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31 SALAPPA Rosa nacque « ò Prèviti » . (1) Figlia di “gratta terra”, restò sempre “ò 'Prèviti” a grattar terra e difenderla da sbirri e canaglia . Il padre non l'aveva più , ché il fiume in piena se l'era portato via come un fuscello . Cantava e lavorava . Lavorava e sognava . Lavorava ... Lavorava e sognava il giorno in cui « pà fèsta dà Màdònna » 2 sarebbe scesa in paese e , dopo la messa , suo zio le avrebbe fatto vedere « ù Cìciràru » 3 . Così , quando non cantava più , le dicevano : « Vàja Rosa , fai chistu e chìddu e pà fèst'à Màdónna ti mmùstru ù Cìciràru . - : “Cìciràru” ? Ù Cìciràru ? . Cìciràru. :- Ma chi sarà mài stà màravígghia»?!...( 4) Rosa , cercando di farsene un'immagine con la fantasia , non s'avvedeva di lavorare al di là della stanchezza ed era sempre pronta per meritarselo 5 . Note : 1 = Località dalla Valle ; 2 = In occasione della festa della madonna degli uccelli o della neve, il 5 agosto ; 3 = Venditore di ceci, cotti nella sabbia surriscaldata , detti “càlia”, che nelle feste viene esposta su un banco, coperto di tessuto bianco . Assume in questo racconto un valore “mitico” perché rappresenta la somma dei desideri di gioia e di svago per quei poveri, tanto poveri da non poter promettere ai figli nemmeno l’acquisto della càlia, ma solo di mostrargliela ; 4 = - Su via Rosa, sbriga queste faccende ed il 5 agosto ti farò vedere il venditore di ceci … Cosa sarà mai questa meraviglia .

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S A L A P P A

Rosa nacque « ò Prèviti » .(1)

Figlia di “gratta terra”, restò sempre “ò 'Prèviti” a grattar

terra e difenderla da sbirri e canaglia .

Il padre non l'aveva più , ché il fiume in piena se l'era

portato via come un fuscello .

Cantava e lavorava . Lavorava e sognava . Lavorava ...

Lavorava e sognava il giorno in cui « pà fèsta dà Màdònna »2

sarebbe scesa in paese e , dopo la messa , suo zio le avrebbe

fatto vedere « ù Cìciràru »3.

Così , quando non

cantava più , le dicevano :

« Vàja Rosa , fai chistu e

chìddu e pà fèst'à

Màdónna ti mmùstru ù

Cìciràru . - : “Cìciràru” ?

Ù Cìciràru ? . Cìciràru. :-

Ma chi sarà mài stà

màravígghia»?!...(4)

Rosa , cercando di

farsene un'immagine

con la fantasia , non

s'avvedeva di lavorare

al di là della stanchezza ed era sempre pronta per meritarselo 5 .

Note : 1 = Località dalla Valle ; 2 = In occasione della festa della madonna degli

uccelli o della neve, il 5 agosto ; 3 = Venditore di ceci, cotti nella sabbia

surriscaldata , detti “càlia”, che nelle feste viene esposta su un banco, coperto

di tessuto bianco . Assume in questo racconto un valore “mitico” perché

rappresenta la somma dei desideri di gioia e di svago per quei poveri, tanto

poveri da non poter promettere ai figli nemmeno l’acquisto della càlia, ma

solo di mostrargliela ; 4 = - Su via Rosa, sbriga queste faccende ed il 5

agosto ti farò vedere il venditore di ceci … Cosa sarà mai questa meraviglia .

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Ma , una volta perché la mucca s'era ammalata ;

una volta perché non aveva l'abito, una volta perché ... i perché dei

poveri sono tanti ; gli anni passavano ed il vecchio zio morì di

polmonite .

La madre la diede in sposa a

Filippo ; così , senza fidanzamento .

Filippo , che aveva intrapreso

l'avventura di chiudere un pezzo di

terra buona a « Gràsciurelli »(1) e ci

aveva già scavato l'acqua , se la

portò subito a lavorare per lui dal

primo istante perché voleva realizzare

una « nàsìta »6 con la casa

Dalla casa materna uscì come

c'era vissuta , senza accorgersi di ciò

che la circondava , con la sua poca

roba « ntà trùscia » (7) ed il

rimpianto unico di non aver ancora

veduto « ù Cìciràru » .

