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4. Tomba Fanciullacci
Certosa di Bologna, Cortile della Chiesa
1941
Bronzo, cm 190 × 70 × 40;
Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa d Bologna, Bologna, editrice
Compositori, 2001; G. Pesci, La Certosa di Bologna Immortalità della memoria,
Bologan, Editrice Compositori, 1998; E. Riccomini, De Vita Minguzzi, Venezia,
Stamperia di Venezia, 1966;
Iscritto nella parte bassa, ai piedi della scultura, del rivestimento della Cappella :
FAMIGLIA FANCIULLACCI
La Cappella di proprietà della Famiglia Fanciullacci, progettata dal prof. Michele
Marinoni, e curata dal punto di vista artistico dallo scultore Lucino Minguzzi238, è
rivestita interamente di Breccia slava di Repen riquadrata diagonalmente con losanghe a
mosaico. Al centro della parete di fondo spicca un Cristo risorto in bronzo, ai cui piedi
si trova un sarcofago in marmo verde. Alle pareti laterali della cappella si trovano due
luci votive di bronzo.
Stilisticamente la scultura è molto vicina alla lezione del Maestro di Minguzzi: Arturo
Martini239, col quale nei primi anni di pratica scultorea, Minguzzi aveva trenta anni, si
confrontava continuamente, e ne assumeva caratteristiche e modelli.240 Bisogna
238 Queste informazioni sono state raccolte dagli Archivi dei Servizi Funerari del Cimitero MonumentaleCertosa di Bologna, Prot. Generale N. 6954, N. 877 del Registro dell’Ufficio Tecnico, Modello IV Lavoridi Certosa, datato il 19 Febbraio 1941.239 S. Evangelisti, Sculture e scultori dal 1930 al 1970, in La Certosa d Bologna Immortalità dellamemoria, Bologna, Editrice Compositori, 1998.240 “L’esempio di Martini…fu normativo per tutti i giovani di quella generazione ( ndr. periodo a cavallodella seconda guerra mondiale ) E. Riccomini, De Vita Minguzzi, Venezia, Stamperia di Venezia, 1966.
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ricordare che Minguzzi aveva appena conosciuto Arturo Martini quando realizza la
scultura per la Cappella Fanciullacci, infatti il loro incontro risale al 1940 a Rimini.241
La Scultura che ci si presenta ora è un Cristo risorto con le braccia aperte e le mani
rivolte verso il cielo. Tuttavia, da alcune ricerche svolte, è risultato che inizialmente il
progetto per la Cappella prevedeva una scultura diversa.242
Si vede nel progetto che la scultura non rappresenta un Cristo risorto, ma può essere più
verosimilmente associata alla figura di San Giovanni Battista per via di alcuni elementi
iconografici che contraddistinguono la figura del Battista da quella del Cristo.
Nonostante ciò non vi è la certezza che il progetto firmato dal Prof. Marinoni fosse stato
redatto e approvato anche dal Maestro Luciano Minguzzi e dal proprietario della tomba:
il Signor Otello Fanciullacci. Risulta dai documenti relativi alla concessione per la
costruzione e l’abbellimento della suddetta Cappella che la Commissione Consultiva
Edilizia in data 19 Febbraio 1941 abbia consigliato di variare “il fondo della cappella
adottando marmo unito e togliendo le losanghe di mosaico.”243
A riprova di ciò vi è il fatto che il progetto datato nel 1941, e realizzato solo nel 1951,
poiché all’epoca era difficile reperire bronzo per fondere le statue, non venne in alcun
modo ripreso e ritoccato dall’artista al momento della fusione. Infatti Minguzzi segue
personalmente i passaggi della fusione della scultura presso la fonderia Guastini di
Verona non apportando alcune modifica e ritenendo l’opera ancora valida.244
E’ importante sottolineare che questo bronzo, come anche la Pietà in bronzo della
tomba Fazio, non sono stati fusi a Bologna, poiché, a differenza della antica e duratura
lavorazione del marmo, non fu presente un’altrettanto appropriata tradizione fusoria. Ed
è per questo motivo che, queste due sculture, come tante altre presenti alla Certosa di
Bologna, sono state fuse in Veneto ed in Toscana.245
241 “Quando conobbi Martini a Rimini, nel primo anno di guerra, molte mie idee si erano nel frattempogià decantate e stavo liberandomi dalla sudditanza alla quale la sua scultura mi aveva costretto…Con miameraviglia mi parlò della mie sculture, che ben conosceva; del tonfo dei miei “Pugilatori” alla Biennaleveneziana e del castigo che aveva subito l’Eva alla Quadriennale di Roma. Analizzò queste mie opere, luicosì avaro nel riconoscere il talento altrui, con parole positive e incoraggianti:” L. Minguzzi, Diritti eRovesci, Verona, Ghelfi, 1996, p. 270.242 Cfr. Progetto del Cappella datato Febbraio 1941 e firmato dal Prof. Michele Marinoni (ArchivioStorico Comunale di Bologna, P.G. 30656, A. I 877, 1941).243 Cfr. Modello IV Ufficio Commissione Consultiva Edilizia (Archivio Storico Comunale di Bologna, P.G. 30656, A. I 877, 1941 ).244 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna , Bologna, Editrice Compositori, 2001, p. 30.245 Ibidem, p. 27.
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Il Prof. Marinoni, forse insieme al Maestro Minguzzi si occupa anche della
progettazione e realizzazione delle due luci votive poste nelle due pareti laterali e della
decorazione in bronzo, due palme del martirio incrociate, poste ai piedi del Cristo.
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Figura 12. tomba Fanciullacci.
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Figura 13. Particolare tomba Fanciullacci.
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Figur
a 14, Progetto tomba Fanciullacci.
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Figura 15. Particolare luci votive del Progetto della tomba Fanciullacci.
