5 Esercizi Per Il Fiato

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5 esercizi per il fiato Paolo Zedda 1 5 esercizi per il fiato… in una buona coordinazione pneumo-fonica a cura di Paolo Zedda (aggiornamento : 2/2011) R1) I “rilassamenti” della muscolatura antagonista 1 (D) : espirare dolcemente piccolissime quantità d’aria, alternandole al reattivo ingresso di aria, associato all’apnea aperta 2 e all’espansione della muscolatura costo-addominale verso l’esterno (inspirazione). Ripetere l’esercizio, percorrendo un itinerario sensoriale di controllo: passare le mani nel basso ventre e sentirne l’espansione durante l’inspirazione; passarle poi nella zona tra la parte alta dei fianchi, sotto le coste, ed al di sopra dell’ombelico; verificare poi il basso schiena, all’altezza delle coste fluttuanti, per imparare a sentirle e tenerle aperte poi durante l’espirazione/fonazione “in appoggio” precisata nell’esercizio R3. In questa esplorazione sensoriale, attenti a non irrigidire le spalle, le braccia e/o le mani. Un esercizio che permette di “memorizzare” sensorialmente R1, può essere eseguito sulle consonanti « sc »[ʃ], « ss »[s], o « f »[f], articolate con mandibola morbida, come una “spiffero d’aria“... Si possono associare poi alle vocali facili 3 di ogni cantante : per esempio : scia, sce, sci, scio, ecc. Senza suono :[ʃ] D [ʃ] D [ʃ] D etc... Con suono : 3 D 2 D 1 D etc... Variante dinamica (R1M) in movimento (adatta particolarmente per esercitare il canto moderno, perchè associata a movimenti “coreografici” delle braccia…) : con piedi paralleli su un apertura delle gambe (con ginocchia leggermente flesse) corrispondente alle anche, oscillare da sinistra a destra e/o viceversa, senza “ancheggiare”, cioè col bacino che resta parallelo al suolo. Con le mani “a tarantella” (cioè posate al di sopra dei fianchi per tenere più facilmente le spalle basse!), verificare l’espansione “soffice” della muscolatura all’ingresso dell’aria che spinge verso l’esterno il dorso delle mani. a) Espirazione a destra, con rifornimento d’aria silenzioso a sinistra; poi invertire. b) Poi le espirazioni a destra e a sinistra… con rifornimento d’aria al centro. Durante tutti questi esercizi, attenti ad una eventuale “sovra-ossigenazione” che puo dare capogiri! R2) verificare la “buona direzione” e la “morbidezza” della muscolatura antagonista Con l’aiuto dei fonemi e gruppi consonantici già utilizzati in R1 : « ch » [ʃ] , « ss » [s], « xs » [ks] , stimolate la muscolatura costo-addominale dando piccoli colpetti verso l’interno. Attenti a non esagerare questi colpetti in sostegno, e sopratutto a non invertire questo movimento (spingendo verso l’esterno, cioè in affondo), il che potrebbe compromettere poi un buon appoggio. 1 La muscolatura in questione è detta « antagonista »… ad una rapida risalita del diaframma (*). Essa comprende (…) zone muscolari che operano dal basso ventre all’apertura costale, da sensibilizzare fino al dorso, per ritornare poi davanti fino all’epigastro ; una ginnastica muscolare descritta dall’immagine suggestiva della pedagoga inglese Noëlle Barker che identifica queste zone come come una geometrica « losanga respiratoria » … estratto da P. Zedda (2010) , Il gesto vocale in : La voce del cantante, Volume sesto, Omega Edizioni, p.16 Nelle pagine che seguono trovate dei disegni che illustrano l’apnea aperta, tradotta purtroppo « respiration forte »… (*) In effetti nessun controllo può essere attuato sul diaframma, se non attraverso la muscolatura che lo « attornia ». 2 l’apnea aperta corrisponde alla « silenziosa fase di rifornimento » di cui parla Franco Fussi o alla « freschezza in fondo alla gola » preconizzata da Francesco Lamperti (1813-1892) o alla respirazione profonda evocata dal fonetista svedese Bertil Malmberg, (1974) e dal pedagogo americano R. Miller prima dell’inizio di un suono « artistico ». (…) nel canto, l’attacco coordinato del suono si produce solo se la glottide è stata aperta interamente durante l’inspirazione precedente. Questa apertura totale delle corde vocali è seguita da un’adduzione netta e precisa. (…) Da questo controllo dell’attacco del suono dipende qualsiasi atto vocale corretto. La preparazione di un buon inizio della fonazione dipende da una inspirazione corretta, seguita da un posizionamento appropriato delle corde vocali (senza provare nessuna sensazione a livello della laringe). (Richard Miller, The structure of singing, 1990 : p.6) 3 Su certe vocali le diverse voci trovano delle posizioni articolatorie che permettono loro un’espressione morbida e “facile” in termini di emissione. Per alcuni può essere la “i” o la “e” per altri la “a” o la “o”, ecc.

