29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

17
creative festival innovation con il supporto di main sponsor 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA #Supernova16 www.brescia.festivalsupernova.it Organizzato da

Transcript of 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

Page 1: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

creative festivalinnovation

con il supporto di main sponsor

29/30 SET1/2 OTT

BRESCIA

#Supernova16 www.brescia.festivalsupernova.it

Organizzato da

Page 2: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 20162 3

TECNOLOGIA E INNOVAZIONE NELL’AMBIENTE CONDIVISOLo scenario dell’innovazione nel mondo moderno

Il 60% dei comuni italiani con popolazione superiore a 20.000 abitanti ha av-viato almeno un progetto Smart City negli ultimi tre anni e il 75% ha program-mato iniziative per il 2016. Ma le città italiane sono ancora lontane dal poter essere definite realmente “smart”. I progetti infatti consistono spesso in piccole sperimentazioni e meno di un comune su tre li ha inseriti all’interno di un pro-gramma strutturato per migliorare vivibilità, sostenibilità e dinamismo econo-mico. In questo scenario, l’Internet of Things (Internet delle cose) è in grado di accelerare lo sviluppo della città intelligente: già oggi il 75% dei progetti avviati dai comuni utilizza tecnologie IoT (fonte: Osservatorio Internet of Things, Poli-tecnico di Milano, aprile 2016). Per passare dalla miriade di piccoli progetti ad applicazioni di ampio respiro bisogna superare alcune importanti barriere, in particolare la mancanza di risorse economiche. Come? Passando dalla logica di spesa all’investimento con risparmi monetizzabili, considerando la riduzione dei costi con le sinergie della Smart Urban Infrastructure e definendo opportuni modelli di finanziamento che non passino solo da bandi ministeriali o europei.

Gestione della mobilità e illuminazione intelligente sono gli ambiti prioritari per i comuni, a cui si aggiungono applicazioni per il turismo e – in prospettiva – per la raccolta rifiuti. Fondamentale per la città connessa del futuro è la selezione, interpretazione e sfruttamento dei dati. Le applicazioni di gestione della mobili-tà principalmente raccolgono informazioni sui flussi di veicoli, per comunicazio-ni sul traffico ai cittadini e ottimizzare i cicli semaforici, ma sono diffuse anche le soluzioni per il trasporto pubblico per informazioni sui tempi di attesa, mentre sono rare le integrazioni tra più soluzioni di mobilità. Tutti i giorni ogni abitante del Pianeta, lascia e produce migliaia di tracce sul web e con l’accesso agli archivi digitali, i cosiddetti Open Data, tutti possiamo diventare parte attiva e consapevole nella produzione di informazioni condi-vise. Da usare a beneficio della collettività. Basti pensare che il 70% dei dati in rete viene generato da individui, non da imprese e istituzioni (fonte: Cisco Visual Networking Index).

Nei prossimi sei anni i ricavi dell’industria dell’emobility cresceranno cinque volte di più rispetto a quelli registrati nel 2015, secondo il nuovo Rapporto ABI Resear-ch “Multimodal Electric Urban Transportation: Trains, Buses, Cars, Scooters, and Bikes”. Per continuare il trend positivo però servono più partnership pubblico-pri-vato. Il mercato dei veicoli elettrici in tutto il mondo arriverà a valere 58 miliardi di dollari nel 2021. Una cifra significativa, forse la più alta in Europa mai investita nel settore della mobilità elettrica, che rientra nell’ambizioso piano nazionale di green mobility che prevede, in partnership con l’industria automobilistica nazio-nale, un milione di auto elettriche sulle strade tedesche entro il 2020. La emobility, o mobilità elettrica, è entrata di fatto in tutti i progetti smart city delle principali città del mondo. La necessità di ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e allo stesso tempo l’urgenza di tagliare il più possibile le emissioni in-quinanti, hanno favorito un po’ ovunque l’emergere di soluzioni innovative per un diverso modello di mobilità urbana, appunto quella elettrica.Il principale driver della emobility in Europa, ad esempio, sono le partnership pubblico privato. In Germania, governo e imprese hanno sottoscritto ad aprile accordi per promuovere il settore. In totale il governo ha messo sul piatto della smart mobility più di 1 miliardo di euro. Secondo nuove stime della Bloomberg New Energy Finance (Bnef), entro il 2040 saranno venduti 41 milioni di nuovi vei-coli elettrici in tutto il mondo, il 35% di tutte le vendite di mezzi di trasporto, una crescita di 90 volte più grande di quanto registrato nel 2015 (meno di 500 mila nuovi veicoli elettrici venduti, comunque il 60% in più sul 2014). Lo scarso interesse per la guida e il possesso del veicolo della generazione Y avrà come conseguenza l’incremento della mobilità condivisa, ossia di bike, scooter e car sharing. Soluzioni accessibili con semplici ricerche dallo smartphone e che liberano da numerose incombenze fastidiose, quali il pagamento della tassa di possesso o le soste periodiche per la manutenzione e la revisione. L’esito è che i servizi in condivisione cresceranno in modo esponenziale, con il comparto dell’auto a moltiplicare l’attuale offerta europea per dieci volte entro il 2020.

1. AMBIENTE SMARTCITY: big data, smartmobility e edilizia 2.0

Page 3: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 20164 5

INNOVAZIONE NELL’AMBIENTE PRODUTTIVO: manifattura 4.0 e circular economy

Anche in Italia è scattata l’ora della quarta Rivoluzione Industriale, quella dello Smart Manufacturing, l’innovazione digitale nei processi dell’industria che rap-presenta la chiave per la competitività del comparto manifatturiero del futuro. In uno scenario internazionale in cui diversi Governi hanno già varato piani per la digitalizzazione del settore della manifattura, le imprese Italiane hanno iniziato a investire in tecnologie come Internet of Things, Big Data e Cloud Computing, sistemi di produzione automatizzati (Advanced Automation), dispositivi wea-rable e nuove interfacce uomo/macchina (Advanced Human Machine Interface) o stampa 3D (Additive Manufacturing). L’edizione 2014-2015 dell’Osservatorio Smart Manufacturing del Politecnico di Milano, realizzata in collaborazione con HP, Intel, Itatel, Cisco, Schneider Electric, Tesisquare, Advantech, Eurotech, Holonix, Hyla Soft, sedApta e Siemens, dimo-stra che lo Smart Manufacturing in Italia sta godendo di un certo fermento. Sep-pur con livelli di diffusione e maturità diversi, l’Osservatorio ha censito 135 appli-cazioni, distribuite su numerosi ambiti applicativi in 43 casi analizzati. La maggior parte di questi fa riferimento alla Smart Execution – ovvero il cuore dell’attività dell’industria come produzione, logistica, manutenzione, qualità e sicurezza & compliance – in particolare grazie a tecnologie mature come Internet of Things e Big Data, mentre il Cloud Manufacturing ed l’Advanced Human Machine Interface si candidano per diventare le prossime tecnologie di riferimento. Pur rivelando un buon fervore anche in Italia, la ricerca tuttavia mostra come nel nostro Paese ci sia ancora molta strada da compiere da parte delle aziende, dei fornitori e an-che delle istituzioni. Una grande ricchezza applicativa si trova anche nell’area della Smart Integration, ovvero in quei processi che interagiscono fortemente con il mondo della fabbrica, come new Product Development, Suppliers Relationship Management e i Product Lifecycle Management. In particolare le tecnologie più mature sono IoT e Big Data a supporto dello sviluppo di un nuovo prodotto e del Product Lifecycle Mana-gement. Il grande assente in Italia, come anche all’estero, è lo Smart Planning (i processi di Production & Distribution Planning, Inventory Management e Supply Chain Event Management) in cui il potenziale appare ancora latente, crediamo soprattutto per la gioventù del fenomeno Smart Manufacturing. Infatti, quando le tecnologie smart avranno permeato il processo manifatturiero e i sistemi di condivisione dei dati, l’innovazione delle logiche di pianificazione sarà inevitabile.

