4.7 RESISTENZA TERMICA - hoepli.it · La norma UNI EN ISO 10211 (1 e 2) - 2008, versione ufficiale...

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4.7 RESISTENZA TERMICA La norma UNI EN ISO 6946 - 2008 (versione ufficiale in lingua italiana della norma europea EN ISO 6946 del dicembre 2007) riguarda: “Componenti ed elementi per edilizia. Resistenza termica e trasmittanza termica. Metodo di calcolo.” La norma prescrive un metodo per il calcolo della resistenza termica e della tra- smittanza termica dei componenti e degli elementi per edilizia, escluse le porte, le finestre e le altri parti vetrate, i componenti che implicano uno scambio termico con il terreno e i componenti percorsi dall’aria di ventilazione. Il metodo di calcolo è basato su appropriati valori della conduttività termica utile o resistenza termica utile dei materiali o dei prodotti considerati. Il metodo si appli- ca ai componenti e agli elementi costituiti da strati termicamente omogenei (che pos- sono comprendere intercapedini d’aria). La norma fornisce inoltre un metodo approssimato che può essere utilizzato per strati eterogenei, con esclusione dei casi in cui uno strato isolante è attraversato da un elemento metallico. Una volta determinate le resistenze termiche degli strati termicamente omogenei che costituiscono un componente, la somma di queste fornisce la resistenza termica totale del componente, includendo (quando appropriato) l’effetto delle resistenze ter- miche superficiali. 4.7.1 Resistenza termica di strati omogenei. I dati termici utili possono essere espressi sotto forma sia di conduttività termica utile sia di resistenza termica utile. Se è nota la conduttività termica, si determina la resistenza termica dello strato con la formula: d R ––– λ dove: d è lo spessore dello strato di materiale nel componente; λ è la conduttività termica utile calcolata secondo ISO/DIS 10456.2 oppure rica- vata da valori tabulati. Nota: Lo spessore d può essere diverso dallo spessore nominale (per esempio quando un prodotto comprimibile viene installato compresso, d è minore dello spessore nominale). Se importante, si raccomanda di tenere conto nel valore di d delle tolleranze di spessore (per esem- pio quando sono negative). I valori della resistenza termica utilizzati nei calcoli intermedi devono essere cal- colati con almeno tre decimali. 4.7.2 Resistenza termica superficiale. Si utilizzino i valori riportati nella tabel- la 4.13 per superfici piane in assenza di specifiche informazioni sulle condizioni limite. I valori riportati sotto orizzontalesi applicano a flussi termici inclinati fino TRASMISSIONE DEL CALORE 103

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4.7 RESISTENZA TERMICA

La norma UNI EN ISO 6946 - 2008 (versione ufficiale in lingua italiana della normaeuropea EN ISO 6946 del dicembre 2007) riguarda: “Componenti ed elementi peredilizia. Resistenza termica e trasmittanza termica. Metodo di calcolo.”

La norma prescrive un metodo per il calcolo della resistenza termica e della tra-smittanza termica dei componenti e degli elementi per edilizia, escluse le porte, lefinestre e le altri parti vetrate, i componenti che implicano uno scambio termico conil terreno e i componenti percorsi dall’aria di ventilazione.

Il metodo di calcolo è basato su appropriati valori della conduttività termica utileo resistenza termica utile dei materiali o dei prodotti considerati. Il metodo si appli-ca ai componenti e agli elementi costituiti da strati termicamente omogenei (che pos-sono comprendere intercapedini d’aria).

La norma fornisce inoltre un metodo approssimato che può essere utilizzato perstrati eterogenei, con esclusione dei casi in cui uno strato isolante è attraversato daun elemento metallico.

Una volta determinate le resistenze termiche degli strati termicamente omogeneiche costituiscono un componente, la somma di queste fornisce la resistenza termicatotale del componente, includendo (quando appropriato) l’effetto delle resistenze ter-miche superficiali.

4.7.1 Resistenza termica di strati omogenei. I dati termici utili possono essereespressi sotto forma sia di conduttività termica utile sia di resistenza termica utile.

Se è nota la conduttività termica, si determina la resistenza termica dello stratocon la formula:

dR � –––

λ

dove:d � è lo spessore dello strato di materiale nel componente;λ � è la conduttività termica utile calcolata secondo ISO/DIS 10456.2 oppure rica-

vata da valori tabulati.

Nota: Lo spessore d può essere diverso dallo spessore nominale (per esempio quando unprodotto comprimibile viene installato compresso, d è minore dello spessore nominale). Seimportante, si raccomanda di tenere conto nel valore di d delle tolleranze di spessore (per esem-pio quando sono negative).

I valori della resistenza termica utilizzati nei calcoli intermedi devono essere cal-colati con almeno tre decimali.

