42] IL MATTINO/CRONACA NAPOLI/16 02/02/17 ......sura delle trilogia, Cronache di un paese con...

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Time: 01/02/17 22:42 IL_MATTINO - NAZIONALE - 42 - 02/02/17 ---- 42 Napoli Cultura . Società Giovedì 2 febbraio 2017 Il Mattino Santa Di Salvo M eglio la Big Ap- ple o la Mela An- nurca? Sembra un gioco, invece è una seria teoria scientifica che smontailuoghicomunisullanostracit- tà e ricolloca la «neapolitan way of life» alprimopostonelmondopercreatività e innovazione. Ad affrontare, rischian- do il paradosso, i paradigmi di rappre- sentazione di Napoli è Stefano De Fal- co, ingegnere, docente di Geografia dell’Innovazione Urbana alla Federico II e direttore del Ceritt, un centro che si occupa appunto di questi temi. Napoli è argomento ingombrante, si sa. Da qualsiasi parte lo si affronti, bisogna fa- re i conti con la notorietà globale dei suoi elementi costitutivi nel bene (po- co) e nel male (molto). Sostenere che neivicolidei Quartieri Spagnolisi siano sviluppatecomunitàbasatesullasolida- rietà reciproca tipiche delle «social street» invocate dai sociologi contem- poranei, può sembrare un azzardo. De Falco invece, che studia proprio le nuoveteorieurbani- stiche,trovanorma- leparagonareilmo- dello napoletano al plessodiGoogle,ca- ratterizzatodagliac- cessi di diversi edifi- ci in uno stesso luo- go comune ricreati- vo, simili entrambi alla teoria cinetica dei gas che si urtano per aumentare l’energia interna to- tale. Noi, che criti- chiamo sempre il nostro modello di vita, abbiamo sba- gliato tutto? Vuoi vedere che pizza e ar- te di arrangiarsi, caffè e Vesuvio sono icone più attuali e contemporanee dei grattacieli di Dubai e dei Paesi smart in testa alle classifiche del Forum Econo- mico Mondiale come Svizzera, Israele eFinlandia? Addio Silicon Valley, benvenuta Ve- suvius Valley (Cultura Nova, pagine 222, euro 11,50). Ovvero, come dice il sottotitolo, «Perché Napoli è la città più innovativa dal mondo». Il paradigma scientifico di De Falco molto deve agli studi dell’americano Richard Florida e al suo citatissimo studio intitolato The RiseoftheCreativeClass ,chehainaugu- rato una stagione di riflessioni critiche sulle «città creative» e sulla crescente centralità del tema nella politica urba- na di tutto il mondo. Che cos’è la classe creativa? Quella categoria di persone chedallorolavoropercepisconounsa- larioogeneranounprofitto:dagliscien- ziatiaidesigner,dagliinformaticiagliar- tisti.Tuttiquellichestimolanolacresci- ta di un territorio attraverso le tre T: Ta- lento,TecnologiaeTolleranza.Unodei cardini di questa teoria, non ammessa datutti gli studiosi,è il corollario secon- do cui le imprese seguiranno sempre il «creative people» perché il clima che si crea in questi luoghi è liberale, bohèm- ienecosmopolita. Nella «Vesuvius Valley» tutto questo c’è.EDeFalcoprendeinesameunase- rie di realtà territoriali e imprenditoriali checonsegnanoaNapolimoltirequisi- ti, alcuni solo potenziali, per partecipa- re al gioco mondiale. Nel libro, l’autore analizza in dettaglio le gran- ditrasformazioniche stanno avvenendosia nellaparte est chenellaparteovestdellacit- tà, con ingenti investimenti previsti nel Patto per il Sud. Persino il fenomeno pizza, giàanalizzatoinchiaveforte- mente negativa da Domeni- co De Masi nel suo ultimo li- bro,entranelquadrogenera- le con il «robot pizzaiolo» ideatodaBrunoSiciliano,di- rettore del Prisma Lab, il