60 ANNI DI GIORNALISMO Provo vergogna per aver … · ché so già che quest'ultime sa- ... tevi la...

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16 YKNKRDI 6 GENNAIO 2017 LaVerità 60 ANNI DI GIORNALISMO Provo vergogna per aver dato retta a Camilla Cederna che maciullò Leone Frequentavamo lo stesso salotto. La sua dissennata campagna diffamatoria sull'«Espresso» costrinse il presidente a dimettersi di CESARE LANZA • Quarta pun- tata dei miei personalissimi giudizi sui giornalisti che ho conosciuto in 6o anni di professione giornalistica. Ho provato a contarli: alla fine do- vrebbero, salvo errori, risulta- re ìoo tondi. Ho citato solo gli errori e non le omissioni per- ché sogià che quest'ultime sa- ranno inevitabilmente tante. I MONISTI ROSA Sandro Mayer (Piacenza, 21 di- cembre 1940). L'ho aiutato a passare l'esame da giornalista (ero nella commissione giudi- cante), che non riusciva a su- perare, come accadde anche a grandi scrittori, tipo Alberto Moravìa. Gentile, sempre, for- se anche grato. Poi è sparito. Per continuità e competenza, è una sicurezza, come sanno bene i suoi fortunati editori. Versatile. Umberto Brinda» (Busseto, 4 apri- le 1958). Èmolto di più che un cronista di vicende rosa. A Pa- norama è stato un pilastro nel- la «macchina». Attualmente, da direttore di Oggi, riesce a mantenere la diffusione del settimanale su livelli che han- no del miracoloso. Anche lui è tra quelli che hanno avuto molto meno (forse per caratte- re) di quanto meritassero. Ot- timo organizzatore, farebbe bene dovunque. Preparato. Paolo Mosca (Pallanza, 20 ottobre 1943 - Roma, 30 novembre 2014). Figlio del leggendario Giovanni, estroso e con un sen- so innato dell'umorismo, co- me il padre. Un giocatore di roulette sfrenato e compulsi- vo, compagno di avventure con me ai tavoli verdi. In comune avevamo anche, con tempera- mentale rispetto, l'amore per le donne. Lieve. I SIGNORI DEL WIB Roberto D'Agostino (Roma, 7 luglio 1942). Un uomo solo al coman- do, come Fausto Coppi. Su suggerimento della sua amica Barbara Palombelli, ha inven- tato il seguitissimo Dagospia. Io non ho il problema di con- sultarlo, perché a decine - tan- to è ricercato - mi segnalano i suoi colpi del giorno. Siamo diversissimi, anche se è nato un giorno appena prima di me: sento stima e amicizia, ab- biamo parecchie importanti conoscenze in comune, mi sa- rebbe piaciuto frequentarlo di più, tanto è divertente nella sua intelligente sfrontatezza. Di lui non mi piace solo una cosa: la barba troppo lunga. Ammiro il suo forte e rassicu- rante matrimonio con Anna Federici. Incontenibile. GU SPORTIVI Giorgio Tosatti (Genova, 18 dicem- bre 1937 - Pavia, 28 febbraio 2007). E stato il mio caporedat- tore, ho giocato a poker con lui: in tutti e due i casi, spesso le sue urla si sentivano a chilo- metri di distanza. Non voleva e non sapeva perdere. Se a poker doveva arrendersi, tuonava: sì, aveva perso il piatto, ma quan- to giocavamo male, solo il culo ci sorreggeva! Memorabile una nostra partita con France- sco Totti, in vacanza in Sarde- gna. Il campionissimo aveva possibilità economiche infini- tamente superiori e, in serata strepitosa, si divertiva a «vede- re» ogni punto e ogni bluff, senza «passare» mai. Figura- tevi la rabbia di Tosatti, siste- maticamente perdente. Co- raggioso e fatalista, Giorgio. Pur sapendo di avere poche possibilità, volle sottoporsi al trapianto del cuore. Al suo fu- nerale c'era mezzo mondo, aveva tanti amici perché era un uomo vero, schietto e leale. Potente. 44 POTENTE Giorgio Tosatti Giorgio Tosatti a poker non voleva perdere, urlava, ma Francesco Totti aveva più soldi di noi... Con Paolo Mosca condividevo la roulette e le donne Vbdimiro Cammiti (Palermo, 31 maggio 1932 - Torino, 5 settem- bre 1993). Forse Camin merite- rebbe di essere inserito tra gli scrittori. Piombato negli anni Sessanta dalla Sicilia a Torino, città all'epoca per nulla acco- gliente verso i meridionali, candido e innocente come molti poeti, vittima di scherzi crudeli da parte dei colleghi. Ma via via si è imposto, con il suo temperamento semplice, bonario e con la sua qualità ar- tistica: ha raccontato il calcio con romanticismo, come po- chi. Mi fu molto utile quando a mia volta, per alcuni mesi, ar- rivai a Torino ed ero privo di fonti. Mi adottò: mi confidava tutto ciò che sapeva dei suoi prediletti campioni di Juven- tus e Torino, visto che lui non