6 15-16/11 · 2018-12-06 · ciclo di sinfonie raffiguranti i tre momenti del giorno: Il ... una...

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Stagione 2018 - 2019 Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Torino OSNrai orchestrasinfonicarai orchestraRai osn.rai.it 6 15-16/11 giovedì 6 dicembre 2018 ore 20.30 venerdì 7 dicembre 2018 ore 20.00 Ottavio Dantone direttore e clavicembalo Haydn Mozart Schumann

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Stagione 2018 - 2019Auditorium Rai “Arturo Toscanini”, Torino

OSNrai

orchestrasinfonicarai

orchestraRai

osn.rai.it

6 15-16/11giovedì 6 dicembre 2018 ore 20.30venerdì 7 dicembre 2018 ore 20.00

Ottavio Dantone direttore e clavicembalo

Haydn Mozart Schumann

GIOVEDÌ 6 DICEMBRE 2018ore 20.30

VENERDÌ 7 DICEMBRE 2018ore 20.00

Ottavio Dantone direttore e clavicembalo

Joseph Haydn (1732-1809)Sinfonia n. 6 in re maggiore Hob 1:6 Le martin (1761)

Adagio - AllegroAdagio - Andante - AdagioMinuetto - TrioFinale. Allegro

Durata: 24’ ca.

Robert Schumann (1810-1856)Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana (1850)

Lebhaft (Vivace)Scherzo. Sehr massig (Molto moderato)Nicht schnell (Non presto)Feierlich (Solenne)Lebhaft (Vivace)

Durata: 31’ ca.

Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 Praga (1786)

Adagio - AllegroAndanteFinale. Presto

Durata: 26’ ca.

Il concerto di giovedì 6 dicembre è trasmesso in diretta su Radio3 per Il Cartellone di Radio3 Suite

Joseph Haydn Sinfonia n. 6 in re maggiore Hob 1:6 Le martin

Il primo maggio del 1761 Franz Joseph Haydn firmava una Convention che lo legava alla casa degli Esterházy. Il documento, stilato dal segretario del principe Paul Anton, descrive in maniera puntuale la vita di una cappella musicale di corte settecentesca, illustrando nei minimi dettagli i suoi costumi e gli obblighi connessi al servizio. Haydn era stato assoldato in qualità di Vice-Capel-Meister, ma in pratica svolgeva le funzioni del suo superiore, il vecchio Gregor Joseph Werner, non più in grado di reggere il peso del lavoro ma mantenuto in carica per rispetto dei tanti anni di onorato servizio. Il nuovo direttore musicale degli Esterházy diede subito prova del suo valore, componendo un piccolo ciclo di sinfonie raffiguranti i tre momenti del giorno: Il mattino, Il mezzogiorno e La sera (Hob. I: 6-8). Il lavoro, su un tema tradizionale di natura filosofica e morale dettato dallo stesso Principe, era chiaramente ispirato al gusto barocco per la musica caratteristica, nel solco di lavori come le Quattro stagioni di Vivaldi, una tradizione che allunga le sue propaggini fino all’Ottocento con la Sinfonia pastorale di Beethoven e le Stagioni dello stesso Haydn. Le tre sinfonie si collocano dunque nel periodo in cui l’autore stava cominciando a esplorare i generi musicali più attuali dell’epoca, ossia la sinfonia e il quartetto. Haydn aveva già cominciato a scrivere lavori analoghi presso le famiglie in cui aveva prestato servizio in precedenza, i Fürnberg e i Morzin. La tradizione strumentale antica, al di là dell’ispirazione pittorica, sopravvive in alcune caratteristiche delle sinfonie, a cominciare dalla presenza del basso continuo e delle asimmetrie tipiche della musica barocca. Il segno più forte del legame con il passato, tuttavia, è rappresentato dal ricorso strutturale a strumenti solisti in forma concertante, spinta certamente anche dal desiderio del nuovo Vice-Capel-Meister di mettere in mostra i migliori musicisti della cappella, il violinista Luigi Tomasini, l’oboista Vittorino Colombazzo, il fagottista Hinterberger, il contrabbassista Schwenda, il violoncellista Joseph Weigl. Alcuni sono nomi italiani, a testimonianza della capillare diffusione in Europa dello stile del concerto grosso, a cui Haydn s’inchina con grande maestria nella Sinfonia in re maggiore. Gli spunti migliori del vecchio stile concertante sono assorbiti

