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L’EUROPA SENZA L’EUROPA ER DECENNI SIAMO STATI ABITUATI A un certo modo di vedere il mondo, più classico e più radicato, che privilegia l’economia in quan- to scienza. Coloro che vi aderiscono, siano essi adepti del liberalismo o di tendenza marxista, assicurano che tutti i problemi della società, comprese le rivalità politiche, derivano da riva- lità economiche – che si tratti di concorrenza fra le imprese o di contraddizioni fra le classi so- ciali. Eppure, mentre gli economisti spiegano, non senza ragione, che la mondializzazione dell’economia avanza e che anzi essa è stata completata in seguito alla fine della guerra fred- da, come è possibile che i conflitti geopolitici di- ventino sempre più numerosi (e certo questa non è una illusione mediatica)? Così in Europa, dopo la caduta della cortina di ferro, nel 1989, sono spuntati una dozzi- na di nuovi Stati, portatori di rivendicazioni territoriali. Fra metà di essi, in particolare nella ex Jugoslavia, è attualmente in corso una guerra. Ora, le cause di questi conflitti derivano in maniera solo molto indiretta dall’economia: gli avversari non combattono per il possesso di ricchezze ma soprattutto per delle ragioni nazionali, ciascuno essendo impegnato a liberare il suo «territorio storico», mentre una parte dei suoi cittadini si trova a vivere in terre annesse da nazioni rivali. Non vogliamo negare l’importanza dei pro- blemi economici, né pretendere che la geo- politica, questo nuovo modo di vedere il mondo, risponda a ogni domanda. Si trat- ta solo di formulare i problemi in modo differente e complementare. Ma noi non siamo ancora abituati alla complessità e alla diversità dei problemi geopolitici. Si è a lungo pensato, in effetti, che delle cause molto generali – rivalità economiche, relazioni di produzione e di scambio tra gli uomini – condizionassero i comportamenti politici, la volontà di potenza dei dirigenti e persino, indirettamente, il patriottismo dei cittadini. Oggi che la mondializzazione dell’econo- mia è, a quanto pare, acquisita, si è co- stretti a constatare che l’atteggiamento de- gli Stati può essere guidato da altri fattori, al di là della ricerca del profitto o della conquista di terre fertili. Se c’è sempre la tentazione di cercare di impadronirsi di grandi giacimenti di petrolio come quelli del Kuwait, pure questo esempio spettacola- re di rivalità economica come fattore di guerra è abbastanza eccezionale. Nella maggior parte dei casi, oggi, le nazioni combattono o si preparano a combattere per altri valori. Certo, per alcuni decenni, si af- frontarono due ideologie, due concezioni della società, che mascheravano a fatica le loro rivalità economiche; il capitalismo, che diceva di essere il mondo libero, e il comuni- 265 Che cos’è la geopolitica? Perché si parla di geopolitica al singolare o al plurale? Perché si parla di antagonismo delle convinzioni geopolitiche? A queste domande fondamentali risponde il saggio di Yves Lacoste che Limes pubblica a partire da questo numero. Data la complessità della materia e la visibilità dello studio di Lacoste, che pubblichiamo in anteprima per gentile concessione dell’editore francese Flammarion (esso costituirà l’introduzione del Dictionnaire de géopolitique di prossima pubblicazione a Parigi), siamo costretti a dividerlo in quattro parti: le tre successive saranno pubblicate a seguire nei prossimi volumi di liMes. Che cosè la Geopolitica? (I) di Yves LACOSTE P TEO RIA

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L’EUROPA SENZA L’EUROPA

ER DECENNI SIAMO STATI ABITUATI Aun certo modo di vedere il mondo, più classico epiù radicato, che privilegia l’economia in quan-to scienza. Coloro che vi aderiscono, siano essiadepti del liberalismo o di tendenza marxista,assicurano che tutti i problemi della società,comprese le rivalità politiche, derivano da riva-lità economiche – che si tratti di concorrenzafra le imprese o di contraddizioni fra le classi so-ciali. Eppure, mentre gli economisti spiegano,non senza ragione, che la mondializzazionedell’economia avanza e che anzi essa è statacompletata in seguito alla fine della guerra fred-da, come è possibile che i conflitti geopolitici di-ventino sempre più numerosi (e certo questanon è una illusione mediatica)?Così in Europa, dopo la caduta della cortinadi ferro, nel 1989, sono spuntati una dozzi-na di nuovi Stati, portatori di rivendicazioniterritoriali. Fra metà di essi, in particolarenella ex Jugoslavia, è attualmente in corsouna guerra. Ora, le cause di questi conflittiderivano in maniera solo molto indirettadall’economia: gli avversari non combattonoper il possesso di ricchezze ma soprattutto perdelle ragioni nazionali, ciascuno essendoimpegnato a liberare il suo «territorio storico»,mentre una parte dei suoi cittadini si trova avivere in terre annesse da nazioni rivali.Non vogliamo negare l’importanza dei pro-blemi economici, né pretendere che la geo-

