29 Sicilia occidentale - Scuola Normale Superiore di...

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Sicilia occidentale Studi, rassegne, ricerche a cura di Carmine Ampolo EDIZIONI DELLA NORMALE

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    29

    Sicilia occidentaleStudi, rassegne, ricerche

    a cura di Carmine Ampolo

    EDIZIONI DELLA NORMALE

    AGGIUNGERE CODICE A BARRE

    e 40,00

    Gli studi sull’area elima e la Sicilia occidentale nell’antichità

    sono per la Scuola Normale Superiore una tradizione ormai

    consolidata. Questo volume, che si affianca a quello dedicato

    al tema dell’agorà (Agora greca e agorai di Sicilia, 2012), offre

    un quadro assai ricco delle più recenti ricerche archeologiche

    e novità epigrafiche di un’area fortemente multiculturale e

    multietnica.

    Sono qui raccolti anche i risultati delle ricerche e delle attività

    condotte dal Laboratorio di Scienze dell’Antichità della

    Scuola Normale, integrati da un CD con i posters presentati in

    occasione delle Settime Giornate Internazionali di Studi sull’area

    elima e la Sicilia Occidentale.

  • SEMINARI E CONVEGNI

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    Laboratorio di Scienzedell’Antichità

  • Redazione a cura di Chiara Michelini, Maria Adelaide Vaggioli

    Il volume contiene:Atti delle settime giornate internazionali di studi sull’area elima e la Sicilia occidentale nel contesto mediterraneo Erice, 12-15 ottobre 2009Workshop «G. Nenci» diretto da Carmine AmpoloVol. II

    Altri studi sulla Sicilia occidentale non presentati in tale occasione

  • Sicilia occidentale.Studi, rassegne, ricerche

    a cura di Carmine Ampolo

    EDIZIONI DELLA NORMALE

  • © 2012 Scuola Normale Superiore Pisaisbn 978-88-7642-451-9

  • Indice

    Abbreviazioni ix

    Rassegne e comunicazioni archeologiche ed epigrafiche

    Rassegna d’archeologia: scavi nel territorio di Palermo (2007-2009)Francesca Spatafora 13

    Palermo. Uno scavo d’emergenza nell’area di Piazza MarinaFrancesca Spatafora, Carla Aleo Nero, Lucio Calcagnile, Gianluca Quarta, Marisa D’Elia, Giuseppe Montana, Luciana Randazzo, Francesca Terranova 23

    Un nuovo documento epigrafico da SoluntoAlba Maria Gabriella Calascibetta, Laura Di Leonardo 37

    Scavi nella necropoli occidentale di Himera, il paesaggio e le tipologie funerarieStefano Vassallo, Matteo Valentino 49AppendiceAnforoni corinzi di età arcaica rinvenuti nelle necropoli di HimeraMatteo Valentino 59

    Primi dati antropologici dalla necropoli occidentale di HimeraPier Francesco Fabbri, Norma Lo Noce, Serena Viva 73

    Un graffito punico su anfora tardo-arcaica dalla necropoli di HimeraRossana De Simone 85

    L’insediamento di Monte Presepio nella Valle del Fiume Torto: un comprensorio della chora di HimeraRosa Maria Cucco 87

    Monte Iato: scavi 2007-2008Hans Peter Isler 91

    Il teatro alto-ellenistico di Montagna dei Cavalli/IppanaStefano Vassallo, Donata Zirone 105

  • vi Indice

    Il sito fortificato medievale del Castellaccio di CampofioritoRoberto Graditi, Stefano Vassallo 113

    Contessa Entellina: foto aeree 1955-2000. Persistenze e mutamenti nel paesaggio naturale ed antropicoAlessio Arnese, Alessandro Corretti, Antonino Facella, Chiara Michelini, Maria Adelaide Vaggioli 121

    Materiali fenici, punici e di tradizione punica da Rocca d’Entella (PA). Un bollo e due graffitiMariela Quartararo 129

    Contessa Entellina (Palermo). Indicatori di attività siderurgica secondaria nel Medioevo da Entella e dal territorioAlessandro Corretti, Laura Chiarantini 137

    I bolli sulla Terra Sigillata Italica dalle ricognizioni nel territorio comunale di Contessa EntellinaAurora Maccari 151

    Dinamiche commerciali e di approvvigionamento ceramico nel territorio di Contessa Entellina in età imperiale e tardoantica: riflessioni preliminari su quattro siti-campioneAntonino Facella, Marianna Perna, Paola Puppo, Maria Adelaide Vaggioli, Donata Zirone 155

    Attività della Soprintendenza BB.CC.AA. di Trapani: triennio 2007-2009Rossella Giglio Cerniglia 179

    Scavi e restauri dell’Università di Roma ‘La Sapienza’ a Mozia, 2007-2009: il Tempio del Kothon, il Temenos Circolare, il Sacello di Astarte e il TofetLorenzo Nigro 207

    Il restauro e la valorizzazione del tofet di MoziaRossella Giglio Cerniglia 219

    Lilibeo (Marsala). Risultati della campagna 2008Rossella Giglio Cerniglia, Paola Palazzo, Pierfrancesco Vecchio, Emanuele Canzonieri 225

    Nuove Ricerche a Castellazzo di Poggioreale. Campagne 2008-2009Rossella Giglio Cerniglia, Gioacchino Falsone, Paola Sconzo 239

  • vii Indice

    Monte d’Oro di Montelepre. La necropoli di Manico di Quarara. Nuovi datiGianclaudio Ferreri 251

    Per un riesame della documentazione materiale dello scarico di Grotta Vanella a SegestaMonica de Cesare, Alfonsa Serra 261

    Segesta. Agora: la stratigrafia dell’ala Ovest della stoaAngela Clara Infarinato 275

    Le attività dell’Institute of Fine Arts - NYU sull’Acropoli di Selinunte (2006-2010)Clemente Marconi 279

    La Soprintendenza del Mare alla ricerca del luogo esatto della Battaglia delle Egadi (241 a.C.)Sebastiano Tusa, Jeff Royal, Cecilia Albana Buccellato 287

    Altre ricerche della Scuola Normale Superiore

    Tyndaris: per uno status quaestionis sulle ipotesi di ubicazione dell’agora/foroMaria Ida Patrizia Gulletta 297

    Per un’analisi della figura di Eracle in Sicilia: dal VII sec. a.C. all’età romana Michela De Bernardin 305

    Il santuario e la dea di Erice: una vocazione politica?Beatrice Lietz 313

    Ei[rgesqai ajgora`~: l’allontanamento degli omicidi dallo spazio pubblicoIrene Salvo 319

    La colonisation grecque de la Sicile dans les fragments de Diodore Aude Cohen-Skalli 325

    Presentazione di strumenti informatici

    SNS-Greek & Latin 6.1 per Mac OS X SNS-Greek & Latin 2.1 per WindowsAntonella Russo 333

  • viii Indice

    Mnamon: Portale delle Antiche Scritture del MediterraneoAntonella Russo, Anna Santoni 335

    MNHMHS cARIN

    Commemorazione di Vincenzo TusaHans Peter Isler 343

    Vincenzo Tusa: un ricordo sempre vivoFrancesca Spatafora 345

    Vincenzo TusaSebastiano Tusa 349

    Illustrazioni 353

    Allegato CD con posters

  • Abbreviazioni

    Autori antichi

    Sono state adottate, di norma, le abbreviazioni dell’Oxford Classical Dictionary, Oxford-New York 19963 o del dizionario di H.G. Liddell, R. Scott, Oxford 19689, e del Thesaurus Linguae Latinae. Index, ed. Teubner, Lipsiae 1904, ad eccezione dei seguenti casi: Apoll. Rhod., Diod., Demosth., Mythogr., Plato.

    Opere generali

    BÉ = Bulletin Épigraphique, in «Revue des Études Grecques».BMC = Catalogue of the Greek Coins in the British Museum.BTCGI = Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle

    Isole Tirreniche (fondata da G. Nenci e G. Vallet, diretta da C. Ampolo), Pisa-Roma 1977-1994, Pisa-Roma-Napoli 1996-2012.

