5.Oncologia - 13.10.14 - La Prevenzione Dei Tumori Ed Il Codice Europeo Contro Il Cancro

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Lezione di Oncologia – 13.10.2014 (Prof. Tassone) Ore 14.00 - 16.00 La prevenzione dei tumori ed il Codice Europeo Contro il Cancro La prevenzione ha l’obiettivo di individuare e mettere sotto controllo i fattori di rischio che possono avere un ruolo nella patogenesi del cancro e quindi naturalmente della mortalità correlata. Sostanzialmente facciamo riferimento a diversi tipi di prevenzione: la prevenzione primaria, la prevenzione secondaria e la prevenzione terziaria. La prevenzione primaria anticipa lo sviluppo della malattia , con essa si cerca di incidere sui fattori che la precedono; con la prevenzione secondaria si cerca di far diagnosi precoce in una popolazione di pazienti a rischio ; la prevenzione terziaria ha come obiettivo un miglioramento della prognosi , della qualità di vita, un aumento della sopravvivenza , quindi, di fatto, una riduzione delle recidive (attenzione perché c’è una differenza, in un certo senso, tra prevenzione terziaria e chemioprevenzione, ovvero l’utilizzo di sostanze allo scopo di agire sui fattori che possono in qualche modo accelerare lo sviluppo del cancro ). Quindi con la prevenzione primaria noi allontaniamo la causa della malattia, con la prevenzione secondaria cerchiamo di intervenire in uno stadio precoce, nel primo caso lo possiamo fare modificando le abitudini di vita, nel secondo caso lo possiamo fare con una strategia organizzata. Prevenzione primaria Prevenzione terziaria/Chemioprevenzione Prevenzione secondaria L’oncologia preventiva è l’insieme di azioni che hanno lo scopo di ridurre l’incidenza e/o la mortalità per una malattia tumorale. Parlando di prevenzione primaria, il dato che noi oggi abbiamo è piuttosto pesante, il 70% dei tumori sembra essere causato dalle abitudini di vita , sulle quali è possibile agire. Prevenzione primaria 1. FUMO “Non fumare; se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, non fumare in presenza di non fumatori.” Sicuramente, secondo il Codice Europeo, un punto essenziale è quello del fumo di sigaretta. Esso è un grosso problema sociale, veramente rilevante, che non solo incide in termini di neoplasie ma anche per quanto riguarda altri tipi di malattie.

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Lezione di Oncologia – 13.10.2014 (Prof. Tassone) Ore 14.00 - 16.00

La prevenzione dei tumori ed il Codice Europeo Contro il Cancro

La prevenzione ha l’obiettivo di individuare e mettere sotto controllo i fattori di rischio che possono avere un ruolo nella patogenesi del cancro e quindi naturalmente della mortalità correlata.

Sostanzialmente facciamo riferimento a diversi tipi di prevenzione: la prevenzione primaria, la prevenzione secondaria e la prevenzione terziaria.

La prevenzione primaria anticipa lo sviluppo della malattia, con essa si cerca di incidere sui fattori che la precedono; con la prevenzione secondaria si cerca di far diagnosi precoce in una popolazione di pazienti a rischio; la prevenzione terziaria ha come obiettivo un miglioramento della prognosi, della qualità di vita, un aumento della sopravvivenza, quindi, di fatto, una riduzione delle recidive (attenzione perché c’è una differenza, in un certo senso, tra prevenzione terziaria e chemioprevenzione, ovvero l’utilizzo di sostanze allo scopo di agire sui fattori che possono in qualche modo accelerare lo sviluppo del cancro). Quindi con la prevenzione primaria noi allontaniamo la causa della malattia, con la prevenzione secondaria cerchiamo di intervenire in uno stadio precoce, nel primo caso lo possiamo fare modificando le abitudini di vita, nel secondo caso lo possiamo fare con una strategia organizzata.

Prevenzione primaria Prevenzione terziaria/Chemioprevenzione

Prevenzione secondaria

L’oncologia preventiva è l’insieme di azioni che hanno lo scopo di ridurre l’incidenza e/o la mortalità per una malattia tumorale.

