28 7-8 1,00 LUGLIO - AGOSTO 2010 GRACI CREA SOLO … · 2 LUGLIO-AGOSTO 2010 ricorrenze La Vedetta...

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Sped. Abb. Post. art. 1, comma 1, del DL 24/12/2003 n. 353, convertito in L. 27/2/04 n. 46 - CPO di Agrigento Mensile Licatese di libera critica, cultura e sport LUGLIO - AGOSTO 2010 ANNO 28 - N° UNICO 7-8 - EURO 1,00 FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ L’EDITORIALE di Calogero Carità 5 luglio 1960, il popolo licatese, con in testa la giunta e il consiglio comunale e tutte le cate- gorie produttive scese in piazza per protestare contro lo stato di marginalità in cui la cricca poli- tica agrigentina aveva relegato la nostra città, senza acqua e senza lavoro e con un tasso di povertà molto elevato, e soprattutto per urlare civilmente la propria rab- bia contro le promesse non man- tenute. Una manifestazione pacifica e ordinata che alla fine si trasformò in una sorta di incontrollata ribellione, favorita e sollecitata da alcuni agitatori, che portò verso l'imbrunire alla morte di Vincenzo Napoli e a tanti feriti da armi da fuoco. Ebbene, ricorrendo il cin- quantesimo anniversario di quei fatti luttuosi, abbiamo preso atto della latitanza dell'Amministra- zione Comunale. Una negligen- za inammissibile. Né un manife- sto, né un atto del sindaco che ricordasse quegli accadimenti. Eppure oggi non è cambiato nulla rispetto a quel 1960, anzi tutto è cambiato in peggio. a pagina 7 GRACI CREA SOLO ASSESSORI E VICE-SINDACI 5 luglio 1960: il popolo licatese urlò la sua rabbia alla cricca politica agrigentina. 5 luglio 2010: inizia il pro- cesso a Graci, Zirafi e Riccobene, mentre l'ammistrazione comunale si è defilata al convegno celebrativo per ricordare la morte di Vincenzo Napoli. Sono 24 gli assessori nominati e 5 vice sindaco, un record assoluto Traffico in tilt nei week-end: urge una soluzione di Giuseppe Cellura S abato sera a Licata: benve- nuti all’inferno. Non è il titolo ad effetto di un nuovo film sulla nostra città, bensì una metafora sulla situa- zione del traffico nelle vie prin- cipali nelle ore di punta serali. Via Principe di Napoli, Viale 24 maggio, la Banchina Marinai d’Italia e Corso Roma vengono letteralmente prese d’assalto dalle auto senza che vi sia un’a- deguata regolamentazione del traffico, né una “mappa” di par- cheggi organizzata e stabilita. Con l’arrivo della stagione estiva, la popolazione cittadina cresce per il ritorno a casa degli emigrati, e di conseguenza il traffico va in tilt e il sabato e la domenica sera si creano siste- maticamente serpentoni di auto degni di una metropoli. Sempre a proposito di traffico, già l’an- no passato ci eravamo occupati dei problemi di viabilità che, puntualmente nei mesi estivi, si registrano in Piazza Attilio Regolo. I gestori dei locali ubi- cati nella piazzetta da tempo chiedevano la chiusura dell’area al transito dei motocicli e delle auto. Dopo parecchie richieste inascoltate, nei giorni scorsi è finalmente arrivata l’autorizza- zione da parte del comando dei Vigili Urbani e dell’Ufficio tec- nico che hanno concesso la chiu- sura della zona nelle ore serali. I gestori dei tre locali di Piazza Attilio Regolo e i condomini del palazzo situato nella stessa piaz- zetta, ottenuta l’autorizzazione, hanno provveduto a far installa- re un cancelletto mobile in modo da chiudere l’area al transito dei mezzi. L’autorizzazione a chiu- dere la piazzetta è stata conces- sa solo per le ore serali, precisa- mente dalle ore 19 alle 24, che sono quelle che vedono la mag- giore presenza di pedoni. E’ questo un primo passo verso la trasformazione della piccola arteria in un’area pedonale. Soprattutto nelle ore serali dei giorni estivi, la zona diventa infatti il vero e proprio centro della città, e malgrado i tanti pedoni e i tavoli dei locali siste- mati all’aperto, gli scooter e le automobili non esitavano a transitare nella piazzetta met- tendo spesso a repentaglio l’in- columità degli avventori dei tre locali succitati. Dall’inizio di questa estate si erano già registrati due inciden- ti, uno dei quali ha visto coinvol- to anche un bambino, e parecchi altri incidenti sono stati sfiorati a causa del passaggio a velocità elevata nella zona di motorini. Da rilevare inoltre che in Piazza Attilio Regolo vige da sempre il divieto di transito (eccetto per i mezzi autorizzati), quindi anche prima dell’installazione del can- celletto mobile, si sarebbe dovu- to accedere alla zona solo a piedi. L’avvenuta chiusura dovrebbe scongiurare definitiva- mente il pericolo incidenti e tranquillizzare una volta per tutte gli esercenti dei locali pub- blici presenti in Piazza Attilio Regolo. Almeno in questa zona della città un risultato è stato quindi ottenuto, ma urge trova- re al più presto una soluzione per regolamentare il traffico nelle vie principali al fine di evi- tare il caos di auto in fila che hanno fatto da cornice ai week- end di questo primo scorcio di estate. ALL’INTERNO PAG. 3 - LUGLIO ‘60: PER NON RESTARE SENZA MEMORIA di Roberto Di Cara PAG. 3 - LICATA, SI RIVEDE IL SINDACATO di Gaetano Cellura PAG. 4 - LICATA, UNA CITTÀ IN CADUTA LIBERA di Anna Bulone PAG. 5 - A.A.A. CANDIDATO SINDACO CERCASI PER LA CITTA’ DI LICATA di Gaetano Cardella PAG. 6 - LA STRANA SITUAZIONE DEL TRIBUNALE DI LICATA di Angelo Benvenuto PAG. 8 - I 60 ANNI DI SACERDOZIO DEL CAN. ANDREA CAMMILLERI di Pierangelo Timoneri PAG. 9 e 10 - LUGLIO 1943. ASSALTO ALLA SICILIA / I RICORDI DI GUERRA DI ALFREDO FERRI di Carmelo Incorvaia e Gaetano Allotta PAG. 17 - CALCIO LICATA: I RITORNI DI GRILLO, ARMENIO E CAVALERI di Gaetano Licata Il cancelletto mobile installato in Piazza Attilio Regolo di Flavia Gibaldi Vogliamo garantita la continuità didattico- educativa per i nostri figli”. È questa la richiesta dei genitori dei bambini che frequentano gli asili nido comunali San Giuseppe e S. Angelo, da sempre fiore all’occhiello dell’ammini- strazione di Licata. La richiesta nasce in seguito al provvedimento di licenzia- mento, emesso dal comune, per sette delle maestre che insegnano al nido San Giuseppe e S. Angelo. “Se il servizio offerto dagli asili nido, è il com- mento dei genitori, è sem- pre stato esemplare per il raggiungimento del succes- so formativo dei bambini, questo è stato possibile gra- zie al lavoro qualificato, sia dal punto di vista didattico- formativo, che umano, for- nito anche dalle sette mae- stre che adesso saranno licenziate. Nei mesi scorsi sono state regolarmente sti- late le graduatorie per i bambini, ma chi si occuperà della formazione dei nostri figli?”. I genitori degli alunni sono pronti a continuare la loro azione e nei prossimi giorni invieranno una lette- ra ufficiale all’amministra- zione comunale, chiedendo di poter reintegrare le inse- gnanti, garantendo così un servizio efficiente ed effica- ce. “Le maestre, concludono i genitori, in questi ultimi mesi, nonostante fossero già state preavvisate del licen- ziamento, hanno operato con la massima serenità e competenza, non trasmet- tendo nulla del loro stato d’ansia e preoccupazione ai bambini che hanno regolar- mente frequentato il nido comunale, portando a ter- mine, come ogni anno, tutti i progetti previsti nella pro- grammazione scolastica”. La palla adesso passa all’amministrazione comu- nale, che in qualche modo dovrà rispondere alla richie- sta dei genitori che, giusta- mente, sono preoccupati per l’educazione dei propri figli, che tra qualche mese torne- ranno tra i “banchi di scuo- la”. I genitori si stanno muo- vendo per tempo e l’ammi- nistrazione cosa farà? AVVISO AI LETTORI Si avvisano gli affezionati lettori che la pubblicazione de La Vedetta sarà sospe- sa nel mese di agosto e riprenderà rego- larmente con il mese di settembre. IL CASO DELLE SETTE MAESTRE LICENZIATE DAL COMUNE I genitori dei bambini: “Chi si occuperà dei nostri figli?”