politica, questo nuovo modo di vedere ilmondo, risponda a ogni domanda. Si trat-ta solo di formulare i problemi in mododifferente e complementare. Ma noi nonsiamo ancora abituati alla complessità ealla diversità dei problemi geopolitici.Si è a lungo pensato, in effetti, che dellecause molto generali – rivalità economiche,relazioni di produzione e di scambio tra gliuomini – condizionassero i comportamentipolitici, la volontà di potenza dei dirigenti epersino, indirettamente, il patriottismo deicittadini.Oggi che la mondializzazione dell’econo-mia è, a quanto pare, acquisita, si è co-stretti a constatare che l’atteggiamento de-gli Stati può essere guidato da altri fattori,al di là della ricerca del profitto o dellaconquista di terre fertili. Se c’è sempre latentazione di cercare di impadronirsi digrandi giacimenti di petrolio come quellidel Kuwait, pure questo esempio spettacola-re di rivalità economica come fattore diguerra è abbastanza eccezionale.Nella maggior parte dei casi, oggi, le nazionicombattono o si preparano a combattere peraltri valori. Certo, per alcuni decenni, si af-frontarono due ideologie, due concezionidella società, che mascheravano a fatica leloro rivalità economiche; il capitalismo, chediceva di essere il mondo libero, e il comuni- 265

Che cos’è la geopolitica? Perché si parla di geopolitica al singolare o al plurale? Perchési parla di antagonismo delle convinzioni geopolitiche? A queste domandefondamentali risponde il saggio di Yves Lacoste che Limes pubblica a partire daquesto numero. Data la complessità della materia e la visibilità dello studio di Lacoste,che pubblichiamo in anteprima per gentile concessione dell’editore franceseFlammarion (esso costituirà l’introduzione del Dictionnaire de géopolitique diprossima pubblicazione a Parigi), siamo costretti a dividerlo in quattro parti: le tresuccessive saranno pubblicate a seguire nei prossimi volumi di liMes.

Che cosè la Geopolitica? (I) di Yves LACOSTE

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TEORIA

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smo, epressione dell’eguaglianza. In quel ca-so si trattava ancora di cause molto generali,su scala planetaria. Non appena questa riva-lità si è spenta, ecco sorgere in Europa (e inaltre parti del mondo) una serie di conflittinei quali la posta in gioco non è più la terra,come poteva essere un tempo, e nemmenouna morale per l’umanità, come ancora po-co fa, ma parti di territorio molto precise, ri-vendicate per ragioni intricatissime: territoristorici, territori-simbolo disputati fra nazionirivali. Analoghe rivalità cominciano ad ap-parire, in modo meno drammatico, in senoa grandi Stati nazionali europei.È di questo che si tratta quando si parla diproblemi geopolitici. La funzione di questosaggio è appunto di analizzarli, di cercareuna chiave per rispondere a domande cosìnuove.Per capire un problema geopolitico, sia purea grandi linee, non basta più evocare dellecause generali, il conflitto «Est-Ovest», comeprima; occorrono un certo numero di infor-mazioni relativamente precise e obiettive.Ecco che ci si scontra con nuove difficoltà:più che l’insufficienza della documentazio-ne disponibile, sono la cattiva conoscenzadelle concezioni antagoniste, i timori reci-proci inconfessati e soprattutto l’ignoranzadi coloro che, certi del loro buon diritto, nonsanno o non ammettono che possa esistereun’opinione contraria alla loro, anch’essain buona fede.Bisogna certo condannare i fanatismi d’o-gni genere, le cui conseguenze risultano es-sere, prima o poi, catastrofiche. Ma non oc-corre forse considerare che tutti questi an-tagonismi di idee e di argomenti sono,ahimé, normali, quando si tratta di geopo-litica? Terribile interrogativo filosofico,quando questi antagonismi sono esaspera-ti al massimo, giacché insorge allora il pro-blema della guerra e quello delle frontiere.La geopolitica è una serie di drammi (sen-so primo del termine: azione) e persino ditragedie – non bisogna mai dimenticarlo.Ma «le cose stanno come stanno e il mondoessendo come è», per riprendere l’epressionedel generale de Gaulle, bisogna ben accet-tare che questi antagonismi sono la norma.