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5. TOMBA BARAVELLI
Certosa di Bologna, Campo degli Ospedali
1967
Bronzo, 236 × 120 × 10 cm;
Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice
Compositori, 2001;
Iscritto nella parte alta della porta della Cappella: FAMIGLIA BARAVELLI, in un
battente della Porta è iscritto S. LUCA e nell’altro S. PAOLO;
La Cappella Baravelli è una struttura a pianta esagonale rivestita in marmo bianco e
verde, il cui progetto dei lavori è diretto dall’Ing. Vittorio Giarrusso in cui è presente un
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portone scolpito da Luciano Minguzzi. La porta della Cappella Baravelli è costituita da
quattro formelle che simmetricamente ornano la porta. Nella parte superiore dei battenti
sono raffigurati i Santi Luca e Paolo, mentre nella parte inferiore sono narrati due
episodi rappresentativi della loro vita. I temi delle due formelle sono stati scelti
dall’artista, così come tutto il programma iconografico della Cappella, il quale ha voluto
ricordare e onorare il figlio, scomparso prematuramente, dei proprietari della tomba:
Paolo, e allo stesso tempo dare un senso di continuità della vita ritraendo il figlio ancora
in vita: Luca.246
Minguzzi sceglie di rappresentare i due santi seguendo i dettami dell’iconografia
classica, evitando ogni tipo di possibile fraintendimento al di sopra delle due formelle
superiori scrive il nome del santo corrispondente.
Le formelle superiori vedono raffigurati: S. Luca, terzo autore del Vangelo, scolpito con
un libro in mano in atto di scrivere, mentre Paolo stringe in mano una spada, il suo
attributo iconografico e strumento del martirio.
Le due formelle inferiori vedono rappresentati due episodi simbolici dei santi, Luca,
mostra sempre il libro che tiene in mano, e allo stesso tempo è in sella ad un bue, infatti
il suo attributo iconografico è il bue. San Paolo invece viene raffigurato nell’atto della
conversione, infatti la storia narra che in sella ad un cavallo sulla via di Damasco,
colpito da un chiarore, il cavallo si imbizzarrisca, e lui venga disarcionato, mentre ode
la voce del Signore.
La porta presenta fra le due formelle due battacchi raffigurati da due colombe.
Già in questa opera, datata 1967, si nota il modellato schiacciato e un progressivo
appiattimento delle figure, che porta ad un parallelo distacco dei contorni delle figure
dal fondo.247 Questa soluzione formale è la stessa adottata dal Maestro per i rilievi della
Porta di San Pietro in Vaticano 248, ultimata nel 1977 ma a cui in quel periodo Minguzzi
stava già lavorando.
Anche se nel progetto per la costruzione della tomba non vi è ascritta la firma di
Minguzzi, è molto probabile che lo scultore abbia partecipato attivamente anche della
progettazione, oltre che alla cura della parte decorativa.
246 Si ringrazia per le informazioni dettagliate riguardanti le vicende della costruzione e decorazione dellaCappella, la proprietaria della stessa, la Signora Mirella Galletti in Baravelli.247 Cfr.,C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001;248 Per una completa trattazione del tema Crf. G. Marchiori, La Porta del Bene e del Male S. Pietro inVaticano, Bologna, Grafis, 1983;
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All’interno della Cappella, appena si apre la porta, si trova un inginocchiatoio di granito
rosa ( 93 × 62 × 56 cm ) scolpito direttamente dal Maestro e su cui è incastonato un
Crocifisso ( 75× 43 × 11 cm ), l’opera non è datata ma è firmata, con il simbolo di
Minguzzi, una “m” all’interno di un ellisse, nella parte posteriore.249
Possiamo tentare di stabilire una datazione per l’opera sulla base di alcune
informazioni. La cappella è stata inaugurata nel in occasione del 2 novembre del 1968,
mentre con ogni probabilità Minguzzi iniziò i lavori per la parte scultorea della Cappella
dopo il 1962, anno in cui è scomparso il figlio dei proprietari della tomba, quindi è
probabile che i lavori riguardanti le componenti decorative della Cappella siano databili
far il 1962 e il 1968.250
Sempre dalle informazioni raccolte dalla proprietaria della Cappella, sappiamo che il
Maestro Minguzzi si occupa della realizzazione delle cornici in bronzo e delle quattro
borchie che servono a chiusura del loculo.
Per ciascuna tomba, Minguzzi ha realizzato quattro borchie scolpite, in cui sono
raffigurati altrettanti animali: gallo, ancora, pesce e la colomba. La scelta del soggetto
delle borchie è stata liberamente fatta dal maestro, ed è possibile solo cercare di trovare
un significato approssimativo per la sua scelta. Possiamo quasi sicuramente affermare
che il gallo e la colomba sono simboli appartenenti alla cultura figurativa del Maestro,
che li ha già scolpiti prima di creare questa opera. Tuttavia è sempre un’ipotesi, a cui si
può aggiungere un’altra ipotesi, infatti nelle gallerie di diverse catacombe romane, si
scorgono appunto alcuni segni della fede di quelle prime e antiche comunità Cristiane.
Sono stati individuati alcuni simboli della fede come: il pesce, l’incarnazione del Cristo,
l’ancora, immagine della speranza e la colomba, rappresentazione dell’anima credente.
All’interno dell’iconografia tradizionale cristiana alla colomba, oltre al significato
appena citato, si associa il significato di innocenza e della purezza, che in questo caso,
ovvero in una Cappella in cui è sepolto un bambino, è estremamente attinente al
soggetto.
Il gallo è simbolo di resurrezione, e allo stesso tempo soggetto molto caro a Minguzzi.
Così come si può dedurre che il pesce sia una metafora per indicare i tutti i fedeli
raccolti nella figura di Cristo ed infine l’ancora, l’immagine più criptica, probabilmente
249 Per le informazioni riguardanti gli elementi ornamentali interni alla Cappella ringrazio la SignoraMirella Galletti in Baravelli.250 Cfr. Nota 1;
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allude alla speranza della resurrezione e più in generale alla fedeltà, alla costanza e alla
verità. Dalle informazioni che la proprietaria della tomba ci ha fornito sappiamo che le
opere decorative in bronzo della Cappella sono state fuse a Milano, probabilmente dopo
il 1965.
