecheranno distruzioni, ma Betlemme pocoalla volta diverrà un piccolo villaggio sino al 1600. Segue il perio-do delle contestazioni tra padri francescani e greci ortodossi per ilpossesso del Santuario con complicate e alterne vicende.

Oggi la situazione è la seguente. I greci hanno il possesso dellabasilica tranne la parte nord che appartiene agli armeni. Nellagrotta l’altare della Natività è dei greci, l’altare della mangiatoia(grotta dei Magi) è dei latini. Nel 1881 i padri francescani sullasinistra della basilica costruiscono la chiesa di S. Caterina. E’ il cen-tro delle loro funzioni religiose.

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BASILICA DELLA NATIVITA’

Il cortile lastricato della basilica ha sulla destra le robuste muradel convento greco. Dopo la piccola porta d’ingresso la basilica ciappare solenne, lunga 54 mt. x 26 di larghezza, è divisa in cinquenavate da quattro ordini di colonne di pietra rossa (in totale sono

40). Il tetto è atravi e sullaparete si vedo-no tracce dimosaici anneri-ti, mentre sottoil pavimentoattuale affiora-no resti di quel-lo antico co-stantiniano.

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Al fondo, dal grande coro della basilica due scale laterali scen-dono alla grotta della Natività, un rettangolo di mt. 12,30x3,50.

La cripta con il pavimento in lastre di marmo e le pareti tappez-zate di amianto è illuminata da poche lampadine elettriche e da53 lampade a olio e ci presenta due altari: l’altare della Natività eil piccolo altare dei Magi con la mangiatoia vicina. Siamo nuova-mente immersi nel mistero di Cristo. E’ il secondo della nostrafede. In ginocchio dinnanzi alla grande stella d’argento infissa sulpavimento leggiamo: “Hic de Virgine Maria Jesus Christus natus est”,“Qui dalla Vergine Maria è nato Gesù Cristo”.

La stella ha 14 raggi ed è segno che il Figlio di Dio fatto uomoè venuto a cercare l’umanità in ogni direzione del cosmo, perchèDio vuole che tutte le creature siano salve. Sentite quale fortunami toccò, una volta per tutte: in un mattino d’inverno, mi trovaiin questa cripta, c’era un solo pellegrino, un russo; inginocchiatopregava così ardentemente che mi parve di incontrare un santo inestasi. E in quel momento, vidi passare i pastori mandati dagliangeli ad adorare per primi Gesù, Dio fatto uomo nato da Maria.

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Poi ancora, vidi giungere i Magi venuti da lontano, con i lorodoni, l’oro, l’incenso e la mirra (Mt. 2,11). Cosa ti porto oggi o mioSignore, nato bimbo anche per me? Una mente? Un cuore? Tantipropositi? Tante mancanze? Accettami come sono, quel poco cheho di buono addosso è frutto della tua grazia. Ti voglio bene!

Sul fondo della grotta, attraverso un corridoio si possono ammi-rare altre piccole grotte, restaurate dai padri B. Bagatti e A. Farinanegli anni 1962-64. L’ultima cella è quella di s. Girolamo sacerdo-te e dottore della chiesa (340-420). Proprio qui terminò la suastraordinaria fatica di tradurre in latino l’Antico e il NuovoTestamento. Con il titolo di “Volgata”, per secoli divenne la Bibbiaufficiale del cristianesimo.

CHIESA DI S. CATERINAFu eretta nel 1882 dai padri francescani al posto di quella

medievale assai piccola. Il chiostro, restaurato dall’architetto A.Barluzzi nel 1948-49, è raccolto e bellissimo; al centro su unacolonna c’è la statua austera del grande s. Girolamo.

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Ogni giorno i padri francescani, da questa chiesa che è pure laparrocchia latina di Betlemme, in processione scendono alla grot-ta della Natività tra canti e preghiere del luogo, è una celebrazio-ne sempre commovente; e così pure, al termine della s. Messa dimezzanotte di ogni S. Natale, il patriarca di Gerusalemme porta inprocessione solenne la statua del Bambino che si trova nella chie-sa sotto l’altare dell’Immacolata (è conosciuta in tutto il mondo),adagiandola dapprima sulla stella d’argento e dopo sull’altare deiMagi.

BEIT-SAHUR (campo dei pastori?) (campo dei guardiani?). E’ il vil-laggio a tre km. da Betlemme nelle vicinanze del quale si trova il”campo dei pastori”. E’ il luogo che sin da piccoli abbiamo sogna-to perchè qui accadde ciò che racconta Luca, 2,8-20: il ruolo unicoe primario dei pastori, alla nascita di Gesù, “C’erano in quella regio-ne alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro

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gregge. Un angelo delSignore si presentò davantia loro e la gloria delSignore li avvolse di luce.Essi furono presi da grandespavento, ma l’angelodisse loro: «Non temete,ecco vi annuncio una gran-de gioia che sarà per tuttoil popolo: oggi vi è natonella città di Davide unSalvatore che è il Cristo

Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasceche giace in una mangiatoia”.

SANTUARIO DEL GLORIA IN EXCELSISSorge su antichi resti di monasteri, costruito negli anni 1953-

54 su progetto di A. Barluzzi, a forma di tenda dei pastori bedui-ni. La luce scendendo dall’alto della cupola suscita un’ambientesuggestivo. Le cappelle, affrescate dall’architetto U. Noni, si ispi-rano all’evangelista Luca e descrivono: l’annuncio dell’angelo aipastori; la visita senza indugio dei pastori a Maria, a Giuseppe eal Bambino; il ritorno dei pastori pieni di gioia.

Nei dintorni alcune grotte, ben rinnovate dai padri francescani,servono da cappelle e in una si rivive il santo insegnamento delpresepe, intuito e voluto da s. Francesco.