L’indagine dell’Osservatorio (che ha preso in analisi 59 applicazioni di Smart Technologies su un campione di 55 aziende all’estero) rivela come nel mondo lo Smart Manufacturing sia un fenomeno ben recepito, dagli Stati Uniti all’Europa fino alle potenze manifatturiere asiatiche, con prevalenza di applicazioni nei comparti automotive, aerospaziale/difesa e metalmeccanico. Anche all’estero vi è una prevalenza dell’area Smart Execution, a cui appartiene oltre l’80% dei casi rilevati, mentre le applicazioni di Smart Integration appaiono numerica-mente più esigue. IoT e Manufacturing Big Data si confermano le tecnologie già pronte per entrare nei processi delle aziende, mentre il Cloud Manufacturing è quella più versatile sia in termini di aree applicative che di settori. Lo Smart Manufacturing nel mondo nasce dai grandi programmi di innovazio-ne digitale attraverso cui i Paesi manifatturieri definiscono strategie, roadmap e criteri di unificazione attorno a cui sviluppare l’industria del futuro. Il governo tedesco è stato il primo a livello mondiale a definire una strategia nazionale a sostegno della digitalizzazione della manifattura nel 2011. Nel 2012, negli Stati Uniti si costituisce la Smart Manufacturing Leadership Coalition (SMLC), organiz-zazione privata no profit per favorire la collaborazione tra aziende, enti di ricerca, università e organizzazioni di produttori nella ricerca e nello sviluppo di standard, piattaforme e infrastrutture per l’adozione dello Smart Manufacturing. Il Regno Unito sta lavorando con l’iniziativa “High Value Manufacturing”, all’interno del proprio programma nazionale. Anche in Italia si è formata nel 2012 un’associazione senza fini di lucro deno-minata “CFI – Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente”, che si pone, tra gli altri, l’obiettivo di sviluppare ed indirizzare la trasformazione dell’industria, coinvolgendo imprese, università, centri di ricerca e associazioni di varia natura. Il cluster ha definito una roadmap per l’Italia, e tra le direzioni tracciate la roadmap prende in considerazione anche l’innovazione digitale.Diversa è la storia dell’economia circolare, che emerge prima ma oggi non ha ancora realmente preso piede in Italia. Il concetto di economia circolare nasce negli anni Sessanta, ma ha iniziato ad affermarsi sul panorama europeo nel 2014 quando la Commissione Europea pubblica la comunicazione “Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti”. Lo scopo era quello di co-struire un quadro legislativo e culturale favorevole per promuovere nei vari Paesi membri l’economia circolare. Tra gli obiettivi indicati dalla Commissione c’è il rag-giungimento dell’80% della percentuale di packaging a riciclo o riutilizzo entro il 2030 (90% per la carta e 60% per la plastica entro il 2025, 80% per il legno entro il 2030, 90% per ferro, vetro e alluminio entro il 2030); ridurre la produzione di rifiuti alimentari del 30% entro il 2025 e azzerare il deposito in discarica entro il 2025 per i rifiuti riciclabili come plastica, carta, metalli, vetro e rifiuti biologici.

2.

Page 4: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 20166 7

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE: Iot, risparmio energetico nelle case e aerospace

A dicembre dello scorso anno l’esecutivo europeo ha presentato il suo Pacchetto Economia Circolare, una complessa lista di misure e provvedimenti che dovran-no essere recepiti a livello nazionale dai Ventotto. Un modello che mette le im-prese in una filiera in cui gli scarti di una sono materie prime per l’altra: si chiama economia circolare ed è il trend del momento. Votato alla sostenibilità e alla massimizzazione del profitto: «Il rifiuto non è più un prodotto ma una risorsa, perché lo scarto assume un valore economico e la discarica diventa perdita secca» spiega Gianluca Carenzo, direttore del Parco Tecnologico Padano, realtà che promuove ogni anno Alimenta2Talent, progetto che supporta e finanzia una nuova generazione di startup per l’economia circolare. Le stime parlano di un potenziale risparmio di materie prime per l’industria di 12 miliardi di euro in Ita-lia e di 400 in Europa entro il 2025 con l’adozione dell’economia circolare (fonte: La nuova economia dei rifiuti. Soluzioni industriali e prospettive verso l’economia circolare, Edizioni Ambiente, novembre 2015). A fine 2014 il pacchetto europeo sulla Circular Economy, però, è stato ritirato giustificando la decisione con la necessità di esaminare la quantità di risorse economiche per l’attuazione dell’economia circolare in relazione ai suoi be-nefici. Un anno dopo, il 2 dicembre 2015, la commissione torna sul tema pre-sentando un nuovo pacchetto sull’economia circolare più ambizioso di quello vecchio. In realtà la commissione fissa nuovi obiettivi al 2030: 65% del riciclag-gio dei rifiuti urbani; 75% del riciclaggio dei rifiuti da imballaggio; massimo 10% dei rifiuti in discarica e divieto del collocamento in discarica dei rifiuti della raccolta differenziata. La novità più rilevante del nuovo pacchetto sull’e-conomia circolare sono i finanziamenti: oltre 650 milioni di euro provenienti da Orizzonte 2020 e altri 5,5 miliardi dai fondi strutturali per finanziare le azioni strategiche. In Italia, comunque, le aziende dell’industria e dei servizi che dal 2008 stanno virando verso una gestione più “green” e hanno effettuato eco-investimenti sono 372.000, il 24,5% del totale ovvero circa una su cinque. E nel solo 2015 sono state 120.000. Infine troviamo in largo aumento anche le assunzioni nei green jobs, con 74.700 posti di lavoro creati in Italia nel 2015 (fonte: GREENI-TALY, Rapporto Unioncamere & Fondazione Symbola, novembre 2015).

3.Persone e oggetti sono oggi sempre più connessi e in un prossimo imminente futuro si scambieranno su rete mobile volume di dati sempre maggiore. Oltre 120 volte il traffico registrato nel “lontano” 2010: questa la previsione di scena-rio 2020 del Cisco Visual Networking Index, che come tutte le statistiche mette al centro del presente e degli anni futuri il “tutto connesso”, ciò che più comu-nemente chiamiamo Internet delle Cose. L’Internet of Things mostra un’evidente crescita in Italia: a fine 2015 il valore del mercato IoT tocca quota 2 miliardi di euro, segnando un +30% rispetto al 2014. A certificare la crescita è l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano con Doxa. Il mercato è trainato da contatori gas ed energia e auto connesse. Ma per il 2016 si attende una crescita importante anche per Smart Home, Smart City e Industrial IoT. Il 79% dei consumatori italiani, infatti, è di-sposto ad acquistare prodotti per la Smart Home, ma solo uno su quattro lo farà entro 12 mesi. Non a caso è boom di prodotti digitali innovativi per monitorare e diminuire i consumi energetici domestici. In Italia due famiglie su dieci effettuano investi-menti per il risparmio energetico (fonte: Dati Istat, dicembre 2015), e il mondo delle imprese innovative risponde con una serie di dispositivi per risparmiare. Perché, come cita la statistica, “i cittadini italiani dimostrano di recepire l’esi-genza di risparmio energetico, non solo contenendo gli sprechi, ma anche effet-tuando investimenti finalizzati alla riduzione dei consumi. Nel corso degli ultimi cinque anni le famiglie che dichiarano di aver effettuato investimenti sono il 54% per quel che riguarda le spese per l’energia elettrica, il 20% il riscaldamen-to dell’abitazione, il 15% per quello dell’acqua e il 10% per il condizionamento”. E non a caso sono circa 450 le startup innovative nel settore dell’efficienza ener-getica in Italia a metà 2015 (l’11,4% rispetto al totale di startup innovative in Ita-lia), cresciute del 17% in meno di un anno. Non solo: la conferenza di Parigi dello scorso dicembre ha sancito degli obiettivi chiari in tema di ambiente e riduzione dei consumi. Il Pacchetto Clima-Energia 2030 impone di ridurre del 20% i consumi di energia primaria in Europa entro il 2020 (11% in Italia).Un aiuto arriva anche dallo spazio. 600 aziende e oltre un miliardo e 300 milioni di valore dell’export in soli tre mesi: sono i numeri dell’industria aerospaziale in Italia nel 2015 secondo la Camera di Commercio di Monza e Brianza. Insomma, George Lucas dovrebbe venire in Italia per trovare ispirazione per il prossimo ca-pitolo di Star Wars!

