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105 4. Tomba Fanciullacci Certosa di Bologna, Cortile della Chiesa 1941 Bronzo, cm 190 × 70 × 40; Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa d Bologna, Bologna, editrice Compositori, 2001; G. Pesci, La Certosa di Bologna Immortalità della memoria, Bologan, Editrice Compositori, 1998; E. Riccomini, De Vita Minguzzi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1966; Iscritto nella parte bassa, ai piedi della scultura, del rivestimento della Cappella : FAMIGLIA FANCIULLACCI La Cappella di proprietà della Famiglia Fanciullacci, progettata dal prof. Michele Marinoni, e curata dal punto di vista artistico dallo scultore Lucino Minguzzi 238 , è rivestita interamente di Breccia slava di Repen riquadrata diagonalmente con losanghe a mosaico. Al centro della parete di fondo spicca un Cristo risorto in bronzo, ai cui piedi si trova un sarcofago in marmo verde. Alle pareti laterali della cappella si trovano due luci votive di bronzo. Stilisticamente la scultura è molto vicina alla lezione del Maestro di Minguzzi: Arturo Martini 239 , col quale nei primi anni di pratica scultorea, Minguzzi aveva trenta anni, si confrontava continuamente, e ne assumeva caratteristiche e modelli. 240 Bisogna 238 Queste informazioni sono state raccolte dagli Archivi dei Servizi Funerari del Cimitero Monumentale Certosa di Bologna, Prot. Generale N. 6954, N. 877 del Registro dell’Ufficio Tecnico, Modello IV Lavori di Certosa, datato il 19 Febbraio 1941. 239 S. Evangelisti, Sculture e scultori dal 1930 al 1970, in La Certosa d Bologna Immortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori, 1998. 240 “L’esempio di Martini…fu normativo per tutti i giovani di quella generazione ( ndr. periodo a cavallo della seconda guerra mondiale ) E. Riccomini, De Vita Minguzzi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1966.

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4. Tomba Fanciullacci

Certosa di Bologna, Cortile della Chiesa

1941

Bronzo, cm 190 × 70 × 40;

Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa d Bologna, Bologna, editrice

Compositori, 2001; G. Pesci, La Certosa di Bologna Immortalità della memoria,

Bologan, Editrice Compositori, 1998; E. Riccomini, De Vita Minguzzi, Venezia,

Stamperia di Venezia, 1966;

Iscritto nella parte bassa, ai piedi della scultura, del rivestimento della Cappella :

FAMIGLIA FANCIULLACCI

La Cappella di proprietà della Famiglia Fanciullacci, progettata dal prof. Michele

Marinoni, e curata dal punto di vista artistico dallo scultore Lucino Minguzzi238, è

rivestita interamente di Breccia slava di Repen riquadrata diagonalmente con losanghe a

mosaico. Al centro della parete di fondo spicca un Cristo risorto in bronzo, ai cui piedi

si trova un sarcofago in marmo verde. Alle pareti laterali della cappella si trovano due

luci votive di bronzo.

Stilisticamente la scultura è molto vicina alla lezione del Maestro di Minguzzi: Arturo

Martini239, col quale nei primi anni di pratica scultorea, Minguzzi aveva trenta anni, si

confrontava continuamente, e ne assumeva caratteristiche e modelli.240 Bisogna

238 Queste informazioni sono state raccolte dagli Archivi dei Servizi Funerari del Cimitero MonumentaleCertosa di Bologna, Prot. Generale N. 6954, N. 877 del Registro dell’Ufficio Tecnico, Modello IV Lavoridi Certosa, datato il 19 Febbraio 1941.239 S. Evangelisti, Sculture e scultori dal 1930 al 1970, in La Certosa d Bologna Immortalità dellamemoria, Bologna, Editrice Compositori, 1998.240 “L’esempio di Martini…fu normativo per tutti i giovani di quella generazione ( ndr. periodo a cavallodella seconda guerra mondiale ) E. Riccomini, De Vita Minguzzi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1966.

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ricordare che Minguzzi aveva appena conosciuto Arturo Martini quando realizza la

scultura per la Cappella Fanciullacci, infatti il loro incontro risale al 1940 a Rimini.241

La Scultura che ci si presenta ora è un Cristo risorto con le braccia aperte e le mani

rivolte verso il cielo. Tuttavia, da alcune ricerche svolte, è risultato che inizialmente il

progetto per la Cappella prevedeva una scultura diversa.242

Si vede nel progetto che la scultura non rappresenta un Cristo risorto, ma può essere più

verosimilmente associata alla figura di San Giovanni Battista per via di alcuni elementi

iconografici che contraddistinguono la figura del Battista da quella del Cristo.

Nonostante ciò non vi è la certezza che il progetto firmato dal Prof. Marinoni fosse stato

redatto e approvato anche dal Maestro Luciano Minguzzi e dal proprietario della tomba:

il Signor Otello Fanciullacci. Risulta dai documenti relativi alla concessione per la

costruzione e l’abbellimento della suddetta Cappella che la Commissione Consultiva

Edilizia in data 19 Febbraio 1941 abbia consigliato di variare “il fondo della cappella

adottando marmo unito e togliendo le losanghe di mosaico.”243

A riprova di ciò vi è il fatto che il progetto datato nel 1941, e realizzato solo nel 1951,

poiché all’epoca era difficile reperire bronzo per fondere le statue, non venne in alcun

modo ripreso e ritoccato dall’artista al momento della fusione. Infatti Minguzzi segue

personalmente i passaggi della fusione della scultura presso la fonderia Guastini di

Verona non apportando alcune modifica e ritenendo l’opera ancora valida.244

E’ importante sottolineare che questo bronzo, come anche la Pietà in bronzo della

tomba Fazio, non sono stati fusi a Bologna, poiché, a differenza della antica e duratura

lavorazione del marmo, non fu presente un’altrettanto appropriata tradizione fusoria. Ed

è per questo motivo che, queste due sculture, come tante altre presenti alla Certosa di

Bologna, sono state fuse in Veneto ed in Toscana.245

241 “Quando conobbi Martini a Rimini, nel primo anno di guerra, molte mie idee si erano nel frattempogià decantate e stavo liberandomi dalla sudditanza alla quale la sua scultura mi aveva costretto…Con miameraviglia mi parlò della mie sculture, che ben conosceva; del tonfo dei miei “Pugilatori” alla Biennaleveneziana e del castigo che aveva subito l’Eva alla Quadriennale di Roma. Analizzò queste mie opere, luicosì avaro nel riconoscere il talento altrui, con parole positive e incoraggianti:” L. Minguzzi, Diritti eRovesci, Verona, Ghelfi, 1996, p. 270.242 Cfr. Progetto del Cappella datato Febbraio 1941 e firmato dal Prof. Michele Marinoni (ArchivioStorico Comunale di Bologna, P.G. 30656, A. I 877, 1941).243 Cfr. Modello IV Ufficio Commissione Consultiva Edilizia (Archivio Storico Comunale di Bologna, P.G. 30656, A. I 877, 1941 ).244 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna , Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 30.245 Ibidem, p. 27.

