2.B. Relazione sulla carta delle potenzialità archeologiche · I problemi da risolvere pertanto,...

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PHOENIX ARCHEOLOGIA S.r.l. via M. e L. Mancinelli n.4, 40141 BOLOGNA tel-fax: 051 471994 - 335 6890934 [email protected] [email protected] cod.fisc., p.iva, Reg.Imp. (BO) 04142140377 C.C.I.A.A. (BO) REA n. 344933 capitale sociale interamente versato euro 35.880,00 COMUNE DI MINERBIO (BO) CARTA DELLE POTENZIALITÀ ARCHEOLOGICHE DEL TERRITORIO COMUNALE 2.B. Relazione sulla carta delle potenzialità archeologiche luglio 2016

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PHOENIX ARCHEOLOGIA S.r.l.

via M. e L. Mancinelli n.4, 40141 BOLOGNA tel-fax: 051 471994 - 335 6890934 [email protected] [email protected] cod.fisc., p.iva, Reg.Imp. (BO) 04142140377 C.C.I.A.A. (BO) REA n. 344933 capitale sociale interamente versato euro 35.880,00

COMUNE DI MINERBIO (BO)

CARTA DELLE POTENZIALITÀ ARCHEOLOGICHE DEL TERRITORIO COMUNALE

2.B. Relazione sulla carta delle potenzialità

archeologiche

luglio 2016

Comune di Minerbio (BO) - Relazione sulla Carta delle Potenzialità archeologiche - 2016

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2. B. Relazione sulla Carta delle Potenzialità Archeologiche

Premessa

Il lavoro di valutazione dei dati a nostra disposizione per la costruzione della carta delle potenzialità

archeologiche di Minerbio (BO) si è svolto nell’arco di circa tre mesi, utilizzando diverse fonti a

disposizione. Non è stato possibile integrare le numerose lacune, soprattutto di carattere archeologico,

presenti nel patrimonio delle conoscenze pregresse su questo territorio mediante sistematiche ricerche

sul campo (come ribadito infra). Tuttavia è stato possibile realizzare un’approfondita campagna

mediante microcarotaggi manuali allo scopo di precisare meglio le caratteristiche degli alluvionamenti

imputabili ai diversi corsi del Savena e di altri corsi minori1.

1. Impostazione metodologica e dati conoscitivi

Il dato geologico e geomorfologico deriva sostanzialmente dalla codificazione dei differenti settori

di pianura come elaborata dagli studi e dalle carte prodotte dal Servizio Geologico Regionale, che si

ringrazia per averci fornito la cartografia di base in shp.files.

La tradizione degli studi è in questo territorio di lunga durata. Ricordiamo a questo proposito le

analisi fondamentali di Stefano Cremonini (v. note successive), cui va il merito di aver definito le

formazioni più recenti di questi comprensori di pianura nel corso di lunghe stagioni di ricerca.

È qui il caso di ripetere quanto già detto a proposito della prima parte di questa relazione (1.C.

RELAZIONE SULLE EVIDENZE STORICO – ARCHEOLOGICHE). Il territorio in esame è

caratterizzato dalla presenza di dossi originati dai paleoalvei dei corsi d’acqua abbandonati in età

olocenica. Solitamente, in prossimità dei paleoalvei e dei paleodossi, affiorano depositi a granulometria

più grossolana (sabbie e sabbie limose) mentre, nelle zone interdossive, si posizionano terreni alluvionali

costituiti da granulometrie fini (limi, limi sabbiosi, argille e argille limose). I corsi d’acqua attuali sono

stati profondamente modificati dall’uomo e sostanzialmente costituiscono un sistema di bonifica

articolato, fortemente influenzato dalla centuriazione romana e dalle successive modificazioni

intervenute a partire dall’ età altomedievale.

Due i paleoalvei principali (Fig. 2) collocati nel territorio di interesse: in primo luogo un percorso

del ‘Savena Abbandonato’, insistente nel settore occidentale, e in secondo luogo un percorso che si

1 Si veda infra.

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3

diparte dal primo all’altezza di Lovoleto e che raggiunge il centro abitato di Minerbio per poi arrivare a

Baricella. Si tratta di vecchi percorsi del Savena, entrambi con direzione SW-NE. Da questi paleoalvei

principali si dipartono altri rami minori, oppure ventagli di rotta.

