51248196 Il Paziente Con Malattie Del Metabolismo

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MALATTIE ENDOCRINE E DEL METABOLISMO

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MALATTIE ENDOCRINE E DEL METABOLISMO

CIRROSI EPATICA

Patologia cronica caratterizzata dalla sostituzione del tessuto epatico con tessuto fibrotico che altera la struttura e la funzionalità del fegato. Distinguiamo:

Cirrosi alcoolica, dovuta ad alcoolismo, in cui il tessuto cicatriziale circonda l’area portale;

Cirrosi post-necrotica, secondaria ad epatite, caratterizzata da larghe fasce di tessuto fibroso;

Cirrosi biliare, con fibrosi pericolangitica, secondaria ad ostruzione cronica delle vie biliari

La patologia ha un esordio insidioso, e un decorso molto lungo (anche oltre 30 anni)

CIRROSI EPATICA

Manifestazioni clinicheCompensata: Febbre lieve e intermittente Angiomi stellari Eritema palmare Epistassi Edema delle caviglie Indigestione mattutina Dispepsia con flautolenza Dolore addominale Fegato compatto e ingrossato splenomegalia

CIRROSI EPATICAManifestazioni clinicheScompensata: Ascite Ittero Varici esofagee Debolezza Perdita di massa muscolare Perdita di peso Lieve febbre continua Ippocratismo digitale Porpora Ecchimosi spontanee Epistassi Ipertensione Diradamento di unghie e capelli Atrofia gonadica

CIRROSI EPATICAValutazioni diagnostiche Esami biochimici: alterazione del rapporto

albumina-globuline, aumento dei valori di fosfatasi alcalina, ALT, AST, GGT, diminuzione della colinesterasi, aumento della bilirubina, tempo di protrombina prolungato

Ecografia epatica: evidenzia la differente densità del parenchima da quella del tessuto cicatriziale

TAC, RMN, scintigrafia epatica forniscono informazioni relative alle dimensioni del fegato, alla perfusione ematica e alla ostruzione del flusso ematico.

CIRROSI EPATICA

Terapia Dieta bilanciata, astensione dall’uso di alcoolici Antiacidi per diminuire i disturbi gastrici e

prevenire l’emorragia gastro-intestinale Colchicina, nella cirrosi alcoolica rallenta il

processo fibrotico Diuretici risparmiatori di potassio per ridurre

l’ascite Nelle cirrosi avanzate, paracentesi per evacuare il

liquido ascitico

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Accertamento. Anamnesi per rilevare una storia di abuso di

alcool o di esposizione a sostanze epatotossiche Valutazione dello stato cognitivo e

dell’orientamento temporo-spaziale Rilevazione clinica della presenza di ascite,

petecchie, ematomi, porpora, eventuali pregressi sanguinamenti gastro-intestinali

Valutazione nutrizionale, con controllo del peso, del trofismo muscolare, dei livelli delle proteine plasmatiche, transferrina, creatinina

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Diagnosi infermieristiche.Intolleranza all’attività correlata a fatigue,

debilitazione generale, perdita di massa muscolare e malessere

Nutrizione inferiore al fabbisogno, correlata a gastrite cronica, diminuzione della mobilità gastro-intestinale e anorressia

Compromissione dell’integrità cutanea, correlata ad edema, ittero e alterazione delle funzioni immunitarie

Rischio di lesioni e sanguinamento, correlati ad alterazione dei meccanismi della coagulazione

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Potenziali complicanze Sanguinamento ed emorragia Encefalopatia epatica Sovraccarico di liquidi

ASSITENZA INFERMIERISTICAInterventiIntolleranza all’attività: posizione semiseduta nel letto per favorire l’attività

respiratoria in caso di ascite. Favorire il riposo per ridurre il lavoro del fegato e aumentare l’apporto di sangue al fegato. In relazione al miglioramento del quadro generale, promuovere un graduale recupero dell’attività fisica

Miglioramento dello stato nutrizionale: dieta iperproteica, integrata da vitamine A,B,C,K, acido folico e ferro. In caso di encefalopatia o coma epatico deve essere ridotto l’apporto di proteine; in caso di ascite ridurre l’apporto di sodio. Controllo del BI