— : « Sèbbenèdíca Mà’… » ! (8)

— : « Bìnidítta fìgghia » ! ...

E via dietro a Filippo , che già

muoveva i « zàmpítti »9 con le pezze

verso Ciùrcunu (1) .

Note : 5 = (pronta per meritarselo) L’espressione indica la disponibilità a lavorare

oltre ogni limite pur di meritare poi di partecipare alla festa e sperare di acquistare

la càlia intesa come una leccornia sopraffina, tale da ricompensare ogni sacrificio .6

=: Terra coltivabile entro i feudi comunali, recintate con “supàle” siepi di spine,

con acqua e casa d’abitazione – vedi Premessa - ; 7 = Dentro la trùscia che è un

lenzuolo, una coperta,ecc. legata per le cocche dei quattro spigoli a mò di fagotto

con dentro altra roba qualsiasi ; 8 = Beneditemi madre - Benedetta figlia ; 9 =

Sorta di calzature (mocassino primitivo) costruite a mano con una pelle conciata

senza raderci il pelo e per questo dette”scàrpi di pìlu” occorreva collocare sul piede

e sulla gamba delle pezze - (La nota segue a pag.33)

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« À mmènz'àppuiata » (metà salita) si fermò a riprendere

fiato , alzò gli occhi dalle orme di Filippo e vide un nuovo

orizzonte più vasto . Vide dinnanzi a se « Pàrrìnu »(1) e la

sua valle , da cui già si levavano i canti dei coloni .

Vide il mare , quella striscia azzurra , là dove il Mela

sboccava prima che facessero «ù bastiuni a Limirì » 10 per

deviarne il corso ad evitare che coi suoi detriti ostruisse il

porto di Milazzo .

Vide che dall'alto di quel sito l'occhio abbracciava un

immenso mai visto prima. - Indovinò dove fosse « ù

rùccazzùni» (1) il passo per salire in paese ,

« pà fèst'à Màdónna » 2 e poi ... e poi ... : - « ù Cìciràru»...

Ebbe come uno smarrimento .

Tutta quel1'aria e quella vista , gli odori intensi

di «rìénu - nìputèdda - mènta » (11) l'avevano come

ubriacata .

Si aggrappò ad un ciuffo di ginestra e soffermò lo

sguardo su « Inàrdu »(1) , uguale ma diverso da lassù ,

alla ricerca «dà vàddòtta dill'acqua rùggiàtta » 12. …

Si sentì mancare ...

-: «Ròsa , Rusìdda» . - Filippo , fermo « ò passaturi »13,

la chiamava . - Barcollando seguì i suoi passi .

« U’ pàssatùri » si chiuse dietro di lei mentre dalla valle

di Parrinu si levava nitido un canto a più voci : -

« E ti ricòrdi quànn'èrimu zziti ?

E la càl ia pùgna pùgna

E còsi dùc i non ni vòs imu cchiù ! (14) -

Note : 9 (da pag. 32) a protezione dalla terra rivoltata zappando . Venivano tenute

allacciate con stringhe di pelle che trattenevano il mocassino ed intrecciandosi

sulla gamba formavano con le pezze una sorta di stivaletto povero .

10 = Il bastione è un argine costruito (nel 600) per deviare il Mela .

11 = “Riènu , nìputèdda, menta, ecc.” Sono erbe aromatiche .;

12 = Cercando con gli occhi la piccola valle ove sgorga

l’acqua ferruginosa ; 13 = E’ un cancelletto che consente il

passaggio attraverso la (sùpàla) siepe che recinge la nasèta .

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Già , à càl ia . … I còs i dùci . … U' Cìciràru » .

Chissà quando , ormai ... chissà … . : -

Si , perché , chi non và prima , a vedere la madonna del

Gaggini ci va , col fidanzato , coi suoceri ed i genitori dietro ,

« pà fèst' à Màdònna » 2.

« Cùmmàri , cùmpàri » - « Favi e simènza ».

« Càlia e cannèlla ‘pí zzìti ».

« A fès ta ì lumi ntà s tràda ì giòchi fòcu ... »15 .

Il suo pianto sgorgò silente dal suo ciglio .

