4 2015...do gettandosi con rabbia sul suo panino con la mor-tadella. Cosa volete: anche questa era...

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NOTIZIE DAI COLLEGI GEOMETRI DI TRENTO E BOLZANO_NACHRICHTEN DER KOLLEGIEN BOZEN UND TRIENT PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE | REGISTRATA AL TRIBUNALE DI TRENTO AL N. 568 DEL 17.03.1990 SPEDIZIONE IN ABB. POST. 70% | POSTE ITALIANE S.P.A. | OTTOBRE_DICEMBRE 2015 NR. 4 | ANNO XXVIII 4 2015 IN QUESTO NUMERO Esami di Stato 2015 Geometri, ora CAT, in calo Stima delle aree fabbricabili Aree montane in pericolo L'horror delle tariffe giudiziarie

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  • NOTIZIE DAI COLLEGI GEOMETRI DI TRENTO E BOLZANO_NACHRICHTEN DER KOLLEGIEN BOZEN UND TRIENT

    PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE | REGISTRATA AL TRIBUNALE DI TRENTO AL N. 568 DEL 17.03.1990SPEDIZIONE IN ABB. POST. 70% | POSTE ITALIANE S.P.A. | OTTOBRE_DICEMBRE 2015 NR. 4 | ANNO XXVIII

    4 2015IN QUESTO NUMERO Esami di Stato 2015 Geometri, ora CAT, in calo Stima delle aree fabbricabili Aree montane in pericolo L'horror delle tariffe giudiziarie

  • INDICE_INDEX

    OTTOBRE-DICEMBREOKTOBER-DEZEMBER

    RIVISTA TECNICADI INFORMAZIONEDEI COLLEGI GEOMETRIDELLA PROVINCIADI TRENTO E BOLZANO

    TECHNISCHE INFORMATIONSZEITSCHRIFTDER GEOMETERKOLLEGIENVON BOZEN UND TRIENT

    Direttore responsabile_Verantwortlicher DirektorSilvano Contrini

    Redazione_RedaktionConsigli dei Geometri di Trento e BolzanoAusschüsse der KollegienTrient und Bozen

    Trento_TrientVia Brennero, 52T. 0461 826796 - F. 0461 [email protected]

    Bolzano_BozenVia Josef-Ressel, 2/FJosef-Ressel-Strasse, 2/F"Enzian Office" 8. Piano/StockwerkT. 0471 974359 - F. 0471 [email protected]@geometerkollegium.bz.it

    Stampa_DruckTipografia Esperia, Lavis (Trento)

    Raccolta pubblicitaria_WerbungsanmeldungGBF®, TrentoT. 0461 420708 - F. 0461 1721906

    Le tesi espresse nelle rubriche e negli articoli firmati o siglati,impegnano soltanto l’autore e non rispecchiano quindi necessariamente, né le opinioni della rivista, né quelle dei Collegi di Trento e Bolzano.

    Die vertretenen Thesen der Informationsrubriken und der Artikel, welche signiert sind, verpflichten lediglich den Autor, spiegeln aber nicht zwingend die Meinung der Zeitschrift noch der Kollegien von Bozen und Trient wieder.

    Progetto grafico a cura di

    4 2015

    Copertina"Le caserme di Monte Vignola"Progetto fotografico "Echi nella valle - tracce della Grande Guerra dall'Altissimo al Pasubio" Andrea Contrini_www.andreacontrini.com

    DAL DIRETTORE_VON DIREKTOR

    FleboSilvano Contrini 6

    CATEGORIA_KATEGORIE 9

    L'aria che tira 9Geometri, ora CAT, in calo 11L’Istituto Delai raccoglie la sfida 13CTU a metà prezzo 15Paghi 1, prendi 2 se non 3 16Impianti di riscaldamento 17Festival delle professioni 2015 18Mezzi: il contestatore solitario 19

    NOTIZIE_NOTIZEN 20

    Stima aree fabbricabili 20Assolto Roberto Revolti 21Paesi montani in pericolo 22In Europa 11 milioni le case vuote 24Trento, città intelligente 25Quel mostro me lo tengo 26Esami di Stato 2015 28Isolare dall’interno 30Agibilità estranea al titolo abilitativo 31

    AZIENDE E TECNOLOGIE_AZIENDE UND TECHNOLOGIE 33

    Top Software-Angebote für Geometer! 33

    FISCO_FISKUS 42

    Presunzioni bancarie e professionisti 42

    LEGISLAZIONE E GIURISPRUDENZA_ GESETZGEBUNG UND RECHTSPRECHUNG 32

    Il contraddittorio è sempre e comunque garantito 32Minorenni in cantiere 34Distanze: inderogabili 10 metri 36"Pari uso della cosa comune" - SECONDA PARTE 37"Gleicher Gebrauch der gemeinschaftlichen Sache"" - SECONDA PARTE 39

  • DAL DIRETTORE_VON DIREKTOR

    Non allarmatevi per il titolo: la nostra non è ancora una rivista medica, ma il titolo era d’obbligo e tra un po’ saprete perché. Era inevitabile che dovesse accadere.Dopo 30, 40 o più anni dal diploma a qualcuno viene l’idea di una rimpatriata.Si cercano gli amici più stretti, si consultano gli elenchi telefonici, internet e poi si passa a fare il conto per una "allegra" giornata con i vecchi compagni.Per molti proprio allegra non è. Qualcuno si tira indietro ed ammette di non averne voglia, altri si dicono spaventati dall’idea di vedere i compagni di classe appesantiti, con la pancia da commendatore, calvi, con baffi e barba o addirittura incurvati sotto il peso degli anni. Che tristezza.Dopo qualche giorno ritornano alcune risposte agli inviti: il tale è malato, un altro ha una festa in famiglia mentre purtroppo qualcuno ha fatto "un passo avanti" e nessuno lo sapeva.Doveva proprio accadere e così alla conta finale siamo rimasti in 22 tra le due sezioni, cinque sono gli assenti ingiustificati e sei quelli che, secondo il gergo degli alpini, hanno fatto un passo avanti.La vita è così, si spegne come una bolla di sapone, ti distrai un attimo e non c’è più nulla. Rimane il ricordo sbiadito della memoria e quelle ultime foto di 30, 40 anni fa dove tutti eravamo sorridenti nel ricordare con nuova euforia le bricconate dei più temerari: da quello che aveva scardinato la cattedra con il piede di por-co per portarsi a casa il tema e rifarlo con le formule giuste, a quello che, a mezza mattinata, cuoceva sul fornellino elettrico il barattolo di tortellini in brodo per gustarlo durante l’ora di estimo.E poi c’erano gli "anziani", quei ripetenti più vecchi di noi di due, tre, perfino otto anni.Li guardavamo con ammirazione. Erano figli di im-presari, sapevano cos’è un cassero, una betoniera, perfino un cristo.E poi arrivavano a scuola con il macchinone di papà o la moto Gilera. Non solo. Volevano accreditarsi la fama di sciupafemmine sempre sul Garda in cerca

    FleboSilvano Contrini

    di nuove avventure, mentre noi eravamo sotto la lampada a notte fonda nella incipiente primavera a combattere tra le tempeste ormonali, le zanzare ed i moscerini struggendoci con i logaritmi, la formula di Erone, quella di Gauss e chi più ne ha più ne metta.Io ero una vera schiappa in matematica e nelle mate-rie affini, a tal punto che spesso mi chiedevo perché avevo scelto quella scuola (in seguito molti avrebbero pensato di me la stessa cosa...).Ma poi la vita ti riserva anche qualche soddisfazione. In fondo la matematica non è tutto e poi con il tempo anche chi non era un Einstein ha potuto fare il geome-tra. I logaritmi li hanno dimenticati tutti, sono arrivate le calcolatrici, i computer, i software e via dicendo.Forse ho perso il filo e non ricordo più dove volevo andare a parare.No, invece. Lo so benissimo. Volevo soltanto rac-contarvi una storia. La storia di un mio compagno di classe, un po’ realtà, un po’ fantasia, un po’ prosa ed un po’ poesia.Poi mi direte voi se era l’editoriale adatto per fine anno, oppure quello che non avreste voluto leggere.

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  • Vi prego solo di scusare la fantasia dei nomi e dei riferimenti, ma con tutti i limiti della privacy, alcune precauzioni sono d’obbligo.

    Questa è la storia di Edoardo, un compagno di classe tutt’altro che socievole uno di quelli che non hanno potuto venire alla nostra festa.Era timido ed impacciato. Tra i chiassoni non c’era mai e difficilmente si aggregava nelle sregolatezze dei più anziani o negli scherzi dei più burloni.Però non rompeva le scatole a nessuno. Anzi era bra-vo perché passava i temi da copiare ed era un vero genio sia in matematica che in topografia.Edoardo aveva un punto debole: era ossessionato dalle donne. Non che non gli piacessero ma se qual-cuno gli chiedeva se avesse la morosa, arrossiva per mezz’ora prima di riprendere il suo colore naturale.Il suo mondo erano i numeri. Con i numeri si divertiva ed aveva la confidenza di un giocoliere con le palline. Era quasi sempre assorto a calcolare a mente le radici quadrate oppure a risolvere la formula di Hansen se non a risolvere i rebus più astrusi. A scuola il tempo

    passava per lui senza emozioni particolari ed era un "freddo" dai nervi saldi anche quando ci pioveva ina-spettata la mazzata di qualche provetta a sorpresa.Invece perdeva il controllo quando durante la ricrea-zione, in fondo al corridoio, gli passava davanti Gio-vanna, una vistosa ragazzetta, già piena di curve che, più o meno volutamente, camminando davanti a lui, lasciava aprire il grembiule nero per fare emergere una minigonna da infarto.Edoardo diventava paonazzo ed abbassava lo sguar-do gettandosi con rabbia sul suo panino con la mor-tadella.Cosa volete: anche questa era la scuola!Poi, dopo il diploma, molti di noi lo hanno perso di vista anche perché non era certamente la persona che amava la compagnia.Gli anni li ha trascorsi in un polveroso ufficio di una storica impresa di costruzioni, quasi sempre chino sul tavolo a stendere preventivi oppure a compilare stati di avanzamento.E la sua vita privata?Nulla di particolare. Persa la madre in tarda età, rimase condannato alla solitudine ed alla routine del noioso lavoro quotidiano. Arrivò poi al pensionamento e così sprofondò in una anonima e serena vita da anziano.Edoardo, nel suo piccolo alloggio, immerso dai libri di matematica e di storia, a poco a poco sentiva che il tempo della vecchiaia non era un torrente orizzontale, ma una vecchia cisterna sfondata da dove scivolava via la memoria.Spesso se ne stava sdraiato sulla schiena a fissare per ore il soffitto, respirando appena, più morto di un morto, pensando se fosse valsa la pena vivere una vita come la sua.Molto tempo lo trascorreva ai giardini pubblici dove osservava l’arco della vita, che lui non aveva goduto, passargli velocemente sotto gli occhi.Lui che aveva scelto la libertà prima di tutto. Di dire, di fare, di essere contro, era una sorta di intellettuale alla Noam Chomsky che però l’anarchia l’ha vissuta in solitudine.

    Un giorno, il primario decise una cura più energica: forse uno scossone lo avrebbe salvato dall’apatia

    e dalla voglia di abbandono. Forse. Quella mattina l’infermiera si avvicinò

    con il flacone della resurrezione...

