DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017

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Rione Sanità, spari di camorra“Vogliono fermare la rinascita”

Raid nella notte: 6 proiettili contro due locali. Poggiani: “Arrestateli subito”

360 GRADI

Meglio che restisolo il ricordo

DE LUCA, COPPETO, SIANI E IL PD CONTRO IL COMUNE

No-Vax, de Magistris sotto accusa“Ritiri il patrocinio al convegno”

DAL NOSTRO INVIATO

MARCO AZZI VERONA

MAI tanti dubbi, an-che se nessuno de-gli azzurri ha vo-

glia di tirarsi indietro e snobbare la delicata sfida di oggi (ore 15) contro il Chievo: l’ultimo ostacolo sulla strada del Napoli pri-ma della sosta. La capoli-sta è in emergenza e deve stringere i denti, dopo la sfortunata battaglia euro-pea al San Paolo con il Man-chester City, che ha lascia-

to il segno (al di là della scon-fitta e del possibile addio al-la Champions) con il gravis-simo infortunio di Ghoulam e prosciugando le energie psicofisiche della squadra. È preoccupante il bollettino medico della vigilia, di cui Sarri sarà costretto a tenere conto nella scelta della for-mazione da schierare al Ben-tegodi, che per il momento resta un rebus. Tanti i ballot-taggi in difesa e a centro-campo. Ma almeno c’è il sor-riso di Jorginho.

A PAGINA XX

UN delitto, un colpevole. Una gioventù bruciata, il mondo degli adulti il suo

piromane. Sarà così? Non so quale sia l’Italia migliore o quel-la peggiore.

A PAGINA XII

Vendita caseil piano flopdel Comune

I periti: “C’è un buco di 56 milioniImmobili con prezzi sovrastimati”

Riecco Muti al San Carlo: con Mozart

Torna il terrore al Rione Sanità. Sei colpi di pistola sono stati esplosi nella notte contro due esercizi commerciali. Uno dei ti-tolari aderisce a una associazio-ne anti-racket. Tre proiettili si so-no conficcati nel muro accanto a un locale in via Arena della Sani-tà. Altri tre nella saracinesca del negozio di biancheria intima di fronte. «Vogliamo fermare la no-stra “Primavera”, la rinascita del Rione. Arrestateli subito», è l’ap-pello del presidente della munici-palità Ivo Poggiani.

ANTONIO DI COSTANZO A PAGINA II

NEL 2018 IL MAESTRO IN “COSÌ FAN TUTTE”, CON LA REGIA DELLA FIGLIA CHIARA

UNA fila di zoccole marcia-va sotto il muro del corti-le…

A PAGINA XII

GENNARO MATINO

Immobili sopravvalutati. Il piano straordinario di vendita del patri-monio, approvato nell’ultimo bilancio, va modificato. I conti non tornano, c’è un buco di 56 milioni di euro. È lo scarto tra le previsio-ni in primavera redatte dal Comune, sui 18 beni da vendere entro fine anno, e le stime consegnate dai tecnici esperti nelle ultime ore. A piazza Municipio è suonato l’allarme rosso, di fronte all’incu-bo perenne del dissesto. E si correrà subito ai ripari: inserendo altri alloggi da alienare.

ALESSIO GEMMA A PAGINA V

AMETÀ del Cinquecento un piccolo libretto anonimo, pubblicato in Spagna e di

poco più di cinquanta pagine, cambia la geografia letteraria preesistente. L’opera si chiama Lazarillo de Tormes. Domani nell’aula Piovani della Federico II si presenta una riedizione cura-ta da Antonio Gargano.

A PAGINA VIII

LE IDEE

Lazarillo de TormesViviani e il romanzo

Non si placa la polemica per la partecipazione e il patrocinio del Comune a un convegno dei No-Vax. La prima miccia l’ha reinnescata ieri un uomo di maggioranza, ovvero Mario Coppeto, dirigente di Mdp e ca-pogruppo di “Napoli a sinistra”. «Che errore - dice Coppeto - Il confronto è tra opinioni diver-se, ma il patrocinio vuol dire condivisione».