Prese a lavorare come Filippo le indicava .

S'ammazzò di fatica e per quel giorno e tanti ancora

non cantò più .

La sera buttava le sue stanche ossa su d'un giaciglio di

felci « ntrà ùn pàgghiàru » 16, senza lenzuola .

Non ne aveva portate in dote e quelle quattro « pèzze ntà

trùscia » 17 doveva risparmiarle .

La casa tardava a venir su perché bisognava lavorare per stentare il

cibo , e far le pietre , e trasportarle , e metterle insieme una ad una .

Intanto che s'ammazzavano di fatica , che si spellavano le

mani , «i pàrrinóti (quelli di Pàrrìnu) intonavano canti e mottetti

d'amore e di scherno , ma lei Rosa non rispondeva più

Note : 14 = Ricordi quando eravamo fidanzati ? mangiavamo la càlia

a pugni e dolci non ne abbiamo voluti più . 15 = Comare, compare

-: Càlia e cannella per i fidanzati, la festa, le luminarie, i fuochi

pirotecnici, ecc. Qui le espressioni dialettali narrano la festa come

Rosa la immaginava ed era nella realtà, con le famiglie in parata,i

saluti ai compari, il mezzo bicchiere di vino alla gloria della

Madonna, le cose offerte e le galanterie più raffinate riservate “è

zzìti”. Farsi “compari” era cosa importante divenendo “ù Sàn

Giùvànni” (il comparato) un vincolo più che di parentela : di

rispetto reciproco . sentito assai . 16 = All’interno di una capanna

di forma circolare, realizzata in muro a secco, col tetto spiovente a

forma di cono fatto con ginestra ed altre frasche (pàgghiàru) ;

17 = Corredo così povero da risultare irrilevante .

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come prima soleva fare con quelli di «Inàrdu» 1. -

Ella … taceva e lavorava .

Lavorava ed ingoiava amaro , dedita al dovere che la

sua condizione di donna le imponeva .

Lavorava ... Lavorava ... e , solo a volte prima , più

spesso poi , quando la stanchezza era tale che il

corpo non la sentiva più , lasciava libero sfogo

all'immaginazione e si vedeva felice nella festa e

« pà fèst'à Màdònna d'acèddi » dare «càlia e zùccaràti

a tutti » (18 ). - La casa era ancora senza tetto quando

cominciò l'alluvione dell'89 . - « U' pagghiàru» era diventato

più comodo , o forse lei vi si era abituata .

C'erano più provviste ed avevano , con due pietre ,

costruito «ù cintìmulu»" (19)

Il letto era sempre di felci , ma

avevano due coperte .

Filippo s'era preso il suo corpo ,

non il suo cuore , ché era rimasto

nelle mani di «dòn Màrcióne » , «ù

sìgnurìnu di Inàrdu» 20, quando

bambina era andata a prendere «ùn

bùmbulu d'acqua rùggiàta» 21 per lo zio ammalato .

Don Màrcióne , sentitala cantare : - «Spùnta lù sùli e

squàgghia la jìlata» - le aveva fatto la posta e l'aveva

raggiunta « ntà sò vàddòtta dill'àcqua rùggiàta ».

Con frasi gentili le aveva concesso di riempire

«ù bùmbulu » a condizione che cantasse per lui le sue

canzoni d'amore . - Lei sgomenta , le guance accese ed il

cuore che le scoppiava in petto , vedeva solo le frasche

Note : 18 = Il desiderio mai sopito di Rosa era quello di partecipare alla festa del 5

agosto e farvi da regina offrendo càlia e zzùccaràti (biscotti zuccherati) a tutti .

19 = Cìntìmulu – è una pietra concava ed un’altra che vi si fa girare dentro

per macinare il cereale con cui si prepara un piatto molto sostanzioso (fàrro)

20 = il sig. Melchiorre, figlio del proprietario del feudo di “Inàrdu” ;

21 = Orcio pieno d’acqua ferruginosa .

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ruotare intorno ai suoi stivali di vacchetta , le canne brunite

della sua doppietta galleggiarvi sopra , il luccichio delle

cartucce sul panciotto di velluto nero .

Non ardì alzare gli occhi più di tanto .

Mentre cantava , « ù signurìnu » le carezzava i capelli corvini ,

le guance ed il seno .