4.7.2 Resistenza termica superficiale. Si utilizzino i valori riportati nella tabel-la 4.13 per superfici piane in assenza di specifiche informazioni sulle condizionilimite. I valori riportati sotto “orizzontale” si applicano a flussi termici inclinati fino

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Resistenza termica totale di un componente per edilizia costituito da strati omo-genei. La resistenza termica totale RT di un componente piano per edilizia, costi-tuito da strati termicamente omogenei perpendicolari al flusso termico, è data da:

RT � Rsi� R1 � R2 � … Rn � Rse (4.57)

dove:Rsi � è la resistenza superficiale internaR1, R2,... Rn � sono le resistenze termiche utili di ciascuno stratoRse � è la resistenza superficiale esterna

Nel caso di calcolo della resistenza di componenti interni per edilizia (divisoriecc.), o di componenti situati tra l’ambiente interno e un ambiente non riscaldato, Rsisi applica su entrambi i lati.

Nota: Le resistenze termiche superficiali dovrebbero essere trascurate nella formula (4.57)quando si deve determinare la resistenza di un componente da superficie a superficie.

Resistenza termica totale di un componente dell’edificio, costituito da stratiomogenei ed eterogenei. Si fornisce un metodo semplificato per calcolare la resi-stenza termica di componenti per edilizia comprendenti strati termicamente omoge-nei ed eterogenei, eccetto il caso in cui lo strato isolante è attraversato da un elemen-to metallico. Per un approfondimento si rimanda all’art. 6 della norma.

4.7.6 Trasmittanza termica. La trasmittanza termica è data da:

1U � –––– (4.58)

RT

Nell’appendice C della citata norma viene illustrato il “Calcolo della trasmittan-za termica di componenti con strati di spessore variabile”.

Alla trasmittanza termica devono, se necessario, essere applicate correzioni, inaccordo con l’appendice D. Tuttavia, se la correzione è minore del 3% di U, non ènecessario applicare tale correzione.

Quando la trasmittanza termica è presentata come un risultato finale, deve esserearrotondata a due cifre significative e devono essere fornite informazioni sui dati dicalcolo utilizzati.

4.8 PONTI TERMICI IN EDILIZIA

La norma UNI EN ISO 10211 (1 e 2) - 2008, versione ufficiale in lingua italiana dellanorma europea EN ISO 10211 (edizione dicembre 2007), definisce le specifiche deimodelli geometrici 3-D e 2-D di un ponte termico, ai fini del calcolo numerico:“Ponti termici in edilizia. Flussi termici e temperature superficiali – metodi genera-li di calcolo”.

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La definizione di ponte termico data dalla norma è la seguente:

“Ponte termico: parte dell’involucro edilizio dove la resistenza termica, altroveuniforme, cambia in modo significativo per effetto di:a) compenetrazione totale o parziale di materiali con conduttività termica diversa

nell’involucro edilizio, e/ob) variazione dello spessore della costruzione, e/oc) differenze tra l’area della superficie disperdente sul lato interno e quella del lato

esterno, come avviene, per esempio, in corrispondenza dei giunti tra parete e pavi-mento o parete e soffitto.”

I ponti termici, generalmente localizzati in corrispondenza delle giunzioni tra glielementi edilizi o dove la composizione degli stessi elementi edilizi si modifica, pro-ducono, rispetto ai componenti privi di ponti termici, due effetti:a) una modifica del flusso termicob) una modifica della temperatura interna superficiale.

I procedimenti per il calcolo del flussi termici e delle temperature superficiali,benché siano simili tra di loro, non sono identici.

Generalmente la presenza di ponti termici determina flussi termici tridimensio-nali o bidimensionali, che possono essere determinati con precisione utilizzandometodi numerici di calcolo dettagliati, come quelli descritti nella norma. Tali meto-di sono denominati di “classe A” e la parte 1 definisce i criteri che devono esseresoddisfatti perché un metodo possa essere classificato di classe A. In molte applica-zioni i calcoli numerici basati sulla rappresentazione bidimensionale dei flussi ter-mici forniscono risultati di accuratezza adeguata. Tali metodi sono denominati di“classe B”.

La parte 2 della norma definisce i criteri che devono essere soddisfatti perché unmetodo per il calcolo dei ponti termici lineari possa essere classificato di classe B.

Altri metodi di calcolo, più semplici ma meno precisi, che non sono basati sucalcoli numerici, possono consentire una stima adeguata della dispersione termi-ca aggiuntiva all’incremento del flusso termico dovuto ai ponti termici. I metodisemplificati sono descritti nella UNI EN ISO 14683 “Ponti termici in edilizia -Coefficiente di trasmissione termica lineica - Metodi semplificati e valori di rife-rimento.

