62 - 67 Catari Carigi

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N el sito Internet Dizionariodel pensiero cristiano al-ternativo, alla voce “Catari”(o Albigesi) troviamo scrit-

to «la grande alternativa religiosa allaChiesa Cattolica d'Occidente nel XIIe XIII secolo». Non sorprende, dun-que, che i seguaci del Catarismo sia-

no stati ferocemente perseguitati dallaChiesa romana. Per cancellare defini-tivamente questa eresia Papa Inno-cenzo III creò la temibile Inquisizio-ne e indisse, nel sud della Francia do-ve il Catarismo era particolarmentediffuso, una crociata con ben 500 mi-la uomini, che durò quasi 40 anni,

In apertura,illustrazione di Valentina Zorzi, in esclusiva per Fenix.

I Boni Homines

di Osvaldo Carigi e Stefania Tavanti

e-din-to)

Una delle principali eresie cristiane di tutti i tempi, per l'ingente numero diadepti e la profonda spiritualità di cui è pregna, il Catarismo presenta an-cora aspetti storici confusi. Eccone una breve analisi per i lettori di Fenix

STORIA MEDIEVALE

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mietendo circa 800 mila vittime. Inoltre fu istituita aTolosa l’università di Teologia.Ma perché il Catarismo rappresentò, agli albori delsecondo millennio, un pericolo per la potente Chie-sa di Roma? Anche se, per enfatizzarne la natura per-versa, fu coniata una nuova etimologia del termine“cataro”, facendolo derivare dal latino catus (gatto) in-vece che dal greco katharos (puro) e si raccontava cheessi adorassero il diavolo, appunto, sotto forma digatto, i Catari praticavano una dottrina molto simileal cristianesimo delle origini, correlata al bogomili-smo bulgaro che, a sua volta, era di chiara derivazio-ne manichea. Essi conducevano una vita ascetica, inquanto credevano che fosse possibile ottenere la sal-vezza solo mediante il distacco dal mondo materiale,e si narra che, in casi estremi, il loro ascetismo sfo-ciasse nel suicidio per inedia (endura) sebbene, inrealtà, non vi sia traccia di tale pratica nella loro dot-trina: sono documentati solo suicidi di Catari rin-chiusi nelle prigioni dell’Inquisizione e altri casi diendura circoscritti, però, al XIV secolo e alla regionedi Ussat-les-Bains e all’alta valle dell’Ariége. I Cataripredicavano inoltre la carità e la comunione dei be-ni, erano vegetariani, rifiutavano la violenza, pratica-vano la continenza sessuale - anche se tali obblighipotevano considerarsi tassativamente tali solo per i“perfetti”, evoluti spiritualmente, a differenza dei piùmaterialisti “credenti” - condannavano il lusso, l’arro-ganza e la corruzione, in special modo quella dei sa-cerdoti e vescovi cattolici, spesso travolti da scandali eintrighi, e i credenti potevano liberamente leggere einterpretare il vangelo, mentre la Chiesa di Roma lovietava («Te lo doveva spiegare il prete, il rappresen-tante della Chiesa»). Per questo il Catarismo contavanumerosi adepti e simpatizzanti, non solo tra i cetipiù umili, ma anche tra i nobili. «La prima forma diribellione dei credenti Catari fu la disobbedienza ci-vile: non pagavano più le decime alla chiesa. Per laChiesa cattolica i Catari erano veri e propri rivolu-zionari da sterminare». Molti studiosi si sono chiesti quale sia stato il fatto-re scatenante l’espansione di tale eresia in Europa.Secondo Isaac Ben Jacob, autore di The Rise, l’e-spansione corrisponderebbe a quella dell’impero

germanico: «Verso il secolo VIII, laBulgaria avrebbe portato in Germaniala sua eresia che, con l’allargamento deiconfini del paese, si propagò (...) Fede-rico Barbarossa (un Hohenstaufen) eFederico II ripresero le ostilità controla Chiesa, sostenendo, tra l’altro, pro-prio l’eresia catara-manichea». Nel Xsecolo, in un villaggio macedone dellaBulgaria, sorse una nuova eresia adopera di un prete, certo Bogomil, dalnome del quale vennero chiamati bo-gomili gli appartenenti a questa dottri-na dualista, così simile a quella dei Ca-tari da ipotizzarne una sorta di ereditàda parte di quest’ultimi. Secondo A.Borst, invece, bogomili e Catari non so-no assolutamente la stessa cosa poiché,seppure il bogomilismo sia «molto

