6/12/2010 - Rassegna Stampa

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DALLE BA NCHE ALLE UNIVERSITÀ : GIOVANI POCHI 1 giovanilismo è di nuovo alla ribalta della scena italiana, chiamato a recitare la parte che da trent'anni è sempre la sua: i «giova- ni» (o per meglio dire po- che decine di migliaia di questi che manifestano con parole d'ordine di si- nistra) sarebbero gli aral- di del «cambiamento», della «svolta», del «risve- glio», l'avanguardia della protesta di tutta la società contro il potere cattivo di turno, preludio alla sua sospirata mandata in sof- fitta. Naturalmente, si sco- pre, in breve che «i giova- ni» (sempre e solo stu- denti: sembra che in Ita- lia, chissà perché, per ave- re la titolarità anagrafica della gioventù si debba evitare accuratamente qualunque rapporto con il lavoro manuale) non an- nunciano in realtà nulla IL POTERE GRIGIO D E GLI OLIGARCHI di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA di quanto sperato, la pro- testa si spegne, e tutto tor- na come prima, mentre il Paese resta in attesa della prossima immancabile «rivolta», con le stesse immancabili foto di cor- tei, gli stessi immancabili articoli entusiasti dei gior- nali, le stesse penose in- terviste ai presunti ribelli. Ma l'apparenza ingan- na. La fortuna politi- co-mediatici del giovani- lismo è solo un modo per nascondere la realtà: e cioè. che l'Italia della Se- conda Repubblica è un Pa- ese sempre più dominato dai vecchi. Lo è innanzi tutto per un puro fatto biologi- co-anagrafico: perché la combinazione della scar- sa natalità e della diminui- ta mortalità ha reso gli ul- trasessantacinquenni sempre più numerosi. Ma più in generale per- ché negli ultimi vent'an- ni, in coincidenza con una fase ormai lunghissi- ma di ristagno economi- co, il Paese ha perso slan- cio, fiducia e vitalità, è an- dato ripiegandosi su se stesso. La società italiana si è progressivamente rin- chiusa dietro le antiche difese che la sua storia ha costruito. Dietro la fami- glia, ma ancor di più die- tro la corporazione e l'oli- garchia, quasi sempre sal- date insieme in un blocco ferreo. In nessun altro Paese dell'Europa occidentale come in Italia i vertici de- gli ambiti lavorativi sia pubblici che privati con un minimo di qualifica- zione sono protetti da re- gole di accesso, formali o informali, le quali di fatto sbarrano il passo a chiun- que non si trovi già inseri- to nel personale da decen- ni o non goda di appoggi potentissimi. La genera- le, feroce ostilità al meri- to, unita al culto del prin- cipio della «carriera» e al legalismo spietato custo- dito dal Tar - tre pilastri della burocrazia statale - si rivela un'arena effica- cissima per impedire ai funzionari più giovani e intraprendenti di scalare rapidamente gli alti gra- di. Dell'università neppu- re a parlarne. Ma, ripeto, non è solo lo Stato: il si- stema bancario, ad esem- pio, è ormai da decenni nelle mani degli stessi mentre i nuovi ingressi avvengono con il conta- gocce. In complesso, poi, tutti i consigli d'ammini- strazione del settore pri- vato vedono la presenza strabordante di persone intorno ai settant'anni. CONTINUA A PAGINA 36

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Rassegna Stampa Università

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DALLE BANCHE ALLE UNIVERSITÀ : GIOVANI POCHI

1 giovanilismo è dinuovo alla ribaltadella scena italiana,chiamato a recitare

la parte che da trent'anniè sempre la sua: i «giova-ni» (o per meglio dire po-che decine di migliaia diquesti che manifestanocon parole d'ordine di si-nistra) sarebbero gli aral-di del «cambiamento»,della «svolta», del «risve-glio», l'avanguardia dellaprotesta di tutta la societàcontro il potere cattivo diturno, preludio alla suasospirata mandata in sof-fitta. Naturalmente, si sco-pre, in breve che «i giova-ni» (sempre e solo stu-denti: sembra che in Ita-lia, chissà perché, per ave-re la titolarità anagraficadella gioventù si debbaevitare accuratamentequalunque rapporto conil lavoro manuale) non an-nunciano in realtà nulla

IL POTERE GRIGIODEGLI OLIGARCHIdi ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

di quanto sperato, la pro-testa si spegne, e tutto tor-na come prima, mentre ilPaese resta in attesa dellaprossima immancabile«rivolta», con le stesseimmancabili foto di cor-tei, gli stessi immancabiliarticoli entusiasti dei gior-nali, le stesse penose in-terviste ai presunti ribelli.

Ma l'apparenza ingan-na. La fortuna politi-co-mediatici del giovani-lismo è solo un modo pernascondere la realtà: ecioè. che l'Italia della Se-conda Repubblica è un Pa-ese sempre più dominatodai vecchi.

Lo è innanzi tutto perun puro fatto biologi-co-anagrafico: perché lacombinazione della scar-sa natalità e della diminui-ta mortalità ha reso gli ul-trasessantacinquennisempre più numerosi.

Ma più in generale per-ché negli ultimi vent'an-ni, in coincidenza conuna fase ormai lunghissi-ma di ristagno economi-co, il Paese ha perso slan-cio, fiducia e vitalità, è an-dato ripiegandosi su sestesso. La società italianasi è progressivamente rin-chiusa dietro le antichedifese che la sua storia hacostruito. Dietro la fami-glia, ma ancor di più die-tro la corporazione e l'oli-garchia, quasi sempre sal-date insieme in un bloccoferreo.

In nessun altro Paesedell'Europa occidentalecome in Italia i vertici de-gli ambiti lavorativi siapubblici che privati conun minimo di qualifica-zione sono protetti da re-gole di accesso, formali oinformali, le quali di fattosbarrano il passo a chiun-que non si trovi già inseri-

to nel personale da decen-ni o non goda di appoggipotentissimi. La genera-le, feroce ostilità al meri-to, unita al culto del prin-cipio della «carriera» e allegalismo spietato custo-dito dal Tar - tre pilastridella burocrazia statale- si rivela un'arena effica-cissima per impedire aifunzionari più giovani eintraprendenti di scalarerapidamente gli alti gra-di. Dell'università neppu-re a parlarne. Ma, ripeto,non è solo lo Stato: il si-stema bancario, ad esem-pio, è ormai da decenninelle mani degli stessimentre i nuovi ingressiavvengono con il conta-gocce. In complesso, poi,tutti i consigli d'ammini-strazione del settore pri-vato vedono la presenzastrabordante di personeintorno ai settant'anni.