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Page 1: 28 7-8 1,00 LUGLIO - AGOSTO 2010 GRACI CREA SOLO … · 2 LUGLIO-AGOSTO 2010 ricorrenze La Vedetta Non si trattò affatto di una sommossa politica contro il governo Tambroni, ma di

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Mensile Licatese di libera critica, cultura e sportLUGLIO - AGOSTO 2010ANNO 28 - N° UNICO 7-8 - EURO 1,00 FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ

L’EDITORIALE

di Calogero Carità

5luglio 1960, il popololicatese, con in testa lagiunta e il consigliocomunale e tutte le cate-

gorie produttive scese in piazzaper protestare contro lo stato dimarginalità in cui la cricca poli-tica agrigentina aveva relegato lanostra città, senza acqua e senzalavoro e con un tasso di povertàmolto elevato, e soprattutto perurlare civilmente la propria rab-bia contro le promesse non man-tenute. Una manifestazionepacifica e ordinata che alla finesi trasformò in una sorta diincontrollata ribellione, favoritae sollecitata da alcuni agitatori,che portò verso l'imbrunire allamorte di Vincenzo Napoli e atanti feriti da armi da fuoco.

Ebbene, ricorrendo il cin-quantesimo anniversario di queifatti luttuosi, abbiamo preso attodella latitanza dell'Amministra-zione Comunale. Una negligen-za inammissibile. Né un manife-sto, né un atto del sindaco chericordasse quegli accadimenti.Eppure oggi non è cambiatonulla rispetto a quel 1960, anzitutto è cambiato in peggio.

a pagina 7

GRACI CREA SOLO ASSESSORI E VICE-SINDACI5 luglio 1960: il popolo licatese urlò la sua rabbia alla cricca politica agrigentina. 5 luglio 2010: inizia il pro-cesso a Graci, Zirafi e Riccobene, mentre l'ammistrazione comunale si è defilata al convegno celebrativo perricordare la morte di Vincenzo Napoli. Sono 24 gli assessori nominati e 5 vice sindaco, un record assoluto

Traffico in tilt nei week-end: urge una soluzionedi Giuseppe Cellura

Sabato sera a Licata: benve-nuti all’inferno. Non è iltitolo ad effetto di un

nuovo film sulla nostra città,bensì una metafora sulla situa-zione del traffico nelle vie prin-cipali nelle ore di punta serali.Via Principe di Napoli, Viale 24maggio, la Banchina Marinaid’Italia e Corso Roma vengonoletteralmente prese d’assaltodalle auto senza che vi sia un’a-deguata regolamentazione deltraffico, né una “mappa” di par-cheggi organizzata e stabilita.

Con l’arrivo della stagioneestiva, la popolazione cittadinacresce per il ritorno a casa degliemigrati, e di conseguenza iltraffico va in tilt e il sabato e ladomenica sera si creano siste-maticamente serpentoni di autodegni di una metropoli. Semprea proposito di traffico, già l’an-no passato ci eravamo occupatidei problemi di viabilità che,puntualmente nei mesi estivi, siregistrano in Piazza AttilioRegolo. I gestori dei locali ubi-cati nella piazzetta da tempochiedevano la chiusura dell’areaal transito dei motocicli e delle

auto. Dopo parecchie richiesteinascoltate, nei giorni scorsi èfinalmente arrivata l’autorizza-zione da parte del comando deiVigili Urbani e dell’Ufficio tec-nico che hanno concesso la chiu-sura della zona nelle ore serali. Igestori dei tre locali di PiazzaAttilio Regolo e i condomini delpalazzo situato nella stessa piaz-zetta, ottenuta l’autorizzazione,hanno provveduto a far installa-re un cancelletto mobile in mododa chiudere l’area al transito deimezzi. L’autorizzazione a chiu-

dere la piazzetta è stata conces-sa solo per le ore serali, precisa-mente dalle ore 19 alle 24, chesono quelle che vedono la mag-giore presenza di pedoni. E’questo un primo passo verso latrasformazione della piccolaarteria in un’area pedonale.Soprattutto nelle ore serali deigiorni estivi, la zona diventainfatti il vero e proprio centrodella città, e malgrado i tantipedoni e i tavoli dei locali siste-mati all’aperto, gli scooter e leautomobili non esitavano a

transitare nella piazzetta met-tendo spesso a repentaglio l’in-columità degli avventori dei trelocali succitati.

Dall’inizio di questa estate sierano già registrati due inciden-ti, uno dei quali ha visto coinvol-to anche un bambino, e parecchialtri incidenti sono stati sfioratia causa del passaggio a velocitàelevata nella zona di motorini.Da rilevare inoltre che in PiazzaAttilio Regolo vige da sempre ildivieto di transito (eccetto per imezzi autorizzati), quindi ancheprima dell’installazione del can-celletto mobile, si sarebbe dovu-to accedere alla zona solo apiedi. L’avvenuta chiusuradovrebbe scongiurare definitiva-mente il pericolo incidenti etranquillizzare una volta pertutte gli esercenti dei locali pub-blici presenti in Piazza AttilioRegolo. Almeno in questa zonadella città un risultato è statoquindi ottenuto, ma urge trova-re al più presto una soluzioneper regolamentare il trafficonelle vie principali al fine di evi-tare il caos di auto in fila chehanno fatto da cornice ai week-end di questo primo scorcio diestate.

ALL’INTERNO

PAG. 3 - LUGLIO ‘60: PER NON RESTARE SENZAMEMORIA di Roberto Di CaraPAG. 3 - LICATA, SI RIVEDE IL SINDACATO di GaetanoCelluraPAG. 4 - LICATA, UNA CITTÀ IN CADUTA LIBERA diAnna BulonePAG. 5 - A.A.A. CANDIDATO SINDACO CERCASI PER LACITTA’ DI LICATA di Gaetano CardellaPAG. 6 - LA STRANA SITUAZIONE DEL TRIBUNALE DILICATA di Angelo BenvenutoPAG. 8 - I 60 ANNI DI SACERDOZIO DEL CAN. ANDREACAMMILLERI di Pierangelo TimoneriPAG. 9 e 10 - LUGLIO 1943. ASSALTO ALLA SICILIA / IRICORDI DI GUERRA DI ALFREDO FERRI di CarmeloIncorvaia e Gaetano AllottaPAG. 17 - CALCIO LICATA: I RITORNI DI GRILLO,ARMENIO E CAVALERI di Gaetano Licata

Il cancelletto mobile installato in Piazza Attilio Regolo

di Flavia Gibaldi

“Vogliamo garantita lacontinuità didattico-educativa per i nostri

figli”. È questa la richiestadei genitori dei bambini chefrequentano gli asili nidocomunali San Giuseppe e S.Angelo, da sempre fioreall’occhiello dell’ammini-strazione di Licata. Larichiesta nasce in seguito al

provvedimento di licenzia-mento, emesso dal comune,per sette delle maestre cheinsegnano al nido SanGiuseppe e S. Angelo.

“Se il servizio offertodagli asili nido, è il com-mento dei genitori, è sem-pre stato esemplare per ilraggiungimento del succes-so formativo dei bambini,questo è stato possibile gra-zie al lavoro qualificato, sia

dal punto di vista didattico-formativo, che umano, for-nito anche dalle sette mae-stre che adesso sarannolicenziate. Nei mesi scorsisono state regolarmente sti-late le graduatorie per ibambini, ma chi si occuperàdella formazione dei nostrifigli?”.

I genitori degli alunnisono pronti a continuare laloro azione e nei prossimigiorni invieranno una lette-ra ufficiale all’amministra-zione comunale, chiedendodi poter reintegrare le inse-gnanti, garantendo così unservizio efficiente ed effica-ce. “Le maestre, concludonoi genitori, in questi ultimimesi, nonostante fossero giàstate preavvisate del licen-

ziamento, hanno operatocon la massima serenità ecompetenza, non trasmet-tendo nulla del loro statod’ansia e preoccupazione aibambini che hanno regolar-mente frequentato il nidocomunale, portando a ter-mine, come ogni anno, tuttii progetti previsti nella pro-grammazione scolastica”.

La palla adesso passaall’amministrazione comu-nale, che in qualche mododovrà rispondere alla richie-sta dei genitori che, giusta-mente, sono preoccupati perl’educazione dei propri figli,che tra qualche mese torne-ranno tra i “banchi di scuo-la”. I genitori si stanno muo-vendo per tempo e l’ammi-nistrazione cosa farà?

AVVISO AI LETTORISi avvisano gli affezionati lettori che lapubblicazione de La Vedetta sarà sospe-sa nel mese di agosto e riprenderà rego-larmente con il mese di settembre.

IL CASO DELLE SETTE MAESTRE LICENZIATE DAL COMUNE

I genitori dei bambini: “Chi si occuperà dei nostri figli?”