prossimo allo straordinario movimento eretico occi-dentale e gli abbia fornito l’insegnamento dualista»,l’Occidente «non è in alcuna maniera, neppure nel-le eresie che ha perseguitato, una semplice copia del-l’Oriente. L’insegnamento, le scritture, i missionaripotevano venire dall’Oriente, ma l’eresia aveva inOccidente, dall’inizio di questo millennio, le sueproprie leggi e un suo proprio volto». Una delle similitudini che maggiormente colpisce èil rifiuto, da parte di entrambe le eresie, di venerare lacroce. «Qualunque simbolo legato alla croce cristia-na - spiega Adriano Petta, medievalista e autore di ro-manzi storici - non appartiene alla storia dei Catari».La croce cosiddetta catara altro non è che quella del-l’Occitania, usata da altre comunità «ma non dai Ca-

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In alto,Papa InnocenzoIII.In basso,monaci mani-chei, intenti acopiare testi sa-cri, con un’iscri-zione in sogdia-no (manoscrittoda Khocho, Ta-rim Basin).

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In alto,Bogomil.

Al centro,rogo di catari.

In basso,cimitero bogomi-

la, a Stolac, inYugoslavia.

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tari: loro non avevano simboli,non avevano croci, non potevanovedere questo simbolo che per lo-ro era falso, essendo convinti cheGesù non era mai stato un uomo,bensì un simbolo d’amore, scesosulla terra sotto forma di purospirito, non era mai stato crocifis-so, mai nessuno gli aveva scavatonel costato e mai nessuno avevaraccolto il suo sangue in nessunSanto Graal: tutto questo è leg-genda attribuita ai Catari da noigente dei nostri tempi».

L’inquisizione eretica Gli ordini dei Domenicani e deiFrancescani avrebbero in comunecon i manichei - e pertanto con iCatari - non solo insegnamenti ecomportamenti, ma addirittura leorigini! «L'accostamento fra Cata-

rismo e francescanesimo è, a mioparere, più che una ipotesi: eranodue movimenti religiosi che incomune avevano una visione puradel cristianesimo e ce l'avevanocome pratica quotidiana, non so-lo come idea. Non a caso Inno-cenzo III fu sul punto di manda-re al rogo anche Francesco, madovette desistere in quanto il fra-te d'Assisi era ormai troppo cono-

sciuto e aveva già un grandissimoseguito. I perfetti catari e i fratifrancescani, nella pratica quoti-diana, erano molto simili per laloro semplicità di costumi, il ri-spetto della natura e di tutte lecreature. E soprattutto per il lorocontinuo sforzo di mettere inpratica il puro messaggio d'amorecristiano». (A. Petta).Nel saggio History of the Chri-stian Church, di Philipp Schaff,leggiamo che San Francesco si sa-rebbe ispirato agli eretici Umiliati,

di cui avrebbero fatto parte anchei Catari, e di opinione simile è ildomenicano Richard Weber perquanto riguarda il proprio ordine.«Può sembrare un paradosso» di-ce Ben Jacob «che l’Inquisizione,formata appunto da francescani edominicani, fosse eretica. Fino aprova contraria essa aveva comeobiettivo quello di combattere le“devianze religiose”. O almeno è

ciò che si crede. Non dobbiamodimenticare che i penitenti eranoper natura dei sado-masochisti (siflagellavano a vicenda e mortifica-vano il proprio corpo). L’idea diun eretico che tortura un altroeretico non è inconcepibile, se sitrattava di far “fare penitenza”.Quello di creare in seno allaChiesa una struttura per la re-pressione dell’eresia è stato un ca-polavoro di perversione».