    CIL = Corpus Inscriptionum Latinarum, Berlin 1863-CIS = Corpus Inscriptionum Semiticarum, Paris 1881-EAA = Enciclopedia dell’Arte Antica, Classica ed Orientale, Roma 1958-FGrHist = Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlin 1923-ICO = M.G. Guzzo Amadasi, Le iscrizioni fenicie e puniche delle colonie in

    Occidente, Roma 1967 (Studi Semitici, 28).ICret = M. Guarducci, Inscriptiones Creticae, I-IV, Roma 1935-1950.IG = Inscriptiones Graecae consilio et auctoritate Academiae Litterarum Regiae

    Borussicae editae, Berolini 1873-IGDS = L. Dubois, Inscriptions grecques dialectales de Sicile: contribution à

    l’étude du vocabulaire grec colonial, Rome 1989.IGRRP = R. Cagnat (a cura di), Inscriptiones graecae ad res romanas pertinentes,

    I-IV, Parigi 1906-1927.IGUR = L. Moretti (a cura di), Inscriptiones Graecae Urbis Romae, Roma

    1968-1990.ILAlg = Inscriptiones Latinae de l’Algerie, Paris-Alger 1922-ILS = H. Dessau, Inscriptiones Latinae Selectae, Berlin 1892-1916.LIMC = Lexicon Iconographicum Mythologie Classicae, Zürich-München 1981-LSCG = F. Sokolowski, Lois sacrées des cités grecques, Paris 1969.LSS = F. Sokolowski, Lois sacrées des cités grecques. Supplément, Paris 1962.RE = Paulys Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft (neue

    bearb.), Stuttgart-München 1893-1972.RIC = H. Mattingly, E.A. Sydenham and other, Roman Imperial Coinage,

    1923-1967.SEG = Supplementum Epigraphicum Graecum, Leiden 1923-SNR = Sylloge Nummorum Romanorum.

  • x Abbreviazioni

    Periodici

    Sono state adottate, di norma, le abbreviazioni dell’Année Philologique, ad eccezione delle seguenti e dei titoli riportati per esteso:

    AnnInst = Annali dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica.ArchMed = Archeologia Medievale.BCA Sicilia = Beni Culturali e Ambientali. Sicilia.BCSFLS = Bollettino del Centro Studi Filologici e Linguistici Siciliani.QuadAMessina = Quaderni dell’Istituto di Archeologia della Facoltà di Lettere

    e Filosofia dell’Università di Messina.QuadMusSalinas = Quaderni del Museo Archeologico Regionale «A. Salinas».SicA = Sicilia Archeologica.

  • 1. Osservazioni preliminari

    Questa mia relazione sugli scavi di Monte Iato è l’ultima che presento all’incontro di Erice. Riguarda solo due anni e cioè il 20071 e il 20082. Dopo la cam-pagna del giugno 2008 la direzione dei lavori è infatti stata assunta dal professor Christoph Reusser, su-bentrato come mio successore nella cattedra dell’U-niversità di Zurigo già nella primavera del 20073. Nel periodo di cui sto parlando i lavori a Monte Iato sono stati comunque piuttosto intensi. Nel quadro del POR 2000-2006 la Soprintendenza della Provin-cia di Palermo ha ottenuto una somma considerevole destinata a Monte Iato. Il Soprintendente Generale Dottoressa Adele Mormino e la Direttrice archeolo-gica della Provincia di Palermo Dottoressa Francesca Spatafora, che ringrazio entrambe vivamente, hanno voluto affidarmi la direzione dei lavori di scavo svolti con questi finanziamenti4.

    Anche nel periodo 2007-2008 i lavori di scavo a Monte Iato sono stati dedicati alle zone investigate già anteriormente e cioè all’agorà greca e ai quartie-ri residenziali Est e Ovest5. Sono stati inoltre ripresi gli scavi alla cinta muraria ed é stato possibile svuo-tare la grande cisterna pubblica della città ellenisti-ca. Come nella mia relazione del 2006, presenterò i risultati procedendo per i periodi principali di vita della nostra città.

    2. Periodo arcaico

    L’investigazione dell’insediamento arcaico sotto-stante la parte meridionale dell’agorà ellenistica è sta-ta intensificata (fig. 143)6. È stata messa in luce una casa arcaica a pianta angolare (casa C) (fig. 144) con una estensione di m 6,4 (muro Sud) x m 6 (muro Est) e porta nell’angolo sud-orientale, in seguito ricoper-ta dalla parte meridionale dello stilobate del portico orientale. Sul lato Sud, davanti alla casa (fig. 145), si trovava un cortile delimitato da un muro a Ovest e

    distrutto a Sud dal muro di limite Sud dell’agorà elle-nistica. In base ai reperti stratigrafici la casa risale alla prima metà del VI sec. a.C. Una seconda fase di uso si data alla seconda metà del VI sec. Nel cortile sono stati individuati due piani di calpestio. Associato a quello più antico era un frammento di coppa a filetti sull’orlo (fig. 146) di probabile produzione imerese7, databile ancora nel VII sec. a.C. Si tratta di una delle più antiche testimonianze di manufatti d’importa-zione a Monte Iato8.

    Della casa arcaica a pianta rettangolare più ad Ovest (casa A), alla quale sono associate le due pia-stre fittili9, è stato possibile identificare anche il muro meridionale; ne sono quindi note le dimensioni di m 6,8 x 4. La pianta di altre due case arcaiche rimane invece incompleta. Della casa D, tagliata dal muro di limite meridionale dell’agorà, rimane soltanto un angolo. La casa B, di cui è stata ritrovata buona parte del corredo interno10, è in parte ricoperta dal lastrico ellenistico della piazza dell’agorà.

    Ad Ovest del tempio a oikos non si conservano resti di abitazioni arcaiche; un solo tratto di muro arcaico rimane senza contesto. La roccia arenaria della mon-tagna è qui più alta ed è stata ricoperta dal piano di calpestio occidentale esterno del tempio11. Numerosi frammenti di kalypteres a sezione angolare dovevano far parte del suo tetto corinzio.

    Lo scavo della casa arcaica a cortile è stato termi-nato nel 200612. Avevamo notato già prima che il livello esterno della casa era molto più alto a Nord che a Sud ed avevamo pensato che potesse esistere un accesso diretto dall’esterno alla sala di banchetto del piano superiore. Per chiarire questo problema è stato scavato, nel 2007 e nel 2008, un settore a Nord della lunga sala al pianoterra (fig. 152). È stato tro-vato un livello esterno, più alto di 3 m del piano di calpestio della lunga sala, formato da farina di arena-ria del monte stesso, e solo parzialmente conservato. Si tratta senza dubbio del piano di calpestio esterno della casa tardoarcaica, corrispondente al livello in-terno della sala a banchetto, che doveva essere colle-

    Monte Iato: scavi 2007-2008

  • 92 Hans Peter Isler

    gata direttamente con l’esterno. Solo in tal modo si spiega la presenza di materiali ceramici di prestigio ritrovati sul piano di calpestio esterno, dove doveva-no essere finiti al momento della distruzione violenta della casa tardoarcaica13. Oltre a un frammento di exaleiptron tardo-corinzio (K 2600214), a minuscoli frammenti di vasi attici a figure rosse (K 2678615 e K 2676616), come pure a una spalla di lekythos cilindri-ca con decorazione a palmette (K 2676817), si rinven-nero frammenti di uno splendido kantharos attico configurato (K 26121, fig.147) a forma di testa fem-minile e testa di satiro18. Malgrado la conservazione molto lacunosa, è possibile attribuire il pezzo alla classe M, o classe del Vaticano, nella classificazione di J.D. Beazley19; dalle stesse matrici proviene l’esem-plare conservato per intero in una collezione privata (ex Schweizer) (fig. 148). Gli scarsi resti di pittura a figure rosse sul collo facevano probabilmente parte di scene di banchetto20. Si tratta di un vaso attico ra-rissimo nella Sicilia interna21, che si abbina ai pezzi particolarmente ricercati provenienti dal crollo della casa tardoarcaica22.