scriveva mai ciò che potesse ri- sultare sgradito ai suoi eroi. Li- rico. Aldo Biscanti (Larino, 26 novem- bre 1930). Anche per lui, ci vor- rebbe una categoria a parte: quelli che hanno fatto una cosa sola di successo, e per tutta la vita hanno spolpato l'osso (nello spettacolo e intelevisio-- ne ce ne sono tanti, così). Non ha inventato II processo del lu- nedì, ma se n'è impadronito, trasformandolo nel Processo di Biscardi, e fino all'anno scorso ha continuato a propor- lo su varie reti, da protagoni- sta. Mi ha invitato molte volte. Fui tra i pochi (con Gianni Mi- na) a sostenere nel 1982 la no- stra Nazionale che poi vinse il campionato del mondo, ini- zialmente sbertucciata dalla stampa. Mi prese per i fondelli, quando in un dibattito sull'a- pertura ai calciatori non italia- ni sostenni (la previsione era facile) che presto le nostre squadre sarebbero state com- poste esclusivamente di stra- nieri, o quasi. Ricordo un suo strafalcione calcistico: Fabio Capello, giovanissimo, debut- tava nella Roma e Aldo senten- ziò che non era un campione perché correva con la schiena rigida e il sedere basso. Nazio- nalpopolare. Alberto Rognoni (Ferrara, 12 no- vembre 1918 - Milano, 25 feb- braio 1999). Il mitico Conte, pa- drone del calcio italiano, con invidiabile libertà di mente: poco più che ventenne fondò il Cesena, per 40 anni «cervello» della Lega calcio. Mi aveva ar- ruolato nel suo magnifico Gue- rin Sportivo, pièno di idee, di lazzi e frizzi, di sfottò e tor- mentoni. Testardo all'invero- simile: una sua casa in stile pa- lafitta, sull'Adriatico, fu tra- volta dalle onde e lui la rico- struì nello stesso medesimo punto. Conoscitore sarcastico e poco indulgente delle debo- lezze umane e dei vizi del mon- do calcistico: fu il Grandi In- quisitore, impegnato a scopri- re illeciti e pastette. Morali- sta. LE DONNE CamHa Cederna (Milano, 21 gen- naio 1911 - Milano, 5 novembre 1977). L'avevo frequentata ne- gli anni Settanta, nei salotti MASSACRATO La vignetta contro Giovanni Leone apparsa sulla copertina dell'Espresso l'8 gennaio 1978 44 APPASSIONATA Oriana Fallaci Volevo Oriana Fallaci al «Corriere d'Informazione»: non mi piacque Antonio Ghirelli impose a Lilli Gruber di sedersi di traverso milanesi, in cui Camilla era protagonista corteggiatissi- ma. Io vi venivo trascinato dal- la mia compagna dell'epoca. Mantengo profonda ammira- zione per la sua raffinatezza come cronista mondana dei costumi: ironica, elegante e implacabile. Quegli articoli so- no tuttora un modello di gior- nalismo. Tuttavia ho un forte risentimento, verso di lei e ver- so me stesso, perché mi lasciai coinvolgere da Camilla, come tanti altri, nella sua dissennata campagna diffamatoria (spero in buona fede) contro un ga- lantuomo, Giovanni Leone, al- l'epoca presidente della Re- pubblica. Come altri superfi- ciali stupidoni, abboccai, sen- za rendermi conto che alla ra- dice c'era solo una moda sini- strorsa e giustizialista, che non mi apparteneva. Ho chie- sto scusa tante volte, e le rin- novo qui. Poi, anche se sono anch'io molto critico verso l'O- riana, non mi piacquero le sue note volgari e offensive verso la Fallaci. Esagerata. Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno 1929 - Firenze, 15 settembre 2006). L'ho incrociata, quando dirigevo il Corriere d'Informa- zione, per il tentativo (inutile) di convincerla a scrivere per noi. Spigolosa come tutti san- no, non mi piacque né in quella in altre occasioni. Con lei si era obbligati a star bene attenti alle parole che ti uscivano di bocca. Diavolo, non ho mai avuto la deferenza di un Fer- ruccio de Bortoli, per baciarle la pantofola, 0 la sincera pas- sione di un Vittorio Feltri, per innalzarla su un piedistallo. Grandissima scrittrice, narra- trice coinvolgente di interviste con i grandi della terra. Si sa che le.deformava, facendo ap- parire che trattava gli intervi- stati per le spicce, come se fos- sero al banco degli imputati. Tutti sanno che non era così. 44 INCOMPIUTA Myrta Merlino Myrta Merlino deve smetterla di oscurare gli ospiti. Francesco Galletti inventato ^//Giulio Tremoliti, è riuscito a diventare editore di sé stesso Non le bastava il successo di es- sere comunque riuscita a par- lare con loro, a tu per tu. Voleva essere protagonista, prima- donna. E ci è riuscita! Appaga sionata. Lilli Gruber all'anagrafe Dietlin- de Gruber (Bolzano, 19 aprile 1957). Inventata da Antonio