ROBERTO FUCCILLO A PAGINA V

“NEL 50 avanti Cristo tutta la Gallia è occu-pata dai Romani…

Tutta? No! Un villaggio dell’Ar-morica, abitato da irriducibili Galli, resiste”.

A PAGINA XII

GRANELLI

Se Asterix torna nella nostra città

>

Jorge Luiz Frello: Jorginho

Il gran ritorno del maestro. Ric-cardo Muti aprirà la stagione 2018 del San Carlo salendo sul podio del “Così fan tutte” di Mo-zart (e con la regia della figlia Chiara). Ieri l’annuncio della so-printendente Rosanna Purchia e del collega della Staatsoper di Vienna, Dominique Meyer.

STELLA CERVASIO A PAGINA XV

Riccardo Muti sul podio del teatro San Carlo

GUIDO TROMBETTI

MATTEO PALUMBO

RIFLESSIONI

La rivoluzionedella speranza

LORENZO MARONE

LA SOCIOLOGA ZACCARIA

“I boss si esibisconocon quei post su Fb”

«CHI è legato al tessuto criminale usa il web an-che come forma di sfi-

da o di affermazione della violen-za» dice la professoressa Anna Maria Zaccaria della Federico II.

A PAGINA III

DARIO DEL PORTO

>>

la Repubblica

CONTATTINAPOLI@REPUBBLICA.IT

NAPOLI.REPUBBLICA.IT

CONVOCATO IN NAZIONALE. ALLE 15 NAPOLI A VERONA CONTRO IL CHIEVO

Jorginho, l’azzurro di Ventura

I VOLTI DI NAPOLI

Ugo Picarelli: “Una sfidaper il turismo a Paestum”ANTONIO FERRARA A PAGINA XIX

IL FILM

The Jackal, il debuttoal cinema MetropolitanILARIA URBANIA PAGINA XVII

@L’ARCHEOLOGIA

Baia sommersa, scopertidue nuovi mosaiciPASQUALE RAICALDO SU NAPOLI.REPUBBLICA.IT

VIII NAPOLI CRONACA laRepubblica DOMENICA 5 NOVEMBRE 2017

Lazarillo de Tormesquei picari e dannatinella Spagna del ’500che evocano VivianiDomani alla Federico II si presenta una nuovaedizione dell’opera che anticipò il romanzo

MATTEO PALUMBO

AMETÀ del Cinquecento un pic-colo libretto anonimo, pub-blicato in Spagna e di poco

più di cinquanta pagine, cambia la geografia letteraria preesistente. Alla tradizione consolidata di poe-mi cavallereschi o di liriche d’amo-re aggiunge un modello narrativo di natura completamente diversa. I protagonisti che vengono alla luce sono tutt’altro che aristocratici o il-lustri. Appaiono, al contrario, auten-tici dannati della terra: uomini della strada, abituati a incontrare imbro-glioni e furfanti, allenati a crescere in mezzo agli inganni e alle violen-ze. Manzoni, trecento anni dopo, avrebbe chiamato questa stirpe di poveri Cristi “gente di nessuno”, de-stinata a contare sulle proprie forze di fronte a ostacoli di tutti i tipi.

L’opera di cui parliamo si chiama Lazarillo de Tormes. La sua morfolo-

gia narrativa e tematica permette di collocarla all’interno di quel ge-nere letterario, mobile e vario, che si chiama romanzo: uno dei primi tentativi di raccontare con serietà la vita quotidiana e presentare gli stenti affrontati da uomini qualun-que giorno dopo giorno. Il lettore scopre frammenti di un’esistenza piena di rischi e di insidie: combat-tuta contro la miseria, il pericolo, l’imbroglio. Questi personaggi com-piono un personale percorso di for-mazione, che insegna le virtù di cui servirsi per sopravvivere. Assumo-no perfino un nome specifico, che li distingue dai cavalieri dell’epica e dal loro universo incantato. Sono i picari, destinati a occupare, a parti-re dal Lazarillo, un posto insostitui-bile nell’immaginario letterario.