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Figura 16. tomba Baravelli.
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Figura 17. Particolare Porta della tomba Baravelli.
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Figura 20. Particolare Porta della tomba Baravelli.
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Figura 21. Particolare Porta della Tomba Baravelli.
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6. TOMBA ATTI
Certosa di Bologna, Campo degli Ospedali
1985
Bronzo, cm. 335 × 60 × 125,
Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice
Compositori, 2001;
Iscritto nella parte media della scultura: ARNALDO ? ANTONIETTA, mentre su due
pietre poggiate al muro di mattoni a vista sono iscritte le lettere a e ? .
Esistono due progetti riferibili alla tomba Atti, la prima richiesta presentata dalla ditta
costruttrice per l’avvio dell’inizio dei lavori risale al 24 febbraio 1984, il progetto è
datato 16 marzo ed è curato dal Geom. Guido Pungetti e dalla Ditta costruttrice Ventura
di Primo Tura.
Questo primo progetto251 prevede la ristrutturazione di una parete frontale in mattoni a
vista già esistente, una pavimentazione in granito chiaro lavorato alla bocciarla, alcuni
piccoli pilastri di contorno, il lapidane e la vaschetta per i fiori in granito lavorato come
la pavimentazione. Vi era in progetto la creazione di un cancelletto in ferro battuto a
chiusura della tomba, così come erano previste alcune lettere in ferro da apporre sul
muro. Sulla parete di fondo doveva essere iscritto: ARNALDO ATTI E SUOI.
Mentre la parte ornamentale ad opera dello scultore Luciano Minguzzi, prevede una
Croce in legno rovere di massello trattato con carboncino, ornata da lance e chiodi
sempre in ferro battuto.
Tuttavia una parte del progetto venne respinto dalla U. O. Cimiteri del IV dipartimento
Territoriale e Servizi Tecnici senza per altro addurre una reale motivazione: “La
251 Lettera della ditta Venturi Davide e f. di Primo Tura indirizzata al Sindaco del Comune di Bolognadatata il 20/02/1984 per conto del Sig. Arnaldo Atti per costruire la tomba di famiglia. ( Archivio del
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presente concessione è rilasciata per tutte le opere rappresentate nei progetti allegati ma
con esclusione del gruppo scultoreo (croce e lance) e scritture, rappresentate in parete,
per le quali dovrà essere presentata una nuova soluzione da sottoporre al giudizio della
Commissione Aggiunta per i cimiteri.”252 Probabilmente la motivazione per cui il primo
progetto venne respinto va attribuita alla facile deperibilità del materiale della croce:
prevista in legno.
Il 6 novembre 1984 viene presentato un secondo progetto per variare l’opera scultorea.
L’opera scultorea proposta dal Maestro Minguzzi è un albero con varie diramazioni
senza fogliame. L’opera è collocata a capo della grande lapide tombale vicino al muro
rivestito di mattoni a vista.253
Minguzzi invia uno schizzo della scultura e allega una lettera in cui prega i componenti
della Commissione artistica di recarsi presso la ditta costruttrice della tomba per
visionare la scultura fusa in bronzo, già realizzata, motivando la sua scelta di aver
spedito l’opera compiuta. Minguzzi stesso riferisce: “ritengo che sia espressione più
reale allo spirito della mia opera. Evitando così di presentare un modello in scala 1/20
ritenendo che non posa esprimere come io desidero la realtà dell’opera.”254 Unitamente
alla variazione dell’opera plastica viene deciso di modificare alcuni materiali in uso nel
precedente progetto, in particolare la pavimentazione e i piccoli pilastri di perimetro che
vengono realizzati in granito Montorfano fiammato, la lapide a terra in granito rosso
rex - star mentre le lettere sono incise e viene definitivamente scartata la scelta del
cancello a chiusura della tomba.255
La scultura in bronzo del progetto definitivo, raffigura un albero, simbolo del principio
di vita, è l’elemento per eccellenza segno di rigenerazione ed immortalità. La scultura di
bronzo è stata ottenuta dall’artista elaborando il calco di un reale albero che il Nostro
trova e recupera su una spiaggia.
Cimitero Certosa di Bologna, Sezione IV Dipartimento U. O. Edilizia Cimiteriale, Protocollo N. A. 2 indata 15 marzo 1984. ).252 Progetto per la costruzione della tomba di famiglia ( Archivio del Cimitero Certosa di Bologna,Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 2775/V/84 ).253 Progetto per la variazione del progetto della tomba di famiglia ( Archivio del Cimitero la Certosa diBologna, Sezione U.O. Cimiteriale, Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84 ).254 Lettera dello scultore Luciano Minguzzi alla Commissione Artistica per i cimiteri del comune diBologna datata 29 ottobre 1984 ( Archivio del Cimitero la Certosa di Bologna, Sezione U.O. Cimiteriale,Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84 ).255 Cfr. Progetto per la tomba di famiglia (Archivio del Cimitero la Certosa di Bologna, Sezione U. O.Cimiteriale, Dipartimento Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84 ).
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L’albero qui rappresentato appare secco creando un’atmosfera desolata. La
raffigurazione dell’albero spoglio rimanda alla sensazione di caducità della vita e
ineluttabilità della morte.256
A rafforzare questa simbologia sono state poste, sulla parete di mattoni a vista, due sassi
su cui sono state incise le lettere greche alfa e omega, una rivisitazione di un antichi
simboli di inizi e di fine.
256 Cfr. C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice Compositori, 2001;
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Figura 22. tomba Atti.
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Figura 23. Primo progetto tomba Atti.
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Figura 24. Primo progetto per la decorazione della tomba Atti.
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Figura 25. Progetto di variante al primo progetto della tomba Atti.
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Figura 26. Secondo Progetto per la tomba Atti.
