7/21 luglio 2018 - progettometafisica.it · Luigi Ghirri è stato tra i fotografi che meglio hanno...

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7/21 luglio 2018Circolo Aternino – Pescara

A cura diMartina Lolli

ArtistiEmanuela AmadioMichele BerlingeriFabio CameliSimona De MarchisPiero Geminelli

Promossa daAssociazione Maramè

In collaborazione conAssessorato alla Cultura del Comune di Pescara

Progetto graficoLuca Di Francescantonio

Logistica e allestimentiArianna Grillo

ComunicazioneMonica Carugno

www.progettometafisica.it [email protected]

Metafisica | L’io nello spazio è la seconda tappa del Progetto Metafisica nato nel 2014 come un collettivo fotografico. Quest’anno cinque fotografi si sono lasciati ispirare da Georges Perec che nel libro “Specie di Spazi” (1974) elenca tutte le porzioni di spazio che è possibile abitare, declinandole nelle loro fun-zioni e nella loro estetica:

Les espaces se sont multipliés, morcelés et diversifiés. Il y en a aujourd’hui de toutes tailles et de toutes sortes, pour tous les usages et pour toutes les fonctions. Vivre, c’est passer d’un espace à l’autre en essayant le plus possible de ne pas se cogner.

Nell’ultima frase Perec afferma che la vita è un continuo passaggio fra uno spazio è l’altro cercando il più possibile di non sbatterci contro.

Luigi Ghirri è stato tra i fotografi che meglio hanno saputo scovare nel paesaggio quotidiano la giungla di segni che si andavano sovrapponendo alla realtà, rendendola un’immagine fra le immagini. Franco Vaccari nel saggio “Lo sguardo ciclico” a lui dedicato scrive: “Il mondo che ci fa vedere è un mondo dove ogni più piccolo spazio è stato colonizzato e sottoposto a un controllo estetico totale”.

I fotografi qui riuniti affondano la loro ricerca estetica in quell’immaginario collassato della Rete - luogo metafisico per eccellenza - che, come una sovra-struttura, agisce da filtro estetico, sociale e politico. L’antropologo Clifford Geertz afferma: “L’uomo è un animale impigliato nelle reti di significati che egli stesso ha tessuto”. Potremmo aggiungere una lettera nell’affermazione di Geertz: “L’uomo è un animale impigliato nelle reti di significanti che egli stesso ha tessuto”. In questo intreccio di significanti (di icone), di luoghi senza tempo e senza spazio, di spazi moltiplicati, diversificati, fatti a pezzi e di luoghi mai sicuri, c’è chi torna a “santificare la realtà”, a cercare di dare una consistenza allo spazio e rappresentarlo nelle sue variabili: il transito, l’architettura, l’ecologia, la messa in scena e la spiritualità.Si torna a una dimensione abitabile per restituirgli quel surplus di senso e significato che solo uno sguardo umano può donare.

Vorrei che esistessero luoghi stabili, immobili, intangibili, mai toccati e quasi intoccabili, immutabili, radicati; luoghi che sarebbero punti di riferimento e di partenza, delle fonti.

Di de Chirico rimangono l’atmosfera onirica e sospesa e la sensazione che qualcosa soggiace sotto lo strato del visibile. Sono le inquietudini di un io che torna a essere metro di misura dello spazio, torna a dare forma e confini e a reclamare il diritto all’esistenza attraverso visioni e sogni. Territori inconoscibili, sono l’habitat dove l’uomo è creatore delle proprie utopie metafisiche.