Parlando di prevenzione primaria, il dato che noi oggi abbiamo è piuttosto pesante, il 70% dei tumori sembra essere causato dalle abitudini di vita, sulle quali è possibile agire.

Prevenzione primaria

1. FUMO

“Non fumare; se fumi, smetti. Se non riesci a smettere, non fumare in presenza di non fumatori.”

Sicuramente, secondo il Codice Europeo, un punto essenziale è quello del fumo di sigaretta. Esso è un grosso problema sociale, veramente rilevante, che non solo incide in termini di neoplasie ma anche per quanto riguarda altri tipi di malattie.

Il fumo rappresenta senz’altro la più importante causa di morte nel mondo:

Metà dei fumatori abituali muore per una malattia correlata al fumo. Il tasso di mortalità dei fumatori è doppio rispetto a quello dei non fumatori, quindi chi fuma vive di

meno, si condanna a vivere di meno e non solo a causa del cancro. Metà delle morti per fumo si verifica nell’età media, con una perdita di 20-25 anni di vita. Il fumo è responsabile di tre milioni di morti all’anno nel mondo, un dato impressionante! In Italia

causa ogni anno circa 100.000 decessi, di cui 30.000 per tumori, 10.000 per patologie respiratorie croniche e 50.000 per malattie cerebrovascolari.90.000 morti totali in un anno, 246 al giorno, 10 ogni ora!

Abbiamo, a causa del fumo, due decessi ogni ora, 55 al giorno da mettere in relazione al cancro del polmone. Il fumo è in rapporto causale con il 25-30% di tutti i tumori, quindi non solo con il cancro del polmone, possiamo avere dall’83% al 92% dei tumori polmonari negli uomini, dal 57% all’80% dei tumori polmonari

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nelle donne, però anche le neoplasie della bocca, della laringe, dell’esofago nella stragrande maggioranza dei casi sono da mettere in relazione al fumo di sigaretta (± alcol), inoltre dal 20% al 40% dei tumori del pancreas, del rene, della vescica sono da mettere in relazione a questo. Questi dati vi possono sembrare esagerati, ma al di fuori dell’esercizio a questo importante fattore di rischio le neoplasie del polmone potrebbero essere considerate, non voglio esagerare, rare.

Naturalmente occorre mettere in relazione questo problema

o al numero di sigarette,

o agli anni di abitudine,

o all’entità dell’inalazione,

o al contenuto di catrame…

ma in ogni caso questo può apportare delle minime variazioni sull’incidenza e sulla statistica, di per sé quello che conta è l’esposizione negli anni, quello che conta è l’entità, il numero di sigarette che vengono ad essere consumate, quindi secondo delle statistiche inglesi o americane abbiamo un rapporto di tipo esponenziale, una correlazione diretta, una crescita progressiva in base proprio al numero delle sigarette. La cosa importante da tenere in considerazione è: se noi prendiamo un soggetto che ha fumato per tanti anni e lo convinciamo a smettere, non otteniamo immediatamente un beneficio. Negli ex fumatori il rischio si riduce nei 10-15 anni successivi alla cessazione di fumo. È stato dimostrato che sono necessari tanti anni per avere un vantaggio, abbiamo bisogno di quasi una decina d’anni per avere un significativo abbattimento del livello di rischio, quindi non basta smettere di fumare, bisogna smettere di fumare precocemente, “alla vostra età”(rivolgendosi alla classe). Altro aspetto interessante è quello del fumo passivo, per fortuna, dopo tanto tempo, una legge relativamente recente salvaguarda i non fumatori, perché il fumo passivo ha un suo peso ed il numero delle morti che possono essere messe in correlazione al il fumo passivo è purtroppo piuttosto alto, anzi sorprendentemente alto!

Il rischio per i non fumatori aumenta con il tempo di esposizione e con la precocità di esposizione. In Europa si stima che 40.000 decessi/anno siano conseguenza dei quali 11.000 in Italia.