Si fa ritorno a Gerusalemme.La notte sarà troppo breve per coordinare quanto abbiamo

conosciuto.Domani, ne parleremo insieme.

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SABATO: E’ l’ultimo giorno del nostro pellegrinaggio e forse sarà quello

che colpirà maggiormente la nostra fantasia per quanto sperimen-teremo. Scendiamo al mar Morto lungo la via che già abbiamopercorso, in salita, giungendo da Gerico a Gerusalemme. Al mare,svolteremo a destra verso il termine della sponda occidentale. Difronte abbiamo l’altopiano Giordano di Moab con il monte Nebovivo nel ricordo di Mosè.

MAR MORTO (Ebr. Yam ha-Melah, mare del sale; ar. Bahr Lût, maredi Lot; grec. Asfaltide, mare di asfalto).

Ha la lunghezza di 76 km., la larghezza di 16 ed è a 400 mt.sotto il livello del mare. La profondità tocca i 400 mt. e la salinità,dieci volte superiore a quella dei nostri mari, non permette alcu-na forma di vita. Proprio per questa ragione è detto “Mar Morto”,in contrasto con l’intensissimo azzurro delle sue acque che parreb-

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bero offrire soltanto vita e benessere. Il corpo umano galleggiacome una barchetta, e, se qualcuno vorrà tentare una nuotatina,subito dopo cercherà l’acqua dolce più di un assettato. Oggi, illivello delle acque è in continua diminuzione sia per la modestaportata dei maggiori affluenti (fiumi Giordano e Arnon), sia per larilevante produzione industriale di potassa, bromo, cloruro dimagnesio. Prova di tutto ciò è che la parte sud del mare già si èritirata di 25 km., e per ovviare a questi inconvenienti, studi recen-ti ipotizzano il prelievo dell’acqua da Eliat, sul mar Rosso.

Ein BoqeqE’ una bella cittadina termale sede di una fortezza romana-

bizantina che proteggeva le sorgenti conosciute sin dall’antichità,per la cura di varie malattie (psoriasi, artriti, problemi respiratori).Segue a 3 km. l’importante e moderna struttura turistica-curativadi Newe Zohar, attrezzatissima e tale da competere con le miglio-ri delle nostre, in Europa.

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Da qui scenderemo verso l’estremità del mar Morto vicino allalocalità biblica di Sodoma, capoluogo della Pentapoli.

Qui ricorderemo il fatto narrato da Genesi 19, 23-26. “Il solespuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zohar, quand’ecco ilSignore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorrazolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tuttala valle con tutti gli abitanti della città e la vegetazione del suolo.Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale”.Questa terribile punizione del vizio contro natura, giunge a noicome un eco lontano e drammatico. Forse che oggi non dovrem-mo arrossire più dall’ora?

Masada (Ebr. Matzudà, fortezza).E’ una montagna che s’innalza sul mar Morto e i lavori faraoni-

ci di Erode il Grande, iniziati nel 36 a.C., la fecero la sua roccafor-te inespugnabile. (Per ironia della sorte, mai l’abitò).

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In cima la spianata di mt. 600x200, ricavata con mostruose fati-che, permise la costruzione di edifici tra cui il palazzo reale, nidod’aquila a tre piani. Enormi cisterne d’acqua, magazzini di viveri,piccoli orti, le assicuravano una resistenza a oltranza.

Caduta nel 70 Gerusalemme, Masada divenne l’ultimo rifugioper i 967 zeloti ed esseni.

Nell’autunno del 72, il governatore romano Flavio Silla con15.000 uomini della X legione, l’assediò ponendo otto accampa-menti.

Avendo capito subito che mai l’avrebbe potuta conquistare,ricorse a questo stratagemma: reclutati migliaia di schiavi, fececostruire un terrapieno per colmare la valletta a monte affinché lemacchine da guerra potessero salire.

A questo punto i 967 eroi, vista la fine, decisero di morire. Dieciuomini tirati a sorte compirono il cruento sacrificio, mentre assaiprima per segnalare che non sarebbe stata la fame a farli capito-lare, avevano ammassato al centro della fortezza le vettovaglie.

Si salvarono solo due donne e cinque bambini. Il loro raccontodivenne la voce della libertà e fu l’inno più glorioso ai martiri diMasada. La fortezza scomparve e solo negli anni 1963-65 ungruppo di archeologi dell’università di Gerusalemme ricompose lerovine richiamandola in vita.

Per Israele Masada è il simbolo dell’eroismo più genuino versola patria. Tutti i giovani salgono quassù e le reclute nel momentosolenne del giuramento, con voce ferma e forte proclamano:“Masada non cadrà mai più”. Una modernissima teleferica ci con-durrà in alto sulla spianata. Ammirati scorgeremo i resti deimagazzini, delle terme, del palazzo reale, della chiesa bizantina edel terrapieno d’assalto.

In ogni direzione il paesaggio susciterà insolite sensazioni edavvero ci lascerà un segno nell’anima.

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Qumran (Ar. Khirbet Qumran, rovine di Qumran).Una strada asfaltata ci porta su

una terrazza ove si trovano le rovinedi questo luogo mai nominato dallaBibbia e situato tra imponenti paretirocciose e grotte. Nel 1947 unpastore beduino di dodici anni, cer-cando una sua capra dispersa, lanciòun sasso dentro una grotta che pro-curò strani rumori; impaurito fuggì.Il giorno seguente con un cuginoritornò sul posto e raccolse dei roto-li polverosi. E’ la più importante sco-perta biblica del secolo scorso. Indieci anni furono esplorati a fondopiù di trenta grotte, in undici delle quali furono recuperati mano-scritti e frammenti di straordinario valore. Grande merito in que-ste ricerche l’ebbero il professore Harding, direttore delle antichitàdella Giordania e il padre francescano Roland de Vaux dell’istitu-to biblico di Gerusalemme. Oggi i più preziosi documenti sonoconservati nel santuario del libro, edificio che si trova di fronte allaKnesset (il parlamento) di Israele.

