2.Intrecci ritrovati

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Terra Nuova · gennaio 2012 23 ecobricolage Intrecci ritrovati Fare cesti: un’arte alla portata di tutti

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l'arte dell'intreccio del vimini

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Terra Nuova · gennaio 2012 23

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Intrecci ritrovatiFare cesti: un’arte alla portata di tutti

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di Andrea Magnolini

La prima volta che imparai a fa-re un cesto è stato 4 anni fa. Al-l’inizio sembrava tutto com-

plicato ma, vedendo il risultato, misembrava una sorta di magia: da unamanciata di rametti tagliati e qualchecanna era uscito un contenitore ro-bustissimo. Certo, era ben lontanodalla perfezione, ma è un oggetto checonservo e utilizzo tuttora.Mi insegnò un catalano, un certo Jo-an Farrè, e subito mi venne la cu-riosità di capire cosa si faceva a ri-guardo nella mia zona, anche sepensavo che ormai non ci fosse piùnessuno ad avere queste competen-ze. Fu una grande sorpresa quindi in-contrare dei personaggi arcaici quan-to vitali, che a ottant’anni non soloavevano conservato un sapere ac-quisito attorno ai dodici anni, ma era-

no anche gioiosamente disposti a in-segnare. A distanza di quattro annida questa prima esperienza, mi è ve-nuta voglia di girare un po’ l’Italia.È così che ho trovato un’infinità dimodi diversi di trasformare alcunepiante in oggetti a metà fra un con-tenitore e un’opera d’arte.

Le mani che insegnarono agli occhi a vedereAnche i corsi che propongo insiemeai miei collaboratori rivelano un in-teresse che sta rinascendo versoun’attività che rappresenta un ciclocompleto: una vera rarità nel nostromondo frammentato e iper-specia-lizzato.È una cosa buffa, ma prima di fareun cesto non avevo mai visto i sali-ci vicino a casa, mentre ora li vedodappertutto. Suonare alle case per

chiedere alcune talee di salice oqualche potatura per intrecciare è di-ventato anche un modo per cono-scere gli abitanti della mia valle, chespesso si mostravano incuriositi oentusiasti e quasi mai contrariati daqueste richieste.Prima non sapevo dove si trovano lezone secche e quelle umide, ideali perla coltivazioni dei vimini; non co-noscevo le forme tipiche della miaprovincia e non immaginavo le dif-ferenze che potevo trovare in quel-la vicina… Ora invece posso dire chela cesteria è un modo per riprende-re e approfondire il rapporto del-l’uomo con l’ambiente e con leproprie tradizioni. Fa nascere una cu-riosità genuina verso analoghi usi ecostumi in altre regioni, altri stati oaltri continenti. Talvolta si scopre diavere qualcosa in comune, per esem-pio il porsi la domanda: «Come tra-sportare e raccogliere la frutta?».Ed è sorprendente vedere tante ri-sposte diverse, creative e variopinte.

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La cesteria è un modo per

riprendere e approfondire

il rapporto dell’uomo

con l’ambiente e

con le proprie tradizioni.

da sinistra a destra:crinella di Severino Todari (An);potatura dei salici in inverno (Re).

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Un arcobaleno di biodiversitàL’intreccio di materie vegetali è unapratica antichissima, nata molto pri-ma della tessitura e della ceramica,quando l’uomo era ancora preva-lentemente nomade. Da allora sonoarrivati fino a noi, praticamente in-tatti, non solo alcuni tipi di cesto, maanche i muri dell’Appennino fatti dinocciolo intrecciato e intonacato diterra cruda, il capanno romagnoloclassico di cannuccia palustre, i con-trosoffitti di canna del Sud Italia, icarretti di salice intrecciato per il tra-sporto del letame e così via. Tuttoquesto ha attraversato il tempo sen-za servirsi di musei o sotto forma difossili, ma attraverso la ripetizione digesti, di generazione in generazione.Allo stesso modo sono arrivate le an-tiche varietà flessibili e coloratissimedi salice, che si incontrano ancora og-