Il mito dei CatariPer le loro vicende travagliate, iCatari esercitano un particolare fa-scino e molto si è scritto e detto,mescolando spesso realtà e fanta-sia. «Tutto iniziò una quarantinad'anni fa» spiega Petta «quandouno psichiatra inglese (ArthurGuirdham) scrisse un libro e det-te inizio ad una dottrina New Age(che cercò di mascherare con unaforma di Catarismo): ebbe tantosuccesso che da allora è stato uninarrestabile fiume in piena». Stu-dioso di eresia catara e di reincar-nazione, Guirdham, convinto diessere stato in una vita precedenteun sacerdote cataro, riferisce di ca-si clinici di alcuni suoi pazienti,che avevano reminiscenze di terri-bili torture e degli orrori dei roghi:

SI BONI HOMINES

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In alto,massacro di albi-gesi, in una mi-niatura medieva-le.In basso,la fortezza diQuéribus.

questo lo portò ad asserire che erano dei Catari rein-carnati a procurare tali ricordi. Le drammatiche de-scrizioni riportate dal medico furono ritenute auten-tiche dalla studiosa Lynda Harris, specializzata in Ca-tarismo. Secondo Petta, questo avrebbe dato la svoltamoderna allo studio del Catarismo esoterico, che daquel momento subì una impennata di popolarità:«Ebbe inizio una leggenda, una moda che ci ha por-tato allo stato attuale (...)». Per Alain Demurger, i Ca-tari, insieme all’ordine del Tempio e a Giovanna d'Ar-co, hanno alimentato «uno degli inesauribili filoni diquella pseudo-storia che ha l'unico scopo di offriread avidi lettori la loro razione di misteri e segreti».

Purezza e Consolamentum La religione dei Catari è considerata “pura”. Tuttavia,ne Il Santo Graal di Baigent, Leigh e Lincoln è ri-portato un inquietante episodio tratto dal libro Vitadi San Luigi, di Jean de Joinville, in cui è narrato che«… molti uomini degli Albigesi si erano presentati alconte di Monfort e l’avevano invitato a seguirli e adandare a vedere il corpo di Nostro Signore, che eradivenuto carne e sangue nelle mani del loro prete».Monfort, sconcertato, rifiutò l’invito in quanto osse-quioso ai dettami della Santa Chiesa. Secondo BenJacob «I Catari in questione si riferivano ad un tipodi messa nera che veniva officiata dai loro sacerdoti.Gli storici solitamente non menzionano questi riti,limitandosi invece a parlare del Consolamentum(battesimo cataro, la cui liturgia “classica” si può ri-conoscere in un rito officiato sia dai manichei, con-cernente l’imposizione delle mani nel momento incui il credente diventava un eletto, che dai bogomi-li, presso i quali l’eletto veniva consacrato tale dopoun lungo periodo preparatorio). In alcuni documen-ti bizantini abbiamo trovato la descrizione di unparticolare Consolamentum, con bambini e unasorta di comunione e sacrificio con la carne e il san-gue della vittima, simboleggianti, per i Catari, la car-ne e il sangue di Cristo. (...) In Francia, precisamen-te nella regione di Rennes-le-Château, esisteva unmovimento religioso, la “Chiesa Gnostica”, che pre-vedeva l’esecuzione della cerimonia descritta sopra.

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STORIA MEDIEVALE

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LA CADUTA DI QUÉRIBUS

Montségur non fu, comunque, l'ultima roccaforteoccitana a cadere. Undici anni dopo quel terribile1244, la fortezza di Quéribus, ai confini dell'Occi-

tania e della Catalogna, fu conquistata e restituita al Re diFrancia senza colpo ferire. Eretto in posizione strategica que-sto castello, al pari di Montségur, presenta impressionanti di-fese naturali, che potevano tenere a bada a lungo ancheun'armata numerosa, la stessa che, al comando di Pierred'Auteuil, nel maggio del 1255, iniziò un assedio che venneinterrotto nel settembre successivo. Quéribus cadde senza imassacri che caratterizzarono la presa di Montségur. L'ipote-

si accreditata da Markale è quella secondo cui il responsabi-le di Quéribus, certo Chabert de Barbaira (ingegnere milita-re, convinto seguace del Catarismo e protettore di coloroche erano sfuggiti ai massacri della crociata contro gli albi-gesi), caduto in una trappola e fatto prigioniero, avrebbeconsegnato la fortezza in cambio della propria vita e della li-bertà, nonché di “mille marchi d'argento”. Non vi sono do-cumenti attestanti la sorte dei Catari rifugiatisi a Quéribus,ma probabilmente, afferma Markale, ebbero, proprio inmancanza di un'azione militare, il tempo di disperdersi, for-se riparando nell'Italia del Nord.