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Il Prof. Marinoni, forse insieme al Maestro Minguzzi si occupa anche della

progettazione e realizzazione delle due luci votive poste nelle due pareti laterali e della

decorazione in bronzo, due palme del martirio incrociate, poste ai piedi del Cristo.

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Figura 12. tomba Fanciullacci.

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Figura 13. Particolare tomba Fanciullacci.

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Figur

a 14, Progetto tomba Fanciullacci.

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Figura 15. Particolare luci votive del Progetto della tomba Fanciullacci.

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5. TOMBA BARAVELLI

Certosa di Bologna, Campo degli Ospedali

1967

Bronzo, 236 × 120 × 10 cm;

Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice

Compositori, 2001;

Iscritto nella parte alta della porta della Cappella: FAMIGLIA BARAVELLI, in un

battente della Porta è iscritto S. LUCA e nell’altro S. PAOLO;

La Cappella Baravelli è una struttura a pianta esagonale rivestita in marmo bianco e

verde, il cui progetto dei lavori è diretto dall’Ing. Vittorio Giarrusso in cui è presente un

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portone scolpito da Luciano Minguzzi. La porta della Cappella Baravelli è costituita da

quattro formelle che simmetricamente ornano la porta. Nella parte superiore dei battenti

sono raffigurati i Santi Luca e Paolo, mentre nella parte inferiore sono narrati due

episodi rappresentativi della loro vita. I temi delle due formelle sono stati scelti

dall’artista, così come tutto il programma iconografico della Cappella, il quale ha voluto

ricordare e onorare il figlio, scomparso prematuramente, dei proprietari della tomba:

Paolo, e allo stesso tempo dare un senso di continuità della vita ritraendo il figlio ancora

in vita: Luca.246

Minguzzi sceglie di rappresentare i due santi seguendo i dettami dell’iconografia

classica, evitando ogni tipo di possibile fraintendimento al di sopra delle due formelle

superiori scrive il nome del santo corrispondente.

Le formelle superiori vedono raffigurati: S. Luca, terzo autore del Vangelo, scolpito con

un libro in mano in atto di scrivere, mentre Paolo stringe in mano una spada, il suo

attributo iconografico e strumento del martirio.

Le due formelle inferiori vedono rappresentati due episodi simbolici dei santi, Luca,

mostra sempre il libro che tiene in mano, e allo stesso tempo è in sella ad un bue, infatti

il suo attributo iconografico è il bue. San Paolo invece viene raffigurato nell’atto della

conversione, infatti la storia narra che in sella ad un cavallo sulla via di Damasco,

colpito da un chiarore, il cavallo si imbizzarrisca, e lui venga disarcionato, mentre ode

la voce del Signore.

La porta presenta fra le due formelle due battacchi raffigurati da due colombe.

Già in questa opera, datata 1967, si nota il modellato schiacciato e un progressivo

appiattimento delle figure, che porta ad un parallelo distacco dei contorni delle figure

dal fondo.247 Questa soluzione formale è la stessa adottata dal Maestro per i rilievi della

Porta di San Pietro in Vaticano 248, ultimata nel 1977 ma a cui in quel periodo Minguzzi

stava già lavorando.

Anche se nel progetto per la costruzione della tomba non vi è ascritta la firma di

Minguzzi, è molto probabile che lo scultore abbia partecipato attivamente anche della

progettazione, oltre che alla cura della parte decorativa.

246 Si ringrazia per le informazioni dettagliate riguardanti le vicende della costruzione e decorazione dellaCappella, la proprietaria della stessa, la Signora Mirella Galletti in Baravelli.247 Cfr.,C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001;248 Per una completa trattazione del tema Crf. G. Marchiori, La Porta del Bene e del Male S. Pietro inVaticano, Bologna, Grafis, 1983;

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All’interno della Cappella, appena si apre la porta, si trova un inginocchiatoio di granito

rosa ( 93 × 62 × 56 cm ) scolpito direttamente dal Maestro e su cui è incastonato un

Crocifisso ( 75× 43 × 11 cm ), l’opera non è datata ma è firmata, con il simbolo di

Minguzzi, una “m” all’interno di un ellisse, nella parte posteriore.249

Possiamo tentare di stabilire una datazione per l’opera sulla base di alcune

informazioni. La cappella è stata inaugurata nel in occasione del 2 novembre del 1968,

mentre con ogni probabilità Minguzzi iniziò i lavori per la parte scultorea della Cappella

dopo il 1962, anno in cui è scomparso il figlio dei proprietari della tomba, quindi è

probabile che i lavori riguardanti le componenti decorative della Cappella siano databili

far il 1962 e il 1968.250

Sempre dalle informazioni raccolte dalla proprietaria della Cappella, sappiamo che il

Maestro Minguzzi si occupa della realizzazione delle cornici in bronzo e delle quattro

borchie che servono a chiusura del loculo.

Per ciascuna tomba, Minguzzi ha realizzato quattro borchie scolpite, in cui sono

raffigurati altrettanti animali: gallo, ancora, pesce e la colomba. La scelta del soggetto

delle borchie è stata liberamente fatta dal maestro, ed è possibile solo cercare di trovare

un significato approssimativo per la sua scelta. Possiamo quasi sicuramente affermare

che il gallo e la colomba sono simboli appartenenti alla cultura figurativa del Maestro,

che li ha già scolpiti prima di creare questa opera. Tuttavia è sempre un’ipotesi, a cui si

può aggiungere un’altra ipotesi, infatti nelle gallerie di diverse catacombe romane, si

scorgono appunto alcuni segni della fede di quelle prime e antiche comunità Cristiane.