Compromissione integrità cutanea: cura scrupolosa della cute, frequenti cambiamenti di posizione per prevenire i decubiti, utilizzo di lozioni lenitive per gli arrossamenti e il prurito

Rischio di lesioni: utilizzo delle sponde di sicurezza e di protezioni per gli urti; accompagnare sempre il paziente che vuole alzarsi, valutare attentamente ogni trauma, per rischio di sanguinamento interno. Per le anomalie della coagulazione, è opportuno consigliare di usare il rasoio elettrico per rasarsi e uno spazzolino morbido per l’igiene orale

ASSISTENZA INFERMIERISTICAMonitoraggio e trattamento di potenziali complicanze.Emorragie: controllare i parametri vitali e l’eventuale presenza di

melena; favorire l’evacuazione con dieta ricca di fibre; tenere pronti tutti i presidi per la gestione delle emorragie(sondino Sangestaken-Blakemore, liquidi e farmaci antiemorragici)

Encefalopatia epatica: è causata dall’accumulo di ammoniaca nel sangue. Va evidenziata precocemente attraverso un controllo continuo dello stato di coscienza e orientamento, della temperatura corporea, della saturazione O2, del BI, dei valori plasmatici degli elettroliti e dell’ammoniemia

Eccessivo volume di liquidi: valutare la condizione cardiocircolatoria e respiratoria, il BI, il peso corporeo e la circonferenza addominale, la eventuale presenza di edemi e oliguria

Promuovere l’autocura: favorire l’eliminazione dell’alcool dalla dieta, il riposo , il cambiamento dello stile di vita, il rispetto del protocollo dietetico e terapeutico. Informare sui sintomi dell’encefalopatia e sul rischio di emorragie ed infezioni

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Risultati attesi Il paziente recepisce ed attua i cambiamenti di

stile di vita, il protocollo terapeutico e riabilitativo

Segue il regime dietetico consigliato L’integrità cutanea è conservata, vengono

evitati i traumi Le funzioni mentali sono conservate e i livelli

serici di ammoniaca sono normali

CASO CLINICO N°6Il sig. Oreste si è presentato al PS per ematemesi.

All’osservazione il paziente appare defedato, presenta addome globoso e petecchie sulle gambe. All’anamnesi si rileva alcoolismo.

Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza :

Diagnosi potenziale dominio nutrizioneDiagnosi reale dominio nutrizioneDiagnosi potenziale dominio Attività/riposoDiagnosi reale dominio Attività/riposo

DIABETE MELLITOMalattia cronica del metabolismo del glucosio, che

richiede un trattamento permanente che si basa sulla dieta, l’attività fisica e la terapia farmacologica.

Il glucosio viene metabolizzato dall’insulina, un ormone anabolizzante prodotto dalle cellule beta delle isole di Langerahans del pancreas.

L’insulina permette il trasporto, l’utilizzo, l’immagazzinamento del glucosio e inibisce l’utilizzo delle riserve di glucosio, proteine e grassi.

DIABETE MELLITODiabete tipo 1: caratterizzato dalla distruzione delle cellule beta del

pancreas, correlata a fattori genetici, immunologici, ambientali, con conseguente ridotta produzione di insulina. Ciò determina iperglicemia e demolizione di lipidi con aumento della produzione di corpi chetonici, sostanze acide che alterano l’equilibrio acido-base dell’organismo, provocando dolori addominali, vomito, iperventilazione, alito acidosico, alterazioni dello stato di coscienza fino al coma. Questo tipo di diabete si manifesta prima dei 30 anni.

Diabete tipo 2: caratterizzato da ridotta produzione di insulina e resistenza dell’organismo all’insulina. Il quantitativo di insulina prodotta è sufficiente ad impedire la produzione di corpi chetonici, quindi non è associato a chetoacidosi. Si manifesta in soggetti obesi, dopo i 30 anni, ed ha una sintomatologia di modesta entità

Diabete gestazionale: intolleranza al glucosio insorta durante la gravidanza, per la liberazione di ormoni placentari che determinano resistenze all’insulina. La glicemia va monitorizzata nelle gestanti con storia familiare di diabete ed obesità. Il diabete gestazionale predispone ad ipertensione. Dopo la gravidanza la glicemia si normalizza, ma molte donne sviluppano successivamente diabete tipo 2