Page 2: 28 7-8 1,00 LUGLIO - AGOSTO 2010 GRACI CREA SOLO … · 2 LUGLIO-AGOSTO 2010 ricorrenze La Vedetta Non si trattò affatto di una sommossa politica contro il governo Tambroni, ma di

La Vedettaricorrenze2 LUGLIO-AGOSTO 2010

Non si trattò affatto di una sommossa politica contro il governo Tambroni, ma di un pacifico sciopero generale, capeggiato da giun-ta comunale al completo, che, ad opera dei soliti sobillatori, si trasformò in una irrazionale sommossa che provocò un morto,Vincenzo Napoli, e tanti feriti. Sull’accaduto il silenzio e l’oblìo

Cinquant’anni fa Licata scese in piazza contro i bugiardi agrigentinidi Calogero Carità

Da quel luttuoso 5 luglio del1960 sono trascorsi bencinquant’anni e mezzo

secolo non è bastato per far cresce-re civilmente ed economicamentela nostra città. Anzi la situazione èpeggiorata quasi in maniera irrever-sibile. Licata è ormai una parvenzadi città, con un economia al collas-so, con una popolazione residentequasi ridotta all’osso. Quella giova-ne ed innocente vittima, VincenzoNapoli, si è immolata per niente.Tutto è tornato come prima e peg-gio di prima. Licata è sempre peri-feria di Agrigento e colonia eletto-rale dei capuzzelli agrigentini, ven-duta a loro per trenta denari dagliaffiliati licatesi. Licata continua aguadagnarsi grandi spazi nelle tv distato e nei più importanti quotidia-ni nazionali solo per le vergogneche riesce a produrre: un sindacomandato in esilio che governa daSan Leone, per telefono, la città,delegando la gestione quotidianaad una giunta fatta in gran parte daforestieri, un consiglio comunaleinesistente e commissariato, unmaxi blitz dei carabinieri che haassicurato alla giustizia oltre 60persone legate al mondo dello spac-cio degli stupefacenti, la scopertatra le serre di contrada S. Vincenzodi ben cinque tunnel con oltre 300piante di canapa indiana per oltre600 kg di marjuana.

Ritornando a quel caldo 5 lugliolicatese del 1960, la stampa di sini-stra, L’Ora di Palermo in particola-re, volle inserirlo tra le lotte popola-ri scoppiate, numerose in quelmese, in Sicilia nel contesto di unadrammatica pagina della storia ita-liana: il governo Tambroni, unmonocolore democristiano nato il26 marzo, sostenuto alla Cameradai voti determinanti della destramissina di Almirante che provoca-toriamente convocò a Genova, cittàmedaglia d’oro della guerra di libe-razione antifascista, il Congres-sonazionale del MSI, facendo insor-gere le organizzazioni partigianedel capoluogo ligure e di altri centridel nord, a cui il governo risposecon estrema durezza, reprimendoscioperi contro la disoccupazione emanifestazioni di protesta, nellequali assumono un ruolo di primopiano i giovani. Crisi che, alla fine,si concluse con la caduta del gover-no Tambroni e la costituzione di unmonocolore guidato da Fanfani,con l’appoggio dei socialdemocrati-ci e dei repubblicani e l’astensionedei socialisti.

Noi, allora quindicenne, vivem-mo intensamente da testimonequella lunga giornata. Riteniamo,pertanto utile, ricordare a chi comenoi quei momenti tragici visse e aigiovani perché comprendano,abbiano consapevolezza e sappianoscegliere per costruire.

Nel gennaio del 1960 iniziò lacrisi del Tre Sorgenti. Licata sitrovò senz’acqua per ben 30 giornidi fila e i Licatesi scesero per le stra-de in segno di protesta. Alla crisiidrica si univa quella occupaziona-le che nasceva dall’imminente chiu-sura della miniera di Passarello,dalla ventilata chiusura del deposi-to locomotive delle FF.SS. e dal ten-

tativo, poi riuscito, di dirottare aPorto Empedocle la costruendacentrale termoelettrica, dalla crisiagricola per la distruzione delle cul-ture per il maltempo, dalla crisiindustriale per la chiusura dellaMontecatini, unica fabbrica dellazona, dalla crisi del porto, dallafuga verso la Germania di oltremille abitanti negli ultimi mesi.Nestore Alotto, comunista, a quel-l’epoca sindaco di Licata, seppurper poco tempo, convocò a conve-gno nella nostra città tra il mese dimaggio e giugno di quell’anno tuttigli uomini politici agrigentini per-ché assumessero impegni precisi adifesa dell’occupazione licatese etutti i deputati, nessuno escluso,fecero propri i bisogni dei disoccu-pati licatesi. E’ questo anche il tri-ste periodo dell’acqua inquinatadagli scoli fognari, tant’è che vennecostruita una rete idrica volante,ma la carestia d’acqua rimase e icasi di tifo erano sempre più inaumento. Era anche l’epoca dellabotte che passava per le strade perraccogliere le acque sporche chenon potevano essere buttate neicessi. In sostanza si viveva una con-dizione igienico-sanitaria da terzomondo. Una situazione davveroinsostenibile tant’è che Alotto ras-segnò le sue dimissioni, lasciandoquesta triste eredità al democristia-no Angelo Cestelli, proprio quandogiungeva da Agrigento la notiziache la centrale termoelettrica dove-va essere costruita a PortoEmpedocle. E fu per protestarecontro questa decisione e contro lereiterate bugie dei deputati agrigen-tini che venne organizzato a Licatalo sciopero generale per il 5 luglio.Di Tambroni ai Licatesi non glienefregava proprio nulla. Vennerochiusi tutti i negozi e gli uffici pub-blici, le banche. La giunta e il con-siglio comunale al completo siposero in testa ad una massa digente che si riunì in piazzaProgresso. Tutti gli impiegaticomunali e statali, con in testa tuttii sindacati, parteciparono allamanifestazione. Da Agrigentogiunsero subito in forza Carabinierie Poliziotti chiamati dall’alloracommissario di P.S. Bianco e daltenente dei Carabinieri D’Ottavio.Al termine della manifestazione, gliorganizzatori cercarono di scioglie-re l’adunanza, ma la massa digente, oltre sei mila persone, rispo-se occupando lo scalo ferroviario etutti i treni in transito e le vie d’ac-cesso alla città con vere e propriebarricate e il ponte di ferro che ilGenio Militare aveva costruito sulSalso, dopo che quello in strutturacementizia venne chiuso perchégiudicato pericolante. Inutile fu il

tentativo dell’on. Pancamo, comu-nista, di arringare il popolo perfarlo desistere da atti di violenza. Iprimi tafferugli si ebbero verso le15,30 a Sette Spade dove la Poliziacaricò più volte gruppi soprattuttodi giovani e ragazzini, provocandodiversi feriti tra i manifestanti. Taleiniziativa inasprì gli animi degliscioperanti che diedero vita ad unaintensa e continua sassaiola controle forze dell’ordine. Altri gruppi dipersone nel frattempo cercavano didanneggiare e rendere impercorri-bile il ponte sul Salso. Inizia così laguerriglia e verso sera, davanti allastazione ferroviaria, la poliziaaccerchiata e vilipesa da una fittaschiera di giovani, ragazzini soprat-tutto, spinta da un gruppo di agita-tori che si erano mostrati attivitutto il pomeriggio tra i binari e lelittorine assaltate, sparò ad altezzad’uomo provocando un morto, ilgiovane Vincenzo Napoli, 25 anni,esercente, ed una trentina di feriti,qualcuno anche grave. Pare cheVincenzo Napoli rimase ucciso,raggiunto in pieno da una raffica dimitra, mentre cercava di difendereun bambino tenuto fermo ad unmuro e picchiato dai celerini alcomando del questore di AgrigentoLauricella.

Centinaia furono i contusi tra lapopolazione e le forze di polizia,pochi fecero ricorso alle cure delPronto Soccorso. Dopo che fu ver-sato il sangue di innocenti, un silen-zio cupo calò su Licata che si lec-cava le ferite, ma la folla non scap-pa ed è guerriglia per tutta la notte.Affluirono su Licata, cingendolad’assedio, centinaia di altri carabi-nieri della XII Brigata mobile e altrireparti di polizia della SiciliaOccidentale e decine di autoblindo,così come richiesto dal prefetto diAgrigento Querci. Sino all’alba irastrellamenti e gli arresti.

Sull’accaduto mai è stata datauna risposta, neppure alla famigliadel giovane Vincenzo Napoli chenon era certo uno scalmanato néuna testa calda, ma uno dei tantipacifici cittadini che in quell’occa-sione ha voluto esprimere il suo dis-senso contro chi aveva emarginatoLicata. Neppure un’inchiesta sullavicenda. Tutto passò sotto silenzio.Certo qualcuno autorizzò i celerinia far fuoco ad altezza d’uomo. Chidiede quest’ordine? Arrivò daRoma o la responsabilità era daricercarsi tra i dirigenti della que-stura di Agrigento? Quel giorno fuinghiottito dall’oblio, presto tutti sene dimenticarono. Eppure moltividero, ma tacquero. Lo fecero perpaura o per sfiducia nelle istituzio-ni. Mai una commemorazione. Aricordarsi di Vincenzo Napoli solola Commissione per la Topono-mastica che per espressa nostrarichiesta dedicò a quel giovane sfor-tunato una strada cittadina. Aricordarsi di quel triste giorno cin-quanta anni dopo solo questo men-sile, l’Associazione Piazza Pro-gresso con un manifesto e con l’im-pegno di organizzare entro l’announ convegno su quei fatti eGaetano Cellura con un suo signifi-cativo intervento su un sito weblicatese.