Sono stati individuati alcuni simboli della fede come: il pesce, l’incarnazione del Cristo,

l’ancora, immagine della speranza e la colomba, rappresentazione dell’anima credente.

All’interno dell’iconografia tradizionale cristiana alla colomba, oltre al significato

appena citato, si associa il significato di innocenza e della purezza, che in questo caso,

ovvero in una Cappella in cui è sepolto un bambino, è estremamente attinente al

soggetto.

Il gallo è simbolo di resurrezione, e allo stesso tempo soggetto molto caro a Minguzzi.

Così come si può dedurre che il pesce sia una metafora per indicare i tutti i fedeli

raccolti nella figura di Cristo ed infine l’ancora, l’immagine più criptica, probabilmente

249 Per le informazioni riguardanti gli elementi ornamentali interni alla Cappella ringrazio la SignoraMirella Galletti in Baravelli.250 Cfr. Nota 1;

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allude alla speranza della resurrezione e più in generale alla fedeltà, alla costanza e alla

verità. Dalle informazioni che la proprietaria della tomba ci ha fornito sappiamo che le

opere decorative in bronzo della Cappella sono state fuse a Milano, probabilmente dopo

il 1965.

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Figura 16. tomba Baravelli.

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Figura 17. Particolare Porta della tomba Baravelli.

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Figura 20. Particolare Porta della tomba Baravelli.

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Figura 21. Particolare Porta della Tomba Baravelli.

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6. TOMBA ATTI

Certosa di Bologna, Campo degli Ospedali

1985

Bronzo, cm. 335 × 60 × 125,

Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice

Compositori, 2001;

Iscritto nella parte media della scultura: ARNALDO ? ANTONIETTA, mentre su due

pietre poggiate al muro di mattoni a vista sono iscritte le lettere a e ? .

Esistono due progetti riferibili alla tomba Atti, la prima richiesta presentata dalla ditta

costruttrice per l’avvio dell’inizio dei lavori risale al 24 febbraio 1984, il progetto è

datato 16 marzo ed è curato dal Geom. Guido Pungetti e dalla Ditta costruttrice Ventura

di Primo Tura.

Questo primo progetto251 prevede la ristrutturazione di una parete frontale in mattoni a

vista già esistente, una pavimentazione in granito chiaro lavorato alla bocciarla, alcuni

piccoli pilastri di contorno, il lapidane e la vaschetta per i fiori in granito lavorato come

la pavimentazione. Vi era in progetto la creazione di un cancelletto in ferro battuto a

chiusura della tomba, così come erano previste alcune lettere in ferro da apporre sul

muro. Sulla parete di fondo doveva essere iscritto: ARNALDO ATTI E SUOI.

Mentre la parte ornamentale ad opera dello scultore Luciano Minguzzi, prevede una

Croce in legno rovere di massello trattato con carboncino, ornata da lance e chiodi

sempre in ferro battuto.

Tuttavia una parte del progetto venne respinto dalla U. O. Cimiteri del IV dipartimento

Territoriale e Servizi Tecnici senza per altro addurre una reale motivazione: “La

251 Lettera della ditta Venturi Davide e f. di Primo Tura indirizzata al Sindaco del Comune di Bolognadatata il 20/02/1984 per conto del Sig. Arnaldo Atti per costruire la tomba di famiglia. ( Archivio del

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presente concessione è rilasciata per tutte le opere rappresentate nei progetti allegati ma

con esclusione del gruppo scultoreo (croce e lance) e scritture, rappresentate in parete,

per le quali dovrà essere presentata una nuova soluzione da sottoporre al giudizio della

Commissione Aggiunta per i cimiteri.”252 Probabilmente la motivazione per cui il primo

progetto venne respinto va attribuita alla facile deperibilità del materiale della croce:

prevista in legno.

Il 6 novembre 1984 viene presentato un secondo progetto per variare l’opera scultorea.

L’opera scultorea proposta dal Maestro Minguzzi è un albero con varie diramazioni

senza fogliame. L’opera è collocata a capo della grande lapide tombale vicino al muro

rivestito di mattoni a vista.253

Minguzzi invia uno schizzo della scultura e allega una lettera in cui prega i componenti

della Commissione artistica di recarsi presso la ditta costruttrice della tomba per

visionare la scultura fusa in bronzo, già realizzata, motivando la sua scelta di aver

spedito l’opera compiuta. Minguzzi stesso riferisce: “ritengo che sia espressione più

reale allo spirito della mia opera. Evitando così di presentare un modello in scala 1/20

ritenendo che non posa esprimere come io desidero la realtà dell’opera.”254 Unitamente

alla variazione dell’opera plastica viene deciso di modificare alcuni materiali in uso nel

precedente progetto, in particolare la pavimentazione e i piccoli pilastri di perimetro che

vengono realizzati in granito Montorfano fiammato, la lapide a terra in granito rosso

rex - star mentre le lettere sono incise e viene definitivamente scartata la scelta del

cancello a chiusura della tomba.255

La scultura in bronzo del progetto definitivo, raffigura un albero, simbolo del principio

di vita, è l’elemento per eccellenza segno di rigenerazione ed immortalità. La scultura di

bronzo è stata ottenuta dall’artista elaborando il calco di un reale albero che il Nostro

trova e recupera su una spiaggia.

Cimitero Certosa di Bologna, Sezione IV Dipartimento U. O. Edilizia Cimiteriale, Protocollo N. A. 2 indata 15 marzo 1984. ).252 Progetto per la costruzione della tomba di famiglia ( Archivio del Cimitero Certosa di Bologna,Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 2775/V/84 ).253 Progetto per la variazione del progetto della tomba di famiglia ( Archivio del Cimitero la Certosa diBologna, Sezione U.O. Cimiteriale, Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84 ).254 Lettera dello scultore Luciano Minguzzi alla Commissione Artistica per i cimiteri del comune diBologna datata 29 ottobre 1984 ( Archivio del Cimitero la Certosa di Bologna, Sezione U.O. Cimiteriale,Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84 ).255 Cfr. Progetto per la tomba di famiglia (Archivio del Cimitero la Certosa di Bologna, Sezione U. O.Cimiteriale, Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84 ).