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DALLE BANCHE ALLE UNIVERSITA

Il garchipotere grigio degli olidi ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA

SEGUE DALLA PRIMA

La politica non dà certo il buon esem-pio: non solo ritirarsi da essa a una cer-ta età per dedicarsi a qualche altra atti-vità è cosa da noi sconosciuta, non so-lo perlopiù l'età media dei leader italia-ni è seconda solo a quella della Coreadel Nord, ma ogni volta che essa è chia-mata a nominare i vertici di qualcunodei mille enti alle sue dipendenze, sipuò essere sicuri che nel novanta percento dei casi sceglierà un vecchio poli-tico o un vecchio burocrate con unalunga carriera alle spalle nei più svaria-ti incarichi (ognuno dei quali in generenon c'entra nulla con l'altro), messo lisoprattutto come ricompensa o per tu-

telare chi di dovere. Una persona giova-ne, un quarantenne dinamico, mai: sipuò essere sicuri.

Oltre a essere un potere ancora oggimassicciamente maschile, il potere ita-liano è un potere vecchio e di vecchi:privo di gusto per il nuovo, a corto diidee e di iniziative coraggiose, incapa-ce di rischiare davvero. Ampolloso e ri-petitivo, è abituato a muoversi con cir-cospezione pari al suo stanco scettici-smo. Un potere rappresentato da voltiche abbiamo sotto gli occhi da così tan-to tempo che ormai ci sembrano eter-ni, la sua durata media essendo a undipresso il mezzo secolo.

In questo modo sulla scena italiana igiovani diventano sempre meno visibi-

li. Tanto è vero che capita ormai fre-quentemente di trovarsi in situazioni oimmersi in pubblici in cui tutti hannoun'età come minimo matura. Mentre,quasi in risposta all'ostilità ambientalee anche in ragione delle differenze direddito, i giovani - e non necessaria-mente i soli adolescenti (penso adesempio alle giovani coppie) - tendo-no a creare e frequentare circuiti loropropri.

All'insegna di valori separati. Adulatie additati alla pubblica ammirazionecome gli araldi del nuovo, gli italianigiovani di fatto sono gli ostaggi segre-gati (e le vittime) di tutto ciò che è vec-chio.

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Università, il mondo secondo B.di Furio Colombo dienti di un modo di gover-

nare: muovere il paesaggiointorno a un treno immobile(immobile da quindici anni)per dare l'impressione delviaggio e poi celebrare ilpunto di arrivo, che non esi-ste. Spostare, come nel G8di Genova del luglio 2001,soltanto i vasi di fiori. Il pe-staggio avviene dopo, e leaccuse sono a carico di chiprotesta o si oppone, con latecnica di ingigantire (se ne-cessario, inventare) il peri-colo. L'importante è che tut-to diventi teatro, e che l'at-tenzione al teatro sia il cen-tro dell'evento.

Il teatro dell'emergenza mili-tare (carabinieri, forze di po-lizia, guardia di finanza) è sta-to tutt'altro che una rozza esa-gerazione. Il ministro degli In-terni Maroni, in perfetta e po-litica malafede, ha forzatoprefetti e questori a vedere,nella estrosa, fantasiosa e te-nace protesta universitaria,un'insurrezione con rischionazionale. Le più importanticittà italiane - ma soprattuttoRoma - sono state chiuse dauna morsa militare che, di persé, rappresentava e propa-gandava (le elezioni potreb-bero venire presto) un grave econsistente pericolo. E un pe-ricolo organizzato dai partitiche si oppongono alla leggeGelmini e discende sulle piaz-ze, negando la verità, che è ilcontrario: un immenso dis-senso di base ha raggiunto(ma solo in parte) persone egruppi dell'opposizione. De-ve restare ben chiara l'opera-zione politica, condotta in

calcolata malafede: fingere larivolta violenta per accusare escreditare ogni opposizione,per quanto mite. La LegaNord Bossi Maroni, braccioarmato del berlusconismonella vita interna italiana, hadato alla legge Gelmini soste-gno militare, chiudendo stra-de e piazze, pur avendo offer-to pochi e incompetenti in-terventi in aula. Sulla legge èstato detto invano moltissi-mo. Fra i tanti argomenti perdire no a questo paesaggio dicartone detto "riforma dell'U-niversità", basterà sceglierequelli che Francesco Giavazzi- per una volta stranamentesospeso nel vuoto - elencacome pregi in un suo editoria-le (Il Corriere della Sera, 30 no-vembre): "Lalegge creaunafi-gura nuova di docenti giovaniin prova per sei anni e confer-mati solo se raggiungono ri-sultati positivi nell'insegna-mento e nella ricerca. Chi gri-da allo scandalo dimostra dinon conoscere come funzio-nano le università del mon-do". Chi decide, con quali re-gole?

1 30 novembre, giornodi approvazione della ri-forma dell'Universitàitaliana in un Parlamen-

to in stato d'assedio, è unadata da non dimenticare.Perché quel giorno l'impe-netrabile blocco militare in-torno al palazzo, i cortei digiovani e docenti in tantecittà italiane, la forza dellaprotesta, la voce che non ar-riva, l'allucinante pacatezzadel dibattito in aula hannorappresentato in tutti i suoiaspetti il mondo (valori e or-ganizzazione) secondo Ber-lusconi. Ma hanno rappre-sentato anche un altro fattopericoloso: l'opposizione ècome una maschera di cerache si adatta alla forma di ciòche intende negare. Accettalo scambio di opinioni pun-to per punto, senza rifiutar-ne la logica. E diventa il ri-vestimento di un contrad-dittorio di cui si perde su-bito traccia e memoria. Di-venta una sequenza di sfu-mature. Provo a ripetere ciòche ho detto appena entratoin aula quel giorno, nel bru-sio scarsamente interessatodi tutti. Non è un reclamo, èsoltanto cronaca. "Interven-go per dire che gli studentinon sono qui fuori, come sidice in molti nobili interven-ti. Qui fuori c'è un anello mi-litare di tutte le polizie cheblocca la città, come nelgiorno in cui è stato trovatoil corpo di Aldo Moro. La cit-tà è stata messa in una si-tuazione di emergenza. Inpiazza del Parlamento si de-ve strisciare tra il blindato eil muro per accedere a que-st'aula. Ma in quest'aula nonsi deve far sentire all'avvo-cato Gelmini la voce deglistudenti, dell'università ita-liana di cui lei sta preparan-do la fine. Non c'è nulla, inquesta Camera, che rappre-senti ciò che sta avvenendonelle città italiane controquesta ignobile legge".Ecco dunque tutti gli ingre-