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5 esercizi per il fiato Paolo Zedda

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5 esercizi per il fiato… in una buona coordinazione pneumo-fonica a cura di Paolo Zedda (aggiornamento : 2/2011)

R1) I “rilassamenti” della muscolatura antagonista1 (D) : espirare dolcemente piccolissime quantità d’aria, alternandole al reattivo ingresso di aria, associato all’apnea aperta2 e all’espansione della muscolatura costo-addominale verso l’esterno (inspirazione). Ripetere l’esercizio, percorrendo un itinerario sensoriale di controllo: passare le mani nel basso ventre e sentirne l’espansione durante l’inspirazione; passarle poi nella zona tra la parte alta dei fianchi, sotto le coste, ed al di sopra dell’ombelico; verificare poi il basso schiena, all’altezza delle coste fluttuanti, per imparare a sentirle e tenerle aperte poi durante l’espirazione/fonazione “in appoggio” precisata nell’esercizio R3. In questa esplorazione sensoriale, attenti a non irrigidire le spalle, le braccia e/o le mani. Un esercizio che permette di “memorizzare” sensorialmente R1, può essere eseguito sulle consonanti « sc »[ʃ], « ss »[s], o « f »[f], articolate con mandibola morbida, come una “spiffero d’aria“... Si possono associare poi alle vocali facili3 di ogni cantante : per esempio : scia, sce, sci, scio, ecc. Senza suono :[ʃ] D [ʃ] D [ʃ] D etc... Con suono : 3 D 2 D 1 D etc... Variante dinamica (R1M) in movimento (adatta particolarmente per esercitare il canto moderno, perchè associata a movimenti “coreografici” delle braccia…) : con piedi paralleli su un apertura delle gambe (con ginocchia leggermente flesse) corrispondente alle anche, oscillare da sinistra a destra e/o viceversa, senza “ancheggiare”, cioè col bacino che resta parallelo al suolo. Con le mani “a tarantella” (cioè posate al di sopra dei fianchi per tenere più facilmente le spalle basse!), verificare l’espansione “soffice” della muscolatura all’ingresso dell’aria che spinge verso l’esterno il dorso delle mani. a) Espirazione a destra, con rifornimento d’aria silenzioso a sinistra; poi invertire. b) Poi le espirazioni a destra e a sinistra… con rifornimento d’aria al centro.

Durante tutti questi esercizi, attenti ad una eventuale “sovra-ossigenazione” che puo dare capogiri! R2) verificare la “buona direzione” e la “morbidezza” della muscolatura antagonista Con l’aiuto dei fonemi e gruppi consonantici già utilizzati in R1 : « ch » [ʃ] , « ss » [s], « xs » [ks] , stimolate la muscolatura costo-addominale dando piccoli colpetti verso l’interno. Attenti a non esagerare questi colpetti in sostegno, e sopratutto a non invertire questo movimento (spingendo verso l’esterno, cioè in affondo), il che potrebbe compromettere poi un buon appoggio.