Ciò non significa che oggi le guerre sianonormali e che non possano essere evitate. Èd’altronde la pacificazione uno dei compi-ti dell’analisi geopolitica. Nei molteplici ca-si in cui oggi si usa il termine geopolitica,si tratta in effetti di rivalità di potere su deiterritori e sugli uomini che vi abitano. Inquesti scontri tra forze politiche, ognuna diesse usa mezzi diversi, e in particolare ar-gomenti che dimostrino le ragioni per cuil’una parte o l’altra vuole conquistare oconservare il tal territorio, e anche dunque,all’inverso, che le pretese dei rivali sono il-legittime.

Situazioni e idee geopolitiche

Quale che sia la sua estensione territoriale(planetaria, continentale, statale, regiona-le, locale) e la complessità dei da ti geogra-fici (rilievo, clima, vegetazione, ripartizio-ne della popolazione e delle attività...),una situazione geopolitica si definisce, aun dato momento di urta evoluzione stori-ca, attraverso delle rivalità di potere dimaggiore o minor momento, e attraversodei rapporti tra forze che occupano partidiverse del territorio in questione.Le rivalità di potere sono anzitutto quelletra Stati, grandi e piccoli, che si disputanoil possesso o il controllo di certi territori. Sitratta di individuarne la localizzazioneprecisa e le ragioni che ciascuno invoca pergiustificare il conflitto, spesso legate alle ri-sorse (appropriazione di un giacimento mi-nerario o di una zona sottomarina nonancora esplorata, eccetera), ma talvolta an-che a cause di più difficile discernimento, eche occorre nondimeno cercare di definire.Rivalità di potere, ufficiali e ufficiose, sisviluppano anche all’interno di numerosiStati i cui popoli, più o meno minoritari,rivendicano la propria autonomia o indi-pendenza. Emergono poi i problemidell’immigrazione, che in molti paesi sonodivenuti geopolitici.Infine, in seno a una stessa nazione, esisto-no rivalità geopolitiche tra i principali par-

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titi politici, che cercano di estendere la pro-pria influenza nella tal regione o nel taleagglomerato, e di conquistare o conservaredelle circoscrizioni elettorali.Per mostrare la ripartizione di queste forzediverse, anche negli spazi relativamente ri-stretti, occorrono delle carte chiare e sugge-stive, e in particolare delle carte storiche,che permettano di capire l’evoluzione dellasituazione (attraverso i successivi tracciatidelle frontiere), come pure di apprezzare«diritti storici» su un determinato territorio,di cui si dotano contraddittoriamente di-versi Stati.Per capire un conflitto o una rivalità geo-politica, non basta precisare e cartografarele poste in gioco, bisogna anche cercare, losi è visto – soprattutto quando le cause so-no complesse – di comprendere le ragioni,le idee dei suoi principali attori: capi diStato, leader di movimenti regionalisti, au-tonomisti o indipendentisti, eccetera. Cia-scuno di essi esprime e influenza a un tem-po lo stato d’animo della parte di opinionepubblica che rappresenta. Il ruolo delleidee -anche se sbagliate – è capitale in geo-politica. Sono esse a spiegare i progetti e adeterminare la scelta delle strategie, certoinsieme ai dati materiali. Queste idee geopolitiche le chiamiamo rap-presentazioni. Se questo termine sarà quiimpiegato a profusione è perché a causadei suoi significati originari e della sua ric-chezza di senso, corrisponde molto bene adue caratteristiche fondamentali delle ideegeopolitiche.D’un lato, rappresentare (rendere presen-te), «mostrare in modo concreto» (definizio-ne del Robert), è anzitutto disegnare. Ora,le idee geopolitiche si riferiscono a dei terri-tori, cioè alle carte che ne sono le rappre-sentazioni, allo stesso modo in cui un qua-dro rappresenta un personaggio. D’altro la-to, la rappresentazione è l’atto teatrale pereccellenza, l’atto che rende simbolicamentepresenti personaggi e situazioni drammati-che, ciò che è anche proprio delle idee geo-politiche. Può essere che questo senso di «te-nere il posto di qualcuno» di «agire in suonome», sia all’origine dell’uso diplomatico e

