3 - Salappa . pag. 31 a 42 - Domenico Cirinolenzuolo, una coperta,ecc. legata per le cocche dei...
Transcript of 3 - Salappa . pag. 31 a 42 - Domenico Cirinolenzuolo, una coperta,ecc. legata per le cocche dei...
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S A L A P P A
Rosa nacque « ò Prèviti » .(1)
Figlia di “gratta terra”, restò sempre “ò 'Prèviti” a grattar
terra e difenderla da sbirri e canaglia .
Il padre non l'aveva più , ché il fiume in piena se l'era
portato via come un fuscello .
Cantava e lavorava . Lavorava e sognava . Lavorava ...
Lavorava e sognava il giorno in cui « pà fèsta dà Màdònna »2
sarebbe scesa in paese e , dopo la messa , suo zio le avrebbe
fatto vedere « ù Cìciràru »3.
Così , quando non
cantava più , le dicevano :
« Vàja Rosa , fai chistu e
chìddu e pà fèst'à
Màdónna ti mmùstru ù
Cìciràru . - : “Cìciràru” ?
Ù Cìciràru ? . Cìciràru. :-
Ma chi sarà mài stà
màravígghia»?!...(4)
Rosa , cercando di
farsene un'immagine
con la fantasia , non
s'avvedeva di lavorare
al di là della stanchezza ed era sempre pronta per meritarselo 5 .
Note : 1 = Località dalla Valle ; 2 = In occasione della festa della madonna degli
uccelli o della neve, il 5 agosto ; 3 = Venditore di ceci, cotti nella sabbia
surriscaldata , detti “càlia”, che nelle feste viene esposta su un banco, coperto
di tessuto bianco . Assume in questo racconto un valore “mitico” perché
rappresenta la somma dei desideri di gioia e di svago per quei poveri, tanto
poveri da non poter promettere ai figli nemmeno l’acquisto della càlia, ma
solo di mostrargliela ; 4 = - Su via Rosa, sbriga queste faccende ed il 5
agosto ti farò vedere il venditore di ceci … Cosa sarà mai questa meraviglia .
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Ma , una volta perché la mucca s'era ammalata ;
una volta perché non aveva l'abito, una volta perché ... i perché dei
poveri sono tanti ; gli anni passavano ed il vecchio zio morì di
polmonite .
La madre la diede in sposa a
Filippo ; così , senza fidanzamento .
Filippo , che aveva intrapreso
l'avventura di chiudere un pezzo di
terra buona a « Gràsciurelli »(1) e ci
aveva già scavato l'acqua , se la
portò subito a lavorare per lui dal
primo istante perché voleva realizzare
una « nàsìta »6 con la casa
Dalla casa materna uscì come
c'era vissuta , senza accorgersi di ciò
che la circondava , con la sua poca
roba « ntà trùscia » (7) ed il
rimpianto unico di non aver ancora
veduto « ù Cìciràru » .
— : « Sèbbenèdíca Mà’… » ! (8)
— : « Bìnidítta fìgghia » ! ...
E via dietro a Filippo , che già
muoveva i « zàmpítti »9 con le pezze
verso Ciùrcunu (1) .
Note : 5 = (pronta per meritarselo) L’espressione indica la disponibilità a lavorare
oltre ogni limite pur di meritare poi di partecipare alla festa e sperare di acquistare
la càlia intesa come una leccornia sopraffina, tale da ricompensare ogni sacrificio .6
=: Terra coltivabile entro i feudi comunali, recintate con “supàle” siepi di spine,
con acqua e casa d’abitazione – vedi Premessa - ; 7 = Dentro la trùscia che è un
lenzuolo, una coperta,ecc. legata per le cocche dei quattro spigoli a mò di fagotto
con dentro altra roba qualsiasi ; 8 = Beneditemi madre - Benedetta figlia ; 9 =
Sorta di calzature (mocassino primitivo) costruite a mano con una pelle conciata
senza raderci il pelo e per questo dette”scàrpi di pìlu” occorreva collocare sul piede
e sulla gamba delle pezze - (La nota segue a pag.33)
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« À mmènz'àppuiata » (metà salita) si fermò a riprendere
fiato , alzò gli occhi dalle orme di Filippo e vide un nuovo
orizzonte più vasto . Vide dinnanzi a se « Pàrrìnu »(1) e la
sua valle , da cui già si levavano i canti dei coloni .