Page 5: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

4. SOCIAL INNOVATION: civic crowdfunding, wikisociale scuola 2.0

supernova 2016 supernova 20168 9

Il settore aerospace è in netta crescita nel Belpaese ed è in grado di portare un aiuto concreto anche alla terra. Come? Con soluzioni ad alto contenuto tecno-logico studiate in orbita e sfruttate in seguito per applicazioni terrestri. Secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, il settore sta facendo meglio della manifattura nel suo complesso. Nel 2012, il fatturato dell’industria manifatturiera ha registra-to, a prezzi correnti, un incremento dello 0,6%, l’aerospazio-aeronautica invece ha messo a segno un +2,7%. Nel 2013 l’industria italiana è calata, nei ricavi conso-lidati, del 3,1%, ma questo settore è salito dell’1,4%. Nel 2014 il sistema produtti-vo ha visto di nuovo il suo fatturato aggregato salire del 2,7% e nello stesso anno i ricavi dell’aeronautica-aerospazio sono aumentati di ben +7,4%. Peraltro, sempre nel 2014, la produzione industriale di questo segmento è cresciuta del 9,9%. Tra il 2002 e il 2014 il fatturato delle imprese operanti nel settore aerospazia-le è passato da 2.879 milioni di euro a 5.315 milioni, con una crescita del 43% dal 2008 in poi. Oggi l’industria italiana dell’aerospazio si posiziona come quarto player in Europa, settima nel mondo e la sua proiezione è globale. Già dai primi anni 2000 aveva conseguito una proiezione internazionale, tramite operazioni di acquisizione e successi commerciali di prodotti innovativi, che consentono com-plessivamente il controllo di un volume di attività industriali intorno ai 18 miliardi di euro. Relativamente alle attività realizzate negli stabilimenti situati in Italia i ricavi sono saliti a 13 miliardi di euro, di cui 7 di export. Con una forza lavoro complessiva di 64.000 addetti, di cui 52.000 nei settori aeronautica e spazio e un cospicuo investimento in Ricerca e Sviluppo, pari al 15% del fatturato, il comparto continua a dimostrarsi capace di raggiungere obiettivi certi e di crescita. La vera sfida però resta lo spostamento dell’impiego di queste strumentazioni innovative dallo spazio alla terra. Tecnologie che sembrano lontanissime ma che, come avvenne con le missioni dell’Apollo, possono e potranno impattare sulla vita di tutti i giorni. È un aspetto che si riscontra quasi quotidianamente: molti materiali usati per applicazioni spaziali producono benefici maggiori sulla terra. Recentemente, leghe a memoria di forma (una lega metallica) adoperate per astronavi e satelliti sono state impiegate in ambito medico per gli stents di aorte danneggiate. Lo stesso vale per tutte le tecnologie e le soluzioni innova-tive inventate per favorire il risparmio di risorse da parte dell’astronauta. Basti pensare che per vivere in orbita un astronauta consuma meno di 4 litri d’acqua al giorno, contro gli oltre 200 di una persona a terra.

Uno dei primi casi di civic crowdfunding risale al 1884 e riguarda la Statua della Libertà, un dono agli americani da parte della Francia, che si prese cura del-la realizzazione e spedizione della statua. Lo United American Committee, cui spettava la realizzazione del piedistallo per sostenere l’opera, aveva però stan-ziato solo una parte dei fondi necessari per la sua installazione. La situazione fu sbloccata grazie all’intervento di Joseph Pulitzer, magnate della stampa, che attivò l’opinione pubblica attraverso il suo giornale e invitò i cittadini a effettua-re una sottoscrizione economica per concludere i lavori. Nel giro di cinque mesi vennero raccolti 100.000 dollari provenienti da oltre 120.000 micro-donazioni, che permisero alla Statua della Libertà di arrivare dove oggi la vediamo. Questo fu il primo caso di crowdfunding civico che nacque e si sviluppò ancora prima della nascita di Internet, grazie all’impegno dei cittadini. Ora con l’avvento di Internet, del Web 2.0 e delle tecnologie moderne, tutto è più veloce e più semplice. Questo ha permesso al crowdfunding civico di diventare un fenomeno conosciuto e sostenuto. Ma cosa si intende di preciso? Il civic crow-dfunding è forse il predecessore del crowdfunding generico odierno, in partico-lare si riferisce al finanziamento collettivo di opere e progetti pubblici da parte di cittadini, associazioni, imprese ed enti. La Statua della Libertà e l’aeroporto di Tolosa sono solo alcuni esempi pratici che dimostrano che “l’unione fa la forza”. Un modello che oggi sta prendendo nuove forme, sempre più a contatto con le amministrazioni: «I fenomeni emergenti – commenta la docente di Sociologia Economica Ivana Pais – sono le piattaforme delle istituzioni: il Comune di Milano sta per lanciarne una su cui cittadini e orga-nizzazioni potranno proporre finanziamenti “dal basso e condivisi”. Basterà racco-gliere il 50% dell’importo e l’altro 50 verrà messo dal comune». E continua: «Nel crowdfunding civico le conseguenze positive non si limitano all’individuo, quanto piuttosto a una società che condivide cultura e valori». Dopo i risultati della campagna condotta dalla piattaforma di crowdfunding De-Rev, per la raccolta a favore della Città della Scienza (1.463.847 euro e 2.583 fi-nanziatori), il progetto “Un Passo per San Luca” ha definitivamente sdoganato il civic crowdfunding in Italia raccogliendo 338.673 euro per il portico di San Luca a Bologna. L’iniziativa supportata dal Comune di Bologna, e promossa da un comitato di cittadini e da Ginger, ha catturato 7.000 sostenitori facendo leva sull’identità storica del luogo da ristrutturare. Fondamentale è stato ricostruire

Page 6: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201610 11

e comunicare il racconto sociale di un portico edificato con il passaggio di mano in mano dei mattoni, un gesto simbolico di solidarietà che ha attivato nei bolo-gnesi la voglia di sentirsi parte della storia. Per quanto riguarda, invece, i diversi ambiti di applicazione dell’innovazione so-ciale, quello più diffuso è la sharing e pool economy (19% dei progetti analizza-ti), seguito dall’assistenza sociale (17%) e dall’integrazione sociale (16%). L’im-patto sociale delle idee presentate e dunque la risposta ad un bisogno collettivo è probabilmente l’aspetto che più distingue l’innovazione sociale dalle altre di-ramazioni della categoria “innovazione”. Questo non vuol dire che i progetti non possano avere un forte connotato tecnologico. La tecnologia rappresenta, al contrario, lo strumento migliore per realizzare una maggiore integrazione sociale e concretizzare i principi dell’economia della condivisione, basti pensare a realtà come gli open data ed i progetti di smart city. Il rapporto Ceriis indaga sul tipo di innovazione prodotta dai progetti analiz-zati, interrogandosi su quante imprese apportano innovazioni sia di tipo tec-nologico che sociale. E dall’indagine emerge che il 47% delle idee di sharing e pool economy presentano sia innovazioni tecnologiche che relazionali, seguite dall’ambito della riqualificazione urbana e rivitalizzazione della comunità peri-ferica (45%) e dalla valorizzazione dei beni culturali e sviluppo culturale (42%). In generale il rapporto evidenzia come ci sia una forte relazione tra il livello di sostenibilità economica, l’impatto sulla comunità locale ed il grado di inno-vazione di un progetto. Questi tre elementi sono legati da un filo diretto che spiega al meglio le potenzialità dell’innovazione sociale in termini di risparmio di risorse e di miglioramento della vita delle persone.