4.8.1 Scopo e campo di applicazione. La parte 1 della norma definisce le speci-fiche di un modello geometrico 3-D e 2-D di un ponte termico per il calcolo nume-rico di:– flussi termici per stimare le dispersioni termiche totali di un edificio;– temperature superficiali minime per valutare il rischio di condensazione superfi-

ciale.

Queste specifiche comprendono la definizione dei limiti geometrici del modello edei criteri da adottare per la sua suddivisione, le condizioni termiche al contorno, ivalori termici e le relazioni da utilizzare.

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La norma si basa sui seguenti presupposti:– le condizioni termiche si intendono stazionarie;– tutte le proprietà fisiche sono indipendenti dalla temperatura;– non ci sono sorgenti di calore all’interno delle strutture edilizie.

La norma può essere utilizzata anche per ricavare le trasmittanze lineiche e dipunto e i fattori di temperatura superficiale.

4.8.2 Riferimenti normativi. La norma rimanda, mediante riferimenti datati enon, a disposizioni contenute in altre pubblicazioni. Tali riferimenti normativi sonocitati nei punti appropriati del testo. Per quanto riguarda i riferimenti datati, succes-sive modifiche o revisioni apportate a dette pubblicazioni valgono unicamente seintrodotte nella norma come aggiornamento o revisione. Per i riferimenti non datativale l’ultima edizione della pubblicazione alla quale si fa riferimento.

UNI EN ISO 7345 Isolamento termico – Grandezze fisiche e definizioniUNI EN 673 Vetro per edilizia – Determinazione della trasmittanza termica

(valore U) – Metodo di calcoloUNI EN ISO 6946-1 Componenti ed elementi per edilizia – Resistenza termica e

trasmittanza termica – Metodo di calcoloUNI EN ISO 10456 Materiali e prodotti per l’edilizia – Proprietà igrometriche –

Valori tabulati di progetto e procedimenti per la determinazio-ne dei valori termici dichiarati e di progetto

UNI EN ISO 13789 Prestazione termica degli edifici – Coefficiente di trasferimentodel calore per trasmissione e ventilazione – Metodo di calcolo

4.9 PRESTAZIONE TERMICA DEGLI EDIFICI

È diventata sempre più pressante la necessità di esprimere le caratteristiche di tra-smissione termica di un edificio, per calcolare il consumo energetico annuo così daesprimere un giudizio di conformità a specifiche e così via.

Per colmare questa esigenza è stata emanata la norma UNI EN ISO 13789 (ver-sione italiana della norma europea EN ISO 13789 del settembre 1999), che specifi-ca un metodo e fornisce le convenzioni per il calcolo del coefficiente di perdita dicalore per trasmissione di un intero edificio o di parti di esso.

Nel calcolo si suppone che lo spazio riscaldato sia mantenuto a temperaturauniforme.

Ai fini di questa norma si applicano le definizioni delle norma EN ISO 7345 e leseguenti.

Spazio riscaldato: ambiente o intercapedine mantenuta a una data temperatura pereffetto del riscaldamento.

Coefficiente di perdita di calore per trasmissione: flusso termico dovuto a trasmis-sione tra lo spazio interno riscaldato e l’ambiente esterno diviso per la differenza ditemperatura tra l’ambiente interno e quello esterno.

Nota: Entrambe le temperature sono supposte uniformi.

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COMBUSTIBILI E COMBUSTIONE 403

Per potenza nominale superiore a 400 kW il valore del rendimento di combustionedeve essere uguale o superiore al valore sopra indicato e calcolato per Pn � 400 kW.

In alternativa all’applicazione delle suddette norme UNI la verifica del rendimen-to può essere effettuata con le metodologie riportate in norme tecniche equivalenti dialtri paesi membri della Comunità Europea.Per generatori di calore ad aria calda con potenza utile nominale non superiore a400 kW il valore minimo del rendimento di combustione alla potenza nominale deveessere:

ηc � (83 � 2 log Pn)%

dove log Pn � logaritmo in base 10 della potenza nominale espressa in kW.Per generatori di calore aventi doppia funzione di climatizzazione invernale e di

produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari, i valori di rendimento termicoutile si riferiscono alla sola funzione di climatizzazione invernale.

La verifica del “rendimento termico utile” dei generatori di calore deve essereeffettuata secondo le metodologie indicate nelle seguenti norme tecniche UNI:

UNI 7936:1979 + A130: Generatori di calore ad acqua calda con potenza termica1984 + A168:1987 fino a 2,3 MW, funzionanti con combustibile liquido e/o

gassoso e bruciatori ad aria soffiata. Prova termica.UNI 7271:1988 + Caldaie ad acqua funzionanti a gas con bruciatore atmo-A1: 1990 + A2:1991 sferico. Prescrizione di sicurezza.