Vide il mare , quella striscia azzurra , là dove il Mela
sboccava prima che facessero «ù bastiuni a Limirì » 10 per
deviarne il corso ad evitare che coi suoi detriti ostruisse il
porto di Milazzo .
Vide che dall'alto di quel sito l'occhio abbracciava un
immenso mai visto prima. - Indovinò dove fosse « ù
rùccazzùni» (1) il passo per salire in paese ,
« pà fèst'à Màdónna » 2 e poi ... e poi ... : - « ù Cìciràru»...
Ebbe come uno smarrimento .
Tutta quel1'aria e quella vista , gli odori intensi
di «rìénu - nìputèdda - mènta » (11) l'avevano come
ubriacata .
Si aggrappò ad un ciuffo di ginestra e soffermò lo
sguardo su « Inàrdu »(1) , uguale ma diverso da lassù ,
alla ricerca «dà vàddòtta dill'acqua rùggiàtta » 12. …
Si sentì mancare ...
-: «Ròsa , Rusìdda» . - Filippo , fermo « ò passaturi »13,
la chiamava . - Barcollando seguì i suoi passi .
« U’ pàssatùri » si chiuse dietro di lei mentre dalla valle
di Parrinu si levava nitido un canto a più voci : -
« E ti ricòrdi quànn'èrimu zziti ?
E la càl ia pùgna pùgna
E còsi dùc i non ni vòs imu cchiù ! (14) -
Note : 9 (da pag. 32) a protezione dalla terra rivoltata zappando . Venivano tenute
allacciate con stringhe di pelle che trattenevano il mocassino ed intrecciandosi
sulla gamba formavano con le pezze una sorta di stivaletto povero .
10 = Il bastione è un argine costruito (nel 600) per deviare il Mela .
11 = “Riènu , nìputèdda, menta, ecc.” Sono erbe aromatiche .;
12 = Cercando con gli occhi la piccola valle ove sgorga
l’acqua ferruginosa ; 13 = E’ un cancelletto che consente il
passaggio attraverso la (sùpàla) siepe che recinge la nasèta .
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Già , à càl ia . … I còs i dùci . … U' Cìciràru » .
Chissà quando , ormai ... chissà … . : -
Si , perché , chi non và prima , a vedere la madonna del
Gaggini ci va , col fidanzato , coi suoceri ed i genitori dietro ,
« pà fèst' à Màdònna » 2.
« Cùmmàri , cùmpàri » - « Favi e simènza ».
« Càlia e cannèlla ‘pí zzìti ».
« A fès ta ì lumi ntà s tràda ì giòchi fòcu ... »15 .
Il suo pianto sgorgò silente dal suo ciglio .
Prese a lavorare come Filippo le indicava .
S'ammazzò di fatica e per quel giorno e tanti ancora
non cantò più .
La sera buttava le sue stanche ossa su d'un giaciglio di
felci « ntrà ùn pàgghiàru » 16, senza lenzuola .
Non ne aveva portate in dote e quelle quattro « pèzze ntà
trùscia » 17 doveva risparmiarle .
La casa tardava a venir su perché bisognava lavorare per stentare il
cibo , e far le pietre , e trasportarle , e metterle insieme una ad una .