DIABETE MELLITOManifestazioni cliniche Poliuria causate da perdita di liquidi Polidipsia associata a diuresi osmotica Polialgia Polifagia :causata da stato catabolico indotto

da deficit di insulina e da demolizione di proteine e grassi

Fatigue Formicolio e perdita di sensibilità alle estremità Infezioni ricorrenti, lenta guarigione delle ferite chetoacidosi

DIABETE MELLITO

Accertamento Glicemia a digiuno > 126 mg/dl o glicemia misurata random

nel corso della giornata > 200 mg/dl Sintomatologia diabetica (poliuria, polidipsia, calo

ponderale) Test da carico di glucosio con 75 gr di glucosio sciolto in

acqua, con glicemia a due ore > 200 mg/dl Emoglobina glicosilata, riflette il valore medio della glicemia,

relativa agli ultimi 2-3 mesi, in quanto il glucosio in eccesso nel sangue può legarsi all’emoglobina, modificandola

Nel diabete già diagnosticato valutazioni specialistiche delle possibili complilcanze

DIABETE MELLITO

TrattamentoObiettivi del trattamento è il raggiungimento e il

mantenimento di livelli di glucosio normali, senza provocare ipoglicemia e senza alterare pesantemente lo stile di vita abituale. Tali obiettivi sono indispensabili per prevenire complicanze quali la retinopatia, la neuropatia, la nefropatia e la vasculopatia diabetica. Il trattamento del diabete riguarda 5 aspetti:

Dieta Attività fisica Monitoraggio dei parametri significativi Terapia farmacologica Educazione della persona

DIABETE MELLITOTrattamento dieteticoScopo della dieta è controllare l’introito calorico al fine di

raggiungere un peso corporeo adeguato e controllare i livelli di glicemia.

In caso di terapia insulinica, i pasti devono essere simili per contenuto di calorie e di carboidrati, e l’intervallo tra i pasti deve essere regolare. Non devono essere saltati i pasti.

Negli obesi la perdita di peso è elemento basilare per il trattamento, in quanto l’obesità è associata all’aumento della resistenza all’insulina

Devono essere valutate le abitudini alimentari, e lo stile di vita. Deve essere calcolato il fabbisogno calorico individuale. Il paziente deve essere educato a mantenere una dieta equilibrata, alla relazione tra insulina e cibo, alla gestione di aspetti quali i pasti fuori casa, la lettura delle etichette alimentari, la modifica della dieta in relazione all’attività fisica, le malattie, l’utilizzo delle liste di equivalenza, l’eliminazione del consumo di alcool

DIABETE MELLITOAttività fisicaRiduce il glucosio ematico aumentandone l’assorbimento da parte del

tessuto muscolare e migliora l’utilizzazione dell’insulina, stimola la circolazione e migliora il tono muscolare, favorisce la riduzione del peso corporeo, riduce la concentrazione di colesterolo e trigliceridi, prevenendo le complicanze cardiovascolari. Non va praticata in condizioni di chetonuria con glicemia > 250mg/dl.

Nei pazienti in trattamento insulinico l’attività fisica deve essere preceduta da uno spuntino con 15 gr di carboidrati, al fine di prevenire l’ipoglicemia; è comunque importante rilevare la glicemia prima, durante e dopo l’attività fisica, regolando l’apporto di carboidrati o le dosi di insulina in base ai valori glicemici. L’attività deve essere svolta in modo regolare e proporzionata alle condizioni cliniche del paziente. I pazienti over30 con due o più fattori di rischio per patologia cardiaca(ipertensione, obesità, ipercolesterolemia, fumo, storia familiare per cardiopatie, ECG patologico a riposo, sedentarietà), devono eseguire una prova da sforzo prima di intraprendere un programma di attività fisica)

DIABETE MELLITOControllo della glicemia

E’ indispensabile per modulare il regime terapeutico al fabbisogno dell’organismo, e prevenire le complicanze a breve, medio e lungo termine.

Si esegue attraverso il prelievo capillare di una goccia di sangue da un polpastrello, utilizzando i misuratori automatici della glicemia esistenti in commercio.