    Nella zona ad Est della casa a peristilio 1 lo scavo dei monumenti arcaici non è stato per ora prosegui-to. Reimpiegato in un muro medievale è però stato ritrovato un frammento di terracotta architettoni-ca con decorazione a rilievo (fig. 149). Si distingue un felino verso destra che azzanna un toro di cui si conserva soltanto la parte posteriore. Neppure l’a-vancorpo e la testa del felino sono conservati. Non è perciò più possibile dire se si trattasse, secondo la terminologia archeologica23, di un leone e cioè un felino con testa di profilo, oppure di una pantera, e cioè un felino con testa frontale. Per la ricostruzione del gruppo di combattimento tra questi animali si ha la scelta tra due schemi iconografici: o con due bestie24, oppure con il toro tra due felini antitetici25. La funzione esatta della terracotta nell’insieme ar-chitettonico non si può più stabilire: si deve tratta-re o di un kalypter hegemon oppure di un centro di frontone; la lavorazione della parte posteriore non è chiara, ma sembra piuttosto indicare un elemento che poteva contenere due animali, come proposto nella nostra ricostruzione grafica (fig. 150). Lo stile del rilievo non esclude una datazione ancora nella prima metà del VI sec. a.C. Doveva appartenere a uno degli edifici sacri che sono stati individuati in questa zona26.

    Da un contesto ellenistico ad Ovest della casa a

    peristilio 2 proviene la testa maschile in terracot-ta T 511 (fig. 151). Si tratta del secondo esempio di rappresentazione umana di produzione indigena a Monte Iato27. Il confronto con la testa T 453 dell’a-gorà28 permette di vedere, malgrado le differenze iconografiche nel dettaglio, alcune caratteristiche di base comuni, come per es. il rendimento plastico generale con superfici poco differenziate. La nuova testina sarà databile intorno al 600 a.C. o poco dopo, come la testa T 453.

    3. Periodi classico e ellenistico

    Sull’agorà greca i lavori del 2007 e 200829 hanno permesso di chiarire definitivamente alcuni aspetti principali (fig. 154)30. Lo scavo del portico orientale è stato completato. Il colonnato, di cui era possibile individuare il termine a valle, aveva una lunghezza complessiva di m 20 circa ed era formato da sette co-lonne. La pianta delle tre probabili camere retrostan-ti la navata del colonnato è solo parzialmente con-servata. La camera centrale era suddivisa in due vani, quello occidentale, profondo m 4,10, e quello orien-tale, profondo m 2,10, e si apriva sul portico tramite una porta con soglia conservata31. All’interno della camera e davanti alla sua porta sul portico si conser-vavano i resti di un piano di calpestio antico formato da un sottile strato di frammentini di calce bianca32 sul quale giacevano alcune lastre in terracotta, resti di una pavimentazione secondaria. All’interno della ca-mera si conservava parte dello strato di distruzione33, con frammenti di tegole, contenente alcuni fram-menti di terra sigillata africana34 che permettono di datare il crollo alla metà del II sec. d.C35.

    Lo stilobate e il muro di fondo del portico orienta-le, che serviva anche da muro anteriore delle came-re retrostanti, avevano fondazioni massicce (cfr. fig. 145). Dopo la loro costruzione lo spazio intermedio venne ricolmato. Il numeroso materiale stratigrafico proveniente dal riempimento conferma la datazione del monumento e di tutta la piazza dell’agorà greca intorno al 300 a.C. o poco dopo, già proposta36. La datazione viene corroborata da numerosi materiali stratigrafici provenienti dal riempimento37 sotto il lastrico della piazza in tutta la zona sud-occidentale dell’agorà. Il piano di calpestio con frammentini di calce bianca descritto sopra non è quello originale del portico, ma un rifacimento databile alla metà del

  • 93 Monte Iato: scavi 2007-2008

    III sec. a.C., come dimostrano due monete di Ierone II di Siracusa coniate dopo il 269 a.C.

    Nel 2008 è stato identificato anche il limite occi-dentale dell’agorà (fig. 153) a Sud della strada lastri-cata d’accesso alla piazza. Si tratta di un muro largo, già noto, ma finora non interpretato correttamente38, al quale si addossa, contemporaneo, il lastrico in are-naria della piazza. Il muro largo in direzione Nord-Sud ha un percorso leggermente obliquo, ovviamen-te dovuto al muro orientale dell’edificio sacro di tipo punico39 preesistente più ad Ovest.

    Dopo più di due anni sono stati ripresi i lavori nel-la casa a peristilio 2 (fig. 155)40. Si trattava di sgom-berare il vano centrale sul lato settentrionale del peri-stilio e di definire meglio l’estensione della casa verso Est. Il vano centrale era stato identificato nel 1998 e la superficie del crollo antico all’interno era allora stata messa parzialmente in luce41. Nel 2008 il vano è stato completamente svuotato (fig. 156). Si tratta di un grande andron enneaklinos42 che misura m 6,21 x m 5,08 (misure interne), che si apriva sul peristi-lio tramite una porta tra due finestre; una seconda porta nell’angolo sud-occidentale è stata aperta in un secondo momento. È stata accertata la presenza di un piano superiore43 di cui sono stati ritrovati, sotto il crollo di pietre, i resti del pavimento in opus signi-num44 che doveva essere poco conservato al momen-to della distruzione della casa. È stato ritrovato nel crollo anche parte del tetto di tegole della casa.

    Il pavimento dell’andron al pianoterra (fig. 157) consiste in un opus signinum con un tappeto a lo-sanghe circondato da zone a semplici quadrati, de-corazione attestata anche altrove a Iaitas45. L’interno dell’andron, e anche quello del vano nel piano su-periore, era rivestito di intonaco bianco con cornici in stucco, in parte fregi dentellati46. Particolarmente ricche erano le cornici sopra la porta centrale e le due finestre arricchite di sottili listelli47.

    Anche l’ambulacro settentrionale del peristilio è stato ulteriormente sgomberato (fig. 158)48. Il pavi-mento in opus signinum con decorazione a losanghe, già noto49, risulta ben conservato. In posizione di crollo furono trovati il davanzale A 1641 della fine-stra orientale dell’andron e i due capitelli in calcare A 1646 (fig. 159) e A 1647, accuratamente lavorati, che appartengono all’ordine dorico del pianoterra del peristilio50. Nel crollo furono inoltre trovati fram-menti di una cornice con fregio lesbio dipinto (fig. 160)51; altri frammenti erano già stati trovati nella

    stessa zona nel 199552. La cornice faceva parte dell’al-lestimento di seconda fase dell’ambulacro53, attestata anche nel vano nord-occidentale54.

    I materiali provenienti dal crollo utili per una data-zione erano scarsi. Si tratta di un piatto di sigillata (K 26736) databile in epoca tardo-augustea o tiberiana55 e della lucerna tornita L 2501, di un tipo diffuso nel tardo ellenismo e nella prima epoca imperiale56. La distruzione dell’andron e probabilmente di tutta la casa a peristilio 2 è quindi avvenuta nella prima metà del I sec. d.C. come quella della casa a peristilio 157.

    In un settore limitato è stata messa alla luce an-che parte dello stilobate orientale del peristilio (fig. 161), assieme a parte dell’ambulacro. Il pavimento in opus signinum con decorazione a losanghe risulta qui molto logorato, il che si spiega con il fatto che la parte meridionale della casa a peristilio 2 venne riusata in epoca medievale58.

    Nella zona Nord della casa lo scavo è stato este-so verso Est (fig. 162). Contrariamente a quanto ci aspettavamo, l’angolo nord-orientale della casa (in corrispondenza con l’angolo sud-orientale) non è stato trovato; la casa a peristilio 2 si estende infatti più ad Est, ma lo scavo, solo iniziato, non permet-te ancora un’interpretazione sicura. Il muro setten-trionale del vano ad Est dell’andron appena descritto termina in forma di anta e, dopo una piccola lacuna otturata in maniera poco accurata, segue un angolo di muro Est-Sud costruito con grossi blocchi, non completamente regolari. La stessa tecnica era già stata osservata all’angolo nord-occidentale originale della casa a peristilio 159.

    Tra l’andron descritto e l’angolo di muro menzio-nato si trova un altro vano, che misura m 8,3 x m 5,05. Era accessibile attraverso una porta nell’angolo nord-orientale del peristilio. Si tratta dell’ambien-te più grande finora noto della casa, certamente di carattere rappresentativo, ma la sua funzione esatta rimane per ora ignota. Lo stesso vale per i vani ad Est e a SudEst, per ora solo parzialmente definiti. Degno di nota è il rinvenimento del piccolo frammento V 2731 (fig. 176), probabilmente di un’arula, che por-ta il caratteristico segno di Tanit, rara testimonianza punica a Monte Iato60.

