34 GIOVED 24 OTTOBRE 2019 LA GAZZETTA DELLO SPORT · 2019. 10. 30. · GIOVED 24 OTTOBRE 2019 LA...

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34 GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2019 LA GAZZETTA DELLO SPORT di testa Nella Leclerc di Luigi Perna - INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO IL CAMPIONE AI RAGGI X HA UNA FORZA MENTALE FUORI DAL COMUNE E LAVORA SULLA CALMA L’aria rarefatta alleata della Ferrari di Paolo Filisetti - CITTÀ DEL MESSICO LA TECNICA P rima del GP del Giappone vi erano ancora perplessità riguardo la competitività della SF90 su tutte le piste dopo l’introduzione dell’ultimo sviluppo aerodinamico a Singapore. In effetti, sia Marina Bay sia Sochi erano due tracciati che privilegiavano un elevato carico aerodinamico. Suzuka, per contro, rappresentava il mix perfetto, dato dalla presenza di molteplici tipologie di curve alternate da tratti da alta velocità, che la rendevano il banco di prova perfetto per valutare la reale prestazioni della rossa. L’esito del GP, date le premesse delle qualifiche, è stato deludente, ma ha certificato la superiorità della vettura di Maranello rispetto a Mercedes W10 e Red Bull RB15. La pista giapponese ha messo in risalto l’efficienza aerodinamica della SF90, non sacrificata sull’altare del carico con l’introduzione del “pacchetto Singapore”. In pratica, le qualità emerse ad inizio anno in termini di velocità massime sui rettilinei sono rimaste inalterate, arricchite da reattività nei cambi di direzione, precisione e stabilità in ingresso e uscita di curva. L’innesto della rinnovata aerodinamica inferiore non ha dunque sortito effetti collaterali. Ora arriva Città del Messico che a 2.250 metri di altitudine richiede un assetto aerodinamico pari a quello di Montecarlo per l’incidenza delle ali. Ma in realtà il carico generato e la resistenza all’avanzamento, a causa della rarefazione dell’aria, sono equivalenti a quelli di Monza. I lunghi rettilinei dell’autodromo intitolato ai fratelli Rodriguez, privilegiano la scorrevolezza ed esaltano la potenza della Power Unit. La rarefazione, incide anche su quest’ultimo parametro, nonostante il turbo e la componente ibrida in parte la compensino e la 064 Evo 3 ferrarista, dimostratasi più efficace sia a livello endotermico, sia di gestione e utilizzo della carica elettrica, dovrebbe garantire una performance migliore rispetto a Mercedes e Honda. Alla luce di questi elementi, la SF90 dovrebbe confermarsi efficace in qualifica e nondimeno in grado di gestire gii pneumatici in gara, grazie ad un equilibro praticamente perfetto. Unico residuo fattore di incertezza, l’affidabilità, non sempre granitica, come dimostrano Bahrain e Russia. © RIPRODUZIONE RISERVATA s TEMPO DI LETTURA 1’41” Ala posteriore Sarà da alto carico con le paratie senza soffiature in alto U n mental coach? «Non ne ho bisogno», dicono all’unisono Sebastian Vettel e Lewis Ha- milton. Ma c’è chi sull’allena- mento mentale ha costruito i progressi della sua carriera. È il caso di Charles Leclerc, il gio- vane Fenomeno della Ferrari, cresciuto fin dalle prime sta- gioni di gare sotto la guida di un’équipe di medici. «È la te- sta che fa tutto. Analizzo ogni cosa che faccio per capire se posso migliorare», ha spiegato il monegasco. Raccontando di essersi affidato da bambino agli specialisti di Formula Me- dicine, la struttura con sede in Toscana che fa capo a Riccardo Ceccarelli, un pioniere nella materia. «Fu Nicolas Todt, il suo manager, a portarlo da me a 13 anni, quando correva an- cora sui kart – ricorda il Dotto- re della F.1 –. Mi disse: questo pilota va forte, fatemi sapere se ha l’attitudine mentale per di- ventare un campione. In pre- cedenza ce l’aveva chiesto per Jules Bianchi. Ci bastarono 4-5 giorni per rispondergli di sì…». Numeri da fenomeno Leclerc aveva già allora doti fuori dal comune. I test di valu- tazione dei piloti all’epoca ruo- tavano intorno a cinque para- metri: tempi di reazione, con- centrazione, capacità visuo- spaziale, memoria e capacità visuo-coordinativa. Per ognu- no di essi, Ceccarelli e suoi col- laboratori avevano stabilito punteggi da 1 a 5, partendo da un “non classificato” fino ad arrivare all’ottimo. I piloti se- devano davanti al computer e utilizzavano due pulsanti. Ot- tenere il massimo in un singolo test era difficilissimo, riuscirci nei cinque test in sequenza (25 punti) praticamente impossi- bile. «Charles durante gli alle- namenti ottenne un punteggio di 24 – racconta Ceccarelli sot- tolineando il dato –. Su circa mille piloti che abbiamo esa- minato nel corso degli anni, solo due o tre ci sono riusciti». Non bisogna meravigliarsi se il ragazzino in qualifica sappia mettere insieme quasi sempre il giro ideale, sommando i mi- gliori intertempi, come dimo- strano le 6 pole position del 2019. La rabbia è un guaio L’unico limite di Leclerc era ca- ratteriale. La tendenza ad ar- rabbiarsi e a disperdere ener- gie. Un aspetto su cui il venti- duenne ferrarista ha lavorato molto, ma che ancora lo tradi- Formula 1 / VERSO IL GP MESSICO Album dei ricordi Riccardo Ceccarelli, 59, con Charles Leclerc Fu Todt junior a mandarlo ragazzino da Formula Medicine e stupì nei test di valutazione: su mille solo due bene come lui