E’ importante considerare eventuali limitazioni all’automisurazione della glicemia (problemi di vista, deficit intellettivi, scarsa coordinazione motoria, scarsa confidenza con l’apparecchio)

Nei soggetti insulino-dipendenti è raccomandata la misurazione della glicemia 2-4 volte/die (prima dei pasti e prima di coricarsi). I pazienti in trattamento con ipoglicemizzanti orali devono controllare la glicemia almeno tre volte/settimana, includendo almeno una misurazione post-prandiale. Le rilevazioni vanno aumentate in caso di cambiamenti di terapia, dell’attività fisica, della dieta, dello stress e dei periodi di malattia.

I valori di glucosio possono essere rilevati nelle urine attraverso strisce reattive; tale misurazione è più economica e non è invasiva, ma presenta diversi svantaggi: i risultati non riflettono i valori della glicemia al momento del test, non possono evidenziarsi situazioni di ipoglicemia, la soglia renale è pari a 180-200 mg/dl, superiore ai livelli desiderabili di glicemia, diversi farmaci possono alterare i risultati

La presenza di corpi chetonici nelle urine segnala che un diabete tipo 1 non è ben controllato, e c’è il rischio di chetoacidosi. La rilevazione va fatta con l’uso di strisce reattive

DIABETE MELLITOTerapia - L’insulinaNel diabete 1 l’insulina deve essere somministrata per tutta la vita, nel

diabete 2 può essere necessario integrare l’insulina alla dieta e agli ipoglicemizzanti orali. Vi sono insuline di origine animale, prodotte dal pancreas bovino e suino, e insuline umane

In base alla durata di azione distinguiamo l’insulina in: Rapida per il trattamento rapido dell’iperglicemia Breve somministrata 20-30 min prima del pasto Intermedia somministrata dopo il pasto Prolungata per controllare la glicemia a digiuno Molto prolungata usata per garantire la dose basale, viene

somministrata prima del riposo notturnoLa somministrazione avviene per via sottocutanea, o e.v. nel regime

intensivo. Esistono diversi sistemi per la somministrazione: iniettori a penna muniti di aghi monouso, iniettori a pressione che rilasciano insulina attraverso la cute, pompe insuliniche che simulano la funzione del pancreas e rilasciano insulina a dosi preimpostate.

Possono manifestarsi complicanze alla terapia insulinica, quali reazioni allergiche locali o sistemiche, lipodistrofia, resistenza all’insulina, iperglicemia mattutina

DIABETE MELLITOTerapia – ipoglicemizzanti oraliVengono utilizzati nel diabete tipo2, ma non possono

essere utilizzati in gravidanza. Comprendono:Sulfaniluree e meglitinidi stimolano il pancreas a

produrre insulinaBiguanidi e Tiazolidinedioni facilitano l’azione

dell’insulina a livello dei recettori perifericiInibitori dell’alfa-glucosidasi ritardano l’assorbimento

del glucosio nel tratto gastrointestinaleE’ possibile ottenere un effetto maggiore utilizzando

dosi multiple e farmaci in associazione. Con il passare del tempo gli ipoglicemizzanti orali possono rivelarsi inefficaci, e vanno sostituiti con l’insulina

DIABETE MELLITOEducazione dell’assistito.Ha lo scopo di: far conoscere la malattia al paziente sviluppare capacità di controllo e gestione della glicemia

attraverso il monitoraggio del glucosio e dei corpi chetonici Riconoscere, trattare, prevenire le complicanze acute (ipoglicemia

e iperglicemia) acquisire comportamenti atti a prevenire le complicanze croniche

del diabete, saper gestire la dieta, i farmaci, l’attività fisica, la cura del corpo Quando rivolgersi al medico Dove acquistare e conservare l’insulina, le siringhe, il necessario

per il monitoraggio della glicemia Saper provvedere all’autosomministrazione dell’insulina

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

AccertamentoAnamnesi per riscontrare la sintomatologia

diabetica ed eventualmente della chetoacidosi, di ipotensione, alterazioni del sensorio, diminuzione del turgore cutaneo; la presenza di alterazioni

( deficit visivi, di coordinazione motoria, neurologici) che possono ostacolare il processo di autocura; la condizione sociale che può influenzare il trattamento del diabete (scarsa alfabetizzazione, problemi economici, assenza di sostegno familiare, orari e impegni della giornata tipo)