In conseguenza di questo regime paleoidrografico (Fig. 1) il territorio è segnato dalla presenza di

due unità geomorfologiche principali. La prima è caratterizzata dalla presenza di paleodossi e paleoalvei,

con litologie un poco più grossolane, la seconda coincide con le aree depresse interdossive, zone a

deflusso idrico difficoltoso, poste tra il Canale Savena Abbandonato e il centro abitato di Minerbio e,

nella parte orientale del territorio, ad E dello Scolo Zena.

Studi geomorfologici mirati2 hanno mostrato la presenza di un vecchio corso dell’Idice attraverso

le tracce di antichi canali fluviali posti nella fascia di colmo del dosso relativo, lungo l’attuale strada

provinciale S. Donato. Altre tracce di paleoalvei posti ad Est di tale dosso ne rappresentano i canali di

rotta alla destra idraulica. Ad Ovest, passante per Minerbio, vi era il corso medievale del torrente Savena

(Savena Vecchio), cui sono da ricollegare ulteriori tracce di rotte e ventagli di rotta.

Fig. 1. Tracciati dei canali e dei fiumi medievali nella pianura a Nord di Bologna (da CREMONINI S., Il torrente

Savena oltre i limiti dell'analisi storica. Un esempio di 'Archeologia fluviale', «Atti e Memorie di Deputazione di Storia

Patria per le Province di Romagna», 42, 1992, pp. 159-205, Fig. 5).

2 Ad esempio CREMONINI S., Il torrente Savena oltre i limiti dell'analisi storica. Un esempio di 'Archeologia fluviale',

«Atti e Memorie di Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna», 42, 1992, pp. 159-205.

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Comune di Minerbio (BO) - Relazione sulla Carta delle Potenzialità archeologiche - 2016

5

Fig. 2. Pagina precedente. Carta

Geologica del territorio di

Minerbio, rielaborata su base

Servizio Geologico Regionale.

2. Valutazione integrata dei dati conoscitivi: individuazione dei contesti territoriali a differente potenzialità archeologica

L’osservazione della Fig. 2 permette di appurare, secondo una visione di insieme, la situazione

geologica e geomorfologica in rapporto alla presenza dei siti dalla carta del noto.

Un primo ordine di layer (CARTA_GEO_PIANURA_250k) ci informa sulla situazione

geolitologica e sulla presenza di una serie di aree qualificabili come al n. 5 della legenda (…depositi di

canale e argine prossimale…). Si tratta dei depositi che sono imputabili ai vari alluvionamenti recenti

del Savena e delle rotte ad esso collegate. Al n. 6 e al n. 9 stanno invece i depositi di argine distale e le

aree interdossive, zone nelle quali meno hanno insistito gli alluvionamenti recenti dei diversi corsi del

Savena. Al n. 7 una fascia di argine che coincide con un affioramento di suoli piuttosto antichi.

Un secondo ordine di layer indica una sorta di ‘datazione’ dei vari depositi, secondo un approccio

diverso dalla sola analisi della componente litologica. A tratteggio vengono infatti distinte le zone

inerenti alla pianura alluvionale di formazione posteriore all’età romana (si tratta della cosiddetta Unità

di Modena – AES 8a, Fig. 3).

Fig. 3. Carta Geologica del territorio di Minerbio, rielaborata su base Servizio Geologico Regionale. A tratteggio azzurro

L’Unità di Modena indicata come ‘pianura alluvionale post-antica’.

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6

Come si vede dalla semplice osservazione delle carte in Figg. 2 e 3 la sovrapposizione dei siti e

delle persistenze centuriali con le formazioni geologiche sembra funzionare solo in termini generali e di

grande scala. In effetti l’area sud orientale del comune, occupata da un affioramento di pianura

precedente gli alluvionamenti postromani (AES 8 - Subsintema di Ravenna), è anche quella più densa

di ritrovamenti. Vi sono tuttavia siti superficiali sparsi anche oltre questa zona, alcuni di essi qualificabili

come rinvenimenti di superficie oppure rinvenimenti di strutture a scarse profondità. Inoltre la zona a