    Anche a ridosso dell’andron è stato tolto il crollo. Ne è emerso il fondo del canale osservato già prima più ad Ovest61, che asportava l’acqua d’infiltrazione. Più a Nord, e cioè oltre la fossa di fondazione del muro posteriore della casa ellenistica, è stato identi-

  • 94 Hans Peter Isler

    ficato un altro degli edifici anteriori alla costruzione della casa (fig. 163)62; si distingue la fronte settentrio-nale, lunga m 2,94, interrotta da una porta centrale. Anche all’esterno del muro Ovest della casa a peri-stilio 2 si erano rinvenute costruzioni appartenenti a un abitato anteriore alla sua costruzione63. Lo scavo è stato qui ripreso in misura limitata. È stato ripulito uno strato giallo64, databile al II sec. a.C., che sigilla-va i resti delle case più antiche ed è contemporaneo al rifacimento del canale di scolo esterno ad Ovest della casa65. In seguito è stata scavata parte del muro meridionale con una porta della casa settentrionale scoperta nel 2002 (fig. 164)66. La data di costruzione delle case più antiche non è ancora stabilita.

    Degno di nota è il rinvenimento del tassello fittile V 2684, del noto tipo con Acheloo sul verso e le let-tere __ incise sul retro67. È il primo esemplare trovato nel quartiere occidentale, tutti gli altri esemplari noti provengono dalla zona dell’agorà. La loro datazione al tardo IV sec. o agli inizi del III sec. a.C. al più tardi è ora sicura grazie a un esemplare da un contesto stra-tificato68. Tasselli con una Demetra in piedi sul verso e un retro liscio sono noti da Makella (Montagnola di Marineo)69. La funzione esatta di questi tasselli, sia a Iaitas che a Makella, rimane per ora ignota70.

    Si menziona infine il piombo mercantile V 2775, conservato per intero (fig. 177)71. Sul verso si vede una testa di Atena con l’elmo corinzio verso destra72, sul retro una figura, probabilmente una Nereide che cavalca un Ippocampo73. L’iconografia delle rappre-sentazioni porta a una datazione dell’oggetto al IV sec. a. C., il che corrisponde alla datazione general-mente proposta per altri oggetti simili.

    È stato proseguito anche lo scavo nelle case a pe-ristilio E 1 e E 2 del quartiere orientale, finora solo parzialmente messe in luce (fig. 165)74. Nella casa E 1 (fig. 166) i lavori si sono concentrati nel cortile, dove fu per prima cosa necessario rimuovere gli ele-menti architettonici incontrati già prima75. Si tratta di elementi dell’ordine dorico del peristilio con mi-sure leggermente più ridotte in confronto alla casa a peristilio 176. Alcuni blocchi appartenenti al geison dorico hanno una grondaia; sembrerebbe quindi che il peristilio E 1 abbia avuto un solo piano77. Ma d’al-tro lato sono stati ritrovati anche due elementi di co-lonna ionica con base78. La ricostruzione dell’alzato del peristilio rimane quindi per ora problematica. I blocchi dello stilobate orientale sono in gran parte finiti nel crollo, ma se ne conserva buona parte della

    fondazione. È stato perciò possibile localizzare esat-tamente la posizione dell’angolo sud-orientale del peristilio. Poco più ad Ovest un canale, individuato nel 2003 in un vano attiguo a Sud, attraversa la fon-dazione79.

    Fu possibile definire la pianta del peristilio, anco-ra solo parzialmente sgomberato, che aveva cinque colonne per lato. Con un totale di sedici colonne è il peristilio più ampio finora conosciuto a Monte Iato. Le misure dello stilobate sono m 10,5 Nord-Sud x m 9,2 Est-Ovest. Il diametro inferiore della colonna è di m 0,55. L’intercolunnio del lato Sud risulta, con m 1,5 circa, sensibilmente più breve di quello di m 1,9 circa dei lati Est e Ovest80. Anche le metope del fregio dorico del peristilio hanno, con m 0,365 e m 0,275, larghezze diverse. Intercolunni diversi sui due lati sono attestati anche nella casa a peristilio 181.

    Nello stilobate occidentale si apre una cisterna scavata nella roccia sottostante (fig. 167). Il puteal in calcare è stato ritrovato in situ; essendo stato danneg-giato durante il periodo di uso è stato richiuso sul fianco con una lastra di pietra. Nella zona sud-occi-dentale del cortile si è rinvenuto un bacino di m 3,9 x 2,8, collegato con la cisterna tramite una canaletta. La profondità del bacino, accuratamente costruito con pareti rivestite di cocciopesto solo parzialmente conservato, è di soli m 1,4. Il fondo consisteva in un miscuglio di piccoli frammenti di calcare e di terra argillosa, destinato a impermeabilizzarlo. Sembra ovvio che il bacino doveva avere una destinazione particolare, probabilmente artigianale. Per una in-terpretazione più pertinente bisogna scavare prima tutto il cortile.

    Nel crollo all’interno del cortile appena descritto è stata trovata la statua di satiro S 63 (fig. 178) in cal-care con gonnella di pelo. L’altezza conservata è di m 0,67: la statua, alla quale mancano la parte bassa con i piedi e la testa, risulta quindi di dimensione inferio-re al vero. Nell’iconografia il satiro corrisponde alle due figure provenienti dal teatro greco di Iaitas82, ad eccezione della ghirlanda trasversale sul torso, assen-te nel nuovo esemplare. Data questa rassomiglianza una datazione anche del satiro della casa E 1 intor-no al 300 a. C. 83 sembra possibile, ma un giudizio su base stilistica pare difficile, considerato anche lo stato di conservazione. Il satiro si appoggia a un pilastro. Era quindi collocato in un contesto architettonico decorativo, probabilmente come elemento medio di una doppia finestra84. In considerazione del luogo di

  • 95 Monte Iato: scavi 2007-2008

    ritrovamento dovrebbe appartenere all’alzato della casa E 185.

    Gli interventi di scavo nella casa a peristilio E 2 (fig. 168) sono rimasti limitati. Lo scavo per ritrovare il muro posteriore della casa è reso difficile dal notevo-le interro e dalla presenza di costruzioni medievali. A ridosso del peristilio è stato parzialmente defini-to un ambiente ampio m 4,8. Altri ambienti devono collocarsi più ad Ovest, come dimostrano due porte scoperte già nel 199986 che si aprono sull’ambulacro settentrionale. Rimane per ora dubbio se il muro po-steriore del vano corrisponde al muro posteriore di tutta la casa.

    Nella zona del saggio 160087, ad Ovest della casa arcaica, erano stati scoperti nel 2002 alcuni resti di muri88, ricoperti da muri ellenistici89. La ripresa del-lo scavo (fig. 169) ha ora dimostrato che questi muri fanno parte di una costruzione anteriore alla ristrut-turazione ellenistica della città90 e databile al IV sec. a.C. avanzato. Dato che edifici di epoca classica sono finora rari a Monte Iato91, si tratta di un’osservazione importante, anche se non è per ora possibile allargare lo scavo dove risulta un angolo di muro con un se-condo muro che vi si appoggia.

    3.1. La cisterna pubblicaGià da molti anni avevamo localizzato la cisterna

    pubblica della città ellenistica in una depressione lar-ga e profonda a SudOvest del teatro greco e dell’a-gorà92. Un saggio esplorativo aveva, nel 198993, con-fermato l’esistenza della cisterna e dimostrato che il riempimento della cisterna era, ad eccezione degli strati infimi94, recente. Nel 200095 e ora nel 2008 (fig. 171) è stato possibile svuotare in gran parte la cister-na con l’aiuto di mezzi meccanici96. Si è potuto in tal modo definire l’estensione della cisterna a pianta ret-tangolare con angoli arrotondati che misura m 37 in direzione Est-Ovest x m 21 in direzione Nord-Sud. Le pareti della cisterna, conservate in massima parte, consistono in un muro di pietra costruito con cura che poggia nel lato Sud sulla roccia arenaria imper-meabile levigata che formava il fondo. Il punto più alto del muro si trova a quota m 826,10 s/m97. Al-cuni resti conservati nella zona sud-orientale dimo-strano che i muri erano stati impermeabilizzati con uno strato di cocciopesto. Quanto rimane all’interno della cisterna è uno strato archeologico con materiali vari di epoca medievale che bisognerà asportare con uno scavo regolare. La tecnica costruttiva è caratteri-

    stica di una costruzione di epoca antica. Sembra pro-babile una datazione al momento della costruzione della città ellenistica intorno al 300 a.C., quando fu costruito anche il canale di scolo che portava l’acqua piovana dal teatro greco98 in direzione della cisterna, passando sotto il lato occidentale dell’agorà 99.