Questi ritrovamenti inoltre fecero conoscere a tutto il mondo lacomunità degli Esseni (dal sostantivo aramaico hasen = silenzio-so). Osservantissimi della Legge e delle Tradizioni, dal 150 a.C. al70 d.C. vissero a Qumran, zona desertica e separata. Ecco i loro treideali perseguiti:Amore verso Dio: osservanza strettissima e senza eccezioni dellalegge.Amore verso il prossimo: rispetto nell’uguaglianza di tutti gliappartenenti e dedizione totale ai vecchi e agli ammalati.

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Amore verso la virtù: vita ascetica durissima nella povertà, ubbi-dienza e castità. Il noviziato della durata di un anno, si svolgevatra severe prove e al termine il candidato ammesso riceveva laveste candida. La vita comunitaria era scandita dal lavoro e dallapreghiera. Il sabato era il giorno dell’assoluto riposo dedicato allalettura, allo studio e al colloquio con Dio. Come si vede: grandeascetica! Credo tuttavia che nessuno di noi desideri essere chiama-to a una simile avventura.

Santa Messa nel deserto

Avremo il Vivente con noi. Ricevere il Signore Gesù, nell’ostiaconsacrata, proprio nella sua terra che lo vide in cammino, che lovide morire e risorgere sarà un’esperienza unica, e, tutti esprime-remo il nostro ringraziamento senza confini.

E’ notte a Gerusalemme. Forse non prenderemo sonno. Nelle primissime ore della domenica torneremo a casa.Addio Città Santa preludio di Paradiso, un giorno, ti rivedremo.

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Cronologia da Abramo alla prima Pentecoste cristiana

1850 a.C. Abramo (Ebr. = padre di una moltitudine), discenden-te di Sem figlio di Noè, verso il 1850 (prima diCristo), con il padre Terech, la sua gente (circa trecen-to persone) e il bestiame, lascia la città di Ur in pros-simità del Golfo Persico e per mille chilometri risale ilfiume Eufrate stabilendosi a Carran, centro carovanie-ro. Morto il padre, scende nella terra dei Cananei(Ebr. = mercanti), dove, a Sichem (Ebr. = dosso dimonte), costruisce un altare al Dio che l’aveva chiama-to con la promessa di farne un grande popolo.

1750 Giuseppe (Ebr. = Aggiunga Dio un altro figlio), figlio diGiacobbe, venduto dai fratelli, diviene Vicerèd’Egitto. Invita il padre e il clan a scendere da luioffrendo loro la terra del delta del fiume Nilo, riccadi acque e pascoli.

1250 Dopo 400 anni di permanenza in terra straniera,Mosè (Ebr. = salvato dall’acqua), libera il popolo diIsraele e lo guida verso la terra promessa. E’ l’epopeadell’Esodo durante la quale sul monte Sinai riceve idieci Comandamenti.

1200 Giosuè (Ebr. = Dio salva), passa il fiume Giordano edentra nella terra di Canaan. Tra le 12 tribù che fannocapo ai 12 figli di Giacobbe vengono spartiti i territo-ri conquistati, a eccezione della tribù di Levi allaquale vengono affidate alcune città.

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1140 Tempo dei Giudici. 1130 Il popolo di Dio viene governato da capi carismatici,

tra questi emergono: Debora, Gedeone, Sansone eSamuele.

1020 Tempo della Monarchia. 930 Saul è il primo Re di Israele consacrato dall’ultimo dei

Giudici, “Samuele”.A lui succede nell’anno 1000 Davide che eleggeGerusalemme capitale.Nel 970 sale al trono il figlio suo Salomone che guidail regno al massimo fulgore sia per l’ampiezza del ter-ritorio, sia per la costruzione del primo Tempio.

930 Tempo dei due Regni nella divisione politica e 721 religiosa.

A Nord, il regno di Israele con capitale Samaria.A Sud, il regno di Giuda con capitale Gerusalemme.

721 Gli Assiri di Sargon II occupano il regno del Nord edeportano la popolazione a Ninive. In questo perio-do operano i profeti Elia ed Eliseo.

586 Nabucodonosor, Re di Babilonia, conquistaGerusalemme, distrugge il Tempio di Salomone edeporta la gente. In questo periodo operano i profe-ti Geremia, Ezechiele, Daniele.

539 Il Re persiano Ciro espugna Babilonia e con il suocelebre editto del 538, permette il ritorno degli Ebreiin Giudea. Alcuni rimarranno colà dando inizio, inquesto modo, alla prima diaspora (dispersione), dellastoria ebraica.

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515 Sotto la direzione del Governatore Zorobabele, è ulti-mata la costruzione del secondo Tempio. In questoperiodo operano i profeti Aggeo, Zaccaria, Malachia.

332 Alessandro Magno, il Macedone, conquista laPalestina che alla sua morte passerà sotto l’influssodei Seleucidi. (Dinastia macedone).

169 Antioco IV Epifane, seleucide, saccheggia il Tempio 167 di Zorobabele e lo dedica al dio Giove (Zeus).

165 I Maccabei (Ebr. = martelli) figli di Mattatia164 (Ebr. = dono di Dio), riconquistano l’indipendenza e la

libertà religiosa, e Giuda, il terzo fratello, fa purifica-re il Tempio ripristinando il culto al vero Dio. (E’ lafesta di Hanukkah=consacrazione).

64 Gneo Pompeo entra in Gerusalemme e la Giudea èsotto l’Impero Romano. C’è un particolare che fariflettere: Pompeo, conquistata la città, ebbe l’ardiredi profanare la parte più sacra del Tempio (il Santodei Santi = il Debir), entrando a cavallo e lamentan-dosi più tardi di averlo trovato vuoto. Ebbene, dopole storiche vicende con Cesare, mentre tentava la fugain Egitto, venne assassinato al Monte Casio sulla costadel Sinai. Pare che lo seguisse, con un sussurro enig-matico, la voce lontana del salmo: “L’empio che profa-na il Tempio dell’Eterno, trova la morte”.