L’occasione di ragionare intorno a questo memorabile libretto è of-ferta dall’edizione bilingue, appar-sa qualche mese fa per Marsilio e cu-

rata da uno studioso di letteratura spagnola insigne come Antonio Gargano, che si presenta domani al-le 16 nell’Aula Piovani della Federi-co II. I problemi che il libro pone non sono pochi. Riguardano la sua stessa configurazione di testo, la comprensione delle sue parole e l’intelligenza del significato genera-le. Gargano affronta tutti i nodi le-gati al senso del libro. Discute la for-ma che esso prende. Spiega il signi-ficato letterale attraverso un com-mento analitico e una traduzione il-luminante. Propone un’ipotesi di lettura compiuta, che restituisce la modernità dello sconosciuto autore e della sua opera. Per un lettore di

questi anni, proprio la categoria del picaro aiuta a comprendere la ge-nealogia di personaggi fondamen-tali nella nostra tradizione più re-cente. Pensiamo alla commedia di Viviani Tuledo ’e notte del 1918. Il popolo della strada è composto di venditori ambulanti, di straccioni e di miserabili, di furfanti e di prosti-tute: tutti, a loro modo, personaggi irregolari, senza identità sociale, che stabiliscono un rapporto squili-brato con il mondo in cui sono.

Gli eroi del teatro di Viviani sono creature della strada. Sono simili a Cientepelle, che fa di mestiere il venditore di carne cotta, o corri-spondono al Sapunariello, “piccolo

cenciaiuolo, esangue, scalzo, con un soprabito a sbrendoli che a sten-to gli ricopre le nudità intirizzite”. Ricordano Tommasino “o’ miliona-rio”: “un giovane magnaccio, tipo fra il prepotente e il cavalleresco. Lo chiamano “o’ milionario” per la sua fastosità puramente verbale. È in realtà un poveraccio”. Oppure si identificano con la più celebre delle maschere femminili del teatro vi-vianeo, Ines detta “Bammenella”: una donna “non più giovanissima: ma la eccessiva eleganza popolare-sca e quell’aria di superiorità in cui si pavoneggia fanno di questa don-na una prostituta da strada, ancora piacente”.

Personaggi di tale natura, come ogni emarginato sociale, non solida-rizzano con alcuna condizione di vi-ta. Di tutte vedono il rovescio e la menzogna. Il mondo intero, con-templato dal loro sguardo estra-neo, si rivela nella sua irrazionalità: luogo di patimenti, di desideri nega-ti e di conflitti feroci. Questi prota-gonisti senza patria, estranei ai va-lori che hanno intorno, osservano dal basso, in controluce, la storia che passa sopra le loro teste. Le cri-si di ogni tipo, da quelle naturali a quelle storiche, sono commisurate alle ragioni ostinate di chi non ha nulla se non il proprio corpo.

In questo mondo doloroso e seve-ro, tutti gli ideali sono messi in gio-co. Il punto di vista dal basso rivela la vanità di qualunque pretesa si presenti troppo assoluta. Ogni evento, infatti, si misura solo sulla sopravvivenza. La vita è un bene concreto, che va difeso con le un-ghie e con i denti.

Il picaro ci ricorda che questa bat-taglia si può combattere con scal-trezza, ma anche con la dignità e con il coraggio di esseri umani.

I personaggi sono uomini della strada, i picari, che ci rinviano al popolo di “Tuledo ‘e notte”

A metà del XVI secolo uscì un libretto anonimo di 50 pagine che cambiò la geografia letteraria

Bartolomé Esteban Murillo, “Giovane mendicante” (1650), Louvre

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