La messinscena

della forza pubblica

IL 30 NOVEMBRE, dun-que, noi - l'Italia ai tempi diBerlusconi - abbiamo avutoun'altra cattiva legge, un'altrasoppressione dilibertà, un'al-tra doppia e deliberata molti-plicazione del successo delgoverno (baci, abbracci, scro-sci di applausi, vera e propriacelebrazione) e condanna del"colpevole sabotaggio del-l'opposizione". Come si ve-de, stare al gioco di una finta eimpossibile buona creanzaparlamentare (emendamen-to a fronte di emendamento,modifica di questo comma odi quello, ma niente incrina-ture al buon lavoro in aula)non lascia traccia: alla pacataopposizione perbene vengo-no attribuite comunque lemanifestazioni per le strade,la partecipazione eversiva dipresunticentri sociali(inveceche di veri Phd senza lavoro,senzafinanziamenti, senzafu-turo), annunciati (e per fortu-nafalsi) "gravi incidenti" e "fe-riti gravi", azzerando e respin-gendo con sdegno qualsiasiintenzione di "migliorare il te-sto".Ecco i tre volti della giornatada non dimenticare: la mes-sinscena della forza pubblica;la qualità della legge; la strate-gia d'aula.

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La finta riformadel governo del fare

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QUALCUNO di noi - colo-ro che hanno vissuto e inse-gnato nel mondo - potrebbespiegare che cosa accade ecome, alla Columbia Univer-sity o a Princeton, quando sitratta di "tenure" (confermadei docenti). Ma Giavazzilo sabene. E sauna cosain più. Puòindicare un'altra confrontabi-le democrazia industriale delmondo in cui l'università - si-stema, organizzazione, do-cenza, ricerca - sia affidata aun giovane avvocato incom-petente? E poi: "La legge limi-ta l'autoreferenzialità dei pro-fessori prevedendo la presen-za di non accademici nei con-sigli di amministrazione delleuniversità". Vuol dire il priva-to. Ma è possibile, nel mondodella "cricca", di Cosentinotuttora al lavoro per il Pdl e

(pensano i giudici) per la ca-morra, di inchieste comequella su Finmeccanica, che il"non accademico" - ovvia-mente e fatalmente omoge-neo al potere - sia visto comegaranzia? E ancora: "Perlapri-ma volta la legge prevede cheifondi pubblici alle universitàsiano modulati in funzionedei risultati". La frase spaven-ta, come spaventa la finta ri-forma della legge-teatro delgoverno del fare. Quali risul-tati? Giudicati da chi? Tre-monti o Gelmini? E non sarànecessario, in una universitàrigidamente controllata dalpotere di Roma, un po' di gen-tilezzaaccademicaverso il go-verno per vedersi riconosce-re "buoni risultati"?Infine volete sapere della stra-tegia d'aula dell'opposizione.Èfatta di due parti: da quel chesi dice (o si scrive) e dal comesi dice. In questo caso le pa-role sono aspre, i discorsi du-ri. L'intervento finale di Fran-ceschini certo da condivide-re. Ma nell'aula isolata dalla

preordinata emergenza mili-tare, nel procedere ordinatodei sì e dei no (un rispetto chei Repubblicani americani nonsi sognerebbero mai di dedi-care a Obama, e per questo sifanno notare e abbattono ipunti di approvazione del lo-ro presidente) l'immagineche si imprime e che resta è:ignorando gli immensi corteidi giovani italiani che si op-pongono, "la Camera appro-va".Una opposizione che non al-za la voce e cammina discipli-natamente allo stesso passodella maggioranza imperiosa,quando dice educatamente"no" non si nota. Poiché l'op-posizione non ha saputo rom-pere in alcun punto e in nes-sun modo le sequenze ordina-te, vuol dire che niente di ec-cezionale sta accadendo. Re-sta il sigillo finale con cui an-dremo alle urne: "La Cameraapprova". Resta il distaccocompleto da coloro che l'op-posizione avrebbe dovuto evoluto rappresentare.

Gli scontri tra studenti e forze dell'ordine a Bologna (ForoaNSA)

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Gelmini: «Numeri ampo si tornerà alle urneLa riforma? È blindata»

«Niente strappi con NapolitanoVerdini ha solo chiaritoquale sarà la nostra richiesta»

Teresa Bartoli

«Sono ottimista. 11Parlamento nonvo-terà la sfiducia. Chi è stato eletto sottoil simbolo per Berlusconi presidentedeve rispettare il mandato. Sarebbedavvero da irresponsabili andare alvoto quando il paese deve affrontarequesta crisi internazionale: serve ungoverno stabile: il ministro dell'Istru-zione, Maria Stella Gelmini, Pdl, è «fi-duciosa» anche perla sua riforma.

Se fiducia sarà, il margine saràstrettissimo . Come andrete avanti?«Intanto, è inutile avventurarsi inprevisioni. Anche i129 settembre,malgrado le previsioni, la fiducia fuampia. E evidente che vogliamoandare avanti in condizioni distabilità».Si è aperto uno scontro durissimo,che ha coinvolto il Quirinale. Ve nefregate, come ha detto Verdini?«Verdini ha chiarito le sue parole:senza una maggioranza adeguata, alpresidente della Repubblica -rispettosi del suo ruolo -chiederemmo le elezioni. Avendomassima fiducia nell'equilibrio enella saggezza che ha sempredimostrato».Non è contraddittorio chiedere lafiducia perché «ilvoto sarebbeirresponsabile» e poi, nel caso fossenegata, pretendere le elezioni eimpedire una nuova maggioranza?«La situazione del paese richiede

banalizzare la protesta: c'è nel paeseun sentimento di frustrazione epreoccupazione per il futuro, incertoper tutti ma in modo particolare per igiovani. Ma ciò prescinde dallariforma e la reazione èsproporzionata visto che ancora nonha prodotto i suoi effetti».E proprio quegli effetti che sivogliono evitare.«Cosa? La trasparenza nei concorsi?O il fatto che i rettori non saranno taliavita? La verità è che la sinistra ha,individuato nella riforma l'occasioneper colpire Berlusconi, intercettandola legittima preoccupazione deigiovani per il futuro. Che io nonbanalizzo».Berlusconi invece ha detto che glistudenti veri stanno a casa astudiare.