Intanto che s'ammazzavano di fatica , che si spellavano le
mani , «i pàrrinóti (quelli di Pàrrìnu) intonavano canti e mottetti
d'amore e di scherno , ma lei Rosa non rispondeva più
Note : 14 = Ricordi quando eravamo fidanzati ? mangiavamo la càlia
a pugni e dolci non ne abbiamo voluti più . 15 = Comare, compare
-: Càlia e cannella per i fidanzati, la festa, le luminarie, i fuochi
pirotecnici, ecc. Qui le espressioni dialettali narrano la festa come
Rosa la immaginava ed era nella realtà, con le famiglie in parata,i
saluti ai compari, il mezzo bicchiere di vino alla gloria della
Madonna, le cose offerte e le galanterie più raffinate riservate “è
zzìti”. Farsi “compari” era cosa importante divenendo “ù Sàn
Giùvànni” (il comparato) un vincolo più che di parentela : di
rispetto reciproco . sentito assai . 16 = All’interno di una capanna
di forma circolare, realizzata in muro a secco, col tetto spiovente a
forma di cono fatto con ginestra ed altre frasche (pàgghiàru) ;
17 = Corredo così povero da risultare irrilevante .
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come prima soleva fare con quelli di «Inàrdu» 1. -
Ella … taceva e lavorava .
Lavorava ed ingoiava amaro , dedita al dovere che la
sua condizione di donna le imponeva .
Lavorava ... Lavorava ... e , solo a volte prima , più
spesso poi , quando la stanchezza era tale che il
corpo non la sentiva più , lasciava libero sfogo
all'immaginazione e si vedeva felice nella festa e
« pà fèst'à Màdònna d'acèddi » dare «càlia e zùccaràti
a tutti » (18 ). - La casa era ancora senza tetto quando
cominciò l'alluvione dell'89 . - « U' pagghiàru» era diventato
più comodo , o forse lei vi si era abituata .
C'erano più provviste ed avevano , con due pietre ,
costruito «ù cintìmulu»" (19)
Il letto era sempre di felci , ma
avevano due coperte .
Filippo s'era preso il suo corpo ,
non il suo cuore , ché era rimasto
nelle mani di «dòn Màrcióne » , «ù
sìgnurìnu di Inàrdu» 20, quando
bambina era andata a prendere «ùn
bùmbulu d'acqua rùggiàta» 21 per lo zio ammalato .
Don Màrcióne , sentitala cantare : - «Spùnta lù sùli e
squàgghia la jìlata» - le aveva fatto la posta e l'aveva
raggiunta « ntà sò vàddòtta dill'àcqua rùggiàta ».
Con frasi gentili le aveva concesso di riempire
«ù bùmbulu » a condizione che cantasse per lui le sue
canzoni d'amore . - Lei sgomenta , le guance accese ed il
cuore che le scoppiava in petto , vedeva solo le frasche
Note : 18 = Il desiderio mai sopito di Rosa era quello di partecipare alla festa del 5
agosto e farvi da regina offrendo càlia e zzùccaràti (biscotti zuccherati) a tutti .
19 = Cìntìmulu – è una pietra concava ed un’altra che vi si fa girare dentro
per macinare il cereale con cui si prepara un piatto molto sostanzioso (fàrro)
20 = il sig. Melchiorre, figlio del proprietario del feudo di “Inàrdu” ;
21 = Orcio pieno d’acqua ferruginosa .
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ruotare intorno ai suoi stivali di vacchetta , le canne brunite
della sua doppietta galleggiarvi sopra , il luccichio delle
cartucce sul panciotto di velluto nero .
Non ardì alzare gli occhi più di tanto .
Mentre cantava , « ù signurìnu » le carezzava i capelli corvini ,
le guance ed il seno .
Poi , quando la sua voce tremando s'era spenta , l'aveva baciata
e mandata via con l'acqua ferruginosa e col permesso di tornare
quando ne avesse avuto bisogno .
Non l'aveva più visto , ma era certa che sentiva le sue canzoni ,
anche se , studente , era chiuso nel seminario «dà Madònna d'acèddi
ùnni pà fèsta ù Cìciràru cantava la so càlia ».
Filippo non
l'aveva mai
accarezzata e non
le diceva altro che
:- « Fà chìstu e
chìddu » , perché
risparmiava
«ù ciàtu ppì
trovaghiàri »22 .