ASSISTENZA INFERMIERISTICADiagnosi infermieristiche Rischio di insufficiente volume di liquidi correlato a poliuria

e disidratazione Squilibrio nutrizionale correlato a alterato rapporto

insulina/alimentazione/attività fisica Insufficiente conoscenza della patologia diabetica e delle

pratiche di autocura Potenziale deficit di cura di sé per problemi fisici o socialiPotenziali complicanzeIpoglicemiaIperglicemia/chetoacidosiIpopotassiemiaEdema cerebraleInsufficienza cardiaca – edema polmonare

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Obiettivi Controllo ottimale dei valori glicemici Mantenimento /ripristino del bilancio

idrosalino Mantenimento/ripristino del peso corporeo

ottimale Far acquisire le conoscenze e competenze per

la cura di sé Assenza di complicanze

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

InterventiMantenimento dei valori glicemici – monitoraggio della

glicemia con stick e dei corpi chetonici nelle urine; assicurare la corretta consumazione dei pasti e della terapia antidiabetica; in caso di iperglicemia somministrare insulina come da protocollo terapeutico; in caso di ipoglicemia provvedere al reintegro degli zuccheri ed eventualmente alla correzione del regime terapeutico

Mantenimento del bilancio idrosalino – Controllo del BI, invitare il paziente ad assumere almeno 1500 ml/24h di liquidi; controllo ematico di NA e K, dei parametri vitali e del livello di idratazione delle mucose

ASSISTENZA INFERMIERISTICAInterventiMiglioramento dell’apporto nutrizionale – deve essere impostata

una dieta che tenga conto del livello di attività, dei gusti, delle abitudini e della cultura, del peso reale e del peso ottimale; far comprendere l’importanza di consumare tutti i pasti previsti dalla dieta

Miglioramento dell’autocura – insegnare le tecniche di gestione del monitoraggio glicemico e della terapia ipoglicemizzante, facendo uso degli ausili specifici; i familiari vengono addestrati ad aiutare la persona con diabete

Prevenzione delle complicanze – ipopotassiemia: somministrare integratori con potassio dopo aver verificato la funzionalità renale, e monitorando la funzionalità cardiaca; edema cerebrale causato da rapida correzione dell’iperglicemia: monitoraggio continuo della glicemia, del BI, degli elettroliti plasmatici, dello stato mentale, riduzione delle attività che potrebbero far aumentare la pressione endocranica

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

ValutazioneI livelli di glucosio nel sangue sono mantenuti

nei valori accettabili, sono evitati o corretti rapidamente episodi di ipo o iperglicemia

Viene conservato il peso formaIl BI è in pareggio, gli elettroliti plasmatici sono

nei valori normaliIl paziente conosce e sa descrivere le tecniche di

gestione del diabete

COMPLICANZE CRONICHE DEL DIABETE

Complicanze macrovascolari. Le pareti vasali si inspessiscono, si sclerotizzano, diventando sede di formazione di placche ateromasiche. Le coronaropatie (maggiore incidenza di infarto del miocardio) , le patologie cerebrovascolari (ictus e ischemia cerebrale)e le vasculopatie occlusive periferiche (claudicatio intermittens)sono le tre principali complicanze vascolari del diabete

Retinopatia. I capillari retinici si inspessiscono, determinando microaneurismi, emorragie intraretiniche, chiusura focale dei vasi, la perdita di fibre nervose

Nefropatia. E’ secondaria alle alterazioni microvascolari, e può comparire dopo 10-20 anni dalla diagnosi di diabete. Determina tutti i segni di disfunzione renale, e la diminuzione del catabolismo dell’insulina, con aumento degli episodi di ipoglicemia

Neuropatia. E’ riconducibile ai meccanismi circolatori e metabolici, e può interessare qualsiasi nervo; le più comuni neuropatie sono la polineuropatia sensomotoria e la neuropatia autonomica

Problemi agli arti inferiori. Tre complicanze contribuiscono ad aumentare il rischio di infezioni ai piedi: neuropatia, vasculopatia, immunodepressione. Compaiono le ulcerazioni, che iniziano nei tessuti molli, e la cui cicatrizzazione dipende molto dalla cura giornaliera e dal controllo dei valori glicemici. La progressione dell’ulcera può determinare necrosi e stato infettivo progressivo, che richiede l’amputazione dell’arto.