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16 YKNKRDI6 GENNAIO 2017 LaVerità

• 60 ANNI DI GIORNALISMO

Provo vergognaper aver dato rettaa Camilla Cedernache maciullò LeoneFrequentavamo lo stesso salotto. La sua dissennata campagnadiffamatoria sull'«Espresso» costrinse il presidente a dimettersi

di CESARE LANZA

• Quarta pun-tata dei mieipersonalissimigiudizi suigiornalisti cheho conosciutoin 6o anni di

professione giornalistica. Hoprovato a contarli: alla fine do-vrebbero, salvo errori, risulta-re ìoo tondi. Ho citato solo glierrori e non le omissioni per-ché so già che quest'ultime sa-ranno inevitabilmente tante.

I MONISTI ROSASandro Mayer (Piacenza, 21 di-cembre 1940). L'ho aiutato apassare l'esame da giornalista(ero nella commissione giudi-cante), che non riusciva a su-perare, come accadde anche agrandi scrittori, tipo AlbertoMoravìa. Gentile, sempre, for-se anche grato. Poi è sparito.Per continuità e competenza,è una sicurezza, come sannobene i suoi fortunati editori.Versatile.Umberto Brinda» (Busseto, 4 apri-le 1958). È molto di più che uncronista di vicende rosa. A Pa-norama è stato un pilastro nel-la «macchina». Attualmente,da direttore di Oggi, riesce amantenere la diffusione delsettimanale su livelli che han-no del miracoloso. Anche lui ètra quelli che hanno avutomolto meno (forse per caratte-re) di quanto meritassero. Ot-timo organizzatore, farebbebene dovunque. Preparato.Paolo Mosca (Pallanza, 20 ottobre1943 - Roma, 30 novembre2014). Figlio del leggendarioGiovanni, estroso e con un sen-so innato dell'umorismo, co-me il padre. Un giocatore diroulette sfrenato e compulsi-vo, compagno di avventure conme ai tavoli verdi. In comuneavevamo anche, con tempera-mentale rispetto, l'amore perle donne. Lieve.

I SIGNORI DEL WIBRoberto D'Agostino (Roma, 7 luglio1942). Un uomo solo al coman-do, come Fausto Coppi. Susuggerimento della sua amicaBarbara Palombelli, ha inven-tato il seguitissimo Dagospia.Io non ho il problema di con-sultarlo, perché a decine - tan-to è ricercato - mi segnalano isuoi colpi del giorno. Siamodiversissimi, anche se è natoun giorno appena prima dime: sento stima e amicizia, ab-biamo parecchie importanticonoscenze in comune, mi sa-rebbe piaciuto frequentarlo dipiù, tanto è divertente nellasua intelligente sfrontatezza.Di lui non mi piace solo unacosa: la barba troppo lunga.Ammiro il suo forte e rassicu-rante matrimonio con Anna

Federici. Incontenibile.