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L’albero qui rappresentato appare secco creando un’atmosfera desolata. La

raffigurazione dell’albero spoglio rimanda alla sensazione di caducità della vita e

ineluttabilità della morte.256

A rafforzare questa simbologia sono state poste, sulla parete di mattoni a vista, due sassi

su cui sono state incise le lettere greche alfa e omega, una rivisitazione di un antichi

simboli di inizi e di fine.

256 Cfr. C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001;

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Figura 22. tomba Atti.

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Figura 23. Primo progetto tomba Atti.

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Figura 24. Primo progetto per la decorazione della tomba Atti.

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Figura 25. Progetto di variante al primo progetto della tomba Atti.

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Figura 26. Secondo Progetto per la tomba Atti.

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Figura 27. Progetto della parte decorativa del secondo progetto della Tomba Atti.

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Figura 28. Lettera dello scultore Luciano Minguzzi.

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7. Tomba Buldrini Bossi Roffeni

Certosa di Bologna, Chiostro VIII

Bozzetto per il sarcofago per Ippolito o Guerriero

1971

Bronzo, cm 39.5 × 55 × 17;

Opera multipla esemplare 19/50

Esposizioni: Buenos Aires 1971, n. 82; Hong Kong 1974, n. 29 ill. col.; Lugano 1975,

n. 29 ill. b/n (intitolata Sarcofago del guerriero); Atene 1975, n. 28 ill. b/n p. 69; Trieste

1976, ill. b/n; Helsingfors 1976, ill. b/n tav. 16; Copenaghen - Oslo 1976, ill. b/n tav.

16; Rijeka - Murska Sabota - Belgrado 1976-1977 n. 29 ill. b/n p. 71; Malta 1977, ill.

b/n; Lima 1988, ill. b/n p. 127;

Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice

Compositori, 2001; C. Pirovano, Minguzzi sculture, Milano, Skira, 2002; F. Solmi,

Artisti italiani del XX secolo. La generazione dei maestri, Museo di Arte Italiano, 1988;

F. Franceschini, Italijansko Sobodno Kiparstvo, Moderna Galerija, Rijeka – Pavilion

Arh. Novaka, Murska Sabota – Muzej Savremene Umetnosti, Belgrado, 1976-1977; L.

Nardi, Scultori italiani contemporanei, Pinacoteca Nazionale, Atene, 1975; M.

Valsecchi, Minguzzi, Bologna, Grafis, 1975; G. Marchiori, Dieci scultori italiani,

Galleria La Loggia, Bologna, La Loggia sculture edizioni d’arte, 1973;

Iscritto nella lapide frontale: BULDRINI BOSSI ROFFENI

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La costruzione della tomba della Famiglia Buldrini Bossi Roffeni appartiene ad un

recente passato, risale infatti alla fine degli anni ottanta257, per l’esattezza al 1988.

L’architetto che si è occupato della pianificazione dell’intera costruzione è Ettore

Panighi. La tomba è costituita da due lapidi in travertino bocciardato e granito rosa di

Baveno. Il progetto prevede un opera d’arte-allegoria in bronzo, definita “il riposo del

guerriero”.

L’opera d’arte venne acquistata dai proprietari della tomba, e conservata dal 05/09/88

presso l’ufficio U.O. Edilizia cimiteriale, il cui tecnico incaricato è Geom. Baravelli

Dante, in attesa di darlo in visura alla Commissione aggiunta, fino al 07/10/88, quando

l’Avv. Giorgio Roffeni, proprietario della tomba, ritira l’opera scultorea.

All’atto della consegna ai proprietari, il bronzo è munito del certificato di autenticità

firmato dal Maestro Luciano Minguzzi. 258

Il bronzo, esemplare n. 19 di un’opera multipla, risulta definita Figura, è stata

successivamente catalogata col titolo di Bozzetto per il Sarcofago per Ippolito o

Guerriero.

L’opera pur essendo un bozzetto, diviene in questo caso vera e propria opera d’arte e

collocata sulla Tomba Buldrini Bossi Roffeni, così come avviene molto spesso per i

lavori di Luciano Minguzzi. Il bozzetto infatti proprio perché scaturito senza

intermediazione, dall’estro e dalla creatività dello scultore assume una valenza estetica a

pieno titolo.259

Questo scultura rimanda ad alcune opere di Arturo Martini, come l’opera Sogno datata

1931, opere costituite come da una impalcatura scenica, ma per Martini questa

soluzione figurativa rimane una semplice quinta teatrale. Mentre in questo tipo di

costruzione scultorea l’impalcatura scenica rivela che “le implicazioni di queste nuove

opere di Minguzzi sono aumentate di complessità e di relazioni, escono dal fondale che

le imprigiona e si pongono con tutta la proliferazione di una tremenda presenza

257Cfr. C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna , Bologna, Editrice Compositori, 2001.258 Come risulta dai documenti relativi al progetto del sepolcro conservati negli archivi del Comune diBologna Servizi Cimiteriali – Settore Cimiteri, U. O. Edilizia cimiteriale, Atti di edilizia cimiteriale11700/IV°/88;259 C. Pirovano, Minguzzi sculture, Milano, Skira, 2002, p. 20;

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261M. Valsecchi, Minguzzi, Bologna, Grafis, 1975, p. 41;

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8. Tomba Tempesta

Certosa di Bologna, Cortile della Chiesa Primo Piano

1941 ca

Marmo, cm 180 × ? × 54;

Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice

Compositori, 2001; S. Evangelisti, Sculture e scultori alla Certosa dal 1930 al 1970, in

La Certosa di Bologna Immortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori,

1998.

Iscritto nella parte alta del rivestimento: FAMIGLIA TEMPESTA

La tomba Tempesta è costituita da un rivestimento, formato da diversi pannelli di

marmo, e da un basamento in breccia nera di modesta altezza sul quale si staglia una

statua di marmo bianco. Ai lati della scultura, poggiati su di un basamento sono state

poste due urne funerarie di marmo bianco come la scultura.