Nella foto Vincenzo Napoli

U 5 LUGLIU DU 60

di Lorenzo Peritore

M’arricordu ca era caruseddu,tri misi menu di quattordici anni,quannu a Licata successa un fattu gravic’un mortu feriti e un saccu i danni.

N’avivinu prumisu na cintralica pani a tanta genti aviva a dari,ma i politici, comu sempri foristerast’occasioni na ficiru scappari.

Chiddi ca cumannavinu a ddi tempi,tutti di fora, e mancu un licatisi,arrinisceru a purtarla ni so partiabbunnannu di travagliu i maranisi*.

C’e’ co dicia però ca sta centralia Licata unn’era propriu distinata,nu mbrugliaru i politici di tannup’aggarrarisi i voti da Licata.

Cà travagliu ci nn’era picca e nentie c’era co unn’aviva chi mangiari,pi chissu tanti patri di famigliapa Germania accuminciavinu a scappari.

Era u cincu lugliu du sissantae ci l’haiu davanti comu se fussa ora,ca pu sciopiru di sta centrali elettricatanta genti da so casa scasà fora.

Fu priparata infatti na protesta in ogni particolari organizzata,pi circari d’attirari l’attenzionidintra un paisi di genti dispirata.

D’apprima i scioperanti foru carmie a Forza Pubblica ci potta dari mmesta,ma u suli forti di ddu cincu i lugliua tanti licatisi piglià n’testa.

Dittu fattu un si capia ciù nentie successa di tuttu mmenzu i strati,ci foru scontri contru a poliziaca ebba puru machini abbrusciati.

U ponti ca c’era supra u sciumituttu di lignu, fattu di surdati,fu smantillatu di na punta all’attradi na cricca di picciotti esagitati.

Ma i cosi gravi successiru a stazioniunni i genti si nn’eru a protestarisupra i binari bloccaru tutti i trena,e chi successa? U Signuri nn’ha scanzari!!!

Chi petri ca c’erinu na liniaficiru a fuia contru a Poliziaca p’addifennisi e scuraggiari a tuttichi lacrimogini a corpu arrispunnia.

Sta mossa però ficia ciò dannue i cosi accuminciaru a peggiorari,a genti continuà a tirari petrie a polizia accumuncià a sparari.

Cincu feriti si cuntaru o cincu i lugliucomu succeda quannu c’è na guerra,mentri un picciottu di vinticinc’annihava di tannu c’arriposa sutta terra.

Napoli Vincenzu si ciamavae scioperava pi solidarietà,e pi na causa c’arriguardava a tuttidi picciutteddu a vita ci appizzà.

Di tannu menzu seculu ha passatue a Licata unn’ha cangiatu nenti,i picciotti pi truvarisi u travagliuhannu a scappari pi giri n’cuntinenti.

E’ difficili putiri addigiririca sti carusi a Licata su mpristati,e cocchi postu ca c’è a disposizioniè riservatu pi raccumannati.

Doppu tant’anni i cosi vannu peggiu e i nostri figli ormai sù tutti sdati,oltri e m’piegati e quattro cummircianti,stammu arristanu sulu i pinziunati.

Sinatura e diputati licatisio putitri n’ammu avutu picca e nenti,e co ha avutu a furtuna d’accianariha pinsatu pi d’iddu e i sò parenti.

Co ni ciama “Babbi Licatisi”dicia na cosa sacrosanta e vera,babbi comu a nattri un ci nni sunnuca spartemmu tutti i voti e foristera.

Se un mittemmu tanticcia di giudiziounn’hava sensu ca ni lamintammu,se ni passammu a manu na cuscenza,avemmu chiddu ca ni miritammu.

*Maranisi = Abitanti di Porto Empedocle

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La Vedetta ricorrenze 3LUGLIO-AGOSTO 2010

LICATA, SI RIVEDE IL

SINDACATO

di Gaetano Cellura

P rotagonista il 30 giugnoquando ha organizzatogli stati generali del

lavoro nella sala convegni delCarmine. Protagonista il 5luglio quando ha commemoratoVincenzo Napoli e i fatti del1960. Il sindacato a Licata sisveglia dopo lungo sonno.Ridiventa soggetto politico.Rioccupa il suo spazio in unademocrazia - locale, nazionale emondiale - corrosa e indebolitadalla speculazione finanziaria e dal neoliberismo. E questorisveglio è merito di Toni Licata senza nulla togliere a quantida diversi mesi ne supportano l’impegno con pari determina-zione.

Negli anni ottanta la Cgil locale aveva un gruppo dirigentedi buon livello, godeva del sostegno dei partiti di sinistra esapeva essere cittadella dei diritti per pensionati e braccianti:la prima a indire scioperi e proteste, a cogliere e rappresenta-re gli umori dei lavoratori. Umori di uomini e di donne cheavviavano vertenze sindacali contro i datori di lavoro: nell’a-gricoltura come nell’edilizia e come nei lavori e nei servizipiù umili, meno garantiti e protetti. Perché in fondo la storiadel lavoro è sempre stata la stessa. La storia di chi sfrutta e dichi è sfruttato. Di chi ricava utili e profitti e di chi a stentocampa di misero salario. Di chi reclama giusti diritti e di chivorrebbe limitarli o addirittura cancellarli come insegna ilcaso Pomigliano. La differenza in questa storia sempre ugua-le di lupi che mangiano gli agnelli la fa per i lavoratori lacoscienza del diritto. Dei propri diritti. Forte in certi momen-ti questa coscienza. Debole oggi di fronte al ricatto neopadro-nale che li costringe ad accettare, e non solo a Pomigliano, unlavoro senza diritti e perciò senza valore.

Il ruolo che la Cgil di Licata svolse sino alla fine degli anniottanta può essere ora ripreso. E se ne sente il bisogno. Perchéci sono strati sociali privi di rappresentanza e di tutela, sban-dati da molti anni e alla mercé dell’ultimo demagogo. Maripreso da chi, questo ruolo, se non da Toni Licata?

L’attuale segretario della Cisl ha la preparazione politica ela giusta esperienza per guidare il nuovo corso del sindacali-smo licatese, curarne il rilancio, ricucire il lacerato tessutosociale della città. Fermo restando che altri soggetti devonofare la propria parte. Perché c’è in gioco la città o quel che nerimane a causa della disastrosa vicenda politica degli ultimidue anni e ancora in corso. Con un sistema dei partiti com-pletamente saltato. Un consiglio comunale che si è sciolto. Unsindaco e un’amministrazione che non capiscono che lademocrazia è limite, che una giunta senza il consiglio comu-nale è un potere senza guardiani, e che di poteri e contropote-ri si nutrono la democrazia e la vita libera di un Paese, di unacomunità di cittadini. E proprio questo è il primo ostacolo peril sindacato. Può a Licata riorganizzare i lavoratori, organiz-zare disoccupati e precari, sollevare i problemi del lavoro, del-l’acqua, della legalità e dello sviluppo, farne una piattaformarivendicativa come ai vecchi tempi. Ma poi: a chi sottoporla?Con chi discuterne? A quali sponde politiche aggrapparla?Intorno c’è il vuoto, l’inesistenza di un discorso pubblico.

Lo stupore, l’indignazione, il realismo non servono a nien-te. A Licata c’è un disoccupato su due. E la Sicilia ha il piùalto tasso di disoccupazione nazionale (14,1%), un governoche non governa, un’assemblea regionale di continuo sull’or-lo dello scioglimento anticipato. E se alziamo un po’ lo sguar-do la scena che ci si presenta è quella di una precarietà ormaicome condizione dell’intera vita delle persone, di una disoc-cupazione in Italia al 30% e di un Mezzogiorno in cui l’unicaalternativa che viene offerta ai giovani è l’emigrazione o l’ar-ruolamento nella malavita. E poi c’è una finanziaria cheimpone tagli alle Regioni (virtuose o meno) e ai Comuni. Percui non si capisce con quali risorse si devono governare glienti locali. E con quali risorse, con quale politica di risana-mento si deve governare un comune indebitato come il nostro.Gli strumenti che il sindacato ha a disposizione sono il con-flitto e la democrazia. Può scegliere l’uno o l’altra. Ma nienteimpedisce di sceglierli tutti e due per contrastare una compe-titività che in questo momento si fa abbassando i salari e ridu-cendo i diritti, e facendo correre al paese rischi di forti tensio-ni sociali.

A Licata il sindacato ci riprova dopo lungo sonno. Maquanto sarà difficile in una città, in una provincia, in unaregione e in un paese dove trovare interlocutori credibili èpura immaginazione.

