#3. La musica

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Spazio n°3 – La musica

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La musica è il nostro tema, questa volta. È un argomento universale, che piace a tutti, quindi facile… direte voi.

A dir la verità la musica è una cosa semplice e complicata insieme: si parte da una cosa innata, che è quell’irresistibile voglia di muoversi che hanno anche i bambini molto piccoli quando sentono un ritmo. E poi cresce, diventa armonia, canto, concerto, sinfonia.

Ed è emozione e logica allo stesso tempo, regole innumerevoli e sempre diverse a seconda della cultura, della tradizione, dell’abitudine. Però è vero: la musica è una cosa che fanno e ascoltano tutti, con molto diletto, normalmente.

Per spiegare tutto questo ai bimbi abbiamo chiesto ovviamente ai musicisti e a chi lavora intorno alla musica: autori, direttori d’orchestra, strumentisti, appassionati.

E il risultato è questo numero di Spazio, che a noi pare il più bello fatto finora!

Un’ultima cosa: come ben sapete Spazio è una free press, una rivista gratuita. Sta crescendo velocemente e i complimenti di tutti ci lasciano sempre senza fiato tanto sono affettuosi e ricchi. E, a proposito di ricchezza, ci piacerebbe che Spazio cominciasse a stare anche sulle proprie gambe, economicamente. Se avete voglia di sostenere Spazio, di pubblicizzare la vostra attività, di partecipare a questo bel progetto, potete scrivere ad Alessandra De Nicola.

Elisa MassoniDirettore di SPAZIO

SPAZIO nasce da un’idea di Stefano Cardini, con Elisa Massoni e Margherita Pincioni Direttore responsabile: Elisa Massoni Art direction: Stefano Cardini & Chiara Diana

Scrivi a [email protected] o telefona ad Alessandra De Nicola al 339 86 88 469Scopri come sostenerci: ne vale la pena!

www.spaziomag.it www.facebook.com/spaziomag

Per SPAZIO numero 3: Coordinamento editoriale e progetto: Elisa MassoniEditing: Federica PascottoTesti: Caterina Bonvicini, Giovanna Canzi, Elisa Massoni, Francesco Montemurro, Federica PascottoIllustrazioni: Allegra Agliardi, Stefano Cardini, Filippo Dicchi, Cecilia Negri, Elisabetta ReicherImmagine di copertina: Elisabetta Reicher“Il mare non sa cantare”: illustrazioni e testi di Anna Cairanti e Giuseppe Mazza

Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno creduto in SPAZIO!Un grazie particolare a RADIOMAMMA e a Carlotta Jesi, che ha sostenuto con entusiasmo questo progetto editoriale fin dai suoi esordi.Ringraziamo per la distribuzione: La Cittá del Sole, laFeltrinelli, Promoscomunicazione.E grazie a laVerdi, per il sostegno e la fiducia, e per la qualitá del lavoro e del pensiero.

SPAZIO, essere bambini è bellissimo Via Soave 24, 20135 Milano [email protected] Registrazione del Tribunale di Milano 190 del 6/04/2012

Papà? Mamma? Facendo SPAZIO impariamo

molte cose, conosciamo persone interessanti, ci avviciniamo a mondi di cui ignoravamo l’esistenza.

Vorremmo condividere con voi la sorpresa che proviamo ogni volta. Ed è a questo che servono le pagine “Per i grandi”.

Vi presentiamo le persone che abbiamo coinvolto nella realizzazione di SPAZIO 03, il numero su “La Musica”.

Francesco Montemurro

Francesco è il regista della compagnia “Il Sale in Zucca” ed è autore di numerosissimi testi per spettacoli musicali destinati ai ragazzi. Siamo rimasti stregati dalle sue parole durante un appuntamento di “Crescendo in Musica” all’Auditorium Verdi. Non lo conoscevamo, ma la lettura del suo testo ci ha rapiti ed emozionati. Lo abbiamo incontrato, e a lui dobbiamo le pagine di “Una storia grande”: il suo racconto di Arùn è strutturato secondo i classici movimenti di una sinfonia o del Concerto classico (Allegro – Adagio – Scherzo – Allegro). Se volete saperne di più, trovate delle spiegazioni approfondite sul sito spaziomag.it

Il sito di Francesco è: www.ilsaleinzucca.altervista.org

Marco Fusi Marco Fusi è un violinista

interprete di musica contemporanea. È diplomato in violino e composizione al Conservatorio di Milano, dove ha avuto modo di frequentare giovani compositori come Alessandro Solbiatti e Fabio Vacchi, approfondendo così il suo interesse per la musica contemporanea. Ha suonato un po’ ovunque, in Italia e all’estero e spesso tiene conferenze e lezioni in cui racconta l’esperienza di

un violinista che ama veder “nascere” la musica che suona.