    3.2. Le mura di cintaNel 2006 E. Mango ha iniziato lo studio delle mura

    di cinta di Iaitas100. Nel 2007 la ripulitura di un tratto delle mura nel quadrato della pianta generale M/19101 (fig. 170) ha messo parzialmente in luce una porta o postierla con resti della pavimentazione stradale antica. Nel 2008 è stato ripreso lo scavo nella zona della porta orientale iniziato nel 2001 dalla Soprin-tendenza archeologica di Palermo. È stato possibile identificare in due punti un tratto delle mura di cinta antiche (fig. 172), ma la loro dimensione e la crono-logia rimangono da stabilire.

    4. Epoca romana imperiale

    Per quanto riguarda l’epoca romana imperiale ci sono, come di solito102, poche novità. Poggiati sul la-strico dell’agorà poco ad Ovest del portico orientale sono stati individuati scarsi resti di muri di epoca romana imperiale che non permettevano comunque di ricostruirne la pianta d’insieme. Nello strato d’u-so contemporaneo si sono trovati frammenti di terra sigillata africana analoga ai rinvenimenti provenienti dall’interno del portico menzionati sopra.

    Al di sotto dello strato di distruzione all’interno del portico descritto già sopra si è conservato un piccolo lembo di strato d’uso dal quale proviene la lucerna L 2427 (fig. 179)103 con una rappresentazione di Ercole che combatte con la clava un animale serpentino a una sola testa. Non può quindi trattarsi dell’idra di Lerna104. L’iconografia generale richiama quella di Ercole nel giardino delle Esperidi105, ma manca la rappresentazione dell’albero di mele. Il significato preciso dell’immagine rimane così ignoto.

    5. Il Medioevo

    Lo scavo dell’agorà non ha dato novità importanti per quanto riguarda il periodo medievale, anche se sono stati individuati qualche altro muro sconnesso

  • 96 Hans Peter Isler

    e qualche fossa che arrivava fin sulla roccia. Notevo-le è invece il rinvenimento di un mazzo di punte di lancia e simili oggetti in ferro (fig. 180), arrugginiti e incollati tra di loro. Deve trattarsi di ‘ferro vecchio’ depositato sul resto di muro arcaico menzionato già sopra, nelle vicinanze delle due fucine scoperte qualche anno fa106. Come hanno rilevato nuovi scavi, queste fucine erano scavate nello strato antico ante-riore. Il suolo formato da scorie e carbone era spesso fino a m 0,2.

    La zona nord-orientale della casa a peristilio 2 è ri-coperta da tre case medievali parallele (fig. 173). Tre case medievali a un solo vano si sono trovate anche nella zona a NordOvest della casa a peristilio 2 (fig. 174). Sotto i crolli di pietre sono stati individuati i piani di calpestio interni che consistevano nello stra-to giallo ellenistico107 già menzionato sopra. La casa settentrionale conteneva una fossa rivestita di argilla, che doveva servire per la conservazione di materia-li liquidi. All’interno delle case non si sono trovate suppellettili, come è la regola nelle costruzioni ap-partenenti all’ultimo periodo di vita della città me-dievale108.

    Le case a peristilio E 1 e E 2 risultavano ricoperte da numerose costruzioni medievali che formavano un quartiere abitativo vero e proprio (fig. 175). Con l’estensione verso Nord dello scavo della casa E 2 ne sono stati individuati altri elementi. Dato che la con-servazione di molti muri rimane poco soddisfacen-te e che i suoli dei vani sono spesso mal conservati, un’interpretazione sicura non è per ora possibile. Le costruzioni stesse, che consistono in case a uno o più vani, come pure le non poche modifiche e aggiunte successive, sono databili all’epoca sveva109.

    6. Documenti epigrafici e numismatici

    Tra le macerie nella cisterna pubblica, accumulate attraverso i secoli, fu trovato un blocco frammenta-rio in calcare fine (I 16110) con parte di un’iscrizione latina monumentale; l’altezza delle lettere è di die-ci centimetri. Il blocco è rotto a sinistra, l’altezza è quella originale. La faccia laterale a destra esibisce un’anatirosi, il che dimostra che qui seguiva un altro blocco, non conservato. L’iscrizione si trovava quin-di su una serie di blocchi messi in fila del tipo dell’i-scrizione dedicatoria del teatro di Iaitas111 e di quella del bouleuterion di Segesta112.

    L’iscrizione a due righe sul blocco I 16 è ben leggi-bile (fig. 181), ma piuttosto corta e non molto com-prensibile. Si legge:

    T I M A D O S I N.

    Precedente la T della prima riga si conservano re-sti di un’altra lettera (ancora una T?). La D all’inizio della seconda riga risulta tagliata a sinistra, la lettura non è quindi sicurissima. Dato il tipo di iscrizione, che sembra caratteristico per la Sicilia occidentale, e il carattere delle lettere, l’iscrizione sarà da datare senza dubbio al periodo tardorepubblicano.

    Tra i frammenti di intonaco bianco caduti nell’am-bulacro settentrionale del cortile della casa a peristi-lio 2 è stato trovato un graffito in greco (fig. 182). Si legge:

    ERGA( - tre linee brevi incrociate - IKAI[

    Il segno centrale è un simbolo diffuso per indicare il nominale del denario romano113. In analogia a si-mili graffiti scoperti nella Hanghaus 2 di Efeso114 si propone per la traduzione del graffito, incompleto a destra: “lavori dieci denari e ...”. Anche altri fram-menti di intonaco, più piccoli, conservano segni inci-si che non si lasciano per ora interpretare.

    Si menzionano infine alcuni ritrovamenti numi-smatici particolarmente significativi.

    Il quinario romano repubblicano M 3805 (fig. 183) porta sul verso la solita testa di Roma con il casco, ma il retro porta la stessa testa in negativo. Si tratta di un errore di coniazione115. La moneta coniata pre-cedentemente è rimasta incollata sulla pila ed è stata ripresa in negativo dalla moneta coniata in seguito. I quinari116 sono un nominale emesso solo per un bre-ve tempo a partire dal 211 a.C.; lo stato di conserva-zione del nostro esemplare non permette comunque una classificazione più precisa.

    La moneta M 3806 (fig. 184), proveniente da un contesto medievale, è notevole per la sua insolita ori-gine. Si tratta infatti dell’emissione di un governatore romano della provincia di Giudea di epoca augu-stea. Il verso mostra una spiga di grano e la leggenda [K]aivsaro", il retro una palma con datteri117; l’in-dicazione dell’anno d’emissione (tra il 6 e l’11 d.C.), che si doveva trovare sui lati della palma, non è più leggibile sul nostro esemplare.

  • 97 Monte Iato: scavi 2007-2008

    Si presenta infine il follis bizantino M 3816 (fig. 185) che proviene da un contesto medievale non meglio stratificato. Si tratta di un follis della classe C118, databile all’XI sec., probabilmente tra il 1060 e il 1080 d.C. Il nostro è solo la quarta moneta bizantina proveniente da Monte Iato119 e la prima che è stata rinvenuta nello scavo regolare.

    Hans Peter Isler

    1 Trentasettesima campagna di scavo, 5 marzo-6 aprile 2007. Per una relazione più ampia cfr. Isler 2008; Id. 2011c.

    2 Trentottesima campagna di scavo, 3-27 giugno 2008. Per una relazione più ampia sui lavori dell’autunno 2007 e del 2008 cfr. Id. 2009a; Id. 2011c.

    3 Negli anni 2009, 2010 e 2011 l’Istituto di Archeologia dell’Università di Zurigo ha proseguito lo scavo a Monte Iato.

    4 Campagne di scavo 2000-2006, 3-31 ottobre 2007 e 7 apri-le-13 giugno 2008.

    5 Per gli scavi dal 2004 al 2006 cfr. Id. 2009b.6 Cfr. già ibid., 661.7 Cfr. Vassallo 1997, 86-87, tav. 3,7; nella nota 29 sono elen-

    cati rinvenimenti della chora di Himera. Cfr. anche la coppa Vas-sallo 2005, 23, fig. 13 con orlo un poco più alto e le coppe 81, fig. 128 con decorazione a bande concentriche. Coppe a filetti non erano finora attestate a Monte Iato.