1 La muscolatura in questione è detta « antagonista »… ad una rapida risalita del diaframma (*). Essa comprende (…) zone muscolari che operano dal basso ventre all’apertura costale, da sensibilizzare fino al dorso, per ritornare poi davanti fino all’epigastro ; una ginnastica muscolare descritta dall’immagine suggestiva della pedagoga inglese Noëlle Barker che identifica queste zone come come una geometrica « losanga respiratoria » … estratto da P. Zedda (2010) , Il gesto vocale in : La voce del cantante, Volume sesto, Omega Edizioni, p.16 Nelle pagine che seguono trovate dei disegni che illustrano l’apnea aperta, tradotta purtroppo « respiration forte »… (*) In effetti nessun controllo può essere attuato sul diaframma, se non attraverso la muscolatura che lo « attornia ». 2 l’apnea aperta corrisponde alla « silenziosa fase di rifornimento » di cui parla Franco Fussi o alla « freschezza in fondo alla gola » preconizzata da Francesco Lamperti (1813-1892) o alla respirazione profonda evocata dal fonetista svedese Bertil Malmberg, (1974) e dal pedagogo americano R. Miller prima dell’inizio di un suono « artistico ». (…) nel canto, l’attacco coordinato del suono si produce solo se la glottide è stata aperta interamente durante l’inspirazione precedente. Questa apertura totale delle corde vocali è seguita da un’adduzione netta e precisa. (…) Da questo controllo dell’attacco del suono dipende qualsiasi atto vocale corretto. La preparazione di un buon inizio della fonazione dipende da una inspirazione corretta, seguita da un posizionamento appropriato delle corde vocali (senza provare nessuna sensazione a livello della laringe). (Richard Miller, The structure of singing, 1990 : p.6) 3 Su certe vocali le diverse voci trovano delle posizioni articolatorie che permettono loro un’espressione morbida e “facile” in termini di emissione. Per alcuni può essere la “i” o la “e” per altri la “a” o la “o”, ecc.

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Ogni cantante troverà il proprio ritmo, lento all’inizio, per controllare le fasi di rilassamento (D), da accellerare poco a poco, fino a poter fare l’esercizio del cagnolino (ritmo rapido) con la lingua rilassata e leggermente in fuori! Un vocalizzo che permette di esercitare R2 può essere :

3 2 1 chat D chat D chat oppure

chaud D chaud D chaud; ecc... R3) L’ « appoggio » : Utilizzando sempre « ch » [ʃ] e/o « ss » [s], distillati come attraverso una cannuccia, far passare una piccola quantità d’aria continua mantenendo “dolcemente” l’apertura costale senza creare irrigidimenti muscolari (l’indice deve sempre poter penetrare leggermente la pelle che ricopre le masse muscolari antagoniste) e senza mai consumare completamente tutto il fiato immagazzinato. Al momento dell’attacco del suono i muscoli del basso ventre e quelli al di sopra dell’ombelico devono compiere un piccolo movimento verso l’interno contemporaneamente ad una leggera apertura del basso schiena creando quell’equilibrio di forze tra una spintina verso l’interno (« sostegno ») e quella verso l’esterno (« affondo ») che creano il buon appoggio. Detto in altri termini da A. Juvarra: « (…) il rischio più grave nell’utilizzazione didattica di questo concetto (di appoggio, ndr), che è nato come semplice metafora e sensazione cinestetica, è quello di allontanarsi dal suo stretto significato letterale, che è appunto quello di appoggiare e non di schiacciare o di sollevare. (…)4 Anche R3 si può fare in movimento, camminando lentamente, ed il più naturalmente possibile, senza irrigidirsi; contemporaneamente si puo verificare che cranio, collo, nuca e mandibola siano liberi di movimento, facendo leggeri movimenti di controllo da destra a sinistra, avanti e indietro…

(…) Un caso esemplare di questo tipo di appoggio è quello che potremo osservare ed ascoltare a piacere su YouTube, nell’estratto del baritono Piero Cappuccilli che interpreta « Eri tu » del Ballo in maschera di Verdi, nella memorabile versione di Covent Garden del 1975, con K. Ricciarelli e P. Domingo (Eri tu - Piero Cappuccilli http://www.youtube.com/watch?v=eSHP VkuHZ9k ). Si vede infatti la parte alta del torso tranquilla, aperta e morbida, ma sopratutto, e chiaramente, il « colpetto in sostegno » (verso l’interno !) dell’appoggio, grazie al costume di scena ed alla cintura che mostrano i movimenti della muscolatura costo-addominale ; un « piccolo » movimento verso l’interno, spesso ignorato, quando non sconsigliato da molti maestri di canto…5