politico della «teoria della rappresentazio-ne», secondo cui la sovranità di una nazio-ne si esprime attraverso i suoi rappresen-tanti.In fondo, questo senso oggi non è il più im-portante nelle rappresentazioni geopoliti-che. È spesso il senso cartografico a domi-nare. Ma non per questo bisogna minimiz-zare la rappresentazione in senso teatrale,giacché la maggior parte dei conflitti geo-politici sono pensati in termini di dramma.Ciascuna delle nazioni implicate assumesimbolicamente i tratti di un personaggio(«la Francia», «la Germania», eccetera). Larappresentazione storica dei loro rapporti,il modo di raccontare le cause dei loroconflitti assumono i contorni della trage-dia. Ecco perché il termine di rappresenta-zione è, nelle analisi geopolitiche partico-larmente utile in ciò che possiede di ambi-guo e di semanticamente ricco.Per giustificare le proprie rivendicazioni e ipropri diritti su dei territori, o per concepirele proprie strategie, i protagonisti (i capi diStato e i loro consiglieri), tenuto conto delleloro rappresentazioni geopolitiche persona-li e collettive, si riferiscono a diversi tipi diargomentazione o di ragionamenti che ap-partengono all’arsenale delle teorie geopoli-tiche.Ci sono in effetti diversi modi di concepirela geopolitica, e lo stesso termine è stato og-getto di accentuazioni alquanto differenti.Non è nello spirito di questo saggio diescludere idee che oggi appaiono superateo pericolose, giacché alcuni continuano ariferirvisi. È invece necessario di inventa-riarle, spiegarle a rischio di criticarle – ediscernere le loro origini storiche e il lororuolo nelle lotte e nelle controversie attual-mente in corso nel mondo.Per trattare di tutto ciò in modo razionalee metodico, occorre una concezione d’in-sieme come pure un approccio scientifico,che aiuti a meglio capire gli avvenimentiattuali e quelli che si annunciano.

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Una concezione nuova e globale della geopolitica

Ciò che abbiamo appena affermato, all’i-nizio di questo preambolo, è già molto di-verso rispetto ai differenti modi più o menoparziali e di parte in cui abitualmente sitratta di geopolitica. Ma bisogna spingersipiù avanti ed esporre i fondamenti di unaconcezione nuova e globale della geopoliti-ca. Questa concezione non deriva unica-mente da una evoluzione personale, essa èil compimento di un’evoluzione storicacomplessa e relativamente lunga delle so-cietà europee occidentali. È in particolarela conseguenza dei nuovi fattori politici eculturali del nostro tempo: progresso dellalibertà di stampa e della libertà di espres-sione in una notevole parte del mondod’oggi. In effetti, questa concezione nuovae operativa della geopolitica prende in con-siderazione il ruolo sempre più importantedei media, che diventano dei fattori geopo-litici in tanto in quanto, influenzandol’opinione pubblica, modificano i punti divista e le decisioni dei dirigenti.Opponendosi in questo alle diverse conce-zioni che esamineremo in seguito, questaidea della geopolitica non procede da unadefinizione generale a priori. Al contrario,essa è stata definita dopo aver analizzato edistinto le caratteristiche comuni alle diffe-renti qualità di fenomeni e di problemi chesono oggi considerati come geopolitici. È ilrisultato di ormai vent’anni di ricerchecondotte dall’équipe che anima la rivistaHérodote, e che ha esaminato giorno dopogiorno, talvolta sul campo, le cause e losvolgimento di molteplici tensioni e conflitti,come pure le reazioni dell’opinione nazio-nale e internazionale. Queste ricerche han-no anche progressivamente permesso di ca-pire perché il termine «geopolitica», apparsoall’inizio del XX secolo, non è più stato uti-lizzato dopo la fine della seconda guerramondiale, e perché è così diffuso oggi.La comparsa in Europa, dopo la fine dellaguerra fredda, di un gran numero di con-flitti geopolitici gravi, e il fatto che da unadecina d’anni il termine -geopolitica sia