A Spazio ha spiegato cos’è la musica contemporanea e chi era uno dei suoi padri: John Cage.

Ruben Jais Dirige l’Orchestra Verdi.

Un’amica ce l’ha presentato: era in scarpe da tennis e jeans, a controllare che tutto filasse liscio a un concerto dell’Orchestra Junior che si esibiva con il Coro delle Voci Bianche. Ci ha accolti con un sorriso e ha acconsentito a raccontarci meglio in cosa consiste il meraviglioso progetto de laVerdi e di Crescendo in musica.

Se volete maggiori dettagli: www.laverdi.org

Caterina Bonvicini Scrittrice feconda e di

successo, Caterina si è rivolta non solo agli adulti ma anche ai bambini, per i quali ha scritto In bocca al bruco e Un due tre liberi tutti! (entrambi illustrati da Allegra Agliardi che, per pura coincidenza, illustra anche il suo pezzo per SPAZIO). L’abbiamo interpellata perché ci raccontasse del suo amore per la musica, lei che ama scrivere, leggere, ascoltare e che è una persona curiosa e appassionata.

Anna Cairanti e Giuseppe Mazza

Chi ci segue li conosce: sono con noi dal numero 1, e si occupano della “Storia Piccola”. Perché proprio loro? Perché con i loro testi e le loro immagini ci stupiscono ogni volta, e ci fanno meravigliare come bambini – anche noi, adulti un po’ ingessati!

Cecilia NegriCecilia viene da Trento, studia

Design della comunicazione al Politecnico di Milano ed è alla sua seconda presenza su SPAZIO. Oltre alle illustrazioni su carta, come quelle che ha realizzato per noi, si è cimentata in murales di grandi dimensioni: la ragazza non teme le sfide!

Elisabetta Reicher Elisabetta da molti anni

lavora sia per case editrici che per agenzie di pubblicità in Italia, Grecia, Germania realizzando illustrazioni con tecniche miste su carta e in digitale. Ha fondato, – con Flavio Sbalchiero – lo studio di illustrazione Lavorincorso e successivamente – insieme a Lisa Jurada – ha dato vita a Melbourne a Pigeonpudding, che distribuisce illustrazioni per spazi destinati all’infanzia. L’abbiamo incontrata grazie a laVerdi, e siamo felici che abbia illustrato “La storia grande”.

Allegra Agliardi Ha illustrato moltissimi libri.

Disegna perché crede nella forza di questo linguaggio universale, attraverso il quale riesce a comunicare idee ed emozioni. Non solo: le piace condividere questa passione, e lo fa girando il mondo e organizzando laboratori e corsi per bambini. Per questo numero di SPAZIO ha illustrato “Parla come un bimbo”.

SPAZIO numero 3 Indice

Pag. 5 E poi cosa leggo? Consigli per approfondire

Pag. 6 Una Storia Grande Un violino per Arùn

Pag. 24 La metropoli bambina Musica per tutti

Pag. 26 Parla come un bimbo Il MIO Mozart

Pag. 28 Una Storia piccola Il mare non sa cantare

pag. 38 Cose grandi dette chiare Cos’è questo rumore?

“Musica, musica ti chiamo musica, ma ho in mente tanti nomi in più…” (Ornella Vanoni)