La verifica del “rendimento di combustione” dei generatori di calore ad aria caldadeve essere effettuata secondo le metodologie indicate nelle norme tecniche UNI.

In alternativa all’applicazione delle suddette norme UNI la verifica del rendimen-to può essere effettuata con le metodologie riportate in norme tecniche equivalenti dialtri paesi membri della Comunità Europea.

9.6 LIMITI DI IMPIEGO DEI COMBUSTIBILI

È con la Legge n. 615 del 13.7.1966 che vengono per la prima volta definiti i limitidi impiego dei combustibili in relazione alle loro caratteristiche principali. Diversidecreti si sono succeduti da quella data per aggiornare i dati caratteristici.

Ultimo è il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8.3.2002, pub-blicato nella Gazzetta Ufficiale n. 60 del 12.3.2002: Disciplina delle caratteristichemerceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell’inquinamento atmosferi-co nonché delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione.

Art. 2 - Definizione1.b/ I combustibili per usi civili sono quelli utilizzati negli impianti termici non

inseriti in un ciclo di produzione industriale.

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454 COMFORT E MICROCLIMA

meni di irritazione degli occhi, del naso e della gola), occorre fissare i ricambi d’ariaaffidandosi a osservatori imparziali che, per lo meno in una percentuale non inferio-re all’80%, esprimano le loro sensazioni entro un tempo di 15 secondi dal loroingresso (fatto individualmente) nell’ambiente in esame. Si tenga però presente chequesto procedimento non può dare alcune indicazioni circa gli inquinanti senzaodore: monossido di carbonio, radon ecc.

11.3 NORME EUROPEE INERENTI ALLA VENTILAZIONE DEGLI EDIFICI

Le norme più importanti sono elencate nella tab 11.7.

Tab. 11.7 Norme UNI EN richiamate nel testo

Numero Pubb. Titolo

UNI EN 12792 2008 Ventilazione degli edifici. Simboli, terminologia e simboligrafici.

UNI EN 15239 2008 Ventilazione degli edifici - Prestazione energetica degli edifi-ci - Linee guida per l’ispezione dei sistemi di ventilazione.

UNI EN 15240 2008 Ventilazione degli edifici - Prestazione energetica degli edifi-ci - Linee guida per l’ispezione degli impianti di climatizza-zione.

UNI EN 15241 2008 Ventilazione degli edifici - Metodi di calcolo delle perdite dienergia dovute alla ventilazione e alle infiltrazioni in edificicommerciali.

UNI EN 15242 2008 Ventilazione degli edifici. Metodi di calcolo per la determi-nazione delle portate d’aria negli edifici, comprese le infil-trazioni.

UNI EN 15243 2008 Ventilazione degli edifici - Calcolo delle temperature deilocali, del carico termico e dell’energia per edifici dotati diclimatizzazione degli ambienti.

UNI EN 13465 2004 Ventilazione degli edifici. Metodi di calcolo per la determi-nazione delle portate d’aria negli edifici residenziali.

UNI EN 13779 2008 Ventilazione degli edifici non residenziali - Requisiti di pre-stazione per i sistemi di ventilazione e di climatizzazione

UNI EN 15251 2008 Criteri per la progettazione dell’ambiente interno e per lavalutazione della prestazione energetica degli edifici, in rela-zione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico,all’illuminazione e all’acustica

La norma UNI EN 12792 “Ventilazione degli edifici. Simboli, terminologia e sim-boli grafici, comprende i simboli e la terminologia utilizzata nelle norme europee chetrattano la “Ventilazione degli edifici” elaborate dal CEN/TC 156.

La norma, versione ufficiale della norma europea EN 12792 (aprile 2003), preci-sa i concetti di ventilazione, ventilazione naturale e aerazione, mediante alcune defi-nizioni (400 proposte in inglese, che è la lingua originale della norma, visto che la

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entrata dovrebbero essere scelti secondo lo scopo e il campo di applicazione. La normadefinisce, inoltre, un calcolo diretto per applicazioni specifiche. A livello nazionale èconsentito un approccio semplificato che segua le regole di implementazione prescritte.

Il metodo proposto si applica principalmente agli edifici dotati di ventilazionemeccanica ed è esteso anche a sistemi di ventilazione naturale (passive ducts, per edi-fici e uffici di piccola dimensione) o ibridi. Le aperture di ventilazione, così come leaperture delle finestre (intese come elementi di aerazione e non di ventilazione) sonoconsiderate solo in maniera semplificata. La norma tiene conto anche della ventila-zione necessaria per gli apparecchi a combustione, della cottura per brevi tempi e dieventuali infiltrazioni.