no- stro laboratorio di robotica famoso nel mondo.Puntifortidel’analisidiDeFal- cosonoiDistrettiIndustriali.Nonostan- te la flessione delle attività produttive nelSud,DeFalcosottolinealepotenzia- lità di alcuni poli di eccellenza come l’Enea,ilcentrodiricerchediPorticiog- gi specializzato nelle applicazioni dei filmsottiliedeimaterialinanostruttura- tiingenere.EpoiilDistrettoAerospazia- le con la presenza sul territorio di gran- diaziendeleaderedicentri dieccellen- za come il Cira, l’Imast, il Mars, l’Imm. E ancora il Distretto Tessile con forti connotazioni di innovazione tecno-ar- tigianale con le due filiere, del calzatu- riero e dell’abbigliamento. E poiilDistrettoAgroalimenta- re, con 28 prodotti Doc, Do- cgeDop,epiùdi300prodot- ti tradizionali. E il Distretto Orafonell’area vesuviana. Tutte potenzialità «ener- getiche»cheDeFalcoriversa nel gran calderone vesuvia- no, stimolando l’apertura di undibattitononbanalesulle potenzialitàassaisottostima- tedel territoriopartenopeo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ugo Cundari C apita ai grandi scrittori, ma- gari anche solo in una delle loro opere, di ricostruire cit- tàpiùimmaginariechereali,mano- nostante ciò dal suono familiare per i loro abitanti. E così la Napoli di La Capriaola ParigidiDumas ola Lon- dra di Dickens diventano luoghi dell’anima,primaancorachepunti- nibenprecisisopraunamappageo- grafica. È capitato anche a un libro del giornalista Piero Antonio Toma, Tuglie, storie di un paese , almeno a dettadelsuoprimoedentusiastacri- tico, Domenico Rea, che recensen- dolonel1979usòquesteparole,fino- ra inedite: «Il paese diventa una me- tafora, una invenzione, uno stru- mento di conoscenza, una verifica del passato come fenomeno attivo e produttivo di un legame divenuto storico, non sentimentalistico. In- somma, Toma nel ricostruire con la memoriaipunticaldiepoeticidiTu- glie, crea – ed è questo il risultato di unveroscrittore–nonpiùTuglie,un paesedelSud,maunpaesedell’ani- ma,suo,personale,partediunapoe- tica,diunafede, diunascelta». DopoTuglie,storiediunpaese, To- ma scrisse nel 1992 Il passo della ca- landra( ESI)einquestigiorni,achiu- sura delle trilogia, Cronache di un paese con abitanti (Compagnia dei Trovatori, pagg. 192, euro 15). Il cer- chiosièchiuso,dunque,dopopiùdi trenta anni, e così di nuovo a Tuglie, piccolo paesino di poco più di cin- quemilaabitantiinprovinciadiLec- ce,sonoambientatelastorie,costrui- te con tanti personaggi diversi, dall’emigrante di ritorno al vecchio saggio,dalmari- naiochenelcor- so della sua vita percorre quasi quindicimila chilometrialsin- daco chesi met- te alla testa di una crociata per donare il san- gue(econvince- re le donne del Paese, negli an- ni Cinquanta, a nonprovarever- gognanellosco- prire il braccio per la siringa), dall’uomo con due anime al cantastorie, no- vello Omero, che con le paro- le non solo nar- rama,frasesufrase,mettesul’identi- tà degli abitanti. Senza contare an- che le storie di altri emigranti, le cui vite spesso drammatiche sono rac- contateconmoltadelicatezzadaTo- ma, quasi come se nutrisse una sor- ta di timore reverenziale per quei suoi concittadini che, costretti, han- no rinunciato a sentirsi vivi nel loro paese. La vicenda più dura è quella del tredicenne Gioele, che arrivato in Svizzeraconigenitori pertrovareun paradiso economico e senza stenti, finiràinvece per trovareun paradiso artificiale a base di droghe, dall’ha- shish all’eroina. In fondo