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  • 34 GIOVEDÌ 24 OTTOBRE 2019 LA GAZZETTA DELLO SPORT

    ditestaNella

    LeclercIl grafico indica la crescita delle principali componenti mentali di tre piloti alla loro prima esperienza in Formula Medicine nell’arco di un anno: si parte da una fase in cui i parametri sono bassi non avendo mai fatto training mentali specifici ed essendo reduci dall’inattività invernale

    I 4 PARAMETRI DELLE PERFORMANCE MENTALI

    AL VOLANTEDEL SIMULATORE

    TEST DI CONTROLLODELLE TENSIONI

    LA PROVA DEL SEMAFORO

    45

    55

    65

    75

    85

    95%

    GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE

    Concentrazione Attenzione focalizzata Coordinazione Reattività

    Charles al simulatore con le cu�e per sentire il rombo del motoree un apparecchio per l’encefalogramma: servea misurare l’e�cienza cerebrale sotto sforzo

    Il ferrarista mentre a�ronta un «robot spara-palline» (100 al minuto): serve per misurare l’e�cienzaneuromuscolaresotto sforzo;in fondoalla salasullo schermola sua frequenza cardiaca

    A fianco l’esame comparativo dei tempi di reazione tra un campionedi 12 piloti, età media 29 anni, e uno di persone della stessa età(studenti e medici) che non corrono. Si evince che le prestazioni sono sorprendentemente sovrapponibili ma i piloti hanno la capacitàdi attivare meno le aree cerebrali, sinonimo di una ottimizzazionedelle risorse e quindi di una minor fatica

    PILOTI NON PILOTI(192 msec) (193 msec)

    Areamotoria

    Areaparietaleposteriore

    Areamotoriasupplementare

    Areaparietaleposteriore

    Cortecciaprefrontale

    Girofrontaleinferiore

    di Luigi Perna - INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO

    I L C A M P I O N E A I R A G G I X

    HA UNA FORZA MENTALEFUORI DAL COMUNEE LAVORA SULLA CALMA

    L’aria rarefatta alleata della Ferraridi Paolo Filisetti -CITTÀ DEL MESSICO

    L A T E C N I C A

    P rima del GP delGiappone vi eranoancora perplessitàriguardo la

    competitività della SF90 su tutte le piste dopo l’introduzione dell’ultimo sviluppo aerodinamico a Singapore. In effetti, sia Marina Bay sia Sochi erano due tracciati che privilegiavano un elevato carico aerodinamico. Suzuka, per contro, rappresentava il mix perfetto, dato dalla presenza di molteplici tipologie di curve alternate da tratti da alta velocità, che la rendevano il banco di prova perfetto per valutare la reale prestazioni della rossa. L’esito

    del GP, date le premesse delle qualifiche, è stato deludente, ma ha certificato la superiorità della vettura di Maranello rispetto a Mercedes W10 e Red Bull RB15. La pista giapponese ha messo in risalto l’efficienza aerodinamica della SF90, non sacrificata sull’altare del carico con l’introduzione del “pacchetto Singapore”. In pratica, le qualità emerse ad inizio anno in termini di velocità massime sui rettilinei sono rimaste inalterate, arricchite da reattività nei cambi di direzione, precisione e stabilità in ingresso e uscita di curva. L’innesto della rinnovata aerodinamica inferiore non ha dunque