La scultura, che raffigura una Pietà, è stata lavorata nei laboratori versigliesi ed è

possibile datarla intono alla metà del XX secolo.262 Non è stato possibile compiere una

datazione certa dell’opera scultorea, si conosce invece l’anno, il 1941, in cui è stato

262 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna , Bologna, Editrice Compositori, 2001.

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rilasciato il permesso al Maestro Luciano Minguzzi di realizzare il monumento

funerario per il sepolcro, per conto della Famigli Tempesta.263

Il tema iconografico, la Pietà, rimanda immediatamente alla vicina tomba Fazio.

Nonostante l’uso del medesimo tema iconografico e la scelta dell’impostazione dei

corpi, le differenze fra le due sculture sono molteplici, a partire dal materiale usato. In

questo caso Luciano Minguzzi utilizza il marmo, questa è una delle rarissime opere in

marmo dell’artista, mentre per la tomba Fazio utilizzò il bronzo, suo mezzo espressivo

più usuale.

L’iconografia della tomba Tempesta è chiaramente ripresa dall’esempio più alto che si

possa avere riguardo a questo tema: la Pietà Rondinini di Michelangelo, un altro aulico

esempio a cui ci rimanda l’opera è la Pietà di Palestrina, con la Madonna che sorregge

fra le sue braccia il corpo del Cristo morente.264

Se la fonte iconografica del Maestro è Michelangelo e la Pietà di Palestrina, una

differenza sostanziale è il linguaggi usato, Minguzzi negli anni 1940 e 1950 ha

raggiunto una certa maturità linguistica che lo contraddistingue, ovvero il suo

linguaggio plastico si definisce in base ad un rapporto costante fra natura ed

espressione. I volti delle due figure e la loro compostezza sono comprova della austera

pietas propria del linguaggi plastico del Maestro. Così notiamo come siano ben delineati

i contorni delle due figure e come siano tracciati, quasi con una sorta di durezza della

linea, i tratti del volto e le pieghe della veste della Madonna.265

263In tal senso sono state effettuate ricerche presso l’Archivio Storico Comunale di Bologna, dove si èpotuto verificare che il permesso per la costruzione del monumento risalgono al 1941, Cfr. PG 24363dell’Archivio Storico Comunale di Bologna, di cui però è stato smarrito l’Atto interno ( AI 4009 ).264 Cfr. S. Evangelisti, Sculture e scultori alla Certosa dal 1930 al 1970, in La Certosa di BolognaImmortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori, 1998;265 Ibidem;

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Figura 30. tomba Tempesta.

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BIOGRAFIA AD ANNUM

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1911

Luciano Minguzzi nasce a Bologna il 24 Maggio. Il padre Armando Minguzzi è

scultore, la madre è Violante Fiorini.

1930-1931

Frequenta la I° e II° dell’Istituto Tecnico Commerciale di Bologna, interromperà gli

studi per seguire la sua vocazione d’artista.

1931-1935

Si iscrive all’Accademia delle Belle Arti in cui frequenta i corsi di scultura sotto Ercole

Drei e quelli di incisione sotto Giorgio Morandi, parallelamente frequenta l’Accademia

artistica di Giuseppe Ragazzi e poco dopo seguirà le lezioni di Storia dell’arte di

Roberto Longhi all’Università.

1933

Vince il Concorso Nazionale Curlandese di Scultura.

1934

Vince una borsa di studio a Parigi,dove soggiorna da Settembre a Novembre a Maisons

Laffitte, qui assimila la lezione di Rodin, Medardo Rosso, Daumier, Degas, Renoir e

Modigliani; scopre le pitture di Carrière e riscopre Utrillo, Cézanne, Sisley, Monet, Van

Gogh, Lautrec, Courbet, Corot, Seurat, Matisse, Braque e Picasso.

Rientrato in Italia partecipò alla XIX Biennale Internazionale di Venezia.

1935

Partecipa alla II Quadriennale d’Arte di Roma. Lo stesso anno parte per il servizio di

leva, presso la Scuola Allievi Ufficiali dei Bersaglieri a Bassano del Grappa, per poi

passare all’8° Reggimento Bersaglieri di Verona.

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1936

Il 9 Maggio ottiene l’abilitazione all’insegnamento. Espone con successo alla XX

Biennale di Venezia, presentando una scultura in creta sul tema del lottatori.

1937

Gli viene affidata la cattedra di scultura alla Scuola d’Arte “P.Selvatico” di Padova,

dove insegna per due anni.

1938

Vince il Concorso bandito alla XXI Biennale di Venezia per un rilievo da collocare nel

salone centrale dell’esposizione. Partecipa ad un concorso, indetto dal Comune di

Bologna, per una “Pietà” da collocarsi presso la Certosa.

1939

Espone l’Eva in cera, una grande figura al vero, pietra miliare nella sua carriera, alla III

Quadriennale d’Arte di Roma, un opera che suscitò notevoli polemiche, perché

considerata indecente per l’epoca.

1940

Alla XXII Biennale di Venezia espone un grande rilievo nella rotonda. Viene trasferito

alla scuola di disegno per operai “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia. Il 10 Giugno vi

è l’annuncio della dichiarazione di guerra da parte di Mussolini. Muore il padre

Armando Minguzzi il 22 Giugno.

1942

Alla XXIII Biennale di Venezia gli viene dedicata una sala personale in cui sono

esposte 14 sculture, fra le quali Ritratto della madre in cera eseguito nel 1939.

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1943

Partecipa alla IV Quadriennale di Roma col Ritratto della madre in pietra, esposizione

che gli dedica anche una personale e che lo premia col terzo premio per la scultura.

Nello stesso anno gli viene assegnata la cattedra di scultura al Liceo Artistico di

Bologna. La casa editrice Dell’Orsa pubblica una monografia di Minguzzi con

l’introduzione di Piero Jahier.

1943-1945

Minguzzi ha un ruolo attivo nella Resistenza, un’esperienza che segnò profondamente la

vita e quindi anche l’opera del Maestro.