' «Berlusconi in realtà ha difeso glistudenti dicendo che scontri eviolenze sono stati opera dei centrisociali».

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Il ministro Maria Stella Gelmini, responsabile del ministero dell'Istruzione

stabilità, ma nell'ipotesi che nonfosse garantita, non possiamo perdertempo o logorarci. Meglio il voto:serve un governo legittimato, nonsoluzioni rabberciate».Avevate una maggioranzafortissima . Dove e cosa avetesbagliato per ridurvi al lumicino?«Il governo ha fatto tutto ciò che erapossibile per rispondere alla crisi. Eanche dopo la fiducia di settembresui cinque punti, si è messo incantiere tutto quanto promesso».Secondo l'opposizione, titoli eannunci.«Nulla di più falso. Lo dicono irisultati della lotta alla criminalità; lariforma dell'università; il piano per ilSud che fa del Mezzogiorno unaquestione nazionale, ed ilfederalismo: due provvedimenti cheuniscono il paese, non appiattendo ledifferenze ma valorizzandole in uncontesto unitario: un fatto altamentesimbolico a pochi mesi dallecelebrazioni del150° dell'unitàd'Italia».11 sì alla riforma universitaria èslittato a dopo i114. Teme che siatravolta assieme al governo?«Sono ottimista. I numeri al Senato -dove la fiducia è certa - ci sono anchesenza Fli che però l'ha votata allaCamera. E comunque laresponsabilità che si assumerebbechi la facesse cadere è il blocco deiconcorsi da associato per 1500ricercatori per tre anni e i 120 milionidi euro per gli scatti meritocratici perricercatori e docenti».Intanto siete riusciti nel miracolo difar scendere in piazza, assieme,studenti e professori...«Potrei risponderle che la demagogiadella sinistra ed un approccioideologico rendono difficile ognicambiamento. Però nonvoglio

Le protesteLe opposizioni intercettanola legittima preoccupazionedei giovani per sferrarel'attacco, i disordini partitidall'area dei centri sociali

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Questa . povera scuolaILVO DIAMANTI

Quanta fiducia prova nei confronti della scuola?

Valori % di quanti dichiarano di provare moltissima o molta fiducia

69,3 63,1 59,855.5 52,6

1999 2003 2005 2008 2010

UN DISAGIO profondo e generalizzato. Che va ben ol-tre i contenuti della riforma Gelmini. Un disagio clicriguarda lo stato del sistema scolastico, che appare

in profondo e continuo degrado, da molto tempo. Ecco co-sa c'è al fondo della protesta degli studenti.

ALLE PAGINE 27,28 E 29CON UN ARTICOLO DI LUIGI CECCARINI

La marcia

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Lariforma Gelmini è solo la scintilla che ha accesso il risentimento. Perché, spiegano i dati Demos-Coop, i giovani si sentono senza futuro

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I rinvio delvo to al Senato, in attesa dellafiducia (o della sfiducia)al governo, il prossimo 14 dicembre, noti ha fermatola protestacontro la riforma dell'Università, firmata dal ministro Gelmini.In molte città, le occupazioni continuano. Nelle sedi universita-rie ma anche nei licei e negli istituti superiori. Non intendiamo

en trarenelmerito dellariforma, mavalutareil sentimento verso legoliti che del governo, sull' università e sulla scuola. Parallelamente, ciin-teressa l'atteggiamento della popolazione nei confronti delle mani-festazioni e delle polemiche che, da settimane, agitano il mondo stmdentesco. A questi argomenti è dedicato il sondaggio dell'Osservatorio sul Capitale Sociale di Demos Coop, condotto nei giorni scorsi.

I dati suggeriscono che, al fondo della protesta, vi sia un disagioprofondo e generalizzato. Che va oltre, ben oltre i contenuti e i prov-vedimenti previsti dalla riforma Gelmini. Un disagio che riguardalostato del sistema scolastico nell'insieme, che appare in profondo econtinuo degrado, da molto tempo.

SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVECON UN ARTICOLO Di LUIGI CECCARINI

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è solo la scintilla

Contro una scuola

e un 'wi vei si7à che

Eche l/ fa sentire

irta il 60% del cam-pione, infatti, ritieneche negli ultimi diecianni l'università ita-liana sia peggiorata.

Lo stesso giudizio viene espres-so dal 70% (circa) riguardo alla"scuola" nel suo complesso. Inentrambi i casi, meno del 20%della popolazione sostiene ilcontrario. Che, cioè, scuola euniversitànegli anni 2000 sareb-bero migliorate. Metà degli ita-liani, peraltro, ritiene che lariforma delineata dal ministroGelmini peggiorerà ulterior-mente lasituazione, imterzo chela riqualificherà.

Naturalmente, imalidelsiste-ma scolastico hanno radiciprofonde e una storia molto lun -ga. Quanto all'università, è ap-pena il caso di rammentare che,dalla riforma avviata dal mini-stro Berlinguer, alla fine deglianni Novanta (quindi da un go-verno di centrosinistra), è statasottoposta a un processo di mu-tamento continuo e non semprecoerente. Che ha prodotto unamoltiplicazione dei corsi di lau-rea e delle sedi assolutamenteincontrollata. L da allora che glistudenti - e, in diversa misura,anche gli insegnanti - hannocominciato a mobilitarsi. Oggi,però, il disagio ha superato il li-mite di guardia. E la protesta si èriprodotta per contagio, un po'dovunque. Per ragioni che vari-

no oltre la riforma stessa, lo ripe-tiamo. Perché è diffusa e preva-lente l'impression e che l'univer-sità e la scuola, nell'insieme, masoprattutto quella pubblica, ab-biano imboccato un declinosenza fine e senzaritorno.

La fiducia nella scuola, negliultimi dieci anni per questo, piùche calata, è crollata: dal 69% al53%. Sedici punti percentuali inmeno. Un quarto dei consensibruciato in un decennio. Per di-verse cause e responsabilità, se-condo i dati dell'OsservatorioDemos-Coop. Due su tutte: lamancanza di fondi e di investi-menti (32%), lo scarso collega-mento con il mondo del lavoro(22%).