31 Erode il Grande dopo alterni e sorprendenti momen-ti politici con Roma, è confermato da Ottaviano, (vit-torioso ad Azio su Antonio), Re della Giudea con laGalilea, la Samaria e alcune città ellenistiche.

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Il Verbo, Figlio eterno di Dio, si fa carne assumendo

la natura umana per mezzo di una donna ebrea,

Maria di Nazaret. Finalmente è giunto il tempo

di Gesù il Cristo

7-6 a.C. Nascita di Gesù.Che cosa sappiamo?

1 Gesù nasce durante il regno dell’imperatore romano CesareAugusto mentre in Giudea c’è Re Erode (Mt. 2,1; Lc. 1,5).

2 Erode il Grande muore per grave malattia a Gerico, pocoprima della Pasqua, nella primavera dell’anno 750 dallaFondazione di Roma (ab Urbe condita). Vedi: “Antichità giu-daiche” di Flavio Giuseppe.Da qui: riflettendo sul fatto che Gesù scampò alla stragedegli Innocenti, (uccisione di tutti i bambini di Betlemme edei dintorni, dai due anni in giù), ordinata dal tiranno Erodeprima della sua orribile fine, possiamo affermare che Gesùcontava allora circa tre anni d’età.

3 Trasferendoci con un gran balzo a Roma, nel 500 d.C.,incontriamo il monaco Scita Dionigi il Piccolo, (Cassiodoro,amico suo, afferma che questo appellativo gli fu dato per lasua grande umiltà), il quale proponendo una nuova datazio-ne universale, non intese più fare riferimento a quella classi-ca “Dalla fondazione di Roma, (ab Urbe condita), bensì dallanascita di Gesù di Nazaret che stabilisce essere avvenuta il 25Dicembre dell’anno 754 di Roma.

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Eccolo qui l’errore: Erode il Grande era già morto da 4 anni(750 dalla Fondazione di Roma) allorquando Gesù ne com-piva circa tre, dunque, occorre collocare la nascita di Gesùnegli anni 749-748-747 di Roma, e cioè, circa 6-7 anniprima della data calcolata da Dionigi il Piccolo.Così, per queste circostanze, oltre che a non conoscere conesattezza l’anno in cui nasce il Dio fatto uomo e Re del crea-to, con un pizzico di umorismo dovremmo portare avanti inostri almanacchi e ritrovarci oggi nel 2013 o 2014 dopoCristo.

30 d.C. Morte e risurrezione di Gesù Cristo.Che cosa sappiamo?

1 Gesù viene crocifisso sotto Ponzio Pilato procuratore dellaGiudea, (26-36 d.C.).

2 Una frase del Talmud (Ebr. = studio, dottrina) di Babilonia,del V Secolo, dice: la vigilia della Pasqua è stato crocifissoGesù.

3 Seguendo la cronologia dell’evangelista Giovanni, diversa daquella dei Sinottici Matteo, Marco, Luca, (non possiamoapprofondire ulteriormente la questione), il 13 del mese diNisan (vigilia della Pasqua), nell’anno 33 d.C. cadde ilVenerdì 3 Aprile, mentre nell’anno 30 d.C. cadde il Venerdì7 Aprile. Scartando la data del 33 d.C. che allungherebbe ditroppo la vita pubblica di Gesù, optiamo per il Venerdì 7Aprile dell’anno 30 d.C.: questo dunque è il giorno più vero-simile della morte del Redentore; di conseguenza Gesù CristoFiglio di Dio risorge il terzo giorno, all’alba cioè del giornodopo la Pasqua, per noi Cristiani la Domenica 9 Aprile.Quì esplode il canto della gioia: “il sepolcro non può trattene-re l’Autore della vita e che fanno i guardiani dinnanzi alla tombavuota?

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La Pentecoste

Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli Ebrei celebravano“Shavuot”, la Festa delle Settimane, per noi la “Pentecoste”, il cin-quantesimo giorno.

In quella prima Pentecoste cristiana, lo Spirito Santo discendesugli Apostoli e dà inizio al cammino della Chiesa.

Il tuono come “un colpo di vento gagliardo”, e “le lingue di fuoco”,sono il via di Dio a quel manipolo di uomini che inonderanno ilmondo di Cristo Figlio di Dio morto e risorto, con la forza inarre-stabile del mosto nuovo in effervescenza, secondo la bellissimadescrizione degli Atti degli Apostoli al capitolo secondo versetti 1-13.

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Goccioline per un sorriso

EBRAICO

Salve - Ciao ScíalòmBuon giorno Bókher tòvBuona sera Érev tòvBuona notte Láila tòvTante grazie Todà rabàAlla salute LéchaìmArrivederci LehítraòtBuon appetito LetéavònBuono TòvCattivo RàBello IáfèBrutto MéchóàrGrande GádòlPiccolo KátànPiccante - Forte Az - ChárìfSi KènNo LoTutto va bene Há-kòl bésedèrCome è bello Esze dévàr IáfèServizi per uomini LígvarìmServizi per donne Lénascìm

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ARABO

Salve - Ciao TáhìaBuon giorno Sábàah el kèrBuona sera Mesé el kèrBuona notte Tissbàh alà kèrTante grazie Sciúcràn katirènBuon appetito Sciáia taìbaArrivederci Il álle càBuono QueìsCattivo ScírrìrBello Jámìl Brutto KábìhGrande KábìrPiccolo SághèrPiccante - Forte Hár - GiddànSi NaàmNo LaTutto va bene Kullù quéìs Come è bello Kàm huà jámìlServizi Mérheèd

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Lieto per la favorevole accoglienza della prima edizione di “8giorni per la Terra Santa”, pubblichiamo questa seconda con l’ag-giunta di due nuovi capitoli.