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    7Prospettive Geometri 4/2015_

  • Ora la libertà e la solitudine gli pesavano. D’autunno stava a vedere le foglie secche, spinte dal vento, rin-corrersi sotto gli alberi. Erano tante e volando via gli sembravano i fogli di calendario della sua vita, passata in un baleno. Quella stessa vita che gli fuggiva di mano con la sola compagnia dei suoi pensieri.Se ne stava seduto ad osservare gli anziani, più anziani di lui che, con la testa a ciondoloni o con i passetti da piccione, arrancavano sul vialetto fino alle panchine della collinetta sotto i platani. E poi osservava le cop-pie di anziani.I mariti precipitavano d’improvviso nel baratro di una vecchiaia infame del corpo e dell’anima, e le mogli dovevano guidarli sotto braccio come poveri ciechi, sussurrando loro all’orecchio, per non ferirne l’orgoglio di uomini, che stessero bene attenti, che tre e non due erano i gradini, che c’era una pozzanghera in mezzo alla strada, che quel fagotto messo di traverso sul marciapiede era un sacchetto delle immondizie ab-bandonato e non un cane addormentato. Quelle vec-chie signore o le rozze badanti li aiutavano con fatica ad attraversare la strada come se fosse l’unico guado nell’ultimo fiume della vita, mentre Edoardo non aveva nemmeno uno straccio di compagna che pensasse a lui.Edoardo stava a guardare tutto questo e mentre stava a sognare, tutte le ragazze gli ricordavano l’unica don-na della sua vita di cui si era innamorato: Giovanna del-la quinta C, la ragioniera con il fisico da Marylin Monroe e l’andatura da cerva.Ma il tempo passò un colpo di spugna senza lacrime sul ricordo di Giovanna, lo cancellò del tutto, e nello spazio che occupava la sua memoria lasciò che fioris-se un prato di papaveri.Il tempo passava inesorabile, anzi più inesorabile per lui che per gli altri.A poco a poco il passo si faceva lento e la mente sem-

    pre più confusa. Perfino gli amici numeri lo tradivano e confondeva spesso i soldi per la spesa, perdendosi nella puntigliosa conta del resto con le monete che si trovava a contare e ricontare sospettando di essere stato imbrogliato dalla spazientita cassiera del super-mercato.Una sera fu trovato di traverso sulla panchina del par-co, più morto che vivo.Portato all’ospedale, i medici nutrivano poche speran-ze di risollevarlo, rimetterlo in sesto e spedirlo a casa. Passava le ore nel dormiveglia, assente, senza rispon-dere alle domande di chi si affacciava al suo letto per provare la febbre, inumidirgli le labbra, attaccare o staccare una flebo.Un giorno, il primario decise una cura più energica: for-se uno scossone lo avrebbe salvato dall’apatia e dalla voglia di abbandono.Forse.Quella mattina l’infermiera si avvicinò con il flacone della resurrezione.Lei era di una bellezza interminabile. Tutto in lei era grande ed intenso: le cosce da sirena, la pelle a fuoco lento, i seni attoniti sotto il grembiule bianco, le gengi-ve diafane dai denti perfetti.Dopo le prime gocce del nuovo farmaco, Edoardo ebbe un moto di risveglio. Il respiro si fece tumultuoso, guardò di sottecchi la meravigliosa infermiera che gli ricordava tanto la sua Giovanna e disse tra sé: "Ora o mai più!".Allungò la mano e sfiorò, per la prima volta in vita sua una donna, pizzicando lo statuario fondo schiena di quella femmina meravigliosa.Lei trasse un urlo di spavento e di sorpresa. Un sorriso, quasi trionfante, illuminò il volto pallido di Edoardo. Per sempre.

    DAL DIRETTORE_VON DIREKTOR

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    8 _Prospettive Geometri 4/2015

  • nella sicurezza dei cantieri? For-se nessuno. Ebbene proprio in Equador, prima di poter lavorare in un cantiere, si devono fare visite mediche di ogni tipo. Non solo ma anche test attitudinali. In cantiere ciascuno circola con tesserini di riconoscimento con schede che certificano le singole abilitazioni (guida di macchinari, di caterpillar, abilitazione all’uso di prodotti chi-mici ecc.)Chi viene preso fuori dalle sue competenze viene subito allonta-nato dal cantiere.Ed in Italia? Sì, esiste la sicurezza, ma quella di carta. Progetti masto-dontici, verbali, raccomandate ecc.Conclusione? In Italia la sicurezza c’è, ma sulla carta. In Paesi che riteniamo arretrati -invece- la si fa nei cantieri.

    (C.R. da Pergine)Ho letto non solo con attenzione ma con vero stupore l’intervento del Presidente-delegato Graziano Tamanini.La Cassa deve "pescare" nei pro-pri investimenti per far fronte alle erogazioni contributive perché c’è una enormità di iscritti che non pagano?La cosa ha veramente dell’invero-simile soprattutto per due motivi.Il primo è quello che noi conosce-vamo una Cassa spesso inflessibi-le per piccoli errori o ritardi, mentre constatiamo che si lascia sfuggire molti milioni di euro dagli evasori.Il secondo è il fatto che il fenome-no sia ingigantito fino alle attuali dimensioni senza che siano stati approvati provvedimenti come la sospensione dagli albi e, nei casi più gravi, la radiazione.Se mi si permette un’ultima con-siderazione, devo plaudere al Presidente Tamanini che, assieme ad altri delegati, ha chiesto un

    L'aria che tiraLA BUONA SCUOLA

    L’EQUADOR INSEGNA

    I "MOROSI" CI ODIANO

    CRISI DI LAVORO, DI DENARO O DI IDEE?

    abbiamo in testa almeno vent’anni di discussioni e sterili analisi che hanno prodotto solo una grande confusione ed assistiamo ancora ad inutili polemiche e prese di posizione che ci fanno perdere ulteriore terreno nella corsa per le riforme ed il rinnovamento.Volete sapere cosa ne penso? Non parlate al manovratore. Se Savoncelli ha un progetto preciso con obiettivi alla nostra portata, la-sciamolo lavorare. Meglio una sola scuola per geometri presto, piutto-sto che decine di corsi che aumen-tano la confusione ed allontanano i giovani dalla nostra professione.

    (Roberto.72)Tra i mille interrogativi che il nostro Paese si pone per essere caduti così in basso e per risalire con tan-ta fatica, io sono assalito da una grande perplessità.Quella che noi non sappiamo nem-meno imitare gli altri.Ho letto con enorme interesse l’articolo "Oggi a scuola, domani in strada": la vostra redazione è stata encomiabile nel pubblicarlo, proprio perché è uno specchio im-pietoso del mondo del lavoro e del terreno perso dai nostri giovani.Ne ho avuto conferma parlando, pochi giorni fa, con un collega che lavora con ditte italiane in America Latina ed in Asia.Un esempio? L’Equador: chi pensa che sia all’avanguardia

    CASSA: I MOROSI

    Questa volta i nostri lettori ci han-no stupito non solo per la varietà dei loro interventi ma soprattutto per il fatto che dimostrano come le nostre precedenti pubblicazioni riescano sempre a vivacizzare un interessante dibattito. Stavolta parlano della nuova scuola pro-mossa dal Presidente Savoncelli, ma anche della differenza nell’in-tendere la "sicurezza" nel nostro Paese rispetto a Stati che crede-vamo sottosviluppati.Poi c’è un intervento sulla Cassa, seguito alla pubblicazione del de-legato Tamanini, dove il biasimo del lettore va non solo ai "morosi" ma anche alla Cassa che non ha saputo prendere provvedimenti efficaci ed immediati.Infine abbiamo uno stimolante arti-colo che non piacerà ai leghisti. Un progetto, già in atto, per utilizzare efficacemente le risorse umane ed anche per ridare dignità alle persone sfuggite alle violenze ed alla miseria, uomini come noi che non hanno alcuna vocazione per essere un peso per la società che li ospita.

    (S.B. da Trento)Renzi la chiama "buona scuola". Noi non sappiamo se quella pro-posta dal Presidente del C.N. sia una buona scuola. Abbiamo sot-to gli occhi una scuola che non prepara "geometri" ma "CAT",

    BUONA SCUOLA

    L'EQUADOR INSEGNA

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    9Prospettive Geometri 4/2015_

  • bilancio attuariale (per i prossimi 50 anni) su basi realistiche e non virtuali.Al giorno d’oggi è sempre azzar-dato fare previsioni a breve, ma esigere un bilancio di sostenibilità di 50 anni è semplicemente de-menziale.

    (Beta H. di Primiero)Gli interventi sul notiziario dedicati alla crisi, alle sue origini ed ai pos-sibili rimedi sono stati molti negli ultimi tempi.Non posso dire se qualcuno tra questi interventi abbia sortito gli effetti sperati. Ricordo la ventata di ottimismo del Collega Cappel-lini con la teoria del "nido d’ape". Ripenso all’articolo sui giovani che ambiscono all’impiego pubblico e snobbano le attività di artigiano ma penso anche agli sforzi del Collega Giorgio Ferrari impegnato a concretizzare corsi adatti alle prospettive di formazione e spe-cializzazione. Non condivido di sicuro tutti gli slogan leghisti, ma sicuramente consentire che schiere di stranieri vadano a spasso per le strade senza fare nulla, non lo ritengo né onesto, né dignitoso. La cosa non solo rappresenta uno stupido spreco ma sottrae dignità alle per-sone che non possono credere di aver trovato la soluzione della loro vita nell’assistenzialismo.Per questo motivo ritengo con assoluta convinzione che anche gli immigrati possano essere im-piegati per certe attività che non siano quelle del bighellonare senza meta. Ciò può avvenire soprattutto senza sottrarre lavoro e risorse ai nostri "disoccupati".Volete un esempio? Nelle Cin-

    CRISI DI LAVORO,

    DI DENARO O DI IDEE?

    que Terre la Caritas, assieme ai Coltivatori diretti ed altre organiz-zazioni, sta impiegando diversi emigranti istruendoli nella ricostru-zione dei muri a secco crollati per l’incuria o per gli eventi alluvionali degli ultimi anni.Esempi come questi possono aiu-tare a far riprendere l’economia, a dare speranza ed anche a guarire il territorio "malato" di moltissime località del nostro Paese dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono disastrosi.

    (F.R. di Rovereto)La parola "semplificazione" è ormai abusata e non è azzardato definirla ormai una illusione.Gli esempi pratici valgono più di molte parole ed allora riporto un caso concreto.Ho la necessità di conoscere la destinazione urbanistica di un’area industriale a Rovereto.Chiedo ed ottengo il CDU e poi vado a stampare tutti gli articoli collegati.Risultato? Un puzzle pazzesco e del tutto indecifrabile.A parte le decine di pianificazioni richiamate in epigrafe, scopro che l’area industriale non ha più que-sta denominazione ma si chiama "zona integrata". Non esiste un unico articolo delle norme di at-tuazione che la disciplinano bensì una serie infinita di articoli, cioè: l’art. 69, l’art. 69.2, l’art. 94, l’art. 18bis, l’art. 101 quinques, l’art. 68, 71 e 72... Ciò non basta perchè a loro volta questi articoli ne richia-mano altri.Avventurarsi nella lettura di questi articoli, collegarli tra loro e trarne indicazioni precise non è materia per i comuni mortali.

    SEMPLIFICAZIONE FA RIMA

    CON ILLUSIONE

    Scrivete a: [email protected]@collegio.geometri.bz.it

    Quando ho chiesto con quale diffi-coltà gli uffici comunali riuscissero a districarsi in questa materia mi è stato risposto che la loro applica-zione non solo è difficile anche per loro ma risulta oggetto di interpre-tazione perfino da parte di chi ha scritto queste norme.Un tempo a scuola dicevano che non c’è peggior asino di chi non riesce a leggere ciò che ha scritto. Adesso sembra proprio che gli asini di allora siano gli estensori delle norme di oggi e non so come si chiamino.Come nasce un articolo "indeci-frabile"? Pressappoco così. Un addetto scrive la norma. Ne esce qualcosa di sufficientemente chia-ro. Poi arrivano gli altri della com-missione. Ciascuno vuole mettere del suo. È come se in cucina tutti quelli che passano alzino il co-perchio e mettano in pentola ciò che vogliono: ne esce di sicuro un brodo disgustoso. Con le norme è la stessa cosa: ciascuno ha messo del suo. Ne esce un miscuglio indi-geribile, tutti sono felici e contenti, ad eccezione di chi lo beve. Cioè noi, sempre in affanno nel capire ed applicare qualcosa che "in partenza" era nato all’insegna del moto "semplificare".