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Figura 27. Progetto della parte decorativa del secondo progetto della Tomba Atti.
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Figura 28. Lettera dello scultore Luciano Minguzzi.
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7. Tomba Buldrini Bossi Roffeni
Certosa di Bologna, Chiostro VIII
Bozzetto per il sarcofago per Ippolito o Guerriero
1971
Bronzo, cm 39.5 × 55 × 17;
Opera multipla esemplare 19/50
Esposizioni: Buenos Aires 1971, n. 82; Hong Kong 1974, n. 29 ill. col.; Lugano 1975,
n. 29 ill. b/n (intitolata Sarcofago del guerriero); Atene 1975, n. 28 ill. b/n p. 69; Trieste
1976, ill. b/n; Helsingfors 1976, ill. b/n tav. 16; Copenaghen - Oslo 1976, ill. b/n tav.
16; Rijeka - Murska Sabota - Belgrado 1976-1977 n. 29 ill. b/n p. 71; Malta 1977, ill.
b/n; Lima 1988, ill. b/n p. 127;
Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice
Compositori, 2001; C. Pirovano, Minguzzi sculture, Milano, Skira, 2002; F. Solmi,
Artisti italiani del XX secolo. La generazione dei maestri, Museo di Arte Italiano, 1988;
F. Franceschini, Italijansko Sobodno Kiparstvo, Moderna Galerija, Rijeka – Pavilion
Arh. Novaka, Murska Sabota – Muzej Savremene Umetnosti, Belgrado, 1976-1977; L.
Nardi, Scultori italiani contemporanei, Pinacoteca Nazionale, Atene, 1975; M.
Valsecchi, Minguzzi, Bologna, Grafis, 1975; G. Marchiori, Dieci scultori italiani,
Galleria La Loggia, Bologna, La Loggia sculture edizioni d’arte, 1973;
Iscritto nella lapide frontale: BULDRINI BOSSI ROFFENI
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La costruzione della tomba della Famiglia Buldrini Bossi Roffeni appartiene ad un
recente passato, risale infatti alla fine degli anni ottanta257, per l’esattezza al 1988.
L’architetto che si è occupato della pianificazione dell’intera costruzione è Ettore
Panighi. La tomba è costituita da due lapidi in travertino bocciardato e granito rosa di
Baveno. Il progetto prevede un opera d’arte-allegoria in bronzo, definita “il riposo del
guerriero”.
L’opera d’arte venne acquistata dai proprietari della tomba, e conservata dal 05/09/88
presso l’ufficio U.O. Edilizia cimiteriale, il cui tecnico incaricato è Geom. Baravelli
Dante, in attesa di darlo in visura alla Commissione aggiunta, fino al 07/10/88, quando
l’Avv. Giorgio Roffeni, proprietario della tomba, ritira l’opera scultorea.
All’atto della consegna ai proprietari, il bronzo è munito del certificato di autenticità
firmato dal Maestro Luciano Minguzzi. 258
Il bronzo, esemplare n. 19 di un’opera multipla, risulta definita Figura, è stata
successivamente catalogata col titolo di Bozzetto per il Sarcofago per Ippolito o
Guerriero.
L’opera pur essendo un bozzetto, diviene in questo caso vera e propria opera d’arte e
collocata sulla Tomba Buldrini Bossi Roffeni, così come avviene molto spesso per i
lavori di Luciano Minguzzi. Il bozzetto infatti proprio perché scaturito senza
intermediazione, dall’estro e dalla creatività dello scultore assume una valenza estetica a
pieno titolo.259
Questo scultura rimanda ad alcune opere di Arturo Martini, come l’opera Sogno datata
1931, opere costituite come da una impalcatura scenica, ma per Martini questa
soluzione figurativa rimane una semplice quinta teatrale. Mentre in questo tipo di
costruzione scultorea l’impalcatura scenica rivela che “le implicazioni di queste nuove
opere di Minguzzi sono aumentate di complessità e di relazioni, escono dal fondale che
le imprigiona e si pongono con tutta la proliferazione di una tremenda presenza
257Cfr. C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna , Bologna, Editrice Compositori, 2001.258 Come risulta dai documenti relativi al progetto del sepolcro conservati negli archivi del Comune diBologna Servizi Cimiteriali – Settore Cimiteri, U. O. Edilizia cimiteriale, Atti di edilizia cimiteriale11700/IV°/88;259 C. Pirovano, Minguzzi sculture, Milano, Skira, 2002, p. 20;
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261M. Valsecchi, Minguzzi, Bologna, Grafis, 1975, p. 41;
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8. Tomba Tempesta
Certosa di Bologna, Cortile della Chiesa Primo Piano
1941 ca
Marmo, cm 180 × ? × 54;
Bibliografia: C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna, Bologna, Editrice
Compositori, 2001; S. Evangelisti, Sculture e scultori alla Certosa dal 1930 al 1970, in
La Certosa di Bologna Immortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori,
1998.
Iscritto nella parte alta del rivestimento: FAMIGLIA TEMPESTA
La tomba Tempesta è costituita da un rivestimento, formato da diversi pannelli di
marmo, e da un basamento in breccia nera di modesta altezza sul quale si staglia una
statua di marmo bianco. Ai lati della scultura, poggiati su di un basamento sono state
poste due urne funerarie di marmo bianco come la scultura.
La scultura, che raffigura una Pietà, è stata lavorata nei laboratori versigliesi ed è
possibile datarla intono alla metà del XX secolo.262 Non è stato possibile compiere una
datazione certa dell’opera scultorea, si conosce invece l’anno, il 1941, in cui è stato
262 C. Rocchetta, C. Zaniboni, La Certosa di Bologna , Bologna, Editrice Compositori, 2001.
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rilasciato il permesso al Maestro Luciano Minguzzi di realizzare il monumento
funerario per il sepolcro, per conto della Famigli Tempesta.263
Il tema iconografico, la Pietà, rimanda immediatamente alla vicina tomba Fazio.
