3- Cenacolo Alpha, 19.10.2010 Obbiettivo: Scegliere il campo in cui voler stare e come voler starci....

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3- Cenacolo Alpha, 19.10.2010 Obbiettivo: Scegliere il campo in cui voler stare e come voler starci. Frase: Se non ri-scopri il seme buono non saprai mai perché vivi Immagine: clessidra

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3- Cenacolo Alpha, 19.10.2010

Obbiettivo: Scegliere il campo in cui voler stare e come voler starci.

Frase: Se non ri-scopri il seme buono non saprai mai perché vivi

Immagine: clessidra

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Tema centrale della predicazione di Gesù è il Regno dei cieli – Regno di Dio: con esso si intende un luogo e una condizione a cui appartengono coloro i quali accolgono il Vangelo di salvezza.

L’adesione del cuore al Vangelo rende il credente partecipe del regno. I membri del regno sono i poveri nello spirito, i miti, i perseguitati per causa della giustizia, i misericordiosi, gli operatori di pace … secondo il racconto di Gesù delle Beatitudini (Mt 5,3-10).

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Partiamo da un confronto con la parabola del seminatore 13,24-30 13,3-9- Seme buono - seme senza qualità- seme nel suo insieme - seme in situazione- c’è un nemico - ostacolo in generale

Il titolo “parabola della zizzania” significa che i discepoli di Gesù vogliono richiamare l’attenzione sull’elemento ostacolo. Riuscirà il nemico del padrone del campo a rovinargli il raccolto? La risposta è no!

La parabola nel suo insieme dice che il seme buono raggiunge il suo scopo: l’oppositore non riuscirà ad intralciare lo scopo del padrone del campo

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A chi vorrebbe sradicare la zizzania Gesù risponde: “Lasciate che crescano ambedue insieme”. La zizzania è un’erba infestante e velenosa. All’inizio non si distingue da una pianticella di frumento; poi si radica così bene che, strappandola, si sradica lo stesso grano.

La Parola ha sempre a che fare con ostacoli che rischiano di impedirne lo sviluppo. Il bene deve fare i conti con un parassita ineliminabile: il male. Esso non è solo fuori ma anche dentro la comunità e nel cuore di ciascuno.

La storia e ogni singolo uomo è un campo di battaglia. Dove il Signore semina con cura il bene, il nemico con astuzia semina il male. Per questo abbiamo due semi (buono e cattivo), due seminatori (il Signore e il nemico) e due possibili soluzioni (lasciare o sradicare le zizzanie).

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Vorremmo che la comunità cristiana fosse perfetta … Ma i maggiori disastri derivano proprio dal tentativo di eliminare il male. Il trionfo del bene sarà solo alla fine, e per opera di Dio. Prima c’è il tempo della pazienza. Pazienza ‘nostra’ e di ‘Dio’ che vede il male nostro e altrui come luogo di misericordia. La Chiesa non è una setta di puri: in essa c’è posto per tutti.

Pazienza: è la qualità di colui che persevera nelle difficoltà. San Giovanni Cassiano scrive: “Non è colui che inizia, ma colui che persevera fino alla fine nell’opera intrapresa, che sarà salvato”. E Baudelaire: “Una successione di piccole volontà fa un grosso risultato”.

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Il male non è per la sconfitta, ma per l’esaltazione del bene. Con la misericordia infatti diventiamo figli del Padre. Dio, se nel bene si rivela come dono, nel male si rivela nella sua essenza più intima e propria: come per-dono, amore senza condizioni e senza limiti.

Dio lascia le zizzanie perché conosciamo Lui come grazia, diventando noi stessi figli che ricevono e danno amore gratuito.

La parabola va letta nel contesto, dove si parla delle difficoltà che incontra il bene: il bene non solo è ostacolato e insignificante, ma addirittura è frammisto al male (cf. Rm 7,14-25). Il popolo di Dio è sempre stato santo e peccatore. Eppure è questo il mondo che Dio ha tanto amato da dare per lui suo Figlio (Gv 3,16).

Nel tempo della crescita e nell’attesa del raccolto bisogna agire.