I calcoli proposti per la determinazione delle portate d’aria sono molto dettaglia-ti: essi considerano anche le eventuali esfiltrazioni (perdite) dovute ai canali o all’u-nità di trattamento dell’aria.

Il metodo di calcolo individua dei dati di input ed output che devono dare unbilancio finale secondo il metodo proposto dalla UNI EN 13465. Esso è sviluppatoin due modalità a seconda che il progettista scelga un tipo di svolgimento manuale omediante l’utilizzo di un apposito software (rispettivamente explicit oppure implicit).Il tipo di svolgimento manuale richiede la consultazione di valori tabulati in parteinseriti nel testo normativo e in parte nelle appendici (come i dati sulla pressione delvento, caratteristiche di permeabilità dell’involucro edilizio ecc) a guisa di quanto eraproposto nell’appendice C della norma UNI 10344.

Nei vari punti della norma sono fornite le relazioni matematiche per valutare iconsumi energetici connessi a:– ventilazione per effetto del funzionamento di sistemi di ventilazione meccanica

controllata; in questo caso è fondamentale la valutazione di vari parametri (adesempio relativi allo stato di funzionamento del sistema, cioè acceso/spento) oall’efficienza di ventilazione;

– ventilazione passiva o ibrida; in questo caso occorre fornire tutte le varie caratte-ristiche del camino, le caratteristiche di ventosità al contorno, i dati climatici ecc;

– ventilazione che si rende necessaria per la presenza di apparecchiature a gas peruso domestico con riferimento a quanto già esposto nella UNI EN 13465;

– infiltrazioni ed esfiltrazioni: occorre fornire tutte le caratteristiche relative alleaperture di ventilazione e relativi dati climatici; il metodo è molto complesso epropone anche formule diverse da quelle della UNI EN 13465;

– aperture delle finestre.

La norma UNI EN 15243 (2008) si prefigge:– di definire la procedura di calcolo per determinare le temperature, i carichi sensi-

bili e le richieste energetiche per gli ambienti oggetto della progettazione;– di descrivere i metodi di calcolo per determinare il calore latente ambiente (in fase

di raffreddamento e di riscaldamento), i carichi per il riscaldamento, raffredda-mento, l’umidificazione e la deumidificazione relativi all’edificio e all’impianto;

– di definire i sistemi di calcolo.

Trattasi di una norma molto importante e impegnativa che richiede un approfon-dito esame.

QUALITÀ DELL’ARIA AMBIENTE 457

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1.6 Manutenzione preventiva

È stato mostrato dall’esperienza che “revisioni periodiche”, consistenti nella sostituzione oriparazione di componenti o apparecchiature quando si ritiene che abbiano esaurito la loro vitautile (ma non si siano guastati), sono in genere costose senza portare benefici particolari.

Una manutenzione efficace sarà quindi rivolta ad eliminare o prevenire le avarie.Seguendo la prassi internazionale, le attività di manutenzione svolte periodicamente ven-

gono chiamate “manutenzione preventiva”.Se si escludono dalla manutenzione preventiva le revisioni periodiche vere e proprie, le atti-

vità che le caratterizzano sono: ispezione e servizi.L’attività di ispezione raccoglie informazioni sulle possibili avarie e sul deterioramento del

bene, controllando la condizione dei componenti o il loro funzionamento.L’attività di servizio consiste in tutto quanto serve a ridurre il deterioramento e prolungare

la vita del componente: pulizia, lubrificazione ecc.Un caso particolare di manutenzione preventiva è la manutenzione secondo condizione. È

quella in cui si constata che la sostituzione preventiva di un elemento nuovo identico non miglio-ra o addirittura peggiora il tasso di guasto (per esempio quando ci sono elementi con “difetti digioventù” o la cui sostituzione introduce in un sistema una ulteriore possibilità dì avaria).

In questo caso la manutenzione preventiva è subordinata al palesarsi di un tipo di avveni-mento predeterminato, che diventa la spia della necessità di manutenzione (per esempio: usura,consumo di lubrificante, rilevazione di un sensore ecc.).

2. Requisiti igienici per le operazioni di manutenzione degli impianti di climatizzazione

2.1 Generalità

I sistemi di condizionamento dell’aria e di ventilazione devono essere progettati, costruitied installati in modo tale da consentire la pulizia di tutte le superfici interne e di tutti i compo-nenti, in conformità alle disposizione della ENV 12097(6). Ciò costituisce premessa indispen-sabile affinché tali sistemi possano funzionare ed essere mantenuti in modo tale che i requisi-ti igienici siano permanentemente rispettati. A questo proposito devono essere effettuate ispe-zioni tecniche e manutentive regolari insieme a frequenti controlli igienici da parte di persona-le specializzato, all’uopo incaricato. Si raccomanda di prevedere l’istituzione di un Registroper la documentazione degli interventi di manutenzione, ordinari e straordinari, sugli impiantiidrici e di climatizzazione.