sempre più utilizzato per designare delletensioni finora latenti – e che oggi si aggra-vano o suscitano, grazie alla stampa, l’in-teresse e l’emozione dell’opinione pubblica– inducono a pensare che stia accadendoqualcosa di nuovo. Quanto meno, si ac-centuano oggi dei fenomeni che erano me-no chiaramente percepiti nel passato, o chenon potevano manifestarsi in modo cosìevidente fino a pochi anni fa.Sicché per aprire il gioco potremmo affer-mare (poi lo dovremo dimostrare) che iltermine «geopolitica» non è tanto un nuovomodo di definire delle rivalità territorialicome ne esistono da secoli, ma che l’appa-rizione e l’allargamento degli usi di questotermine significano che, da qualche tempo,dei nuovi fattori moltiplicano i differentigeneri di rivalità tra poteri relativi ai terri-tori, e che esse si svolgono in modo diversodal passato, non fosse che per il ruolo cre-scente dell’opinione pubblica. È ciò che noiverificheremo paragonando al passato ilmodo in cui appaiono e si sviluppano gliattuali conflitti.Seconda affermazione, che scaturisce dallaprima: i fenomeni specificamente geopoliti-ci non corrispondono a non si sa quali ri-valità tra poteri per il controllo di territorima – ecco la novità – a delle rivalità le cuirappresentazioni più o meno antagonisti-che sono ormai largamente diffuse dai me-dia. Ciò suscita discussioni fra i cittadini,certo alla condizione che vi sia libertàd’espressione nei paesi interessati. Così ca-ratterizzati, si tratta dunque di fenomenidi un tipo storico nuovo, le cui conseguen-ze modificano sensibilmente le relazioniinternazionali e l’esercizio dell’autoritàdello Stato in vari paesi.La dimostrazione di questa duplice affer-mazione necessiterà di percorrere un cenonumero di tappe di osservazione e di ragio-namento. In effetti, le cose sono tutt’altroche semplici, e bisognerà tener conto e risol-vere un certo numero di contraddizioni percostruire progressivamente la definizione diun concetto di geopolitica, e per misurarneil significato storico, culturale e politico.Per capire a cosa corrisponda ciò che oggi268

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chiamiamo geopolitica, è dunque necessa-rio (ma non sufficiente) spiegare come eperché questo modo di vedere il mondo siaapparso, si sia poi sviato, per essere in se-guito occultato, prima di riapparire recen-temente, dotato di una portata e di un’am-piezza nuove e tanto maggiori quanto piùi problemi detti geopolitici si moltiplicanoormai sulla superficie del globo. È per capi-re questo fenomeno che noi riflettiamo sulsenso che dobbiamo dare alla geopoliticaaffinché essa non sia solo una parola «allamoda» per definire certi problemi, ma unostrumento per avviare un’indagine scienti-fica efficace.Se anche occorre fare la storia, in veritàabbastanza sorprendente, della parola geo-politica, dei suoi usi trascorsi o della ma-niera in cui è stata passata sotto silenzio,tuttavia noi partiremo dal presente. Tracce-remo un quadro rapido dei diversi modi incui questo termine è oggi adoperato, delledifferenti qualità di problemi che oggi essocontribuisce a designare. In seguito, risali-remo al passato per meglio capire la situa-zione attuale. In ciò noi seguiremo l’ap-proccio geopolitico che ci è proprio.

Il recente successo di un termine contestato

Il termine «geopolitica», a partire dagli an-ni Ottanta, e soprattutto dopo la fine dellaguerra fredda, conosce un crescente suc-cesso, praticamente in tutti i paesi. E so-prattutto nei media, quando i giornalisticercano di spiegare questa o quella rivalitàterritoriale – rivalità che vanno moltipli-candosi, specialmente in Europa – e direndere conto delle reazioni dell’opinionepubblica nel mondo. Compito più difficiledi quanto non appaia, almeno se lo si vuo-le affrontare seriamente (malgrado i tempistretti di cui dispongono i giornalisti), ana-lizzando onestamente gli argomenti e lerappresentazioni contraddittorie delle di-verse forze politiche in contrasto, si tratti diStati o di popoli, o che si manifestano in se-no a una stessa nazione. Compito sempre