GU SPORTIVIGiorgio Tosatti (Genova, 18 dicem-bre 1937 - Pavia, 28 febbraio2007). E stato il mio caporedat-tore, ho giocato a poker con lui:in tutti e due i casi, spesso lesue urla si sentivano a chilo-metri di distanza. Non voleva enon sapeva perdere. Se a pokerdoveva arrendersi, tuonava: sì,aveva perso il piatto, ma quan-to giocavamo male, solo il culoci sorreggeva! Memorabileuna nostra partita con France-sco Totti, in vacanza in Sarde-gna. Il campionissimo avevapossibilità economiche infini-tamente superiori e, in seratastrepitosa, si divertiva a «vede-re» ogni punto e ogni bluff,senza «passare» mai. Figura-tevi la rabbia di Tosatti, siste-maticamente perdente. Co-raggioso e fatalista, Giorgio.Pur sapendo di avere pochepossibilità, volle sottoporsi altrapianto del cuore. Al suo fu-nerale c'era mezzo mondo,aveva tanti amici perché eraun uomo vero, schietto e leale.Potente.

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POTENTE Giorgio Tosatti

Giorgio Tosatti a pokernon voleva perdere,urlava, ma FrancescoTotti aveva più soldidi noi... Con PaoloMosca condividevola roulette e le donne

Vbdimiro Cammiti (Palermo, 31maggio 1932 - Torino, 5 settem-bre 1993). Forse Camin merite-rebbe di essere inserito tra gliscrittori. Piombato negli anniSessanta dalla Sicilia a Torino,città all'epoca per nulla acco-gliente verso i meridionali,candido e innocente come

molti poeti, vittima di scherzicrudeli da parte dei colleghi.Ma via via si è imposto, con ilsuo temperamento semplice,bonario e con la sua qualità ar-tistica: ha raccontato il calciocon romanticismo, come po-chi. Mi fu molto utile quando amia volta, per alcuni mesi, ar-rivai a Torino ed ero privo difonti. Mi adottò: mi confidavatutto ciò che sapeva dei suoiprediletti campioni di Juven-tus e Torino, visto che lui nonscriveva mai ciò che potesse ri-sultare sgradito ai suoi eroi. Li-rico.Aldo Biscanti (Larino, 26 novem-bre 1930). Anche per lui, ci vor-rebbe una categoria a parte:quelli che hanno fatto una cosasola di successo, e per tutta lavita hanno spolpato l'osso(nello spettacolo e in televisio--ne ce ne sono tanti, così). Nonha inventato II processo del lu-nedì, ma se n'è impadronito,trasformandolo nel Processodi Biscardi, e fino all'annoscorso ha continuato a propor-lo su varie reti, da protagoni-sta. Mi ha invitato molte volte.Fui tra i pochi (con Gianni Mi-na) a sostenere nel 1982 la no-stra Nazionale che poi vinse ilcampionato del mondo, ini-zialmente sbertucciata dallastampa. Mi prese per i fondelli,quando in un dibattito sull'a-pertura ai calciatori non italia-ni sostenni (la previsione erafacile) che presto le nostresquadre sarebbero state com-poste esclusivamente di stra-nieri, o quasi. Ricordo un suostrafalcione calcistico: FabioCapello, giovanissimo, debut-tava nella Roma e Aldo senten-ziò che non era un campioneperché correva con la schienarigida e il sedere basso. Nazio-nalpopolare.Alberto Rognoni (Ferrara, 12 no-vembre 1918 - Milano, 25 feb-braio 1999). Il mitico Conte, pa-drone del calcio italiano, coninvidiabile libertà di mente:poco più che ventenne fondò ilCesena, per 40 anni «cervello»della Lega calcio. Mi aveva ar-ruolato nel suo magnifico Gue-rin Sportivo, pièno di idee, dilazzi e frizzi, di sfottò e tor-mentoni. Testardo all'invero-simile: una sua casa in stile pa-lafitta, sull'Adriatico, fu tra-volta dalle onde e lui la rico-struì nello stesso medesimopunto. Conoscitore sarcasticoe poco indulgente delle debo-lezze umane e dei vizi del mon-do calcistico: fu il Grandi In-quisitore, impegnato a scopri-re illeciti e pastette. Morali-sta.