    CATEGORIA_KATEGORIE

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    10 _Prospettive Geometri 4/2015

  • CATEGORIA_KATEGORIE

    Secondo i dati forniti dal C.N., nel 2014 gli iscritti all’Albo Nazionale erano nell’ordine dei 109.000 ma poiché i nuovi iscritti non superano mai la soglia del 10-15% dei diplo-mati dell’anno, c’è da prevedere un brusco crollo delle nuove iscrizioni che da quest’anno in poi sarà ancora più accentuato in quanto gli studenti saranno diplomati con un anonimo titolo di CAT, anziché di "geometra".Se nell’ultimo ventennio la Cassa di Previdenza ha visto scendere il rapporto tra iscritti e pensionati da 1/5 a 1/3 ed ora quasi ad 1/1, occorre correre ai ripari ed evitare inutili e dannose contestazioni che intralcino un unico obiettivo comune: salvare la categoria ed il titolo di geometra.Bruno Bossini, in una pubblicazione molto allarmante ma approfondita ha individuato diverse cause del crollo di studenti "ex geometri" ora CAT.Una prima ragione è data dal perdurare della crisi econo-mica che ha colpito in particolare il settore delle costru-zioni. Un secondo motivo è dovuto alla difficoltà dei nostri Organismi (Collegi e C.N.) ad essere convincenti nello stimolare le manutenzioni straordinarie degli immobili, le consulenze patrimoniali, la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio esistente, nonché tutti gli interventi mirati al risparmio energetico.Il terzo motivo è quello per cui paghiamo le conseguen-ze di una riforma scolastica (dagli Anni 70 in poi) dove gli obiettivi della formazione tecnica professionale (es.: geometri) è stata fortemente penalizzata a favore degli studi umanistici. Con il senno di poi, si è poi constatato che tale soluzione non ha sicuramente pagato in termini occupazionali perché non si trovano più né sbocchi occu-pazionali, né prospettive di remunerazioni certe.Ma se vogliamo individuare il più vistoso errore nel man-dare a fondo la nostra professione possiamo sicuramente attribuirlo alla riforma Gelmini con la quale, senza un

    CIFRE ALLARMANTI A BRESCIA, MA NON SOLO

    Geometri, ora CAT, in caloGrazie alla Gelmini ed alle divisioni interne

    Costantino Marteri

    I numeri che riguardano le iscrizioni agli istituti tecnici per geometri (ora CAT) sono veramente preoccupanti. Il grido d’allarme era stato lanciato dal Collegio di Brescia (vedi geometra Bresciano n. 6/2014), ma la situazione non è rosea nemmeno da noi.Anzi è tale da indurre ad un ampio approfondimento da parte dei responsabili della Scuola, del Collegio e del Consiglio Nazionale.

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    I NUMERI DEI CAT IN PROVINCIA

    I numeri della disfatta stanno lì dinanzi a noi, dopo aver chiesto i dati più significativi a cinque Istituti Tecnici della Provincia, cioè a Trento, Rovereto, Pergine, Borgo Valsugana e Cles.I dati relativi ai diplomati nell’ultimo quinquennio non sono incoraggianti ma ancor meno lo sono quelli confrontati tra diplomati geometri del 2014 e quelli diplomati CAT nel 2015.Lasciamo parlare i numeri perché ciascuno possa tracciare un bilancio e le considerazioni del caso.Passaggio geometri-CATI diplomati CAT nel 2015 sono scesi complessiva-mente all’87% rispetto ai diplomati geometri del 2014.A Borgo Valsugana ed a Rovereto la discesa si è fermata all’82% ed a Pergine al 76%.Altri dati significativiAl Pozzo di Trento nel 2012 i diplomati furono ben 117 ma nel 2015 soltanto 76 con una caduta al 65%.Una nota positiva riguarda Cles che segna una ripresa nel 2015 rispetto al 2014. Diciamo che si tratta di una "ripresina" del 4% se si considera la media del quadriennio 2011-2014 rispetto al 2015.Nel complesso i CAT hanno già dato dimostrazione di una forte flessione generalizzata ma dobbiamo ricordarci che oltre ai dati sui diplomati ci sono quelli ancora più significativi circa le iscrizioni CAT. Un termometro ancor più interessante per gli anni a venire che ci potrebbe dare indicazioni ancora maggiormente significative per i prossimi cinque anni.

    11Prospettive Geometri 4/2015_

  • CATEGORIA_KATEGORIE

    valido motivo, il titolo di studio di "geometra" è muta-to in quello vago, debole e fuorviante di "tecnico delle costruzioni, ambiente e territorio", il CAT per l’appunto.Se poi questa accusa arriva da Brescia, patria della ineffa-bile Gelmini, l’affermazione appare ancor più significativa.La conseguenza -comunque- è stata quella di susci-tare incertezze e dubbi nei genitori degli studenti che hanno così convogliato i figli verso indirizzi scolatici più promettenti.La certezza che poteva fornire la individuazione di una forte e collaudata figura professionale come quella del geometra si è perduta per un titolo confuso e senza identità. Noi geometri stiamo inoltre pagando non solo decenni di divisioni interne ma anche la scarsa collaborazione tra i Collegi, gli Ordini, le Imprese e la Scuola tecnica superiore.Per il momento vogliamo stendere un velo pietoso sulla qualità della scuola ma ci giungono -purtroppo- alcuni se-gnali secondo i quali spesso la "nostra" scuola, un tempo di eccellenza, è scesa ad uno stadio qualitativo mediocre con rendimenti preoccupanti ma perfino con situazioni di disciplina intollerabili per un ambiente che deve essere considerato "sacro" per il suo valore formativo. Ma que-sto è ancora un altro discorso...Forse è già troppo tardi per rincorrere i buoi quando sono fuori dalla stalla, però in questo panorama preoccupante sembra che il prof. Fulvio Negri (consulente del Collegio bresciano sui temi della scuola) assieme al C.N. abbia intravista una soluzione che potrebbe salvare il salvabile.Egli infatti afferma: "Il post-diploma si potrebbe fare già

    A Trento i geometri (ora CAT) del Pozzo sono attor-no alla quota di 300 iscritti.Il Buonarroti raggiunge i 1.300.La sparuta schiera sopravvissuta degli ex geometri va quindi verso la fusione con i periti con l’obiettivo di creare la scuola superiore più grande della città.La fusione dovrebbe consentire una razionalizza-zione degli spazi e, secondo Elina Massimo diri-gente del Pozzo sarebbe una grande opportunità per gli studenti con percorsi formativi sempre più innovativi in contatto con l’Università.Se sono rose fioriranno... certa è una realtà che nessuno si nasconde: fintanto che il Consiglio Nazionale e la Scuola avranno obiettivi diversi, il numero dei neo-CAT andrà sempre più a scendere.

    GEOMETRI E PERITI ASSIEME

    A TRENTO VERSO LA FUSIONE DEL "POZZO" E "BUONARROTI"

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    LA CONFUSIONE È GRANDE STRADE PER ACCEDERE ALLA PROFESSIONE

    Per il momento chi accede alla professione deve fare i conti con le norme vigenti che, in materia, prevedono diversi percorsi: ▪ Praticantato di 18 mesi presso studi professionali ▪ IFTS organizzati dagli istituti tecnici (ex per geo-

    metri) della durata di 12 mesi ai quali il candidato deve aggiungere sei mesi di pratica professionale

    ▪ ITS sempre organizzati dagli stessi istituti ma della durata di 24 mesi

    ▪ laurea breve triennale di architettura o ingegneria (alla quale possono comunque accedere anche studenti provenienti da licei, studi universitari ecc.)

    ▪ corso intensivo di 6 mesi (questa è l’ultima novità legislativa) organizzato dai collegi provinciali sulle materie professionali.

    da oggi, anche senza modifiche legislative. Basterebbe aumentare subito dal quinto anno i contenuti di pratica professionale con lezioni, stage, prove sul campo e di specializzazione per poi -nei due anni di ITS configurare una sorta di laurea breve triennale dei geometra in ambito post-secondario".

    12 _Prospettive Geometri 4/2015

  • FREQUENZA NEI CANTIERI, LABORATORI E STUDI

    L’Istituto Delai raccoglie la sfida Verso l’inserimento nel mondo del lavoro

    Paola Burzacca

    DA BOLZANO_VON BOZEN CATEGORIA_KATEGORIE

    "Affermare il ruolo centrale della scuola nella società della conoscen-za e innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti". Questo uno degli scopi della L. 107/15 (La Buona Scuola), che indica, tra le altre, le se-guenti modalità con cui perseguirlo: attività di orientamento, percorsi di alternanza scuola-lavoro, potenzia-mento della didattica laboratoriale, miglioramento delle competenze digitali e valorizzazione della scuo-la come comunità attiva aperta al territorio. Tutto ciò si inserisce nel più ampio contesto europeo: a par-tire dagli obiettivi della strategia di Lisbona, passando attraverso una serie di Raccomandazioni, per

    arrivare alla strategia denominata Europa 2020, l’Unione Europea continua a sottolineare l’importanza dello sviluppo di alcune compe-tenze-chiave necessarie ai giovani per l’inserimento e la permanenza nell’attuale mondo del lavoro.Come sta rispondendo a queste sfide l’Istituto Tecnico Costruzioni, Ambiente e Territorio "A. e P. Delai" di Bolzano?

    IMPARARE FACENDO potenziamento della didattica laboratorialeIn questi anni sono state progettate e realizzate una serie di attività di-dattiche volte a sviluppare e poten-ziare negli studenti, futuri geometri, competenze ritenute fondamentali per l’inserimento nel mondo del lavoro. Abbiamo una certezza: il consolidamento di tali competenze avviene anche e soprattutto in un ambiente esterno alla scuola come un laboratorio, un cantiere, uno

    PAOLA BURZACCADirigente ScolasticaIstituto Tecnico Costruzioni, Ambiente e Territorio"A. e P. Delai" - Bolzano

    studio, una ditta, un ufficio tecnico. Così agli studenti del triennio ven-gono offerte attività di vario genere per verificare in situazione reale quanto appreso in classe o, vice-versa, osservare per poi astrarre e teorizzare: visite guidate a cantieri di vario genere e in diverse fasi (stra-de, gallerie, edifici abitativi, scuole), lezioni nel laboratorio provinciale di prove materiali a Cardano, visite e attività in imprese di vario genere (costruzioni in legno, realizzazione di ponteggi, carpenteria, macchine da cantiere, gestione dei rifiuti da cantiere ecc.), laboratori promossi dall’Eurac di Bolzano su sistemi informativi geografici (GIS) e sul potenziale fotovoltaico, visite al Ca-tasto e all’Ufficio Tavolare.