    8 Isler 2005b, 15.9 Id. 2009b, 661.10 Ibid., 661.11 Id.1997c, 28-29, con fig. 18; Id. 1998a, 44; Id. 1998b, 18;

    Id. 1999a, 43.12 Id. 2009b, 663, con fig. 11.13 Cfr. Id. 2005b, 20.14 Cfr. Risser 2001, 99, n. 372, tav. 21 (tardo VI-inizi del V

    sec. a.C.).15 Isler 2009a, 101-102, con tav. 16, 6. Id. 2011c, 39, fig. 14.16 Id. 2011c, 39, fig. 15.17 Id. 2009a, 102, con tav. 16, 5. Id 2011c, 39, fig. 16.18 Id. 2008, 138, con tav. 23, 6. Id. 2011c, 39, fig. 17.19 Nel 1929 il Beazley ha proposto per la prima volta una clas-

    sificazione dei vasi attici configurati a forma di teste umane, cfr. Beazley 1929. In Id.1963, 1529-1552 la classificazione è stata in sostanza ripresa e sono stati aggiunti altri vasi pertinenti. Per la classe M: classe del Vaticano cfr. Id. 1929, 60-61; Id. 1963, 1538-1539 e in particolare 1539, 6-8 kantharoi con testa femminile e testa di satiro. Molto simile al nostro è l’esemplare ex Schwei-zer, Id. 1963, 266, 84; 1539, 7; 1641. Id 1971, 351; 503. Id. 1989,

    205. Da ultimo MMAG 1969, 63, n. 104, tav. 44. All’esemplare K 26121, molto frammentario, corrispondono, nell’esemplare ex Schweizer, la resa dei capelli e la forma dell’occhio della testa femminile e anche la distribuzione delle zone verniciate. Della testa del satiro sull’altro lato di K 26121 si conserva soltanto parte di un orecchio. Anche la testa femminile del kantharos Louvre H 43 proviene della stessa matrice, ma qui risulta combinata con una testa di Eracle, cfr. Beazley 1963, 1538, 3; Pottier 1902, 150-151, tav. 14, 3-4. L’acconciatura della testa femminile Lon-don, British Museum E 793 è invece diversa, cfr. Beazley 1963, 1539, 8; CVA London 4 1929, III I c, tav. 36, 4.

    20 La decorazione a figure rosse dell’esemplare ex Schweizer e di altri vasi della classe M è stata attribuita dal Beazley al pittore di Syriskos, quella del vaso Louvre H 43 è vicina allo stesso pitto-re. Il tema è il simposio.

    21 La maggior parte dei vasi attici configurati a testa uma-na della Sicilia appartiene alla classe N: classe Cook, piuttosto modesta all’interno di questa categoria di vasi. Esemplari da Sabucina: Panvini 2006, 92, tomba 6, B; classe N: classe Cook. ibid.,120, inv. 1807, tra le tombe 15 e 16, classe G: classe di Lon-dra; ibid.,18 fig. 1-2. Esemplari da Randazzo: Beazley 1963, 1542, 103-104; classe N: classe Cook; cfr. Malfitana 2003, 36, fig. 8. Sono noti inoltre alcuni kantharoi plastici scoperti in cit-tà greche della Sicilia. Da Agrigento: Beazley 1963, 1542, 113; classe N: classe Cook. Lo stesso vaso anche in Veder Greco 1988, 339, tomba 1098, 1? Da Gela: Beazley 1963, 1533, sotto 1; Id. 1971, 502; Id. 1989, 386; classe di Londra. Cfr. Giudice, Pan-vini 2003, 322 G 75; Beazley 1963, 1542, 114; classe N: classe Cook. Da Himera: cfr. Vassallo 2005, 71, fig. 97, dalla tomba RO1505. Da Kamarina: Beazley 1963, 1549, 19; classe T: classe di Basilea. Da Selinunte: ibid., 1534, 20; classe G: classe di Lon-dra. ibid., 1542, 99-101; classe N: classe Cook. Alcuni esemplari provengono dalla punica Mozia: ibid.,1535, 40, classe G: classe di Londra. Ibid., 1543, 116; classe N: classe Cook. Ibid 1549, 20; classe T: classe di Basilea. Cfr. Whitaker 1921, 317, fig. 97, 1-3.

    22 Cfr. da ultimo Isler 2005b, 20-24.23 Cfr. Payne 1931, 70.24 Cfr. per es. un rilievo tardoarcaico di Paros, Hölscher

    1972, 32-33, tav. 5, 2. Lo stesso schema s’incontra nel gruppo di leone e toro del frontone del tempio degli Alcmeonidi a Delfi, cfr. de La Coste-Messelière 1931, 37-40 fig. 12; Hölscher 1972, 74f. G 8. Cfr. anche un gruppo frontonale (?) da Karystos, Pa-pavasiliou 1908, 109-110 fig. h; Hölscher 1972, 75-76 G 10.

    25 Cfr. per es. il frontone in poros VIII dell’acropoli di Atene, Heberdey 1919, 87-100, fig. 66-68 e 83; Hölscher 1972, 69-70 G 1. La stessa iconografia s’incontra anche nel frontone marmo-reo del tempio dei Pisistratidi sull’acropoli di Atene, cfr. Schra-der 1939, 385-386, fig. 496, al n. 473; Hölscher 1972, 72-73 G 4. Esistono anche composizioni con la testa del toro rivolta

  • 98 Hans Peter Isler

    a sinistra, cfr. Richter 1954, 5-6, n. 7 tav. 10; Hölscher 1972, 73 G 5. Probabilmente anche Harrison 1965, 33-36, n. 95, tav. 15-16; Hölscher 1972, 73-74 G 6.

    26 Cfr. Isler 2009b, 663.27 Statuette antropomorfe arcaiche in terracotta di produzio-

    ne indigena sono rare nella Sicilia occidentale e centrale. Con le testine da Monte Iato cfr. una testina femminile da Segesta, Tusa 1988-1989, 69, tav. 20, 3; id. 1997, 1315-1316, tav. 264. La testina da Segesta è stata datata tra la fine del VII e la metà del VI sec. a.C., il che corrisponde alla datazione delle testine maschi-li da Monte Iato. Ci sembra invece che la figurina ammantata, proveniente da una matrice molto usata (ibid., 1318, Taf. 265, 3), sia piuttosto un’opera greca. Una statuetta da Monte San Giuliano, trovata nel contesto di una capanna databile al VII-VI sec. a.C., è di qualità inferiore, cf. Panvini 1993-1994,756 tav. 24, 2.

    28 Cfr. Isler 2004a, 76, tav. 11, 10-11; anche Id. 2004b, 12, fig. 20.

    29 Il nostro contributo sull’agorà nel quadro di questo con-vegno tiene conto degli ultimi risultati di scavo. Per una inter-pretazione più approfondita dei resti archeologici cfr. gli Atti del presente convegno.

    30 Per gli scavi anteriori cfr. Isler 2009b, 663. 31 Per una porta corrispondente, meno larga, nel muro di fon-

    do della camera, cfr. Id. 1993a, 61, tav. 12, 1.32 Per questo piano cfr. già Id. 1992, 61, con datazione legger-

    mente più bassa.33 Un altro lembo è stato già osservato nel 1991, cfr. ibid., con

    nota 56.34 Per un elenco più dettagliato dei materiali cfr. Id. 2008, 134,

    con nota 6.35 Una presenza di strati del periodo imperiale è già stata no-

    tata anteriormente, cfr. Id. 2006, 65, con nota 7; Id. 2007, 108.36 Cfr. da ultimo Id. 2009a, 98, con note 32-33. Ma vedi ora

    Id.2011a, in particolare 107-122 e1124-126.37 Per questo riempimento cfr. da ultimo Id. 2008, 135, con

    nota 17.38 Id. 1997c, 29, fig. 21; Id. 1998a, 43, tav. 10, 1; Id. 1998b, 18,

    tav. VII, 1; Id. 1999c, 28-30, fig. 29; Id. 1999a, 43.39 Cfr. per ultimo Id. 1989a, 37-38, fig. 2; Id. 1992, 61-62. An-

    che Id. 2000c, 44-45. 40 Cfr. Id. 2009b, 663-664. Anche Id. 2006, 69-70.41 Cfr. Id. 1999a, 46.42 Anche gli andrones della casa a peristilio 1 erano enneakli-

    noi, cfr. Dalcher 1994, 32, con tav. 79. Dei due andrones già noti sul lato occidentale della casa a peristilio 2, quello meridio-nale è un enneaklinos, quello settentrionale un eptaklinos: cfr. Isler 1993a, 65-66; Id. 1994, 40.