Per qualcuno “è il miglior mezzo per sopportare il tempo” (Wystan Hugh Auden); per qualcun altro “è un linguaggio caro ai pigri e alle anime profonde che

cercano lo svago nella diversità dell’occupazione” (Charles Baudelaire); per qualcun altro, infine, “è il rifugio degli animi ulcerati dalla felicità” (Emil Cioran). E per i nostri bambini che cosa è, mai, la musica?Può essere un modo per fare amicizia con il proprio corpo (Rime per le mani, di Chiara Carminati e Giovanna Pezzetta, illustrato da Simona Mulazzani, Franco Cosimo Panini, collana Zerotre) ascoltando il ritmo di un “Blues di baci”, sorridendo di fronte a un “Tip tap di polpastrelli” o lanciandosi in un “ballo delle spalle”. Oppure può avere la voce di quel grillo che, senza grandi risultati, cercava di correggere il burattino di legno più famoso della storia. Infatti, nel recentissimo Pinocchio. Canzoni con il naso lungo (Il Castoro Editore, illustrazioni di Silvia Bonanni), le avventure di tutti quei personaggi usciti dalla penna di Carlo Collodi si trasformano in un sonoro concerto, grazie a un maestro d’asilo - Carlo Biglioli - trasformatosi per l’occasione in un rocker e in un cantautore d’eccezione.Può anche essere un po’ birichina e trasformarsi prima in una nuvola di note, poi in uno sciame di insetti per inseguire una bambina che agli esercizi al pianoforte preferisce un bel pisolino. Succede nel simpatico Polly e le note impazzite, uno dei quattro libretti della serie I pisolini di Polly, appena editi da Orecchio Acerbo (ogni libro costa solo 3 euro!) e nati dal genio di Peter Newell come raffinati fumetti dedicati al divertimento domenicale dei bambini americani.Oppure può avere la forma e il suono di tanti strumenti diversi: di un oboe, di un’arpa, di un violoncello… scritti e illustrati con entusiasmo da Aliki Brandenberg, che nel libro Musica! (uscito alcuni anni fa sempre per l’editore Il Castoro) narra la storia dalla musica delle civiltà antiche, attraverso il barocco e la classica, fino al jazz e al pop.E, infine, può essere la semplice e infinita gioia di sentire il suono di una voce che sappia rispondere al proprio bisogno d’amore (C’era una voce, Topi Pittori, scritto da Alessandra Berardi e illustrato da Alessandro Gottardo), lo stesso che ha spinto Dio a creare l’uomo e far sì che da due voci nascesse una

rima dolcissima e forse perfetta.

testo di Giovanna Canziillustrazione di Filippo Dicchi

testo di Francesco Montemurroillustrazioni di Elisabetta Reicher

Un violinoper Arùn

Ecco la storia musicale di un bambino Allegro con fuoco un po’ indiano e un po’ italiano. La mamma di Arezzo, il papà di Trivandrùm: vive a Milano, lo chiameremo Arùn.

La casa di Arùn è al pianterreno mentre al settimo abita Celesta una bambina dal carattere Allegro moderato che suona il fortepiano.

Spesso Arùn schiaccia un tasto dell’ascensore, va su al settimo e ascolta, nascosto sul ballatoio, i piano e i forte del fortepiano di Celesta. “Se solo potessi incontrarla!”, sospira.

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Tutte le estati Arùn va a trovare il nonno nella vecchia casa di Trivandrùm, e quando di notte fa troppo caldo i due dormono in terrazza al fresco delle stelle.Una volta, in una di quelle notti all’aperto, il nonno gli spiegò: “Lassù ci sono sette cieli, e in ogni cielo abitano milioni e milioni di Dèi.”“Milioni e milioni... come le stelle?”, domandò Arùn.“Dici bene”, rispose il nonno. “Vedi come le stelle ti mandano un po’ della loro luce? Così gli Dèi ci regalano un po’ della loro grande forza. Abbiamo Dèi per tutto e per tutti, perfino per i ladri.”“E per i musicisti?”, chiese Arùn pensando a Celesta.“Ci sono Dèi per la Musica e i musicisti, ma ce ne sono molti di più per i ladri”, rispose il nonno con un sorriso. “Perché me lo domandi?”Arùn si fece coraggio e gli raccontò tutta la faccenda di Celesta e del suo desiderio di incontrarla.“Impara anche tu a suonare uno strumento”, suggerì il nonno, “ma scegline uno diverso da quello di Celesta, così potrete suonare insieme.”“Bravo nonno!”, esultò Arùn. “Sai che farò? Chiederò alla mamma di regalarmi un violino!”“Un violino?”, fece il nonno, “e che roba è un violino?”