Nonostante l’uso del medesimo tema iconografico e la scelta dell’impostazione dei
corpi, le differenze fra le due sculture sono molteplici, a partire dal materiale usato. In
questo caso Luciano Minguzzi utilizza il marmo, questa è una delle rarissime opere in
marmo dell’artista, mentre per la tomba Fazio utilizzò il bronzo, suo mezzo espressivo
più usuale.
L’iconografia della tomba Tempesta è chiaramente ripresa dall’esempio più alto che si
possa avere riguardo a questo tema: la Pietà Rondinini di Michelangelo, un altro aulico
esempio a cui ci rimanda l’opera è la Pietà di Palestrina, con la Madonna che sorregge
fra le sue braccia il corpo del Cristo morente.264
Se la fonte iconografica del Maestro è Michelangelo e la Pietà di Palestrina, una
differenza sostanziale è il linguaggi usato, Minguzzi negli anni 1940 e 1950 ha
raggiunto una certa maturità linguistica che lo contraddistingue, ovvero il suo
linguaggio plastico si definisce in base ad un rapporto costante fra natura ed
espressione. I volti delle due figure e la loro compostezza sono comprova della austera
pietas propria del linguaggi plastico del Maestro. Così notiamo come siano ben delineati
i contorni delle due figure e come siano tracciati, quasi con una sorta di durezza della
linea, i tratti del volto e le pieghe della veste della Madonna.265
263In tal senso sono state effettuate ricerche presso l’Archivio Storico Comunale di Bologna, dove si èpotuto verificare che il permesso per la costruzione del monumento risalgono al 1941, Cfr. PG 24363dell’Archivio Storico Comunale di Bologna, di cui però è stato smarrito l’Atto interno ( AI 4009 ).264 Cfr. S. Evangelisti, Sculture e scultori alla Certosa dal 1930 al 1970, in La Certosa di BolognaImmortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori, 1998;265 Ibidem;
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Figura 30. tomba Tempesta.
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BIOGRAFIA AD ANNUM
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1911
Luciano Minguzzi nasce a Bologna il 24 Maggio. Il padre Armando Minguzzi è
scultore, la madre è Violante Fiorini.
1930-1931
Frequenta la I° e II° dell’Istituto Tecnico Commerciale di Bologna, interromperà gli
studi per seguire la sua vocazione d’artista.
1931-1935
Si iscrive all’Accademia delle Belle Arti in cui frequenta i corsi di scultura sotto Ercole
Drei e quelli di incisione sotto Giorgio Morandi, parallelamente frequenta l’Accademia
artistica di Giuseppe Ragazzi e poco dopo seguirà le lezioni di Storia dell’arte di
Roberto Longhi all’Università.
1933
Vince il Concorso Nazionale Curlandese di Scultura.
1934
Vince una borsa di studio a Parigi,dove soggiorna da Settembre a Novembre a Maisons
Laffitte, qui assimila la lezione di Rodin, Medardo Rosso, Daumier, Degas, Renoir e
Modigliani; scopre le pitture di Carrière e riscopre Utrillo, Cézanne, Sisley, Monet, Van
Gogh, Lautrec, Courbet, Corot, Seurat, Matisse, Braque e Picasso.
Rientrato in Italia partecipò alla XIX Biennale Internazionale di Venezia.
1935
Partecipa alla II Quadriennale d’Arte di Roma. Lo stesso anno parte per il servizio di
leva, presso la Scuola Allievi Ufficiali dei Bersaglieri a Bassano del Grappa, per poi
passare all’8° Reggimento Bersaglieri di Verona.
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1936
Il 9 Maggio ottiene l’abilitazione all’insegnamento. Espone con successo alla XX
Biennale di Venezia, presentando una scultura in creta sul tema del lottatori.
1937
Gli viene affidata la cattedra di scultura alla Scuola d’Arte “P.Selvatico” di Padova,
dove insegna per due anni.
1938
Vince il Concorso bandito alla XXI Biennale di Venezia per un rilievo da collocare nel
salone centrale dell’esposizione. Partecipa ad un concorso, indetto dal Comune di
Bologna, per una “Pietà” da collocarsi presso la Certosa.
1939
Espone l’Eva in cera, una grande figura al vero, pietra miliare nella sua carriera, alla III
Quadriennale d’Arte di Roma, un opera che suscitò notevoli polemiche, perché
considerata indecente per l’epoca.
1940
Alla XXII Biennale di Venezia espone un grande rilievo nella rotonda. Viene trasferito
alla scuola di disegno per operai “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia. Il 10 Giugno vi
è l’annuncio della dichiarazione di guerra da parte di Mussolini. Muore il padre
Armando Minguzzi il 22 Giugno.
1942
Alla XXIII Biennale di Venezia gli viene dedicata una sala personale in cui sono
esposte 14 sculture, fra le quali Ritratto della madre in cera eseguito nel 1939.
168
1943
Partecipa alla IV Quadriennale di Roma col Ritratto della madre in pietra, esposizione
che gli dedica anche una personale e che lo premia col terzo premio per la scultura.
Nello stesso anno gli viene assegnata la cattedra di scultura al Liceo Artistico di
Bologna. La casa editrice Dell’Orsa pubblica una monografia di Minguzzi con
l’introduzione di Piero Jahier.
1943-1945
Minguzzi ha un ruolo attivo nella Resistenza, un’esperienza che segnò profondamente la
vita e quindi anche l’opera del Maestro.
1945
Viene nominato Accademico Clementino a Bologna. Fonda il gruppo “Cronache” con i
pittori Borgonzoni, Corsi, Ciangottini, Mandelli e Rossi. “Cronache” è anche il nome di
una galleria in Piazza della Mercanzia, il nome Cronache deriva dal nome della rivista,
diretta da Enzo Biagi con la collaborazione di Nino Bertocchi e Corrado Corazza,che li
accompagnerà. Saranno a stretto contatto con il gruppo Corrente di Milano.