    43 Nell’attiguo vano nord-occidentale della casa a peristilio 2

    non esisteva, almeno nella seconda fase di uso, un piano superio-re: cfr. Id. 2009b, 664; Id. 2006a, 70.

    44 Resti di un simile pavimento al piano superiore sono stati osservati anche nell’angolo nord-orientale del cortile della casa a peristilio 1, cfr. Id. 1980, 114.

    45 Cfr. Id. 1997b, 23-24.46 Per la decorazione parietale della casa a peristilio 1 cfr.

    Brem 2000. 47 Per porte e finestre profilate simili cfr. ibid., 86-88, tav. 20-

    23.48 Cfr. Isler 1996, 62.49 Cfr. ibid., 62, tav. 10, 4; Id. 1997b, 31, fig. 8.50 Cfr. inoltre Id. 2011c, 40, fig. 23.51 Per i nuovi frammenti cfr. anche ibid., 40, fig. 24.52 Cfr. Id. 1995c, 34, fig. 43-44; Id. 1996, 62-63, tav. 11, 1. Tra

    le cornici scoperte nella casa a peristilio 1 si riscontra un solo elemento di forma simile; non appartiene comunque all’allesti-mento originale della casa; cfr. Brem 2000, 44-45 e 136, cat. 96, tav. 55, 8 disegno 7, 2.

    53 Agli esempi in Sicilia menzionati in Isler 1996, 63, nota. 93 si aggiungono ora le cornici della Casa del Navarca a Segesta, cfr. Daniele 2000, 337, tav. 57, 5 e tav. 198, 4.

    54 Cfr. Isler 2006, 70.55 Cfr. Id. 2011c, 40, fig. 21 a-b e Conspectus 1990, 84, forma

    19, tav. 17. Il bollo centrale del ceramista non risulta purtroppo conservato.

    56 Cfr. Isler 2011c, 40, fig. 22 a-b e Käch 2006, 149-173.57 Cfr. Isler 1983, 41, con nota. 33; Id. 1986, 75. In ultimo

    Hedinger 1999, 297: metà del I sec. d.C. 58 Cfr. Isler 1989a, 42; Id. 1993a, 64.59 Cfr. Dalcher 1994, 18, tav. 9, 6.60 Per alcune testimonianze puniche a Iaitas cfr. Isler 1993b,

    88-92. Per il segno di Tanit cfr. per es. un pendente da Mozia, Ciasca et al. 1989, 73 e 112, fig. 31 a destra. Segni di Tanit su pavimenti in opus signinum a Selinunte sono da datare prima della metà del III sec. a.C., quando questa città fu abbandonata; cfr. Vassal 2006, 175-176 e 213, n. 366-367, fig. 11-12. Il segno di Tanit s’incontra spesso su stele puniche, ma non in Sicilia; cfr. Bisi 1967, 208-210, con fig. 7. 39-40 ecc., tav. 11, 1. 25-29 ecc. Moscati 1992, 22.

    61 Cfr. Isler 2005a, 107 tav. 22, 2.62 Cfr. Id. 2009b, 663-664, con nota 39. Anche Id. 2005a, 107,

    fig. 1, tav. 22, 2 in primo piano.63 Cfr. Id. 2002, 118-119, tav. 27, 3; Id. 2003, 86-87, tav. 19, 4.64 Cfr. ibid., 86.65 cfr. Id. 2002, 118.66 Cfr. Id. 2003, 86, Taf. 19, 4. Cfr. anche la pianta schematica

    della casa a peristilio da Id. 2005a, 107, fig. 1.67 Cfr. Id. 1999b, 399, fig. 215-216. Da ultimo Id. 2008, 135.

  • 99 Monte Iato: scavi 2007-2008

    68 Da ultimo ibid., 135.69 Cfr. Tamburello 1988, 45, tav. 20, 1. Ead. 1991, 370. Spa-

    tafora 1993-1994, 1195, tav. 152, 2. De Simone 1997, 225-227, 233, V 1-V 3 fig. 1.

    70 Per la funzione di questi oggetti cfr. ibid., 226. Una inter-pretazione ‘politica’ come da noi proposta ci pare possibile anche per i pezzi da Makella; cfr. Isler 1999b, 399.

    71 Un piombo mercantile (V 1514) dello stesso tipo è stato trovato a Monte Iato nel 1997, cfr. Id. 1997c, 23, fig. 2. Piombi mercantili di questo tipo sono ben noti in Sicilia, cfr. Darem-berg, Saglio 1919, 132, fig. 6825-6827, s.v. tessera. Numerosi piombi dalla Sicilia sono stati pubblicati da Salinas 1864, 343-355, con tav. 11 (= Tusa 1976, 131-144, tav. A-D); Salinas 1866, 18-28, tav. B (= Tusa 1976, 165-173, tav. B). Cfr. anche Salinas 1894, 409-410 (= Tusa 1976, 373).

    72 La testa di Atena richiama le monete di Corinto del V sec. avanzato e del IV sec. a.C., che sono servite da modello; il pun-zone ricalca probabilmente direttamente una moneta: cfr. Fran-ke, Hirmer 1972, tav. 153 n. 85-88. Una testa di Atena simile è attestata anche tra i materiali pubblicati dal Salinas, cfr. Salinas 1864, n. 26.

    73 Cfr. Icard-Gianolio 1997, 634-637. Nereidi a cavallo di un Ippocampo nel contesto del trasporto delle armi per Achille sono note su vasi apuli, cfr. ibid., 634 n. 6, tav. 392. Per numerosi altri esempi di Nereidi a cavallo di un Ippocampo cfr. Szabados 1992, 785-824, con tav. 456-488; tra i materiali presentati non si trova una rappresentazione su piombo mercantile.

    74 Cfr. Isler 2009b, 664.75 Cfr. ibid., 664.76 Cfr. Dalcher 1994, 19. 77 Cfr. già Isler 1995a, 36.78 Uno degli elementi ionici è stato trovato già nel 2000. cfr.

    Isler 2001a, 76; Id. 2001b, 20-21, fig. 49.79 Cfr. Id. 2004a, 80; anche Id. 2004b, 24 fig. 54; Id., 2001b, 20

    fig. 48, situazione dello scavo nel 2000.80 Da correggere la misura data in Id. 2008, 140, in quanto il

    blocco di stilobate preso allora come punto di riferimento per le misure non è in situ, contrariamente a come avevamo pensato.

    81 Cfr. Dalcher 1994, 19.82 Cfr. Ribi, Isler-Kerényi 1976, 21-27, tav. 7-11; ibid., 38-39

    per il tipo statuario.83 Per la datazione dei satiri dal teatro greco cfr. Isler-Ke-

    rényi, ibid., 36-38.84 Per elementi architettonici facenti parte di finestre cfr.

    Isler 1996, 63, tav. 11, 2; Id. 1997a, 59.85 Per una discussione più ampia che include le altre sculture

    simili trovate a Monte Iato e altrove in Sicilia cfr. Id. 2008, 141.86 Cfr. Id. 2000b, 119.87 Cfr. Id. 2009b, 664.

    88 Cfr. Id. 2003, 90.89 Cfr. Id. 2007, 115, con fig. 2.90 Id. 2008, 143. Per ultimo Id. 2011b, 150, fig. 4.91 Cfr. supra a proposito delle strutture a Nord e ad Ovest del-

    la casa a peristilio 2.92 Cfr. da ultimo Id. 2000c, 46, con fig. 2. Per la localizzazione

    anche Id. 2001a, 71, fig. 1, 3.93 Cfr. Id. 1989b, 15, fig. 24; Id. 1990a, 56-57; Id. 1990b, 16-

    17, fig. 25; Id. 1991, 69.94 Sul fondo erano state trovate alcune anfore medievali, cfr.