L’IMPATTO DEL FESTIVAL SUPERNOVA SULLA CITTÀ DI BRESCIALa città di Brescia, secondo un rapporto di InfoCamere sul numero di imprese innovative presenti in Lombardia, è seconda solo a Milano. Negli ultimi anni, infatti, è diventata una città sempre più “smart”, se ne sono accorti anche fuori dai confini italiani quando è stata inserita fra le venti province più industrializzate d’Europa. Ne emerge che oggi l’innovazione si sta sviluppando sempre di più nei piccoli centri.

Il territorio bresciano si è trasformato negli ultimi anni nel panorama ottimale per favorire l’innovazione e il cambiamento digitale. Le opportunità arrivano sia dalle imprese storiche della città, che con l’avvento della digitalizzazione e delle nuove tecnologie stanno aumen-tando la loro competitività sul mercato e quella di tutto il territorio, sia dalle nuove realtà. «La città può crescere solo se non si perdono di vista etica, impresa e innovazione» ha so-stenuto il vicepresidente dei Giovani Imprenditori, LUCA BORSONI, durante la 17ª edizio-ne di IMW - Innovation Makes Wonders, inserito nel programma di Festival Supernova. Festival Supernova ha portato l’innovazione in piazza a Brescia alimentando il confronto sulla “tempesta innovativa” che sta oggi investendo il nostro ambiente quotidiano citta-dino, professionale e personale. Uno scambio di idee ed esperienze con la partecipazio-ne di esperti da tutta Italia ed Europa, che ha messo in luce l’AMBIENTE CONDIVISO, tema dell’edizione 2016, in cui il “fattore umano” deve giocare ancora un ruolo centrale. A dimostrarlo sono i numeri: più di 50.000 presenze tra l’esposizione e le conferenze in corso Zanardelli e oltre 3.000 studenti arrivati a Brescia per comprendere l’impatto del digitale sul mondo del lavoro e indirizzare le loro scelte professionali. Moltissimi gli appuntamenti: dai convegni alle conferenze, dai laboratori per bambini alle attività interattive, dai workshop agli show cooking, dagli stand delle associazioni di categoria alle startup dei giovani imprenditori. Una quattro giorni ricca d’innovazione nel senso più concreto del termine, che ha presentato al pubblico prodotti e idee che en-treranno sempre di più nella nostra quotidianità. Il messaggio che Supernova ha voluto lasciare, passando da temi come la sostenibilità ambientale e l’ecologia, i Big Data, l’eco-nomia circolare e la condivisione fra imprese, è che l’innovazione e il cambiamento non sono qualcosa di diverso da creare, ma un nuovo modo di vedere e vivere il presente.

«Innovare non significa inventare da zero, ma modificare ciò che già esiste per miglio-rare il mondo in cui viviamo. Proporlo durante un festival di questa portata significa mostrare a tutti i cittadini, dai bambini agli imprenditori, dalle mamme agli anziani, che l’innovazione e il digital vanno a beneficio di tutti, influendo sulla vita quotidiana in ma-niera positiva e costruttiva» racconta LORENZO MATERNINI, Vice President di Talent Garden e ideatore di Festival Supernova. Il Festival ha dunque centrato i suoi obiettivi primari: portare l’innovazione nelle strade, alla portata e all’interesse di tutti e creare connessioni e iniziative tra aziende, startup e istituzioni del territorio e non.

Page 7: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201612 13

IMW

Page 8: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201614 15

L’EREDITÀ DEL FESTIVAL SUPERNOVA BRESCIA IN 10 PUNTI

1. AL CENTRO DELL’INNOVAZIONEC’È ANCORA L’UOMO

Nonostante la tecnologia e l’innovazione imperino, l’uomo è sempre al centro. Ed è questo il nuovo approccio del cambiamento digitale: la vera prospettiva innovativa è porre oggi al centro della Quarta Rivoluzione Industriale un fattore tradizionale e in-tramontabile, quello “umano”.Festival Supernova 2016 è stato il palcoscenico ideale per approfondire questo tema, dal-la centralità umana nell’innovazione al profondo legame tra essere umano e tecnologia, così trasversale da essere stato presente in tutti gli eventi dei quattro giorni bresciani. È l’uomo stesso ad essere driver di tecnologia e la tecnologia che, oltre ad esse-re una creazione del genere umano, diviene suo supporto, in un momento stori-co in cui l’innovazione corre a una velocità decisamente differente che in passato. Il futuro della tecnologia, per esempio, passa senza dubbio dai Bot, quei programmi che accedono alla rete attraverso lo stesso tipo di canali utilizzati dagli utenti umani. Nei pa-esi anglosassoni, con “Bot” si intende un programma autonomo che nei social network fa credere all’utente di comunicare con un’altra persona umana. Questi Bot migliorano di anno in anno ed è sempre più difficile distinguere un bot da una persona umana. «Per funzionare, però, devono conoscersi molto bene», precisano diversi relatori alla confe-renza UXCON the future of business. I Bot, insomma, per essere utili devono diventare sempre più uomo-centrici.E così, come dice il filosofo e scrittore FRANCO BOLELLI, che ha aperto l’even-to KNX DAY 2016 - IOT REVOLUTION a Festival Supernova Brescia: «Fra pochi anni, 50 miliardi di macchine si parleranno fra loro e questo spingerà noi a ripensa-re il network umano, i modelli di lavoro e i luoghi di incontro» perché – prosegue «La fusione fra tecnologico e biologico è ormai in atto, e le nuove tecnologie muo-vono oggi la necessità di far coesistere quei due mondi, non più questo o quel-lo ma questo e quello. Però la vera innovazione della storia resta la forza vitale che troviamo nell’uomo e la sua spinta a vedere sempre il mondo con occhi nuovi». Un’idea meno astratta di ciò che si pensi, come ha raccontato anche MARIA CRISTI-NA GRIBAUDI, Amministratrice unica di Keyline, al Digitalks di Cisco Italia: «Keyline è un’azienda che dal 1770 progetta e realizza macchine innovative sia meccaniche che elettroniche per la duplicazione di chiavi. Da 250 anni abbiamo due mantra che ci siamo sempre imposti: lasciare la produzione in Italia per dare futuro ai giovani, e soprattutto porre sempre al centro del nostro sistema le persone». Ancora oggi, che è stata chiama-ta a seguire a Venezia progetti di altra natura, con una famiglia di sei figli da mandare avanti e un’azienda che opera a livello mondiale da dover gestire, lei trova il tempo di recarsi in fabbrica per parlare con le persone che lì lavorano. «Se vuoi avere una squa-dra che lavora sul digitale – dice – devi considerare sempre il “fattore umano”. Anche

l’operaio in fabbrica deve poter leggere le sue email e avere il suo spazio umano nell’am-biente professionale, è nostro compito creare quello spazio e rispettare le necessità e le esigenze di tutti. Io lo chiamo “umanesimo digitale”».Prodotti e servizi stanno inoltre diventando piattaforme multimediali, capaci di fare più cose contemporaneamente. Per renderle perfette bisogna sfruttare la tecnologia a sup-porto dei bisogni delle persone. Esempio classico è Amazon che è arrivato a soddisfa-re l’esigenza del pubblico di acquistare un prodotto online e riceverlo a casa in un’ora grazie a tecnologie digitali all’avanguardia, unite ad efficienza logistica e customer care capillare.«Technology is the answer, what is the question?»: la domanda provocatoria di FABIO TROIANI di Bip in occasione della UXCON mette in luce come la tecnologia sia di sup-porto ma non sia sufficiente se non connessa ai bisogni e alle esigenze umane. A venire in aiuto sono proprio le piattaforme: «Le grandi aziende spesso non capiscono come trasferire il meglio dell’innovazione tech nella user experience. Oggi non basta vendere una buona Rc Auto, è fondamentale trasformarla in una migliore esperienza di guida dell’automobilista». Regola valida per qualsiasi settore merceologico.Non solo dare le giuste tecnologie, dunque, ma capire i bisogni e investire nelle risorse umane, perché “l’azienda-piattaforma” si sviluppi sia sulla base di tecnologie all’avan-guardia sia su quella dell’incontro tra sensibilità differenti.