CASO CLINICO N°7Alessandra è una studentessa di 16 anni. Da un po’ di tempo

accusa inappetenza, polidipsia e poliuria. Dagli accertamenti effettuati le è stato diagnosticato un diabete tipo 1.

Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza :

Diagnosi collaborativa dominio promozione della saluteDiagnosi potenziale dominio nutrizioneDiagnosi collaborativa dominio percezione/cognizione

CASO CLINICO N°8Il sig. Antonio, di anni 65, con diabete mellito da 10 anni,

soffre di vasculopatia, e presenta regione ischemica che interessa il 4° e 5° dito del piede sinistro. E’ in trattamento con ipoglicemizzanti orali, non si rileva compliance nel trattamento terapeutico e dietetico.

Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza :

Diagnosi reale dominio percezione/cognizioneDiagnosi reale dominio sicurezza/protezioneDiagnosi collaborativa dominio promozione della salute

LA TIROIDEGhiandola a forma di farfalla situata nella parte inferiore del collo,

davanti la trachea.Produce tre ormoni: tiroxina (T4); triiodotironina (T3); calcitonina. Lo

iodio favorisce la sintesi degli ormoni tiroidei. La produzione degli ormoni tiroidei è regolata dall’ipofisi, che produce l’ormone TSH (Thyroid Stimulating Hormone); il rilascio di TSH è regolato dalla concentrazione di ormoni tiroidei nel sangue.

T3 e T4 accelerano i processi metabolici aumentando il consumo di O2 e modificando la risposta dei tessuti ad altri ormoni; influenzano la divisione cellulare e lo sviluppo cerebrale. La calcitonina favorisce il deposito di Ca nelle ossa.

Una insufficiente produzione di ormoni tiroidei durante lo stato fetale e neonatale compromette la crescita fisica e mentale (cretinismo); in età adulta si può avere: ipotiroidismo se la produzione di ormoni tiroidei è ridotta; ipertiroidismo se è aumentata. Quest’ultima condizione è spessa associata a gozzo ( ingrossamento della tiroide)

IPOTIROIDISMOE’ causato da livelli sub-ottimali di ormone tiroideo.

L’ipofunzionalità tiroidea può variare da forme lievi, subcliniche, a forme avanzate come il mixedema. Può essere primario, per disfunzione della stessa tiroide, o secondario, per disfunzione dell’ipofisi)

Cause: Ipotiroidite autoimmune (tiroidite di Hashimoto) Pregresso ipertiroidismo trattato chirurgicamente,

con iodio radioattivo, farmaci antitiroidei Radioterapia della testa e del collo Leucemia linfocitaria cronica Atrofia della tiroide per invecchiamento patologie

infiltrative della tiroide (amiloidosi, sclerodrma)

IPOTIROIDISMOSintomatologia Stanchezza, sonnolenza Perdita di capelli, debolezza delle unghie Secchezza della cute Parestesie Menorragia/ amenorrea Bradisfigmia, ipotermia Mixedema (accumulo sottocutaneo di mucopolisaccaridi) Ipoacusia Stipsi Ipercolesterolemia, aterosclerosi Letargia, fino al coma mixedematosoNell’anziano i sintomi sono spesso atipici, e comprendono

depressione, apatia, diminuzione dell’attività, stipsi.

IPOTIROIDISMOTerapiaLevotiroxina sintetica, il cui dosaggio è definito in base alla

concentrazione di TSH nel sangue.I pazienti tiroidei da lungo tempo sono anche ipercolesterolemici e

aterosclerotici. L’organismo si adegua a un ridotto fabbisogno di ossigeno a riposo; con l’inizio della terapia sostitutiva tiroidea il fabbisogno di ossigeno aumenta, ma non la disponibilità ai tessuti, per cui l’inizio della terapia può coincidere con la comparsa di angina; questa situazione richiede la sospensione/riduzione della terapia ormonale

Gli ormoni tiroidei possono interferire con gli ipoglicemizzanti orali, i digitalici, gli anticoagulanti e l’indometacina. L’effetto degli ormini tiroidei può essere potenziato dalla fenitoina e dagli antidepressivi triciclici.