Toma, in questo suo libro che vuole ricordare ecelebrarelesueradici,èuntugliese cometuttiglialtri,ossiaunochenon hamaiabbandonatolasuaterra,or- gogliosodiappartenereaunacomu- nità dall’identità, fino ad oggi, mai messa in discussione. Una identità – ci suggerisce Toma tra quelle stesse righe che subito colse lo stesso Rea nell’altro volume – basata su quei puntifortidelMeridione.Accoglien- za,assimilazione,aperturamentale, esaltazione delle differenze. E se pu- re Toma non è stato un contadino, forse tra le figure che ricorda con più deferenzacisonoproprioloro,ilavo- ratori della terra, quelli che sgobba- no sulle zolle in cambio della gratifi- cazionediunaradicebensalda. Cro- nachediunpaeseconabitanti sipre- senta al Clubino, via Luca Giordano nellaseratadidomani3febbraio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il saggio In «Borbonici patrioti e criminali» l’autore narra l’Ottocento pre unitario La ricerca Vesuvius Valley, il nuovo polo creativo Innovazione e smart people: De Falco paragona il modello napoletano alla piattaforma Google Territorio Dal robot pizzaiolo al Distretto aerospaziale nuove realtà che guardano al futuro Testimonianze Toma e le vite minuscole di Tuglie Gigi Di Fiore E nzo Ciconte, docente di Storia della criminalità organizzata all’Università Roma Tre, tra i primi a scrivere di ‘ndrangheta, per- corre un campo arato da diversi stu- diosi e mette a fuoco l’influenza delle mafienelperiododelRisorgimento.Il risultatoèunagilemanuale( Borboni- ci, patrioti e criminali - L’altra storia del Risorgimento, Salerno editrice, p. 164, euro 12), suddiviso in tre capitoli peraltrettantiperiodi-eventicompre- sitra il 1848 e la fine dell’800. Non è un testo di storia della mafia, né di storia del Risorgimento, ma una riflessione approfonditasulruolodellacriminali- tàorganizzatainqueglianni. Alla fine, il libro è anche una detta- gliataanalisicriticasullarepressionee lecommistioniStato-mafianegli anni immediatamente post-unitari. Limi- tati agli accenni sul capo della polizia borbonica in Sicilia, Salvatore Mani- scalco, o a riferimenti sui gendarmi delleDueSicilie(soprannominati«fe- roci» a Napoli e «sorci» a Palermo), le parti sul periodo pre-unitario. L’affre- sco più efficace resta sicuramente quello del capitolo sugli anni di fine ‘800,dettagliato,riccodiepisodiepar- ticolari sulla Sicilia e sulla mafia isola- na. Vi emerge la descrizione, in quel trentennio,delfrequentericorsodelle istituzioniliberaliallacriminalitàorga- nizzata per risolvere lotte politiche, dietrounaapparente,ancheseviolen- ta,attivitàdi repressionedifacciata. È l’uso della violenza, come ha evi- denziatonelsuopiùrecentesaggioan- cheIsaiaSales,il«valore»adisposizio- nedelleorganizzazionicriminali.Vio- lenza che, in uno Stato democratico e liberale, dovrebbe essere di esclusivo appannaggiodelleistituzioniperassi- curare la pacifica convivenza, ma in momenti cruciali della storia italiana èstatapiùvolte delegatada esponenti istituzionaliadorganizzazionidipote- re criminale. Bene evidenzia Ciconte come nelle rivoluzioni siciliane, nel 1848comenel1860onel1866,lozam- pino dei mafiosi e dei violenti dalla fe- dinapenale nonlimpida siastato non casuale.Nellibro,dovesidedicano15 pagine all’avanzata garibaldina, si ri- cordano i picciotti pronti a mettersi al fiancodellecamicierosse.Picciottide- scritti anche da autori garibaldini co- me Abba, Bandi, Mario. Per la loro avanzata,igaribaldinisiavvalseroan- che