    ORIENTARSI FACENDOpercorsi di alternanza scuola-lavoro e universitariGrazie alla disponibilità di pro-fessionisti sensibili alle esigenze

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    13Prospettive Geometri 4/2015_

  • CATEGORIA_KATEGORIE

    formative dei giovani futuri tecnici del settore costruzioni, ambiente e territorio, tutti gli anni i nostri stu-denti di quarta svolgono una breve esperienza lavorativa in uno stage di due settimane presso un ufficio tecnico di un’azienda pubblica o privata, presso uno studio o un laboratorio. Questa attività risulta motivante e permette ai giovani di verificare, e a volte anche di sco-prire, alcune delle proprie compe-tenze e attitudini personali.L’attività è inserita infatti in un più ampio percorso, anche personaliz-zato, di orientamento per la scelta post-diploma, che comprende incontri individuali, redazione del curriculum, simulazioni di colloqui di lavoro, strumenti per la ricerca attiva del lavoro. Questi percorsi sono condotti da docenti dell’Isti-tuto in collaborazione con figure professionali del territorio.Gli studenti di quarta inoltre ven-gono educati e formati alla sicu-rezza sul lavoro. Grazie alla con-venzione con il Comitato Paritetico Edile, prima di svolgere lo stage, frequentano un corso di 16 ore sul-la sicurezza in cantiere con atte-stato conclusivo. I datori di lavoro ospitanti hanno così la garanzia di accogliere studenti con una forma-zione sulla sicurezza certificata.

    La convenzione stipulata con la Libera Università di Bolzano, Facoltà di scienze e tecnologie, permette ai nostri studenti di quin-ta di frequentare un corso di 25 ore sull’efficienza energetica degli edifici. Approfondiscono così un tema inerente alla disciplina di in-dirizzo costruzioni, progettazione e impianti e contemporaneamente "assaggiano" il mondo universita-rio. Alla fine del corso gli studenti sostengono l’esame conclusivo, valutato in trentesimi e riconosciu-to per i crediti universitari nel caso decidessero di iscriversi alla LUB.

    Migliorare le competenze digitaliDa diversi anni i nostri studenti di terza vengono preparati ad affron-tare l’esame per la certificazione europea Ecdl CAD.Imparando ad utilizzare un softwa-re utile per l’attività didattica, gli studenti ottengono anche un riconoscimento formale delle competenze acquisite spendibile in ambito lavorativo. Per imparare ad utilizzare il software Revit, dallo scorso anno gli studenti di quinta frequentano un corso di 30 ore presso la Formazione Professiona-le di Bolzano, al termine del quale viene loro rilasciato un attestato di partecipazione.

    La scuola comunità attiva aperta al territorio, il territorio aperto alla scuolaLe attività sopra descritte sono state possibili grazie allo spirito di iniziativa di diversi membri della comunità scolastica, in particolare di alcuni insegnanti, e alla gene-rosa disponibilità di molte realtà professionali, imprenditoriali e for-mative presenti nel nostro territorio provinciale. La costituzione nel 2012 del Comitato Tecnico Scien-tifico della nostra scuola ha reso stabile la collaborazione con alcune di esse: il Collegio dei Geometri, la Libera Università di Bolzano, l’Ordine dei Geologi, il Collegio dei Costruttori Edili. Molte altre pro-ficue collaborazioni sono ormai "a regime", come quella con il Comitato Paritetico Edile e la For-mazione Professionale di Bolzano. Altre sono in fase di avviamento, in particolare un’iniziativa in conven-zione con l’Anaci sull’amministra-zione dei condomini.Si tratta insomma di offrire ai nostri studenti percorsi che contribui-scono ad una formazione scola-stica sempre più aggiornata dal punto di vista tecnico e professio-nale, sempre più attenta ai bisogni di apprendimento dei giovani che entreranno nel mondo del lavoro.

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  • LIQUIDAZIONI SPILORCE MA ANCHE I GEOMETRI SI SENTONO DISCRIMINATI

    CTU a metà prezzo Gli ingegneri si infuriano

    Gianluigi H.

    È una notizia dell’Espresso quel-la che attribuisce a "Gaetano Cappellano Seminara, 57 anni, re incontrastato degli amministratori giudiziari, pupillo delle sezioni di misure di prevenzione dei tribunali" un vero record nei compensi. Per 200 giorni di lavoro l’avvocato palermitano ha chiesto 18 milioni di euro a Italcementi, pari a 90mila euro per ciascuna delle giornate trascorse nella sede della società bergamasca".

    Non tutti quelli che collaborano con la giustizia siedono su una montagna di soldi come l’avvocato Seminara. Molti CTU si trovano ora ad affrontare una battaglia sul filo dei cento euro, se non addirittura a dover restituire striminziti acconti ricevuti qualche anno prima.

    Il decreto n. 83/2015 ha stabilito infatti che il compenso dell’esper-to stimatore nominato dal giudice sia calcolato sulla base del prezzo ricavato dalla vendita inoltre, prima della vendita, non possono essere liquidati acconti in misura superio-re al 50% del compenso calcolato sulla base del valore di stima.Questa norma implica due conse-guenze negative.Infatti i tecnici verranno pagati sulla base di un importo inferiore. Inoltre potranno recuperare i com-

    pensi solo a vendita effettuata. È risaputo che in tempi di crisi, ciò potrebbe avvenire anche a di-stanza di anni o (nel caso di beni invenduti) mai.Non è escluso che se il valore di realizzo dovesse essere inferiore alla metà del valore stimato, il Perito potrebbe anche essere co-stretto alla restituzione parziale di quanto avuto come acconto.Il decreto n. 83 del 2015 è stato convertito dalla legge n 132 del 6 agosto 2015 entrato in vigore lo scorso 21 agosto.Dopo l’entrata in vigore di questa norma tutti gli addetti ai lavori si sono allarmati ed indignati ritenen-do eccessivamente penalizzante il nuovo criterio di liquidazione.In particolare gli ingegneri hanno criticato la norma con particolare durezza attaccando la scelta del governo, sia perché la ritengono un regalo fatto alle banche sia perché penalizza eccessivamente l’operato del professionista già co-stretto non solo all’attività di stima ma ad una serie di verifiche (rego-larità urbanistica, degli impianti, catastale ecc.) che accresce a dismisura l’onere dell’attività di indagine.Armando Zambrano, Presidente del Consiglio degli ingegneri ha dichiarato "Per molteplici ragioni capita che i beni pignorati siano

    venduti a cifre più basse rispetto a quelle stimate... ed i professionisti saranno obbligati per legge a par-tecipare al rischio che deriva dal processo di vendita."La presidente romana Carla Cap-piello propone iniziative di prote-sta durissima decidendo di non fornire più le prestazioni da parte dei professionisti. Ed aggiunge "I compensi dei periti estimatori non sono un onere dello Stato ma nella maggior parte dei casi delle banche che in base alla nuova normativa avrebbero delle forti e alquanto evidenti agevolazioni".Alle recriminazioni degli ingegneri si vanno associando i geometri i quali non solo lamentano l’esa-gerato carico di verifiche e cer-tificazioni da fornire con la stima dei beni ma anche un altro preoc-cupante fenomeno che riguarda i nostri tribunali.Si tratta della preferenza da parte dei Giudici nella scelta di laureati e non di geometri.La cosa è pacifica ed ammissibile per le materie di loro specifica competenza ma non certo per i settori nei quali il geometra ha maggiori conoscenze ed esperien-ze, iniziando dal Catasto, i rilievi topografici e la conoscenza dei valori immobiliari e fondiari fin nelle più piccole realtà locali.

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    15Prospettive Geometri 4/2015_

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    Con circa quattro euro all’ora, molti CTU se non costretti a varcare le soglie della Caritas, sarebbero sicuramente costretti a presentarsi con animo contrito davanti ai funzionari dell’Agenzia delle Entrate, perché -è ovvio- abbondantemente sotto i limiti degli studi di settore.Ed allora vediamo ancora una volta uno Stato strabico che con una mano ti liquida un obolo umiliante e con l’altra mano ti chiede tasse da nababbi.La farsa ridicola dei compensi a vacazione non esaurisce le bizzarrie di uno strabico legislatore, anche perché le stesse tariffe a percentuale risultano per certi aspetti ancor più inique ed alienanti.Lasciamo perdere, al momento, le acrobazie di qualcuno che ha la fortuna di esporre (e farsi liquidare) compensi oltre la misura di legge per la bonomia dei giudici o per la loro scarsa pignoleria.Di certo ci sono diverse sentenze che non lasciano scampo.Infatti nelle stime il valore dei singoli beni vanno sommati.Il valore massimo cui applicare le percentuali è di euro 516.456,90.Non è possibile applicare la percentuale ai diversi beni anche se di natura, qualità e posizione diversa.Sarebbe come a dire: se stimi venti edifici diversi ed il primo vale circa 500.000 euro, tutti gli altri li stimi gratis.È proprio una recente sentenza del Tribunale di Rovereto del 15 ottobre scorso a ricordare che la Cassazione, in più occasioni, non ha dato scampo alle interpretazioni.Il principio è univoco: l’incarico è unico, il compenso è unitario e va calcolato sul coacervo del valore degli immobili mentre il limite massimo del valore sul quale applicare le percentuali tariffarie è di € 516.456,90 con un compenso massimo di € 2262,71.Se non bastasse la menzionata sentenza richiama una serie di decisioni della suprema corte che, qui riportiamo soltanto in estrema sintesi.

    CTU STREMATI, PIÙ FATICOSA LA PARCELLA DELLA PERIZIA

    Paghi 1, prendi 2 se non 3 Nell’horror delle tariffe giudiziarie

    Ambrogio Trucchetti

    Non da oggi ma sicuramente da decenni i CTU hanno dovuto faticare di più nel calcolare le loro parcelle e nel farsele pagare che non per espletare le loro consulenze.Discussioni anche feroci si sono registrate nelle aule dei Tribunali tra giudici gricci ed intransigenti e CTU inferociti per vedersi svilito il compenso ad una semplice elemosina.

    "Ai fini della determinazione del compenso un incarico deve essere considerato non solo unitario, ma unico.Di conseguenza il compenso deve essere unitario e deve essere calcolato sul coacervo del valore degli immobili" (Cass. n° 9761 del 1997)"In tema di liquidazione degli onorari al consulente tec-nico d’ufficio, la pluralità delle operazioni di valutazione affidate al consulente... rileva solo ai fini della determina-zione del compenso che deve essere stabilito con riferi-mento al valore complessivo degli immobili con il limite massimo di euro 516.456,980 (1 miliardo di lire)" (Cass. n° 126 del 2007)"Per la liquidazione del compenso al consulente tecni-co... si deve determinare un unico compenso... e non determinare un compenso per ciascuna delle stime effet-tuate, in quanto la pluralità delle valutazioni effettuate dal CTU non esclude l’unicità dell’incarico e la conseguente unitarietà del compenso...".(Cass. n° 174 del 2003)Fin qui, possiamo definirla "costante giurisprudenza", però sarebbe troppo semplice escludere qualche voce contrastante.È così che si inciampa nella sentenza di Cass. 6892 del 2009 laddove sembra consentita l’applicazione di due compensi diversi (esempio terreni e fabbricati) purchè diversi per ubicazione, tipologia del mercato, destina-zione ecc.E chissà che per arrotondare un po’ non si possa perfino richiamare l’art. 52 DPR n° 155/2002 per l’aumento degli onorari fino al doppio.Una sola cosa è certa. Il CTU accetta a scatola chiusa il proprio incarico, cerca di calcolare il compenso compa-tibilmente con le tariffe (bizzarre) a disposizione per poi rimettersi alla clemenza del Giudice... dopo aver fatto gli opportuni scongiuri.