Nella foto il segretario della CISL Salvatore Licata

La testimonianza di Roberto Di Cara, allora dodicenne, che quei momenti visseintensamente. Quel giorno in paese c’era grande animazione

Luglio ‘60: per non restare senza memoria

5 Luglio ’60, una giorna-ta caldissima. La miaera una famiglia di arti-

giani e commercianti.Abitavamo ed avevano botte-ga al “Carmine”, un quartierecuscinetto tra il centro storicoe le zone “agricole” delCotturo e di Oreto e la nostraattività economica era forte-mente legata ai tempi dell’at-tività agricola; vivevamo,quindi, i problemi sociali edeconomici di gran parte dellefamiglie licatesi non rispar-miate dalla crisi economica.

Quell’anno, poi, era statoparticolarmente pesante; lamancanza d’acqua e le pochepiogge avevano aggravato lasituazione economica deicontadini e di quanti legava-no il loro reddito a quello del-l’agricoltura.

Mio padre produceva scar-pe per i contadini, le scarpe dicuoio chiodate, e mia madre ele mie zie gestivano delle atti-vità commerciali legate allecalzature ed all’alimentare.

Allora difficilmente sipagava in contanti, si usava“il quaderno” dove si segna-vano gli acquisti e si pagava apoco a poco, quando c’eranoi soldi.

Se i contadini non avevanosoldi non ne avevamo nean-che noi.

Tantissimi licatesi, con laprimavera ed il raccolto com-promesso, avevano preso lastrada dell’emigrazione, incerca di fortuna.

Anche mio padre, con miofratello, avevano seguitoquella scia: Venezuela.

Io avevo dodici anni ecome tanti ragazzini andavo ascuola e poi a bottega; pertogliermi dalla strada diceva-no i miei. Non che la cosa miconvincesse, ma era così.Andavo da “don Carmelo”che aggiustava biciclette inpiazza Carmine e lì, da bam-bino, ascoltavo i discorsi deicontadini, dei loro problemi,delle loro difficoltà economi-che. L’utenza anche da “donCarmelo” era prettamenteagricola: le biciclette comin-ciavano a sostituire i carretti.

La scuola era terminata ela bottega di “don Carmelo”era chiusa, chiuse eranoanche le botteghe dei miei:sciopero!

Una giornata di “vacanza”da spendere con i ragazzi delquartiere, quelli del Cotturo equelli di Oreto; magari unabattaglia al “cunittuni”.

In paese c’era però grandeanimazione.

Con mio cugino Angelo,eravamo inseparabili e cichiamavamo cugini anche sela parentela era molto incerta,decidemmo di andare inPiazza a vedere cosa succede-va.

Lì trovammo tanti altriragazzini. Quante volte ave-vamo fatto la “spietrata”

quelli del Cotturo dalla partealta e noi del Carmine a sub-ire dal basso; ora eravamotutti assieme, una grandealleanza.

Si correva gridando“Acqua e Luci Licata ‘u niproduci”, poi la parola d’or-dine “Blocchiamo la città” edi corsa verso il ponte.

C’era la polizia, ma nonricordo scontri pesanti;avvertimenti, minacce, maniente altro.

In poco tempo le tavoleche coprivano provvisoria-mente il ponte finirono nelfiume: da lì non si passava!

Ricordo che il gruppo diragazzi che avevamo “lavora-to” al ponte restò diviso e miocugino che era rimasto dal-l’altra parte, quando ci ritro-vammo, nella tarda mattinata,mi raccontò che, per rientrarein paese, avevano camminatoper le campagne fino al pon-ticello di via Campobello eche all’inizio la polizia avevacercato di disperderli.

La mattinata ormai erainoltrata e decidemmo diritornare a casa, anche perchésembrava che lo “sciopero”stesse terminando. Si erasparsa la voce che stava arri-vando la “celere”, parola pro-nunciata dai grandi con gran-de preoccupazione e che a noiragazzini metteva in fibrilla-zione.

Una corsa a Sette Spadeper vedere cosa succedeva,ma sembrava tutto tranquillo;alla stazione c’era ancoragente, ma non moltissima.

Tornammo a casa, eradalla mattina che eravamo ingiro.

I miei naturalmente eranoagitatissimi, ma come faceva-no a tenermi chiuso in casa, aluglio, con il caldo, in unquartiere popolare.

Nel primo pomeriggio dinuovo agitazione: la celere ed

allora di corsa a Sette Spade.Arrivai in via Mazzini e le

pietre volavano da tutte leparti. La polizia ci caricòpesantemente. I più grandisfuggirono alla carica, ma noiragazzini la subimmo.

Poi la reazione dei piùgrandi che avanzavano pro-tetti dai carretti posteggiatinelle traverse.

La polizia non si aspettavaquella tattica e cominciò adarretrare, fermando ogni atti-vità repressiva.

Alla stazione però si eranoriaccesi gli scontri; la notiziacorreva veloce ed allora tuttidi corsa verso la stazione.

Scendemmo da viaMazzini, a sinistra verso“Vardavascio” e da lì dentrol’area della stazione.

Si correva e si tiravanopietre, i binari ne erano pieni.La polizia che aveva tentatodi fermarci ora arretravaanche in quella zona. Eroarrivato all’altezza dei silosper il rifornimento dell’acquae sentii gli spari. Qualcuno dadietro mi spinse a terra: buio!

Il 5 luglio per me si con-cluse lì davanti ai silos dellastazione, con il rumore deglispari. Non sono mai riuscito aricordare cosa feci dopo,come ritornai a casa. La miagiornata si era conclusa aterra con qualcuno che miteneva la mano sul capo e miimpediva di alzarmi.

Ad Enzo Napoli era anda-ta male. Aveva pagato per larabbia dei licatesi, per l’ac-qua che non arrivava, per illavoro che non c’era, per unapromessa non mantenuta.

Luglio 2010, la memoria. Da un anno con gli amici

del “Circolo Piazza Progres-so” stiamo cercando di siste-mare la memoria di quellagiornata, dando voce a quantiquella giornata l’hanno vissu-ta direttamente. E’ passato

mezzo secolo e molti testimo-ni ormai ci hanno lasciato,possiamo recuperare lamemoria di quanti ancora laconservano con riservatezza.

Uno dei lati oscuri dellanostra comunità sta proprionella mancanza di una memo-ria viva e condivisa. Chi si èoccupato delle “rivolte” deilicatesi lo ha fatto da “studio-so”; i protagonisti non sonomai entrati in scena. Questoritengo sia uno dei limiti dellanostra comunità. I movimentipopolari a Licata, le rivolte,le lotte per lo scorporo deifeudi, le lotte per l’acqua, perl’occupazione, per la casa,non hanno prodotto classedirigente, e non hanno pro-dotto testimonianza, si sonofermate alla rivolta: passata laburiana tutto è tornato nella“normalità”.

La rivolta del 5 luglio nonha una connotazione politica,anche se il caso la collocaall’interno di un contestonazionale politicamentecaratterizzato.

La stragrande maggioran-za dei licatesi, che quel gior-no scese in piazza e si scontròcon la polizia ignoravanoTambroni e Majorana, nongliene fragava niente, non perqualunquismo ma perchéaltre erano le preoccupazioniche la spingevano. Se c’erauna motivazione politica, lasi poteva ricercare nell’im-broglio della centrale elettri-ca, ma la rabbia aveva presosubito il sopravvento e lapolitica era scomparsa, mani-festando l’incapacità di assu-mere la guida di quella prote-sta. Il Partito comunista cheaveva amministrato la cittàfino a pochi mesi prima eralacerato da lotte intestine, lacamera del lavoro aveva subi-to l’iniziativa del circologoliardico i cui dirigenti alleprime pietre erano scomparsi.

Restò la rivolta ed unmorto per terra.

Il giorno dopo era tuttofinito ed alle elezioni dinovembre i licatesi ritornaro-no a votare quegli stessi poli-tici agrigentini ed empedocli-ni che nella rivolta avevanoadditato come responsabilidei loro malanni.

Senza memoria un popoloè come un cieco che va a ten-toni affidandosi ad una mano“amica”.

Forse quando sapremodare il giusto valore allanostra storia, quando sapre-mo ascoltare i testimoni dellanostra storia, troveremo laforza per rivendicare il dirittoad essere comunità, abbando-nare la mano “amica” e cam-minare da soli.

Roberto Di Cara

Nella foto: la prima paginadel quotidiano L'Ora diPalermo del 7 luglio 1960

Page 4: 28 7-8 1,00 LUGLIO - AGOSTO 2010 GRACI CREA SOLO … · 2 LUGLIO-AGOSTO 2010 ricorrenze La Vedetta Non si trattò affatto di una sommossa politica contro il governo Tambroni, ma di

LUGLIO-AGOSTO 20104 La Vedettaprimo pianoOccasioni perdute ed improvvisazione caratterizzano un territorio dimenticato

Licata, una città in caduta liberadi Anna Bulone

Splendori e miserie conti-nuano a fare da contornoalla città in queste calde e

ventose giornate di inizio estate.Insieme al paesaggio che a faticasopravvive alla speculazione,sono a portata di occhi l’indiffe-renza e l’immobilismo i quali ali-mentano costantemente la lungastagnazione politica, che impan-tana qualsiasi tipo di innovazio-ne. Dall’indifferenza, che sem-bra essere diventata un’opzione,occorre liberarsi, perché le con-seguenze vengono pagate inparti eguali da ognuno. Risultaarduo spoltronire personaggisopraffatti dalla pigrizia e dalsopore, cloroformizzati dallaroutine, che, come castelli arroc-cati su una rupe, difficilmente siriescono a scuotere.