1946
Tiene una personale alla Galleria di Cronache e ottiene un riconoscimento al Premio
nazionale di scultura della Galleria della Spiga di Milano; e sempre a Milano viene
insignito del Premio Angelicum. Viene incaricato dall’ANPI di Bologna di modellare
due partigiani, fusi però solo nel 1947.
1948
Il gruppo Cronache viene invitato ad esporre alla XXIV Biennale Internazionale di
Venezia, ma l’unico ad emergere fu Luciano Minguzzi esponendo un gruppo di
sculture. Trascorrerà altri sei mesi a Parigi dove conoscerà Zadkine, Giacometti, Birilli,
Guttuso, Tassinari, Signori e molti altri.
169
1949
Tiene una mostra personale al Museo dell’Athénée di Ginevra.
1950
Invitato alla XXV Biennale di Venezia gli viene assegnato, grazie alla scultura il Gallo,
il Gran Premio per la scultura ex aequo con Marcello Mascherini. Si trasferisce a
Milano definitivamente.
1951
Gli viene assegnata la cattedra di scultura al Liceo Artistica di Milano. Partecipa al
concorso per la realizzazione della V Porta del Duomo di Milano ed entra nella rosa dei
quattro prescelti per la prova di secondo grado. Vince il Premio Saint-Vincent e il terzo
Premio per la scultura Internazionale alla prima Biennale di San Paolo del Brasile.
1952
Alla XXVI Biennale di Venezia vengono istituiti due Gran Premi aggiunti che vengono
assegnati a Minguzzi e a Matisse.
1953
Per la prova di secondo grado per la V Porta del Duomo di Milano vengono scelti
Luciano Minguzzi e Lucio Fontana a pari merito per un ulteriore prova. Partecipa a
Londra al concorso internazionale per il monumento al Prigioniero politico ignoto,
ricevendo il terzo premio.
1954
Espone a Rotterdam tre grandi sculture all’aperto.
1955
Entra ufficialmente a far parte degli scultori della Galleria Il Milione a Milano, diretta
da Gino Ghiringhelli, dove lo stesso anno tiene una grande personale ripetuta poi nel
’58 e nel ’65.
170
Espone a Londra alla mostra “Contemporary Italian Art” organizzata dell’Arts Council
of Great Britain e successivamente ad Anversa partecipa alla terza mostra “en plein air”
al parco di Middelheim dove riesporrà nel ’59, nel ’61 e nel ’73. A Firenze viene
allestita in suo onore una grande mostra a Palazzo Strozzi. Vince a Padova la prima
riedizione del Concorso per il Bronzetto. E’ invitato a New York, insieme ad altri 21
artisti, al Museum of Modern Art per la mostra “The new decade”.
1956
Tiene una personale alla VII Quadriennale di Roma, dove riceve il Premio Roma. Viene
nominato titolare della cattedra di scultura dell’Accademia di Brera. Espone alla XXVII
Biennale di Venezia, al Museo Rodin di Parigi, dove riesporrà nel ’60. E’ invitato a far
parte ufficialmente degli artisti internazionali della Galleria Viviano di New York, dove
terrà varie personali negli anni successivi: ’61, ’64, ’67, ’69.
1956-1957
Partecipa alle mostre d’arte italiana tenutasi in Australia e Perù, in Jugoslavia a
Zagabria, Skoplie e Belgrado, In America a S.Louis e in Inghilterra a Cambridge.
1957
Vince il Premio Morgan’s per la scultura. Realizza Gli uomini del Lager, espone in
piazza e parchi le grandi sculture: Gli aquiloni, Luci nel bosco, Ombre nel bosco, Sei
personaggi, Pas de quatre.
1958
Vince la terza prova per la V Porta del Duomo di Milano e vi si dedica con grande
entusiasmo. Partecipa alle mostre italiane di scultura del XX secolo a Messina e a
Bologna. Espone a “Sonsbeek 58” in Olanda e a Berlino alla mostra “Junge Italienische
Plastik”. Espone alla mostra internazionale di Pittsburgh ed è presenta a Roma con una
personale alla Galleria Odyssia.
171
1959
Viene invitato a Documenta II a Kassel.
1960
Personale alla XXX Biennale di Venezia. Partecipa alla mostra “Arte italiana del XX
secolo da collezioni americane” dove presenta, per la prima volta in Italia, il Cane fra le
canne. Espone al Museum of Art di Baltimora, dove viene presentata la Wurtzburger
Collection of Contemporary Sculture e al Museum Boymans-Van Beuningen di
Rotterdam. Tiene una grande personale a Palazzo Strozzi di Firenze e partecipa
all’esposizione di Dallas “Italian Sculptors of Today”. Riceve a Roma la nomina di
Accademico Nazionale di San Luca.
1961
Partecipa alla seconda edizione del Premio Morgan’s alla Mala Galerija di Lubiana.
Espone a Tokio Pas de quatre e Sei personaggi. Partecipa alla mostra della collezione
di Stanley Seeger(New Jersey) e a quella del Wordsworth Atheneum di Hartford,
dedicata agli scultori italiani. Espone a Goteborgs Konstmuseum all’Atheneum di
Helsinki.
1962
Partecipa alla XXXI Biennale di Venezia, nella sezione dedicata ai vincitori dei premi
delle precedenti esposizioni, allestita al Museo d’Arte Moderna di Ca’Pesaro. Personale
al Goteborgs Konstgalleri di Stoccolma, al Louisiana Museum di
Humlebaek(Copenaghen) e alla Lunds Konsthall di Lund in Norvegia.
1963
Personale alla galleria d’Eent di Amsterdam. Espone una grande scultura al I° Salon des
Galeries Pilotes. Altre sculture vengono presentate al Museum am Ostwall di
Dortmund. E’ presente con alcune sue opere alla mostra dedicata alla collezione Bo
Bousted presso il Moderna Museet di Copenaghen. Viene nominato membro
dell’Accademia del Disegno di Firenze.
172
1964
Grande mostra antologica a Palazzo Sturm di Bassano del Grappa.