1945

Viene nominato Accademico Clementino a Bologna. Fonda il gruppo “Cronache” con i

pittori Borgonzoni, Corsi, Ciangottini, Mandelli e Rossi. “Cronache” è anche il nome di

una galleria in Piazza della Mercanzia, il nome Cronache deriva dal nome della rivista,

diretta da Enzo Biagi con la collaborazione di Nino Bertocchi e Corrado Corazza,che li

accompagnerà. Saranno a stretto contatto con il gruppo Corrente di Milano.

1946

Tiene una personale alla Galleria di Cronache e ottiene un riconoscimento al Premio

nazionale di scultura della Galleria della Spiga di Milano; e sempre a Milano viene

insignito del Premio Angelicum. Viene incaricato dall’ANPI di Bologna di modellare

due partigiani, fusi però solo nel 1947.

1948

Il gruppo Cronache viene invitato ad esporre alla XXIV Biennale Internazionale di

Venezia, ma l’unico ad emergere fu Luciano Minguzzi esponendo un gruppo di

sculture. Trascorrerà altri sei mesi a Parigi dove conoscerà Zadkine, Giacometti, Birilli,

Guttuso, Tassinari, Signori e molti altri.

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1949

Tiene una mostra personale al Museo dell’Athénée di Ginevra.

1950

Invitato alla XXV Biennale di Venezia gli viene assegnato, grazie alla scultura il Gallo,

il Gran Premio per la scultura ex aequo con Marcello Mascherini. Si trasferisce a

Milano definitivamente.

1951

Gli viene assegnata la cattedra di scultura al Liceo Artistica di Milano. Partecipa al

concorso per la realizzazione della V Porta del Duomo di Milano ed entra nella rosa dei

quattro prescelti per la prova di secondo grado. Vince il Premio Saint-Vincent e il terzo

Premio per la scultura Internazionale alla prima Biennale di San Paolo del Brasile.

1952

Alla XXVI Biennale di Venezia vengono istituiti due Gran Premi aggiunti che vengono

assegnati a Minguzzi e a Matisse.

1953

Per la prova di secondo grado per la V Porta del Duomo di Milano vengono scelti

Luciano Minguzzi e Lucio Fontana a pari merito per un ulteriore prova. Partecipa a

Londra al concorso internazionale per il monumento al Prigioniero politico ignoto,

ricevendo il terzo premio.

1954

Espone a Rotterdam tre grandi sculture all’aperto.

1955

Entra ufficialmente a far parte degli scultori della Galleria Il Milione a Milano, diretta

da Gino Ghiringhelli, dove lo stesso anno tiene una grande personale ripetuta poi nel

’58 e nel ’65.

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Espone a Londra alla mostra “Contemporary Italian Art” organizzata dell’Arts Council

of Great Britain e successivamente ad Anversa partecipa alla terza mostra “en plein air”

al parco di Middelheim dove riesporrà nel ’59, nel ’61 e nel ’73. A Firenze viene

allestita in suo onore una grande mostra a Palazzo Strozzi. Vince a Padova la prima

riedizione del Concorso per il Bronzetto. E’ invitato a New York, insieme ad altri 21

artisti, al Museum of Modern Art per la mostra “The new decade”.

1956

Tiene una personale alla VII Quadriennale di Roma, dove riceve il Premio Roma. Viene

nominato titolare della cattedra di scultura dell’Accademia di Brera. Espone alla XXVII

Biennale di Venezia, al Museo Rodin di Parigi, dove riesporrà nel ’60. E’ invitato a far

parte ufficialmente degli artisti internazionali della Galleria Viviano di New York, dove

terrà varie personali negli anni successivi: ’61, ’64, ’67, ’69.

1956-1957

Partecipa alle mostre d’arte italiana tenutasi in Australia e Perù, in Jugoslavia a

Zagabria, Skoplie e Belgrado, In America a S.Louis e in Inghilterra a Cambridge.

1957

Vince il Premio Morgan’s per la scultura. Realizza Gli uomini del Lager, espone in

piazza e parchi le grandi sculture: Gli aquiloni, Luci nel bosco, Ombre nel bosco, Sei

personaggi, Pas de quatre.

1958

Vince la terza prova per la V Porta del Duomo di Milano e vi si dedica con grande

entusiasmo. Partecipa alle mostre italiane di scultura del XX secolo a Messina e a

Bologna. Espone a “Sonsbeek 58” in Olanda e a Berlino alla mostra “Junge Italienische

Plastik”. Espone alla mostra internazionale di Pittsburgh ed è presenta a Roma con una

personale alla Galleria Odyssia.

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1959

Viene invitato a Documenta II a Kassel.

1960

Personale alla XXX Biennale di Venezia. Partecipa alla mostra “Arte italiana del XX

secolo da collezioni americane” dove presenta, per la prima volta in Italia, il Cane fra le

canne. Espone al Museum of Art di Baltimora, dove viene presentata la Wurtzburger

Collection of Contemporary Sculture e al Museum Boymans-Van Beuningen di

Rotterdam. Tiene una grande personale a Palazzo Strozzi di Firenze e partecipa

all’esposizione di Dallas “Italian Sculptors of Today”. Riceve a Roma la nomina di

Accademico Nazionale di San Luca.

1961

Partecipa alla seconda edizione del Premio Morgan’s alla Mala Galerija di Lubiana.

Espone a Tokio Pas de quatre e Sei personaggi. Partecipa alla mostra della collezione

di Stanley Seeger(New Jersey) e a quella del Wordsworth Atheneum di Hartford,

dedicata agli scultori italiani. Espone a Goteborgs Konstmuseum all’Atheneum di

Helsinki.

1962

Partecipa alla XXXI Biennale di Venezia, nella sezione dedicata ai vincitori dei premi

delle precedenti esposizioni, allestita al Museo d’Arte Moderna di Ca’Pesaro. Personale

al Goteborgs Konstgalleri di Stoccolma, al Louisiana Museum di

Humlebaek(Copenaghen) e alla Lunds Konsthall di Lund in Norvegia.

1963

Personale alla galleria d’Eent di Amsterdam. Espone una grande scultura al I° Salon des

Galeries Pilotes. Altre sculture vengono presentate al Museum am Ostwall di

Dortmund. E’ presente con alcune sue opere alla mostra dedicata alla collezione Bo

Bousted presso il Moderna Museet di Copenaghen. Viene nominato membro

dell’Accademia del Disegno di Firenze.