www.progettometafisica.it

M A R T I N A L O L L I

M A R T I N A L O L L I

Sono curatrice d’arte e giornalista nel settore culturale. Ho studiato critica e curatela tra “La Sapienza” (Roma),

l’Accademia di Brera (Milano) e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino). L’esperienza nella redazione di

un quotidiano – per cui ho recensito eventi culturali – mi ha fatto capire l’importanza di rendere l’arte comprensibile

a tutti, non banalizzandone i contenuti, ma scegliendo con cura le parole per comunicarla. Tutto ciò è alla base della

mia scrittura che cerca di scardinare i canoni della critica d’arte “classica” attraverso un approccio multidisciplinare

di cui musica e letteratura sono i fondamenti. Allo stesso modo la mia visione curatoriale vuole essere fresca, ma

ponderata: curare una mostra significa contaminare e lasciarsi contaminare dall’artista e trasmettere questo sano

contagio ai fruitori attraverso la scrittura e le forme sensibili dell’allestimento.

Credo che prima di dichiarare il distacco del pubblico dall’arte e dalla cultura, bisogna creare il pubblico stesso;

questo è il compito di curatori e critici. Tuttora proseguo l’attività giornalistica come redattrice di Artribune con cui

collaboro da diversi anni. Per i miei progetti curatoriali rimando al sito www.malarte.it

G I O V A N N I D I I A C O V O

Sono lieto di presentare questa nuova mostra di Martina Lolli, promessa della critica d’arte nazionale, che prende

spunto dai concetti chiave della Metafisica dechirichiana per ampliarsi al contemporaneo e alle sue interazioni con

i new media e il web, quel nonluogo privilegiato di una creatività alternativa in cui tutto è lecito e in cui l’artista può

tracciare nuove geografie dello sguardo. Nelle fotografie di Emanuela Amadio, Michele Berlingeri, Fabio Cameli,

Simona De Marchis e Piero Geminelli, lo spazio appare rinnovato. Percepiamo vuoti e riflessi inediti, città e paesaggi

si modificano per geometria e colore, spaziando nell’immaginario. Resta addosso una sensazione di attesa e di

stupore, e la bellezza di una nuova percezione delle cose.

Giovanni Di Iacovo

Assessore alla Cultura Città di Pescara

Emanuela AmadioWisteria 2016 – 2018

Simona De MarchisLa porta eburnea e la porta cornea 2015 – 2017

Piero GeminelliL’enigme de la fatalité2018 – work in progress

Fabio CameliMise en scène2016 – work in progress

Michele BerlingeriStanze2018

E M A N U E L A A M A D I O

Docente di fotografia. Nel 2013 inizia la collaborazione con il CFC (Centro di Fotografia e Comunicazione) di Pescara,

in cui si occupa dei corsi base, avanzato e linguaggi fotografici. Organizza talk, concorsi ed eventi dedicati alla divulga-

zione della cultura fotografica. Nel 2016 dà vita a Case di fotografia, un progetto con cui svolge corsi e lezioni in luoghi

informali. Nel tempo libero gestisce Scarpe Diem Project, sito web in cui raccoglie fotografie di scarpe abbandonate

da tutto il mondo.

E M A N U E L A A M A D I O

Espaces morcelés

Le immagini si rincorrono sul filo rosso del colore come il diario di una flânerie urbana. Il paesaggio si rifrange in ritratti

frammentati, nei dettagli di un ambiente che torna a essere vissuto nelle piccole cose. Lo spazio è declinato in una

costellazione dove le immagini si collegano all’ipertesto dell’emozione.

E M A N U E L A A M A D I O

S I M O N A D E M A R C H I S

S I M O N A D E M A R C H I S

1977, vivo nei Castelli Romani. Principalmente scrittrice, mi sono avvicinata alla fotografia da autodidatta, nel

2008, usandola come medium per l’esplorazione altre forme di narrazione, con una predilezione per i paesaggi

che restituiscano una visione onirica della realtà. Nel 2016 e nel 2017, il Museo Diocesano di Velletri e Il Museo

Archeologico Lambrecht di Artena, hanno ospitato la mia serie di foto realizzate in omaggio alle opere dell’artista

pittrice Juana Romani.

