3 LUGLIO 2010. Gita allAbbazia Staffarda cuore di Cistercensi e Templari ai piedi del Monviso Nel...

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3 LUGLIO 2010

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LUGLIO

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Gita all’Abbazia Staffarda “cuore” di Cistercensi e Templari ai piedi del Monviso

Nel territorio del comune di Revello, a 9 km da Saluzzo, lungo la strada che da Saluzzo conduce a Cavour, isolata nella campagna è situata l'Abbazia di Santa Maria di Staffarda, fondata agli inizi dell'XI secolo su un precedente luogo di culto.Non è certa

la sua prima occupazione da parte dei monaci cistercensi, sicuramente Celestino II la indica nel

1144 come appartenente a quest'ordine. I monaci si resero benemeriti per il dissodamento delle terre

circostanti allora in parte paludose e incolte. Esistono documenti in cui si ritiene fondata il 25

luglio 1135 da Manfredo I del Vasto, primo signore di Saluzzo, alla presenza del monaco Pietro,

discepolo di S. Bernardo.Il monastero godette fin dalla sua origine della protezione di Papi e di

Imperatori e fu oggetto di ampie donazioni di terre soprattutto da parte dei marchesi di Saluzzo, che

avevano il patronato dell'Abbazia e dei Pontefici del tempo, ma anche dei Monferrato e dei Savoia.

L'Abbazia che divenne presto la congregazione cistercense più celebre del Marchesato di Saluzzo,

è una filiazione della Badia di Tiglieto, fondata anch'essa da S. Bernardo. Staffarda si sviluppò

enormemente durante il XII e il XIII secolo costituendo un fiorentissimo centro agricolo, dove si svolgevano fiere e mercati e, essendo diventata

una potenza economica, veniva dato a prestito anche il denaro.Con gli inizi del Trecento, però

ebbe inizio un periodo di decadenza favorito dall'aggravamento della situazione economica e

dai danni causati dalle guerre: il numero dei monaci finì per ridursi a sei nel 1419. Dal XV secolo

venne conferita in commenda a ecclesiastici secolari che ne godevano unicamente i redditi

senza preoccuparsi di curarne lo sviluppo.

Nel territorio del comune di Revello, a 9 km da Saluzzo, lungo la strada che da Saluzzo conduce a Cavour, isolata nella campagna è situata l'Abbazia di Santa Maria di Staffarda, fondata agli inizi dell'XI secolo su un precedente luogo di culto.Non è certa

la sua prima occupazione da parte dei monaci cistercensi, sicuramente Celestino II la indica nel

1144 come appartenente a quest'ordine. I monaci si resero benemeriti per il dissodamento delle terre

circostanti allora in parte paludose e incolte. Esistono documenti in cui si ritiene fondata il 25

luglio 1135 da Manfredo I del Vasto, primo signore di Saluzzo, alla presenza del monaco Pietro,

discepolo di S. Bernardo.Il monastero godette fin dalla sua origine della protezione di Papi e di

Imperatori e fu oggetto di ampie donazioni di terre soprattutto da parte dei marchesi di Saluzzo, che

avevano il patronato dell'Abbazia e dei Pontefici del tempo, ma anche dei Monferrato e dei Savoia.

L'Abbazia che divenne presto la congregazione cistercense più celebre del Marchesato di Saluzzo,

è una filiazione della Badia di Tiglieto, fondata anch'essa da S. Bernardo. Staffarda si sviluppò

enormemente durante il XII e il XIII secolo costituendo un fiorentissimo centro agricolo, dove si svolgevano fiere e mercati e, essendo diventata

una potenza economica, veniva dato a prestito anche il denaro.Con gli inizi del Trecento, però

ebbe inizio un periodo di decadenza favorito dall'aggravamento della situazione economica e

dai danni causati dalle guerre: il numero dei monaci finì per ridursi a sei nel 1419. Dal XV secolo

venne conferita in commenda a ecclesiastici secolari che ne godevano unicamente i redditi

senza preoccuparsi di curarne lo sviluppo.