dall’autore in un contesto nuovo e più flessibile, dove sparisce la rigida alternanza dei ritornelli tra il concertino degli strumenti e il ripieno per lasciar spazio a una condotta più articolata dei soli. Ma l’ambito in cui si manifesta meglio la novità dell’immaginazione musicale di Haydn riguarda la definizione complessiva del suono dell’orchestra. Un esempio eccellente è fornito dal breve Adagio introduttivo, nel quale il suono dell’orchestra sboccia nota dopo nota con una tinta aurorale, dalla penombra in pianissimo dei violini primi al fortissimo dell’orchestra intera sull’accordo di dominante. L’articolazione formale della sinfonia rivela altre sorprese, rispetto ai modelli in voga alla metà del Settecento. Anche il tempo lento, per esempio, un Andante, è preceduto da un Adagio introduttivo, in cui il violino solista lascia un certo sfogo al lato istrionico della sua natura. La vocazione teatrale dei solisti si manifesta in generale nella robusta scrittura concertante, che lascia spazio di volta in volta ai vari strumenti dell’orchestra, compresi il fagotto e il contrabbasso.

Wolfgang Amadeus Mozart Sinfonia n. 38 in re maggiore KV 504 Praga

Il 6 dicembre 1786 Mozart consegnava al catalogo dei suoi lavori una nuova Sinfonia in re maggiore KV 504, che prenderà poi il soprannome di Praga, in omaggio alla città dove venne eseguita per la prima volta il 19 gennaio 1787. Purtroppo non esistono notizie precise sulle circostanze della composizione, e dunque resta solo la supposizione che Mozart abbia scritto il lavoro in vista del suo primo viaggio a Praga, dove si recava per dirigere una nuova produzione de Le Nozze di Figaro. A differenza di Vienna, l’opera riscosse un caloroso successo, esteso poi alla nuova e impegnativa sinfonia. Mozart aveva forse in mente l’orchestra di Praga, visto il particolare rilievo degli strumenti a fiato. I musicisti boemi, infatti, erano celebri per la bravura e il colore del loro suono, anche se la scrittura orchestrale di Mozart mostrava i segni di un notevole sviluppo anche nei Concerti per pianoforte viennesi degli anni precedenti. Mozart tornava al genere sinfonico dopo una pausa di tre anni, durante la quale erano successe cose importanti, in particolare la scrittura de Le Nozze di Figaro e la conoscenza dei nuovi lavori di Haydn. Nel corso degli anni Ottanta, infatti, la produzione di Haydn si era rivolta in maniera più marcata al pubblico dei concerti a pagamento, una platea ben più vasta della ristretta cerchia delle famiglie nobili. Nelle grandi capitali come Londra e Parigi si stava sviluppando un sistema produttivo molto più robusto, basato sulla nuova figura dell’impresario, mentre a Vienna la vita musicale rimaneva ancora un po’ chiusa nelle vecchie strutture nobiliari. Il gruppo delle Sinfonie parigine, scritte da Haydn tra il 1784 e 1785, mostrano un’orchestra di grande respiro e una retorica di maggior enfasi, in grado di impressionare un pubblico più numeroso di quello dei palazzi patrizi. Oltre alle nuove idee sviluppate da Haydn, inoltre, Le nozze di Figaro avevano rivoluzionato il rapporto tra l’orchestra e il palcoscenico, che traeva una nuova forza espressiva dal linguaggio delle forme musicali. La Sinfonia Praga, in altre parole, dimostra quanto profitto avesse accumulato Mozart in quei tre anni di silenzio sinfonico. La sinfonia è divisa in tre soli movimenti e usa trombe e timpani, ma non i clarinetti, in maniera analoga ai lavori parigini di Haydn. L’Adagio introduttivo si apre con un magniloquente unisono sulla nota fondamentale, re. L’introduzione rivela ben presto però di non essere un mero fregio ornamentale, bensì il vessillo