di quelle braccia armate, al soldo deilatifondistisiciliani, quellidigatto- pardescamemoria. LamafiainSicilianacqueinuncon- testo rurale a difesa dei latifondi, con l’avallo dei potenti baroni-proprietari terrieri. Lo ha descritto bene lo storico inglese John Davis e spiega Ciconte: «C’èunusospregiudicatodellaviolen- zanellelottesocialiediclasse;edèabi- tudine che entra nelle competizioni politiche e di potere». Così, l’ultimo e più corposo capitolo del saggio («Al tempo dei Savoia») resta il più incisi- vo, nel descrivere come nei primi 30 anni post-unitari la mafia siciliana si siaconsolidataapotere di riferimento anche per le classi dirigenti nazionali eperifunzionarisettentrionali spediti sull’isola. La Sicilia resta il fulcro di at- tenzionedellibro,checontienerapidi accenni a Napoli e alla Calabria. Ma appareevidentecomeleorganizzazio- nicriminalipreesistentiall’Unitàd’Ita- lia siano diventate potere sociale ed economico subito dopo le annessio- ni, condizionando politica ed elezio- ni.Il libro diventa così un atto di accu- sa ai governi della destra liberale co- medellasinistradeltrasformismoche nonsepperoandareoltrelarepressio- ne cieca. Scrive Ciconte, sintetizzan- dolaquestione:«L’originedellemafie è da collocare nella storia del Mezzo- giorno, ma il loro sviluppo è stato reso possibile non solo dalle responsabili- tàdelleélitemeridionali,maancheda uomini del Nord che guardavano al Mezzogiornocomeunluogocrimina- le che dovesse essere affrontato in ter- mini repressivi perché abitato da uo- minichenoneranoitaliani,maafrica- ni,inunaterranonancorapassatadal- labarbarieallaciviltà». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro Analizza teorie urbanistiche icone globali e «social street» Tecnologia Il robot pizzaiolo ideato da Bruno Siciliano di Prisma Lab e presentato a Futuro Remoto Memoir Con «Cronache di un paese senza abitanti» l’autore celebra le sue radici e il Sud. L’inedito di Mimì Rea La storia secondo Ciconte L’altro Risorgimento: quando la mafia era al soldo dei latifondisti «Quarto Stato» Il dipinto più famoso di Giuseppe Pelizza da Volpedo Il piacere della scrittura e il piacere dell’amore si fondono, si mescolano, si combattono per dare vita al libro «Qualcuno si è amato» di Gabriella Maria Scamardella (Guida editori). Il libro si presenta oggi alle 18 all’Hotel Chiaja in via Chiaia: con l’autrice, Roberta De Pasquale, Gennaro Maresca. Coordina Claudio Finelli. Un romanzo breve che scandisce le tappe di un amore, dal primo incontro alla separazione finale, mantenendo la tensione poetica dei sentimenti che mutano. Chiaja Hotel Scamardella e l’amore che non c’è più Festa dellalegalitàperl’apertura dellamostra«VanGogh.Icapolavori ritrovati».Lunedì6febbraioalle12nel salonedaballodiCapodimonte cerimoniadiriconsegnaall’Olandadei duedipintidelmaestrofiammingo«La SpiaggiadiScheveningen»ela «ChiesadiNuenen»rubati,acquistati dalredeinarcoseritrovativerranno riconsegnatialleautoritàolandesi:con ildirettorediCapodimonteBellenger,il direttoredelmuseoVanGoghdi AmsterdamRüger,ilgovernatoreDe Luca,ilsottosegretarioaibeniculturali Cesaro,l’ambasciatoreolandese Wijnands,ildirettoregeneraledel ministerodellaCulturaolandese Bersee,ilprocuratoregeneraledi NapoliRiello,ilprocuratoreCapo Colangelo,igeneralidellaGuardiadi FinanzaToschieD’Alfonso,ilcapo dellaprocuraolandeseBolharr. © RIPRODUZIONE RISERVATA Museo di Capodimonte Autorità olandesi a Napoli per Van Gogh