Osservate attentamente il movimento della cintura, quando appoggiato sul tavolo intona : - « Eri tu che macchiavi quell’anima … (D e colpetto in sostegno) la delizia dell’anima mia… » -

poi, più in là ed altrettanto chiaramente (…) - « Traditor che compensi in tal guisa … (D e colpetto in sostegno) dell’amico tuo primo…la fè. » -

Insomma un esempio di accordo pneumo-fonico esemplare per l’alta qualità dell’emissione che produce, assicurando così all’interprete morbidezza e longevità vocale ! R4) Apertura del basso dorso (coste fluttuanti) Sempre con le mani “a tarantella”, pronunciare 5 s-s-s-s-s, articolate e leggermente spezzate, per sostenere poi con lo stesso movimento le diverse ligne melodiche dell’esercizio vocale associato. Quest’apertura dorsale è particolarmente importante per sostenere grandi intervalli e note acute! Dei leggeri movimenti devono anche sentirsi nei muscoli del basso ventre ed intorno all’ombelico. 4 Antonio Juvarra, La respirazione e l’appoggio nel canto, in La voce del cantante, a cura di Franco Fussi, Volume terzo, Omega Edizioni, 2005, (pp. 171-190) p. 185. 5 Estratto da P. Zedda (2010) , Il gesto vocale in : La voce del cantante, Volume sesto, Omega Edizioni, p.16

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Se avete difficoltà a sentire l’apertura dorsale della muscolatura antagonista, inclinatevi in avanti piegando leggermente le ginocchia e ponete il dorso delle mani sul basso della schiena rilassando contemporaneamente il bacino in anteversione; respirate poi tranquillamente ed osservate/sentite i leggeri movimenti di apertura che si producono nella parte bassa della schiena. Con l’aiuto di sensazioni propriocettive (*) bisogna allora memorizzare poco a poco questi gesti che riassumiamo così : rilassamento del ventre, apertura delle coste fluttuanti che producono a loro volta un’apertura dell’epigastro (sotto le sterno). Si disegna così una sorta di « carta geografica che ha la forma di una “losanga”, così descritta dalla pedagoga inglese Noëlle Barker della Guildhall School of London. (*) La propriocezione è una sorta di “memoria personale” delle sensazioni muscolari, articolatorie, vibratorie… Internet e la pedagogia del canto R5) La gola aperta (esercizio di Allan Wright : http://allanwright.fr Le Chanteur Moderne)

In questo disegno si vedono le false corde in alto e le corde vocali, con i bordi in grassetto, in basso.

Estratto da : http://allanwright.fr/ Le Chanteur Moderne, Outils et conseils pour les chanteurs futés : Bossons ensemble! Semaine 1 – ‘la gorge ouverte’ (la gola aperta)

Il disegno a fianco è accompagnato dai commenti seguenti : (…) Nei due disegni in alto si vedono le false corde e le vere corde (in basso) reagire insieme. Nel disegno centrale si è nell’impossibilità di cantare con facilità e si rischia di farsi male! (o si producono certi esempi di voce saturata del rock, ndr.) Nel disegno in basso, invece, le vere corde sono in adduzione, ma le false corde sono ben aperte - ciò è eccellente per una buona igiene vocale ed una produzione sonora agiata. (…)

Per verificare, o imparare, un buon inizio del suono con l’apnea aperta (respirazione profonda), tappatevi le orecchie ed ascoltate la molto probabile respirazione rumorosa che producete. Eliminate allora questo rumore, sentendo l’apertura della glottide associata ad una sensazione di freschezza: quella che Franco Fussi chiama appunto “fase silenziosa di rifornimento”. Iniziate tutti i suoni, cercando una coordinazione “perfetta” di questa sensazione con l’appoggio. Nel disegno qui sotto, estratto dal manuale di fonetica di Bertil Malmberg, la ritroviamo nella posizione B. La posizione A e sopratutto la C è quella sono da evitare prima dell’inizio del suono.