In seguito al passaggio del Marchesato di Saluzzo ai

Duchi di Savoia (1601), sancito dalla pace di Lione, Carlo Emanuele I scambiò la Bresse ed altri possedimenti d'oltralpe con il saluzzese, e, nel 1607,lo stesso Carlo la affidò all'ordine dei Foglianti ed avocò a sé l'amministrazione dell'abbazia come ente disgiunto dal monastero.Gravemente danneggiata, in particolare l'archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio, nella celebre battaglia di Staffarda del 1690, durante la guerra tra la Francia di Luigi XIV ed il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, in cui le truppe francesi del Catinat vinsero le truppe austro-piemontesi comandate da Vittorio Amedeo II, venne restaurata nel 1715 dall'abate commendatario cardinale d'Estrées, con l'aiuto finanziario dello stesso Vittorio Emanuele II, alterando purtroppo le originali forme gotiche dell'architettura. E’ di questo periodo la definitiva abolizione delle risaie dai tenitori circostanti e la bonifica delle acque stagnanti ritenute causa dell'insorgenza di febbri.Nel 1750, con bolla del Papa Benedetto XIV, l'Abbazia ed i suoi patrimoni vennero trasferiti all'Ordine Militare dei Santi Maurizio e Lazzaro; i monaci rimanevano sotto il controllo di un abate claustrale e l'ordine si incaricava del loro mantenimento. Le truppe francesi danneggiarono nuovamente il chiostro nel 1799; l'Ordine fu soppresso e l'Abbazia secolarizzata come accadde per tutti i beni ecclesiastici del Piemonte. Soppressa nel 1802, la commenda venne ripristinata con la Restaurazione e tutt'oggi l'abbazia è di proprietà dell'Ordine Mauriziano.Nel 1923 l'Ordine Mauriziano iniziò importanti lavori di restauro che restituirono al monastero l'antico carattere cistercense, anche se oggi necessita di urgenti lavori di recupero.

In seguito al passaggio del Marchesato di Saluzzo ai

Duchi di Savoia (1601), sancito dalla pace di Lione, Carlo Emanuele I scambiò la Bresse ed altri possedimenti d'oltralpe con il saluzzese, e, nel 1607,lo stesso Carlo la affidò all'ordine dei Foglianti ed avocò a sé l'amministrazione dell'abbazia come ente disgiunto dal monastero.Gravemente danneggiata, in particolare l'archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio, nella celebre battaglia di Staffarda del 1690, durante la guerra tra la Francia di Luigi XIV ed il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, in cui le truppe francesi del Catinat vinsero le truppe austro-piemontesi comandate da Vittorio Amedeo II, venne restaurata nel 1715 dall'abate commendatario cardinale d'Estrées, con l'aiuto finanziario dello stesso Vittorio Emanuele II, alterando purtroppo le originali forme gotiche dell'architettura. E’ di questo periodo la definitiva abolizione delle risaie dai tenitori circostanti e la bonifica delle acque stagnanti ritenute causa dell'insorgenza di febbri.Nel 1750, con bolla del Papa Benedetto XIV, l'Abbazia ed i suoi patrimoni vennero trasferiti all'Ordine Militare dei Santi Maurizio e Lazzaro; i monaci rimanevano sotto il controllo di un abate claustrale e l'ordine si incaricava del loro mantenimento. Le truppe francesi danneggiarono nuovamente il chiostro nel 1799; l'Ordine fu soppresso e l'Abbazia secolarizzata come accadde per tutti i beni ecclesiastici del Piemonte. Soppressa nel 1802, la commenda venne ripristinata con la Restaurazione e tutt'oggi l'abbazia è di proprietà dell'Ordine Mauriziano.Nel 1923 l'Ordine Mauriziano iniziò importanti lavori di restauro che restituirono al monastero l'antico carattere cistercense, anche se oggi necessita di urgenti lavori di recupero.

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In viaggio in pullman da Torino a Staffarda

si parla, si ride,e ci si rilassa

La giornata è soleggiata tutto

promette per il meglio

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Alcune immagini dell’Abbazia di Staffarda

esterno e interno

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Nell'abside, posto sull'Altare Maggiore che domina la navata centrale, è visibile il polittico di Pascale Oddone(1531), in legno scolpito policromo dipinto e dorato, composto da un corpo centrale in cui sono rappresentate scene della vita della Vergine e di Gesù, da una predella e da due sportelli esterni dipinti che chiudono la parte centrale, in cui sono rappresentati l'arcangelo Gabriele e S. Bernardo, l'Annunziata e S. Benedetto.

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I soci APiCE intervenuti alla gita all’ingresso dell’Abbazia di Staffarda nella classica foto di

gruppo

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Il socio Piero Borgazzi ha fatto da perfetto cicerone spiegandoci con

dovizia di particolari storici e artistici questa Abbazia

che figura tra i massimi monumenti medioevali

del Piemonte

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Seconda meta della gita era Bibiana, in Bassa Val Pellice, presso

l’ “Agriturismo del Molino” di Luca Bertottodove è stato servito un delizioso pranzo

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Il simpatico e bravissimo

chef Luca Bertotto

con la moglie

grande cuoca e

grande padrona di casa

Lo chef Luca ha ricevuto dal presidente A.Pi.C.E.

la nostra medaglia come segno di ringraziamento

per la calorosa ospitalità

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Tante belle

Immagini

dei

partecipanti

che gustano

i deliziosi

cibi

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altre foto dei commensali

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In compagnia non manca

il buonumore, l’appetito e

l’amicizia

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Nel pomeriggio sotto il portico dell’agriturismo ci siamo riuniti per dare dei piccoli gadget ai bambini e ai soci anziani

in ricordo della bella giornata trascorsa

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Altri momenti di relax prima del rientro a Torino

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AL PROSSIMO

ANNO!

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