La massima autorità provin-ciale di sicurezza pubblica,quale potrebbe essere laPrefettura, non ha ancora adot-tato misure atte a riportareLicata allo svolgimento di unanormale attività politico-ammi-nistrativa. Il governo regionalenon è in grado di intraprenderealcun tipo di soluzione, cosìcome il governo centrale.Entrambi sembrano scaricarsi avicenda la responsabilità di que-ste castagne roventi che manipoco abili e inadeguate nonriescono a cacciare dal fuocodella peggiore approssimazionepolitica. A Licata si continua asmantellare la democrazia,offendendo l’identità di unpopolo. Facinorosi distruggono

la vettura di un noto giornalistadel posto, che fa semplicementeil proprio lavoro e al quale sicu-ramente deve andare la solida-rietà di tutta la società civile. Sirespira un clima teso, irreale,opprimente. I cittadini non ras-segnati fanno quello che demo-craticamente è nelle loro facoltà.Sebbene una spessa coltre diapatia e un tangibile fastidio,manifestati dai “soloni” diturno, tentino di invalidare qua-lunque sana iniziativa, i licatesidissidenti non intendono gettarela spugna, almeno fino a quandonon riusciranno ad esercitarenuovamente il loro diritto allacittadinanza, riappropriandosidel ruolo che a loro compete. Illavoro di forze dell’ordine emagistratura, per ripulire lenostre strade dalla criminalità e

per garantire la legalità, ècostante ed intenso. Lo testimo-nia l’operazione antidroga“Ballarò” portata a termine daicarabinieri della compagnia diLicata, che il 15 giugno scorsoha portato all’arresto di una cin-quantina di persone, per laquale, secondo il procuratore DiNatale, sono risultate fondamen-tali le intercettazioni. Lo testi-monia anche il sequestro, opera-to il 19 giugno dal personale delcommissariato di Licata, di cin-que serre in cui sono state ritro-vate 350 piante di marijuana,per un peso complessivo di 600kg, che ha portato all’arresto didue licatesi. Licata attualmenteversa in uno stato di democraziasospesa, è una terra di conqui-sta, in cui una condizione diinstabilità e di discontinuità

politica frenano la normalità,provocando l’anomalia in cuipoliticanti inadeguati si barca-menano goffamente.

A chi ci amministra per inter-posta persona, utilizzando deitecnocrati, basterebbe una sinte-si dello scibile umano per capireche la cocciutaggine impostaglinon è una virtù, ma potrebberisultare una viltà. Un sindaco,come “Cicero pro domo sua”,avrebbe tutto il diritto di persi-stere inflessibilmente nelle suescelte, qualora queste scelte noncontribuissero a delegittimarloulteriormente. La “stramma que-stione Licata” è diventata una“macchietta” balzata agli onori(si fa per dire) delle cronachenazionali. Basti ricordare l’arti-colo apparso su Panorama del 24giugno a firma di PietrangeloButtafuoco. Vengono citatiSciascia, Pirandello e Camilleriad indicare la complessa e tragi-comica questione e i personaggiche vi satellitano intorno.

A proposito di Camilleri…Neanche la promozione turisticaa favore della città di Licata,nominata più volte dal grandescrittore nelle pagine di alcunisuoi libri, che ha assonanza conVigata, è stata recepita e sfrutta-ta a dovere ai fini di un eventua-le sviluppo. Tutto è stato archi-viato a dovere e zittito, guai acreare quell’alone di curiositàche caratterizza zone limitrofe,pronte a cogliere l’opportunitàal balzo. Il 17 giugno, presso ilporticciolo di Scoglitti, nei pres-si della città di Vittoria, si sonoconcluse le riprese di quattro

nuovi episodi ispirati al perso-naggio del commissarioMontalbano. Luca Zingaretti,Tuccio Musumeci, altri attorinoti, tecnici, maestranze, eranopresenti. Il territorio ragusano èsempre pronto a mettersi in dis-cussione, mostrando le sue bel-lezze paesaggistiche e la suaricettività. Del resto Licata qualeset naturale avrebbe potutooffrire per girare le scene vicinoal mare: un ecomostro masche-rato da centro commerciale suuna spiaggia piena di cemento,un porticciolo improbabile e unlungomare inesistente? Unacosta deturpata da cemento ille-gale o legalizzato? Una terra avocazione turistica che non neconosce l’abc, i rudimenti inizia-li. Non basta costruire villaggi efantomatici porticcioli su questaterra di nessuno, se essi nondeterminano un indotto che pro-duca reddito per una vasta fasciadi categorie. L’orlo del precipi-zio è stato già abbondantementesuperato, si attende ancora chipossegga le capacità e la volontàdi piazzare una rete di protezio-ne, prima che la città vada adimpattarsi definitivamente sulfondo del baratro. Un baratroscavato da chi, come Nixon, lon-tano da trasparenza e verità, haprogressivamente adottato lateoria del: “Io non ho mentito,ho detto semplicemente coseche non si sono rivelate vere”.

La foto dei 5 tunnel di canapaindiana scoperti dalla polizianella contrada serricola di SanVincenzo.

LO SCEMPIO DI SERRA MOLLARELLA

Devastata dalle ruspe l’area di una necropoligreco-arcaica del VI secolo a.C.

Nella foto dell’Associazione Archeologica Finziade lo scempio perpetrato dalle ruspe aipiedi della Serra Mollarella, in località Mollarella-Poliscia. In un attimo è sparita la fittamacchia mediterranea, ma anche le antiche dune sabbiose. Le ruspe, per iniziativa del pro-prietario, noncurante del vincolo diretto Paesaggistico-Archeologico imposto all’interaarea per la presenza di una vasta necropoli greco-arcaica del VI sec. a.C., hanno devastatola porzione di spiaggia che separa la Mollarella dalla Poliscia. Grazie all’AssociazioneFinziade che ne ha denunciato il fatto, sono intervenuti, a cose fatte, i vigili urbani chehanno constato lo scempio, e la Soprintendenza ai BB. CC. di Agrigento. Un esempio tra-gico questo del far west che ancora sopravvive a Licata nel campo dell’abusivismo edili-zio. Un reato che va punito severamente con l’obbligo per il proprietario, autore delloscempio, di risistemare e bonificare immediatamente tutta l’area.

L.C.

Nella foto di LorenzoPeritore lo stato di abbandonodel monumento di piazza dellaVittoria prima dell’intervento,dopo tanti mesi, dell’assessorealle ville e ai giardini per labonifica dell’intera piazza.Questo monumento, impostodagli americani, ricorda losbarco avvenuto a Licata il 10luglio 1943 dei fanti della 3°divisione Usa che crearonouna testa di ponte attraverso laquale iniziò la liberazionedella Sicilia. C’è voluto l’in-tervento del dott. VincenzoPezzino, dirigente del localeufficio di igiene per sollecita-re chi di dovere a muoversiper rimuovere tutta quellamassa di pattume e per ripuli-re le vasche delle fontane, asecco da tempo, ricolme diacque putride e maleodoranti.

Se gli Americani venisseroa conoscenza dell’abbandonodel loro monumento farebberoal sindaco e al suo staff unagran bella tirata d’orecchi.Questi monumenti, si sappia,sono tutelati dal trattato dipace e i paesi sconfitti che liospitano ne devono garantirela conservazione e il decoro.Ma, se sindaco, assessori, get-

tonati e dirigenti della Dedalonon sono mai riusciti a vedereoltre la siepe che ha nascostole vergogne, questa foto liaiuta a stropicciarsi gli occhi ead arrossire di vergogna se unpo’ di pudore ce l’hanno anco-ra.

Non risentiamoci poi,quando, a margine di ogniricorrenza sullo sbarco inSicilia viene nominata sempree solo Gela. Quali testimo-nianze noi conserviamo perpoter dire che gli americanisbarcarono anche a Licata?Quel monumento lasciato inquella vergognosa condizione

e nascosto da un’alta e fittasiepe?

L’assessore CalogeroScrimali, che sappiamo si èmosso, faccia tagliare quellaparte di siepe, creando unvarco vero e proprio, che con-senta ai passanti e ai “turisti”di vedere il monumento nellasua interezza.

Foto: ricettacolo di immon-dizia. Ai piedi del monumentovi era, addirittura, un compo-nente elettronico; sede abitua-le di barboni che nella villettabivaccano indisturbati. Oggirisulta pulita (Foto L.P.)