II primo controllo deve avvenire contestualmente all’attivazione dell’impianto al fine diaccertare che lo stesso sia stato posto in opera pulito e, se necessario, sanificato (assenza didetriti e polvere di cantiere ecc.)(7).

I sistemi impiantistici devono essere controllati regolarmente e devono essere puliti, senecessario, da personale qualificato; un sistema può essere mantenuto pulito solo quando tuttele superfici del sistema (in particolare dei condotti d’aria) non presentano accumuli di partico-lato ritenuti non accettabili.(8)

I filtri devono essere ispezionati regolarmente e, se vi è una evidente contaminazione, devo-

500 COMFORT E MICROCLIMA

(6) ENV 12097 “Rete delle condotte. Requisiti relativi ai componenti atti a facilitare la manutenzione dellereti delle condotte”, 2007.

(7) Il limite ammissibile per il particolato depositato nei condotti d’aria considerati puliti, privi di rivesti-mento interno, è 0,75 mg/100 cm2 (“NADCA vacuum test”); le procedure della prova, almeno per quan-to riguarda le condotte non coibentate, sono quelle per aspirazione, secondo la metodologia descritta inNADCA, National Air Duct Cleaners Association (1996).

(8) Il limite per la contaminazione ammissibile nei condotti d’aria è 1 g/m2.

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UNI 8199/98 Acustica - Collaudo acustico degli impianti di climatizzazione eventilazione - Linee guida contrattuali e modalità di misurazione.

UNI 9994/2003 Apparecchiature per estinzione incendi. Estintori di incendio.Manutenzione.

UNI 10144/2006 Classificazione dei servizi di manutenzione.UNI 10224/2007 Manutenzione. Principi fondamentali della funzione manutenzione.UNI 10366/2007 Manutenzione. Criteri di progettazione della manutenzione.UNI EN 15341/2007 Manutenzione. Indici di manutenzione.UNI 10144/2006 Classificazione dei servizi di manutenzione.UNI 10339/95 Impianti aeraulici a fini di benessere. Generalità, classificazione e

requisiti. Regole per la richiesta d’offerta, l’offerta, l’ordine e la for-nitura.

UNI 10435/95 Impianti di combustione alimentati a gas con bruciatori ad aria sof-fiata di portata termica nominale maggiore di 35 kW. Controllo emanutenzione.

UNI 10436/96 Caldaie a gas di portata termica nominale non maggiore di 35 kW.Controllo e manutenzione.

UNI EN 12237/2004 Ventilazione degli edifici - Reti delle condotte - Resistenza e tenutadelle condotte circolari di lamiera metallica.

UNI 10604/97 Manutenzione. Criteri di progettazione, gestione e controllo dei ser-vizi di manutenzione di immobili.

UNI 10749-1/2003 Manutenzione - Guida per la gestione dei materiali per la manuten-zione - Aspetti generali e problematiche organizzative.

UNI 10749-5/2003 Manutenzione - Guida per la gestione dei materiali per la manuten-zione - Criteri di acquisizione, controllo e collaudo.

UNI 10749-6/2003 Manutenzione - Guida per la gestione dei materiali per la manuten-zione - Criteri amministrativi.

UNI 7131/99 Impianti a GPL per uso domestico non alimentati da rete di distri-buzione - Progettazione, installazione, esercizio e manutenzione.

UNI 10831-1/99 Manutenzione dei patrimoni immobiliari - Documentazione edinformazioni di base per il servizio di manutenzione da produrre peri progetti dichiarati eseguibili ed eseguiti - Struttura, contenuti elivelli della documentazione.

UNI EN 12097/2007 Ventilazione negli edifici - Rete delle condotte - Requisiti relativi aicomponenti atti a facilitare la manutenzione delle reti delle condotte.

UNI 10874/00 Manutenzione dei patrimoni immobiliari - Criteri di stesura deimanuali d’uso e di manutenzione.

UNI 10912/00 Dispositivi di protezione individuale - Guida per la selezione, l’usoe la manutenzione dei dispositivi di protezione individuale degliocchi e del viso per attività lavorative.

UNI 7129/08 Impianti a gas per uso domestico alimentati da rete di distribuzione.Progettazione, installazione e manutenzione.

UNI 10951/01 Sistemi informativi per la gestione della manutenzione dei patrimo-ni immobiliari - Linee guida.

UNI EN 12170/02 Impianti di riscaldamento degli edifici - Procedure per lapredisposizione della documentazione per la conduzione, la manu-tenzione e l’esercizio - Impianti di riscaldamento che richiedonopersonale qualificato per la conduzione.