Page 9: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201616 17

digitalks

Page 10: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201618 19

2. CONDIVIDERE È UN MODELLO DI BUSINESS

«Noi è molto meglio di io, e chi dice io è destinato a estinguersi» queste le parole dell’Assessora alla Roma Semplice, FLAVIA MARZANO, durante la conferenza Digitalks organizzata da Cisco Italia all’interno di Festival Supernova. Una frase forte per dare una scossa al panorama delle piccole ma soprattutto delle grandi imprese del mercato del lavoro di oggi, realtà in continua evoluzione che mai come in questi ultimi anni deve fare i conti con un fenomeno opposto alle policy aziendali degli anni passati: la condivisione. Sì, perché oggi sono sempre di più le aziende che fanno squadra, che si uniscono per raggiungere traguardi che da soli richiederebbero un dispendio dop-pio di risorse, che scelgono di collaborare e di costituire un vero e proprio ecosistema d’imprese con partnership sia all’interno delle aziende, fra i diversi reparti, al fine di apportare più know how e idee trasversali nella realizzazione di progetti e prodotti, sia all’esterno. La vera novità è infatti la crescente formazione di gruppi di imprese, che invece di puntare alla vetta correndo da sole, scelgono di condividere conoscenze e risorse con i competitor per un fine più grande: lo sviluppo e l’innovazione di un intero settore. Lo hanno sottolineato in molti a Festival Supernova, a partire da ROBERTO FILIPPELLI, Sales & Business Development Director di Microsoft durante l’incontro Knx Day - IoT Revolution: «Non si fa nulla da soli, neanche un colosso come Microsoft può pensare di correre senza aiuti, abbiamo molti partner e questo è un vantaggio. Imporre la propria forza in un ambito cercando di portare a casa il risultato è sempre fallimen-tare. Bisogna collaborare». Concorda con lui anche MICHELE FRASSINI, Marketing & Sales Manager M2M Italy di Vodafone: «Oggi stiamo passando da un livello di fornitori a un vero ecosistema End2End dove si collabora insieme a un’iniziativa che poi può essere commercializzata solo da uno dei due partner o addirittura da un terzo esterno» E questo cambio di paradigma avviene anche per le piccole imprese e le startup, per le quali diventa di vitale importanza imparare la condivisione come modello di business e la contaminazione con altre realtà simili o ancor meglio già strutturate. In questo sce-nario a farla da padrone sono i coworking: «Lo sviluppo del coworking – spiega Lorenzo Maternini, – risponde alla rivoluzione in atto nel mondo del lavoro. Una ricerca di For-bes, infatti, stima che il 40% della forza lavoro dei paesi occidentali diventerà freelance o solo entrepreneur. Tutto ciò, aggiunto allo smart working, sta totalmente modificando nelle aziende le modalità e i luoghi dove operano. Ecco perché oggi il coworking è sem-pre meno un’esperienza di nicchia e sempre più un nuovo modo di lavorare» I numeri confermano il trend: negli ultimi anni se ne contano più di 11mila in tutto il mondo e circa 300 in Italia. Di questi il 65% si colloca nel Nord, tra Lom-bardia (circa 90), Veneto (circa 30), Emilia-Romagna (circa 30) e Piemonte (cir-ca 20). Milano domina con i suoi quasi 60 coworking. Molto più indietro, con poco più di 20 uno e 15 l’altra, si trovano Roma e Torino, poi Firenze e Bologna. L’aspetto più interessante di questa mutazione dei luoghi di lavoro è senza dubbio la realtà che investe le grandi aziende che sono sempre più partecipi. Non solo giovani, startupper, freelancer e innovativi che non riescono a sostenere le spese di un ufficio proprio, ma manager e imprenditori di aziende avviate che per scelta migrano negli

spazi condivisi soprattutto gli uomini che toccano quota 65% del totale.Ma come mai succede questo? Che segnale dobbiamo cogliere per il mercato del lavoro del futuro? «Si sceglie il coworking per la possibilità di interagire e condividere le cono-scenze con altre persone e di organizzare i tempi di lavoro secondo le proprie esigenze. – spiega Maternini – Sempre più spesso all’interno dei campus si trovano anche fablab, piccole fabbriche digitali utilizzate per trasformare le idee in prodotti concreti. L’innova-zione non è quindi solo legata al digital: essa crea un indotto che coinvolge tutti i settori produttivi. Non condivido solo uno spazio di lavoro ma anche un luogo di produzione».Anche secondo CHRIS NOESSEL (IBM Travel and Transportation) che ha aperto gli spe-ech della UXCON di Sketchin, il futuro del business è un sistema di scambio di valori e il design (di cui la UXCON è guru) è l’ottimizzazione di questo sistema. La customer experience e la user design experience devono diventare il primo driver per le imprese di ogni settore.

3. COMUNICARE CON LA GENERAZIONE Z? TUTTO CON I SOCIAL NETWORK

I “cattivi del web”, protagonisti dell’edizione 2016 di Pane Web e Salame, hanno di-mostrato come i social network e la comunicazione digitale siano “cosa seria”, anche in casi apparentemente ludici. Nel giro di vent’anni la rete ha inferto colpi morta-li a molti strumenti di comunicazione e di informazione, cambiando e stravolgendo il modo in cui persone, aziende e istituzioni interagiscono fra loro. In Italia il problema è che gran parte di tutto questo non è ancora stato compreso: «Nessuno ha insegna-to ai 37 milioni di italiani connessi come vivere e governare questo cambiamento», commentano i fondatori di Gummy Industries, organizzatori dell’evento sulla comu-nicazione digitale all’interno del programma di Festival Supernova 2016. «Molti uten-ti – aggiungono – faticano a distinguere una notizia vera da una falsa, inciampano ogni giorno su link “maligni” e propagano catene di Sant’Antonio inutili e dannose». Come attivare il senso critico? Come sviluppare gli anticorpi verso una rete che viene percepita sana e genuina, ma che spesso non lo è? I relatori di Pane Web e Salame, i “cattivoni di internet” lo hanno dimostrato raccontandosi alla platea. Quelli che creano le bufale, scrivono titoli falsi solo per stimolare i clic, creano pagine Facebook con con-tenuti ad hoc e attirano tanti, tantissimi fan. Sono lo specchio di come anche le aziende possono cambiare la loro comunicazione e renderla fattiva. Osando.ENRICO MAURO, per esempio, è ideatore e amministratore di pagine come BOOM. Friendzoned.: «Sono laureato in architettura ma vivo scrivendo C****E su Facebook». Grazie a una pagina aperta alcuni anni fa per caso che ora vanta oltre un milione e mezzo di utenti e altre dieci, tutte “milionarie”. Una pagina che, attraverso meme e screenshot di messaggi Whatsapp sulle storie di ragazzi trattati solamente da amici dal-la ragazza di turno, fa immedesimare centinaia di migliaia di millennials. «Le aziende internazionali riconoscono già il potenziale di strumenti di comunicazione come il mio. – racconta – Come mantengo me e i miei collaboratori? Con le pubblicità nei post o sulla pagina, da Coca Cola a Sky, passando per Moretti».Esempio della comunicazione digitale è anche la storia di MATTEO FLORA della digital

Page 11: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201620 21

agency The Fool che di sé dice «sembro stupido, ma faccio anche cose serie». In sintesi, Flora è un hacker: «Misuro trend grazie ai tanto chiacchierati “big data” e insegno in corsi di laurea anche se non sono una persona seria». Su Facebook, invece, trolla. Scri-ve cioè post spesso irriverenti o polemici (o divertenti) per attirare l’attenzione. «I social network sono per me un esperimento sociale – dice – ho iniziato a postare la mia vita professionale, mondana e le mie idee socio politiche facendo attenzione a creare reazioni. In un anno, con una media di due post al giorno, ho ottenuto oltre 90 mila commenti e 60 mila reazioni».Sembrano dei pazzi questi “cattivoni”? Forse sì. E invece sono coloro che faranno il futu-ro di internet e, conseguentemente, quello della comunicazione. Quelli che riescono a parlare alle nuove generazioni, dai millennials ai membri della Generazione Z (bambini e teeangers di oggi). Sono quelli che faremmo bene a seguire per il futuro fattivo della nostra comunicazione aziendale. Perché se si suscitano emozioni, senso di appartenenza e reazioni, sui social network si vince. La comunicazione, oggi, è anche e soprattutto questo.