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Dal Diario di Giacomo Maffei (1914-1935):“Che cosa deve fare il giovane cattolico? Se si riuscisse a

richiamare – non dico sulla retta via, perché anche noi non ci siamo sempre – ma semplicemente alla realtà un’anima sola, si potrebbe cantare l’Osanna. E’ difficile, sommamente difficile, il lavoro di apostolato giovanile.

Quando si avvicina un giovane compagno, dopo pochi momenti che si parla con lui, si comprende subito quali sono le condizioni del suo spirito, per una realtà semplicissima, perché il giovane è sincero con i giovani. Ecco il campo è pronto; ma prima di poter seminare, c’è da estirpare, da arare. Il seminatore è Dio … L’amicizia non può essere altro che l’aratro il quale inizia il lavoro. Molte volte il risultato dipende dall’aver saputo aprire il solco.

Si diventa amici e apostoli diventando caritatevoli, sopportando con amore e con speranza, con fiducia. Si diventa apostoli col sacrificio per l’amico, con tutta l’attenzione possibile verso di lui, le sue necessità, per i suoi desideri, per i suoi dolori e soprattutto per le sue gioie.

Quando un giovane gioisce per la gioia di un altro giovane, è veramente un amico da tenere caro. Così l’amico diventa necessario … perché è un cuore che comprende, è un cuore che batte con lo stesso ritmo, che ha lo stesso timbro di voce. Il campo allora è arato. Attende la messe”.

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v. 25 “mentre gli uomini dormivano venne il nemico”: il ‘nemico’ viene da fuori: di notte, nel sonno, si infiltra per guastare la semina. Il male non è originario ma parassitario; esso a principio è sempre qualcosa di subdolo e di inavvertito.

Il seme di Dio è Parola di verità che dà fiducia, speranza e amore; il seme del nemico è parola di menzogna che dà diffidenza, disperazione ed egoismo.

Il male non è solo nel campo accanto, ma anche nel “nostro”, in me!

v. 26: “apparvero anche le zizzanie”: il male non appare subito. A principio sembra addirittura buono e desiderabile. Solo dopo si rivela come menzogna perché non mantiene ciò che pro-mette; lo mette - davanti, ma solo come illusione che lascia delusione.

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v. 27: “Signore, non hai seminato seme bello nel tuo campo?”

Il male è una sorpresa negativa, della quale si incolpa un altro, l’Altro. Già Adamo incolpò Eva e Dio stesso (cf. Gen 3,12). Nel male sempre mettiamo in questione Dio: è cattivo, o impotente, o indifferente.

v. 28: “vuoi che andiamo a raccoglierle?” – La proposta dell’uomo è quella di togliere di mezzo il male. A volte lo si elimina teoricamente dicendo che non c’è, o che è un gradino verso un bene maggiore. Altre volte si cerca di eliminarlo praticamente. In questo caso “a fin di bene” nascono i rimedi peggiori del male stesso.

v. 29: “no, perché cogliendo le zizzanie, non strappiate il grano” Fuori metafora: il grano è la vita. Dio stesso è misericordioso e clemente, si lascia impietosire. Chi è spietato, senza pazienza ed esigente, distrugge il grano, la vita di Dio che è in lui.

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v. 30 “lasciate che crescano ambedue insieme” - Il male cresca con il bene. Invece di eliminarlo, usando violenza e violando la libertà, se ne faccia il luogo del massimo bene: la misericordia. In questo modo si diventa figli perfetti come il Padre.

Il nostro atteggiamento davanti al male ci dà la nostra identità divina, la cui misura è la misericordia che riceviamo e accordiamo. Le zizzanie ci aiutano a diventare “grano”, simili a Dio che non giudica, non condanna, ma assolve, dona e perdona tutto.

Paradossalmente possiamo dire: se Dio ha fatto il mondo bello, il male, alla fine, è l’occasione per renderlo migliore. O felix culpa! Non per questo dobbiamo peccare; dobbiamo però conoscere nel peccato la sovrabbondanza della sua grazia.

Solo alla fine il male sarà tolto, ma dal giudizio di Dio, così diverso dal nostro! Il presente è lasciato a noi per anticipare, nella nostra, la sua misericordia. Alla fine Dio brucerà il male. E noi saremo giudicati dal nostro stesso giudizio, misurati col nostro metro: la misericordia che avremo usata sarà la nostra misura di verità.

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Tu sei prezioso ed

insostituibile. E’ bello

camminare insieme