LE DONNECamHa Cederna (Milano, 21 gen-naio 1911 - Milano, 5 novembre1977). L'avevo frequentata ne-gli anni Settanta, nei salotti

MASSACRATO La vignetta contro Giovanni Leone apparsa sulla copertina dell'Espresso l'8 gennaio 1978

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APPASSIONATA Oriana Fallaci

Volevo Oriana Fallacial «Corriered'Informazione»:non mi piacqueAntonio Ghirelliimpose a Lilli Gruberdi sedersi di traverso

milanesi, in cui Camilla eraprotagonista corteggiatissi-ma. Io vi venivo trascinato dal-la mia compagna dell'epoca.Mantengo profonda ammira-zione per la sua raffinatezzacome cronista mondana deicostumi: ironica, elegante eimplacabile. Quegli articoli so-

no tuttora un modello di gior-nalismo. Tuttavia ho un forterisentimento, verso di lei e ver-so me stesso, perché mi lasciaicoinvolgere da Camilla, cometanti altri, nella sua dissennatacampagna diffamatoria (speroin buona fede) contro un ga-lantuomo, Giovanni Leone, al-l'epoca presidente della Re-pubblica. Come altri superfi-ciali stupidoni, abboccai, sen-za rendermi conto che alla ra-dice c'era solo una moda sini-strorsa e giustizialista, chenon mi apparteneva. Ho chie-sto scusa tante volte, e le rin-novo qui. Poi, anche se sonoanch'io molto critico verso l'O-riana, non mi piacquero le suenote volgari e offensive versola Fallaci. Esagerata.Oriana Fallaci (Firenze, 29 giugno1929 - Firenze, 15 settembre2006). L'ho incrociata, quandodirigevo il Corriere d'Informa-zione, per il tentativo (inutile)di convincerla a scrivere pernoi. Spigolosa come tutti san-no, non mi piacque né in quellané in altre occasioni. Con lei siera obbligati a star bene attentialle parole che ti uscivano dibocca. Diavolo, non ho maiavuto la deferenza di un Fer-ruccio de Bortoli, per baciarlela pantofola, 0 la sincera pas-sione di un Vittorio Feltri, perinnalzarla su un piedistallo.Grandissima scrittrice, narra-trice coinvolgente di intervistecon i grandi della terra. Si sache le.deformava, facendo ap-parire che trattava gli intervi-stati per le spicce, come se fos-sero al banco degli imputati.Tutti sanno che non era così.

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INCOMPIUTA Myrta Merlino

Myrta Merlino devesmetterla di oscuraregli ospiti. FrancescoGalletti inventato^//Giulio Tremoliti,è riuscito a diventareeditore di sé stesso

Non le bastava il successo di es-sere comunque riuscita a par-lare con loro, a tu per tu. Volevaessere protagonista, prima-donna. E ci è riuscita! Appagasionata.Lilli Gruber all'anagrafe Dietlin-de Gruber (Bolzano, 19 aprile1957). Inventata da Antonio

Verità YKNKRDI6 GENNAIO 2017 17

4/DaMAYERadARNESEGhirelli, che cercava una don-na per condurre il Tg2 e le im-pose di sedere di traverso allascrivania. L'invitai a una Do-menica in per presentare unsuo libro: ho sempre apprezza-to la sobria educazione con cuinasconde i sentimenti e da at-tenzione al suo look. Ne ha fat-ta, di strada: anche un passag-gio politico. Nel 2014 assente,dal lavoro per più di un mese,per stress. Poi, di nuovo in granforma. Tenace.Myrta Merlino (Napoli, 3 maggio1968) Come la Gruber, nellaprimavera del 2016 si è fermatasu ordine dei medici, perstress. Assente per unmese. Se

1 fosse più umile, potrebbe esse-' re grandissima: buca il video.

Conduce L'aria che tira su La7con eccessi non giustificabili:

"""* si sovrappone agli ospiti, vo-lendo a ogni còsto dire semprela sua, con interventi intrusivi.Spesso spezza i ragionamentidi quelli che stanno dicendo(finalmente) cose intelligenti eoriginali, annunciando la pub-blicità e promettendo di ri-prendere dopo l'interruzione(ma non avviene quasi mai).Peccato! Però può ancora far-cela, se riesce a contenere levoglie di protagonismo. Smo-data? Certo incompiuta.Annalisa Bruchi (Siena, 14 marzo1970). L'ho avuta in una edizio-ne diDomerzica in: educata, ub-bidiente, disponibile. Poi ècresciuta con programmi dieconomia: titoli astrusi, con-tenuti divulgativi. Mi ha confi-dato che la sua vera ambizioneè condurre la telecronaca delPalio di Siena. E ci è riuscita.Dignitosa.