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    SENTENZA CONSIGLIO DI STATO N. 2107/2015

    Impianti di riscaldamento OK ai progetti e D.L. dei geometri

    Viene segnalato un interessante pro-nunciamento del Consiglio di Stato a favore della categoria in tema di pro-gettazione di impianti di riscaldamen-to. La sentenza entra nel merito delle competenze dei geometri, spesso non riconosciute.La sentenza n. 2107/2015 del Consi-glio di Stato in particolare stabilisce che "la questione sostanziale oggetto del giudizio (le competenze) deve essere decisa su base esclusiva-mente normativa. Spettano infatti al legislatore espressamente i limiti di competenza di tipo generale, rispetto a quelle tecnicamente più specifiche. Nel rilevare che il rinvio alle rispettive

    di esclusioni". Nel medesimo pronun-ciamento l’impianto di riscaldamento viene considerato come parte essen-ziale della costruzione ed il geometra è ritenuto "certamente abilitato a pro-gettarne la realizzazione... così come a provvedere alla connessa verifica... nell’ambito della progettazione com-plessiva, al pari dei numerosi altri im-pianti che la costruzione comporta...". A titolo di completezza, ancorché la sentenza in questione si riferisca alla L. 46/90 vigente all’epoca dei fatti, il principio di "simmetria" sancito nella pronuncia medesima rimane pie-namente applicabile alla normativa cogente in materia.

    competenze, operato dalla L. n. 46/90 (art. 6 co I) riguarda i singoli ordina-menti delle categorie professionali coinvolte nell’ambito impiantistico, sancisce che, per quanto concer-ne i geometri, le loro competenze nella predetta materia "derivano da una competenza più generale alla progettazione di edifici di modesta entità e vanno quindi esaminate le disposizioni dell’art. 16 lett. M) del R.D. 11 febbraio 1929 n. 274 che abilitano il geometra ad operare nella progettazione, nella direzione e nella vigilanza di modeste costruzioni civili" ulteriormente tale rinvio è definito "del tutto aperto e privo di specificazioni o

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    RIMETTERSI IN DISCUSSIONE, UNICO MODO PER SFIDARE IL FUTURO

    Festival delle professioni 2015Una formula innovativa: 90 ospiti, 20 eventi, migliaia di visitatori

    Ursula Vivori

    Quella del 2015 non poteva essere nient’altro che una edizione rinnovata e scoppiettante del Festival delle professioni.D’altronde le professioni sono molte e non siamo soltanto noi geometri a sentire la necessità di attrarre sia forze nuove, sia l’interesse verso le nostre attività, ora minacciate più che mai dai minori iscritti, dal tur-binare di nuove crescenti esigenze della Committenza e schiacciati tra la burocrazia sempre più ottusa e complicata e la necessità di tradurre in parole sempli-ci ai committenti le nuove normative nella soluzione dei problemi quotidiani (vedi articolo dd 13.11.2015 di Dario Di Vico sul Corriere della Sera).

    Dalle class action alle pari opportunità nello sport: per cinque giorni la rassegna di Trento ha sostenuto il dibat-tito nazionale sui temi cari alla più urgente attualità.Cinque giornate, venti appuntamenti, oltre novanta ospi-ti, per centinaia e centinaia di contatti da tutta Italia: la quarta edizione del Festival delle professioni, organizzata a Trento dall’Associazione Giovani Professionisti tra il 13 ed il 17 ottobre, si conferma -unico nel suo genere- ap-puntamento di richiamo e di risonanza nazionale.

    Tema di stringente e vitale attualità: LA MEDIAZIONEMai come in questi tempi di comunicazione sfrenata si sente la necessità "comunicare mediando".È forse la domanda che ognuno si è fatto all’indomani dello scoppiare delle nuove forme di terrorismo che stanno paralizzando il mondo intero: rispondere con le bombe, oppure cercare l’incontro e mediare?Troppi interessi spingono per la prima opzione ma nessuno deve arrendersi e rinunciare alla seconda.Nel nostro piccolo mondo anche la mediazione assume

    una grave importanza. L’avvocato Lorenza Cescatti ha illustrato le differenze tra mediazione, media concilia-zione e negoziazione assistita. Quest’ultima, in partico-lare, è un istituto nuovo e potente, introdotto dal D.L. 132/2014 che conferisce efficacia esecutiva alla clas-sica transazione, negoziata dagli avvocati delle parti. La negoziazione assistita consente agli avvocati e alle parti di esplorare problemi di natura personale, oltreché giuridica, aprendo così un confronto ampio e ricco di risorse ma anche potenzialmente esplosivo.Quali sono le vere qualità di un conciliatore? Te lo ri-vela Albert Einstein il quale ti ammonisce ricordandoti che "non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna". Se proprio la nonna non ce l’hai, prova con un bambino.A tirare le fila del discorso è stato Filippo Vircillo, presi-dente di GEO-CAM, associazione nazionale geometri, consulenti, tecnici, arbitri e mediatori. GEO-CAM applica un metodo di mediazione collabo-rativa per offrire la possibilità di trovare una soluzione alle persone dialogando tra di loro. Anziché demanda-re a qualcuno la risoluzione di un problema al posto di un altro, si "lavora" in una realtà virtuale, focalizzando gli obiettivi e ridimensionando i problemi. Cattiva co-municazione, percezioni soggettive, non ascolto: sono gli ostacoli alla risoluzione dei problemi. Flessibilità, creatività, rottura di schemi mentali oltre ad una buona sinergia tra professionisti sono invece le armi che si debbono mettere in campo per una risoluzione colla-borativa delle controversie.Le conclusioni di una edizione intesa come "laborato-rio" e non come "mostra delle professioni" le ha spie-gate la Pres. Alessia Buratti con parole che mettono in discussione i nostri schemi di routine:"In occasione di questa quarta edizione dell’appunta-mento, abbiamo, tra le altre cose, un obiettivo: ana-lizzare il modello classico del libero professionista e metterlo in discussione, scomporlo e ricomporlo alla luce delle tendenze future. Crediamo che rinnovarsi dall’interno sia uno stimolo per continuare a crescere avendo una visione positiva per l’avvenire".

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  • Domenico Mezzi l’ho incontrato mol-te volte negli uffici del Collegio ed anche se con lui non ho mai potuto consolidare una duratura amicizia, nutrivo una simpatia spontanea ed immediata nei suoi confronti.Per molti di noi era diventato "cele-bre" perché fu l’unico geometra della Provincia ad imbarcarsi sul pullman diretto a Roma per una manifestazio-ne dei liberi professionisti.Aveva superato gli 80 anni ma su mille iscritti è stato il solo a trovare il tempo e le forze per sobbarcarsi 15 ore di viaggio e le fatiche conseguenti per fare sentire la sua voce a Roma: l’unico su mille.Sarebbe bello soffermarsi a parlare di lui ma ci limitiamo a qualche riga e ad un paio di ricordi che lo fanno ritornare tra noi almeno per la durata dello scorrere di queste righe.Era una sorta di pioniere che, nella sua attività ha attraversato le travol-genti evoluzioni degli ultimi decenni, dai tempi delle penne a china alla informatizzazione.Classe 1925 era l’iscritto n. 70, uno dei rari superstiti tra i primi "100" della storia del nostro Collegio. Nativo di Storo dove ha professato per oltre 65 anni, Domenico (da tutti chiamato Gino) era quasi sempre presente ai corsi di aggiornamento ed alle riunio-ni di categoria.Un esempio da seguire da parte di molti tra noi che centelliniamo la par-tecipazione.Non so se il modo migliore per ricor-darlo sia un episodio raccontatoci dall’ex Presidente Walter Pizzini ma in fondo anche la nostra vita è fatta

    A ROMA DA SOLO LASCIANDONE 1000 A TRENTO

    Mezzi: il contestatore solitarioAnche il n° 70 ha fatto un passo avanti

    Silvano Contrini

    di tanti piccoli frammenti più o meno segnati dalle preoccupazioni e dai momenti felici.Tanto vale ricordarne uno dove una commemorazione funebre si è quasi trasformata in "gloria"."Di lui conservo diversi ricordi ma quello che -in questo momento- mi viene alla mente è forse il più curioso.Una decina di anni fa o forse più, è scomparso il nostro collega Arnaldo Collini di Pinzolo. Domenico (detto Gino) mi ha chiamato per chiedermi se volevo andare con lui per l’ultimo salu-to. Così l’ho aspettato e ci siamo diretti a Pinzolo onorando il collega defunto con la nostra presenza alle esequie. Alla fine della cerimonia, come di circostanza, siamo entrati in un bar per rincuorarci a vicenda, spezzando il digiuno prima di iniziare il rientro in Val del Chiese. Ripreso il viaggio, non ancora giunti a Spiazzo (distante solo pochi chilometri), Gino sente già il bi-sogno di fermarsi ed insiste: "Fermia-moci un attimo a prendere qualcosa" Una volta entrati nel locale, non so se per sollevarsi dalla tristezza della celebrazione o per distrarsi per la perdita dell’amico, aggiunge "Si po-trebbe pure mangiare qualcosa come "merendin" (piccola merenda)". Così ordina un ricco vassoio di affettati lo-cali, sottaceti ed alcune varietà di for-maggio, ma pure qualcosa da bere.È certo che i nostri discorsi avevano per protagonista il collega scomparso ma -nell’occasione- abbiamo pure divagato raccontandoci aneddoti ed anche qualche allegra storiella del nostro quotidiano. Con tutto il rispet-to per l’amico perduto da poco, il fu-

    CATEGORIA_KATEGORIE

    nerale si stava trasformando in gloria.Si era fatto scuro e quindi riprendem-mo il viaggio, ancora lungo per Storo. Probabilmente fu proprio l’assillo dei (molti) chilometri del rientro a preoc-cuparlo a tal punto che appena entrati a Tione, in prossimità della Pizzeria Pellegrini, ha talmente insistito che ho dovuto fermarmi per concludere la serata con una pizza ed una birra.Anch’io sono una buona forchetta, ma in quella occasione rimasi sor-preso e senza parole nel constatare l’appetito del buon Gino.Finalmente a notte fonda siamo ar-rivati a Roncone dove il "Gino" ha ripreso la sua macchina per coprire gli ultimi chilometri prima di Storo, forse finalmente sereno ed appagato.Mi è sempre rimasta la curiosità di sapere se, una volta giunto a casa, abbia avuto il coraggio di sedersi a tavola per concludere degnamente con la cena una giornata tanto triste."

    Senza tante commemorazioni di circo-stanza ci viene spontaneo salutarlo così:Ciao Domenico, chi ti ha conosciuto non scorderà la tua simpatia e chi non ti ha conosciuto può soltanto ap-prezzare un esempio di professionista che attraversando settant’anni di storia di geometra non solo è riuscito a sopravvivere nelle vorticose acque delle complicazioni e della burocrazia ma è perfino riuscito a stare a galla tenendosi al passo con i tempi delle innovazioni dei nostri anni, trovando addirittura il tempo di manifestare per conto di colleghi più giovani e meno generosi di te ma non disdegnando mai la loro compagnia.

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  • QUANDO LA STIMA DIVENTA UNA SCOMMESSA

    Stima aree fabbricabiliPiù dubbi che certezze

    Filippo Demattia

    NOTIZIE_NOTIZEN

    La stima delle aree fabbricabili è forse una delle va-lutazioni più difficili da calcolare in questo momento. Ne sa qualcosa chi si è occupato di consulenze tecni-che per espropri di pubblica utilità, ma non solo.