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In alto, Consolamentumcataro in linguaoccitana (Lione,Biblioteca Muni-

cipale).In basso

a sinistra,stele funeraria aipiedi di Montsé-

gur, in ricordodei Catari.

In basso a destra,

particolare dellapagina con il

Consolamentum.

Uno dei suoi membri, EugeneVintras, si vantava di poter mo-strare ostie macchiate del sanguedi Cristo». Tale rito affonderebbele sue radici in una pratica dellasetta dei pauliciani, considerati, alpari dei bogomili, i precursori delCatarismo: in base al racconto diJean d’Ojoun, patriarca dellaChiesa di Armenia, un infante ve-niva sacrificato per celebrare l'ele-zione del nuovo Maestro dell'or-dine. Sebbene sia difficile credereall’esistenza di una pratica così or-ribile, il celebre storico bizantinoMichele Costantino Psello tracciòun inquietante parallelismo trapauliciani e bogomili, descriven-

do una analoga cerimonia bogo-mila, in cui il sangue di un bam-bino veniva mescolato a cibi e be-vande e offerto ai membri dellasetta o agli ospiti. Secondo Petta sitratterebbe, però, di pura inven-zione, ricordando che la storia delCatarismo (e non solo quella!) ci èpervenuta, in gran parte, dai regi-stri della Santa Inquisizione e,quindi, soggetta a manipolazioniche oggi definiremmo mediati-che: i Catari furono “bollati” coninfamie terribili, tra cui l’infantici-dio, «lo stesso con cui hanno cer-cato di infangare tante altre reli-gioni».

I seguaci dell’Anticristo Nella Fortezza di Montségur, ri-fugio degli ultimi Catari ribelli esede di una importante biblioteca,sarebbe stato praticato, da partedegli eretici, un culto solare.L’architettura dell’imponente ca-stello presenta la particolarità che,durante il solstizio d’estate, i primiraggi del sole attraversano il log-gione: «Ho assistito personal-mente a un'alba del 22 giugno»riferisce Petta «e posso assicurareche non era un caso: i primi rag-gi di sole del solstizio d'estate at-traversano le strette feritoie dellatorre principale da parte a parte...e solo in quei pochi momentidell'anno. Chi la costruì sapeva ilfatto suo, era sicuramente un os-servatorio astronomico». Ritro-viamo la stessa descrizione in unlibro di Jean Markale. Indubbia-

mente concepito e realizzato inmodo tale da determinare il feno-meno sopra citato, Montségurnon è però, secondo lo studiosofrancese, recentemente scomparso,un tempio dedicato al sole, giudi-cando tale classificazione “il partodi una fantasia delirante", soprat-tutto alla luce del fatto che i Cata-ri non edificavano templi perchéin netto contrasto con la loro dot-trina, che considerava la materia“una creazione diabolica". Ma dadove nasce l'idea che Montségurfosse un santuario? Tra le cause,viene citata l’ipotesi deduttiva se-condo la quale, prima della resaavvenuta a marzo dopo 10 mesi diassedio, la tregua di quindici gior-ni accordata agli eretici per lascia-re la fortezza e andare incontro al-la morte, avrebbe loro permessodi celebrare una festa solare... soloperché il 15 marzo del 1244 cor-rispondeva all'equinozio, ma nonesistono riscontri documentali ri-guardo cerimonie solari celebratenel XII e XIII secolo dagli albige-si, che manifestarono sempre unaprecisa volontà di non sacrificaremai lo spirito alla materia. «La co-siddetta cerimonia del 15 marzo,in concomitanza con l'equinoziodi primavera, non è esistita - affer-ma Markale - che nell'immagina-rio dei commentatori del XX se-colo». Montségur non sarebbestato un tempio solare ma, proba-bilmente, un luogo di meditazio-ne, di sicuro sacro, «in cui la crea-tura inglobata nella materia si ri-sveglia e riceve i raggi benefici del-la Luce originale».