In altri termini: la scuola e l'u-niversità non attirano risorse enon promuovono opportunitàprofessionali. Anche i "baroni",secondo gli italiani, hanno le lo-ro colpe. Ma in misura sicura-mente più limitata (9%) rispettoa quanto vorrebbe la retorica delgoverno e del ministro. Peraltro,le responsabilità dei "baroni"appaiono ulteriormente ridotte,nel giudizio degli studenti e dicoloro che hanno, in famiglia,uno o più studenti. Il che (lo diceun "barone", personalmente,senza quarti dinobiltà e conpo-chipoteri) appare fin troppo ge-neroso.

Perché le colpe del corpo do-cente, all'Università, sono mol-te. Una fra tutte: n on av er eserci-tato un controllo di qualità nelreclutamento. E nellavalutazio-ne dell'attività scientifica e di-dattica. Anzitutto della propriacategoria. (Anche per queste ra-

gioni, forse, oggi appaiono per-lopiù silenziosi, di fronte allariforma).

Ma ri durre ilproblemadell'U-niversità - e della scuola - allastigmatizzazione dei professori,oltre a essere ingeneroso versocoloro - e sono molti - chehanno continuato a operare conserietà e, spesso, cori passione,risulta semplicistico e deviante.Basti considerare, semplice-mente, le risorse pubbliche de-stinate all'Università e alla ricer-ca. Le più basse in Europa. Basticonsiderare che, a questo mo-mento, mentre sta finendo il2010, il governo non ha ancorastabilito (non si dice erogato) ilfinanziamento (FFO) alle Uni-versità del 2010. Neri è un erroredi battitura. Si tratta proprio del-l'anno in corso, o meglio, tra po-co: dell'anno scorso. Difficile, inqueste condizioni, discutere se-riamente della riforma universi-taria.

A non crederci, per primi, so-no gli italiani. Anche così si spie-ga il largo sostegno alla protestacontro la riforma Gelmini -maggioritario, nella popolazio-ne. Espresso dal55% degli italia-ni, ma dal 63%, tra coloro chehanno studentiin famiglia. E dal69% fra gli studenti stessi. Il con-senso alla protesta studentescadiventa, nona caso, quasiunani-me in riferimento alla carenza difondi alla ricerca (8 1%). Mentreè più circoscritto (per quantomaggioritario: 53%) riguardo al-le occupazioni. E significativa, aquesto proposito, laminoreade-sione che si osserva fra gli stu-denti universitari stessi. Attori

de llaprotesta, ne sono anchepe-nalizzati. Vista la difficoltà disvolgere l'attività didattica equindi di "studiare".

La riforma Gelmini, per que-ste ragioni, più che l'unico moti-vo della protesta giovanile, ap-pare la miccia che ha acceso efatto esplodere un risentimentoprofondo, che cova da tempo.Nelle famiglie, tra gli studenti,tra coloro che lavorano nellascuola e nell'università (in pri-mo luogo, fra i ricercatori, cate-goria a esaurimento, secondo lariforma). "Risentimento" e nonsolo "sentimento", perché scuo-la e Università sono un croceviaessenziale perla vita delle perso-ne. A cui le famiglie affidano la

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formazione e la "custodia" deifi-gli. Dove i giovani passano unaparte della loro biografia semprepiùhmga. Dove coltivano amici-zie e relazioni. La scuola e l'uni-versità: che dovrebbero prefigu-rare il futuro professionale deigiovani. Non sono più in grado disvolgere questi compiti. Datem-po. E sempre meno. Abbando-nate a se stesse. In particolarequelle pubbliche. Anche se solouna piccola quotadiitalianivor-rebbe privatizzarle maggior-mente. (Come emerge dal XIIIRapporto su "Gfiltaliani e lo Sta-to", di Demos-la Repubblica, sulprossimo numero del Venerdì).C'è questo ri-sentimento allabase della protesta e del dissen-so profondo verso le politichedel governo nei confronti dellascuola e dell'università.

Da ultimo: lariformaGelmini.Non è un caso che i più reattivinon siano gliuniversitari,maili-ceali. Gli studenti chehanno me-no di vent'anni e frequentano lesuperiori. Si sentono senza futu-ro. Una generazione sospesa.Precaria di professione. Profes-sionisti della precarietà. Tantopiù se nella scuola, nell'Univer-sità e nellaricerca siinveste sem-pre meno. Questi studenti (se-condo una recente ricerca dell'I-stituto Cattaneo e della Fonda-zione Granisci dell'Emilia Ro-magna) oggi appaiono spostatipiù a destra rispetto ai giovanidegli anni Settanta. E, quindi, ailoro genitori. Ma, sicuramente,sono molto più incazzati di loro.Amio personale avviso, nonsen-za qualche ragionevole ragione.

nRIPR, ri1ZIONERI3ERVATA

L'Osservatorio sul capitalesociale è realizzatoda Demos & Pi incollaborazione con Coop(Ass. Naz.le cooperative d iconsumatori) e lapartecipazione del LaPolis- Univ. di Urbino per laparte metodologica e diMedialab - Vicenza perquella organizzativa.I l sondaggio è statocondotto da Demetra(sistema CATI) nel periodo1-3 dicembre 2010. Ilcampione intervistato(N=1 032) è rappresentativodella popolazione italianacon 15 anni e oltre pergenere, età, titolo di studioe zona geopolitica diresidenza.Documento completo suwww.sondaggipoliticoelettorali.it

La protesta tra msssiversitari e licealiValori %

Le protesteLa protesta contro Le occupazioni per la mancanzala riforma Gelmini delle scuole di fondi alla ricerca(molto o abbastanza (molto favorevole (molto favorevole

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La protesta cor1rAro la rigorstrra (elsssisa

In questi giorni , in diverse città italiane , sono in corsoproteste degli studenti universitari , contro la riformaGelmini . Rispetto a queste manifestasionilei si ritiene? (valori %)

n;on sa, non risponde

13n,. base po3H'1ìcoPd

81 8 i 78 , 2 72 , 8 69 ,7 56 3,.,t,.., 32 ,-1 . 24,4

PCA

/a 9GUsc ziz , (G pii bles,

Qual è il principaleproblema dellauniversità italiana?