gi nei campi o lungo i fossi, pianta-te di talea in talea, di generazione ingenerazione.I salici sono diversi di paese in pae-se. Pensate che in Italia se ne incon-trano circa 150 varietà, contro le 300presenti al mondo. Abbiamo quin-di la metà della biodiversità europea,e infatti basta percorrere trenta chi-lometri perché cambi il clima, la ve-getazione, la cultura e… il dialetto.Tutta questa ricchezza e diversità, lavera ricchezza del «bel paese», si ri-flette nella cultura materiale e anchenei cesti: fra le mille varianti trovia-mo panieri, canestri, nasse, gerle,fatte di vimini, canna e ulivo, olmo,nocciolo, vitalba, sanguinello, giun-co spinoso, tifa, ginestra, castagno,asparto e tanti altri. Cesti robusti eleggeri, raffinati e complicatissimi,oppure essenziali che più essenziale

non si può. In ogni cesto tipico tra-spare «la faccia» e il carattere di chil’ha prodotto, e della gente dellasua zona.

Un sapere da non perdereOggi, come 6000 anni fa, la cesteriache si compone di materiali locali èun’attività fortemente ecologica:non si acquista nulla, si creano con-tenitori che durano anche ses-sant’anni e che producono solo scar-ti biodegradabili o combustibili. Lepotature di polloni o succhioni, sefatte correttamente, non danneg-giano l’ambiente naturale che così sirigenera ogni anno.In un mondo ipertecnologico e vir-tuale, creare con le proprie risorse deimanufatti partendo da alcuni «ra-metti» non è un revival nostalgico.L’attività dell’intreccio permette in-fatti di riappropriarsi delle abilità ma-teriali e cognitive da sempre appar-tenute all’uomo e sviluppa capacitàcome l’attenzione, la coordinazionee manualità fine. Questo richiedel’utilizzo di entrambi gli emisferi delcervello: ci sono regole ed estetica, ri-petizione e improvvisazione, possi-bilità di controllo dell’errore e sen-so delle proporzioni.

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Da sinistra a destra:gavagn romagnolo in vitalba;essicatoio di Ginestra dell’Isola del Giglio;cesta di Salice.

In basso:Capanno romagnolo classico in cannuccia Fragmites.

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È curioso notare che il nostro cer-vello si è evoluto nel corso di migliaiadi anni, durante i quali la stragrandemaggioranza degli esseri umani è ri-masta china su lavori manuali. Le no-stre abitudini si sono modificate ra-dicalmente solo negli ultimi 30-40anni (mobilità, sedentarietà, com-puter), pur mantenendo una strutturacelebrale biologicamente antica. Imolti informatici che popolano ivari corsi di manualità sono la pro-va di una necessità di concretezza.Dopo una prima «alfabetizzazionemanuale», fare un cesto diventa unmodo per rilassarsi, non pensare al re-sto ed essere assorbiti in un’attivitàutile che ha una sua coerenza inter-na. Disegnando con i rametti cerchi,

spirali, bordi e così via, si entra in con-tatto con un’armonia antica che ap-partiene a quelle forme: alcuni cestisembrano «emanare» un insieme diequilibrio e di proporzione, di irre-golarità del materiale e perfezioned’insieme; in alcuni casi sembra di sta-re davanti a un «mandala di legno».Tutta questa bellezza, varietà e sapererischiano di fermarsi per semprenelle mani degli ultimi anziani cheancora li custodiscono. Il pensiero«usa e getta», i materiali sintetici e icesti d’importazione rischiano diestinguere questi mestieri.Eppure fra i nostri vicini non man-cano esempi positivi: in Cataluniaun’associazione partita da 4 perso-ne ha creato libri, poster, corsi, fe-

stival internazionali a tema e oggiconta più di 140 persone fra hobbi-sti e professionisti.Fra la gente si è diffusa nuovamentela consapevolezza della propria cul-tura materiale, con la bontà e la du-rata dei materiali locali. In Francia lacesteria è tutelata a livello nazionale,c’è una scuola ufficiale e alcune fieredi alto livello. Sono nate associazio-ni in Irlanda, Gran Bretagna, Ger-

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Da sinistra a destra:cestodiS. IlarioD’Enza-AlbertoRabitti (Re);cesti artistici di Joan Farrè (Catalogna);borsa con cortecce di castagno intrecciato - Intreccio Creativo (Im).