11L’India è piena di violini, ma quella sera il nonno era un po’ burlone.Arùn ci cascò e gli volle spiegare che il violino si appoggia sulla spalla, si suona con l’archetto, e tanti altri particolari, ma il nonno lo incalzava: “E com’è fatto? Come una vina? Come un sitar?”Arùn conosceva gli strumenti indiani di cui parlava il nonno, quelle grandi mandole con una zucca sul manico, e scuoteva la testa.“Ma no, il violino è fatto come... come un bambino”, si decise infine: “Un bambino di legno, senza braccia e senza gambe.”“Oh, povera creatura!”, lo punzecchiava il nonno.“Ma non è poi così grave”, concluse Arùn, “perché il violino ha dentro un’anima che gli dà una voce bellissima. Voglio diventare il più grande violinista del mondo, il più bravo di tutti!”A queste parole il nonno si fece serio e domandò: “Conosci già la storia del gottuvadyàm?”Arùn rimase a bocca aperta e il nonno riprese: “Il gottuvadyàm è uno strumento speciale: è la vina del Dio Hanuman.”

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Hanuman, il Dio-scimmia, era il preferito di Arùn: tanto forte da sollevare una montagna e tanto ingenuo da scambiare il sole per un frutto e volerlo mangiare. “Ma che c’entra lui col mio violino?”, protestò.“ Adagio”, fece il nonno, “Hanuman non è uno scimmiotto qualsiasi. Se vuoi, ti racconto.”Cento stelle ammiccarono negli occhi di Arùn, e il nonno incominciò: “Ai tempi prima del Tempo, nei cieli affollati dagli Dèi, c’erano due rivali musicali: Narada, il bel figlio di Brahma, e Tumburu, il Gandharva tutto verde con la testa di cavallo...”A questo punto Arùn aveva già mille domande da fare ma si trattenne, e il nonno proseguì: “Narada e Tumburu suonavano la vina come nessun altro e, poiché non si riusciva a stabilire chi tra loro fosse il più bravo, si rivolsero al Dio Vishnu, quello che sta sempre sdraiato e crea l’Universo sognando.Vishnu li ascoltò in silenzio e dopo un battito di ciglia, che per noi dura quanto la rotazione di una galassia, rispose sorridendo: “Andate da Hanuman, è molto esperto di musica ed è anche un mio grande devoto. Andate da lui e affidatevi al suo giudizio.”“Che cosa vuol dire ‘devoto’, nonno?”, chiese Arùn. Il nonno sorrise: “Lo saprai alla fine della storia.”

Narada e Tumburu andarono da Hanuman. Il Dio-scimmia li osservò pieno di curiosità e infine disse: “Organizzate un gran concerto, così potrò giudicarvi.”Otto giorni dopo tutto era pronto: sul palco c’era Narada a destra, Tumburu a sinistra e Hanuman al centro. Nel pubblico si affollavano mille divinità, e c’era Ganesh con la sua testa di elefante, le Dèe formose con tante braccia e tutti i musici e le danzatrici celesti.Tumburu suonò per primo e la sua musica toglieva il fiato: i ruscelli si bloccarono, il vento smise di soffiare, gli uccelli rimasero sospesi in aria. Persino gli Dèi erano immobili come statue.Poi venne il turno di Narada e la sua musica era come un turbine: l’acqua riprese a scorrere, gli uccelli a volare e tutto danzava al suo ritmo, anche gli Dèi.Dopo l’applauso finale, tutti guardarono verso Hanuman: chi dei due avrebbe dichiarato vincitore?

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Hanuman però restava immobile. Sembrava immerso in una profonda meditazione.Poi come per Scherzo saltò su, strappò di mano gli strumenti ai due rivali e cominciò a smontare tutte le sbarrette d’ottone dai manici delle vina.“Senza sbarrette il manico della vina diventa liscio come quello di un violino!”, pensò Arùn, ma si morse ancora la lingua e lasciò continuare il nonno.Narada e Tumburu si infuriarono: “Come osi rovinare così le nostre preziose vina, brutta testa di scimmia!”, gridavano.Hanuman rimase tranquillo, porse loro gli strumenti e: “Provate a suonarli così, senza tasti”, disse.Ma i due protestarono in coro: “Lo sai bene che è impossibile, che sciocchezza è mai questa!”