I BONI HOMINES

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S

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ino-ursoso,di-rtoat-ta-héot-riadaurse,e-sadi

or-ia-al-solo

or-onri-atege-naareo-

zo,zioer-na-se-bea-o-

ea-ri-el-

«I Catari nulla hanno a che vedere con quel castello- aggiunge Petta - al di là del fatto che vi trovaronorifugio prima di essere sterminati. Non si sa esatta-mente a quale epoca risalga, probabilmente al V oVI secolo, molto tempo prima che si manifestassel'eresia catara. Venne solamente ristrutturato dal si-gnore locale (Raymonde de Perella), il quale vi stabilìla sua residenza, soprattutto perché si trattava di unluogo fortificato praticamente imprendibile; non acaso capitolò solo per un atto di tradimento».Montségur è tuttavia al centro di una delle storie piùaffascinanti dell’epopea catara, quella che vede prota-gonisti 4 perfetti che, la notte prima della capitola-zione, sarebbero riusciti a fuggire, complice il buio,calandosi con delle funi dalla rocca, per mettere insalvo un tesoro. «Sono tutti fatti accertati storica-mente, si conoscono anche i nomi di questi Catari,sono presenti nelle deposizioni rese all'Inquisizionedai sopravvissuti di Montségur». Che cos'era questo tesoro che non doveva assoluta-mente finire nelle mani dei crociati? Per Markale la soluzione meno verosimile sarebbequella di un cospicuo tesoro materiale, impossibileda trasportare lungo “sentieri da capre" costellati diprecipizi. Molto probabilmente i quattro perfetti do-vevano raggiungere determinate persone alle quali tra-smettere “indicazioni segrete". «Questa missione ven-ne quasi certamente portata a termine, ma gli inte-ressati si guardarono bene dal lasciarne traccia». Se per alcuni il tesoro sarebbe stato costituito da pre-ziose reliquie o documenti in grado di scuotere lefondamenta su cui poggia il cattolicesimo e il loro re-cupero sarebbe stato il vero motivo che avrebbe spin-to Innocenzo III a lanciare la sua crociata, per Petta laragione dell’eccidio sarebbe da imputare, in parte, al-le ricche terre di Occitania: «Faceva gola a tutti, aibarbari baroni e conti del nord della Francia, al re, avescovi e papi. L’eresia catara fu un pretesto per po-terla invadere, occuparla, depredarla, sottometterla.La crociata degli Albigesi in parte fu come tutte leguerre, come tutte le crociate. Papa Innocenzo III si

alleò al re di Francia FilippoAugusto per conquistarel’Occitania e spartirsela». Eper quanto riguarda ciò che i4 fuggitivi misero in salvo lanotte prima della resa «glistorici sono certi si trattassedi libri... dal formato prezio-so, con gioielli incastonatinella rilegatura della coperti-na e dal contenuto rivoluzio-nario, di scienza, testi conte-nenti pagine di astronomia,di matematica, e di un meto-do per stampare»: scoperterivoluzionarie giunte dall’O-riente, che Adriano ha deno-minato “chiavi del sapere".«Era soprattutto di questotesoro che volevano impos-

sessarsi i crociati, ma non ci riuscirono. Le chiavi delsapere furono portate lontano e, dopo due secoli,dettero inizio alla rivoluzione culturale e tecnologi-ca che avrebbe mutato il corso della storia e della dif-fusione del Sapere in mezzo ai popoli».Tuttavia sarebbe esistito anche un altro tesoro, meno“famoso", messo in salvo tre mesi prima della cadutadi Montségur. Petta è quasi certo si trattasse di oroche doveva servire per l’ultimo tentativo di liberareMontségur dall’assedio, oro con cui si dovevano pa-gare dei mercenari, che però fallirono l’impresa.

STORIA MEDIEVALE

In alto,la fortezza diMontségur.In basso,San Domenico diGuzman, fonda-tore dell’ordinedei domenicani,assiste al rogodei libri eretici.

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