    sortito effetti collaterali. Ora arriva Città del Messico che a 2.250 metri di altitudine richiede un assetto aerodinamico pari a quello di Montecarlo per l’incidenza delle ali. Ma in realtà il carico generato e la resistenza all’avanzamento, a causa della rarefazione dell’aria, sono equivalenti a quelli di Monza. I lunghi rettilinei dell’autodromo intitolato ai fratelli Rodriguez, privilegiano la scorrevolezza ed esaltano la potenza della Power Unit. La rarefazione, incide anche su quest’ultimo parametro, nonostante il turbo e la componente ibrida in parte la compensino e la 064 Evo 3

    ferrarista, dimostratasi più efficace sia a livello endotermico, sia di gestione e utilizzo della carica elettrica, dovrebbe garantire una performance migliore rispetto a Mercedes e Honda. Alla luce di questi elementi, la SF90 dovrebbe confermarsi efficace in qualifica e nondimeno in grado di gestire gii pneumatici in gara, grazie ad un equilibro praticamente perfetto. Unico residuo fattore di incertezza, l’affidabilità, non sempre granitica, come dimostrano Bahrain e Russia.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    s TEMPO DI LETTURA 1’41”Ala posteriore Sarà da alto carico con le paratie senza soffiature in alto

    Un mental coach? «Non ne hobisogno», dicono all’unisonoSebastian Vettel e Lewis Ha-milton. Ma c’è chi sull’allena-mento mentale ha costruito iprogressi della sua carriera. È il

    caso di Charles Leclerc, il gio-vane Fenomeno della Ferrari,cresciuto fin dalle prime sta-gioni di gare sotto la guida diun’équipe di medici. «È la te-sta che fa tutto. Analizzo ognicosa che faccio per capire seposso migliorare», ha spiegatoil monegasco. Raccontando diessersi affidato da bambinoagli specialisti di Formula Me-dicine, la struttura con sede inToscana che fa capo a RiccardoCeccarelli, un pioniere nellamateria. «Fu Nicolas Todt, ilsuo manager, a portarlo da mea 13 anni, quando correva an-

    cora sui kart – ricorda il Dotto-re della F.1 –. Mi disse: questopilota va forte, fatemi sapere seha l’attitudine mentale per di-ventare un campione. In pre-cedenza ce l’aveva chiesto perJules Bianchi. Ci bastarono 4-5giorni per rispondergli di sì…».

    Numeri da fenomenoLeclerc aveva già allora dotifuori dal comune. I test di valu-tazione dei piloti all’epoca ruo-tavano intorno a cinque para-metri: tempi di reazione, con-centrazione, capacità visuo-spaziale, memoria e capacità

    visuo-coordinativa. Per ognu-no di essi, Ceccarelli e suoi col-laboratori avevano stabilitopunteggi da 1 a 5, partendo daun “non classificato” fino adarrivare all’ottimo. I piloti se-devano davanti al computer eutilizzavano due pulsanti. Ot-tenere il massimo in un singolotest era difficilissimo, riuscircinei cinque test in sequenza (25punti) praticamente impossi-bile. «Charles durante gli alle-namenti ottenne un punteggiodi 24 – racconta Ceccarelli sot-tolineando il dato –. Su circamille piloti che abbiamo esa-

    minato nel corso degli anni,solo due o tre ci sono riusciti».Non bisogna meravigliarsi se ilragazzino in qualifica sappiamettere insieme quasi sempreil giro ideale, sommando i mi-gliori intertempi, come dimo-strano le 6 pole position del2019.

    La rabbia è un guaioL’unico limite di Leclerc era ca-ratteriale. La tendenza ad ar-rabbiarsi e a disperdere ener-gie. Un aspetto su cui il venti-duenne ferrarista ha lavoratomolto, ma che ancora lo tradi-

    Formula 1/ VERSO IL GP MESSICO

    Album dei ricordi Riccardo Ceccarelli, 59, con Charles Leclerc

    Fu Todt junior a mandarlo ragazzino da Formula Medicine e stupì nei test di valutazione: su mille solo due bene come lui

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    ditestaNella

    LeclercIl grafico indica la crescita delle principali componenti mentali di tre piloti alla loro prima esperienza in Formula Medicine nell’arco di un anno: si parte da una fase in cui i parametri sono bassi non avendo mai fatto training mentali specifici ed essendo reduci dall’inattività invernale