Per tutta risposta Hanuman imbracciò uno dei due strumenti e cominciò a suonare con gli occhi chiusi.La sua mano sinistra scorreva sulle corde senza ostacoli, e la musica che ne fluiva era così celestiale da far dimenticare tutti i prodigi appena ascoltati da Narada e Tumburu.Il Dio Vishnu, risvegliato, discese dal settimo cielo per sedersi sul palco accanto al Dio-scimmia: Hanuman, riaperti gli occhi dopo l’ultima nota, lo vide e con gioia si prostrò ai suoi piedi.Vishnu gli poggiò una mano sul capo e rivolto ai due rivali disse: “Voi due volevate solo far sentire quanto siete bravi, ma i vostri suoni, per quanto belli e prodigiosi, non hanno alcun sapore per me. Imparate da Hanuman a suonare con amore e devozione.”“Devozione...”, ripeteva Arùn ormai quasi addormentato. Il nonno lo prese in braccio e lo portò a letto.

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Rientrato a Milano da Trivandrùm, il nostro Arùn ebbe in regalo un bel violino e ne fu Allegro assai.Cominciò così a esercitarsi per ore e ore chiuso in camera, e guai ad accostarsi! “Non voglio che nessuno mi ascolti”, diceva. “Nessuno, finché non sarò diventato bravissimo!”Passavano i mesi, le stagioni, gli anni: Arùn suonava sempre meglio ma non si sentiva mai pronto. Una notte sognò di essere in terrazza col nonno e di domandargli: “Ma perché Hanuman ha tolto le sbarrette dagli strumenti?” E il nonno rideva: “Quando vai in bici usi ancora le rotelline per stare in equilibrio o non le usi più? Quindi sai già la risposta!”Arùn si risvegliò senza averci capito molto, ma la sera dopo, mentre si esercitava, si fermò col violino in mano e a occhi chiusi ricordò la sua prima volta in bici senza rotelle: che sensazione! Senza volere aveva già ripreso a suonare ma in modo diverso: con la libertà, il coraggio e l’equilibrio di quella volta, senza rotelle. L’archetto brillava sulle corde rapido come raggi di stella, come raggi di bicicletta. Arùn sentiva di essere mosso da qualcosa di grande: si sentiva pieno d’amore e... devozione.L’archetto scivolò giù dal violino, Arùn riaprì gli occhi e vide in giardino un viso che gli sorrideva. Si affacciò alla finestra e domandò: “Sei qui per la mia musica?”Celesta rispose: “Sono qui per te.”

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per bambini da 0 a 130 anni

gioco

benesserecultura

Uno spazio gioco dedicato ai bambini, senza la presenza di adulti.KIDS ZONE

Piccoli cuochi * Play-Fu * Mille e una danza: per imparare e divertirsi.corsi per bambini

Per tutte le occasioni, non solo per un compleanno.feste

F.A.N. nightFree from Adults Night: il sabato sera dalle 19 alle 22.30 i bambini giocano, cucinano e mangiano insieme. E i genitori possono andare al cinema da soli.

Essere mamme e papà è un compito impegnativo. A volte un corso aiuta a capire prima e meglio cosa serve ai nostri bambini.

corsi per GENITORI

t: 02 5418 9147 - [email protected]

La piazza di Momovia Anfossi 36, 20135 - Milano - zona c.so XXII Marzo / p.le Libia

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il Museoche Suona

The music Museum plays on

Museo degli Strumenti Musicali del Castello Sforzesco di Milanolaboratori didattici rivolti ai bimbi alle famiglie e alle scuole di ogniordine e grado L’esperienza di un percorso guidato a misura di bambino fra arte e storia, con esperimenti giocosi,esempi musicali e ascolti dal vivo rende divertente,stimolante, interessante e comprensibile il variopintomondo della musica e degli strumenti musicali, dalle sue origini antiche fino ai nostri giorni!

Informazioni e prenotazioni

Il calendario degli appuntamenti è consultabile sul sitowww.levocidellacitta.it

levocidellacittàMilano

MUSEO DEGLI

STRUMENTIMUSICALI

[email protected] - � 02 3910 4149

Cultura, Moda, Design

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C’è un posto in città dove la musica diventa gioco. Una vecchia amica che ti prende per mano e ti porta in luoghi sconosciuti, dentro alla tua testa e dentro al tuo cuore.Quando la musica è gioco, è fatta a misura di bambino. Racconta storie di lupi e bambini, di coraggio e di passione. Storie di boschi, di bambole, di cartoni animati persino. È un mondo fantastico, dove succedono cose inaspettate. A volte viene voglia di ballare. A volte viene voglia di ridere. A volte si piange anche un po’. Dipende…A Milano il posto della musica si chiama Auditorium ed è diretto dal maestro* Ruben Jais.