In molte circostanze poi questo problema è aggravato dalle condizioni ambientali (fumo: 80-90%, inquinamento: 5-10%), che in molte situazioni non sono ottimali, quindi l’esposizione al fumo di sigaretta in ambienti inquinati può, per tante ragioni, peggiorare questa condizione, in alcuni casi persino aggravare una statistica che è assolutamente rilevante -mi aggancio qui al problema dell’inquinamento in generale, che oggi pesa tantissimo in molte aree metropolitane. Naturalmente le fonti di inquinamento ambientale possono essere di tipo diverso, le fonti mobili sono quelle più rappresentative, quindi sono considerate oggi sicuramente le sorgenti di maggior inquinamento (61%).

Un altro aspetto importante parlando di inquinamento ambientale è il radon, è un gas che proviene dal sottosuolo e che va incontro a scissione molecolare da cui derivano dei componenti radioattivi. Questo gas si sprigiona dal terreno e può accumularsi in misura variabile a seconda dei distretti, per esempio ci possono essere situazioni a maggiore esposizione, in cui le abitazioni possono rappresentare una specie di trappola relativa per il gas radon che penetra attraverso le fessure delle strutture, questo sulla popolazione può avere un peso significativo perché il radon alza il livello soglia del rischio ambientale.

In Italia la concentrazione media di radon è di 70 Bq/m3, superiore alla media mondiale che è 40 Bq/m3. Lazio, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e la Campania sono le regioni in cui si sono registrate concentrazioni medie più elevate.

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Cosa fare? Sicuramente studiare meglio il territorio, le aree più esposte al radon rispetto a quelle che non lo sono e poi naturalmente come precauzione generale ventilare sempre gli ambienti, soprattutto le abitazioni basse, più vicine al suolo, anche se paradossalmente possono essere esposti anche i piani superiori se non c’è un’adeguata ventilazione, perché il gas tende sempre ad andare verso l’alto.

..ed il citatissimo “nonno che ha fumato fino ad 80 anni senza problemi”? Esistono due diversi tipi di “costituzioni” riguardo la capacità di metabolizzare i cancerogeni del fumo di sigaretta: eliminatori rapidi (10%) e lenti (90%).

Perché dal punto di vista biologico ci può essere un diverso problema in chi è avvezzo a questa abitudine? Perché possono esserci diverse situazioni costituzionali che possono determinare una diversa capacità di metabolizzazione dei vari costituenti, quindi la solita storia dell’anziano di 80 anni che fuma da tanto tempo e non ha mai avuto né un problema cardiovascolare né un problema polmonare non è da prendere assolutamente come esempio, ognuno di noi ha un suo metabolismo, nessuno sa di essere un metabolizzatore rapido o lento, la prima condizione è protettiva, la seconda espone di più all’effetto tossico dei vari componenti del fumo di sigaretta, per questo è necessario ridurre di fatto l’esposizione.

Il fumo di tabacco è in grado di modificare l’equilibrio tra le diverse attività enzimatiche presenti nei tessuti , inducendo alcune volte enzimi attivanti, altre volte inattivanti. Nel DNA di cellule polmonari isolate da soggetti fumatori è stata dimostrata la presenza di addotti assai carcinogeni legati irreversibilmente alle basi, addotti del DNA; negli ex fumatori la perdita degli addotti al DNA segue di mesi o anni l’interruzione del fumo. Uno studio con la spettrometria a fluorescenza ha rilevato che la presenza di addotti si correla con il numero di sigarette fumato ogni giorno. Alcuni farmaci di tipo alchilante che noi usiamo possono formare questi addotti e questi poi provocano la rottura della molecola del DNA , ma ciò che va considerato dal punto di vista scientifico è il contenuto medio di sostanze che possono coesistere nel fumo di sigaretta, un numero piuttosto elevato, 4000 sostanze diverse, di cui la nicotina è quella più conosciuta.

Il fumo contiene 4000 sostanze:

nicotina (1mg per ogni sigaretta), catrame (benzopirene, idrocarburi) Co (affinità per l’Hb maggiore rispetto all’O2), sostanze irritanti, aldeidi, acidi,… sostanze radioattive

Ognuna di queste sostanze può avere effetto in un momento diverso, in fasi diverse, può quindi dare un contributo significativo ad un ulteriore danno nella cascata di eventi che porta allo sviluppo della neoplasia.

Lo screening con TC spirale è un approccio sofisticato e molto fine, è in grado di identificare la presenza di lesioni di piccole entità, però è ancora in fase di valutazione.