    I 4 PARAMETRI DELLE PERFORMANCE MENTALI

    AL VOLANTEDEL SIMULATORE

    TEST DI CONTROLLODELLE TENSIONI

    LA PROVA DEL SEMAFORO

    45

    55

    65

    75

    85

    95%

    GENNAIO FEBBRAIO MARZO APRILE MAGGIO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE OTTOBRE NOVEMBRE DICEMBRE

    Concentrazione Attenzione focalizzata Coordinazione Reattività

    Charles al simulatore con le cu�e per sentire il rombo del motoree un apparecchio per l’encefalogramma: servea misurare l’e�cienza cerebrale sotto sforzo

    Il ferrarista mentre a�ronta un «robot spara-palline» (100 al minuto): serve per misurare l’e�cienzaneuromuscolaresotto sforzo;in fondoalla salasullo schermola sua frequenza cardiaca

    A fianco l’esame comparativo dei tempi di reazione tra un campionedi 12 piloti, età media 29 anni, e uno di persone della stessa età(studenti e medici) che non corrono. Si evince che le prestazioni sono sorprendentemente sovrapponibili ma i piloti hanno la capacitàdi attivare meno le aree cerebrali, sinonimo di una ottimizzazionedelle risorse e quindi di una minor fatica

    PILOTI NON PILOTI(192 msec) (193 msec)

    Areamotoria

    Areaparietaleposteriore

    Areamotoriasupplementare

    Areaparietaleposteriore

    Cortecciaprefrontale

    Girofrontaleinferiore

    sce in qualche occasione:esempio lampante i messaggivia radio a Singapore e a Sochi,quando Charles si è ritrovatodietro a Vettel a causa dellestrategie e ha manifestato tuttoil suo disappunto con gli inge-gneri. «Lo avevamo notato an-che noi: in ogni test che affron-tava, voleva vincere. E quandonon ci riusciva, si arrabbiava.Ricordo che una volta vennebattuto da Philo Patrick Ar-mand (ex pilota indonesianodella GP2) in un test di concen-trazione e reattività in cui que-st’ultimo era particolarmente

    bravo. E Charles non riuscivaad accettarlo. La rabbia è segnodi energia e motivazione, marisulta controproducente senon è controllata dal cervello –spiega ancora Ceccarelli –. Ilpilota perfetto è una persona inapparenza calma, con l’istintodel killer. Charles doveva di-ventare più calmo. E si è alle-nato molto per migliorare. Lachiave è l’autoanalisi, la capa-cità di capire e ammettere ipropri errori, per superarli. Luila sta mettendo in pratica».Basta osservare come cambial’atteggiamento di Leclerc non

    appena scende dalla monopo-sto.

    La “mental gym”Negli Anni 90, quando Formu-la Medicine cominciò a lavora-re con Ukyo Katayama e altripiloti di F.1, l’allenamentomentale era ancora una scien-za embrionale. La stanza dovesi svolgevano i test era ribattez-zata “la sala giochi”. Oggi è di-ventata la “mental gym”, unavera e propria palestra per lamente, che si affianca e va inparallelo con quella fisica, do-ve si allenano muscoli e pol-

    moni. Il modello è pronto a es-sere esportato all’estero (Asia eStati Uniti) e a diventare un ri-ferimento anche per altrisport: di recente due fra lesquadre di calcio più fortid’Europa hanno chiesto la con-sulenza di Formula Medicine.«La prestazione di un pilota al-la guida deve essere valutata inrapporto al dispendio energeti-co del suo cervello – concludeCeccarelli –. Un grande cam-pione riesce ad andare forte“consumando” poco. AncheCharles è così. Pensate a comeha gestito la pressione di Ha-

    milton a Monza». Nei cinqueanni passati ad allenarsi in To-scana, prima dell’approdo nelvivaio Ferrari Driver Academy,Leclerc è stato sottoposto a ul-teriori test più avanzati, indos-sando una fascia per monitora-re l’attività cerebrale in rappor-to alla prestazione corporea.«Fuori dall’auto è un ragazzoumile e riconoscente. In pistaun pilota spietato. A me in que-sto ricorda Ayrton Senna».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    s TEMPO DI LETTURA 3’32”

    Formula 1/ VERSO IL GP MESSICO

    I L R E C L A M O

    Renault punitaLeclerc 6° a SuzukaI commissari sportivi hanno accolto il reclamo della Racing Point contro la Renault di Ricciardo accusata a Suzuka di aver pre-assettato il ripartitore di frenata: per i giudici è un aiuto al pilota, vietato dal regolamento. Il 6° posto passa a Leclerc.