Il primo riguarda “Ain Karem”.Il secondo, è un gesto sincero e riconoscente da parte mia per

Francesco d’Assisi e i suoi frati, figure insostituibili nell’ambientedella Terra di Gesù. Regalino a noi qualcosa della loro Fede evolontà di Pace.

Le “Fonti Francescane” nell’ultima stesura del 2004, saranno laminiera ove attingere fatti ed esempi che fisseranno nel nostro spi-rito momenti salutari di autentico cristianesimo.

Al termine del libro, troverete alcune mie composizioni musica-li. Vogliono essere un piccolo dono a:

• Maria madre del Signore.• Al bimbo Messia che ama e salva gli uomini.• Un’implorazione ai Santi Angeli che ci proteggono.• Un’invocazione a San Pietro roccia della santa Chiesa di Dio.• Un’invocazione a San Giuseppe custode di Gesù e Maria, nostro

protettore.

8 dicembre 2010.Beata Maria Vergine Immacolata.

Prefazione alla seconda edizione

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Prima di descrivere il villaggio di Ain Karem, trovo utile pre-mettere queste considerazioni. Il precursore di Gesù,

Giovanni Battista, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, è una figuragigantesca tra i due Testamenti. E’ Lui che con un piede nel Vecchiolo chiude, ed è Lui che con un piede nel Nuovo lo dichiara aper-to, annunciando il Regno di Dio, quello che Gesù di Nazaretinstaura affinchè ogni uomo conosca il Padre che è nei cieli e sisalvi. Personaggio precursore del Messia, austero e penitente invita, predica la conversione e nella prigione di Macheronte divienemartire per il suo Signore Gesù. Ma Ain Karem è villaggio signifi-cativo pure per la visita che Maria di Nazaret madre del Signore,compie a Elisabetta, sua cugina. Per decine di chilometri porta ingrembo attraverso la Palestina il Figlio di Dio incarnato. La Madrecon i suoi passi anticipa quel cammino che attraverso le contradedi Galilea, Samaria e Giudea un giorno sarà percorso da Gesù suoFiglio Verbo incarnato predicatore instancabile, realizzatore di segniprodigiosi e annunciatore di cieli e terre nuove.

Ain Karem (Ar. Sorgente, Ebr. Sorgente di Karem), villaggio aovest di Gerusalemme e distante circa 8 chilometri, conosciuto giàin epoca antica, al tempo di Gesù era prevalentemente abitatodalle famiglie sacerdotali che officiavano nel Tempio. Qui si trova-va la dimora del sacerdote Zaccaria sposo di Elisabetta, madre diGiovanni il precursore di Gesù. Nei Vangeli non appare il nome diquesta località ma ne è indicato il luogo: “Maria andò verso lamontagna e raggiunse in fretta una città di Giuda” (Lc. 1,39-40).

Ain Karem

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Fatti straordinari avvengono in questo lembo di terra: • Il concepimento di Giovanni Battista. (Lc.1, 8-21).• La nascita e la circoncisione del precursore.(Lc. 1, 57-64),• Il Benedictus, canto riconoscente di Zaccaria al Dio di Israele.

(Lc. 1, 67-79).• La visita di Maria a Elisabetta. (Lc. 5, 39-45).• Il Magnificat lode di Maria al Signore. (Lc. 1, 41-53).

Due sono i Santuari che richiamano questi avvenimenti, eccoli:

SANTUARIO DI SAN GIOVANNI BATTISTACostruzione Medioevale, dopo i lavori dei Crociati, cadde in

rovina sino all’anno 1621 quando, per la sollecitudine di PadreTommaso da Novara custode di Terra Santa, venne restaurato eaperto al culto. Attualmente è un edificio a tre navate con cupola.A sinistra per mezzo di una scalinata si scende alla grotta casa diZaccaria dove nacque Giovanni, una stella di marmo porta l’iscri-zione: “Hic praecursor Domini natus est”. All’interno della chiesa sitrovano celebri tele di scuola spagnola (Murillo, Zurbaran, unGiovannino della scuola di Caravaggio e una decollazione delRibalta.) Sul sagrato diversi pannelli di maiolica riproducono invarie lingue il cantico del “Benedictus”. Lasciando il tempio, sullasinistra, si oltrepassa la fonte della Vergine, (questa costruzione èposta attorno alla sorgente d’acqua luogo dell’incontro di Mariacon la cugina Elisabetta e, da qui si sale al: SANTUARIO DELLAVISITAZIONE

Edificato al tempo dei Bizantini, venne successivamente amplia-to dai Crociati e oggi appare nel bel rifacimento del 1939 permano dell’architetto italiano Antonio Barluzzi, benemerito artistadi tanti lavori in Terra Santa. E’ composto da due costruzioni. Nella

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parte inferiore si trova la cripta con il pozzo dell’acqua e la gran-de pietra che la Tradizione dice essere stato il nascondiglio volutodall’Angelo per proteggere il bimbo Giovanni. Fuori si vedono leceramiche con il Magnificat in tante lingue. Nella parte superioreun grande portale immette nella chiesa a navata unica. Sulla pare-te destra appaiono i cinque grandi affreschi mariani che esaltanola grandezza della madre del Signore:

1. Maria è la “Theotokos” cioè la madre di Dio come definito dalConcilio di Efeso (431).

2. Maria è invocata Madre della Chiesa e aiuto dei Cristiani. 3. Maria è l’animatrice alle nozze di Cana.4. Maria è la vittoriosa nella battaglia di Lepanto(1571).5. Il teologo e filosofo Francesco Giovanni Duns Scoto, alla

Sorbona di Parigi espone di fronte ai dottori la dottrina diMaria Immacolata.