«Chìovi -… »
«Chìovi e chìovi -
ì dùe ntò
pàgghiàru - ù fàrru càuddu»(23) ... e finalmente il riposo , finì che
Rosa la sesta notte partecipò all'amplesso
coniugale. - Non che Filippo avesse migliorato il rapporto ,
ché di sesso sapeva solo ciò che fanno le pecore , avendole
viste ragazzo pastorello e di donne non ne aveva mai avute
prima . … - Ma , in quei giorni avevano parlato un po’ , e con tutta
quella pioggia che picchiava sul tetto di ginestra , era stato bello
Note : 22 = Incitava la moglie al lavoro e risparmiava il fiato per continuare a
lavorare senza perditempo . 23 = Qui l’espressione vuole fotografare la situazione
inconsueta di riposo della coppia, costretta dalla pioggia in poco spazio e molta intimità .
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stendersi fra le due coperte .
Era inconsueto denudarsi al riverbero del fuoco e vedere
i propri corpi muoversi con pudicizia per stendere i vestiti
al calore . Eccitati si erano ritrovati , una coperta sotto ed
una sopra , quasi tremanti .
Lei s'era illanguidita al
contatto di quel corpo sodo che
si stringeva al suo , percorso da
fremiti lunghi quanto i lampi ,
che fuori illuminavano la
tempesta . - Sentiva sciogliersi
quel groppo che le attanagliava
le viscere quando veniva presa
dal suo uomo e si schiuse a
poco a poco a ricevere il fallo
di lui finalmente accettandolo .
Al mattino spiovve .
Recatasi al pollaio ne uscì
col paniere colmo .
Si fermò a vedere il fiume ,
che scorreva sotto di lei . -
Guardò per abitudine verso
« Inàrdu » senza nulla cercare .
Guardò il fiume , che rubava la
terra ai “raschia terra” .
Vide « dòn Màrciòne » a cavallo guadare il Mela
tenendosi ad un tronco , che scendeva lento nonostante la
corsa del fiume . - Lo vide cadere da cavallo , restare per
un po’ aggrappato all'ulivo secolare e poi , travolto , sparire
dietro la curva . - < Si scosse > .
Aveva visto la morte - ed il suo cuore era morto -
mentre in lei germinava una vita .
Rosa partorì per la Candelora e “Salappa” , suo figlio ,
venne su alto e forte come nessun “raschiaterra” , colono o
pecoraio della zona era stato mai .
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Salappa era un discolaccio ribelle , che faceva le cose con la
furbizia di chi , amando poco faticare , fa le cose per bene . -
A dodici anni sapeva di pota e rimonda ed a tredici era il
migliore « d’ìnzítatùri » (maestri d'innesto) tanto che il padrone di
Pàrrinu lo prendeva a giornata per intere stagioni e lo tenne anche
quando , scoperta la faccenda dell'uovo , sobillò i braccianti
« zàppaturi » 25. / - < di Giuseppe Caleino > .
Il
padrone
assumeva i
braccianti
dopo
averne
saggiato il
tono
muscolare ,
come si fa
cogli
animali alla
fiera , ed avrebbe messo loro la museruola se la paura sua (di lui)
e dei suoi “campièri” non fosse bastata a tenerli lontani da ogni
frutto anche se caduto dagli alberi e non raccolto dai coloni . -
Il lavoro cominciato prima dello spuntar , finiva dopo del calare
del sole . -
I fortunati che venivano assunti , temevano troppo d'esser
cacciati per non lasciarsi sfruttare al massimo . - Eppure don
Ciccio , oltre che con la sua presenza , li spremeva viepiù dando a
ciascuno , di nascosto dagli altri, un uovo al giorno oltre la paga a
condizione che al suo richiamo accelerasse il ritmo di lavoro . -
Di tanto in tanto gridava -: “Attìa dill’òvu, sì vàlènti ò nò ?” 26 -
C'era un godimento così depravato in quella voce d'orco che anche
gli uccelli smettevano di cantare e le foglie tremolavano silenti .
Note : 25 = zàppatùri è colui che zappa di mestiere, per vivere . 26 = Ehi ! Tu
dell’uovo – dimostrami la tua valentia .