StudentiUniversitari

Intervistaticon studenti

in famiglia

Mancanza di fondi 30,4 36,6 31,7.........................................................................................................

con il mondodel lavoro 38,0 25 ,0 21,6

..........................................................................................................................................___..Scarsa qualità dei docenti 2,5 7,0 '%,,........................................................................................................... .............................Scarsa attenzione agli studenti 7,6 7,7 6 , 3.......................................................................................................................................................

it i il l t tCr er per rec amenu o,.e gli avanzamenti di carriera 11,4 4,

,,i

.......................................................................................................................................................Scarsa qualità dell'attività di ricerca 2,5 3,2 5.,..............................................................................................................................................................Inadeguatezza dei programmi 5,1 2,8 3,,4

411

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La scuola tra passate e tuNegli ulti ' dieci anni la scuola è ...Valori %)

Peggiorata

MigliorataRimasta più o meno uguale

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L'u lve ltà tra passato e futuroNegli ultimi dieci anni l'università è ...(Valori %)

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Dopo la riforma Gelmmini la scuola ...

(valori %) Peggiorerà

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Dopo la riforma Gelmini l'uni sità ...

(valori %) PeggioreràMigliorerà

Rimarrà più o meno ugualeNon sa, non risponr

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Il 66% degli universitari e il 75% dei liceali approva le manifes tazioni

a scuola, l'Università e lariforma Gelmini sono oggitemi al centro dell'atten-zione (e della preoccupa-

zione) degli studenti. Sono loro chehanno vissuto e subito le politichediriforma dell'istruzione degliulti-mi anni. Quando guardano al de-cennio passato-eai contini iiiter-venti sui corsi di laurea nelle uni-versità o, nella scuola primaria, sultempo pieno, sui maestri unici oprevalenti, sull'insegnamento del-la geografia e sui grembiuli -vedo-no un sostanziale peggioramentodel sistema. E se guardano alfuturonon ritengono che la situazionesaràmigliore. Sonoparticolarmen-te arrabbiati e per questo si sonomobilitati, anche con occupazionidi grande impatto mediatico: suitetti delle facoltà e sui monumentinazionali di mezza Italia. Gli stu-denti e le famiglie con studenti, chevivono quotidianamente l'espe-rienza dell'istruzione pubblica, so-no i più critici.

E quanto emerge dall'ultima in-dagine Demos-Coop, che si è con-

centrata sul tema proprio nei gior-ni in cui la riforma è in corso di ap-provazione in Parlamento. Ilprimoproblema degli atenei, secondo glistudenti universitari, è il collega-mento con il inondo del lavoro(38%,+16 punti percentualirispet-to allamedia).Aspetto non dapocoquando la precarietà e l'incertezza

fanno da sfondo al presente e daprospettiva al futuro. La scarsaqualità dei docenti viene sottoli-neata solo da una minoranza degliuniversitari (3%). Anche se quasinove su dieci ritengono che i pro-fessori andrebbero valutati e i mi-glioripremiati. L'indagine fa osser-vare che il 66% degli universitari e il75% dei liceali si ritiene d'accordocon laprotesta, ben più di quanto siregistra tra gli italiani (55%). Le oc-

cupazioni piacciono di più ai licea-li (74%) e meno agli universitari(46%). La protesta invece per lamancanza di fondi destinati alla ri-cerca è ampiamente condivisa:90% degli universitari, 84% dei li-ceali e 81% dei cittadini. I liceali,nell'85% dei casi, ritengono che lascuola sia peggiorata nell'ultimodecennio, ben più di quanto si regi-stra tra gliuniversitari(60%) o nellapopolazione (69%). Sono piùcriticiverso la scuola, anche perché la co-noscono, visto che la stanno attual-mente frequentando. Per quantoriguarda l'università si osserva uncomune sentire tra studenti e citta-dini. In sei casi su dieci ritengonoche l'accademia negli ultimi diecianni abbiavissuto unafase di decli-no. Tuttavia, anche la riforma, agliocchi degli studenti e delle loro fa-miglie, non p orterà amiglioramen-ti nel sistema dell'istruzione. Infat-ti, il 70% dei liceali ritiene che lascuola peggiorerà. Il 73 Mogli uni-versitari lo pensa per gli atenei. An-cheil 60% dei genitori degli studen-ti la vede in questo modo, sia perlascuola che per l'università.

^s RIPRODUZIONE R.13ERV\

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Lo studenteha il doveredi studiare

IL BESTIARIOC7S

DI GIAMPAOLO PANSA

qualcuno il concetto

Aespresso nel titolo diquesto Bestiario

sembrerà banale. Anzi, piùche banale: vecchio, supera-to, reazionario, addiritturafascista. Già, un concetto incamicia nera, un colore chenon piace più a nessuno.Nemmeno all'ex capo dei fa-scisti italiani, Gianfranco Fi-ni. Lo dimostra anche un det-taglio: fra le tante cravatteche il capo futurista sfoggia,non ne abbiamo mai vistauna nera. Che molti portanoperché pare sia diventata dimoda sulla camicia bianca.

Tuttavia, affermare chelo studente ha il dovere distudiare non è un concettobanale, infatti sta alla base ditutte le società ben ordinate.Quando si arriva ai diciottoanni di età, e si diventa mag-giorenni, non esistono alter-native. O si comincia a lavo-rare, imparando uno dei tan-ti mestieri che il mondo dioggi offre ai giovani. Me-stieri che possono garantireun buon reddito e risultareutili al prossimo. Oppure sidecide di andare all'univer-sità, nella speranza semprepiù tenue che basti una lau-rea per ottenere una profes-sione ben retribuita.

SEGUE A PAGINA 4

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SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

questo dilemma non si puòsfuggire. Ma se decidi di stu-diare, devi farlo. Il personag-gio di un famoso spettacolo te-levisivo, mi pare di Renzo Ar-

_ --bore, avrebbe osservato: lo di-ce la parola stessa. Lo studente studia, che altrodovrebbe fare? Per molti decenni, l'Italia si è ret-ta su questa sacrosanta ovvietà.

Mio padre Ernesto aveva frequentato sol-tanto la quarta elementare e dimestiere era guardafili del tele-grafo. Quando mi mandò all'u-niversità, inaugurò un taccuinosul quale segnava gli esami chedavo, il voto e la data. Diceva: senon studi, se non superi gli esa-mi al momento giusto, se nonprendi buoni voti, ti metterò allavoro da qualche parte.