Le vergogne hanno spinto l’assessore alle ville e giardini ad interve-nire per sanare una situazione molto critica in Piazza della Vittoria

Il monumento ai caduti va salvaguardato

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La Vedetta 5LUGLIO-AGOSTO 2010politica

di Gaetano Cardella

A Licata ormai sta tramontando la sciagurata esperienza diGraci, travolto non solo dalle sue disavventure (giudizia-rie) ma prima di tutto dalla sua incapacità e dai suoi fal-

limenti. E mentre cresce il dissenso dei Licatesi verso la situazio-ne surreale da lui creata, aumenta nella gente responsabile, e conun po’ di cervello, il timore per le elezioni che, vuoi o non vuoi,dovranno prima o poi tenersi dopo il Graci… centum… (scusateil latino ma credo che l’ultima giunta di Graci si chiamerà così fratre anni). Un test fondamentale per i Licatesi e a giorni partirà lacaccia a un candidato senza tessera per la carica di Sindaco.

Dei partiti tradizionali, la gente ne ha le pa… piene di vederequalche bamboccione calato dall’alto. A Licata si scontreranno leanime di qualche “pensante” e il no a qualsiasi blindatura o spar-tizione a livello regionale; Licata non dovrà essere oggetto di unbaratto tra i papaveri regionali che magari ci regaleranno un altroGra….

Questa volta la scelta dovrà cadere su una persona seria, dipeso, senza tessera di partito e con tanta capacità nell’ammini-strare e finalmente si dovrà tornare a parlare di programmi.

Le poche analisi che abbiano cercato di fare hanno delineatoun quadro abbastanza nitido della criticità dei nostri problemi, deldegrado della città, dei mali sociali che affliggono il contestourbano. La piaga di un Comune paralizzato, la disoccupazione, lacrisi del commercio con un centro storico ormai diventato quasispettrale per la chiusura dei tanti negozi, il problema dei tanti arti-giani ormai al collasso, della mancanza di acqua, dei rifiuti chefanno le nostre strade delle vergognose discariche, della viabilitàcaotica, del problema del precariato dei nostri articolisti ancoranon risolto, della mancanza di progetti per intercettare i finanzia-menti europei; sono alcuni dei problemi afferenti alla cattivaamministrazione di tutti i sindaci che si sono succeduti a Licatada trenta anni ad oggi.

A Licata, in verità, è sempre mancato per un sindaco un “pro-getto città”. Ma è pure mancata la coscienza di ciò che attiene adun sindaco che si rispetti, tant’è che tutti sono convinti, data lapochezza dimostrata dai più nell’amministrare, di essere all’al-tezza di fare il sindaco nella nostra città. Tant’è che qualcuno arri-va a dire che “fare il Sindaco a Licata è semplice: basta firmare ledelibere che ti propongono i dirigenti. E, se poi sei un po’ intra-prendente, puoi farti anche i ca… tuoi”. Qualche altro afferma:“Se il sindaco l’ha fatto quel tizio, perché non posso farloanch’io?” Viva la sincerità! Questo, purtroppo, è quello che pensail cittadino medio non tanto acculturato in una città dove sino adoggi sono cercate solo soluzioni per governare le emergenze. E laconseguenza quale è stata? Licata è una città allo sfascio!

E i Licatesi come reagiscono? Ci lamentiamo soltanto e nonmuoviamo un dito per cambiare le cose. Pensiamo, ad esempio,alla vicenda di Graci. Questa richiederebbe la mobilitazione ditutta la città, senza sigle di partiti e di associazioni politicizzate.Ma Licata è sempre stata una città strana, addormentata che sub-isce passivamente le angherie che ci regala la classe politica. Maforse anche la gente vuole vedere fino a che punto può arrivare lafaccia tosta di questi quattro cialtroni.

Per fortuna qualcosa si muove. Stanno crescendo i movimentiche, mettendo da parte le sterili lamentele, hanno deciso di impe-gnarsi per scuotere dalla sonnolenza il licatese colpito da unaendemica bulimia sociale.

Il problema però è che queste associazioni e movimenti nonriescono ancora a compattarsi intorno ad un comune obiettivo perazzerare ciò che i partiti tradizionali ci offrono in maniera peno-sa, proponendoci vecchie logiche degli anni 80!

Tali movimenti di pensiero, infatti, spesso rimangano intrap-polati nella ricerca di un proprio spazio di azione e nelle lorovisioni parziali. Il progetto da offrire alla città, quindi, non puòessere solo la somma di tutte le iniziative elaborate da questicomitati, ma dovrebbe essere qualcosa di più e di diverso.

Il problema, a mio parere, non è solo Graci con tutti i suoilimiti e i suoi fallimenti, ma l’assenza di una idea di città che vàoltre alla durata dei mandati elettorali e dalla logica delle cliente-le e dei partiti.

Mi pare, pertanto, erroneo ritenere che sostituire Graci rappre-senti tout court un cambiamento del corso politico, eleggendo unaltro sindaco, frutto di accordi fra partiti che magari sono d’ac-cordo a Palermo e in disaccordo a Roma e viceversa, purché sielegga un gregario di questo o quello potentato politico provin-ciale.

E’ necessario, per il bene di Licata, fare un passo indietro nelladifesa dei miseri interessi di partito, per fare mille passi avantinella costruzione di una “Licata possibile”. Bisogna cominciare alavorare per il superamento della frammentazione e l’attuazionedi una sinergia comune ai tanti cittadini onesti. La “città possibi-le” o se volete la “Licata possibile” nascerà quando tutti insiemedecideremo di intraprendere la faticosa, ma esaltante, strada delcambiamento, al di sopra delle false logiche giacobine dei partititradizionali, che hanno avuto solo il merito di fare allontanare ilcittadino dalla politica. Le ultime elezioni sono state di esempio!Ai posteri l’ardua sentenza. Alla prossima. Arrivederci.

OPINIONI - Titolo preferenziale: capace esenza tessera

AAA candidato sindaco cercasi per la città di Licata

Graci? Non c’è un problema che sia stato risolto

Avv. Malfitano, prima ditutto, come sta?

Molto meglio, grazie. Senza, ovviamente,

entrare nel merito dellavicenda che l’ha così pesan-temente segnata cosa puòdirci su questa sua “espe-rienza”?

“Guardi Direttore, è laprima volta che ne parlo pub-blicamente, ma non ho pro-blemi a farlo con Lei vista lastima e l’affetto che ci legano.Non posso e non voglio entra-re nel merito della questioneper evidenti ragioni, ma par-lare della mia esperienzaumana, sia pur brevemente,penso mi sia concesso. Leconclusioni a cui sono arriva-to, dopo mesi intensi e, milasci dire, di grande sofferen-za, mi permettono di dire aquanti possono essere coin-volti in vicende analoghe chebisogna aver fiducia nellaMagistra-tura, e io ne hotanta, perché, se delle buoneragioni esistono, e io sonoconvinto che, nel mio caso, vene siano parecchie, prima opoi, ti verranno riconosciute.Bisogna reagire, anche quan-do sembra che il mondo stiaper crollarti addosso e biso-gna farlo per se stessi, per ipropri cari e per difendere unvissuto che in poche ore vienemesso in discussione. Ho toc-cato con mano la realtà delcarcere, un posto dove maiavrei pensato di finire, eppureLe dico che questa parentesiterribile, seppur brevissima,mi ha fortificato e fatto capireche quando senti di avere lacoscienza a posto nulla potràtoglierti quel tasso di autosti-ma che ti fa pensare e gridarea chiunque lo metta in dubbioche sei una brava persona.”

Passiamo ad altro, lei inquesti mesi ha costituito conaltri amici, un circolo asostegno dell’Aeroporto aLicata. Cosa può dirci alriguardo?

“Posso dirle che, grazie alcontributo indispensabile diamici come Peppe Territo,Tony Terranova e tantissimialtri, sono personalmentecoinvolto in un’avventura cheè, al contempo, una grandescommessa di sviluppo per lanostra città e un modo persentirsi protagonisti di unriscatto economico e socialein cui il nostro territorio devecredere pervicacemente,

senza timidezze o retro pen-sieri che sono figli di una noncultura che non può e nondeve più appartenerci.Abbiamo la possibilità, tuttiquanti insieme, di avvicinarcialle altre regioni italiane,all’Europa, agli altri paesi delMediterraneo, di uscire dauna perifericità territoriale e,soprattutto, culturale che ciha visti negli anni, per nondire nei secoli, estranei ad unsistema di sviluppo comples-sivo che ha, invece, toccatorealtà vicine e assai similialla nostra. Dico, quindi, chequesta non è la battaglia per-sonale del Presidente D’Orsi,cui va fatto un plauso per ilcoraggio e lo spirito d’inizia-tiva dimostrati, ma di tutti noi.Se capiremo questo, Licata ela Provincia di Agrigento,nel’arco temporale di 5 - 10anni, potranno garantire unfuturo di prosperità e benesse-re ai propri figli.”

Spostando la nostra dis-cussione sulla politica cosami dice degli ultimi sviluppilocali e, se vuole, ancheregionali.