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Le parole , con un ché d'arcano , restavano sospese
per aria come il brontolio del tuono prima della pioggia
quando l'aria ristagna cristallina .
Poi , come pietre che cascano a scatafascio , scendevano
dentro quei totèm scolpiti dalla fatica quotidiana in una
fame antica .
... Come rinunciare all'uovo ed al « còttu »(27) della sera ?
...Come tornare a casa senza lavoro e guardare « l'òcchi
bèddi dì criatùri , ch'àmmàtula nzùcanu ì mìnni strìppi dì
madri? ... Còmu rinùnciari à ddà vèrna dì grànu tùrcu , chi
d'invèrnu vùol dìri frascàtuli e bàlùddu . - Sèns'ógghiu , ma
bàlùddu di gràutìgna , càuddu e spaccariàtu ppì furia dì
fùrnu . Gìallu e màrròni , duci . -...e à fàciòla? - ... e ì
fàvi? - ... Cù , ci là pòrta stà nutìzia à casa ? (28) .
« Salappa , girando per gli innesti , vedeva gli uomini
« all'anta»(29) farsi in quattro con rabbia e scuoteva la testa .
Le zappe , forgiate e temprate a mano dai valenti
« màstri fìrràri»(30) suonavano fendendo l'aria e
vibrando affondavano nella zolla tenera di rugiada .
Capiva che se la terra , madre generosa , non
avesse voluto farsi « rìvùtàri e mprìnàri di so fìghi ,
vàna sàrìa la ràbbia di tiràri ù filàgnu ppì , ddì
sparùti cristi gghicàti in dùi » . (31)
A sera quando , intòrnu à 'nà pignàta , ùna ppì tùtti ,
pàstiàvanu ù mànciàri ppì fàrlu duràri dì cchiù, »(32) ,
Note : 27 = Còttu è il cibo cucinato, cotto ; 28 = Gli occhi belli dei figli, che
inutilmente succhiano le vuote mammelle delle madri (anch’esse affamate) – come
rinunciare a quella quota di granturco, che d’inverno significa polenta e pane
(baratto del lavoro col vitto). Senza olio (perché il povero non può consentirsene il
lusso), ma pane di granturco caldo con le tipiche spaccature provocate dal calore
del forno. Giallo e marrone, dolce. (continuano i pensieri che costringono gli
zàppatòri a sopportare quel supplemento di sfruttamento) e i fagioli, e le fave chi
porterà la notizia a casa del licenziamento, di non avercela fatta a lavorare 29 =
“Anta” è il lavoro in ogni sua dimensione, come posto / luogo di lavoro e come
lavoro in sé stesso 30 = Maestri nell’arte di lavorare il ferro ; - segue 31 pag 40 .
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e affondavano a giro un cucchiaio di legno , scolpito con
le proprie mani , Salappa svelava ora ad uno , ora all'altro che
tutti erano quello dell'uovo .
Non conosceva ancora le parole Lega , Corporazione ,
Sciopero , ma conosceva lo sfruttamento ed intuiva la necessità
d'un accordo per resistere , tutti insieme , a quel laido urlo : -
« Attìa dìll'òvu » .
Se non altro perché chi lo lanciava « si sciàlava tùttu »
(33) al loro gemere ed ansimare .
« I zàppatùri » ascoltavano , poi dicevano : - « Giùstu dìci , ...
mà ... e ddù mà… , pisàva còmu ùn mòrtu ntò tàbùtu chi s'hàvi à
scìnniri ppì nà scala strìtta e mpìnnìna » . (34)
Sapeva per averlo sperimentato che « ài màstri » (specializzati)
come lui , di uova gliene davano due al giorno ed anche un po’
di denaro oltre al vitto , come per gli altri , su cui il campiere
ci marciava fregando sul peso , con l’uso «d’ùn rùmànu di
nàutra stàdìa» (35) .