del carattere drammatico del lavoro. Mozart a quanto pare aveva già in mente il Don Giovanni, che sarebbe stato allestito a Praga il 29 ottobre di quello stesso anno 1787. La musica, infatti, passa improvvisamente nella tonalità di re minore e gli archi cominciano a pulsare in maniera sincopata, come nei momenti in cui si manifesta nell’opera il tenebroso mondo dell’aldilà. L’Allegro successivo mostra una forma sonata particolarmente elaborata. Il tema principale è articolato in vari episodi, e comincia a sviluppare il materiale ancor prima di aver esposto il secondo tema in la maggiore. Il primo movimento incarna lo sfaccettato mondo di Don Giovanni, con un misto d’inquietudine, di vitalità e di estrema dolcezza. La forma è particolarmente vivace e fluida. Come era successo nell’esposizione, anche lo sviluppo e la riesposizione s’inerpicano su sentieri ingannevoli, con false riprese e sviluppi laterali del materiale. Mozart disegna in questo movimento iniziale un affascinante labirinto, simile a quelli creati in teatro, per gioco o per disperazione, dall’indecifrabile Don Giovanni. Con il successivo Andante in sol maggiore si entra invece nel mondo di Zerlina. Il morbido ritmo di 6/8 e il carattere pastorale dell’orchestra, senza trombe e timpani, dipingono un idillio campestre, lontano dalle tensioni della vita quotidiana. Le appoggiature espressive della melodia e i languidi cromatismi dei violini evocano l’ingenuità e la sensualità del personaggio. La tinta degli strumenti a fiati diventa predominante nella scrittura, con le pastose armonie dei legni e i delicati bordoni dei corni. Ma neppure il cuore semplice di Zerlina e il mondo della natura sono del tutto incorrotti, come mette in evidenza l’ombra melanconica che cala sulla parte centrale del movimento, offuscato dalla sfumatura dolorosa della tonalità minore. Il Presto conclusivo invece è un finale da commedia, animato dall’eccitazione per l’imminente scioglimento della vicenda. Gli archi sembrano correre dappertutto, incalzati da una scrittura infarcita di piccole entrate a canone, subito imitate dagli strumenti a fiato. Il carattere del movimento è più vicino all’ironia leggera de Le Nozze di Figaro che alla frenesia di Don Giovanni. Il fitto dialogo tra archi e fiati si dispiega in forme sempre nuove e inventive, nella prima e nella seconda parte della forma sonata, ripetute entrambe due volte come nel primo movimento. Mozart era nato per scrivere per il teatro e la migliore dimostrazione della sua vocazione sono forse i Concerti per pianoforte, ma accanto ad essi va aggiunta la Sinfonia Praga, che rappresenta uno dei migliori esempi di drammaturgia musicale.

Robert Schumann Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 Renana

Nel 1850, sulla soglia dei quarant’anni, Schumann accettò il posto di direttore musicale a Düsseldorf. Il trasferimento nella città renana era una grande svolta nella vita del compositore e della sua famiglia, e la proposta fu esaminata a lungo per soppesarne tutti gli aspetti. Negli anni precedenti, l’esito disastroso delle insurrezioni del 1848-49 aveva messo in crisi il movimento liberale e riformista tedesco. Schumann aveva assistito a Dresda alle violenze e alla feroce repressione dell’insurrezione del 1849, che aveva fatto vacillare ma non crollare la sua fede nell’azione positiva dell’educazione musicale e della coscienza culturale. Giunto alle soglie della maturità, Schumann aveva accettato di separarsi dalla Sassonia anche per una forma d’impegno culturale nei confronti della comunità tedesca in senso più ampio. Il nazionalismo liberale degli anni ‘40 e ’50, infatti, aveva un significato ben diverso da quello della nuova destra sorta in Germania dopo l’unificazione di Bismark. Nietzsche, in un aforisma di Al di là del bene e del male (1885), imputa a Schumann l’origine delle nefaste tendenze scioviniste del suo tempo: «Con lui incombeva minaccioso sulla musica tedesca il suo più grande pericolo, quello cioè di non essere più una voce per l’anima dell’Europa e di degradarsi a fatto puramente nazionale». Schumann in realtà continuava a nutrire la convinzione, malgrado la disillusione di Dresda, che la grande voce della cultura tedesca fosse la strada maestra dell’unità nazionale, come aveva propugnato a lungo nel periodo del suo giornalismo militante. La battaglia proseguiva ora come artista, alla testa di una compagine sinfonica di una delle città più prospere e industriose affacciate sulle rive del Reno, un fiume carico di significati simbolici per la storia tedesca. Il periodo di Düsseldorf, in realtà, si rivelò un completo fallimento artistico e personale. Protestato dall’orchestra, minacciato da una malattia spaventosa, incapace di recuperare il rapporto in crisi con la moglie, Schumann colò a picco rapidamente, nonostante che all’inizio avesse trovato un terreno molto fertile. Appena arrivato, infatti, nell’ottobre 1850, Schumann scrive di getto in due settimane il Concerto per violoncello, che rimase ineseguito durante la vita dell’autore, e subito dopo i primi abbozzi della Sinfonia in mi bemolle maggiore n. 3, che fu eseguita con