4. PENSARE DI MENO,VIVERE DI PIÙ

«Thinking less, living more, creating a human shaped world»: è il suggerimento di OLI SHAW, direttore dell’agenzia di design digitale danese Designit. Il nuovo mercato è la gente e il modello di business vincente del futuro è la customer experience. Insomma, le nuove tecnologie e le soluzioni innovative volte al consumatore, ma anche all’aziendadevono avere come fine ultimo non solo la risposta a un bisogno del cliente, ma devono anche aiutarlo a “pensare meno”, essere più veloce e diventare automa-tiche. Pensiamo a incredibili casi di successo come Uber: «Se siamo in un paese straniero e non conosciamo la lingua basta una app per segnalare la nostra desti-nazione e pagare: grazie a Uber non dobbiamo nemmeno parlare con l’autista». Pensare meno è lo stesso slogan che ha mosso il giovane fondatore della startup di con-segna di pasti a domicilio Deliveroo a fondare un’azienda che permettesse alle persone di risparmiare tempo e non dover cercare ricette e idee per preparare pranzi e cene. Quando si è trasferito da New York a Londra, il fondatore WILL SHU era davvero stupi-to che fosse quasi impossibile avere una consegna a domicilio da ristoranti di qualità. Per questo ha lasciato il lavoro in una grande banca d’investimenti e fatto diventare la sua personale missione quella di portare i grandi ristoranti più vicini ai loro clienti. «La tecnologia innovativa deve aiutare le persone a pensare meno, per questo ci piace chia-mare Deliveroo “il ristorante sul divano”» – racconta GIOVANNI ZEZZA, Head of Mar-keting di Deliveroo Italia alla conference Future Food. Si tratta di un servizio di consegne a domicilio, arrivato in Italia da neanche un anno e inserito in un mercato già ricco di competitor ma forte nel modello di business. Il senso profondo del settore food delivery non è solo il servizio e la comodità di ricevere a casa cibo pronto da molti più ristoranti di quelli che fino a poco tempo fa facevano consegne, né l’ampia scelta di menù differenti sulla stessa piattaforma, ma la riduzione della complessità. Sapere che esiste un servizio che evita di far perdere tempo in cucina a chi di tempo, soprattutto per lavoro, non ne ha, è un passo avanti nella gestione delle opportunità. Meno stress, meno pensieri, più tempo, più fatturato o semplicemente più occasioni di benessere e attività personali. Quel “ristorante sul divano” diventa quindi sinonimo di comodità, di una tecnologia ca-pace di ridurre al minimo gli sprechi di energie e regalare serenità e tempo.

Page 12: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201622 23

«Non abbiate “paura” dei rifiuti, possono diventare una risorsa importante»: l’Ammini-stratore Delegato di RAMET, ALESSANDRO CORSINI, lo sa bene. La società consortile per le ricerche ambientali per la metallurgia unisce alcuni tra i più noti imprenditori bresciani del settore metallurgico che hanno deciso di fare sistema sulle problematiche ambientali, e hanno costituito il consorzio con lo scopo di favorire la ricerca ambien-tale applicata nei loro settori produttivi. Oltre ad aver studiato sistemi per diminuire l’impatto delle emissioni degli impianti produttivi nell’ambiente, hanno sposato l’eco-nomia circolare. Gli scarti industriali delle loro fabbriche sono, infatti, adottati nei sot-tofondi stradali, nella stratificazione del terreno e riciclati per ottenere altri materiali. Sul concetto di “scarto zero” nascono e vivono anche diverse startup. È il caso di HTC Bio Innovation che promuove l’utilizzo di una tecnologia di semplice implementazione, innovativa e sostenibile per trasformare substrati vegetali di scarto, quali i sottoprodotti dell’industria alimentare, in un materiale ammendante (chiamato Greenpeat), che mi-gliora la crescita delle piante e riduce l’uso di fertilizzanti chimici e acqua, in pieno accordo con il concetto europeo di economia circolare. Greenpeat è un materiale carbonioso con un’elevata capacità assorbente, capace di accrescere l’attività microbiotica nel terreno. Greenpeat è rinnovabile, perché non va a intaccare risorse fossili, ecologico, perché viene prodotta da materiali di scarto, e ambientalmente ed economicamente sostenibile. Appli-cando questa tecnologia per valorizzare scarti di origine vegetale, si evita infine il loro smal-timento come rifiuto, muovendosi in questo senso anche nella direzione del rifiuto zero. Brescia insegna l’economia circolare anche nel settore siderurgico. ORI Martin S.p.a produce acciai speciali per il mondo automotive e, grazie alla digitalizzazione è riuscita a ridurre i costi energetici nei suoi sette stabilimenti, ma soprattutto a integrarsi alla perfezione con il territorio ridando alla comunità ciò che in fabbrica sarebbe uno scarto. Tutto ciò è reso possibile da iRecovery, spiegato da ROBERTO dE MIRANDA al Digitalks di Cisco Italia: «Il calore dell’acciaieria normalmente viene sprecato, in questo caso noi lo andiamo a recuperare, e siamo i primi in Italia a farlo, qui a Brescia, e lo usiamo per produrre energia elettrica e calore per la nostra città». Sostenibilità energetica e ambientale, integrazione tra territorio urbano e realtà industriale e soprattutto circular economy. Un progetto completo che con iRecovery ogni anno scalderà 2000 famiglie in inverno e in estate produrrà energia elettrica pulita equivalente al fabbisogno di 700 famiglie, nel rispetto totale dell’ambiente e garantendo una riduzione nell’emissione di CO2 di 10 mila tonnellate.