Sapeva che a lui non avrebbero mai gridato - :
« attìa dìll'òvu » . - Anzi parevano contenti quando , meticoloso
com'era , perdeva tempo a perfezionare un innesto o una
ibridazione .
Prendeva dal paniere gli attrezzi con studiata lentezza e gestì
sicuri , pareva parlasse con l'opera che man mano andava facendo
badando al vento , al sole , al lunario , alle ricorrenze dei santi ed
a tutte le cabale cui poteva far ricorso .
Note : 31 = Rivoltare ed ingravidare dai suoi figlioli – la terra che gli
zappatori lavorano è vista come madre compiacente che si lascia ingravidare
(lavorare) volontariamente, perché altrimenti la loro rabbia e lo sforzo di tenere
il ritmo di lavoro sarebbe vano e quei poveracci piegati in due (spezzati dalla
fatica) non potrebbero resistere. La madre terra compie l’estremo sacrificio per
salvare i suoi figli ; 32 = Intorno ad un’unica pentola, masticavano a lungo il
cibo per aumentarne la durata ; 33 = Godeva nel far sudare gli altri ; 34 = Dici
bene, ma … e quel mà pesava quanto un morto dentro la bara che si deve
scendere per una scala stretta e ripida 35 = Il contrappeso di un’altra stadera .
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Si rendeva conto che prima o poi le piante da
innestare sarebbero finite e che da lui compravano la
maestria , il merito . - Per questo e per non ridursi piegato
in due come gli zappatori , rubava con gli occhi scaltri il
mestiere degli altri. -
Intuiva che occorre sapere per cambiare e per ciò con le
sue lunghe gambe , appena poteva , scappava in paese e non
solo per la festa , giacché Salappa faceva festa ogni sera . -
Rosa , che non aveva mai
visto la festa grande , ogni sera ,
a vederlo saltare l'acqua e
sparire dietro la curva « dù
Ruccazzùni» , tremava e si
sentiva stringere il cuore come
quando aveva veduto « dòn
Màrcióne » finire travolto sotto
l'albero portato dalla piena giù
per la valle del Mela .
Malediceva di aver generato
ed allattato quello scavezzacollo
di Salappa , il quale scappava ,
correva , saltava e andava in
paese . - Saltava l'acqua e
andava ... andava a conoscer
“l'abbaco” (36)
...Abbàcu ?! — « Còsi dù
diàvulu — di nòbili e pàrrini »!
. - «Chinnìcchi e nnàcchi l'abbaco? »... «Chi nnàvi à fari ?! »...
Ma Salappa sarebbe andato a Palermo ed a Trieste .
Avrebbe fatto ... il “carabiniere” , riuscendo così ad uscire dal
microcosmo di « Grasciurèlli , dù Prèviti e Pàrrinu» da cui lei
Rosa non sarebbe uscita mai .
Note :; 36 = Leggere e scrivere ?! – Cose del diavolo di nobili e preti. (chinnìcchi e
nnàcchi : que quid in hic / que quod in haec) Cosa c’entra l’abbaco ? Che ne deve fare ? .
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SPUNTA LU SULI
Canto polifonico di anonimo della Valle del Mela. .
Spùnta lù sùli e squàgghia là jilàta —
Squàgghiu ppi nà pìcciòtta ch'è sàpurita —
Lù pèttu tèni di nà scàffalàta —Hjàvi l'ùcchiùzzi di nà càlamíta. —Chiudìrimi ntè sò mànu oh mi vùrrìa —
Sài chi ti dìcu oh bèdda : Dàmmi nà bbàciàta –
dàmmi nà ‘bàciàta - dàmmi nà ‘baciata —
Iò mòttu sùgnu , mi dùni là vita.
Bella sài chi ti dìcu : Oh nnì fùjèmu —
Còmu nnà mànna Dìu nnì là pìgghiàmu –
Ccù quàttru bòn' àmìci oh chi mìntèmu
à màmma e pàtri lì pàcìficàmu .
/ (Trascriz. Prof. Gaetano Pennino Univ. PA) = Vedi APPENDICE pag. 208/9 . -
Trascrizione