enorme successo a Düsseldorf il 6 febbraio 1851. Il titolo di Renana, in realtà, non appartiene a Schumann, ma rispecchia l’intenzione dell’autore di conferire al lavoro un messaggio di spiritualità nazionale. Secondo il violinista e primo biografo di Schumann Wilhelm von Wasielewski, l’origine della sinfonia risale alla visione della Cattedrale di Colonia durante una gita sul Reno. Inoltre, durante la composizione, la notizia della porpora cardinalizia conferita al Vescovo di Colonia indusse Schumann ad aggiungere, prima del Lebhaft (Vivace) finale, un nuovo movimento, che in origine recava l’iscrizione Im charakter der Begleitung einer feierlichen Ceremonie (Nel carattere dell’accompagnamento di una solenne cerimonia). Alla fine è rimasta solo la parola Solenne, ma la selva di voci intrecciate in un austero e toccante stile contrappuntistico, immerse nella penombra della tonalità di mi bemolle minore, evoca in maniera puntuale gli spazi dell’architettura sacra e i riti del cerimoniale religioso. Questo superbo esempio di misticismo musicale coincide con il risveglio di una fede assopita, come testimonia una lettera all’amico August Strackerjan del 13 gennaio 1851: «Dedicare le proprie forze alla musica sacra resta il più alto scopo di un artista. Ma in gioventù siamo ancora troppo radicati alla terra, con le sue gioie e i suoi dolori; con la maturità si aspira bene anche a obiettivi più alti. E dunque spero che anche per me il tempo di questo anelito non sia lontano». Il fulcro della scrittura, nel resto del lavoro, è invece l’innesto della musica popolare nel corpo dello stile classico. Schumann sosteneva, sempre secondo Wasielewski, che in questa Sinfonia si dovessero trasferire gli elementi popolareschi [volksthümliche Elemente], ovviamente nella cornice di un linguaggio artistico elevato, e pensava di esserci riuscito. Il primo tema del movimento iniziale, per esempio, si sviluppa in due segmenti distinti, che hanno degli agganci con lo stile di una musica popolare. Il primo è una melodia ricca di emiole (ritmo di due contro tre), il secondo è un motivo danzante nel metro principale di 3/4. Ridotti al loro scheletro, si tratta di una triade ascendente di mi bemolle maggiore e di un tetracordo discendente la b – sol – fa – mi b. L’arte di ricavare dal più banale dei motivi un mondo intero d’impressioni e di ricordi raggiunge qui un vertice. Schumann ammanta questo inizio di una fulvida luce per evocare non solo il maestoso scenario del fiume, ma anche quello spirito laborioso e positivo tradizionalmente associato al mondo del Reno. Il gusto di una musica associata alle tradizioni popolari è assai più evidente, invece, nello Scherzo e nel

movimento conclusivo, dove il connubio con la musica d’arte si manifesta nella forma del linguaggio contrappuntistico. Il vasto “poema epico popolare” della Terza Sinfonia, secondo una calzante definizione di John Daverio, racchiude però al suo interno un delicato scrigno di poesia nel movimento centrale, Nicht schnell (Non presto), avvolto nella bambagia di un’orchestra priva di trombe e tromboni. La tinta bruna di clarinetti, fagotti e viole divise colora all’inizio quest’ora notturna di raccoglimento e compassione, mentre il fraseggio frammentato in temi di breve respiro immerge il dialogo tra gli strumenti in un’intimità che non oltrepassa mai la soglia del sussurro.