5. IL FUTURO PASSA ANCHE DAGLI SCARTI, LO INSEGNA LA CIRCULAR ECONOMY

6. LA DIGITALIZZAZIONE DELL’AMBIENTEDIDATTICO NELLA SCUOLA-CASA

Una delle accuse che più frequentemente viene mossa al mondo dell’insegnamento è la scarsa propensione all’innovazione, negli ambienti prima ancora che nella didat-tica. La Scuola-Casa, ideata al Liceo Lussana di Bergamo dall’idea della “classe scom-posta” dell’insegnante di latino DIANORA BALDI, in collaborazione con ImparaDigi-tale e LAGO, apre la strada a una nuova idea di ambiente didattico a misura di ragazzi. «Nel 2010 sono stata la prima in Italia a portare l’iPad in classe – spiega Dianora Baldi al Digitalks curato da Cisco Italia – ma mi sono accorta che il cambiamento che richiedeva questa tecnologia era molto più profondo di così. Era l’ambiente di studio a non essere più lo stesso, i ragazzi lavoravano nella rete e così facendo imparavano a condividere e tutto il rapporto insegnante-alunno attraversava una fase nuova. La classe non poteva ri-manere rigida, serviva uno spazio dove gli studenti potessero sentirsi liberi di muoversi». Da qui il progetto di una Scuola-Casa pensata come luogo accogliente per una didattica innovativa dove al centro non ci sono più gli insegnanti, ma gli studenti che divengono parte attiva e protagonisti veri del loro stesso apprendimento. Banchi e sedie componibi-li, dalle forme più disparate, poltrone, materassi, lampade calde e moltissimo colore: uno spazio destrutturato e flessibile, modificabile a seconda delle esigenze dei ragazzi, del do-cente o della lezione in atto. E anche le metodologie aprono all’innovazione prediligendo il lavoro per gruppi, il movimento e la scelta dei tempi di studio dettata dai ragazzi stessi. Una scuola che si plasma sulle esigenze delle persone anche negli spazi comuni, con atri, ingressi e corridoi modulabili, vissuti come luoghi di condivisione e non di passaggio. La classe è pensata quindi per rispecchiare le differenze fra le persone e stimolare nuove connessioni e scambi oltre la didattica tradizionale, diventando didattica di laboratorio e sperimentazione. Un luogo dove venga data più attenzione ai talenti e a come questi pos-sano evolversi ed emergere, piuttosto che seguire rigidamente i programmi strutturati. E a Bergamo si è scelto di farlo anche attraverso il design che sviluppa in questo caso un ambiente “home feeling” per regalare ai giovani degli ambienti empatici, partendo dalla consapevolezza che siamo educati anche e soprattutto da tutto ciò che ci circonda. Ma tutta questa rilevanza al design non rischia di far passare la didattica in secondo piano? Non la pensa così Dianora che sostiene: «Abbiamo creato un ambiente caldo perché sia un luogo dove i ragazzi vengano per stare bene, non uno sfoggio di tec-nologia e nuove idee. Lo scopo è una scuola che li invogli a sentirsi tranquilli come a casa ma stimolati allo studio. Sono gli studenti stessi che hanno insistito per dare una “veste nuova” alla classe. Non hanno chiesto qualcosa di rivoluzionario, han-no scelto di rinnovare in chiave innovativa gli studi tradizionali che già affrontano». L’innovazione si rivela ancora una volta, anche in ambito scolastico, un modello che si rinnova a partire da ciò che già c’è, personalizzando le modalità di apprendimento sullo studente e non sul docente. Nella Scuola-Casa l’insegnante, infatti, è “liquido”, ha il com-pito di accompagnare il giovane e imparare con lui, creando una sinergia e uno scambio di conoscenze, senza imporle dall’alto. Nella scuola del futuro i ragazzi devono sentirsi liberi di scegliere le modalità e i tempi del loro studio, così da stimolare e far crescere la loro curio-sità e con essa il loro impegno e il loro rendimento scolastico.

Page 13: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201624 25

7. FOOD, LA SFIDA DEL FUTURO SI GIOCA SULLA QUALITÀ

“Qualità” è la parola più ripetuta da ogni relatore di Future Food, il grande convegno di Festival Supernova sul futuro dell’alimentazione. Perchè «Il cibo del futuro non esi-ste, se c’è adesso come può essere del futuro?» sostiene il maestro pasticcere IGINIO MASSARI. Quella da indagare, sostenere e comunicare oggi è la qualità degli alimenti e l’educazione alla stessa. Anche in questo caso con metodi innovativi come quelli studiati da Agrifood Lab, laboratorio di ricerche nel campo alimentare dell’Università di Brescia che unisce gruppi di ricerca in vari ambiti, dalle analisi chimiche a quelle dei rischi e della sostenibilità, passando per la nutrizione e l’analisi sensoristica. L’idea di Agrifood Lab è quella di incrociare i dati ottenuti dalle sette piattaforme di studio e ottenere un indice unico di qualità degli alimenti. Insomma, i big data diventano d’interesse anche in questo settore: «La sfida è l’indicizzazione della qualità. – commenta il professore re-ferente del laboratorio GIANNI GILIOLI – Stiamo facendo ricerca su vari ambiti per poi incrociare i dati e arrivare a una valutazione oggettiva di ogni cibo». Oltre a “educare” la comunità riguardo la scelta consapevole del cibo che si mangia, legata alla multidimen-sionalità. «Il criterio per la scelta intelligente in campo alimentare è quello che indaga diverse caratteristiche di un alimento: sicurezza, tecnologia, provenienza, sostenibilità, proprietà nutritive, gusto». Oggi vige, infatti, la tendenza netta e diffusa alla semplifica-zione, in logica dicotomica: «Tutti pensano di sapere chiaramente se fa bene o male, è sostenibile o no. E la dimensione etica si sostituisce a quella funzionale, per esempio: se è vegano va bene, se è biologico è ok, eccetera. Insomma, si crede e ci si identifica in uno stile alimentare e si giudica la qualità del cibo in base a quello». Mentre la nuova frontiera del food è l’analisi di tutte le sue qualità che, grazie a metodi di ricerca e tecnica innovativa, può diventare scientifica e affidabile.

8. NUOVI BUSINESS CON LA DIGITALIZZAZIONE DELL’ECONOMIA TRADIZIONALE

Sul dizionario “Innovare” significa “rendere nuovo”. Quindi non creare qualcosa che prima non c’era. Spesso si tende a confondere il termine con “inventare”. Innovare è prendere ciò che già esiste e trovare nuovi metodi per migliorarlo, nuove strumentazioni per velocizzare i processi, nuove risorse per evolvere la struttura tradizionale. Ecco allora che entra in gioco l’Italia, ancora indietro sulle nuove tecnologie e sul mondo digitale, ma così ben rodata sulle imprese tradizionali di eccellenza, terreno fertile per chiunque voglia lanciarsi oggi nel mondo dell’innovazione. Non ha dubbi CARLO PURASSANTA, CEO di Microsoft: «La digitalizzazione dell’economia tradizionale è un business che in Italia può avere un ottimo mercato. I giovani puntano sempre a creare il nuovo, a lancia-re imprese B2C perché piacciono di più, invece dovrebbero applicarsi per vedere come il digitale può trasformare tutte le industrie tradizionali italiane» – e continua con un consiglio dedicato alle new entry: «Mi rivolgo ai giovani e alle startup: digitalizzate il tradizionale, e fatelo nei settori dove l’Italia brilla a livello mondiale ed è già credibile». Proprio come sta facendo la stessa Microsoft con il progetto “Grow It Up”, che mette in comunicazione le aziende storiche in sette settori chiave del panorama imprenditoriale italiano con le realtà giovani dell’era digitale. Nello specifico collaborano all’iniziativa 30 partner che aiutano i ragazzi a investire nei sette ambiti verticali scelti per creare un ecosistema di competenze a vantaggio di tutto il settore non dell’azienda singola. Il concetto applicato si è potuto notarlo a Festival Supernova Brescia 2016 in startup come Wekiwi, la prima società di fornitura di energia elettrica e gas naturale comple-tamente online. Un settore tradizionale, dove le tecnologie e il digitale possono fare la differenza, che MASSIMO BELLO e il suo team stanno approcciando in maniera innova-tiva per «rendere moderno un sistema di riscaldamento antiquato» e per farlo, dice lui «abbiamo creato Wiser, un dispositivo che controlla i consumi elettrici e programma per la prima volta quelli del gas, anche su impianti vecchi. Ciò che fa la differenza è che tutto è gestibile tramite un’app e un’area riservata dalla quale si può controllare il contratto e monitorare le proprie spese» Come? Differenziando non solo le fasce orarie ma anche i giorni della settimana e risparmiando fino al 20% sulla bolletta.