immmMkfaefcrocarete (Milano, 3 agosto1951). I cronisti sono gli autoriessenziali di qualsiasi giorna-le: indispensabili, quelli cheportano le notizie. Umili, abi-tuati a ricevere cazziatoni piùche elogi, instancabili. Hoscelto un nome, uno come tuttie tra tutti, simbolo di una cate-goria insostituibile. Ne cono-sco il valore, avendolo assuntoalla Notte. Dopo la mia parten-za passò al Corriere della Sera.Di origini pugliesi, è meticolo-so, intuitivo, inesausto suimarciapiedi, impegnato a tro-vare la «polpetta» del giorno.Sono sempre loro, i cronisti,che danno la spina dorsale aogni giornale. Paziente

Claudio Cerasa (Palermo, 7 mag-gio 1982). Ha solo 34 anni e hasostituito Giuliano Ferrara,designato dallo stesso Ferrara,alla direzione del Foglio: erme-io fico del bigoncio, dicono.Colto, informato, politica-mente attento e polemico, tie-ne una linea - meditata e con-vinta - favorevole al renzismo-berlusconismo. Come limite,gli trovo solo il gusto - sgraditoa noi anziani - di insistere sulle«girate» degli articoli dalla pri-ma pagina a quelle interne, checi obbliga a sfogliare fastidio-samente il quotidiano, per unaricerca non sempre facile. Macosi fan (quasi) tutti... Mi pia-cerebbe che II Foglio fosse, an-che in questo, un'eccezione.Durerà: equilibrato, informa-to. UezedejldLFejrraral.Malcom Pagani (Roma, 21 giugno1975) • Un gioiello delFatto Quo-tidiano. Le sue interviste sonopiccoli capolavori, intrisi riel-l'oggettività e nella curiosità.Gli fanno scrivere ciò che vuo-le e lui non si lascia appesanti-re mai dall'impostazione fortee dura del suo giornale. Le in-terviste potrebbero apparirein qualsiasi testata, ma forsepoche gli darebbero la libertàche II Fatto, pr ima.con Antonio

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POPOLARE Aldo Biscardi

Hbuon Aldo Biscardisbagliò le previsionisu Fabio Capelloe sul calcio italianoche diventavasempre più straniero

Padellaro e ora con Marco Tra-vaglio, gli accorda. Talentuo-sa.Stefano Barigelli (Roma, 4 dicem-bre 1959). Condirettore delCorriere dello Sport, con ungran bel curriculum, non solonel settore sportivo (ottimo alMessaggero). Sarebbe un otti-mo organizzatore, tecnico, inqualsiasi grande giornale. Unlimite (e forse non lo è)? Si ac-contenta, ' dovrebbe osare dipiù: questo spiega perché sipossa considerare stabilmenteemergente, mentre l'età è sem-pre meno verde, quasi avanza-ta. Colto, esperto di letteraturae di teatro. Flemmatico.

IL FUTUROStefano Righi (Padova, 1 maggio

ERMEJO Claudio Cerasa

Claudio Cerasa erededi Giuliano FerraraJames HanserWVrdiplomatico che hadato voce a CarloDe Benedettie a Silvio Berlusconi

1962). Lavora al Corriere dellaSera. È il miglior giornalistaeconomico della generazionedi mezzo. È conosciuto solo dachi conta perché, anziché scri-vere (e lo fa benissimo, comesolo i veneti colti sanno fare),preferisce costruire i giornali.Il Corriere Economia del lune-

dì è una sua creatura. Divulga-tore.Stefano Regolini (Cremona, 22maggio 1957). Vicedirettoredel Messaggero. È l'uomo mac-china oggi più dotato: salute diferro, forza da leone, ottimomotivatore. Sa decidere rapi-damente, ha il senso grafico intesta. Galvanizzatore.Francesco Bongarrà (Roma, 21aprile 1974). Di famiglia sicilia-na, giornalista parlamentaredell'Ansa, un cane da trifola,disinvoltamente poliglotta. Inun vertice europeo, il ministrotedesco, anziché conversarecon l'omologo italiano, chiac-chierava animatamente, nellapropria lingua, con lui. Carat-tere solare, diventa prestoamico (e confidente) di tutti.Senzafrontiere.Franco Bechis (Roma, 25 luglio1962). Vicedirettore di Libero.È il noto e implacabile scopri-tore di ghiotte ed esclusive no-tizie politiche, economiche egiudiziarie, senza mai ricorre-re alle soffiate dei procuratori.Bulimico nella scrittura, firmaanche con svariati pseudoni-mi (i più usati sono Fosca Bin-cher e Chris Bonface). Un assodel Web: riprese corsare convideocamere nascoste, montai video e li mette in Rete. Un ti-ratardi che sforna i pezzi allavelocità di una telescrivente.Onnipresente.