In basso:ceste di lantana di Ferruccio Maroni (Tn).

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Salice (Salix)

Detto anche vimini, è facile da utiliz-zare per tutte le parti del cesto. Siscelgono quelli più flessibili, utilizzatianche per legare le viti.Dove cresce: nelle zone umide accantoa fiumi, fossi, stagni.Raccolta: in inverno quando la pianta

è senza foglie, a luna calante. Può essere utilizzato conla corteccia o senza; richiede una o due settimane di am-mollo nel primo caso e un giorno se è stato pelato.

Vitalba (Clematis Vitalba)Dove cresce: nei boschi e nei coltiviabbandonati, dove si trova in grandeabbondanza.Raccolta: in inverno, si fanno dei roto-lini da seccare e ammollare in due conla buccia. In alternativa possono esserebolliti e pelati con facilità.

Canna palustre(Arando Donax)Dove cresce: ovunque, nei climi nontroppo freddi.Raccolta: in inverno, si scelgonocanne da circa 1-3 cm di diametro,si spaccano in quattro o otto stri-sce, che si utilizzano solitamenteper le pareti del cesto.

Olmo e Olivo (Ulmus minor, Olea Europea)Dove: crescono nelle zone tem-perate in gran parte d’Italia.Raccolta: in inverno. Sono piùlegnosi e meno flessibili del sa-lice, ma si possono utilizzare an-che freschi. Se seccati richiedono1 settimana circa di ammollo. Si

utilizzano soprattutto per fare fondi, bordi e manici.

Altri materiali vegetaliSolo la fantasia e la vogliadi sperimentare possonoporre limiti alla scoperta dimateriali per l’intreccio. Sipossono utilizzare anchecastagno, nocciolo (comeper la gerla raffigurata quia lato), sanguinello, piop-

po, pruno, paglia, lamine di abete, giunco di fiume, tifa(Typha latifoglia e T. angustifolia), amorfa fruticosa, gel-so, ginestra, asfodelo (in Sardegna), ributti di melograno,tamerice, carrubo, mirto e olivastro selvatico (in partico-lare al Sud).

Cesteria UrbanaAlcuni artisti hanno anche utilizzato materiali reperibili incittà che altrimenti sarebbero diventati dei rifiuti, realiz-zando intrecci con carta di giornale, tetrapak, tubi di pla-stica, vecchie borsine, volantini pubblicitari e così via.

MaterialiPer cominciare elenchiamo alcune piante da utilizzare: in generale si scelgono rami o polloni senza ra-mificazioni e con un diametro abbastanza costante. Dopo averli raccolti e selezionati, i materiali si de-vono riporre in piedi, in un luogo asciutto e ventilato per evitare le muffe.

bassa risoluzione

bassa risoluzione

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LA CROCE. Tagliare sette salici spessi 71mm circa (che saranno detti «i portan-ti») a 25 cm.

Puntare il coltello dentro in mezzo al ra-2metto circa a metà e ruotarlo in mododa aprire una fessura. Ripetere per al-tri 2 portanti.

Con l’aiuto del coltello, infilare un por-3tante nella fessura di quello aperto.

Infilare gli altri portanti in modo da for-4mare una croce. Aggiungere un altromezzo portante appuntito (detto in ro-magnolo «gaffo»): questo serve per ave-re un numero di portanti dispari e po-ter intrecciare con un solo tessitore.

IL QUADRO. Infilare un tessitore (un sa-5lice sottile e lungo di 90 cm circa) dal-la parte del piede nella stessa fessuradove sono stati infilati i portanti interi.

Piegare in basso davanti ai portanti di6destra e poi tornare indietro.

Passare davanti ai portanti in alto e die-7tro quelli di sinistra.

Passare davanti ai montanti di sotto e8tornare indietro.

Passare davanti ai montanti di sinistra9e dietro quelli di sopra. Terminare conil tessitore che esce dall’angolo da cuisi è iniziato. Tutti i portanti sono stati«fasciati» davanti e dietro. Ora che sonoben fermi si può iniziare l’intreccio delfondo. Abbiamo completato il quadro.