UNI EN 12171/02 Impianti di riscaldamento degli edifici - Procedure per la predispo-sizione della documentazione per la conduzione, la manutenzione e

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l’esercizio - Impianti di riscaldamento che non richiedono persona-le qualificato per la conduzione.

UNI EN 13269/06 Manutenzione - Linee guida per la preparazione dei contratti dimanutenzione.

ASAPIA 1/92 Scelta, ordinazione e costruzione delle condotte in lamiera.ASAPIA 2/95 Classificazione, scelta e applicazione di materiali e sistemi per l’i-

solamento termico e acustico nelle distribuzioni aerauliche.DL 19.9.94, n. 626 Attuazione di direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicu-

rezza e della salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro.AICARR Linee guida sulla manutenzione degli impianti di climatizzazione,

febbraio 2005.Libro bianco sulla legionella, a cura di C.M. Joppolo.

UNI EN 556-1/2002 Sterilizzazione dei dispositivi medici - Requisiti per i dispositivimedici che recano l’indicazione “sterile” - Requisiti per i dispositi-vi medici sterilizzati terminalmente.

UNI EN ISO 6222/2001 Qualità dell’acqua - Valutazione quantitativa dei microrganismivitali -Conteggio delle colonie per inoculo su terreno agarizzato.

UNI EN ISO 7730/2006 Ergonomia degli ambienti termici - Determinazione analitica einterpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indi-ci PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale.

QUALITÀ DELL’ARIA AMBIENTE 509

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662 MOTO DEI FLUIDI

2 a b– per condotto rettangolare: dh � –––––––– (mm).

(a � b)

Diametro equivalente de (mm) è quello di un condotto circolare avente la stessaperdita di carico a parità di portata d’aria e di coefficiente d’attrito. Per canali a sezio-ne circolare il diametro equivalente coincide con quello nominale (d); per quello ret-tangolare, invece, purché il rapporto di forma k � a/b sia inferiore o al massimoeguale a 4, esso assume un valore che si può calcolare con l’espressione (13.24)(vedasi paragrafo 13.1.3):

(a b)0,625

de � 1,30 –––––––––––– (13.24)(a � b)0,250

15.3 CONDOTTE METALLICHE E RACCORDI A SEZIONE CIRCOLARE

La norma UNI EN 1506 (2008): “Ventilazione negli edifici. Condotte di lamierametallica e raccordi a sezione circolare. Dimensioni”, specifica le dimensioni dellecondotte circolari metalliche impiegate per convogliare aria negli impianti di venti-lazione o condizionamento dell’aria.

Lo spessore delle pareti delle condotte e dei raccordi non viene più specificatonella norma, come nella UNI 10381 (1 e 2) ora ritirata.

15.3.1 Caratteristiche dimensionali dei canali circolari. Le dimensioni nor-malizzate dei canali circolari sono riportate nella tab. 15.4 dalla quale, a fronte deidiametri, si possono desumere:– i valori dell’aria della sezione trasversale Ac (m2);– i valori della superficie laterale per unità di lunghezza Ai (m2/m).

Tab. 15.4 Caratteristiche dimensionali dei canali circolari

Diametro nominale, d1 Area della sezione Area superficiale trasversale, Ac della condotta

(mm) (m2) (m2/m)

Dimensioni raccomandate

63 3,12 � 10�3 0,197

80 5,03 � 1 0�3 0,251

100 7,85 � 10�3 0,314

125 12,3 � 10�3 0,393

160 20,1 � 1 0�3 0,502

200 31,4 � 1 0�3 0,628

250 49,1 � 10�3 0,785

(segue)

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Le serrande vanno installate, secondo le disposizioni del costruttore, in manieratale che una volta chiuse costituiscano davvero una tenuta al fuoco e al fumo. Il riar-mo di quelle chiuse deve essere fatto manualmente, per cui è necessario che essesiano facilmente accessibili.

Sono disponibili serrande circolari e rettangolari. Il materiale impiegato è, ingenere, lamiera di acciaio da 15 o da 20/10 mm per la cassa, mentre l’otturatore è inmateriale refrattario. Devono essere omologate secondo la circolare n. 91 del Mini-stero degli Interni - Direzione Generale dei Servizi Antincendio.

Le serrande tagliafuoco devono possedere le stesse caratteristiche di resistenza alfuoco che hanno le pareti sulle quali devono essere montate.

Può essere utile rammentare che la resistenza al fuoco rappresenta la caratteristi-ca di un materiale a conservare, per un determinato tempo (espresso in minuti primi),la stabilità R, la tenuta alla fiamma E e l’isolamento termico I.

Sul mercato esistono serrande REI 60, REI 90 e REI 120, dove appunto 60, 90 e120 sono i minuti garantiti di resistenza.