    Le posizioni diventano distanti e le ragioni nelle dispute inconciliabili.Se questa difficile realtà ha segnato i tempi "normali" nei quali il paziente Perito poteva trovare qualche com-pravendita in zona con riferimenti e raffronti plausibili, ai nostri giorni la stima di un’area fabbricabile diventa non solo un azzardo ma una operazione di difficilissima esecuzione. Non solo la situazione di mercato ci ha fatto assistere alle desertificazione del mercato ma si sta verificando un fenomeno mai avvenuto in passato. Infatti molti proprietari di aree fabbricabili, aree alber-ghiere e produttive si sono ridotti a chiedere ai Comuni di appartenenza lo stralcio delle loro aree da quelle edificabili per evitare dolorosissimi dissanguamenti in termini di IMU e di IMIS.Cose certamente mai viste in passato dove miracolose bacchette magiche di politici e pianificatori trasforma-vano aree agricole e terreni marginali in vere e proprie miniere d’oro.In assenza di compravendite e di qualsiasi negoziazio-ne in materia, la già difficile stima di aree fabbricabili si trasforma in un puro esercizio di dialettica astratta dove ciascuno va per la propria strada sostenendo la "tenuta dei prezzi" ormai stravolta da anni di crisi, oppure la sia pure inesistente ripresa che, in realtà, è tuttora lontana dai nostri orizzonti. Ed allora com’è possibile districarsi in questa operazione che rischia di trasformarsi in pura teoria ed in estimo astratto?

    La risposta non è facile e sicuramente questo breve saggio non fornirà risposte adeguate perché tuttora sono più le incognite delle certezze.Di certo c’è solo una cosa. Qualcuno dovrà sciogliere questo nodo perché si ri-schia che le stime delle aree fabbricabili siano semplici expertise piuttosto che calcoli analitici di situazioni con-crete di mercato.Tanto per gettare un po’ di benzina sul fuoco pensiamo ai valori "consigliati" (o imposti?) dai numerosissimi co-muni trentini dove ottimisti astrologi del mercato locale hanno fissato valori di diverse migliaia di euro (100, 200 ed anche 500 e 900 euro al mq.): tutti valori astratti di aree che nessuno vorrebbe nemmeno in eredità perché invendibili ma comunque soggette alla tassazione.E cosa dire della nuova situazione urbanistica che si profila per avvantaggiare le ristrutturazioni in luogo del-le nuove costruzioni? Ed ancora come si può qualifica-re un’area destinata ad edificazione ordinaria, rispetto a quella per la prima casa?Ci saranno mercati paralleli in base al soggetto che costruisce, alle diverse normative urbanistiche, alle provvidenze per la prima casa ed alle penalizzazione per le seconde case?Il dibattito è aperto, o meglio la sfida è aperta soprattut-to per gli addetti ai lavori ai quali spetta fare chiarezza sull’argomento possibilmente fornendo direttive che rappresentino riferimenti per le stime ma pure -ragione-volmente- dei riferimenti più realistici ai Comuni che fi-nora hanno visto nelle aree fabbricabili una delle poche risorse da utilizzare per far tornare i conti continuando a succhiare sangue dai contribuenti.

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  • NOTIZIE_NOTIZEN

    TORNA IL PROBLEMA SICUREZZA

    Assolto Roberto Revolti L’accusa? Carenza nel documento di valutazione dei rischi

    la redazione

    I fatti sono noti. Emilio Paternoster, geometra del Servizio Catasto il 4 ottobre 2012 aveva perso la vita mentre effettuava rilievi cartografici nei pressi di passo Finestra a 1.760 metri sul confine tra il Primie-ro ed il Veneto.Il dirigente del Servizio Catasto della Provincia, Ro-berto Revolti, in qualità di datore di lavoro pubblico, era stato rinviato a giudizio con la causale che il docu-mento di valutazione dei rischi per interventi in quota in luoghi impervi fosse carente. Dopo una prima asso-luzione, la Cassazione aveva annullato la prima sen-tenza e la vicenda era tornata davanti al giudice Marco La Ganga che ha assolto il funzionario dall’accusa di omicidio colposo "perché il fatto non sussiste". Ai margini della dolorosa vicenda che annovera il geo-metra Emilio Paternoster tra le vittime della montagna e del lavoro, possiamo formulare alcune considerazio-ni non del tutto scontate.Innanzitutto le cronache ci hanno purtroppo abituati ai mortali incidenti di montagna che vedono tra le vittime

    non solo spericolati e sprovveduti turisti in calzoncini e scarpe da ginnastica ma anche i più esperti scalatori degli ottomila.Quello appena citato è solo un esempio della goffag-gine della nostra normativa e di intendere la sicurezza che sembra essere conseguita con la regolarità forma-le delle procedure. Ciò che riesce difficile comprende-re è proprio la filosofia della sicurezza in Italia. Come spesso constatiamo nei nostri cantieri la sicurezza è quella "di carta", non fatta di preparazione, coscienza del pericolo e reali misure di prevenzione ma piuttosto di regolarità formali di procedure e scritture. La sicu-rezza è un’altra cosa e se si dedicasse più tempo a fare cultura della sicurezza con meno scartoffie, anche le morti sul lavoro non sarebbero ancora in crescita con l’aumento dell’8,4% nei primi cinque mesi del 2015 rispetto al 2014.Sembra proprio questa la dimostrazione del fallimento delle nostre leggi che hanno prodotto più burocrazia ma non meno morti sul lavoro.

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  • I SERVIZI CHIUDONO E LA GENTE VA IN CITTÀ

    Paesi montani in pericoloI geometri lanciano l’allarme

    Marco Lombardi

    NOTIZIE_NOTIZEN

    È facile dire "spending review" ma metterla in pratica è cosa molto ardua.Sembra facile individuare spese da tagliare ma ad ogni sforbiciata cor-risponde una sentenza contraria della magistratura, la sollevazione di qualche categoria oppure i di-stinguo di qualcuno che non vuole rinunciare ai propri privilegi.

    Lasciamo a chi dovere decidere se a pagare debbano essere i più ricchi oppure chi ha sempre pa-gato. Di sicuro c’è una fascia della popolazione che non ha voce. Né da parte di sindacati, né di difenso-ri d’ufficio, né di politici in cerca di voti: è la popolazione di montagna. Quella fatta soprattutto di anziani, di persone affezionate alla loro terra e convinti che le radici nei propri paesi valgano più di qualche comodità in città.È proprio in loro nome che i geometri, professionisti come nes-sun altro attaccati al territorio ed all’ambiente, prendono le difese della popolazione di montagna e fanno propri i disagi e le grida d’al-larme di chi non ha voce e di chi non trova nemmeno uno straccio di cronista delle notizie locali di-sposto a dare loro ascolto.Prendiamo in mano il libro di Aldo Gorfer ed apriamo a caso una di quelle pagine ormai dimenticate.Ne proponiamo un brano molto significativo e commovente: erano gli anni sessanta."L’abbandono di Ischiazza, sim-

    bolicamente figurato nell’insolita processione che si snodò nel livi-do novembre del 1966, è l’ultimo episodio del grande romanzo sto-rico dedicato alla morte dei villaggi montani. Lo sgombero degli og-getti sacri della chiesa è il simbolo dell’esodo da un paese che una tremenda alluvione aveva da poco reso inabitabile".Se questa è pura poesia dobbiamo per un momento tornare ai giorni nostri e guardare non solo a quel grumo di vecchie case dove ormai i camini sono spenti da molti anni, ma anche alle realtà di centri mon-tani più grandi. Magari pieni di case e doppie case all’inverosimile ma cimiteri desolati per quasi undici mesi l’anno.Com’è difficile vivere oggi in un pa-ese di montagna? Troppo difficile.Ricordiamo con dispiacere l’avven-to degli scontrini e della contabilità obbligatoria anche per i più piccoli negozietti sopravvissuti.Persone anziane, dietro il bancone tutto il giorno, assicuravano alla

    gente del posto il minimo indi-spensabile: un’osteria, una piccola bottega di alimentari, il negozietto di verdura... perfino una macelleria.Poi, con gli obblighi contabili, que-ste persone sono state costrette a chiudere perché il commercialista o la consulenza dell’associazione di categoria avrebbe vanificato non solo i loro incassi di poche migliaia di lire al giorno, ma perfino sudatis-simi risparmi.Venendo ai giorni nostri, è poco definire "eroica" la vita di chi ha scelto di vivere nei paesi di monta-gna. Non c’è informatizzazione che tenga. La visita dal medico, la spe-sa al supermercato, qualche scar-toffia burocratica... Siamo sempre lì, con la necessità di prendere la corriera dove non hai scelta, nel migliore dei casi con una-due cor-se al giorno.Nei piccoli paesi di montagna, tutte le luci si vanno spegnendo: dagli ambulatori medici, ai piccoli bar superstiti e giù giù fino agli uffici postali.

    22 _Prospettive Geometri 4/2015

  • NOTIZIE_NOTIZEN

    Nonostante slogan spudorati all’in-segna di "Il cambiamento siamo noi" quella di Poste Italiane è pro-prio una bella storia, perché non si comprende più se la Posta è un servizio oppure solo un "investitore finanziario".Hanno chiuso da un pezzo gli uffi-ci dei piccoli paesi ma il cammino va avanti con la chiusura di uffici in centri sempre più grandi, fino ad interessare perfino grossi rioni delle città.Le Poste Italiane hanno cambiato lavoro: non è più un servizio da garantire ai cittadini ma un inve-stitore travestito che entra nelle tasche degli italiani grazie alla diffusione capillare che si era me-ritata in passato.La gente protesta? Il Sindaco di Arco ritira i suoi risparmi? Cosa importa... sono fendenti contro un fantasma, cioè con un ente che non ha più una faccia e che non risponde perché i suoi interessi sono altrove.Ma non è solo questione dell’ufficio postale, anche le scuole dei piccoli centri stanno per chiudere.È ormai un processo inarrestabile. Quando un paese perde la scuola, il bar e la chiesa, significa la morte certa: mancano i punti di aggrega-zione e tutte le manifestazioni fol-cloristiche non sono che un po’ di ossigeno concesso al moribondo.

    I geometri prendono le difese de-gli eroici abitanti dei nostri piccoli paesi di montagna. Gorfer avrebbe di che versare lacrime amare sulle spietate "esigenze" del mercato. Gente onesta, seriamente attacca-ta alla loro terra, gente che garan-tisce la cura del proprio ambiente è letteralmente costretta all’esodo: verso la città, in qualche periferia, o magari in qualche casa di riposo.Fino a quale punto l’abbandono dei piccoli paesi è colpa del pro-gresso e non invece di una bella dose di individualismo?L’esempio della fusione di piccoli comuni in uno solo è l’espressione di una grande voglia di resistere ed un passo in difesa dei propri territori. Ma pensiamo a quante divisioni tra la gente, nei rapporti personali, nelle piccole dispute tra le varie Pro-Loco, tra un Comune e quello vicino, quasi mai alleati per fare fronte comune nel mettere sul tappeto quelle iniziative condivise che potrebbero ridare vitalità a piccoli centri, spesso degradati da interventi edilizi di dubbio gusto e di ancora minore qualità. Apprezziamo nelle foto di Gorfer l’espressione modesta ma sapien-te dell’architettura spontanea e facciamo il confronto con i rifaci-menti massacranti di abbaini sgra-ziati, poggioli esagerati, verande assurde che hanno fatto perdere l’interesse paesaggistico delle no-stre valli di montagna. In Italia sembra sempre che dob-biamo inventare qualcosa, quando invece -magari- le stesse situazioni sono state vissute e risolte da altri in maniera egregia.Ricordiamo interessanti esempi in Alto Adige dove piccoli furgoni del pane e di altri generi di prima necessità sostano per poco tempo nelle piazze dei paesi. Il tempo necessario alla gente del posto per fare provvista, per scambiare una

    parola e per non far morire il loro paese. In Corsica ho avuto modo di vedere una iniziativa molto spiri-tosa ed intelligente. Nella piazzetta del paese ho notato un furgone circondato da capannelli di uomini anziani.Mi sono avvicinato per vedere se era il solito furgoncino di polli allo spiedo. Invece la sorpresa è stata grande quando ho visto che si trattava di un salone da parruc-chiera per signora. All’interno al-cune donne erano in attesa oppure sotto il casco della permanente. Sulla fiancata del furgoncino erano riportate le tariffe ed i giorni di presenza nei diversi paesini della zona. Poco distante dal furgone, stavano ad aspettare i mariti, in attesa di prendere sottobraccio le loro ringiovanite compagne per tornare a casa.Esempi da riprendere anche da noi?Non si sa, ma la cultura per l’amore alla propria terra parte proprio dalla necessità che la gente di monta-gna possa restare nelle loro case.Spending review, informatizzazio-ne, inurbamento faranno anche parte dei processi evolutivi dei nostri giorni ma nessuno deve de-cretare la morte dei nostri centri di montagna, valore dei suoi abitanti ma sicuramente anche nostro, di gente di città.