Poi , quando la sua voce tremando s'era spenta , l'aveva baciata

e mandata via con l'acqua ferruginosa e col permesso di tornare

quando ne avesse avuto bisogno .

Non l'aveva più visto , ma era certa che sentiva le sue canzoni ,

anche se , studente , era chiuso nel seminario «dà Madònna d'acèddi

ùnni pà fèsta ù Cìciràru cantava la so càlia ».

Filippo non

l'aveva mai

accarezzata e non

le diceva altro che

:- « Fà chìstu e

chìddu » , perché

risparmiava

«ù ciàtu ppì

trovaghiàri »22 .

«Chìovi -… »

«Chìovi e chìovi -

ì dùe ntò

pàgghiàru - ù fàrru càuddu»(23) ... e finalmente il riposo , finì che

Rosa la sesta notte partecipò all'amplesso

coniugale. - Non che Filippo avesse migliorato il rapporto ,

ché di sesso sapeva solo ciò che fanno le pecore , avendole

viste ragazzo pastorello e di donne non ne aveva mai avute

prima . … - Ma , in quei giorni avevano parlato un po’ , e con tutta

quella pioggia che picchiava sul tetto di ginestra , era stato bello

Note : 22 = Incitava la moglie al lavoro e risparmiava il fiato per continuare a

lavorare senza perditempo . 23 = Qui l’espressione vuole fotografare la situazione

inconsueta di riposo della coppia, costretta dalla pioggia in poco spazio e molta intimità .

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stendersi fra le due coperte .

Era inconsueto denudarsi al riverbero del fuoco e vedere

i propri corpi muoversi con pudicizia per stendere i vestiti

al calore . Eccitati si erano ritrovati , una coperta sotto ed

una sopra , quasi tremanti .

Lei s'era illanguidita al

contatto di quel corpo sodo che

si stringeva al suo , percorso da

fremiti lunghi quanto i lampi ,

che fuori illuminavano la

tempesta . - Sentiva sciogliersi

quel groppo che le attanagliava

le viscere quando veniva presa

dal suo uomo e si schiuse a

poco a poco a ricevere il fallo

di lui finalmente accettandolo .

Al mattino spiovve .

Recatasi al pollaio ne uscì

col paniere colmo .

Si fermò a vedere il fiume ,

che scorreva sotto di lei . -

Guardò per abitudine verso

« Inàrdu » senza nulla cercare .

Guardò il fiume , che rubava la

terra ai “raschia terra” .

Vide « dòn Màrciòne » a cavallo guadare il Mela

tenendosi ad un tronco , che scendeva lento nonostante la

corsa del fiume . - Lo vide cadere da cavallo , restare per

un po’ aggrappato all'ulivo secolare e poi , travolto , sparire

dietro la curva . - < Si scosse > .

Aveva visto la morte - ed il suo cuore era morto -

mentre in lei germinava una vita .

Rosa partorì per la Candelora e “Salappa” , suo figlio ,

venne su alto e forte come nessun “raschiaterra” , colono o

pecoraio della zona era stato mai .

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Salappa era un discolaccio ribelle , che faceva le cose con la

furbizia di chi , amando poco faticare , fa le cose per bene . -

A dodici anni sapeva di pota e rimonda ed a tredici era il

migliore « d’ìnzítatùri » (maestri d'innesto) tanto che il padrone di

Pàrrinu lo prendeva a giornata per intere stagioni e lo tenne anche

quando , scoperta la faccenda dell'uovo , sobillò i braccianti

« zàppaturi » 25. / - < di Giuseppe Caleino > .

Il

padrone

assumeva i

braccianti

dopo

averne

saggiato il

tono

muscolare ,

come si fa

cogli

animali alla

fiera , ed avrebbe messo loro la museruola se la paura sua (di lui)

e dei suoi “campièri” non fosse bastata a tenerli lontani da ogni

frutto anche se caduto dagli alberi e non raccolto dai coloni . -

Il lavoro cominciato prima dello spuntar , finiva dopo del calare

del sole . -

I fortunati che venivano assunti , temevano troppo d'esser

cacciati per non lasciarsi sfruttare al massimo . - Eppure don

Ciccio , oltre che con la sua presenza , li spremeva viepiù dando a

ciascuno , di nascosto dagli altri, un uovo al giorno oltre la paga a

condizione che al suo richiamo accelerasse il ritmo di lavoro . -

Di tanto in tanto gridava -: “Attìa dill’òvu, sì vàlènti ò nò ?” 26 -

C'era un godimento così depravato in quella voce d'orco che anche

gli uccelli smettevano di cantare e le foglie tremolavano silenti .