Lo studente che non studiatradisce non soltanto se stesso,ma anche la società nella quale

vive. Il sistema dell'istruzione pubblica si reg-ge soprattutto sulle tasse che i contribuenti one-sti pagano allo stato. Senza questo sacrificio, lescuole e le università chiuderebbero. Dunquelo studente svogliato, nulla facente e somarodanneggia la collettività. E truffa milioni dipersone. Nessuno potrà mai chiedergli i dan-ni. Ma almeno ci sia la sanzione morale del suocomportamento indecente.

Nel caos di questi giorni, con i cortei, le oc-cupazioni, gli scontri con la polizia, Silvio Ber-lusconi, fra le sciocchezze che erutta, un cosagiusta l'ha detta: «I veri studenti sono a casa astudiare e non in piazza». Eppure in tanti glihanno dato sulla voce come se ci aves-se rifilato una fanfaronata del tipo:«Io sono il sogno dell'Italia».

Se lo studentenon studia,il poliziottomanganella

A contraddirlo , con il sarcasmodi sempre, è stata la sinistra di piom-bo. La chiamo così non perché sparipallottole, bensì perché è rimasta vec-chia, inchiodata a un modo di vede-re le cose superato da anni.stantia, cupa, plum-bea. Volete un esem-pio? Su Repubblicadel l° dicembre.Michele Serra habollato le paroledel Cavaliere così:«Una vecchia fra-se, da vecchioreazionario».

Ma Serranon si è limitato aquesto. A proposi-to del verbo berlusconista hascritto: «Ai non più giovanitornano in mente il repertorio classico della de-stra d'ordine (e a volte di manganello), la Nottedi Nino Nutrizio, gli editoriali fascistissimi diGianna Preda sul Borghese, certi corsivi impo-matati del Corriere pre-Sessantotto, i cartelli`Qui si lavora e non si parla di politica' nelle fab-brichette e fabbricone del Nord».

Un campionario classico dei Serra italici.Lo strabiliante è che il giorno dopo sia stato ri-preso ed esaltato sulla prima pagina del Secolod'Italia, il quotidiano dei futuristi finiani. Con uncommento di Maurizio Bruni che iniziava così:«Ha proprio ragione Michele Serra. C'è in giroun'aria da nostalgia di Scelba...».

A uso e consumo di chi non frequentaWikipedia, bisogna ricordare che il MarioScelba in questione era il democristiano mi-nistro dell'Interno nell'età degasperiana. Unpolitico grintoso, ma per bene e molto effi-ciente. Che aveva di fronte un colosso allar-mante come il Pci dell'epoca, legato all'U-nione sovietica di Stalin e sempre tentato diusare la piazza per conquistare il potere. Averfatto passare Scelba per un sadico picchiatoreè una delle imprese più riuscite all'egemoniaculturale comunista. Ancora così forte da con-tagiare anche il foglio post-fascista.

Nei giorni del ribellismo contro la leggeGelmini, di manganellate la polizia ne ha distri-buite molte. Ma non poteva fare altrimenti.Quando si tenta di invadere il Senato e la Ca-mera, quando si occupano le stazioni, le auto-strade, i monumenti, gli edifici universitari,

quando si cerca lo scontro con le forze dell'or-dine e si rovesciano i suoi automezzi, l'unica ri-sposta diventa il manganello.

Mi domando se non sarebbe venuto giù ilmondo nel caso di un corteo che si fosse spin-to in largo Fochetti per occupare la redazione

di Repubblica. E non avesse trovato uncordone di poveri poliziotti. Schierati a

ilifendere la sacra proprietà dell'inge-gner De Benedetti.

Eppure in molti hanno parlato di re-pressione cilena, del Cile sanguinario diPinochet. Il primo a farlo è stato Nichi

Vendola. Con un proclama da ricordare afutura memoria: «A una generazione che

reclama nello studio il diritto alfuturo, si risponde con i mez-

zi cingolati, facendo di Ro-ma una cartolina della San-

tiago degli anni Settanta».Vendola è un pif-

feraio in grado di in-cantare tanta gente.Ha incantato anche

un titolo del Riformi-sta. Che strillava: "Una

giornata cilena". Ma il Rifor-mista lo perdono perché vo-glio bene alla sua redazione

e al suo direttore.

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Università feudo di sinistra

di GIANNI PASQUARELLI

M entre il Parlamentosta approvando la ri-

forma della Gelmini sull'as-setto dell'Università italia-na, viene da chiedersi per-ché gli studenti seguitino amanifestare, magari dall'al-to di monumenti che hanfatto la storia unitaria delPaese. Se vi rifletto su, miposiziono in un'area doveha la meglio la complessi-tà, l'astuzia volpina, la ri-scoperta dell'ideologia do-po il suo tramonto, la fisio-nomia annosa dei tempitrascorsi e risaputi. Quan-do l'Università stava ai ret-tori-baroni come un con-tratto di lavoro a tempo in-determinato sta oggi a unostudente o a uno studiosoprecario. A quel tempo, in-vece, si auspicava una lottasottotraccia per costruireun'Università di massa, dipopolo e di gente che ave-va gran voglia di collocarequei precari che stagnava-no nella zona bassa dellapiramide italiana per cana-lizzarli sulle alte cime diquella stessa piramide.

Direte che era ora, direteche la por-zione diumanitàche faticavaa cucire ilpranzo conla cena an-dava non so-lo rispettatama anchedifesa, anche promossa egestita in modo che potes-se acciuffare il potere e di-ventare classe dirigente e,finalmente, non più diret-ta. Erano tempi, quelli, incui regnava il marxismo diMarx, per dire la lotta diclasse fra capitale e lavoro.L'operazione, in una certamisura, è riuscita: ma assaipiù in Europa che in Asia ein America latina. Poi ilvento cambiò direzione al-la fine della seconda guer-

ra mondiale, e il Sessantot-to che ne seguì divenneuna sorta di enigma da de-cifrare e interpretare. Ci sichiese: fu, il Sessantotto,una rivoluzione vera oppu-re no? Argomenta Ray-mond Aron, acuto sociolo-go francese: «Il Sessantottoin Europa occidentale creòrivoltosi ma non rivoluzio-nari». Difficile dargli torto.

Riprendiamo adesso il di-scorso sugli studenti uni-versitari che protestanotanto ma argomentano po-co, per non dire niente.Non escluderei che essinon abbiano letto la rifor-ma della Gelmini. Non sispiegherebbe altrimentiperché la sinistra vada ripe-tendo un giorno sì e l'altropure che il Ministro avreb-be assestato una pugnalataal sistema educativo nazio-nale in fase ormai agonica.Senza aggiungere una paro-la in più per dire che laRiforma tende a ridurre ilpotere dei baroni, a stron-care il fenomeno rovinosodi "parentopoli".