2. EVITA L’OBESITA’

Un altro punto aspetto molto importante è l’obesità. Come sapete è possibile identificare e descrivere un indice di massa corporea (BMI) e questo può identificare l’appartenenza allo status di sottopeso, normopeso, sovrappeso (di classe 1,2,3); è un parametro orientativo ( non indicativo ) ma non soddisfa completamente il problema dell’obesità.

L’obesità è strettamente correlata allo sviluppo di neoplasie, le ragioni sono molteplici e se ne discute ancora. Un bilancio positivo, risultato di una dieta esagerata in termini qualitativi e quantitativi e di una scarsa attività fisica, può evolvere in obesità avendo degli effetti su alcuni fattori molto importanti, insulina, IGF-1, leptina, livelli di glucosio, ormoni sessuali (il grasso è una sede di attiva produzione di estrogeni), e

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anche quei fattori che giocano un ruolo nel processo infiammatorio. Abbiamo delle evidenze piuttosto convincenti sul carcinoma dell’endometrio e sul carcinoma della mammella, quindi combattere l’obesità è sicuramente qualcosa di buono, che ha una ricaduta importante in termini di prevenzione e non solo delle patologie oncologiche ma anche di altri tipi di problemi (cardiovascolari, etc.).

3. FAI OGNI GIORNO ATTIVITA’ FISICA

L’attività fisica è importante ed è un altro punto di discussione. Essa diminuisce la quantità di tessuto adiposo, riduce l’infiammazione, c’è anche una riduzione della produzione di ormoni sessuali (l’attività agonistica può determinare nelle giovani amenorrea, ovviamente si tratta di casi estremi), si suppone un potenziamento del Sistema Immunitario. E oggi si cerca di descrivere anche le modalità con cui questa dovrebbe essere fatta, possiamo elaborare una piramide di tipo ginnica, sicuramente va evitata una vita sedentaria, l’attività di palestra è consigliata ma è preferibile fare un’attività di tipo aerobico più volte durante la settimana, fino a muoversi il più possibile ogni giorno.

4. SCELTA ALIMENTARE

La prevenzione che si può esercitare tramite l’alimentazione ha un impatto importante su diversi tipi di neoplasie (es. neoplasie della bocca, esofago, stomaco, colon-retto). Il cancro dell’esofago ed il cancro gastrico sono frequenti in alcune popolazioni orientali e ciò è stato messo in relazione ad un particolare tipo di alimentazione ( conservazione dei cibi sottosale ).

Vi sono nella dieta cibi da evitare perché direttamente correlati con lo sviluppo di neoplasie.

L’eccessivo uso di zucchero, alcol o sale ha sulle vie digestive un effetto importante, così come la carne: insaccati ricchi in nitriti e nitrati a causa del metodo di conservazione a cui sono sottoposti che aumenta la possibilità di sviluppare delle neoplasie del cardias, stomaco (in Giappone e nei Paesi Asiatici il tumore dello stomaco ha una forte incidenza e questo probabilmente è da metter in relazione anche al metodo di conservazione della carne) , le carni rosse, che si correlano in particolare alle neoplasie del colon-retto.

Accanto ad un’alimentazione scorretta esistono invece alcuni alimenti importanti:

Thè verde (ricco in catechine e flavonoidi): attività antiproliferativa, antiossidante, antiangiogenetica.Il thè verde è ricco di catechine e flavonoidi ed è stato visto che alcune di queste catechine, in particolare l’epigallo catechina-3-gallate (EGCG) ha un effetto in termini di inibizione dei fenomeni proliferativi ed è anche pro-apoptotica (effetto in vitro). Questa catechina a livello intracellulare può agire sulla cascata JAK-STAT, sulle MAPKinasi, sulla via PI3K/AKT, persino su Wnt e su Notch e regola il metabolismo di alcuni miRNA che possono essere chiamati in causa nei meccanismi di regolazione dell’apoptosi; purtroppo nel thè è rappresentata pochissimo, in realtà bisognerebbe poi lavorare sulla sostanza pura.. il dato comunque è interessantissimo. Altre sostanze che fanno parte della dieta mediterranea e che hanno un ruolo importante sono per esmpio il licopene che arricchisce dal punto di vista biologico il pomodoro; è una sostanza che riesce a bloccare le aderenze tra le cellule, il self-contact.