Una volta al mese all’Auditorium ci sono solo bambini. Che cantano in un coro, che suonano in un’orchestra. E il pubblico è fatto di… bambini, appunto.Ruben Jais ha raccontato a SPAZIO il come e il perché di questi momenti speciali.

illustrazione di Stefano Cardini

Ruben Jais

LaVerdi è un’orchestra strana, che abita un posto strano. Per noi è importante stare vicini alla città, aprire le porte a tutti i suoi abitanti. È per questo che abbiamo un programma di concerti davvero ricco, che teniamo lezioni e conferenze nelle scuole e all’Auditorium. Perché è bello conoscere la musica: può diventare una passione che dura tutta la vita, o addirittura un lavoro. Il violinista più importante dell’Orchestra dei ragazzi è capitato qui per caso, durante un concerto. E non ha più voluto smettere di suonare il suo violino.Quindi quando le persone vengono qui, non si mettono eleganti e non fanno troppe smancerie. Vengono da noi come si va da un amico: in jeans, pronti a divertirsi e a lasciarsi portare dalla nostra musica. Che poi è la musica di tutti.Per noi de laVerdi questo è davvero importante. La musica è di tutti. È della città che la ospita, è del bambino che se la ricorda, è dell’adulto che vuole ascoltare.Per questa ragione abbiamo creato l’Orchestra Junior (fatta di ragazzi dai 6 ai 18 anni) e il Coro di voci bianche, che altro non è che un coro di bambini. Così quando i bimbi vengono all’Auditorium, quello che trovano – oltre alla musica – sono altri bambini, disposti a raccontare la musica e a suonarla. Ed è davvero una festa.

Musica per tutti*M

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Caterina Bonvicini

* Caterina Bonvicini è una scrittrice: scrive romanzi e racconti che sono così belli da essere stati tradotti in tante lingue oltre all’italiano. Ha scritto anche libri per bambini, ed è poi andata in giro per l’Italia a leggerli di persona ai suoi giovanissimi lettori.Ma soprattutto ‘laCate’ è una persona curiosa e appassionata, felice di conoscere il mondo e le persone: ama scrivere, e ama anche l’arte e la musica, passione di cui si trovano le tracce nei suoi romanzi. Così noi di SPAZIO le abbiamo chiesto di raccontarci di questo suo amore.

IlMIOMozart*

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Se a un bambino piccolo piace una cosa, è facile capirlo. Perché la vuole. Quando conosce poche parole, per esprimere il suo gradimento, di solito dice: MIO. A me piaceva la musica classica, quindi sui dischi di Mozart di mia madre, con una calligrafia sgangherata perché avevo solo tre anni e non andavo ancora a scuola, scrivevo MIO, MIO, MIO. A caratteri cubitali, per essere sicura che gli altri lo vedessero. La mamma non era molto contenta che io scarabocchiassi le copertine dei suoi dischi, però aveva colto il messaggio (scrivevo anche VIVA! O semplicemente una W).Insomma, sapeva che per farmi contenta, bastava mettere su un concerto o una sinfonia di Mozart.

La mia nonna, che era ancora più attenta, mi portò proprio all’opera, a vedere il Don Giovanni. Io ridevo come una matta, specie quando cantava Leporello. Le parole del libretto erano difficili, ma i bambini con il loro intuito spesso colgono quello solo gli adulti più sensibili capiscono (l’ironia, per esempio).

Mozart era un bambino prodigio, che suonava e componeva a quattro anni. E chissà se sotto i suoi primi minuetti scriveva MIO…

illustrazione di Allegra Agliardi per Una giornata eroica Feltrinelli Kids

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Un’ultima cosa: il pezzo piu famoso di Cage si chiama 4’33,che si legge quattrominutitrentatre. E un foglio bianco. Non si suona, non si fa niente,si sta in silenzio e si ascolta quello che succede.

John Cage ha inventato una musica che non esiste. E la musica che fa il mondo quando vive. E la musica del tram che passa, dei passi che senti sotto casa, della porta che sbatte.