più alta concentrazione di siti, quella appunto sud orientale del territorio in esame, non segue esattamente

i limiti dell’Unità di Modena, ma ora li travalica, come verso est, ora non li raggiunge, come sulla fascia

ad ovest. Si aggiunga un’ulteriore considerazione: i dati di profondità dei siti non sono sufficienti ad una

copertura sistematica del territorio, essendo la loro distribuzione da una parte determinata dalle

caratteristiche geologiche dello stesso, dall’altra basata semplicemente su un ordine casuale, dovuto alla

frequenza degli interventi di scavo per edilizia e infrastrutture. È così che la concentrazione di siti nella

zona sud orientale potrebbe rispecchiare anche la maggior concentrazione di interventi per sottoservizi,

che in questa zona è determinata dalla presenza della centrale Snam.

I problemi da risolvere pertanto, per poter passare dalla ‘carta del noto’ alla carta del potenziale

archeologico come risultante del rapporto tra popolamento e ambiente, erano i seguenti:

- determinare meglio gli areali delle diverse formazioni geologiche post-romane, in ordine

soprattutto alla reale estensione di Unità di Modena - AES 8a;

- determinare in modo sistematico le profondità dei piani archeologici antichi, soprattutto per

quanto concerne l’età classica, e per quanto possibile anche per le epoche precedenti.

Non bastando dunque il dato proveniente dalla sola carta del noto, si è ritenuto opportuno proporre

una ricerca mirata, in accordo con la Soprintendenza Archeologia Emilia Romagna. Tale proposta è stata

approvata dal comune di Minerbio nel gennaio del 2016, ed è consistita nella realizzazione di una serie

di micro-carotaggi atti all’individuazione delle profondità dei livelli antropici.

2.1. La campagna di carotaggi manuali

Nei mesi di febbraio e marzo 2016 si è svolta un’ampia campagna di carotaggi volta a meglio

determinare le caratteristiche dell’Unità di Modena nell’intero settore del territorio comunale di

Minerbio. Sono stati praticati 20 carotaggi manuali (Figg. 4-5), condotti principalmente fino alla

profondità di – metri 3, alcuni fino a metri 4/5, a seconda del grado di compattezza del terreno. I punti

sono stati decisi in modo da seguire grosso modo tre linee idealmente trasversali all’andamento dei

paleodossi, dunque circa est-ovest. I punti di carotaggio sono stati stabiliti in base alla presenza di campi

accessibili e al momento non sottoposti a colture, ed anche in base alla distribuzione dei dati provenienti

dalla carta del noto. L’intenzione infatti era quella di costruire almeno tre sezioni che raccogliessero i

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7

dati sulle profondità provenienti dagli scavi archeologici/ survey unitamente ai nuovi dati provenienti

dai microcarotaggi (si veda infra).

Le schede di carotaggio sono state raccolte in appendice (‘Appendice 1’ alla presente 2.B.

Relazione sulla carta delle potenzialità archeologiche), con la specifica che tale ricerca è stata condotta

dai Dott.ri: Alessandro Rucco (per la parte geo-archeologica); Marco Palmieri (per la parte

paleoambientale e malacologica); Fabrizio Gambetta e dal sottoscritto per coordinamento:

Fig. 4. Ubicazione dei punti dei carotaggi manuali su CTR 1:25000, fuori scala.

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Fig. 5. Ubicazione dei carotaggi manuali su volo AGEA 2011.

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9

Fig. 6. Ubicazione dei carotaggi (triangoli neri) in rapporto ai siti archeologici.

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10

2.2. Tabella di sintesi finale “contesti territoriali a differente potenzialità archeologica”

I dati provenienti dalla considerazione degli studi geologici pregressi, dai carotaggi manuali

effettuati nella nostra ricerca sul campo, ed anche dalla carta del noto, recante i dati delle profondità

attestate dagli scavi archeologici, hanno consentito la costruzione di un modello geomorfologico che è

stato sintetizzato nella Fig. 7, con ingrandimenti alle figure 8 e 9, che propone le sezioni realizzate nel

territorio di Minerbio.