Zucche: zeaxantina, luteina, alfa-carotene, beta-carotene contenuti in vegetali e frutti di colore giallo hanno mostrato inversa proporzionalità con la presenza di polipi intestinali e con neoplasie varie.

Gli ortaggi colorati hanno delle proprietà molto importanti, per esempio anche le zucche hanno proprietà antitumorali, gli agrumi (arance, mandarini..) contengono flavonoidi che hanno una certa rilevanza ed il succo di melograno risulta particolarmente efficace nel promuovere un’azione antiossidante grazie ad uno specifico composto contenuto.

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Olio di oliva:

1922: Nakawara descrisse il rallentamento nell’incremento della massa in neoplasie trapiantate in ratti, grazie all’iniezione di olio di oliva.2014: l’idrossi-tirosolo, uno degli antiossidanti, ha dimostrato spiccate attività pro-apoptotiche (specie ROS).

Osservazioni sull’efficacia dell’olio di oliva risalgono al 1922, a distanza di tanti anni ne confermiamo la validità, abbiamo capito qualcosa in più del meccanismo d’azione: vi sono dei composti contenuti nell’olio extravergine d’oliva che hanno azione antiossidante che dimostrano una spiccata attività proapoptotica stimolando la produzione di ROS.

I livelli sierici di folato e cobalammina hanno dimostrato una correlazione inversa rispetto all’HPV, coinvolto nell’eziopatogenesi del cancro della cervice uterina.

Dieta ricca in carboidrati derivati dal consumo di cereali raffinati favorisce l’accrescimento e la nutrizione delle cellule neoplastiche, queste sono avide di glucosio che metabolizzano rapidamente grazie alla glicolisi anaerobia ed aerobia, infatti la PET/TC sfrutta questa caratteristica:si basa sull’uso di glucosio marcato radioattivo con Fluoro18 e questo è rapidamente incorporato dalle cellule tumorali (chiara dimostrazione di come le cellule tumorali sfruttino il glucosio, tanto più esso sia raffinato). Questo è da mettere in relazione ad alcuni cibi che mangiamo, la maggior parte sono fatti da carboidrati altamente purificati, raffinatissimi.

Effetti benefici di frutta e verdura

Esistono livelli di dimostrazione dei benefici dell’utilizzo di frutta e verdura , l’indicazione è quella di mangiarli preferibilmente senza composti chimici (spesso vi sono delle sostanze che vengono utilizzate a scopo anticrittogamico e questi composti che hanno un’emivita piuttosto lunga).

5. ALCOL

Gli alcolici posso porre un problema molto serio nell’alimentazione. Se valutiamo l’effetto del consumo di alcol sulla mortalità da malattie cardiovascolari e tumori l’impatto più importante è in termini della patologia oncologica.

AJPH2013: Alcohol-Attributable Cancer Deaths and Years of Potential Life Lost in the United States.

Si è sempre detto che gli alcolici in minime quantità possono andar bene, questo può essere messo in discussione se è vero quello che riporta uno studio recente, il quale dimostra che non c’è una soglia di sicurezza di assunzione degli alcolici, essi rimangono importanti agenti che contribuiscono alla mortalità del cancro.

Quando l’assunzione di alcol si combina con il fumo di sigaretta: se combiniamo due pacchi di sigarette con quattro drinks abbiamo un drammatico salto del rischio di sviluppare il cancro dell’esofago, dati che non vanno trascurati per altri tipi di neoplasie.

6. ESPOSIZIONE AL SOLE

L’esposizione al sole è altro punto essenziale che va tenuto in considerazione. Esistono diversi fototipi e ve ne sono alcuni che hanno un maggior rischio di esposizione versus altri, persone con occhi chiari, capelli chiari/rossicci, pelle chiara, possono essere più esposte rispetto a quelle scure, olivastre, con i capelli scuri etc. (fenotipo un filino più resistente allo sviluppo di neoplasie). I raggi UVA e UVB penetrano l’atmosfera, passano anche nuvole sottili, e giocano un ruolo importante in condizioni che determinano l’invecchiamento prematuro della pelle, danni oculari e possono contribuire allo sviluppo di neoplasie cutanee .