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172

1964

Grande mostra antologica a Palazzo Sturm di Bassano del Grappa.

1965

Il 6 Gennaio viene inaugurata la V Porta del Duomo di Milano. Il Ministero della

Pubblica istruzione gli conferisce la medaglia d’oro al merito artistico. Personale al

Kunstmuseum di Winterthur. La Sommer Academy di Salisburgo gli assegna la cattedra

di scultura.

1966

Espone insieme a Luciano De Vita presso la Galleria dell’Accademia di Venezia.

Espone alla mostra “en plein air” di Montreux con tre grandi opere tra cui: Memoria

dell’uomo del Lager n. 4, successivamente esposte al Museo di Arte Moderna di Città

del Messico, a Turun in Finlandia e alla V edizione di Sonsbeek ad Arnhem(Olanda).

E’ presente con altri artisti alla Dominion Gallery di Montreal.

1967

Tiene diverse personali alla Galleria De’ Foscherari di Bologna e alla Catherine Viviano

Gallery a New York.

1969

Tiene una personale alla Galleria Cortina di Milano. E’ presente alla Mostra del

bronzetto italiano al Cairo.

1970

Espone con altri scultori italiani al Nuovo Museo di Archeologia di Teheran.

Il Comune di Bologna organizza al Museo Civico la Mostra degli “Artisti di Cronache”,

alla quale Minguzzi partecipa con una personale con opere che vanno dal 1945 al 1951.

Un’altra grande mostra gli viene dedicata nel Chiostro romanico della Cattedrale di

Prato, in cui è esposta la scultura Uomini. Personale alla Galleria d’Arte Schreiber di

Brescia e alla Galleria Farsetti di Cortina d’Ampezzo.

Page 65: 4. Tomba Fanciullacci - La Certosa · G. 30656, A. I 877, 1941 ). 244 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 30. 245 Ibidem, p.

173

1971

Espone a Buenos Aires alla mostra “Escultura Italiana Contemporanea” e a “Présence

Européenne” alla Galleria La Bussola di Torino. Alla Biennale internazionale de la

petite sculture a Budapest gli viene assegnato il Gran Premio assoluto (ex aequo).

Riceve l’incarico per la realizzazione della porta del Bene e del Male per la Basilica di

San Pietro in Vaticano.

1972

E’ presente alla X Quadriennale d’Arte di Roma con tre sculture, fra le quali la grande

opera Uomini in ferro e bronzo. Espone al Museo di Arte Moderna di Città del Messico.

1973

Il Comune di Milano gli dedica un’antologica alla Rotonda della Besana. Partecipa alla

mostra dedicata agli scultori italiani contemporanei ai Musées Royaux d’Art et Histoire

di Bruxelles. Allestisce una personale alla Galleria Forni di Bologna.

1974

La scultura Luci nel Bosco, di otto metri, viene esposta in Piazza Santo Stefano a

Bologna. A Hong Kong espone una serie di piccoli bronzi.

1975

Il Comune di Bologna gli dedica una personale in occasione dell’inaugurazione della

nuova Galleria d’Arte Moderna della città. Espone alla Galleria Levi di Milano.

1976

Monografica presso il Palazzo del Comune di Rimini.

1977

Il 26 Settembre viene inaugurata la Porta del Bene e del Male nella Basilica di San

Pietro in Vaticano per l’ottantesimo compleanno di Paolo VI.

Page 66: 4. Tomba Fanciullacci - La Certosa · G. 30656, A. I 877, 1941 ). 244 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 30. 245 Ibidem, p.

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1978

Alla Galleria La Loggia di Bologna vengono esposti i legni preparatori delle formelle

della porta di San Pietro.

1979

Partecipa alla Biennale di Monza. Vengono inaugurati i busti di Zanardi e di Dozza al

Palazzo Comunale di Bologna.

1980

Riceve l’incarico dal Papa Giovanni Paolo II per eseguire una statua ispirata alla figura

del pontefice per la Cattedrale di Cracovia.

1981

Inaugurazione del monumento al Carabiniere, collocato in Piazza Diaz a Milano.

1982-1984

In questi anni porta a termine grandi sculture come I fiori della notte e Dafne. Porta a

termine la grande statua in bronzo di S.S. Giovanni Paolo II che verrà collocata nella

Cattedrale di Cracovia.

1983

Scolpisce l’ambone e l’altare maggiore del Duomo di Brescia.

1984

Primi progetti e studi preparatori per la porta della Chiesa di San Fermo Maggiore a

Verona.

1985

Tiene una personale alla Galleria Il Milione di Milano.

Page 67: 4. Tomba Fanciullacci - La Certosa · G. 30656, A. I 877, 1941 ). 244 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 30. 245 Ibidem, p.

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1986

Gli viene dedicata una grande mostra monografica a Palazzo dei Diamanti

a Ferrara.

1987

Riceve l’incarico per le porte della Chiesa Stella Maris a Porto Cervo in Sardegna.

1988-1989

Inaugurazione delle porte della Chiesa Stella Maris di Porto Cervo. Espone insieme ad

altri scultori italiani nei musei giapponesi di Gifu, Niigata, Gunma, Shimonoseki,

Fukuyama.

1988-1990

Realizza il grande gruppo scultoreo dei Nuotatori e la Grande contorsionista. Sono

ultimate le ventiquattro formelle della porta di San Fermo Maggiore a Verona, la porta

così realizzata viene benedetta da Giovanni Paolo II.

1990

Espone alla mostra “Scultura a Milano 1945-1990” al Palazzo della Permanente di

Milano e al Museo di Arte Italiana di Lima, alla mostra “Artisti italiani per il museo di

Lima”.

1991

Espone alle Kunsthalle di Mannheim e di Darmstadt.

1992

In occasione degli ottantenni dell’artista, il Comune di Milano gli dedica una grande

mostra personale al Castello Sforzesco.

Page 68: 4. Tomba Fanciullacci - La Certosa · G. 30656, A. I 877, 1941 ). 244 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 30. 245 Ibidem, p.

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1993

Espone all’aperto alla Rocca Malatestiana di Cesena insieme a Manzù e a Fabbri.