Posto che le immagini sono sufficientemente indicative, possiamo evidenziare alcuni degli

elementi che hanno contribuito in modo sostanziale alla costruzione del modello alla base della nostra

proposta dei contesti territoriali a differente potenzialità archeologica (si veda infra).

1) Il piano di età romana, ricavato dalle diverse fonti a nostra disposizione, è stato ipotizzato nei

carotaggi sulla base del dato (cronologicamente affidabile) proveniente dai più vicini scavi

archeologici. Sono stati inoltre raccolti dei campioni da sottoporre a datazioni radiometriche

future, che potranno confermare o smentire questo modello.

2) Si evidenziano almeno tre situazioni che si ripropongono su altrettante fasce del territorio

minerbiese, orientate circa nord-sud. Ad ovest, passante ad occidente di Ca’ de’ Fabbri, un

dosso postromano assume una massima potenza presumibile sul p.d.c. romano da 1,5 a 5 metri

ed oltre, almeno dove è stato possibile misurarlo (carote 07 e 16). Al centro il dosso passante

per la dorsale di Minerbio assume le massime dimensioni in altezza, ovviamente sulla linea

prossimale. Le misure registrabili sul p.d.c. di età romana vanno ca. dai 3 ai 5 metri ed oltre,

come misurabili sulle carote (e sui vicini siti archeologici) 05, 11 e 19. Ad est, sulla fascia di

S. Martino in Soverzano e San Giovanni in Triario, emerge un vasto affioramento dei piani

antichi, che mostrano solo modeste coperture alluvionali in prossimità della dorsale di

Minerbio. Si tratta anche della fascia dove tende ad affiorare l’età del Bronzo (e ovviamente

anche l’età del Ferro), salvo coperture localizzate.

3) Il modello funziona dunque per ampie fasce di coperture alluvionali che si dispongono, come

del resto evidenziato nelle carte geologiche, circa nord-sud. Sulle distali di questi depositi di

argine fluviale le profondità sul romano tendono a diminuire, fino a scomparire quasi del tutto

verso le zone interdossive.

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Fig. 7. Sezioni interpretative dei sedimenti alluvionali nel territorio di Minerbio (elaborato a cura di A. Rucco).

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Fig. 8. La sezione 8-17 (stralcio da immagine precedente).

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13

Fig. 9. Le sezioni 1-7 e 18-20 (stralcio da immagine precedente).

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14

Tenendo dunque conto delle ricerche e dei dati di cui al precedente capitolo, si propone la seguente

tabella commentata, riguardante tutti i contesti territoriali mediante i quali si è reso possibile suddividere

il territorio di Minerbio (Fig. 10 e Tav. 2.C):

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei

depositi archeologici

Cronologia

dei depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

1 Settore collocato al margine ovest

del comune. Coincide con l’unità 9

della carta geologica di pianura

dell'Emilia Romagna, (scala

1:250.000, ed. 1999 – realizzazione

D. PRETI, da ora in poi: carta

geologica di pianura), aree

interfluviali e depositi di palude.

Sepolta, in quanto il

carotaggio n. 17 ha consentito

di reperire il paleosuolo più

alto ca. a – m 2 dal pdc.

ND Elevata? Buono

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei

depositi archeologici

Cronologia

dei depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

2 Settore coincidente con l’unità 5

della carta geologica di pianura,

pertinente a depositi di canale e

argine prossimale.

La carta morfologica e la sezione

da noi effettuata mostrano un

accumulo postromano, più

consistente verso sud. Il

paleocanale di riferimento è un

Savena databile al XVI-XVIII

secolo (carta geologica di

pianura). Si tratta del cosiddetto

Savena abbandonato, attivo come

alveo principale del Savena fino al

1776-1777, anni ai quali risalgono

i lavori per la sua inalveazione

nell’Idice (MANARESI F., Vicende

storiche del torrente Savena, «Il

Carrobbio», V, (1979), pp. 289-

302, p. 301, da ora in poi

MANARESI 1979).

Sepolta. Anche in questo caso

non ci sono attestazioni

archeologiche dirette, ma il

dato probabile proviene dai

carotaggi 16 e 7. Il n. 16

mostra il paleosuolo più alto a

ca. – m 2,5 dal pdc., mentre il

n. 7 mostra il paleosuolo più

alto a ca. – m 1,40/1,50 dal

pdc.