Note : 25 = zàppatùri è colui che zappa di mestiere, per vivere . 26 = Ehi ! Tu

dell’uovo – dimostrami la tua valentia .

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Le parole , con un ché d'arcano , restavano sospese

per aria come il brontolio del tuono prima della pioggia

quando l'aria ristagna cristallina .

Poi , come pietre che cascano a scatafascio , scendevano

dentro quei totèm scolpiti dalla fatica quotidiana in una

fame antica .

... Come rinunciare all'uovo ed al « còttu »(27) della sera ?

...Come tornare a casa senza lavoro e guardare « l'òcchi

bèddi dì criatùri , ch'àmmàtula nzùcanu ì mìnni strìppi dì

madri? ... Còmu rinùnciari à ddà vèrna dì grànu tùrcu , chi

d'invèrnu vùol dìri frascàtuli e bàlùddu . - Sèns'ógghiu , ma

bàlùddu di gràutìgna , càuddu e spaccariàtu ppì furia dì

fùrnu . Gìallu e màrròni , duci . -...e à fàciòla? - ... e ì

fàvi? - ... Cù , ci là pòrta stà nutìzia à casa ? (28) .

« Salappa , girando per gli innesti , vedeva gli uomini

« all'anta»(29) farsi in quattro con rabbia e scuoteva la testa .

Le zappe , forgiate e temprate a mano dai valenti

« màstri fìrràri»(30) suonavano fendendo l'aria e

vibrando affondavano nella zolla tenera di rugiada .

Capiva che se la terra , madre generosa , non

avesse voluto farsi « rìvùtàri e mprìnàri di so fìghi ,

vàna sàrìa la ràbbia di tiràri ù filàgnu ppì , ddì

sparùti cristi gghicàti in dùi » . (31)

A sera quando , intòrnu à 'nà pignàta , ùna ppì tùtti ,

pàstiàvanu ù mànciàri ppì fàrlu duràri dì cchiù, »(32) ,

Note : 27 = Còttu è il cibo cucinato, cotto ; 28 = Gli occhi belli dei figli, che

inutilmente succhiano le vuote mammelle delle madri (anch’esse affamate) – come

rinunciare a quella quota di granturco, che d’inverno significa polenta e pane

(baratto del lavoro col vitto). Senza olio (perché il povero non può consentirsene il

lusso), ma pane di granturco caldo con le tipiche spaccature provocate dal calore

del forno. Giallo e marrone, dolce. (continuano i pensieri che costringono gli

zàppatòri a sopportare quel supplemento di sfruttamento) e i fagioli, e le fave chi

porterà la notizia a casa del licenziamento, di non avercela fatta a lavorare 29 =

“Anta” è il lavoro in ogni sua dimensione, come posto / luogo di lavoro e come

lavoro in sé stesso 30 = Maestri nell’arte di lavorare il ferro ; - segue 31 pag 40 .

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e affondavano a giro un cucchiaio di legno , scolpito con

le proprie mani , Salappa svelava ora ad uno , ora all'altro che

tutti erano quello dell'uovo .

Non conosceva ancora le parole Lega , Corporazione ,

Sciopero , ma conosceva lo sfruttamento ed intuiva la necessità

d'un accordo per resistere , tutti insieme , a quel laido urlo : -

« Attìa dìll'òvu » .

Se non altro perché chi lo lanciava « si sciàlava tùttu »

(33) al loro gemere ed ansimare .

« I zàppatùri » ascoltavano , poi dicevano : - « Giùstu dìci , ...

mà ... e ddù mà… , pisàva còmu ùn mòrtu ntò tàbùtu chi s'hàvi à

scìnniri ppì nà scala strìtta e mpìnnìna » . (34)

Sapeva per averlo sperimentato che « ài màstri » (specializzati)

come lui , di uova gliene davano due al giorno ed anche un po’

di denaro oltre al vitto , come per gli altri , su cui il campiere

ci marciava fregando sul peso , con l’uso «d’ùn rùmànu di

nàutra stàdìa» (35) .