Durante il trattamento con ormoni tiroidei va monitorato lo stato di coscienza e la funzione respiratoria

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

AccertamentoVerificare la sussistenza della sintomatologia

tipica dell’ipotiroidismo (letargia, mixedema, stipsi, amenorrea, ipercolesterolemia…)

Verificare se sussiste almeno una delle cause di ipotiroidismo

Rilevare se c’è una diagnosi già definita di ipotiroidismo e una terapia impostata

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Diagnosi infermieristicheIntolleranza all’attività correlata a fatigue e

depressione dei processi cognitiviRischio di squilibrio della TCStipsi correlata a riduzione dell’attività intenstinaleInefficace modello di respirazione correlato a

ridotta ventilazioneInsufficiente conoscenza della terapia sostitutiva

con ormone tiroideoMixedema

ASSITENZA INFERMIERISTICA

ObiettiviAumentare l’attività e l’autonomia del pazienteMantenere una normale TCMantenere una normale funzione intestinaleConoscere e rispettare il regime terapeutico

prescrittoMigliorare la condizione respiratoriaPrevenire il mixedema

ASSISTENZA INFERMIERISTICAInterventiIntolleranza all’attività – programmare le attività con intensità

progressiva, alternando fasi di riposo per il necessario recupero psico-fisico; supportare la persona nelle attività quando è affaticata; favorire la comunicazione e la socializzazione

Rischio di squilibrio della TC – favorire un abbigliamento adeguato alle condizioni termiche; evitare le fonti di calore esterne; evitare l’esposizione a correnti fredde

Stipsi – sollecitare l’assunzione di liquidi e di alimenti ricchi di fibre; stimolare l’attività fisica; impostare una regolarità dell’uso del bagno

Inefficace modello di respirazione – valutare la frequenza e le caratteristiche del respiro, incoraggiare un’attività respiratoria e una tosse efficace, se necessario provvedere alla liberazione delle vie aeree con l’aspirazione

ASSISTENZA INFERMIERISTICAInterventi.Insufficiente conoscenza della terapia – spiegare le

motivazioni della terapia sostitutiva, illustrare gli effetti dei farmaci, impostare un programma per la corretta assunzione del farmaco; istruire sui segni e sintomi di un eccesso o difetto di farmaco; cercare il supporto familiare

Mixedema – controllare ed evidenziare prontamente la sintomatologia: riduzione del livello di coscienza, riduzione dei PV (polso, P/A, TC, respiro), difficoltà di risveglio; in caso di depressione respiratoria ventilare il paziente; somministrare con cautela i farmaci, evitando ipnotici, sedativi, analgesici; mobilizzare ad intervalli regolari

ASSISTENZA INFERMIERISTICAValutazione.Il paziente partecipa agli eventi dell’ambiente che lo

circonda, aumenta progressivamente la sua attività senza complicanze

Mantiene una temperatura corporea stabileMantiene una evacuazione regolareGli atti respiratori sono normaliIl regime terapeutico è rispettato, riconosce gli

effetti collaterali e i sintomi di ipo/iper-dosaggioViene prevenuta/migliorata la condizione di

mixedema

CASO CLINICO N°9La sig.ra Tilde ha 70 anni. Da un po’ di tempo la figlia ha

notato che mostra apatia, affaticamento, e spesso si addormenta sulla sedia, anche al mattino dopo aver riposato di notte. Il medico di famiglia le ha prescritto l’esecuzione di un prelievo ematico per dosaggio ormoni tiroidei, in seguito al quale ha diagnosticato ipotiroidismo. L’endocrinologo ha prescritto la terapia sostitutiva con eutirox.

Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza :

Diagnosi reale domino benessereDiagnosi reale dominio nutrizioneDiagnosi collaborativa dominio promozione della salute

IPERTIROIDISMOEccessiva produzione di ormone tiroideo, determinata da

stimolazione anomala della tiroide da parte di immunoglobuline circolanti (malattia di Graves), da tiroidite o per irradiazione della tiroide o eccessiva ingestione di ormone tiroideo.

Manifestazioni cliniche. Tireotossicosi: agitazione psicomotoria, tachisfigmia, sensibilità al caldo, sudorazione aumentata, esoftalmo, perdita di peso, aumento dell’appetito, amenorrea, alterazione dell’attività intestinale, ipertensione sistolica. Aumento di volume della tiroide e del flusso ematico tiroideo. Negli anziani i sintomi possono essere aspecifici

Diagnosi. Aumento dei livelli plasmatici di T4 e della captazione dello iodio radioattivo da parte della tiroide.