ND Elevata? Buono

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei

depositi archeologici

Cronologia

dei depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

3 Si tratta di un settore che coincide

con l’unità 6 della carta geologica

di pianura, depositi di argine

distale.

Sepolta? I dati archeologici

sono scarsi. Si tratta

soprattutto di affioramenti di

materiale medievale (o

rinascimentale). In un solo

caso si tratta di materiali

romani, in superficie, ma

potrebbero indicare un sito

sepolto (MIN055). I carotaggi

tenderebbero a definire un

alluvionamento abbastanza

potente: il 12 mostra il suolo

più alto a – m 2,5 ca., il 15 a –

m 1,50 ca.

Età romana

Età medievale

e

postmedievale

Elevata Buono

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15

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei depositi

archeologici

Cronologia dei

depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

4 Settore coincidente con

un’area interfluviale di

unità n. 9 della carta

geologica di pianura.

Semisepolta e sepolta I dati da

attestazioni archeologiche sono

interessanti. MIN051, recentemente

scavato, sembrerebbe superficiale o

con una minima velatura alluvionale,

dato corroborato da MIN 053, che

attesterebbe una collocazione di

superficie (ma il dato contrasta con

carotaggio 14) oppure più

probabilmente appena sepolta.

I carotaggi mostrano quote dei

paleosuoli più alti da – m 1,90 (13) a

– m 1,45 (14) ca. più vicino al sito

MIN053. Inoltre il carotaggio n. 6,

più a nord, e vicino al sito MIN051,

mostra un paleosuolo affiorante.

Dunque profondità variabili sul

romano (da sud a nord), mentre

l’unica attestazione del Ferro è

affiorante (MIN051).

Età del Ferro e

età romana.

Attestazioni di

strutture.

Elevata Variabile

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei depositi

archeologici

Cronologia dei

depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

5 Si tratta del prolungamento

del settore 4 verso nord,

con le stesse caratteristiche

geologiche. È tuttavia

incognito e distinto solo

convenzionalmente.

Sepolta. L’unico carotaggio a

disposizione (20) tenderebbe a

mostrare una profondità notevole dei

suoli.

ND Scarsa Buono

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei depositi

archeologici

Cronologia dei

depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

6 Settore coincidente con

l’unità 5 della carta

geologica di pianura,

pertinente a depositi di

canale e argine prossimale.

Anche in questo caso si

tratta di un accumulo

postromano più consistente

verso sud. Il paleocanale di

riferimento è attivo fino al

XVI secolo (carta

geologica di pianura).

MANARESI 1979, p. 291-

296, lo riporta alle fonti

iconografiche che lo

definiscono come “Savena

vecchio”. I lavori di

deviazione del 1560-1568

ne spostarono il corso più

ad ovest (v. supra, contesto

2).

Sepolta. Pur non essendoci molti dati

da attestazioni archeologiche, è

interessante rilevare le profondità dei

suoli più alti (presumibilmente

romani) nei punti di carotaggio. Al

colmo della dorsale abbiamo spessori

alluvionali presumibilmente post-

romani di più di 4 m a monte

(carotaggio 11), mentre a valle di

circa 2,5 m (carotaggio 5, anche se

non propriamente al colmo della

dorsale). Tuttavia ancora più a nord

raggiungiamo notevoli profondità

(MIN029 e carotaggio 19 a più di m

5). Al piede est si rileva uno spessore

da circa più o meno 2 m (carotaggio

10 ed anche carotaggio 5), fino a circa

1,5 m (sito MIN034 e MIN032, per

età romana). Al margine ovest

dovrebbe verificarsi una situazione

simile nei confronti del confinante

contesto n. 3, mentre si va a sfumare

nei confronti del n. 4.

Età del Ferro,

frequentazioni.

Età romana

(tracce di

sistemazioni

agricole).

Età medievale

e post-

medievale,

affioramenti

Elevata Buono

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16

L’età del Ferro è sepolta almeno a –

m 2,5 di profondità (sito MIN 032)

dal p.d.c. in posizione marginale est.

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei

depositi archeologici

Cronologia dei

depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

7 Il settore coincide in parte con unità

n. 9, interfluviale, della carta

geologica di pianura.