Secondo me la sinistrasia radicale che riformistaè refrattaria ad ogni novitàperché considera l'istruzio-ne roba sua, quasi un feu-do, un serbatoio di voti cuiattingere promettendo as-sunzioni che fanno a pugnicon la meritocrazia manon con il clientelismo,premiando la sudditanza alpartito della sinistra del

quale i baro-ni sono sta-ti e ancorasono servito-ri appassio-nati e fede-li. Professo-ri, progressi-sti e sinda-cati (meno

Cisl e Uil) si aiutano e sisostengono gli uni con glialtri e hanno come traguar-

do comune lasciare le cosecome stanno da cui traggo-no privilegi, carriere e favo-ri a spese dello Stato. Peropporsi a ogni cambiamen-to essi non esitano a ricor-rere a metodi disgustosi:mandano in piazza giovaniacerbi e sprovveduti ai qua-li per lo più si unisconopersonaggi inaffidabili, agi-tatori professionali. L depri-mente pensare che i giova-ni siano gestiti da esperticonservatori travestiti da ri-voluzionari. L'immagine diPier Luigi Bersani e dei fi-niani sui tetti della Sapien-za è il simbolo della deca-denza scolastica quale rega-lo di una sinistra dall'intela-iatura irrimediabilmenteantagonista e classista.

Decadente

L'immagine

di Pier Luigi Bersaní_

e dei finiani sui tetti

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da Napoli a Roma, per chiedere che il testo della riforma sia ritiratoa farsi sentire il 14 dicembre. E a Forlì i manifestanti «invadono» un supermercato

La protesta non si fermaStudenti in piazza a Bologna

In tutta Italia continuano leproteste contro il ddl Gelmini enella Capitale la mobilitazioneprende la forma del funerale al-l'università pubblica, che partedalla monumentale piazza delPopolo. In testa, una bara nera.

so alla manifestazione contro la pri-vatizzazione dell'acqua, si è distac-cato e ha raggiunto piazza del Net-tuno, violando un'ordinanza comu-nale che impedisce le manifestazio-ni nel centro della città felsinea du-rante i fine settimana.

Gli studenti di Architettura di Ro-ma hanno scelto l'humor nero e orga-

VALERIA TANCREDI

[email protected]

Non basta che la "controriforma"Gelmini con ogni probabilità nonsarà approvata dal Parlamento,chiuso per "inagibilità politica" fi-no al 14 dicembre, quando andràin scena lo psicodramma del votodi fiducia al Governo. Gli studentidi tutta Italia pretendono il ritirodel provvedimento e le dimissionidi tutto il Governo. Per questo con-tinuano a scendere in piazza lungotutta la Penisola, inventandosi an-

i

Ancora sul tettoi ragazzi della facoltàdi Ingegneria

che forme di protesta fantasiose edoriginali. Come a Forlì (sede distac-cata dell'Ateneo bolognese) doveieri gli universitari si sono lanciatiin una spesa collettiva alla Coopche ha quasi mandato in tilt il regi-stratore di cassa (850 euro e unoscontrino chilometrico), «per mo-strare il grande peso che gli univer-sitari hanno sull'economia della cit-tà». A Bologna, circa 500 studentitra universitari e medi hanno bloc-cato cinque porte di accesso al cen-tro storico provocando il caos neltraffico per lo shopping prenatali-zio. Il corteo studentesco, dopo es-sersi unito per una parte del percor-

nizzato un funerale all'universitàpubblica partito alle 15 da piazza delPopolo. Alla testa del corteo funebrealcuni ragazzi reggevano una baranera con una croce bianca mentre ilresto dei manifestanti portava dei lu-mini cimiteriali.

A Napoli gli studenti, che la notteprecedente avevano occupato la fa-coltà di Architettura, hanno preso dimira la statua di Dante che è stataavvolta da nastro segnaletico biancoe rosso. Ai piedi della statua gli stu-denti hanno ricordato con un cartel-lo una delle frasi più conosciute delSommo Poeta: «Fatti non foste perviver come bruti» per protestare con-tro la mortificazione della cultura daparte di questo Governo.

Ad Ancona gli studenti del Gulli-ver-UdU continuano l'occupazionedel tetto della facoltà di Ingegneriamentre a Chieti striscioni di prote-sta hanno salutato l'arrivo del presi-dente della Camera Gianfranco Fi-ni invitato dall'Ateneo per una lec-tio magistralis nella quale ha ribadi-to agli studenti che «non è con laprotesta che si risolvono problemi».Il prossimo appuntamento è la ma-nifestazione nazionale del 14 di-cembre in occasione del voto di fidu-cia, ma non si escludono altre mobi-litazioni prima di quel giorno.v

Napoli La statua di Dante imbrigliata in segno idi protesta da alcuni studenti di Architettura

I2 protesta non Li ferma

8tudent i in piaira a Bologna

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Giustizia e Libertàin favoredella contestazione

i Umberto Eco , Gustavo Zagre-belsky, Paul Ginsborg e Salvatore Ve-ca per tutta l'associazione Libertà eGiustizia aderiscono alla protesta de-gli studenti.

«Per la prima volta nella storia ita-liana studenti e autorità accademi-che sono uniti per difendere l'istitu-zione universitaria , contro una"riforma" promossa da chi si fa beffedella cultura. Questo fatto rappre-senta insieme una novità importan-te e un valore che permette al no-stro Paese di recuperare fiducia inun futuro meno cupo . Deve essereun primo passo . Domani quest'unitàd'intenti non si risolva nel giustifica-re la condizione presente dell'Uni-versità, ma si rivolga a promuoverela dignità della vita accademica e acombattere i tanti comportamentiche l'hanno sporcata , provenientidal suo interno».

Le firme si raccolgono sul sito diLeG qui (http://www.libertaegiusti-zia. it/2010/12/03/studen-t i-e-prof - i l-pr i mo -passo/).

Dal sito si può anche scaricare estampare il volantino in formato pdf.

Sempre sul sito di Libertà e Giusti-zia, poi , è possibile trovare anche le«10 domande» poste al ministro Gel-mini sul mancato insegnamento ascuola della Costituzione italiana.