Complicanze. Tempesta tiroidea (crisi tireotossica) Forma grave di ipertiroidismo ad insorgenza improvvisa e potenzialmente letale, scatenata da eventi stressanti quali traumi, infezioni, interventi chirurgici. Si manifesta con febbre alta, tachicardia estrema, alterazione dello stato neurologico e mentale, dimagrimento, diarrea, coliche addominali, dolore toracico, dispnea, palpitazioni

IPERTIROIDISMOTerapia.Iodio radioattivo. Ha lo scopo di distruggere le cellule tiroidee che

sono iperattive. Lo iodio si concentra nel tessuto tiroideo e non causa danni ad altri organi e tessuti. Durante e dopo il trattamento deve essere monitorata la funzionalità tiroidea

Farmaci antitiroidei. Bloccano la sintesi o la liberazione di ormone tiroideo e l’assorbimento dello iodio. Quelli più usati sono il Tapazole e il Propiltiuracile. Lo ioduro di potassio, la soluzione Lugol vengono utilizzati in associazione ai farmaci antitiroidei o con beta-bloccanti per preparare la persona ipertiroidea all’intervento chirurgico

Terapia chirurgica. E’ riservato ai pazienti con gozzo esteso, in gravidanza, in caso di sintomi ostruttivi e quando è necessaria una rapida normalizzazione della funzionalità tiroidea. Deve essere eseguito dopo aver normalizzato l’attività tiroidea

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Accertamento.Rilevazione dei sintomi di metabolismo

accelerato, irritabilità, presenza di gozzo o di esoftalmo. Valutazione dei parametri vitali.

Verifica di esistenza di diagnosi medica di ipertiroidismo e dell’eventuale terapia in atto.

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

Diagnosi infermieristicheNutrizione inferiore al fabbisogno correlata ad

iperattività metabolicaCoping inefficace correlato ad irritabilitàSquilibrio della temperatura corporeaScarsa autostima correlata a modifiche

dell’aspetto fisicoRischio di tireotossicosi e ipotiroidismo

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

ObiettiviMiglioramento dello stato nutrizionaleAumento dell’autostimaMantenimento della TC nei valori normaliPrevenzione delle complicanze

ASSISTENZA INFERMIERISTICAInterventiMiglioramento dello stato nutrizionale – predisporre una dieta

ipercalorica con pasti piccoli e frequenti e abbondanti liquidi. Evitare cibi e bevande eccitanti. Controllare periodicamente il peso corporeo e registrare il consumo giornaliero di alimenti

Aumentare l’autostima – mostrarsi disponibili al confronto. Spiegare al paziente che le alterazioni fisiche dipendono dalla malattia, ma che possono regredire con le terapie. In caso di esoftalmo educare alla corretta igiene degli occhi e all’uso di colliri di protezione per la cornea. Coinvolgere i familiari per creare un clima affettivo tranquillo e positivo

Mantenere una normale TC - mantenere un ambiente fresco e confortevole, provvedere ai cambi delle lenzuola e della biancheria intima. Promuovere bagni rinfrescanti e il consumo di bevande fresche

Prevenire le complicanze – monitorare i PV, l’ECG e l’EGA. Può essere necessaria la somministrazione di liquidi e O2. in caso di shock adottare le adeguate strategie di intervento

ASSISTENZA INFERMIERISTICAValutazioneLo stato nutrizionale migliora, non vengono

consumate bevande eccitantiLe relazioni con gli altri vengono gestite

efficacemente, sono evitate situazioni causa di tensioni

Il paziente mostra aumento dell’autostimaLa temperatura corporea si mantiene nei valori

normaliNon sono presenti complicanze

CASO CLINICO N° 10La sig.ra Luisa si è recata dall’endocrinologo, su indicazione

del medico di famiglia, per aver notato un esoftalmo bilaterale. La paziente riferisce altri sintomi: facile irritabilità, palpitazioni, dimagrimento; ed è ipertesa.

Formula almeno una diagnosi infermieristica relativa ai seguenti domini e sviluppa il piano di assistenza :

Diagnosi reale dominio nutrizioneDiagnosi reale dominio coping/tolleranza allo stressDiagnosi potenziale dominio autopercezione