Contemporaneamente starebbe in

unità di Modena (depositi ai primi

stadi di alterazione), anche se non

coincide pienamente con la

cartografia di quest’ultima (carta

geologica di pianura). Infatti la

delimitazione di questa unità è stata

modificata in base ad una nostra

valutazione della potenza degli

alluvionamenti post romani, anche

nei confronti dell’adiacente contesto

n. 8.

Sepolta. In questa caso ci

viene in aiuto una nutrita

serie di attestazioni,

concentrate attorno alla

centrale SNAM e relativi ai

lavori ad essa collegati.

Ad ovest dello scolo Zena si

trovano suoli e strutture di

età romana sepolte a partire

da – m 1,40/1,50 fino anche

a – m 2 dal p.d.c. (vedi siti

vari).

Età del Ferro a – m 2,2

(MIN036) ed Eneolitico a –

m 4,5 (MIN036) da p.d.c.

Il carotaggio n. 6 corrobora il

dato: il suolo più alto si trova

a circa – m 1,5 dal p.d.c. Ciò

appare tanto più meritevole

di attenzione, in quanto la

carota 6 si trova, nel contesto

in parola, molto più a sud dei

rinvenimenti di cui sopra.

Età del Rame

Età del Ferro

Età romana,

con suoli e

strutture

Elevata Buono

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei

depositi archeologici

Cronologia dei

depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

8 Settore coincidente in parte con

l’affioramento del Subsintema di

Ravenna in questa zona, da

interpretarsi come margine distale di

un lobo di conoide da riferirsi al

sistema Idice-Zena. Infatti, almeno

in parte questa grande unità si trova,

nella classificazione delle unità

pedostratigrafiche (carta geologica

di pianura), tra i “depositi a basso

grado di alterazione” databili fino

all’età romana. Morfologicamente si

tratta di una zona compresa entro

una fascia di transizione alla pianura

alluvionale a dossi (VINCI G. 2012,

L’Abitato dell’Età del Bronzo di S.

Giovanni in Triario (Minerbio -

BO), «IpoTESI di Preistoria», 5,

2012/1, pp. 1 – 42, p. 2).

In parte il settore coincide con

l’unità geologica n. 7, depositi di

canale e argine indifferenziati, in

parte con unità 9, area interfluviale

(carta geologica di pianura).

A causa del comportamento delle

attestazioni archeologiche si è

deciso di unificare tali unità,

Superficiale, per quanto

concerne tutto

l’insediamento romano

attestato, ed ovviamente

anche post-romano.

I carotaggi 8 e 1-3 tendono a

confermare il dato, essendo i

suoli più alti anche quelli più

superficiali, ovvero sepolti

dall’arativo.

Semisepolta. Per quanto

concerne S. Giovanni in

Triario, il villaggio pre-

protostorico viene

interessato da una velatura

alluvionale, forse

postromana, non già da

imputarsi al Savena

Vecchio, ma allo Zena.

Per CREMONINI S. 1992, Il

torrente Savena oltre i limiti

dell'analisi storica. Un

esempio di 'Archeologia

fluviale', «Atti e Memorie di

Deputazione di Storia Patria

per le Province di

Romagna», 42, 1992, pp.

Età del Bronzo

Età del Ferro

avanzata

Età romana.

Strutture e

frequentazioni.

Elevata Variabile

Comune di Minerbio (BO) - Relazione sulla Carta delle Potenzialità archeologiche - 2016

17

indipendentemente dalla

composizione litologica.

Si tratta di contesti in cui l’età

romana sembra uniformemente

affiorante, come dimostrato dai

numerosi rinvenimenti in zona.

Inoltre tende ad affiorare anche l’età

del Bronzo, come dimostrato dal

villaggio di San Giovanni in Triario

(VINCI 2012, p. 40, datazione tra

BR1 e BR 2 avanzata), che mostra

limitatissime coperture alluvionali

solo a tratti (ma interpretativamente

da considerarsi post-romane).

La dorsale di questo settore sembra

coincidere con un paleodosso molto

antico, ora morfologicamente

visibile solo in traccia molto debole,

passante sull’asse indicativo della

via San Donato (Cazzano-S.