    23Prospettive Geometri 4/2015_

  • Ma sebbene l’Europa più deludente sembri quella che non fa voce comune nei problemi internazionali, lo scacco maggiore è quello della caduta dei valori ideali, quelli per intenderci che nemmeno si sono vo-luti accennare nella carta europea, i valori delle origini cristiane che, rendono l’Europa il continente della civiltà e della pace, traguardo -spesso inarrivabile- per milioni di profughi cacciati dai loro Paesi per la fame, le guerre o le barbarie di ricchi acquirenti di armi. Però se l’Eu-ropa è la culla della civiltà, dei diritti civili e della libertà, emergono dei numeri da brivido per quanto riguarda gli sprechi, la giustizia sociale e la povertà.Undici milioni sono gli immobili vuoti, ossia mai abitati o del tutto abbandonati in Europa.A questa cifra impressionante si contrappongono numeri sconvolgenti per quanto riguarda le persone senza tetto, ben 4,1 milioni.Un’Europa senz’anima, ricca e cieca che lascia vivere milioni di cittadini in auto, sotto i ponti, nelle fabbriche cadenti, nelle stazioni ferroviarie o nelle baracche alla periferia della città.L’unica voce coraggiosa ed inquietante per le nostre coscienze è quella di papa Francesco che non rispar-mia i messaggi di misericordia ma nemmeno vibranti maledizioni ai fabbricanti d’armi e di morte.Inutile nascondersi dietro problemi annosi. Il diritto alla casa è per tutti: ricchi e poveri, europei e non.La stessa nostra economia soffre in maniera impres-sionante per il settore malato delle costruzioni.Città cresciute a dismisura con aree industriali deserte e produzioni portate in Cina o in Turchia a fabbricare auto con il marchio italiano.Non solo. L’Italia ha costruito alloggi in misura abnorme, tanto che gli alloggi vuoti sono stati calcolati in 2,7 milioni.Si aggiunga la scarsa qualità del patrimonio edilizio e

    IL CAOS DEL SETTORE CHE HA LASCIATO TROPPE MACERIE

    In Europa 11 milioni le case vuoteIl record alla Spagna ma seguita dall'Italia

    Antonella Ploner

    NOTIZIE_NOTIZEN

    situazioni a rischio con 6 milioni di italiani che vivono in aree ad alto rischio idrogeologico e 3 milioni di perso-ne che abitano in zone ad alto rischio sismico.La stessa urbanistica in Italia dà il senso di una mal-sana schizofrenia con un consumo di territorio impres-sionante, il maggiore di tutta Europa.Ma è soprattutto la dislocazione invadente degli edifici ad avere qualcosa di demenziale: non soltanto si sono devastate aree ad alto valore paesaggistico a ridosso di beni storici ed artistici invidiabili ma si è costruito negli alvei dei fiumi, sulle stesse pendici del Vesuvio, il vulcano dove tutti i sismologi danno per certa una eruzione dalla violenza imprevedibile.Proprio quando l’economia richiedeva risorse nuove per il rinnovo e la qualificazione del patrimonio edilizio, il sistema è collassato, il sistema creditizio ha chiuso i rubinetti, il fisco si è accanito sulle case e la burocrazia ha fatto scempio di qualsiasi barlume di buon senso.L’economia delle costruzioni è crollata assieme ad un indotto di enormi proporzioni.Perfino la politica del risparmio energetico è risultata strabica con aiuti a chi, di fatto, inquina.La politica della casa in Italia ha lasciato scie di spe-culazioni, illegalità, scandali, disparità e tra un governo traballante e l’altro, nessuno è riuscito a tracciare un solco sicuro, assennato ed intelligente nel quale pen-sare al futuro.A parte sporadici esempi di maturità ed intelligenza, gli ultimi 50 anni del nostro settore dell’edilizia e dell’ur-banistica rimarranno nella nostra memoria come il campo di battaglia tra speculazioni e normative aber-ranti, fatte di norme incomprensibili studiate apposta per riempire le aule dei tribunali e per perpetrare un ulteriore disordine ambientale in quello che, un tempo, era chiamato Bel Paese.

    Non è certamente questa l’Europa unita che sognavano Schuman, Degasperi, Adenauer, Spaak e Monnet. L’Europa di oggi, nemmeno unita dalla stessa moneta, con 28 eserciti diversi, con tentativi sempre più radicali verso le autonomie locali, non trova soluzioni in nessun problema, tanto meno in quello della politica estera.

    24 _Prospettive Geometri 4/2015

  • Scegliere una città per inserirla nella lista di quelle più esclusive al mondo, è impresa facile?Suppergiù come nei concorsi di bellezza dove, tra centinaia di stupende ragazze occorre individuare le gambe più lunghe, i fondo schiena più ben disegnati, i sorrisi più accattivanti.C’è solo una differenza: le belle figliole sono già bell’e fatte, come natura le ha create.La città intelligente, occorre costruirla ed una città intelligente ha bisogno di cittadini intelligenti o almeno amministratori lungimiranti e dalle idee chiare.Trento lo è?Può apparire degnamente tra le aspiranti 10 città più intelligenti al mondo?Il Comune di Trento, l’Università, Trento Rise e L’Insti-tute of electrical and electronic engineers hanno orga-nizzato una tre giorni di incontri culminati nell’evento divulgativo sul tema della "Città intelligente".L’iniziativa ha visto il coinvolgimento di moltissimi esperti, ricercatori nazionali e stranieri i quali hanno approfondito, sviluppato e pianificato tutto ciò che le moderne tecnologie mettono a disposizione per un ef-fettivo miglioramento della nostra vita, includente ogni categoria di persone e non solo di quelle digitalmente alfabetizzate.Progettare una città intelligente (ovvero smart come si usa definirla oggi) comporta riorganizzare, valoriz-

    APPELLO AD IMPRESE E CENTRI DI RICERCA

    Trento, città intelligenteScelta tra le 10 smart city al mondo

    la redazione

    NOTIZIE_NOTIZEN

    zare e realizzare obiettivi ed interventi che mettono in relazione le reciproche conoscenze e soluzioni tecno-logiche. La città va pensata per chi lavora, produce, scambia e genera valore economico ma non solo, anche una città a misura d’uomo che dialoga, aiuta, e si fa carico di tutti i portatori di diritti.A tale obiettivo punta la città che, sotto la guida dei suoi illuminati amministratori, inizia un percorso con-diviso, risultato della collaborazione tra istituzioni, uni-versità, centri di ricerca ed imprese. Gli obiettivi sono quelli che daranno soluzioni concrete alle richieste di maggior sostenibilità ambientale, un miglior sistema di mobilità, anche diverso ed alternativo al TAV, con la maggior sostenibilità sociale e la facilitazione dei rapporti tra le persone.La città di Trento è stata selezionata dall’Ieee (Institute electrical ecc. ecc.) come una delle dieci città più in-telligenti del mondo ed in grado di diventare un labo-ratorio dove l’applicazione e la interconnessione delle diverse tecnologie digitali potrà offrire alla gente servi-zi innovativi per tutti i maggiori problemi che affliggono la città: il traffico, l’inquinamento, lo sviluppo econo-mico e la gestione sostenibile delle risorse naturali.Ovviamente il tutto senza salti nel vuoto come certi azzardati progetti "sotterranei" che anche in questo momento non vengono alla luce nemmeno sui media locali.

    25Prospettive Geometri 4/2015_

  • UN COCKTAIL DI STIME (INQUIETANTI), GREEN E SPECULAZIONE

    Quel mostro me lo tengoL’ex ANMIL di Rovereto: verde in cambio di cemento

    Brunetta Fait

    NOTIZIE_NOTIZEN

    Alcuni progetti di grandi trasforma-zioni urbane o ambientali vengono talvolta annunciati come irrinun-ciabili innovazioni a vantaggio dei cittadini, ma non di rado i loro meccanismi sono talmente bizzarri da risultare pressoché indecifrabili.

    La vicenda che r iguarda l ’ex ANMIL di Rovereto ha quasi il sa-pore di una beffa, proprio perché, all’insegna del "verde", giustifica il consumo di territorio avvalen-dosi anche di una stima di genere creativo.Adesso occorre necessariamente chiarire cosa sia realmente l’ex ANMIL di Rovereto.Innanzitutto spieghiamo cosa non è.

    Si tratta di un edificio sulla som-mità della collina ad est della città destinato al recupero di persone infortunate sul lavoro.Adesso la costruzione è sprege-volmente chiamata "ecomostro" ma chi la chiama così o non la conosce o ne vuole denigrare la valenza architettonica sicuramente non per fini ambientali.Progettata dal giovanissimo in-gegnere Luciano Perini è tuttora un insieme di strutture di rara eleganza e raffinatezza (rappre-sentate sulle nostre copertine P.G. n. 4/2011 e n. 3/2013), e costitui-sce un esempio di convincente ed armonico inserimento ambientale.Da diversi mesi, assai maldestra-

    mente, le cronache locali inneggia-no alla demolizione dell’ecomostro ed al diritto dei roveretani di veder-si restituito un pezzo del "bosco della città".A parte il fatto che, in tempo di crisi e di slogan inneggianti al ri-sparmio del territorio, l’intera ope-razione appare uno spreco inutile, risulta del tutto azzardato definire "ecomostro" una invisibile struttu-ra inghiottita dalla vegetazione con l’obiettivo di perorare la causa del suo abbattimento.Ed a quale prezzo?La proprietà attuale è del "Patrimo-nio del Trentino", azienda pubblica gestita privatamente, trattandosi di società per azioni.

    _Prospettive Geometri 4/201526

  • NOTIZIE_NOTIZEN

    Questa società ha registrato un valore di 8 milioni di euro per il compendio e siccome con la de-molizione andrebbe in fumo tale valore (cioè quello delle rovine dell’ecomostro) dovrebbe essere risarcita dell’equivalente dal Co-mune di Rovereto.In altre parole, in cambio del bo-sco ottenuto con la demolizione, "Patrimonio Trentino" chiederà aree e cubature in città.Noi comuni cittadini queste strane operazioni finanziarie non le com-prendiamo. La stranezza consiste nel fatto che il Comune di Rovereto acquisti un’area destinata a bosco con il corrispettivo di ben 8 milioni di euro in cubatura edilizia.Le domande a questo proposito sono tante e noi vorremmo farci aiutare nel comprendere il senso di questa operazione.Per questo motivo riassumiamo i passaggi principali della vicenda.

    In 50 anni di abbandono, discus-sioni e polemiche la decisione finale sarebbe quella di restituire doverosamente alla città un pezzo di " bosco".Però a detta di un ex funzionario provinciale impiegato nel Servizio Forestale, il bosco della città è un pessimo esempio di coltura bo-schiva con un degrado colturale indescrivibile, evidente per il grovi-glio impenetrabile del sottobosco nonché per la presenza di rovi, piante infestanti e rifiuti.Incredibilmente secondo i pareri più accreditati dai media questo pezzo di bosco sarebbe irrinun-ciabile da parte dei roveretani che devono ammirare la città dall’alto.Qualcuno però dovrebbe farci ca-pire come si possa pagare per un suolo (da trasformare in bosco) un prezzo superiore di 200 o 300 volte quello di un bosco. Solo per far sparire l’ecomostro che nessuno vede, oppure per altri motivi?