Ottavio Dantone Diplomato in organo e in clavicembalo presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, fin da giovanissimo ha avviato un’intensa carriera concertistica, dedicandosi allo studio e al costante approfondimento della musica antica e segnalandosi presto all’attenzione del pubblico e della critica come uno dei clavicembalisti più esperti e dotati della sua generazione.Dal 1996 è Direttore Musicale dell’Orchestra Accademia Bizantina di Ravenna, con la quale è regolarmente ospite delle più importanti sale e associazioni concertistiche del mondo, tra le quali Carnagie Hall di New York, Barbican Center di Londra, Wiener Konzerthaus, Concertgebouw di Amsterdam, Cité de la Musique di Parigi, Théâtre des Champs Elysées di Parigi, Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma.Negli ultimi anni ha gradualmente affiancato alla sua intensa attività di solista e leader di gruppi da camera, quella di direttore d’orchestra, estendendo il suo repertorio al periodo classico e romantico. In questa veste ha collaborato con alcune importanti orchestre e istituzioni teatrali europee, fra le quali l’Orchestra Filarmonica della Scala, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, la Royal Liverpool Philharmonic, la Melbourne Symphony Orchestra, l’Orchestre National de France, l’Orchestra of the Age of Enlightenment di Londra, la WDR Sinfonieorchester di Colonia, la Société Philharmonique di Bruxelles, i Philharmoniker Hamburg, l’Orchestra del Teatro Real di Madrid, l’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, l’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, la Philharmonia Baroque Orchestra di San Francisco, l’Orchestre National de Lyon, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestra Haydn di Bolzano. È inoltre salito sul podio della Staatskapelle

Ottavio Dantone

Berlin per una serie di concerti alla Philarmonie e al Konzerthaus di Berlino. Nel corso della stagione 2017/18 con il Giulio Cesare in Egitto in tour con l’Accademia Bizantina alla Philarmonie di Essen, al Théatre des Champs-Elysées di Parigi, al Theater and der Wien e alla Kursaal di San Sebastiàn, in seguito ha diretto La scala di seta all’Opernhaus di Zurigo. Ha inaugurato la stagione 2018/19 tornando sul podio dell’Opernhaus di Zurigo con La verità in cimento.Fra i suoi prossimi impegni: Le nozze di Figaro e Così fan tutte all’Opernhaus di Zurigo, La Cenerentola al Teatro alla Scala di Milano e alla Bayerische Staatsoper di Monaco, nonché una nuova produzione di Armida alla Semperoper Dresden e Agrippina alla Nederlandse Opera. Sul versante sinfonico salirà inoltre sul podio dell’Orchestre national de France, della Orchestra Filarmonica della Scala, dell’Orchestra Haydn di Bolzano, e dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino.Nel corso della sua carriera ha diretto importanti produzioni, fra le quali segnaliamo Così fan tutte al Salzburg Festival, Il viaggio a Reims, Così fan tutte e Rinaldo al Teatro alla Scala, La verità in cimento, Messiah di Haendel e La clemenza di Tito all’Opernhaus di Zurigo, Rinaldo al Glyndebourne Opera Festival e alla Royal Albert Hall di Londra, L’Arbore di Diana al Teatro Real di Madrid, L’italiana in Algeri e Una cosa rara al Palau de les Arts di Valencia, L’italiana in Algeri alla Staatsoper di Berlino, solo per nominarne alcune. Numerose sono le sue registrazioni televisive e radiofoniche in Italia e all’estero, nonché quelle discografiche più volte premiate dalla critica internazionale, sia come solista, sia come concertatore.Dal 2003 incide regolarmente per l’etichetta britannica Decca, nonché per l’etichetta francese Naïve. Profondo conoscitore della prassi esecutiva, tiene regolarmente corsi di perfezionamento di clavicembalo, musica da camera, basso continuo ed improvvisazione.