GII OtiTERNAZIOIfAiJFrancesco Galletti (Moncalieri, 23giugno 1982). Potrebbe essereun ufficiale del Savoia cavalle-ria. Alto quasi 2 metri, sottilequanto un giunco, veste come iprofessori di Oxford, ma nonfuma la pipa. Famiglia altoborghese con nonna tedesca,parla inglese, tedesco e france-se come madri lingue. È stato ilpiù vicino collaboratore diGiulio Tremonti. È diventatoeditore di sé stesso con una ne-wsletter solo in inglese dal ti-tolo Policy sonar che si fa paga-re profumatamente da centridi ricerca, uffici studi, univer-sità e ambasciate di tutto ilmondo. Tremontiano.James Hansen (Seattle, 8 giugno1949). È un geostragist ameri-cano, conserva la cittadinanzaUsa, risiede, da tempo nel Bei-paese e scrive in un italiano de-lizioso. È stato mandato qui dalServizio diplomatico, ha ini-ziato al consolato statunitensedi Palermo, poi ha abbandona-to la diplomazia, è stato corri-spondente dell'inglese DailyTelegraph e dell'InternationalHerald Tribune, infine si è de-dicato alla consulenza dellegrandi imprese con la sua Han-sen worldwide, che ha sede aMilano, vicino alla Borsa. Por-tavoce prima di Carlo De Bene-detti e poi di Silvio Berlusconi(«solo uno straniero potevafarlo»), ha lavorato anche perBernardo Caprotti all'Esse-lunga. Più di recente è stato ca-poufficio stampa di Telecom.Già direttore della rivista digeopolitica East, è consulentedi primari gruppi italiani perle relazioni internazionali.Parlante.

Michele Arnese (Roma, 29 settem-bre 1969). Dirige il sito Le For-miche.net. Di cultura finanzia-ria, nel suo curriculum MilanoFinanza, II Mondo e II Giornale.Sotto la sua direzione, Le For-miche è diventato il punto ob-bligato di riferimento delmondo politico ed economico.Ha raccolto grandi firme e neha inventato di nuove. Nel cli-ma romano, provinciale, è riu-scito a costruire una dimen-.sione internazionale. Formi-china.

(4. Continua)© RIPRODUZIONE RISERVATA

MORTO TULLIO DE MAURO

I I custode dell'italianoche riscoprì l'insultoL'ultimo studio del grande linguista era sulle «parole per ferire»Da «gufo» a «pennivendolo», un mini dizionario di 200 lemmi

PROFESSORE Tra le sue opere il Grande dizionario italiano dell'uso e la Storia linguistica dell'Italia unita

di CARLO PIANO

• Chi fosse Tullio De Mauro losappiamo. Un grande dellalinguistica. Si è spento ierimattina a 84 anni nella sua ca-sa di Roma.Soprattutto era l'autore delGrande dizionario italianodell'uso che resta una pietramiliare nella nostra cultura.Un'opera immensa che con270.000 vocaboli in sei volu-mi è il più esauriente lemma-rio dell'italiano dell'uso cor-rente. Non è cosa semplice fa-re un dizionario, anzi è«un'impresa disperata»,scherzava ma non troppo DeMauro, a partire dal numeroesatto delle parole perché lalingua è in continua evoluzio-ne.Per lui la lingua era un fiume:parole che affondano, altreche affiorano. La sua non erauna scienza da riporre suscaffali polverosi o da tenerechiusa nelle aule delle acca-demie. Era viva, cangiante,era ricerca: «La lingua si muo-ve come una corrente: nor-malmente il suo flusso sordonon si avverte, perché ci sia-mo dentro, ma quando tornaqualche emigrato si può mi-surare la distanza dal puntodove è uscito a riva». Proprioper questo aveva pubblicatoneppure un mese fa uno stu-dio sulle hatewords, le paroleusate per ferire perché «an-che nell'odio le parole non so-no tutto, ma anche l'odio nonsa fare a meno delle parole».Insomma, continuava a stu-diare, ha continuato fino algiorno della sua morte, ancheperché era convinto che «ladistruzione del linguaggio èiapremessa a ogni futura di-struzione.»Quindi si era interessato alleparole dell'odio. Non c'è nulladi più attuale, in un mondodove l'insulto è diventato ilmezzo per azzittire la contro-parte in un dibattito televisi-vo o umiliare gli awersar i conun tweet.«Circa 200 lemmi delle fontilessicografiche attestano pa-role», spiegava, «che possonoevocare uno stereotipo nega-