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  • Time: 01/02/17 22:42 IL_MATTINO - NAZIONALE - 42 - 02/02/17 ----

    42 NapoliCultura.Società Giovedì 2 febbraio 2017IlMattino

    SantaDiSalvo

    Meglio la Big Ap-ple o la Mela An-nurca? Sembraun gioco, inveceèunaseria teoriascientifica che

    smontailuoghicomunisullanostracit-tà e ricolloca la «neapolitan way of life»alprimopostonelmondopercreativitàe innovazione. Ad affrontare, rischian-do il paradosso, i paradigmi di rappre-sentazione di Napoli è Stefano De Fal-co, ingegnere, docente di Geografiadell’Innovazione Urbana alla FedericoIIedirettoredel Ceritt,uncentro chesioccupaappunto diquesti temi. Napoliè argomento ingombrante, si sa. Daqualsiasipartelosiaffronti,bisognafa-re i conti con la notorietà globale deisuoi elementi costitutivi nel bene (po-co) e nel male (molto). Sostenere cheneivicolideiQuartieriSpagnolisisianosviluppatecomunitàbasatesullasolida-rietà reciproca tipiche delle «socialstreet» invocate dai sociologi contem-poranei,puòsembrareunazzardo.De

    Falco invece, chestudia proprio lenuoveteorieurbani-stiche,trovanorma-leparagonareilmo-dello napoletano alplessodiGoogle,ca-ratterizzatodagliac-cessididiversiedifi-ci in uno stesso luo-go comune ricreati-vo, simili entrambialla teoria cineticadeigaschesiurtanoper aumentarel’energia interna to-tale. Noi, che criti-chiamo sempre il

    nostro modello di vita, abbiamo sba-gliatotutto?Vuoivederechepizzaear-te di arrangiarsi, caffè e Vesuvio sonoicone più attuali e contemporanee deigrattacielidiDubaiedei Paesismart intesta alle classifiche del Forum Econo-mico Mondiale come Svizzera, IsraeleeFinlandia?

    Addio Silicon Valley, benvenuta Ve-suvius Valley (Cultura Nova, pagine222, euro 11,50). Ovvero, come dice ilsottotitolo,«PerchéNapolièlacittàpiùinnovativa dal mondo». Il paradigmascientifico di De Falco molto deve aglistudi dell’americano Richard Florida eal suo citatissimo studio intitolato TheRiseoftheCreativeClass,chehainaugu-rato una stagione di riflessioni critichesulle «città creative» e sulla crescentecentralità del tema nella politica urba-nadituttoilmondo.Checos’èlaclassecreativa? Quella categoria di personechedallorolavoropercepisconounsa-larioogeneranounprofitto:dagliscien-

    ziatiaidesigner,dagliinformaticiagliar-tisti.Tuttiquellichestimolanolacresci-tadiunterritorioattraversoletreT:Ta-lento,TecnologiaeTolleranza.Unodeicardini di questa teoria, non ammessadatuttiglistudiosi,èilcorollariosecon-docuileimpreseseguirannosempreil«creativepeople»perché ilclimache sicreainquestiluoghièliberale,bohèm-ienecosmopolita.

    Nella«VesuviusValley»tuttoquestoc’è.EDeFalcoprendeinesameunase-riedirealtàterritorialieimprenditorialicheconsegnanoaNapolimoltirequisi-ti,alcunisolopotenziali,perpartecipa-realgiocomondiale.Nellibro,l’autoreanalizza in dettaglio le gran-ditrasformazionichestannoavvenendosianellaparteestchenellaparteovestdellacit-tà, con ingenti investimentiprevisti nel Patto per il Sud.Persino il fenomeno pizza,giàanalizzatoinchiaveforte-mentenegativadaDomeni-coDeMasinelsuoultimoli-bro,entranelquadrogenera-le con il «robot pizzaiolo»ideatodaBrunoSiciliano,di-rettoredel PrismaLab, il no-