    Qualcuno una idea di questa operazione se l’è fatta: o le regole estimative sono talmente cambia-te con la crisi da sovvertire le più elementari cognizioni dell’estimo, oppure -senza che ce ne siamo accorti- un bosco vale molto, ma molto di più di un’area fabbricabile.Intanto i roveretani stanno a guar-dare e si chiedono "Dov’è questo ecomostro, che gran parte della città nemmeno sa dov’è?"Per loro c’è solo una risposta: abbiate pazienza, l’ecomostro lo vedrete quando i 35.000 mc. si saranno concretizzati edificando suppergiù un’area grande tre volte il "Millenium". Il tutto ovviamente all’insegna del verde e del minor consumo di suo-lo portabandiera di tante "coscien-ze ecologiche" che non hanno sbagliato i conti ma -purtroppo- li sanno fare troppo bene.

    27Prospettive Geometri 4/2015_

  • TRENTO SI FERMA A 15

    Esami di Stato 2015Record di 27 abilitati a Bolzano

    la redazione

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    PRIMA PROVA SCRITTA O SCRITTO-GRAFICA

    In un lotto di terreno pianeggiante di m2 (25x30) in zona di completamento con if = 0,8 m3/m2 si inten-de costruire una villa unifamiliare con caratteristiche di lusso, su due livelli.L'abitazione dovrà presentare delle forme dinamiche.Definire il progetto di massima comprendente i se-guenti elaborati in scala 1:50: ▪ piante ▪ almeno due prospetti ▪ una sezione nella quale si evidenzino anche le

    caratteristiche tecnologiche e costruttive ▪ pianta delle sistemazioni esterne.

    SECONDA PROVA SCRITTA O SCRITTO-GRAFICA

    Un terreno pianeggiante è situato in una zona di completamento urbana con if= 0,8 m3/m2, esso ha forma di quadrilatero e presenta le seguenti coordi-nate planimetriche dei vertici, rispetto ad un siste-ma di coordinate cartesiane ortogonali:A (6, 13) - B (56,13) - C (56, 51) - D (6, 53) ▪ Determinare l'area del terreno. ▪ Il proprietario vuole vendere una parte del terreno

    per realizzare sulla parte rimanente un'abitazione di 450 m3. Determinare, con metodo analitico, l'a-rea necessaria in modo tale che la dividenda sia parallela ad un lato corto del quadrilataro.

    ▪ Determinare le coordinate di intersezione della dividenda con i lati lunghi del quadrilatero.

    ▪ Simulando i valori di riferimento (caratteristiche posizionali, tecnologiche,...) stabilire il presunto valore di mercato del fabbricato da costruire e della parte rimanente, che il proprietario intende vendere.

    I primi commenti riguardano le difficoltà delle prove scritte che risultano di scarsa complessità.È naturale che in questo modo il candidato aveva maggiore pos-sibilità di esprimere le proprie doti e soprattutto le conoscenze acquisite, ma i risultati sembrano dimostrare il contrario.Per quanto riguarda il numero dei candidati, quest’anno ci sono delle sorprese. A Trento i candi-dati iscritti agli esami erano 45 ma

    soltanto 32 si sono presentati alle prove. Dei trentadue, solo venti sono stati ammessi agli orali.Sicuramente emergono situazioni assai diverse da quelle degli anni precedenti. Innanzitutto è alto il fenomeno dell’abbandono prima dell’ingresso alle prove: forse un ripensamento dell’ultima ora?Poi si nota una notevole selezione prima dell’ammissione agli orali.La semplicità dei titoli d’esame non ha evidentemente facilitato

    Al momento di andare in stampa, gli esami di Stato per l’abilitazione alla professione sono ultimati da poco. Le informazioni sono pertanto ancora parziali. È possibile -comunque- pubblicare i titoli delle due prove scritte e rendere noti i nominativi degli abilitati di Trento e Bolzano.

    i candidati, oppure (altra ipotesi) il grado di preparazione non era all’altezza delle attese.Forse è prematuro tirare le conclu-sioni ma -di certo- nel prossimo numero potremo avere anche qualche commento da parte dei Commissari, in particolare per quanto riguarda la preparazione generale in rapporto alle difficoltà delle prove ed i suggerimenti per chi, ancora, deve cimentarsi in questo tipo di esame.

    28 _Prospettive Geometri 4/2015

  • ELENCO DEI CANDIDATI ABILITATI AD ESERCITARE LA LIBERA PROFESSIONE DI GEOMETRA

    NOTIZIE_NOTIZEN

    COLLEGIO DI TRENTO COMMISSIONE N. 28

    Presidente Prof.ssa Elina Massimo

    Commissari

    Geom. Maino Gianmaria Geom. Mochen Nicola

    Geom. Prada LucaProf. Mario Albanese

    Abilitati

    Buratti NicolaBusana MonicaDainese AndreaGaier MichelGalloro LuigiLattisi SaraLorenzini ManuelMaistrelli Manuel

    Mich DaianaMoletta FilippoNardelli JessicaPaternoster KatiaPrandi MassimoPrevitali CorradoTosin Daniel

    COLLEGIO DI BOLZANO COMMISSIONE N. 27

    Presidente Prof.ssa Dr. Keim Ingrid

    Commissari

    Geom. Defrancesco Stefano Geom. Haller Beatrix

    Geom.Timperio MarcoProf. Erwin Josef Spiess

    Abilitati

    Ainhauser WalterBaumgartner TobiasBlaas JoachimCammilleri MattiaCiaghi NicoleCorona MaraGanterer LukasHuber ChristophKröss SilviaLaner DanielMargesin JasminMössler KlausMössler PatrickNeumair Jakob

    Oberhofer MatthiasObkircher KathrinOrtler PatrickPlattner SandraPrighel StephanRamoser JuliaRiffesser HannesSaltuari IvanSchwingshackl StefanTabloner ElisabethWieser ErwinWinkler MatthiasZöggeler Daniel

    29Prospettive Geometri 4/2015_

  • QUANDO NON SI PUÒ INTERVENIRE DALL’ESTERNO

    Isolare dall’internoSe le prestazioni e lo spazio sono preziosi

    Il miglioramento energetico degli edifici tutelati o comunque di pre-gio tale da non consentire inter-venti in facciata diventa veramente difficile in quanto le scelte proget-tuali si riducono notevolmente.Se l’edificio richiede di preser-vare le caratteristiche formali e dimensionali dei prospetti diventa impossibile ricorrere alle tecniche dell’isolamento dall’esterno, sia con il cappotto che -a maggior ra-gione- con facciate continue.In questi casi, per migliorare la qualità energetica dell’involucro, si può scegliere di adottare l’isola-mento dall’interno mediante il tam-ponamento delle pareti perimetrali con pannelli compositi costituiti da

    un componente isolante in schiu-ma poliuretanica accoppiato ad una lastra in cartongesso. La messa in opera, veloce e pulita, avviene mediante punti di colla e successivi fissaggi meccanici.L’isolamento dall’interno richiede la correzione dei ponti termici e l’attenta verifica delle condizioni termoigrometriche.Peraltro consente notevoli vantag-gi economici ed applicativi, infatti: ▪ L’intervento è veloce e di limita-

    to peso economico ▪ Il confort ambientale migliora

    notevolmente in quanto la tem-peratura superficiale si innalza (riscaldamento) o si abbassa (raffrescamento) in tempi rapidi

    PRINCIPALI CARATTERISTICHE E PRESTAZIONICONDUCIBILITÀ TERMICA DICHIARATA D DEL PANNELLO ACCOPPIATO [UNI EN 13165]

    RESISTENZA TERMICA DICHIARATA RD DEL PANNELLO ACCOPPIATO [UNI EN 13165]

    Spessore da 20 a 140 mm 0,023 w/mkSpessore 20+10 mm 0,89 m2K/WSpessore 30+10 mm 1,34 m2K/WSpessore 40+10 mm 1,74 m2K/WSpessore 50+10 mm 2,19 m2K/WSpessore 60+10 mm 2,64 m2K/WSpessore 80+10 mm 3,49 m2K/WSpessore 100+10 mm 4,34 m2K/WSpessore 120+10 mm 5,24 m2K/WSpessore 140+10 mm 6,09 m2K/WAssorbimento d'acqua per immersione [28 giorni] dell'isolamento [en 12088]Percentuale variazione volume ≤ 1Resistenza alla diffusione del vapore acqueo (μ) [en 12086]Isolamento termico 150Pannello completo > 150

    ▪ In caso di locali condizionati in modo discontinuo (uffici, secon-de case, scuole ecc.) la rapidità di risposta riduce i consumi energetici

    ▪ Le finiture delle superfici interne risulta di buon livello

    ▪ È compatibile in contesti di tute-la e non compromette le distan-ze di rispetto

    ▪ Consente di intervenire su sin-gole unità se non è possibile in-tervenire sull’intero edificio (evi-tando raccapriccianti cappotti a macchia di leopardo)

    ▪ Migliora il confort acustico

    Per contro la posa dei pannelli ri-duce lo spazio utile interno. Però la soluzione di pannelli di questo tipo e di ultima generazione risolve que-sta problematica utilizzando come strato isolante il pannello rivestito in carta metallizzata caratterizzato da un valore di conducibilità termica molto basso, 0,023W/mK.La particolare efficienza dello stra-to isolante consente di utilizzare uno spessore isolante di soli mm 80 per ottenere una resistenza termica aggiuntiva, R, pari a 3,47 m2K/W. Utilizzando isolanti alter-nativi -ad esempio- con un valore di conducibilità termica di 0,040 W/mK, per ottenere le medesime prestazioni sarebbe stato neces-sario utilizzare uno spessore di iso-lante di 150 mm con una riduzione pressoché doppia della superficie utile dei vani.

    NOTIZIE_NOTIZEN

    30 _Prospettive Geometri 4/2015

  • DISTINZIONE TRA DIFFORMITÀ URBANISTICHE E RISPETTO DI SALUBRITÀ

    Agibilità estranea al titolo abilitativoLa sentenza del Consiglio di Stato

    Lorenzo Visetti

    Si era fatta confusione fino ad adesso?Oppure, più semplicemente, con il certificato di agibilità si doveva avere l’assoluzione plenaria per tutti i peccati veniali e non: dal mancato rispetto delle previsioni pro-gettuali, agli aspetti igienico sanitari e di sicurezza?Di sicuro la Sentenza n. 4309/2014 del Consiglio di Stato mette in chiaro la situazione e stabilisce la netta separazione dei due aspetti: la conformità al progetto autorizzato ed il rispetto delle norme igienico-sanitarie e di sicurezza.Il Consiglio di Stato ha deliberato che titolo abilitativo e certificato di agibilità non sono tra loro collegabili, pertanto non si può negare l’agibilità ad un immobi-

    NOTIZIE_NOTIZEN

    le realizzato in difformità rispetto al titolo abilitativo.Quest’ultimo, come la DIA o il permesso di costruire, accerta il rispetto delle norme edilizie e urbanistiche, mentre dal certificato di agibilità si evince se un immo-bile è stato realizzato nel rispetto delle norme tecniche vigenti in materia di sicurezza, salubrità, igiene e rispar-mio energetico. Il Consiglio di Stato ha dunque chiarito che non si può negare l’agibilità se l’immobile è stato realizzato non rispettando il progetto approvato e, allo stesso tempo, non si può usare il mancato rilascio del certificato di agibilità come prova di un abuso edilizio da sanzionare.

  • DALLA COMM