Sapeva che a lui non avrebbero mai gridato - :

« attìa dìll'òvu » . - Anzi parevano contenti quando , meticoloso

com'era , perdeva tempo a perfezionare un innesto o una

ibridazione .

Prendeva dal paniere gli attrezzi con studiata lentezza e gestì

sicuri , pareva parlasse con l'opera che man mano andava facendo

badando al vento , al sole , al lunario , alle ricorrenze dei santi ed

a tutte le cabale cui poteva far ricorso .

Note : 31 = Rivoltare ed ingravidare dai suoi figlioli – la terra che gli

zappatori lavorano è vista come madre compiacente che si lascia ingravidare

(lavorare) volontariamente, perché altrimenti la loro rabbia e lo sforzo di tenere

il ritmo di lavoro sarebbe vano e quei poveracci piegati in due (spezzati dalla

fatica) non potrebbero resistere. La madre terra compie l’estremo sacrificio per

salvare i suoi figli ; 32 = Intorno ad un’unica pentola, masticavano a lungo il

cibo per aumentarne la durata ; 33 = Godeva nel far sudare gli altri ; 34 = Dici

bene, ma … e quel mà pesava quanto un morto dentro la bara che si deve

scendere per una scala stretta e ripida 35 = Il contrappeso di un’altra stadera .

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Si rendeva conto che prima o poi le piante da

innestare sarebbero finite e che da lui compravano la

maestria , il merito . - Per questo e per non ridursi piegato

in due come gli zappatori , rubava con gli occhi scaltri il

mestiere degli altri. -

Intuiva che occorre sapere per cambiare e per ciò con le

sue lunghe gambe , appena poteva , scappava in paese e non

solo per la festa , giacché Salappa faceva festa ogni sera . -

Rosa , che non aveva mai

visto la festa grande , ogni sera ,

a vederlo saltare l'acqua e

sparire dietro la curva « dù

Ruccazzùni» , tremava e si

sentiva stringere il cuore come

quando aveva veduto « dòn

Màrcióne » finire travolto sotto

l'albero portato dalla piena giù

per la valle del Mela .

Malediceva di aver generato

ed allattato quello scavezzacollo

di Salappa , il quale scappava ,

correva , saltava e andava in

paese . - Saltava l'acqua e

andava ... andava a conoscer

“l'abbaco” (36)

...Abbàcu ?! — « Còsi dù

diàvulu — di nòbili e pàrrini »!

. - «Chinnìcchi e nnàcchi l'abbaco? »... «Chi nnàvi à fari ?! »...

Ma Salappa sarebbe andato a Palermo ed a Trieste .

Avrebbe fatto ... il “carabiniere” , riuscendo così ad uscire dal

microcosmo di « Grasciurèlli , dù Prèviti e Pàrrinu» da cui lei

Rosa non sarebbe uscita mai .

Note :; 36 = Leggere e scrivere ?! – Cose del diavolo di nobili e preti. (chinnìcchi e

nnàcchi : que quid in hic / que quod in haec) Cosa c’entra l’abbaco ? Che ne deve fare ? .

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SPUNTA LU SULI

Canto polifonico di anonimo della Valle del Mela. .

Spùnta lù sùli e squàgghia là jilàta —

Squàgghiu ppi nà pìcciòtta ch'è sàpurita —

Lù pèttu tèni di nà scàffalàta —Hjàvi l'ùcchiùzzi di nà càlamíta. —Chiudìrimi ntè sò mànu oh mi vùrrìa —

Sài chi ti dìcu oh bèdda : Dàmmi nà bbàciàta –

dàmmi nà ‘bàciàta - dàmmi nà ‘baciata —

Iò mòttu sùgnu , mi dùni là vita.

Bella sài chi ti dìcu : Oh nnì fùjèmu —

Còmu nnà mànna Dìu nnì là pìgghiàmu –

Ccù quàttru bòn' àmìci oh chi mìntèmu

à màmma e pàtri lì pàcìficàmu .

/ (Trascriz. Prof. Gaetano Pennino Univ. PA) = Vedi APPENDICE pag. 208/9 . -

Trascrizione