Duns Scoto alla Sorbona. Tipografia Francescana - Gerusalemme.

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Pio IX con la Bolla “Ineffabilis Deus” (8 dicembre 1854), definiràsolennemente che: “la Santissima Vergine Maria è stata preservataimmune da ogni macchia di peccato originale, sin dal primo istan-te della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dioonnipotente e in vista dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore dell’u-manità”. Sulla facciata si vede l’incontro delle due cugine.

Incontro tra Maria ed Elisabetta, (da A. Bernardo - Nella Terra della Bibbia).

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Deserto di San Giovanni

Spingendoci a occidente di Ain Karem, in un’ora di cammino siraggiunge questa località che la Tradizione addita come luogo dicontemplazione e rifugio di Giovanni allorquando per preparare lasua missione si ritirò a vita eremitica. Troviamo la grotta, la cap-pella, la sorgente d’acqua. Nell’anno 1924, i benemeriti fratiminori della Custodia, hanno costruito un piccolo convento dan-dogli il nome di “Monastero di San Giovanni”. Siamo in un luogostupendo, il silenzio diffuso, effonde un fascino ammaliante, rapi-mento sicuro per quanti cercano nel silenzio la contemplazione.

Santuario deserto di S. Giovanni, (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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Origine della custodia di Terra Santa

Il 5 maggio 1217, al termine del Capitolo generale in SantaMaria degli Angeli in Assisi, viene decisa l’importante missio-

ne dei frati minori nel mondo onde portare in tutte le nazioni l’an-nuncio evangelico. Questa scelta importantissima anticipa di seco-li il Concilio Vaticano secondo il quale vigorosamente insegneràche Dio vuole tutti gli uomini salvi formando nella chiesa di Cristoil nuovo popolo di Dio. A tal fine il mondo intero venne diviso in“Province”, e, in esse i frati si riversarono con ardore missionario.Tra le tante province quella di Terra Santa fu sempre considerata lapiù preziosa e nel 1219 e nel 1220 venne visitata da Francesco inpersona. Con il passare degli anni l’influenza francescana cresce esi accentua la voglia di servire la Terra Santa mentre il 14 novem-bre 1391, quattro frati del Convento di Monte Sion subiscono perprimi il martirio. Sono: Nicolo’ Tavelich croato, Stefano da Cuneo,

San Francesco e la Terra della Bibbia

I primi martiri cristiani, (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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Deodato da Rodez e Pietro da Narbona. Paolo Sesto il 21 giu-gno1970 li canonizza. Da allora sino ad oggi la Custodia è incostante sviluppo per la dedizione esemplare dei figli di Francescopersone infaticabili e insostituibili. Basti pensare che a tutt’oggioperano in 95 unità sociali con case di accoglienza, ambulatori,scuole, centri culturali, con l’impegno inoltre di gestire una qua-rantina di santuari tra principali e secondari. Ora: donde tanta gra-zia e benedizione di Dio? Perchè così grande sviluppo tra secolidifficili e tremende difficoltà? Dobbiamo assolutamente rifugiarcinella vita santa di Francesco che con la sua fede ha saputospostare le montagne secondo la toccante immagine evangelicadel granello di senape. Per questo cercherò di evidenziare la figu-ra di Francesco Cavando dalle ”Fonti Francescane” la sua ansia, ilsuo ardore, il suo amore per la terra di Gesù. In tutta la sua vitaesploreremo la potenza della grazia di Dio che sola operameraviglie.

Nazaret, Convento Francescano. S. Francesco tiene in braccio il bambino,

(da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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IL SOGNO DI FRANCESCO

Uno dei desideri più grandi che accompagnarono l’intera vitadi Francesco, fu certamente quello di emulare i santi martiriCristiani e a tal fine cercava di morire per Cristo. Era convinto chequesto sogno avrebbe potuto realizzarsi con il viaggio in TerraSanta, terra del Dio fatto uomo, terra di salvezza. San Bonaventuranella sua Leggenda Maggiore (Fonti n.1172) scrive: “Ma l’ardoredella carità spingeva il suo spirito al martirio; sicché ancora unaterza volta tentò di partire verso i paesi infedeli, per diffondere,con l’effusione del proprio sangue, la fede nella Trinità. A tredicianni dalla sua conversione, partì verso le regioni della Siria, espo-

nendosi indefessamente amolti pericoli, al fine dipotersi presentare alcospetto del sultano diBabilonia. Fra i cristiani e isaraceni era in corso unaguerra implacabile: i dueeserciti si trovavanoaccampati vicinissimi,l’uno di fronte all’altro,separati da una strisciadi terra, che non si potevaattraversare senza pericolodi morte. Il sultano avevaemanato un editto crude-le: chiunque portasse latesta di un cristiano,avrebbe ricevuto il com-

Imbarco di frati per la Terra Santa, (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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penso di un bisante d’oro. Ma Francesco, l’intrepido soldato diCristo, animato dalla speranza di poter realizzare presto il suosogno, decise di tentare l’impresa, non atterrito dalla paura dellamorte ma stimolato dal desiderio di essa. Dopo aver pregato,confortandosi nel Signore, ripeteva fiducioso, cantando, quellaparola del profeta: ”Infatti anche se dovessi camminare in mezzoall’ombra di morte, non temerò alcun male, perché tu sei con me”.