Foto di Giulia Papetti

Partecipano al concerto

Violini primi*Roberto Ranfaldi (di spalla)°Marco Lamberti°Giuseppe LercaraAntonio BassiConstantin BeschieruAldo CicchiniValerio IaccioMartina MazzonEnxhi NiniFrancesco PunturoMatteo RuffoElisa Schack

Violini secondi*Roberto RighettiValentina BussoPietro BernardinLorenzo BrufattoIrene Cardo Michal ĎurišCarmine EvangelistaRodolfo GirelliPaolo LambardiCarola Zosi

Viole*Ula UlijonaMatilde ScarponiGiovanni Matteo BrascioluGiorgia CerviniAlberto GioloAgostino MattioniMargherita SarchiniClara Trullén-Sáez

Violoncelli*Pierpaolo TosoMarco Dell’AcquaGiacomo BeruttiPietro Di SommaAmedeo FenoglioMichelangiolo Mafucci

Contrabbassi*Gabriele CarpaniAntonello LabancaAlessandro BelliFrancesco Platoni

Flauti*Marco JorinoPaolo Fratini

Oboi*Francesco PomaricoSandro Mastrangeli

Clarinetti*Luca MilaniFranco Da Ronco

Fagotti*Andrea CorsiCristian Crevena

Corni*Andrea LeasiValerio MainiEmilio MencoboniPaolo Valeriani

Trombe*Marco BraitoDaniele Greco D’Alceo

Tromboni*Diego Di MarioDevid Ceste

Trombone bassoGianfranco Marchesi

Timpani*Biagio Zoli

*prime parti°concertini

Dal 4 novembre al 23 dicembre alle ore 18.00nell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana

#Soundframes, Cinema e Musica in Mostra

I concerti da camera nell’Aula del Tempio

Cinque concerti da camera dedicatialle colonne sonore del cinema

di ieri e di oggi in collaborazionecon il Museo Nazionale del Cinema

Concerto gratuito per i possessori della Tessera Musei o del biglietto singolo per la

visita al Museo Nazionale del Cinema.

Per informazioni e programmi:www.osn.rai.it

www.museocinema.it

**Iniziativa valida dal 4 al 21 dicembre 2018**Tariffa di 25 euro a biglietto applicataa tutti coloro che acquistano piùdi un biglietto

Regalala musica

CONVENZIONE OSN RAI – VITTORIO PARKTutti gli abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2018-2019 che utilizzeranno il VITTORIO PARK di PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone, ritirando il tagliando di sconto presso la biglietteria dell’Auditorium Rai “A. Toscanini”, avranno diritto alla riduzione del 25% sulla tariffa oraria ordinaria. Per informazioni rivolgersi al personale di sala o in biglietteria Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla sezione “riduzioni”.

www.sistemamusica.it è il nuovo portale della musica classica a Torino nel quale troverete notizie, appuntamenti e approfondimenti su concerti, spettacoli ed eventi realizzati in città. Dal sito è inoltre possibile acquistare on line i biglietti delle principali stagioni torinesi.

AVVISO PER IL PUBBLICO La data del turno blu del CONCERTO N. 7previsto VENERDÌ 18 GENNAIO 2019 ore 20.00è stata anticipata a MERCOLEDÌ 16 GENNAIO 2019 ore 20.00.Resta invariata la data del turno rosso previstoGIOVEDÌ 17 GENNAIO 2019 ore 20.30. La data del CONCERTO N. 2della rassegna RAI NUOVAMUSICAprevisto VENERDÌ 25 GENNAIO 2019 ore 20.30 è stataanticipata a GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2019 ore 20.30.

Poltrona numerata15,00 € (in ogni settore)

Poltrona numerata Abbonati e Under3510,00 € (in ogni settore)

BIGLIETTERIA via Rossini, [email protected] www.osn.rai.it

Concertodi Natalevenerdì 21 dicembre 2018 ore 20.30

CONCERTO FUORI ABBONAMENTO

James Conlon direttore

Pëtr Il’ič Čajkovskij

Lo schiaccianoci Musiche del Balletto in due atti op. 71