    Id. 1990b, 17, fig. 26-28.95 Id. 2002, 114.96 Solo nel’angolo sud-occidentale è rimasta una rampa di

    pietre e terra che permetteva ai mezzi meccanici di uscire.97 Il livello del lastrico dell’agorà sul lato Sud è di m 829 s.l.m. 98 Per ultimo Id. 2000e, 206, con nota 19, fig. 2. Per la datazio-

    ne della città ellenistica cfr. ora ISLER 2011a.99 Cfr. Daehn 1991, 68, con nota 127.100 Per il muro di cinta cfr. Isler 2000c, 29-30.101 Cfr. ibid., 28, fig. 1.102 Cfr. Id. 2009b, 664.103 Per le lucerne di epoca imperiale con becco a voluta arro-

    tondato (tipo Loeschcke IV) cfr. Käch 2006, 187-188, per quelle con presa plastica (tipo Loeschcke III), 189-190. Data la presenza di una decorazione addizionale sul becco l’esemplare L 2427 ap-partiene al tipo III.

    104 Per le rappresentazioni romane del combattimento di Era-cle con l’Idra cfr. Kokkorou-Alewras 1990, 40-41, n. 2058-2092, per le lucerne in particolare n. 2081-2083.

    105 Cfr. ibid., 107, n. 2761; inoltre Loeschcke 1919, 365-366, n. 71, tav. 7 e Bachofen 1890, tav. 25, 2.

    106 Cfr. Isler 2009b, 665. Anche Id. 2008, 136. Cfr. inoltre Corretti 2000, 83-100. Ringrazio Alessandro Corretti per le informazioni sulla funzione di tali strutture.

    107 Cfr. Isler 2003, 86.108 Cfr. già Id. 1995b, 125.109 Cfr. già le osservazioni da ibid., 124-125.110 Misure m 0,49 x 0,42 x 0,32 (spessore). In un secondo mo-

    mento la parte posteriore è stata trasformata in un piccolo baci-no. Cfr. anche Id. 2009a, 101, tav. 16, 9.

    111 Per questa iscrizione cfr. da ultimo Id. 2000d, 724, tav. 144, 1-3. Anche Id. 1997c, 24, fig. 7.

    112 Cfr. Nenci 2000, 810-811, tav. 156. Anche de Cesare, Parra 2000, 273, tav. 43, 1-2.

    113 Cfr. Taeuber 1999a, 153. Cfr. inoltre i graffiti ibid., 156-159, fig. 2-6, databili però in età imperiale.

    114 Per la struttura degli elenchi che si riferiscono all’economia domestica ibid., 153-154. A proposito dei graffiti e dipinti delle grandi case di Efeso in genere cfr. Id. 1999b.

  • 100 Hans Peter Isler

    115 Per tali errori di coniazione cfr. Göbl 1978, 54, per la tec-nica della coniazione ibid., 50-51.

    116 A proposito dei quinari cfr. Crawford 1974, 628, per la datazione anche 34-35.

    117 Cfr. Hill 1914, 248-250, n. 1-27 tav. 28, 1-6. Meshorer 1982, 281, n. 1-5 a tav. 30; ibid., 172-176 per i governatori e i nomi dei due possibili autori dell’emissione. Burnett, Aman-dry, Ripollès 1992, 682, n. 4954-4957, tav. 179.

    118 Follis anonimo, coniato in Calabria. VS: Gesù Cristo fron-tale con nimbo a punti; non si riconosce nessuna leggenda. RE: Croce decorata a puntini, nei segmenti _________________. Cfr. Monnaies byzanti-nes 1930, 102, n. 1998, tav. 47. Travaini 1995, 238 [41] tav. 5. Grierson, Travaini 1998, 80-81 e 604, tav. 5, 61-62.

    119 Per le monete bizantine provenienti da Monte Iato già note cfr. Isler 2000a, 361-362, tav. 1-2.

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  • 101 Monte Iato: scavi 2007-2008

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  • 102 Hans Peter Isler

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  • 103 Monte Iato: scavi 2007-2008

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  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 143. Agorà, pianta schematica della parte

    meridionale 2008 con le costruzioni arcaiche.

    144. La casa arcaica C con il cortile antistante, da Nord.

    145. Cortile a Sud della casa arcaica C, da Est. A sinistra il muro di limite Sud dell’agorà ellenistica. In fondo a destra la fondazione dello stilobate del portico orientale dell’agorà.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 146. Frammento di coppa a filetti K 26611; largh. cm 3, 6. 147. Frammenti del kantharos attico configurato K 26121;

    alt. della testina cm 11, 0. 148. Kantharos in una collezione privata anonima (ex

    Schweizer), proveniente dalle stesse matrici come K 26121; alt. cm 19 (Da Münzen und Medaillen 1969, n. 104, tav. 44).

    149. Terracotta architettonica A 1633; largh. cm 17, 0. 150. Ricostruzione grafica di A 1633 (disegno Jay

    Thalmann). 151. Testina maschile in terracotta T 511: a) frontale, b)

    profilo; alt. cm 3, 6. a b

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 152. Livello esterno a Nord della casa arcaica a cortile, da Est. 153. Il limite occidentale dell’agorà con il lastrico addossato al muro largo, da Sud. 154. Pianta schematica dell’agorà 2008.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 155. Casa a peristilio 2, pianta

    schematica 2008. 156. Casa a peristilio 2, l’andron da

    Est. 157. Il pavimento in opus signinum

    dell’andron, da Sud.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 158. L’ambulacro settentrionale

    della casa a peristilio 2, da SudEst.

    159. Il capitello dorico A 1646 dell’ordine inferiore del colonnato del peristilio; largh. cm 56.

    160. Frammenti di cornice a fregio lesbio dall’ambulacro settentrionale del peristilio; alt. cm 13.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 161. Casa a peristilio 2, l’ambulacro

    orientale parzialmente ricoperto da un muro e un lastrico medievale, da Sud.

    162. Settore nord-orientale della casa a peristilio 2, da Ovest. Sono visibili i muri del vano ad Est dell’andron con la porta d’accesso dal peristilio a destra in basso.

    163. Casa più antica retrostante a Nord il muro settentrionale della casa a peristilio 2, da Sud.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 164. Casa più antica con porta ad

    Ovest della casa a peristilio 2, da Ovest.

    165. Case a peristilio E 1 e E 2, pianta schematica 2008.

    166. Case a peristilio E 1 e E 2, da Ovest. In primo piano il cortile della casa E 1.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 167. Casa a peristilio E 1, cisterna e

    bacino nel cortile, da Est. 168. Muri antichi a Nord del

    peristilio della casa E 2, da Est.169. Zona del saggio 1600, muri

    tardo-classici da Ovest.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 170. Pianta generale 2007 171. La cisterna pubblica, da

    Ovest. 172. Saggio nel muro di cinta,

    lato orientale, da Nord.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 173. Una delle tre case medievali

    sovrastanti la parte nord-orientale della casa a peristilio 2, da Sud.

    174. Le tre case medievali a NordOvest della casa a peristilio 2, da Est.

    175. Case a peristilio E 1 e E 2 nel quartiere orientale, pianta schematica 2008 delle costruzioni medievali.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 176. Frammento V 2731 di arula con il segno di Tanit in

    rilievo; alt. cm 4, 0. 177. Piombo mercantile V 2775: a) Atena, b) Ippocampo;

    lungh. cm 2, 7. 178. Satiro S 63 dal crollo della casa a peristilio E 1: a)

    frontale, b) profilo; alt. cm 72.

    a b

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  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 179. Lucerna L 2427 con Eracle; lungh. cm 9, 9. 180. Mazzo di oggetti in ferro dall’agorà. 181. Iscrizione monumentale I 16; largh. cm 49. 182. Graffito dall’ambulacro settentrionale della casa a

    peristilio 2; largh. cm 14.

  • Hans Peter Isler

    Monte Iato. 183. Quinario romano repubblicano M 3805: testa di Roma, a) verso, b) retro; largh. cm 1, 48. 184. Moneta emessa da un governatore romano in Giudea M 3806, a) spiga di grano, b) palma

    con datteri; largh. cm 2,7.185. Follis bizantino M 3816, a) Gesu Cristo, b) croce e leggenda; largh. cm 3, 1.

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  • Finito di stampare nel mese di dicembre 2012presso le Industrie Grafiche della Pacini Editore S.p.A.

    Via A. Gherardesca • 56121 Ospedaletto • PisaTelefono 050 313011 • Telefax 050 3130300

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