più difficile, in ragione di un’attualitàsempre più appesantita dal fatto abbastan-za sorprendente per cui, malgrado la finedell’antagonismo fra le maggiori potenze,numerose questioni, fino a ieri latenti ominime o di cui non si parlava affatto, sisono bruscamente aggravate negli ultimianni – e ciò in contrade europee relativa-mente vicine.Ma la geopolitica non è solo affare dei gior-nalisti. Giacché la maggior parte delle rap-presentazioni geopolitiche è associata inmodo più o meno evidente a delle idee e adei principi, un gran numero di intellet-tuali, specialmente brillanti filosofi, se nepreoccupano. Essi dissertano sul ruolo e suivalori dell’Europa e si indignano a giustotitolo a causa del dramma che si svolge neiBalcani, problema a tal punto geopoliticoche certi pensatori arrivano quasi a darnela colpa alla Geopolitica, come se si trattas-se di una qualche divinità malefica.Essendo questo termine nuovo, mal defini-to e molto utilizzato dai giornalisti, negliambienti universitari e in particolare inquello delle scienze sociali, non lo si adope-ra ancora che con cautela. Invece, per uncerto numero di specialisti di relazioni in-ternazionali, per degli storici e soprattuttoper certi geografi la geopolitica designa unnuovo campo di ricerca, in cui oggi c’èmolto da fare, e un approccio scientificonuovo.Tuttavia, la difficoltà per questi ricercatoriè che il termine geopolitica non è chiara-mente definito ed è interpretato secondoaccezioni molto diverse. Da un lato, questaè una conseguenza del suo successo, maciò deriva anche dalla diversità dei casiche oggi si ritiene utile definire geopolitici,meno per una moda che perché questo rife-rimento è ritenuto illuminante, pur essen-do oggetto di giudizi di valore estremamen-te contraddittori.Il recente successo di questo termine è tantopiù da sottolineare in quanto alla fine del-la seconda guerra mondiale esso è statoquasi proscritto in un gran numero di pae-si (la maggior parte dei paesi «occidentali»e soprattutto quelli comunitari), con il pre- 269

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testo che si trattava di un concetto «hitleria-no». Eppure, dopo il 1945, i problemi e i ri-volgimenti che oggi chiameremo senzadubbio geopolitici non sono mancati, a co-minciare dagli accordi di Jalta. Ma la qua-si totalità di coloro che, nella maggior par-te dei paesi, parlano oggi di geopolitica,non hanno certo nulla a che vedere conl’ideologia nazista, e anzi spesso ignoranole origini di questo termine e il fatto che es-so sia stato oggetto di una sorta di tabù.Ciò spiega le controversie a proposito diquesta parola. Per alcuni – d’altra partesempre meno numerosi (ma non si trattasolo di persone di una certa età, che sareb-bero state particolarmente vittime del nazi-smo) – la geopolitica è una pseudoscienzae persino un approccio intellettuale crimi-nale, giacché – dicono costoro – essa è in-dissociabile dall’imperialismo e financodalle avventure più spaventose dei regimitotalitari. Per altri, al contrario, si tratta diuna scienza nuova, oppure almeno di unmodo nuovo di vedere il mondo e di porre iproblemi che fino ad ora erano stati occul-tati dallo schermo delle ideologie. Tra que-sti due atteggiamenti estremi, le accezionio le definizioni della geopolitica copronouna gamma più o meno larga di problemiche sono legati a diverse categorie di feno-meni politici come a porzioni più o menovaste di spazio terrestre.

La storia di questo termine non è dunquesemplice, non più della sua sfera semanti-ca, che tende ad allargarsi; oggi si parla digeopolitica a proposito della moltiplicazio-ne – non fosse che in Europa o in paesi vi-cini – di problemi tanto diversi quanto lacomparsa di nuovi Stati, il tracciato delleloro frontiere, i loro conflitti territoriali, l’e-spansione di certe ideologie politiche e reli-giose come l’islamismo, o le rivendicazionidei popoli che vogliono essere indipendenti;ma si parla anche di geopolitica, e semprepiù da qualche anno, a proposito di proble-mi politici interni a un medesimo Stato,delle rivendicazioni regionalistiche, dellageografia dei risultati elettorali, del rita-gliare o raggruppare le circoscrizioni am-ministrative, o delle questioni di gestionedel territorio. Si è tentati di considerare chesi tratti di un fenomeno alla moda. Nondi-meno, resta che le rivendicazioni di auto-nomia o di indipendenza formulate damodesti gruppi etnici o da piccole «mino-ranze culturali» pongono oggi, in numero-si Stati, delicati problemi politici, quandoancora qualche anno fa esse sarebbero sta-te soffocate, se non regolate, con la forza.

(1- continua)

(traduzione Tancredi Rossi)

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