    stro laboratorio di robotica famoso nelmondo.Puntifortidel’analisidiDeFal-cosonoiDistrettiIndustriali.Nonostan-te la flessione delle attività produttivenelSud,DeFalcosottolinealepotenzia-lità di alcuni poli di eccellenza comel’Enea,ilcentrodiricerchediPorticiog-gi specializzato nelle applicazioni deifilmsottiliedeimaterialinanostruttura-tiingenere.EpoiilDistrettoAerospazia-leconlapresenzasulterritoriodigran-diaziendeleaderedicentridieccellen-za come il Cira, l’Imast, il Mars, l’Imm.E ancora il Distretto Tessile con forticonnotazionidiinnovazionetecno-ar-tigianale con le due filiere, del calzatu-

    rieroedell’abbigliamento.EpoiilDistrettoAgroalimenta-re, con 28 prodotti Doc, Do-cgeDop,epiùdi300prodot-ti tradizionali. E il DistrettoOrafonell’areavesuviana.

    Tutte potenzialità «ener-getiche»cheDeFalcoriversanel gran calderone vesuvia-no, stimolando l’apertura diundibattitononbanalesullepotenzialitàassaisottostima-tedelterritoriopartenopeo.

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    UgoCundari

    C apita aigrandiscrittori,ma-gari anche solo in una delleloro opere, di ricostruire cit-tàpiùimmaginariechereali,mano-nostanteciòdalsuonofamiliareperi loro abitanti. E così la Napoli di LaCapriaolaParigidiDumasolaLon-dra di Dickens diventano luoghidell’anima,primaancorachepunti-nibenprecisisopraunamappageo-grafica. È capitato anche a un librodelgiornalista Piero Antonio Toma,Tuglie, storie di un paese, almeno adettadelsuoprimoedentusiastacri-tico, Domenico Rea, che recensen-dolonel1979usòquesteparole,fino-rainedite:«Ilpaesediventauname-tafora, una invenzione, uno stru-mento di conoscenza, una verificadelpassatocomefenomenoattivoeproduttivo di un legame divenutostorico, non sentimentalistico. In-somma,Toma nelricostruirecon lamemoriaipunticaldiepoeticidiTu-glie, crea – ed è questo il risultato diunveroscrittore–nonpiùTuglie,unpaesedelSud,maunpaesedell’ani-ma,suo,personale,partediunapoe-tica,diunafede,diunascelta».

    DopoTuglie,storiediunpaese,To-ma scrissenel 1992 Ilpassodella ca-landra(ESI)einquestigiorni,achiu-sura delle trilogia, Cronache di unpaese con abitanti (Compagnia deiTrovatori,pagg.192,euro15).Ilcer-chiosièchiuso,dunque,dopopiùditrentaanni,ecosìdinuovoaTuglie,piccolo paesino di poco più di cin-quemilaabitantiinprovinciadiLec-ce,sonoambientatelastorie,costrui-te con tanti personaggi diversi,dall’emigrante di ritorno al vecchio

    saggio,dalmari-naiochenelcor-so della sua vitapercorre quasiquindicimilachilometrialsin-dacochesimet-te alla testa diunacrociataperdonare il san-gue(econvince-re le donne delPaese, negli an-ni Cinquanta, anonprovarever-gognanellosco-prire il braccioper la siringa),dall’uomo condue anime alcantastorie, no-vello Omero,checonleparo-le non solo nar-

    rama,frasesufrase,mettesul’identi-tà degli abitanti. Senza contare an-che le storie di altri emigranti, le cuivite spesso drammatiche sono rac-contateconmoltadelicatezzadaTo-ma,quasicomesenutrisseunasor-ta di timore reverenziale per queisuoiconcittadiniche,costretti,han-no rinunciato a sentirsi vivi nel loropaese.