Malmberg Bertil, Manuale di fonetica generale, Bologna, Il Mulino, 1977, p. 133.

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« L’appoggio non si può definire, come si pensa spesso, in termini di « sostegno respiratorio », nel senso proprio di questa terminologia, poichè l’appoggio concerne sia il fenomeno della risonanza che quello del fiato. La scuola italiana di canto storica non conosceva la distinzione tra l’aspetto motorio e gli aspetti di risonanza che altre scuole hanno praticato. L’appoggio è un sistema che permette di combinare ed equilibrare i muscoli del tronco e del collo, controllando le loro relazioni con i risuonatori situati al di sopra della glottide, senza che l’esagerazione di una funzione rispetto alle altre predomini il tutto. » 6 Attenti sopratutto a non confondere « appoggio » con « affondo »… Quest’ultimo, largamente diffuso anche nella tecnica respiratoria di molti strumentisti a fiato e di molti cantanti moderni, nelle voci facili e naturali all’inizio può anche aiutare l’emissione, ma produce un « collasso » dello sterno, rigidità nella muscolatura antagonista ed alla lunga produce una voce instabile (vibrato ampio o stretto!) e forzata. Potete osservarlo in versione « giovane ed ancora efficace », associato a respirazione clavicolare, nella giovane interprete di canto moderno di origine filippina Charice, divenuta celebre grazie ad internet. Per esempio in : http://www.metacafe.com/watch/1741814/charice_on_oprah_part_3/ L’estratto che segue mi pare concludere in modo significativo questo capitoletto sul fiato: Alcuni cantanti hanno una sorta di predisposizione naturale a capire, esercitare e sviluppare la mobilità e le buone direzioni da dare alla muscolatura antagonista nella tecnica respiratoria dell’appoggio ; altri non ci arrivano mai, per insufficente, o sporadico, lavoro tecnico, scarse capacità di propriocezione, troppo intellettualismo, incredulità o scarsa attenzione, oppure perchè privilegiano un lavoro musicale ed interpretativo che li distoglie da questo tipo di preparazione. tecnica, meno lusinghiera e ludica… La tecnica dell’appoggio fa parte di quei fattori essenziali della « buona emissione » che bisogna esercitare con « ripassi » regolari, senza ossessività, e sopratutto senza arrivare agli eccessi di alcuni pedagoghi che fanno per esempio solo esercizi respiratori per mesi, prima di affrontare un pezzo cantato… Nel senso di questo costante ripasso della tecnica del fiato mi pare si possa interpretare la simpatica e provocatoria frase di Renata Tebaldi : - « nel canto la prima cosa che conta è il fiato , la seconda è … il fiato , la terza è …il fiato… »-7 (…) vorrei riassumere questo fondamentale « accordo pneumo-fonico», ricordandone i dati essenziali : una buona « divaricazione » glottica, associata ad una importante apertura delle false corde (bande ventricolari), prodotte entrambi senza tensioni o volontarismi che « irrigidiscono », ben coordinate ad una tecnica di « appoggio » (equilibrio tra forze di sostegno e di affondo), sia essa « completa » (canto classico) o « incompleta » (canto moderno), sono una delle più importanti garanzie di un gesto vocale che produce suoni di buona qualità. 8 La fine del suono si deve ottenere egualmente con un’istantanea apertura delle corde vocali, preparando così l’eventuale suono successivo.

Per ulteriori informazioni, consultare : http://zeddap.club.fr/paolozsite Contact : [email protected]

6 Richard Miller , La structure du chant, pédagogie systématique de l'art du chant, Paris 1990, éditions ipmc, p. 26. 7 M-F. Busnel, C. Demangel, P. Zedda, Le souffle du chant ... (1994), dans MARSYAS N°32 . 8 Estratto da P. Zedda (2010) , Il gesto vocale in : La voce del cantante, Volume sesto, Omega Edizioni, p.16