tivo e che possiamo definire"parole per ferire a doppio ta-glio", in quanto offendonouna persona o un oggetto o at-tività ma anche evocano of-fensivamente un'intera cate-goria». Dentro ci sono para-fanghista, pàsdaran, segaos-si, minchionatore, zambrac-ca, arrutfapopoli, forestieru-me, pennivendolo hate word-dedicata a noi giornalisti. Poifandonia «parola da qualchetempo chissà perché di scar-so uso», osservava De Mauro,«non così in età fascista quan-do facendo il verso alle vante-rie del governo si diceva:"Quest'anno abbiamo fonda-to Pomezia, Aprilia e Carbo-nia, l 'anno prossimo fondere-mo Facezia, Quisquilia e Fan-donia"». E anche il lemma gu-fo «persona abitualmente diumore tetro e poco portata al-la socialità», insulto predilet-to dall'ex premier Matteo

Dal 2000 al 2001è stato ministrodell'Istruzionenel governo Amato

Renzi con i derivati gufagginee gufata. Sono studi interes-santi, ci mancherà l'originali-tà di Tullio De Mauro nell'af-frontare una lingua che, se-condo molti, stiamo lenta-mente perdendo. Colpa delWeb sostengono alcuni, colpadi una scuola che non insegnacome dovrebbe dicono altri.Forse anche colpa dei massmedia, come scriveva DeMauro «l'italiano della televi-sione è diventato un italianotrasandato, malissimo usa-to.» Non si può dargli torto.Del nostro idioma aveva fattoragione di vita fin da ragazzo.Linguista, docente universi-tario, saggista, è stato ancheministro della Pubblica istru-zione, incarico che ha rico-perto dal 2000 al 2001 conGiuliano Amato, nonché pre-sidente della Fondazione Bel-lonci, che organizza ogni an-no il prestigioso premio lette-

rario Strega. Nato a Torre An-nunziata il 31 marzo 1932, Tul-lio de Mauro, laureatosi inLettere classiche, ha insegna-to nelle università di Napoli,Chieti, Palermo e Salerno.Docente di Filosofia del lin-guaggio alla Sapienza di Ro-ma, è stato poi ordinario diLinguistica generale presso lostesso ateneo. Nel 1966 è statotra i fondatori della Società dilinguistica italiana, di cui èstato anche presidente (1969-73). Questo è u n punto impor-tante. Abbiamo chiesto ad al-cuni studiosi: per quale moti-vo De Mauro è considerato ungigante della linguistica? Lerisposte concordano: non so-lo per il suo contributo alivel-lo di insegnamenti, ma ancheper aver fondato la Società dilinguistica italiana.Nel 2001 è stato nominato dalPresidente della RepubblicaCavaliere di gran croce al me-rito. Per l'insieme delle sue at-tività di ricerca, l'accademianazionale dei Lincei gli ha at-tribuito nel 2006 il premiodella Presidenza della Repub-blica. Nel 2008 gli è stato con-ferito l 'Honorary Doctoratedall'Università di Waseda aTokyo. Tra le sue opere piùimportanti vanno citati la Sto-ria linguistica dell'Italia unita(1963) e il già menzionatoGrande dizionario italianodell'uso.

Cosa aggiungere? Il presiden-te del Consiglio, Paolo Genti-Ioni, ha twittato: «RicordoTullio De Mauro maestro ap-passionato per quanti amanola scuola, la ricerca e la linguaitaliana». Mentre il ministrodei Beni culturali e del Turi-smo, Dario Franceschini hacommentato: «La scomparsadi De Mauro priva il Paese diun insigne linguista, un uomodi profonda cultura capace ditrasmettere con passione sa-pere e conoscenza, una vivaceintelligenza che ho avuto mo-do di apprezzare negli anni dicomune lavoro con il PremioStrega della Fondazione Bel-lonci». Questa volta più chemai è forse il caso di dire: pa-role, parole, parole.

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