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Vi è un importante effetto immunosoppressivo che può essere utile in alcune patologie dermatologiche che richiedono1’immunosoppressione, infiammazioni, la psoriasi.

Bisogna fare attenzione quando ci si espone al sole, evitare le scottature, soprattutto nel bambino; quando c’è la scottatura c’è un grosso danno, poi il danno viene riparato, ma i sistemi di riparo del DNA possono non essere efficienti in alcune condizioni e possono permanere alterazioni al DNA che poi in qualche modo esitano negli anni successivi, in età più avanzata, in malattie della cute, carcinomi spinocellulari della cute e basaliomi (frequenti nei pescatori che sono esposti maggiormente al sole e per lunghi periodi di tempo rispetto ad altre persone), usare occhiali scuri per gli effetti dei raggi solari sul cristallino, usare dei filtri, ma attenzione, il melanoma insorge pure in zone che normalmente non sono esposte , sotto il costume o sotto la pianta dei piedi.

7. I RISCHI PROFESSIONALI

Altro aspetto importante sono i rischi professionali.

Lo spazzacamino ed il tumore dello scroto: 1975, una delle prime correlazioni ambiente-cancro

Tanti anni fa alcuni docenti di Winchester hanno evidenziato come negli spazzacamini vi fosse una maggior frequenza di tumore dello scroto, questo perché, anche a causa delle scarse condizioni igieniche di quel tempo, restava loro addosso della fuliggine; da allora si è aperto uno scenario che oggi si è drammaticamente ampliato: asbesto, lavorazione della gomma, benzene e derivati, composti di arsenico, cromo, amine aromatiche, catrame, oli minerali.. tutti espongono i professionisti a rischio professionale molto importante.

Per quanto riguarda i campi elettromagnetici di concreto non c’è molto, quello che vi posso dire è che vi sono delle evidenze sperimentali ma sono complessivamente degli studi piuttosto deboli e non sono ancora chiari gli effetti che si possono avere a lungo termine, tuttavia numerose evidenze hanno dimostrato che questi possono determinare effetti di tipo biologico, anche se questi sono stati messi più in relazione alla temperatura che consegue l’esposizione che non di per sé alle onde elettromagnetiche. Questo deve portare comunque a degli atteggiamenti di prudenza nei confronti, ad esempio, delle stazioni radar; bisogna aumentare lo spazio tra la persona ed i dispositivi emittenti, non stare addosso alle fonti che possono essere di irradiazione, evitare di permanere e stare lontani dall’alta tensione.

8. PREVENZIONE SECONDARIA

Es. nell’ambito delle neoplasie cutanee vi è la regola dell’ABCD (Asimmetria, Bordi, Colore, Diametro), questo per quanto riguarda la variazione di lesioni, sono dei parametri da non sottovalutare per la diagnosi.

9. APPROCCI DI SCREENING

Importanti nell’ambito della prevenzione secondaria sono i test di screening, l’ identificazione di lesioni pre-neoplastiche e pre-invasive a livello per esempio della bocca e gli approcci di screening, fra i più importanti vi è il PAP-test (esame citologico che viene effettuato sulle cellule del collo dell’utero, si preleva un po’ di tessuto con un’azione minima di raschiamento e poi si effettua uno striscio su vetrino per valutare il grado di atipia delle cellule).

10. MAMMOGRAFIA

La mammografia è uno strumento di estremo validità, è un approccio che ha alta specificità e sensibilità in relazione anche alla tipologia del tessuto mammario, è un’indagine non indicata in età inferiore ai 40 anni, salvo casi particolari, questo perché in fase pre-menopausale, in fase giovanile, il tessuto adiposo mammario può essere anche abbondante di grasso e ciò riduce la sensibilità; in periodo peri-menopausale invece, quando il tessuto mammario si asciuga di questo grasso, il tessuto mammario ghiandolare si vede meglio e la

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mammografia costituisce un approccio dirimente. Nelle giovani donne l’indagine ecografica è altamente indicativa -salvo fattori di rischio, pensate ad una paziente che ha un aumento della suscettibilità (tumori ereditari), allora in quel caso il protocollo da seguire è decisamente un altro.