I condotti devono essere dotati, in posizioni opportune da individuare in fase distudio del progetto, di stazioni di taratura, che consentano il bilanciamento dell’im-pianto ed eventuali controlli successivi. Queste sono costituite dai seguenti compo-nenti.– Dispositivo di taratura: è di solito una serranda ad alette contrapposte, a valle della

stazione di misura, a una distanza da 1 a 3 volte il diametro equivalente del con-dotto.

– Stazione di misura: è costituita da una serie di fori praticati sul condotto e adat-ti per l’uso di un tubo di Pitot. Essa deve essere posta a valle di possibili turbo-lenze del flusso, a una distanza da 5 a 10 volte il diametro equivalente del con-dotto. Se particolari situazioni di temperatura o polverosità dell’aria non lo con-sentono, il tubo di Pitot potrà essere sostituito da altri apparecchi (ventoline, filocaldo ecc.).

La stazione di misura ha lo scopo di consentire la misurazione e la taratura delflusso di aria nel condotto principale e nelle altre parti della rete ove sia necessa-rio misurare e tarare la portata di aria. Per tale scopo è importante che nel punto dimisura siano minime le turbolenze e ciò si ottiene rispettando le distanze sopraindicate. Con questi accorgimenti la precisione raggiungibile è del ± 5% del valo-re reale.

15.10 RESISTENZA E TENUTA DELLE CONDOTTE IN LAMIERAMETALLICA

Nella UNI EN 13779:2008 “Ventilazione degli edifici non residenziali - Requisiti diprestazione per i sistemi di ventilazione e di climatizzazione” si afferma che le provedi tenuta dei canali dovrebbero essere effettuate in tutte le fasi costruttive, durante lequali le eventuali riparazioni necessarie possono essere più agevolmente eseguite.

CONDOTTE PER LA DISTRIBUZIONE DELL’ARIA 689

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690 MOTO DEI FLUIDI

Successivamente è, però, consigliabile effettuare una valutazione della percentualedi portata dispersa per fughe d’aria. Con questa norma viene introdotta una relazio-ne tra la classe di tenuta minima di un impianto, l’ubicazione e la destinazione d’usodel medesimo. Viene anche indicato in modo chiaro come tutti gli impianti situatiall’interno di controsoffitti, o semplicemente sottoposti a pressioni/depressioni inter-ne superiori a 150 Pa, debbano avere una classe di tenuta aeraulica almeno pari allaclasse B.

Per la resistenza e la tenuta delle condotte occorre riferirsi alle norme:– UNI EN 12237:2004 “Ventilazione degli edifici - Reti delle condotte - Resistenza

e tenuta delle condotte circolari di lamiera metallica”;– UNI EN 1507:2008 “Ventilazione degli edifici - Condotte rettangolari di lamiera

metallica - Requisiti di resistenza e di tenuta”.

Queste norme specificano i requisiti e i metodi di prova relativi alla resistenza ealla tenuta delle condotte utilizzate negli impianti di condizionamento e ventilazionedegli edifici.

Tali norme specificano le prove di tenuta, indicando in almeno 10 m2 la superfi-cie dei canali da sottoporre a test. Nello stesso tempo specificano che in assenza diuna prova globale su tutta la canalizzazione, il test di tenuta deve essere effettuato sualmeno il 10% della superficie complessiva delle condotte. Tutte le possibili apertu-re del sistema devono essere chiuse e il ventilatore di prova deve essere dotato di unmisuratore di portata d’aria calibrato.

Il rapporto tra la portata d’aria di fuga misurata (qv) e la superficie del canale esa-minato (si veda anche UNI EN 14239) fornisce il valore specifico di fuga della por-tata d’aria:

qvf � ––––––Aj

Il fattore di fuga (f) deve essere inferiore al trafilamento limite (fmax) corrispon-dente alla classe di tenuta richiesta per qualsiasi pressione di test (ptest) inferiore ouguale alla pressione di esercizio (pdesign).

II canale deve resistere alla pressione statica limite (ps) specificata, senza presen-tare deformazioni permanenti o improvvisi cambiamenti di portata o pressione (ptest).Si considera deformazione una variazione superiore al 10% della sezione del canale.(Questa condizione deve essere dunque garantita dal fornitore).

Tenuta di un sistemaCome detto, la classificazione e le modalità di test di tenuta dei canali circolari

sono descritte nella UNI EN 12237. I requisiti e la verifica della tenuta delle UTA,comprese le perdite dovute al filtro, sono invece descritti nella EN 1886. La classedi tenuta deve essere scelta in modo che le perdite d’aria, in caso di pressioni posi-tive, e le infiltrazioni, in caso di pressione negative, non superino il 6% del valoredì portata totale del sistema in condizioni operative. Ciò garantisce un controllo

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