    La vicenda più dura è quella deltredicenne Gioele, che arrivato inSvizzeraconigenitoripertrovareunparadiso economico e senza stenti,finiràinvecepertrovareunparadisoartificiale a base di droghe, dall’ha-shish all’eroina. In fondo Toma, inquestosuolibrochevuolericordareecelebrarelesueradici,èuntugliesecometuttiglialtri,ossiaunochenonhamaiabbandonatolasuaterra,or-gogliosodiappartenereaunacomu-nità dall’identità, fino ad oggi, maimessaindiscussione.Unaidentità–ci suggerisce Toma tra quelle stesserighe che subito colse lo stesso Reanell’altro volume – basata su queipuntifortidelMeridione.Accoglien-za,assimilazione,aperturamentale,esaltazionedelledifferenze.Esepu-re Toma non è stato un contadino,forsetralefigurechericordaconpiùdeferenzacisonoproprioloro,ilavo-ratori della terra, quelli che sgobba-nosullezolleincambiodellagratifi-cazionediunaradicebensalda.Cro-nachediunpaeseconabitantisipre-sentaalClubino,viaLucaGiordanonellaseratadidomani3febbraio.

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    “Il saggioIn «Borbonicipatriotie criminali»l’autore narral’Ottocentopre unitario

    La ricerca

    Vesuvius Valley, il nuovo polo creativoInnovazione e smart people: De Falco paragona il modello napoletano alla piattaforma Google

    TerritorioDal robotpizzaioloal Distrettoaerospazialenuove realtàche guardanoal futuro

    Testimonianze

    Tomae le viteminuscoledi Tuglie

    GigiDiFiore

    E nzo Ciconte,docentediStoriadella criminalità organizzataall’Università Roma Tre, tra iprimi a scrivere di ‘ndrangheta, per-corre un campo arato da diversi stu-diosi e mette a fuoco l’influenza dellemafienelperiododelRisorgimento.Ilrisultatoèunagilemanuale(Borboni-ci, patrioti e criminali - L’altra storiadel Risorgimento, Salerno editrice, p.164, euro 12), suddiviso in tre capitoliperaltrettantiperiodi-eventicompre-sitrail1848elafinedell’800.Nonèuntesto di storia della mafia, né di storiadel Risorgimento, ma una riflessioneapprofonditasulruolodellacriminali-tàorganizzatainqueglianni.

    Allafine,il libroèancheunadetta-gliataanalisicriticasullarepressioneelecommistioniStato-mafianeglianniimmediatamente post-unitari. Limi-tati agli accenni sul capo della poliziaborbonica in Sicilia, Salvatore Mani-scalco, o a riferimenti sui gendarmidelleDueSicilie(soprannominati«fe-roci» a Napoli e «sorci» a Palermo), lepartisulperiodopre-unitario.L’affre-sco più efficace resta sicuramentequello del capitolo sugli anni di fine

    ‘800,dettagliato,riccodiepisodiepar-ticolarisullaSiciliaesullamafia isola-na. Vi emerge la descrizione, in queltrentennio,delfrequentericorsodelleistituzioniliberaliallacriminalitàorga-nizzata per risolvere lotte politiche,dietrounaapparente,ancheseviolen-ta,attivitàdirepressionedifacciata.

    Èl’usodellaviolenza,comehaevi-denziatonelsuopiùrecentesaggioan-cheIsaiaSales,il«valore»adisposizio-nedelleorganizzazionicriminali.Vio-lenzache,inunoStatodemocraticoe

    liberale, dovrebbe essere di esclusivoappannaggiodelleistituzioniperassi-curare la pacifica convivenza, ma inmomenti cruciali della storia italianaèstatapiùvoltedelegatadaesponentiistituzionaliadorganizzazionidipote-re criminale. Bene evidenzia Cicontecome nelle rivoluzioni siciliane, nel1848comenel1860onel1866,lozam-pinodeimafiosiedeiviolentidallafe-dinapenalenonlimpidasiastatononcasuale.Nellibro,dovesidedicano15pagine all’avanzata garibaldina, si ri-cordanoipicciottipronti amettersialfiancodellecamicierosse.Picciottide-scritti anche da autori garibaldini co-me Abba, Bandi, Mario. Per la loroavanzata,igaribaldinisiavvalseroan-che di quelle braccia armate, al soldodeilatifondistisiciliani,quellidigatto-pardescamemoria.