Martino in Soverzano). Comunque

anche in età romana uno scolo

doveva passare da queste parti, forse

da identificare con lo Zena (VINCI

2012, p. 40).

Di fatto è anche l’unica zona del

territorio minerbiese in cui si

conservano tracce significative di

persistenza della pertica bolognese

(si vedano le sopravvivenze

centuriali).

159-205, p. 161, in età

romana il Savena non

coincide con Savena

Vecchio, ma confluisce in

Reno antico a nord di

Bologna, verso Corticella.

N. Contesto territoriale Profondità di giacitura dei

depositi archeologici

Cronologia dei

depositi

archeologici

Vocazione

insediativa

Grado di

conservazione

dei depositi

9 Settore coincidente con un’unità 9

della carta geologica di pianura.

Sepolta? Non ci sono

rinvenimenti, l’unico

carotaggio, il 18, tenderebbe

a convalidare l’ipotesi di

piani archeologici

fortemente sepolti.

ND Elevata? Buono

Comune di Minerbio (BO) - Relazione sulla Carta delle Potenzialità archeologiche - 2016

18

Fig. 10. Carta dei “contesti territoriali a differente potenzialità archeologica” del comune di Minerbio.

Comune di Minerbio (BO) - Relazione sulla Carta delle Potenzialità archeologiche - 2016

19

3. Conclusioni

In conclusione si desidera ribadire un concetto che già in premessa abbiamo proposto. L’efficacia

dell’analisi dei contesti a potenziale archeologico differenziato, indipendentemente dagli indirizzi che

gli Amministratori locali e gli Enti preposti alla Tutela vogliano scegliere, sono tanto più efficaci quanto

più lo sono gli strumenti messi a disposizione per la loro ‘costruzione’. Vale a dire che le carte basate

solo sull’analisi del ‘noto’ (cioè solo sulle conoscenze pregresse) hanno un’efficacia relativa. Lo

dimostra proprio il caso di Minerbio: il Comune ci ha fornito i mezzi per chiarire diversi aspetti del

territorio e i risultati sono giunti (v. supra, carotaggi), permettendoci di circoscrivere meglio il problema

e di costruire un modello, riteniamo attendibile, per la costruzione della carta del Potenziale.

È chiaro che solo uno sforzo conoscitivo ancora maggiore3, basato su ulteriori ricerche ad hoc,

potrebbe permettere di valutare meglio, e più dettagliatamente, il territorio di Minerbio, così come quello

di tantissime altre realtà regionali.

I contesti territoriali a potenziale archeologico differenziato di cui si è discusso precedentemente

sono serviti come base per la costruzione della normativa del PSC, a cui si rinvia per la zonizzazione

appunto ‘normata’ delle diverse componenti del territorio, secondo le disposizioni delle Linee Guida

Regionali al cap. 5.

Bologna, 07-07-2016

Dott. Claudio Negrelli

3 Per esempio sulla scorta di lavori condotti a scala comunale o regionale, come: A misura d’uomo. Archeologia del territorio

cesenate e valutazione dei depositi, (a cura di S. GELICHI, C. NEGRELLI), Firenze 2008. A piccoli passi. Archeologia predittiva

e preventiva nell'esperienza cesenate, (a cura di SAURO GELICHI, CLAUDIO NEGRELLI), Firenze 2011. Paesaggi antichi e

potenziale archeologico (a cura di PAOLO MOZZI , CLAUDIO NEGRELLI), in AAVV., Archeologia e paesaggio nell’area

costiera veneta: conoscenza, partecipazione e valorizzazione, Venezia 2013, pp. 19-85.

Comune di Minerbio (BO) - Relazione sulla Carta delle Potenzialità archeologiche - 2016

20

Sommario

2. B. Relazione sulla Carta delle Potenzialità Archeologiche ........................................................................................... 2 Premessa ......................................................................................................................................................................... 2 1. Impostazione metodologica e dati conoscitivi .............................................................................................................. 2 2. Valutazione integrata dei dati conoscitivi: individuazione dei contesti territoriali a differente potenzialità archeologica

........................................................................................................................................................................................ 5 3. Conclusioni ............................................................................................................................................................... 19