L’INTRECCIO A UN TESSITORE. Passare10davanti al primo tessitore a sinistra poidietro a quello successivo. L’intreccio èsemplice: dentro, fuori.

Girare in senso orario andando dentro e11fuori ogni portante allargando i raggi del-la croce prima di tessere, fino a portar-li, dopo 3 o 4 giri, tutti alla stessa distanzal’uno dall’altro (a forma di sole). Lavorarecon il cesto appoggiato sulla pancia, conla destra che tesse (se si è destri) e tiraa ogni passaggio verso il centro, e conla sinistra che allarga e regolarizza i por-tanti. Ogni tanto con la punta delle ditastringere l’intreccio verso il centro, inmodo da non lasciare buchi (le finestre).

LA GIUNTA. Eseguire inserendo il piede12(o la punta, come in questo caso) delsalice dove finisce la punta del prece-dente. Se si vuole un lato «pulito», por-tare dietro tutti gli avanzi dei tessitoriprecedenti doppiando solo per un pas-saggio il nuovo tessitore.

Utilizzando piante diverse, dal salice13sbucciato alla vitalba, si possono ave-re più sfumature. Per chiudere si infilail tessitore accanto a un portante.

Tagliare gli avanzi dei dei tessitori…14

…e dei portanti.15

Ecco pronto il fondo del cesto, oppure16un eccellente sottopentola!

Per cominciare… un esercizio per tutti!Il fondo di un cesto romagnolo di salice, da utilizzare anche da solo come sottopentola.

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mania, Polonia e Danimarca, dove lacesteria e la land art vivono unabuona rinascita e popolarità persinofra giovani e pre-adolescenti. In alcunipaesi dell’Est viene persino insegna-ta nelle scuole elementari e medie. Inquesti paesi ci sono intrecciatori diprofessione che in molti casi hannoreinterpretato il loro mestiere usan-do le loro conoscenze per creareopere d’arte, istallazioni in parchi e al-tri spazi pubblici, strutture per ilgiardino, mobili e altri oggetti di de-sign per l’arredo degli interni.Oggi, nel pieno di un’era consumi-stica e frenetica, fare un giro per bo-schi e campi, tagliare il materiale conla luna giusta, selezionarlo, ammol-

larlo e fare un cesto, sono gesti chesembrano nuovi, addirittura «esoti-ci» e appartenenti a un popolo estin-to, ma che possono regalarci l’op-portunità di scoprire un po’ di più lenostre radici e farci sentire il legamecon la natura e i nostri antenati.

Prima che sia troppo tardiMa non c’è tempo da perdere: entro10 o 15 anni al massimo la grandis-sima parte degli anziani che cono-scono l’arte della cesteria non ci sa-rà più. È questo il momento storicoper provare a contattarli, fotografa-re e farsi insegnare. Un proverbioafricano dice: «Ogni vecchio chemuore è una biblioteca che brucia».Insieme all’Ecoistituto di Cesenasto cercando di imparare alcunetecniche, documentarle, registrare leinformazioni che riguardano la la-vorazione dei materiali e i trucchi delmestiere. Proponiamo corsi di in-treccio per principianti ed esperti, dicesteria tradizionale e artistica, erealizziamo piccole piantagioni divecchie varietà di salici, preziosi co-me la frutta antica. In tre province neabbiamo trovate più di una trentina.In Italia ci sono alcune vivaci asso-ciazioni che cercano di tramandare efar conoscere questa passione fra ar-tigianato ed arte, tradizione e creati-vità. Alcune di queste si trovano suwww.passileggerisullaterra.it, alla vo-ce «links». Entro febbraio verrà pub-blicato un sito (www.cesteriainita-lia.it) che cerca di raccogliere i contattidi tutti quelli che si occupano di ce-steria in Italia, gli eventi nazionali einternazionali, segnalazioni, mate-riale fotografico e video. l

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FARE CESTIdi Andrea MagnoliniTerra Nuova Edizioni, EA097, pp. 160, € 16,00 (per gli abbonati € 13,60)

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Fare CESTIAndrea Magnolini

Manuale pratico di cesteria secondo le tradizioni regionali italiane

Fotografie di Enrica Magnolini

SegnaLibro

Cesteria toscana in salice di Andrea Del Barna (Ar).