E così che, Francesco affascinato dal suo ardente proposito dàprecise istruzioni, correlate da requisiti indispensabili (Fonti n.43 e44): i frati poiché vanno tra gli infedeli possono comportarsi spiri-tualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non fac-ciano liti, ne dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umanaper amore di Dio e confessino di essere cristiani. L’altro modo èche, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la paroladi Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre e Figlio eSpirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio redentore e sal-vatore e siano battezzati, e si facciano cristiani, poiché, se uno non

Frati in cammino per la Terra Santa, (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo, non può entrare nelregno di Dio. Questa e altre cose, che piaceranno al Signore, pos-sono dire ad essi e ad altri; poiché dice il Signore nel Vangelo: “Chimi confesserà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davantial Padre mio che è nei cieli”; e “Chiunque si vergognerà di me edelle mie parole, anche il figlio dell’uomo si vergognerà di lui,quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi”.

Qui compaiono i due “Modi” luce del comportamento volutoda Francesco per i suoi frati. Sono un capolavoro di intuito, di san-tità vissuta, di mitezza e amore per tutti gli uomini fratelli, inoltre,sono in perfetta sintonia con il mondo musulmano troppe volteviolentato dalle Crociate e da liti senza fine. Dovremmo compren-dere una volta per tutte che Ebraismo, Cristianesimo, Islam, hannoin comune il monoteismo derivante dalla Fede Abramitica.Dunque solo su questo terreno può essere recepito e crescere ilMistero Trinitario, il Mistero della Redenzione nel Verbo Incarnatocon l’accettazione dei mezzi di salvezza che la Chiesa possiede edispensa tramite i Sacramenti voluti da Cristo. Sagge prospettive che postulano la realtà di una virtù importantis-sima: quella dell’obbedienza (Fonti n. 736): “Un’altra volta, par-lando dello stesso argomento (ritratto del vero obbediente),chiamò propriamente licenze quelle concesse dietro domanda,sacre obbedienze quelle imposte e non richieste. L’una e l’altra,diceva, sono buone, ma la seconda è più sicura. Però la più per-fetta di tutte, con cui non ha nessuna parte la carne e il sangue,riteneva fosse l’obbedienza, per cui si và per divina ispirazione tragli infedeli, sia per la salvezza del prossimo, sia per desiderio delmartirio”. Chiedere questa, la giudicava cosa molto gradita a Dio.A questo punto è bene cogliere il pensiero di Francesco quandogiustifica il conflitto dei Cristiani con i Saraceni (Fonti n. 2691).Sono i ricordi di frate Illuminato nel tempo in cui accompagnò

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Francesco dal sultano di Babilonia. Siamo in pieno colloquio conquesto personaggio che dice a Francesco: ”Il vostro Dio nei suoiVangeli insegnò che voi non dovete rendere male per male, e nondovete salvaguardare la vostra tonaca, ecc. Quanto più dunque iCristiani non devono invadere la nostre terre, ecc.”. Rispose ilbeato Francesco: “Mi sembra che voi non abbiate letto il Vangelodi Cristo nostro Signore”. Altrove, infatti, dice: “Se il tuo occhio tiè occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te. E con que-sto ha voluto insegnarci che nessun uomo è a noi così amico o cosìparente, fosse pure a noi caro come un occhio della testa, che nondovremmo allontanarlo, strapparlo e del tutto sradicarlo,se tentas-se di distoglierci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Proprio

Francesco incontra il Sultano d’Egitto, (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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per questo i Cristiani giustamente invadono voi e le terre che aveteoccupato, perchè bestemmiate in nome di Cristo e allontanate dalsuo culto quanti più uomini potete. Se invece voi voleste conosce-re, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, viamerebbero come sè stessi.”. Tutti gli astanti rimasero ammiratiper le risposte di lui. E ora, abbiamo negli occhi l’incontro più fol-gorante di Francesco in Terra Santa. E’ l’anno 1219, l’esercito cro-ciato assedia Damietta. Francesco accompagnato dal fedelissimofrate Illuminato, viene catturato dai soldati musulmani e dopoaver subito molti maltrattamenti è condotto alla presenza del sul-tano d’Egitto Melek-el-Kamel. Questa pagina è l’esplosione dell’a-more di Francesco per i saraceni fratelli in Cristo e commuoveràtutti a tal punto da ottenere dal sultano il dono della “custodia diTerra Santa” per sé stesso, per i suoi frati e per sempre (Fonti n.2154). Dopo aver disposto tutto, per quanto era da lui e ben ordi-nati ormai i frati con parole sante ed esempi, a rispettare e osser-vare in fedeltà la Regola della perfezione promessa, preso daempito dell’amore serafico che lo accendeva, sublimandolo inCristo, nel desiderio ardente di offrirsi ostia viva a Dio sul rogo delmartirio, per ben tre volte intraprese il viaggio verso le terre degliinfedeli: ma per due volte per meglio saggiare la fiamma del suoardore né fu impedito per disposizione divina. La terza volta, aprezzo di molti vituperi, impedimenti, percosse e fatiche, fu con-dotto, per volontà di Cristo, davanti al sultano di Babilonia. (E’ daintendere il sultano di Egitto Melek-el-Kamel). Stando alla sua pre-senza, tutto acceso dalla fiamma dello Spirito Santo, con tale forza,vivacità ed efficacia di parola gli parlò di Cristo Gesù e della suafede evangelica che il sultano ne restò ammirato e con lui tutti ipresenti. Alla forza delle parole che Cristo proferiva per lui, il sul-tano mosso a mansuetudine, gli prestò ascolto volentieri; contro ilprescritto della sua nefanda legge, (un bisante d’oro per ogni testa