S I M O N A D E M A R C H I S

Spazi intangibili

Interiorizzare un paesaggio è andare a scovarlo nelle regioni più profonde del nostro io. In questa sospensione ogni

elemento è la soglia di una realtà intangibile che abita lo spazio della spiritualità e del simbolo.

P I E R O G E M I N E L L I

P I E R O G E M I N E L L I

49 anni, nato a Vasto, dove vive e lavora. Laureato in Architettura. Dopo diverse collaborazioni in studi di architettura,

apre a Vasto il suo studio, dove si occupa prevalentemente di design, di architettura e di arredamento di interni.

Appassionato di fotografia, ha al suo attivo diverse mostre personali e collettive: 2012 - Personale, “E’ il caso di

guardare il mondo con occhi deliranti” (Vasto); 2013 – Collettiva, “Fotografi per Art in the Dunes” (Lanciano); 2014

– Collettiva, “Art in the Dunes” (Vasto); 2014 – Collettiva, (Con)Fusioni” (Lanciano); 2014 – Collettiva, “Metafisica”

(Lanciano); 2015 – Collettiva, “Metafisica” (Vasto); 2015 – Collettiva, “Inadeguato” (Pescara); 2015 – Collettiva,

“Annotazioni” (Milano); 2016 – Personale, “Fotografie” (Vasto); 2016 – Personale, “Uno + Uno” (Vasto)

P I E R O G E M I N E L L I

Espaces multipliés

Architetture del sogno che si sfaldano, piani che si moltiplicano e sovrappongono creano una realtà sfaccettata che

oscilla fra la vertigine e l’instabilità. A costruire l’ambiente è l’inconscio che si deposita strato strato e crea architetture

fantasmagoriche.

In questo spazio virtuale l’indefinito può prendere la forma del cielo o delle strutture che vi fluttuano.

F A B I O C A M E L I

F A B I O C A M E L I

Fabio Cameli è un fotografo, video maker, artista di base a Parigi.

Nato in Italia nel 1986, è cresciuto focalizzando i suoi interessi sulle arti visive, immagini in movimento o fisse

legate ad ogni campo della cultura visiva.

La sua ricerca riguarda le questioni legate al tempo, approfondendo differenti aspetti, dalla definizione alla per-

cezione dello stesso.

Nel 2014 riceve il Master in Fotografia della Scuola Romana di Fotografia e Cinema, concentrando le sue attività

sulla fotografia di studio, still life e visual art.

A partire dallo stesso anno è membro Associate (ARPS) della Royal Photographic Society.

F A B I O C A M E L I

Spazi immobili

Ad abitare questi spazi è il tempo. Sembrano immuni al passaggio umano, immobili e granitici nella luce che vi

transita fino a scolpirli o renderli disegno. Simulacri o realtà, luoghi o non luoghi. Degli ultimi conservano le possi-

bilità della rappresentazione, dei primi l’essenza del paesaggio a cui appartengono.

In questi spazii l’immanenza diviene assoluto.

M I C H E L E B E R L I N G E R I

M I C H E L E B E R L I N G E R I

Veneziano, classe 1978. Ossessionato dalla luce e dalla sua assenza, affascinato dall’imponderabile e ammaliato

dall’incongruo, scatta fotografie dal 2008, con occasionali pause di un’ora.

M I C H E L E B E R L I N G E R I

Spazi radicati

L’uomo occupa lo spazio come un attore inconsapevole che risponde a un copione onirico. Il suo transito fra il sogno

e la visione lo rende un’immagine fra le altre e ne sfalda la consistenza.

L’incerto navigare crea rimandi ed echi e mostra come la duplicazione sia la normale condizione dell’essere al mondo.

Il logo di MetaFisica è stato progettato dal logo designer Luca Di Francescantonio.

È tra i migliori logo designer sezione Europa/Russia nel 2015 e nel 2018 per la selezione del Best Brand Award

e nel 2017 tra i migliori selezionati Europa per il premio Wolda.