1965
Il 6 Gennaio viene inaugurata la V Porta del Duomo di Milano. Il Ministero della
Pubblica istruzione gli conferisce la medaglia d’oro al merito artistico. Personale al
Kunstmuseum di Winterthur. La Sommer Academy di Salisburgo gli assegna la cattedra
di scultura.
1966
Espone insieme a Luciano De Vita presso la Galleria dell’Accademia di Venezia.
Espone alla mostra “en plein air” di Montreux con tre grandi opere tra cui: Memoria
dell’uomo del Lager n. 4, successivamente esposte al Museo di Arte Moderna di Città
del Messico, a Turun in Finlandia e alla V edizione di Sonsbeek ad Arnhem(Olanda).
E’ presente con altri artisti alla Dominion Gallery di Montreal.
1967
Tiene diverse personali alla Galleria De’ Foscherari di Bologna e alla Catherine Viviano
Gallery a New York.
1969
Tiene una personale alla Galleria Cortina di Milano. E’ presente alla Mostra del
bronzetto italiano al Cairo.
1970
Espone con altri scultori italiani al Nuovo Museo di Archeologia di Teheran.
Il Comune di Bologna organizza al Museo Civico la Mostra degli “Artisti di Cronache”,
alla quale Minguzzi partecipa con una personale con opere che vanno dal 1945 al 1951.
Un’altra grande mostra gli viene dedicata nel Chiostro romanico della Cattedrale di
Prato, in cui è esposta la scultura Uomini. Personale alla Galleria d’Arte Schreiber di
Brescia e alla Galleria Farsetti di Cortina d’Ampezzo.
173
1971
Espone a Buenos Aires alla mostra “Escultura Italiana Contemporanea” e a “Présence
Européenne” alla Galleria La Bussola di Torino. Alla Biennale internazionale de la
petite sculture a Budapest gli viene assegnato il Gran Premio assoluto (ex aequo).
Riceve l’incarico per la realizzazione della porta del Bene e del Male per la Basilica di
San Pietro in Vaticano.
1972
E’ presente alla X Quadriennale d’Arte di Roma con tre sculture, fra le quali la grande
opera Uomini in ferro e bronzo. Espone al Museo di Arte Moderna di Città del Messico.
1973
Il Comune di Milano gli dedica un’antologica alla Rotonda della Besana. Partecipa alla
mostra dedicata agli scultori italiani contemporanei ai Musées Royaux d’Art et Histoire
di Bruxelles. Allestisce una personale alla Galleria Forni di Bologna.
1974
La scultura Luci nel Bosco, di otto metri, viene esposta in Piazza Santo Stefano a
Bologna. A Hong Kong espone una serie di piccoli bronzi.
1975
Il Comune di Bologna gli dedica una personale in occasione dell’inaugurazione della
nuova Galleria d’Arte Moderna della città. Espone alla Galleria Levi di Milano.
1976
Monografica presso il Palazzo del Comune di Rimini.
1977
Il 26 Settembre viene inaugurata la Porta del Bene e del Male nella Basilica di San
Pietro in Vaticano per l’ottantesimo compleanno di Paolo VI.
174
1978
Alla Galleria La Loggia di Bologna vengono esposti i legni preparatori delle formelle
della porta di San Pietro.
1979
Partecipa alla Biennale di Monza. Vengono inaugurati i busti di Zanardi e di Dozza al
Palazzo Comunale di Bologna.
1980
Riceve l’incarico dal Papa Giovanni Paolo II per eseguire una statua ispirata alla figura
del pontefice per la Cattedrale di Cracovia.
1981
Inaugurazione del monumento al Carabiniere, collocato in Piazza Diaz a Milano.
1982-1984
In questi anni porta a termine grandi sculture come I fiori della notte e Dafne. Porta a
termine la grande statua in bronzo di S.S. Giovanni Paolo II che verrà collocata nella
Cattedrale di Cracovia.
1983
Scolpisce l’ambone e l’altare maggiore del Duomo di Brescia.
1984
Primi progetti e studi preparatori per la porta della Chiesa di San Fermo Maggiore a
Verona.
1985
Tiene una personale alla Galleria Il Milione di Milano.
175
1986
Gli viene dedicata una grande mostra monografica a Palazzo dei Diamanti
a Ferrara.
1987
Riceve l’incarico per le porte della Chiesa Stella Maris a Porto Cervo in Sardegna.
1988-1989
Inaugurazione delle porte della Chiesa Stella Maris di Porto Cervo. Espone insieme ad
altri scultori italiani nei musei giapponesi di Gifu, Niigata, Gunma, Shimonoseki,
Fukuyama.
1988-1990
Realizza il grande gruppo scultoreo dei Nuotatori e la Grande contorsionista. Sono
ultimate le ventiquattro formelle della porta di San Fermo Maggiore a Verona, la porta
così realizzata viene benedetta da Giovanni Paolo II.
1990
Espone alla mostra “Scultura a Milano 1945-1990” al Palazzo della Permanente di
Milano e al Museo di Arte Italiana di Lima, alla mostra “Artisti italiani per il museo di
Lima”.
1991
Espone alle Kunsthalle di Mannheim e di Darmstadt.
1992
In occasione degli ottantenni dell’artista, il Comune di Milano gli dedica una grande
mostra personale al Castello Sforzesco.
176
1993
Espone all’aperto alla Rocca Malatestiana di Cesena insieme a Manzù e a Fabbri.
1994
Espone al Museo della Permanente di Milano alla mostra “Disegno e Scultura nell’Arte
Italiana del XX Secolo”. Personale alla Galleria Civica di Arte Moderna di Saint-
Vincent.
1995
Partecipa alla mostra “La città di Brera. Due secoli di scultura” all’Accademia di Brera.
1996
Il 24 Maggio, in occasione dell’ottantacinquesimo compleanno del Maestro, si inaugura
a Milano il Museo Minguzzi.