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di cristiano: bisante è la moneta d’oro coniata dagli imperatoribizantini), lo invitò con insistenza a fermarsi nella sua terra e diedeordine che lui ed i suoi frati, liberamente, senza pagare pedaggiopotessero accedere al santo Sepolcro. Ed eccoci siamo giunti allaconclusione di questi edificanti avvenimenti. A lungo potremmocontinuare nel redigere pagine e pagine, ma forse perderemmoquell’atmosfera del mistero, del sacro, e dei beni insondabili dellagrazia di Cristo. Francesco non subirà il martirio in Terra Santa mala sua persona verrà attanagliata da tremendi tormenti: infinitaspossatezza a causa delle penitenze eccessive, malattie agli occhi,allo stomaco, alla milza e al fegato. Siamo al termine della sua esi-stenza, Francesco sperimenterà quaggiù durante le ore e i giorniche gli resteranno la via del Calvario che conduce alla croce, senzalamenti e con la gioia di offrire ogni cosa al suo Signore. Il mira-colo della sante Stimmate per lui che le riceve primo santo nellastoria del cristianesimo, sono il segno rifulgente di Dio tra gliuomini e sono l’espressione fisica dell’amore interiore di

Frate custode in Terra Santa, (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

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Francesco. Stella polare della Santa Chiesa di Dio pellegrina quag-giù Francesco continui a orientarci e non ci lasci mancare la vogliadi amare ciascun uomo figlio dell’unico Dio e quindi fratello. Ildemonio menzognero, e autore di tresche perverse non passerà.

IL MIRACOLO DELLE STIMMATE (Fonti n. 825). “FrancescoALTER CHRISTUS”

”L’uomo nuovo Francesco si rese famoso per un nuovo stupendomiracolo, quando apparve insignito di un singolare privilegio,mai concesso nei secoli precedenti, quando cioè fu decorato dellesacre Stimmate e reso somigliante in questo corpo mortale alcorpo del Crocifisso. Qualunque cosa si possa umanamente dire dilui sarà sempre inferiore alla lode di cui è degno. Non c’è da chie-dersi la ragione di tale evento, perchè fu cosa miracolosa, né daricercare altro esempio, perchè unico. Tutto lo zelo dell’uomo diDio,sia verso gli altri che nel segreto della sua vita interiore, eracentrato intorno alla croce del Signore e, fin dal primo istante incui cominciò a militare sotto il Crocifisso, diversi misteri della crocerisplendettero attorno a lui”.Per altri riferimenti a San Francesco vedi le pagine 18-19-20-21 diquesto libro.Qui concludiamo con le ardenti parole di Paolo VI.

«Non senza un disegno provvidenziale, le vicende storiche del seco-lo XIII portarono in Terra Santa l’Ordine dei Frati Minori. I Figli diSan Francesco sono, da allora, rimasti nella terra di Gesù – per unaserie di anni ininterrotta – per servire la chiesa locale e per custodi-re, restaurare, proteggere i Luoghi Santi cristiani; la loro fedeltà aldesiderio del Fondatore ed al mandato della Santa Sede è stata spes-so suggellata da atti di straordinaria virtù e generosità».

(Dall’Esortazione Apostolica - Nobis in animo» di Papa Paolo VI).

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Inoltre:«Siamo lieti di cogliere propizia occasione per elevare riverente pen-siero di grata ammirazione a quanti benemeriti figli di San Francesconel corso dei secoli svolsero con tanta abnegazione prezioso fecon-do servizio di fedele apostolato nella terra eletta di Gesù in mirabileirradiazione di fede viva carità ardente zelo sollecito».

(Dal telegramma di Papa Paolo VI, di ritorno dal pellegrinaggio

in Terra Santa, al Rev.mo Padre Custode) - anno 1964.

Bassorilievo in terracotta policroma di Cleto Tomba (1976) (da P. B. Rossi - La Terra Santa).

Carissima Terra Santa, da Dio hai avuto il singolare privilegio di accogliere il Verbo fatto carne.Tutto era tenebra e il mondo attendeva la luce.Gesù di Nazaret nato da Maria è la luce che illumina ogni cosa.Su alcune zolle della Tua terra benedetta è stata piantata

la Croce salvezza universale di ieri,

oggi e domani.Gesù Cristo,

il Dio uomo,è morto perchè ogni

vivente conosca il Padre che è nei cieli e ami

i fratelli quaggiù.A quando l’avverarsi

di questo sogno?Grazie Terra Santa,

Patria di ogni uomo di buona volontà.

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Composizioni musicali

Parole di S. Efrem il SiroDiacono e Dottore della Chiesa (+373)

Musica Can. Aldo Garella

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Conclusioni

Nella premessa al nostro Pellegrinaggio già accennavo alrientro, sognando una “lucerna accesa” nella mani di cia-

scuno. E’ proprio così? Faccio un invito a ritrovarci insieme traqualche settimana, per dirci qualcosa.

Chiedo scusa per le piccole inevitabili contrarietà e grazie dicuore.

P.S.: alcuni hanno chiesto il perchè del pellegrinaggio dadomenica a domenica. Eccolo: per molti il lasciare le proprie atti-vità da lunedì a venerdì è sembrato facilitante, infatti, il sabato diper sè non è giorno lavorativo e le due domeniche ben si presta-no al viaggio di andata e ritorno.

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Bibliografia essenziale

• P. Berardo Rossi. La Terra Santa. Edizioni Antoniano - Bologna.1979.

• Guida Biblica Turistica della Terra Santa. IPL Milano. 1992.

• Guida APA. Israele. Zanfi. Modena. 1995.

• Jerone Murphy - O’connor. La Terra Santa. Guida storicoArcheologica. EDB. 1996.

• Nella Terra della Bibbia. ORP. Plurigraf. Narni. 1998.

• Claudio Baratto ofm. Guida di Terra Santa. Colombo, Milano.1999.

• Maurilio Sacchi. Sulle orme di Gesù. Vol. I e II. Velar - Gorle(Bg). 1999.

• P. Girolamo Selvatico, ocd Dove il cielo ha toccato la terra. Velar- Gorle (Bg). 2008.

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Stampato nel mese di dicembre 2010presso la tipografia edizioni Saviolo s.n.c. - Vercelli.

Tranne quelle citate le fotografie sono di Aldo Garella.

Copyright © 2010 tipografia edizioni Saviolo s.n.c.

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