1994

Espone al Museo della Permanente di Milano alla mostra “Disegno e Scultura nell’Arte

Italiana del XX Secolo”. Personale alla Galleria Civica di Arte Moderna di Saint-

Vincent.

1995

Partecipa alla mostra “La città di Brera. Due secoli di scultura” all’Accademia di Brera.

1996

Il 24 Maggio, in occasione dell’ottantacinquesimo compleanno del Maestro, si inaugura

a Milano il Museo Minguzzi.

1997

Viene inaugurata la Porta della Chiesa di San Fermo Maggiore a Verona.

1998

Viene insignito a Bologna del Premio Marconi e gli viene dedicata una mostra

antologica presso l’Università Statale e un’altra grande antologica viene presentata al

Museo Marino Marini di Firenze.

1999

La Basilica Palladiana di Vicenza ospita la più ampia retrospettiva dell’artista.

2000

Realizza una grande scultura sul tema della contorsionista intitolata Op là.

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2000-2001

Realizza le due sculture: Uomo n. 1 e Uomo N. 2.

2001

Gli viene dedicata una personale a Castel Ivano organizzata dall’Assessorato alla

Cultura della Provincia Autonoma di Trento e Castel Ivano.

2004

La sua ultima creazione è una Crocefissione in bronzo, esposta presso l’Istituto di

Cultura “Casa G. Cini” di Ferrara. Luciano Minguzzi muore a Milano.

2005

Viene dedica una grande retrospettiva postuma, con esposizione di sculture anche

all’aperto, a Cesena e a Tredozio.

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BIBLIOGRAFIA

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FONTI ARCHIVISTICHE

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Comunale di Bologna :

• Progetto della Cappellla della Famiglia Sacchetti (Archivio Storico Comunale,

P. G. 9770 N. 1251, 1942 );

• Lettera della Direzione dei Servizi Tecnici alla Commissione Edilizia datata

12/03/1942 ( Archivio Storico Comunale P. G. 9770 N. 1251, 1942 );

• Lettera della Ditta Davide Venturi & F.,relativa al Progetto della Tomba

Scagliarini, al Sindaco di Bologna datata 19/07/1951 ( Archivio Storico

Comunale P. G. 57594, N. 9335, 1951 );

• Progetto per la Tomba Fanciullacci (Archivio Storico Comunale di Bologna, P.

G. 30656, Atti Interni 877, 1941);

• Progetto della Tomba Tempesta (Archivio Storico Comunale di Bologna P. G.

24363, Atto Interno 4009 );

• Lettera di Luciano Minguzzi al Podestà di Bologna del 1/07/1940 relativo ad un

Concorso per un opera da collocare al Cimitero Monumentale Certosa di

Bologna (Archivio Storico Comunale di Bologna, P.G. 26899, 1940 );

• Lettera di Luciano Minguzzi al Podestà di Bologna datata 20/01/1934 per

notificare la vincita del Concorso Curlandese del 1933 (Archivio Storico

Comunale di Bologna P. G. 15993, 1938 );

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Archivio del Cimitero Certosa di Bologna, Ufficio Lavori Pubblici,

Sezione Progetti per Sepolcri di Privati :

• Progetto per la Tomba Fanciullacci ( Archivi dei Servizi Funerari del Cimitero

Monumentale Certosa di Bologna, Protocollo Generale N. 6954, N. 877 del

Registro dell’Ufficio Tecnico, Modello IV Lavori di Certosa datato il

19/02/1941 );

• Lettera della Ditta costruttrice della Tomba Atti al Sindaco del Comune di

Bologna (Archivio del Cimitero Monumentale Certosa di Bologna, Sezione IV

Dipartimento U.O. Edilizia Cimiteriale, Protocollo N. A. 2 datato 15/03/1984);

• Progetto per la costruzione della Tomba Atti (Archivio del Cimitero

Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U.O. Cimiteriale, Dipartimento

Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N: 2775/V/84);

• Progetto per la variazione della Tomba Atti (Archivio del Cimitero

Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento

Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84);

• Lettera dello Scultore Luciano Minguzzi alla Commissione Artistica per i

cimiteri del Comune di Bologna datata il 29/10/1984 (Archivio del Cimitero

Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento

Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84);

• Progetto per la Tomba Buldrini Bossi Roffeni (Archivio del Cimitero

Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento

Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11700/IV/88 );

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202

RINGRAZIAMENTI

Inoltre desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di conoscere e

apprezzare l’importante progetto relativo alla rivalutazione e riscoperta dei

Cimiteri come luogo d’arte: il Dott. Mauro Felicori, Direttore del Progetto Nuove

Istituzioni per Comunicare la Città del Comune di Bologna e l’intero ufficio

preposto, in particolare Roberto Martorelli come referente tecnico presso la

struttura in cui ho svolto le ricerche. Ringrazio altresì l’Archivio Storico

Comunale di Bologna, in particolare William Baietti, per la disponibilità

accordatami; la Fondazione Museo Minguzzi di Milano, in particolare per la

massima cordialità e disponibilità dimostratami, il Dott. Luca Minguzzi,

Direttore della Fondazione Museo; L’Istituto Germanico di Storia dell’Arte di

Firenze – Kunsthistorisches Institut in Florenz; la Sig.ra Elina Collerà Marzaduri

per aver messo a mia disposizione il Suo materiale e la Sua conoscenza riguardo

l’operato artistico del Prof. Luciano Minguzzi. Un vivo ringraziamento va a tutti

coloro che mi hanno aiutato nella ricerca del materiale, delle informazioni, dei

documenti relativi al mio studio, con particolare riguardo ai famigliari e ai

proprietari delle tombe di cui questo studio tratta: Famiglia Sacchetti per la

Tomba Sacchetti, Sig.ra Giovanna Giannoni per la Tomba Fazio, Famiglia

Scagliarini per la Tomba Scagliarini, Sig.ra Bruna Fanciullacci per al Tomba

Fanciullacci, Sig.ra Mirella Galletti per la Tomba Baravelli, il Dott. Paolo

Morello per la Tomba Atti, Famiglia Bossi per la Tomba Buldrini Bossi Roffeni

e la Sig.ra Maria Luisa Tempesta per la Tomba Tempesta.