Secondo le linee guida le indicazioni che noi oggi abbiamo per quanto riguarda le procedure da utilizzare sono: tra i 40 ed i 50 anni è generalmente indicata ogni 12-18 mesi una valutazione mammografica, questo perché molto spesso c’è un problema di sensibilità diagnostica in questa fascia d’età che richiede una maggiore frequenza d’esame, inoltre è un approccio un tantino aggressivo anche se, è chiaro, fasce di rischio devono essere tenute strettamente sotto controllo, dopo i 50 anni invece si effettua ogni 2 anni perché si presuppone che superata questa età il tessuto mammario sia più visibile.

N.B. Normalmente le neoplasie della mammella crescono lentamente e poi esplodono con una certa rapidità, quindi c’è sempre un tempo per esercitare questo passaggio diagnostico.

11. SIGMOIDOSCOPIA

Un altro approccio dopo i 50 anni è quello del sangue occulto ed è quello di eseguire, intorno ai 58-60 anni, una rettosigmoidoscopia, una colonscopia; anche qui l’approccio diventa stringente in condizioni di familiarità.

12. PARTECIPA AI PROGRAMMI DI VACCINAZIONE

Un ruolo molto importante rivestono le vaccinazioni, soprattutto quella per l’epatite B.

Il Codice Europeo non parla di screening per il cancro del polmone.

13. CHEMIOPREVENZIONE

La chemioprevenzione è la possibilità di prevenire il tumore attraverso l’interruzione del processo di cancerogenesi in maniera artificiale, utilizzando farmaci o altre sostanze. Questo non può rappresenta in alcun modo un’alternativa alla prevenzione primaria o secondaria, ma può essere un importante completamento. Si è infatti visto che l’utilizzo del tamoxifene in adiuvante, quindi nelle pazienti che avevano avuto un cancro della mammella con l’espressione del recettore degli estrogeni, ha dato una significativa diminuzione delle incidenze delle neoplasie della mammella controlaterale.

The NEJM 2007, May 24 - Aspirin and The Risk Of Colorectal Cancer in Relation to the Expression of COX-2 (Andrew T. Chan et al.).

Altra molecola interessante è l’acido acetilsalicilico. Si è visto che soggetti trattati con aspirina per lunghi periodi di tempo (superiori ai 10 anni) e per ragioni di prevenzione cardiovascolare, perché avevano avuto un infarto etc., andavano incontro ad una diminuzione significativa dell’incidenza di neoplasie (le prime neoplasie che sono apparse correlate sono state quelle del colon-retto). Questo abbattimento è risultato assolutamente notevole, le ragioni sono ancora oggetto di studio, probabilmente l’acido acetilsalicilico riesce ad intervenire in quei meccanismi che, nell’ambito del microambiente, supportano lo sviluppo del tumore (azione anti infiammatoria), sta di fatto che negli anni successivi è stato visto che chi assumeva placebo versus chi assumeva aspirina aveva un dato drammaticamente differente; inoltre in seguito si è visto che questo discorso di prevenzione poteva riguardare anche altri tipi di neoplasie, per esempio le neoplasie del pancreas, forse le neoplasie del polmone e così via, si stanno susseguendo dati ed evidenze che suggeriscono la possibilità di valutare l’utilizzo a scopo preventivo dell’acido acetilsalicilico, soprattutto nelle popolazioni che hanno un alto rischio.

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14. PREVENZIONE TERZIARIA

La prevenzione terziaria classica oggi è rivolta alla prevenzione di recidive, ha come obiettivo quello di ridurre il rischio di recidiva, ottimizzare e migliorare il ruolo della terapia, allungare la sopravvivenza e questo può avere come strategia lo stesso tipo di molecole che possono entrare anche nella fase terapeutica, vaccini antitumorali, inibitori delle tirosin-kinasi, anticorpi monoclonali (per esempio nella neoplasia della mammella con il trastuzumab, si effettua una target therapy per un anno intero, questo serve ad abbattere il rischio di recidiva).