Page 14: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova dinner

Page 15: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201628 29

GIVE BACK THEORY, QUANDO INNOVARE SIGNIFICA RESTITUIRE

9. LE NUOVE PROFESSIONI DIGITALI GUARDANO AI DATI E ALLE ESPERIENZE DEGLI UTENTI

Il mondo del lavoro oggi cresce e si modifica a velocità incalzante, con una ciclo di durata medio di una professione di circa dieci anni. Dopo questo tempo lo scenario che ha favo-rito il nascere di quel ruolo si è inevitabilmente mutato obbligando i profili professionali a riadattarsi. Se poi trattiamo l’ambito digitale il cambiamento corre ancora più rapido, a tal punto che spesso la didattica universitaria odierna non è in grado di formare profes-sionisti adeguati nei tempi che detta l’innovazione. «La tecnologia sta cambiando il mo-dello lavorativo e oggi anche chi non si occupa di tecnologia viene coinvolto da questo processo. – afferma Lorenzo Maternini, Vice Presidente di Talent Garden e ideatore di Fe-stival Supernova – Per le aziende tradizionali è necessario partire da una cultura dell’in-novazione per allargare il proprio business ed evitare di ripetere i casi di molte imprese leader a livello globale che sono sparite dal mercato nell’arco di cinque o dieci anni». Ma allora quali sono le professioni più richieste oggi? E in futuro? Troviamo lo user experience director, ovvero colui che gestisce l’esperienza-uten-te all’interno di spazi complessi siano essi virtuali o fisici. E sicuramente puntare sui dati è un trend che funzionerà nei prossimi anni, per il quale carriere come il director of analytics o il data analyst sono ottimali, così come gli esperti nella lettura e anali-si dei dati. Annoveriamo fra le professioni più richieste anche chi seleziona tecnolo-gie da applicare a prodotti e servizi offerti dall’impresa, cosiddetto chief technology officer. In ascesa sono anche lo sviluppatore mobile, che si occupa di applicazioni per smartphone e tablet, il big data architect, che gestisce l’analisi dell’architettura del si-stema dei dati e il web analyst, che interpreta i dati e fornisce analisi dettagliate sulle attività sul web. Moltissime sono poi le professioni specifiche del mondo online: dal digital copywriter, che gestisce contenuti pubblicitari su piattaforme digitali (siti web, piattaforme e-commerce, ecc.) al community manager, addetto alla gestione di una comunità virtuale con i compiti di progettarne la struttura e di coordinarne le attivi-tà. Anche lavori già esistenti trovano nuove ramificazioni in ambito digitale, come la figura del digital PR, che si occupa delle pubbliche relazioni ma attraverso i canali onli-ne. Infine, le campagne pubblicitarie e la gestione di una buona reputazione sui nuovi media rientrano in un mercato che ben si sposa con questo sviluppo digitale, cercan-do digital advertiser (ovvero gestori di campagne pubblicitarie sul web) e e-reputation manager. Oltre, ovviamente, a figure specifiche di settore come SEO e SEM specia-list, quindi esperti di tecniche per ottimizzare il posizionamento sui motori di ricerca. Tuttavia, nonostante l’ampia ricerca da parte delle aziende di questi profili innovativi, in Italia solo il 12% dei giovani è impiegato nel digitale, rispetto al 16% della media europea. Questo succede non solamente per la scarsa cultura al digitale e la mentalità restia alle novità che caratterizza spesso il nostro Paese, ma anche e soprattutto perché le loro competenze non rispondono alle richieste del mercato. Questo nonostante i posti di lavoro sono in continua crescita: la Commissione Europea calcola che entro il 2020 ci saranno 900 mila posti di lavoro non occupati per mancanza di competenze digitali, più del triplo rispetto ai 275 mila del 2012. E in Italia, secondo un recente studio di Modis, il 22% delle posizioni aperte in questo ambito non trova candidati all’altezza.

10.In America è di casa, nel resto del mondo un po’ meno, in Italia è quasi del tut-to sconosciuta. Eppure la cosiddetta “Give back Theory”, o all’italiana la Teoria della Restituzione, si basa su un principio semplicissimo. Ho avuto il mio percorso, sono stato bravo, ho avuto successo e buoni incassi e ora è arrivato il momento di passa-re il testimone ai giovani, mettendo a loro disposizione risorse ed esperienza. Ep-pure molti, moltissimi imprenditori diffidano e ancora non comprendono a fondo che il mondo del lavoro oggi è condivisione e che l’innovazione passa anche attra-verso il principio base del “continuare a far girare la fortuna” che è capitata a loro. «Give back significa restituire a chi ti ha formato la tua fortuna e la tua esperienza» spiega PASQUALE GRAVINA, CEO di TrenkWalder Formazione, alla conference IMW - Innova-tion Makes Wonders. «L’innovazione e il cambiamento hanno bisogno anche di coraggio, e per fare qualcosa di diverso non si può fare sempre la stessa cosa. Come ha fatto DIE-GO PIACENTINI – cita Gravina – a cui va il mio sostegno e questo applauso della platea». La storia di Diego Piacentini è l’impresa di un’Italia digitale di valore che, dopo aver portato altrove il suo talento, ora torna a casa per restituire il know how acqui-sito e mettere al servizio del suo Paese l’esperienza di tanti anni. Milanese di na-scita, bresciano di origini, figlio di quel muratore approdato nel capoluogo lom-bardo e così orgoglioso del suo ragazzo che a 17 anni aveva preso per la prima volta l’aereo per andare dall’altra parte del mondo. Oggi a 55 anni, dopo aver tra-scorso 13 anni a lavorare in Apple e 16 come Vice Presidente di Amazon in Ameri-ca, è stato nominato dal governo italiano “Commissario straordinario per il digitale”. E ancora una volta cosa fa? Lascia tutto, e dice di sì. Accettando di lavorare gratis. «Nei miei sedici anni negli Stati Uniti sono stato contagiato da un’idea forte, quella di restituire al proprio Paese, alla propria scuola, alla propria università. È il concetto del “Give back”» – racconta Piacentini in un’intervista su Repubblica dopo l’annuncio del-la sua nuova carica. «Appena arrivato a Seattle nel 2000 venni invitato ad una cena di beneficenza organizzata dalla scuola elementare pubblica in cui avevamo iscritto il figlio più grande. Mia moglie, che a Milano l’anno prima aveva raccolto 800 mila lire per l’asilo, era molto curiosa. Restammo sconvolti quando sotto i nostri occhi venne-ro raccolti 170 mila dollari per finanziare le attività scolastiche. Uno dei commensali ci disse: è quasi un obbligo morale, hai avuto successo e restituisci a chi ti ha formato». Una teoria che è molto più pratica di quanto si pensi, lo ha raccontato anche Maria Cri-stina Gribaudi, Amministratrice unica di Keyline, durante il Digitalks: «Chi come me ha i capelli bianchi vive ora il tempo della restituzione dove bisogna dare ai giovani gli stru-menti per migliorare questo Paese. Come? Partendo dalla condivisione. Innovare per me è significato anche chiedere aiuto: quando mi sono trovata di fronte a un modello di business problematico mi sono rivolta a due categorie di persone, i giovani e le donne. Perchè i primi hanno la spregiudicatezza di rischiare e le seconde la capacità di adattarsi ad ogni difficoltà. Ora ridò a loro ciò che loro hanno insegnato a me».

Page 16: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

supernova 2016 supernova 201630 31

StartupItalia! I @startup_italiaL’innovazione non è altro che un’idea che viene finanziata e poi genera un vortice posi-tivo di produttività - P. Gila a #ID16 #supernova16

Giampaolo Colletti I@gpcolletti Si vince con competenze diverse che dialogano tra loro. I migliori centri di ricerca vin-cono perché interconnessi (Gila) #ID16 #supernova16

Riccardo Zanardelli I @rzanardelliSi può fare innovazione per il terzo mondo e poi applicarla anche nel primo mondo #reverseinnovation #supernova16 #imwbrescia #globalgood Enzo Rocca I @enzo_roccaAndare insieme è la via italiana per sviluppare l’#innovazione #supernova16 Federica Destro I @federicadestrPurassanta: in Italia manca l’ambizione, i nostri competitor ci vogliono togliere i primati #imwbrescia #supernova16

Enzo Rocca I @enzo_roccaPasquale Gravina: come nello #sport per vincere in un #mercato competitivo occorre puntare sul #merito #supernova16

Laura Castelletti I @LauCastellettiCustodire la tradizione per avere più forza per innovare #IMW #Supernova16

Claire I @chiarazamboni“Sviluppare le proprie passioni per farle diventare un lavoro” questo è il punto fonda-mentale | #supernova16 DaniaG I @daniagraniLe persone sono più focalizzate sul “non sbagliare” che sul “fare il giusto” #UXCON16 #Supernova16

Tweet

FOTO

Page 17: 29/30 SET 1/2 OTT BRESCIA

Talent Garden è una piattaforma fisica dovei professionisti del digitale, della tecnolgia e della creatività lavorano, apprendono e si connettono.

Talent Garden offre spazi di coworking, formazione sui temi digital con TAG Innovation School e una

seria di diversi eventi.

Work. Learn. Connect.

www.talentgarden.org