    LamafiainSicilianacqueinuncon-testo rurale a difesa dei latifondi, conl’avallodeipotentibaroni-proprietariterrieri.Lohadescrittobenelostoricoinglese John Davis e spiega Ciconte:«C’èunusospregiudicatodellaviolen-zanellelottesocialiediclasse;edèabi-tudine che entra nelle competizionipolitiche e di potere». Così, l’ultimo epiù corposo capitolo del saggio («Al

    tempo dei Savoia») resta il più incisi-vo, nel descrivere come nei primi 30anni post-unitari la mafia siciliana sisiaconsolidataapoterediriferimentoanche per le classi dirigenti nazionalieperifunzionarisettentrionalispeditisull’isola.LaSiciliarestailfulcrodiat-tenzionedellibro,checontienerapidiaccenni a Napoli e alla Calabria. Maappareevidentecomeleorganizzazio-nicriminalipreesistentiall’Unitàd’Ita-lia siano diventate potere sociale edeconomico subito dopo le annessio-ni, condizionando politica ed elezio-ni.Illibrodiventacosìunattodiaccu-sa ai governi della destra liberale co-medellasinistradeltrasformismochenonsepperoandareoltrelarepressio-ne cieca. Scrive Ciconte, sintetizzan-dolaquestione:«L’originedellemafieè da collocare nella storia del Mezzo-giorno,maillorosviluppoèstatoresopossibile non solo dalle responsabili-tàdelleélitemeridionali,maanchedauomini del Nord che guardavano alMezzogiornocomeunluogocrimina-lechedovesseessereaffrontatointer-mini repressivi perché abitato da uo-minichenoneranoitaliani,maafrica-ni,inunaterranonancorapassatadal-labarbarieallaciviltà».

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    Il libroAnalizza teorieurbanisticheicone globalie «social street»

    Tecnologia Il robot pizzaiolo ideato da Bruno Siciliano di Prisma Lab e presentato a Futuro Remoto

    MemoirCon «Cronachedi un paesesenza abitanti»l’autore celebrale sue radici eil Sud. L’ineditodi Mimì Rea

    La storia secondo Ciconte

    L’altro Risorgimento: quando la mafia era al soldo dei latifondisti

    «QuartoStato» Il dipinto più famoso di Giuseppe Pelizza da Volpedo

    Ilpiaceredellascritturae ilpiaceredell’amoresifondono,simescolano,sicombattonoperdarevitaal libro«Qualcunosièamato»diGabriellaMariaScamardella(Guidaeditori). Illibrosipresentaoggialle18all’HotelChiaja inviaChiaia:con l’autrice,RobertaDePasquale,GennaroMaresca.CoordinaClaudioFinelli.

    Unromanzo brevechescandisce letappediunamore,dalprimo incontroallaseparazionefinale,mantenendolatensionepoeticadeisentimentichemutano.

    Chiaja HotelScamardellae l’amoreche non c’è più

    Festadellalegalitàperl’aperturadellamostra«VanGogh.Icapolavoriritrovati».Lunedì6febbraioalle12nelsalonedaballodiCapodimontecerimoniadiriconsegnaall’Olandadeiduedipintidelmaestrofiammingo«LaSpiaggiadiScheveningen»ela«ChiesadiNuenen»rubati,acquistatidalredeinarcoseritrovativerrannoriconsegnatialleautoritàolandesi:conildirettorediCapodimonteBellenger,ildirettoredelmuseoVanGoghdiAmsterdamRüger,ilgovernatoreDeLuca,ilsottosegretarioaibeniculturaliCesaro,l’ambasciatoreolandeseWijnands,ildirettoregeneraledelministerodellaCulturaolandeseBersee,ilprocuratoregeneralediNapoliRiello,ilprocuratoreCapoColangelo,igeneralidellaGuardiadiFinanzaToschieD’Alfonso,ilcapodellaprocuraolandeseBolharr.

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    Museo di Capodimonte

    Autorità olandesia Napoli per Van Gogh