1997
Viene inaugurata la Porta della Chiesa di San Fermo Maggiore a Verona.
1998
Viene insignito a Bologna del Premio Marconi e gli viene dedicata una mostra
antologica presso l’Università Statale e un’altra grande antologica viene presentata al
Museo Marino Marini di Firenze.
1999
La Basilica Palladiana di Vicenza ospita la più ampia retrospettiva dell’artista.
2000
Realizza una grande scultura sul tema della contorsionista intitolata Op là.
177
2000-2001
Realizza le due sculture: Uomo n. 1 e Uomo N. 2.
2001
Gli viene dedicata una personale a Castel Ivano organizzata dall’Assessorato alla
Cultura della Provincia Autonoma di Trento e Castel Ivano.
2004
La sua ultima creazione è una Crocefissione in bronzo, esposta presso l’Istituto di
Cultura “Casa G. Cini” di Ferrara. Luciano Minguzzi muore a Milano.
2005
Viene dedica una grande retrospettiva postuma, con esposizione di sculture anche
all’aperto, a Cesena e a Tredozio.
178
BIBLIOGRAFIA
179
180
FONTI ARCHIVISTICHE
Archivio di Stato Sezione Archivio Storico
Comunale di Bologna :
• Progetto della Cappellla della Famiglia Sacchetti (Archivio Storico Comunale,
P. G. 9770 N. 1251, 1942 );
• Lettera della Direzione dei Servizi Tecnici alla Commissione Edilizia datata
12/03/1942 ( Archivio Storico Comunale P. G. 9770 N. 1251, 1942 );
• Lettera della Ditta Davide Venturi & F.,relativa al Progetto della Tomba
Scagliarini, al Sindaco di Bologna datata 19/07/1951 ( Archivio Storico
Comunale P. G. 57594, N. 9335, 1951 );
• Progetto per la Tomba Fanciullacci (Archivio Storico Comunale di Bologna, P.
G. 30656, Atti Interni 877, 1941);
• Progetto della Tomba Tempesta (Archivio Storico Comunale di Bologna P. G.
24363, Atto Interno 4009 );
• Lettera di Luciano Minguzzi al Podestà di Bologna del 1/07/1940 relativo ad un
Concorso per un opera da collocare al Cimitero Monumentale Certosa di
Bologna (Archivio Storico Comunale di Bologna, P.G. 26899, 1940 );
• Lettera di Luciano Minguzzi al Podestà di Bologna datata 20/01/1934 per
notificare la vincita del Concorso Curlandese del 1933 (Archivio Storico
Comunale di Bologna P. G. 15993, 1938 );
181
Archivio del Cimitero Certosa di Bologna, Ufficio Lavori Pubblici,
Sezione Progetti per Sepolcri di Privati :
• Progetto per la Tomba Fanciullacci ( Archivi dei Servizi Funerari del Cimitero
Monumentale Certosa di Bologna, Protocollo Generale N. 6954, N. 877 del
Registro dell’Ufficio Tecnico, Modello IV Lavori di Certosa datato il
19/02/1941 );
• Lettera della Ditta costruttrice della Tomba Atti al Sindaco del Comune di
Bologna (Archivio del Cimitero Monumentale Certosa di Bologna, Sezione IV
Dipartimento U.O. Edilizia Cimiteriale, Protocollo N. A. 2 datato 15/03/1984);
• Progetto per la costruzione della Tomba Atti (Archivio del Cimitero
Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U.O. Cimiteriale, Dipartimento
Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N: 2775/V/84);
• Progetto per la variazione della Tomba Atti (Archivio del Cimitero
Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento
Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84);
• Lettera dello Scultore Luciano Minguzzi alla Commissione Artistica per i
cimiteri del Comune di Bologna datata il 29/10/1984 (Archivio del Cimitero
Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento
Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11555/IV/84);
• Progetto per la Tomba Buldrini Bossi Roffeni (Archivio del Cimitero
Monumentale Certosa di Bologna, Sezione U. O. Cimiteriale, Dipartimento
Assetto Territoriale e Servizi Tecnici N. 11700/IV/88 );
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RINGRAZIAMENTI
Inoltre desidero ringraziare tutti coloro che mi hanno permesso di conoscere e
apprezzare l’importante progetto relativo alla rivalutazione e riscoperta dei
Cimiteri come luogo d’arte: il Dott. Mauro Felicori, Direttore del Progetto Nuove
Istituzioni per Comunicare la Città del Comune di Bologna e l’intero ufficio
preposto, in particolare Roberto Martorelli come referente tecnico presso la
struttura in cui ho svolto le ricerche. Ringrazio altresì l’Archivio Storico
Comunale di Bologna, in particolare William Baietti, per la disponibilità
accordatami; la Fondazione Museo Minguzzi di Milano, in particolare per la
massima cordialità e disponibilità dimostratami, il Dott. Luca Minguzzi,
Direttore della Fondazione Museo; L’Istituto Germanico di Storia dell’Arte di
Firenze – Kunsthistorisches Institut in Florenz; la Sig.ra Elina Collerà Marzaduri
per aver messo a mia disposizione il Suo materiale e la Sua conoscenza riguardo
l’operato artistico del Prof. Luciano Minguzzi. Un vivo ringraziamento va a tutti
coloro che mi hanno aiutato nella ricerca del materiale, delle informazioni, dei
documenti relativi al mio studio, con particolare riguardo ai famigliari e ai
proprietari delle tombe di cui questo studio tratta: Famiglia Sacchetti per la
Tomba Sacchetti, Sig.ra Giovanna Giannoni per la Tomba Fazio, Famiglia
Scagliarini per la Tomba Scagliarini, Sig.ra Bruna Fanciullacci per al Tomba
Fanciullacci, Sig.ra Mirella Galletti per la Tomba Baravelli, il Dott. Paolo
Morello per la Tomba Atti, Famiglia Bossi per la Tomba Buldrini Bossi Roffeni
e la Sig.ra Maria Luisa Tempesta per la Tomba Tempesta.