Il rumore del vento fuori, la sedia che si sposta, il respiro delle persone, un colpo improvviso di un libro che cade. Il tempo che passa. Ecco, a me questa “musica” piace da matti!”

Non ci si capisce niente, non ti viene da cantarci sopra, a volte forse ti capita di ballare un po' quando ascoltila lavatrice. Ma niente di piu...Mica si canta il clackson della macchina. O il colpe di tosse del tuo vicino di banco.

Ma per Cage tutto questo “rumore” era musica. Era il suono del tempo che passa, di quello che succede dentro di noi quando facciamo attenzione ai rumori dei pensieri. Lui trovava bello che la musica fosse qualcosa che non si puo prevedere, qualcosa che succede, come un rumore improvviso.

La musica contemporanea raccontata da Marco Fusi

Marco Fusi e un violinista. Ha studiato al Conservatorio di Milano e in molti altri posti, e ha imparato non solo a suonare il suo strumento, ma anche a conoscere la musica da dentro, a farsi delle domande su cosa e per lui e su come la musica ci parla. Soprattutto la musica di oggi, quella che sembra un mucchio di suoni senza senso. Mai sentita? Certo: la maggior parte delle persone, anche grandi, la trova orribile e non la capisce. Ma se te la spiega Marco...

A lui sarebbe piaciuto moltissimo che tu venissi a un suo concerto per partecipare: con la tua voce, con un tamburo, con i piedi. E tu ti saresti divertito a guardare la musica che nasce, a fare la musica. Ad ascoltare il casotto che produce un tamburo in una stanza piena di gente che ascolta. E a immaginare John che ti applaude ridendo.

“A me piace moltissimo un compositore* che si chiama John Cage. Se fosse ancora vivo sarebbe piu vecchio di mio nonno, ma ha fatto della musica cosi diversa da quella a cui siamo abituati che e difficile dire che esista un compositore piu “nuovo” di lui.

*compositore: la persona che inventa e scrive una canzone o una musica.

Un’ultima cosa: il pezzo piu famoso di Cage si chiama 4’33,che si legge quattrominutitrentatre. E un foglio bianco. Non si suona, non si fa niente,si sta in silenzio e si ascolta quello che succede.

John Cage ha inventato una musica che non esiste. E la musica che fa il mondo quando vive. E la musica del tram che passa, dei passi che senti sotto casa, della porta che sbatte.

Il rumore del vento fuori, la sedia che si sposta, il respiro delle persone, un colpo improvviso di un libro che cade. Il tempo che passa. Ecco, a me questa “musica” piace da matti!”

Non ci si capisce niente, non ti viene da cantarci sopra, a volte forse ti capita di ballare un po' quando ascoltila lavatrice. Ma niente di piu...Mica si canta il clackson della macchina. O il colpe di tosse del tuo vicino di banco.

Ma per Cage tutto questo “rumore” era musica. Era il suono del tempo che passa, di quello che succede dentro di noi quando facciamo attenzione ai rumori dei pensieri. Lui trovava bello che la musica fosse qualcosa che non si puo prevedere, qualcosa che succede, come un rumore improvviso.

La musica contemporanea raccontata da Marco Fusi

Marco Fusi e un violinista. Ha studiato al Conservatorio di Milano e in molti altri posti, e ha imparato non solo a suonare il suo strumento, ma anche a conoscere la musica da dentro, a farsi delle domande su cosa e per lui e su come la musica ci parla. Soprattutto la musica di oggi, quella che sembra un mucchio di suoni senza senso. Mai sentita? Certo: la maggior parte delle persone, anche grandi, la trova orribile e non la capisce. Ma se te la spiega Marco...

A lui sarebbe piaciuto moltissimo che tu venissi a un suo concerto per partecipare: con la tua voce, con un tamburo, con i piedi. E tu ti saresti divertito a guardare la musica che nasce, a fare la musica. Ad ascoltare il casotto che produce un tamburo in una stanza piena di gente che ascolta. E a immaginare John che ti applaude ridendo.

“A me piace moltissimo un compositore* che si chiama John Cage. Se fosse ancora vivo sarebbe piu vecchio di mio nonno, ma ha fatto della musica cosi diversa da quella a cui siamo abituati che e difficile dire che esista un compositore piu “nuovo” di lui.

*compositore: la persona che inventa e scrive una canzone o una musica.testo di Elisa Massoniillustrazione di Cecilia Negri