“Mi da la possibilità difare un po’ di chiarezza sualcune vicende che hannodeterminato alcuni equivociall’interno dell’MPA, partitoin cui milito. Come è notosono state fatte delle nomine alivello provinciale e locale.Sono stati nominati prima ilprof. Pira commissario pro-vinciale e, successivamente, ilRag. Platamone commissariocittadino del nostro partito.Vorrei in questa sede, unavolta per tutte, far chiarezzasul mio pensiero al riguardo,essendoci stata una mia inter-vista, rilasciata ad una tvlocale, montata ad arte percreare frizioni all’interno delmio partito. Da parte mia, maanche da parte di coloro chequalche tempo fa hanno conme sottoscritto un documento,c’è la piena soddisfazione per

l’operato, fino ad ora, postoin essere dal Comm.Provinciale e dal Comm.Locale. Abbiamo, lo ricordoper amor di verità, soltantofatto qualche appunto, ma inpieno spirito collaborativo emai polemico, al metodo uti-lizzato per la nomina del Prof.Pira. Ribadisco, quindi, aFrancesco come alRagioniere Platamone la miapersonale stima, convinto delfatto che entrambi saprannotraghettare con equilibrio ecompetenza il nostro partito,in una fase così delicata comequella che stiamo vivendo,verso approdi ampiamentesoddisfacenti.”

Pensa, quindi, che l’MPApotrà superare le difficoltàdi questo momento che poisono anche quelle delPresidente Lombardo?

“Io terrei distinte le duequestioni, anche se mi rendoconto che c’è chi vorrebbeintrecciarle. Se stiamo agliultimi risultati elettoraliL’MPA ha ottenuto un succes-so straordinario. Limitandocia quello che è accaduto aPalma di Montechiaro, maconsiderazioni analoghe po-trebbero farsi anche per glialtri comuni in cui si è votato,il nostro partito ha eletto dueconsiglieri comunali, conse-guendo 1700 voti circa e, piùo meno, gli stessi numeri hafatto registrare la lista civicache si ispira ad identici idealiautonomistici e che è stataforgiata dal PresidenteD’Orsi e dall’On. Di Mauro.Stiamo parlando di cifreimportanti quindi, pur serimane l’amarezza di nonaver eletto come Sindaco ilnostro candidato. Non esistequindi un partito in crisi.Tutt’altro! Il PresidenteLombardo, da parte Sua, vivedifficoltà che non sono politi-che e, per quanto ci è datosapere, neanche giudiziarie,quanto piuttosto il risultato diun volgare gossip giornalisti-co. Non si registrano infatti,ad oggi, iniziative ufficiali daparte della Procura diCatania che coinvolgano IlGover-natore Lombardo.Restando, quindi, a quella cheè l’attualità politica è difficile

fare previsioni e ipotizzare se,per esempio, e in tal casoquando, si farà il Partito delSud; credo che permanganotroppe incognite e troppevariabili, alcune anche indi-pendenti tra di loro, per poteraccreditare un’ipotesi piutto-sto che un’altra.”

Un’ultima domanda. Chene pensa dell’attuale e ano-mala situazione che investela Giunta Graci?

“Credo che Lei abbia datola definizione migliore, quali-ficando come anomala larealtà amministrativa che noicittadini licatesi stiamo viven-do. Senza, ovviamente, entra-re nel merito delle questionipersonali del Sindaco, a cuiperaltro auguro di dimostrarela piena estraneità ai fatticontestatigli, non posso cheesprimere un giudizio pesan-temente negativo sull’operatodelle varie Giunte che, neltempo, si sono succedute daquando è stato eletto SindacoAngelo Graci. Non c’è un pro-blema che sia stato risolto,anzi credo che anche quellipreesistenti si siano ulterior-mente aggravati. Ma quelloche trovo ancora più preoccu-pante è che non ci sia lo spi-raglio di una benché minimaprogettualità che indichi unao più soluzioni per dirimere letante questioni irrisolte. Né cisi può sempre trincerare die-tro il solito slogan che non cisono soldi: è precipuo doveredi ogni amministrazione indi-care e seguire tutte le stradepercorribili per poter accede-re ai finanziamenti previsti,per legge, per i Comuni. Poiè, mi lasci dire, deprimenteassistere a questo continuoballetto di Assessori che ven-gono nominati per poi dimet-tersi poco dopo con le motiva-zioni più disparate. Credo, aquesto punto, che ai cittadinidebba essere concesso, al piùpresto, il diritto di potersiscegliere una nuova ammini-strazione, auspicando, e sperodi non chiedere troppo, chemagari riflettano un po’ di piùprima di esprimere con il votoa chi affidare la guida dellaCittà.”

LA REDAZIONE

A tu per tu con Giuseppe Malfitano che, come lui stesso dichiara, dopo mesi intensi e digrande sofferenza ritorna ad affrontare i problemi che attanagliano la nostra città

PD: “Basta con le vacanze! Graci si dimetta”

Il Partito Democratico Circolo “Raimondo Saverino” di Licatain ordine alle ultime “convocazioni” fatte da Graci per sostituire ildimissionario Lombardo, esprime il proprio sconcerto per la ver-gognosa caparbietà a restare attaccato alla poltrona di sindacovacanziero.

“Certamente vivere in vacanza a San Leone non dispiacerebbea nessuno, ma per quello che ci costa in termini economici esoprattutto di danno alla collettività, è giunta l’ora che Graci sidimetta. Ed invece No! Il potere delle poltrone continua a dettarela linea di questa non-amministrazione. Siamo sconcertati di dalmenefreghismo di Graci e del suo entourage, che pur di portare acasa la pagnotta, imbarcano chiunque su di una barca che sta por-tando Licata e i Licatesi alla deriva più assoluta.

24 Assessori e 4 Vicesindaci: un record così negativo, che spe-riamo non debba essere nuovamente ritoccato: per questo chiedia-mo ancora una volta, e non ci stancheremo di farlo, le dimissioniimmediate di Graci o un intervento Regionale per porre definiti-vamente la parola fine a questa tragica farsa.”

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La Vedettala città6 LUGLIO-AGOSTO 2010

La strana situazione del Tribunale a LicataPOETI LICATESI

Le vacanze “forzate” del cavaliere errante

Se l’astuto “fato” m’avesse indicato il loco,

ch’io avessi un giorno trascorso lo tempo mio,

a sfogliar margherite nell’agreste villa,

non ci avessi mai pensato ne creduto.

Lo animo mio, candito come la bianca neve,

mal sopporta la vile accusa che mi si addita.

Col mantello mio, consunto, ho lastricato strade

a li poveri e l’assiderati che ho incrociato.

Io … che ho combattuto birbanti e malandrini,

come l’ardito Sancho Pancho combattè i mulini,

m’accusano di avermi preso la bruschetta dura,

la maionese, il senape e finanche la nutella amara.

Magra consolazione se, in questa sagra, non son solo,

l’atroce vilipendio è chiamarci “compagni di merenda”;

io … che il petto me lo batto come a scudisciar lo mulo,

mi sento affranto al sol pensiero di tale infamante velo.

Congiura, tramata ad arte dagli astuti “Camionisti”

e, dagli intransigenti Pretoriani prestati ai lor servigi

che vanno, a torto, ad intrufolarsi nei privati affari

e distolgono l’onestuomo dal guadagnarsi il pane.

Io, a ragion veduta, come il Cavalier la penso,

che, ad intercettare “un santo”, si affonda nel peccato...

non si fruga mai nell’intimo d’un cavaliere errante

che, ha intitolato strade ai benefattori di questo loco.

Marco Caci

di Angelo Benvenuto

Q uando furono sop-presse le Preture,tra le sedi giudizia-

rie di Tribunale, con leggedello Stato Italiano, allaCittà di Licata è stata asse-gnata una Sezione distacca-ta del Tribunale diAgrigento, che unitamente aCanicattì è una delle duesedi distaccate.

Allora il merito di mante-nere una Sezione distaccatadi Tribunale a Licata fu ditutti i politici di quelmomento, perché si perce-piva l’importanza di avere lapresenza dello Stato sul ter-ritorio della Città.

Dalla sua istituzione lasezione distaccata di Licataha visto succedersi magi-strati che hanno saputo dis-pensare giustizia facendofunzionare al meglio le scar-se risorse, il personale dicancelleria e l’ufficio Unep.

Il carico di lavoro è note-vole sia penale che civile,come anche la volontariagiurisdizione.

Da anni tra il Comune diLicata, che ha l’onere di for-nire e garantire la manuten-zione dell’edificio che ospitagli uffici giudiziari, e l’appo-sita Commissione, che sioccupa di verificare che lastruttura abbia i requisiti disicurezza ed igienico sanita-ri, si è aperto un contenzio-so.

L’apposita Commissioneha prescritto al Comune diLicata di adeguare l’edificioche ospita la sede Distaccatadel Tribunale di AgrigentoSez. di Licata con la realiz-zazione di opere essenziali agarantire la salute di chi cilavora, ed opere per l’abbat-timento delle barriere archi-tettoniche (ascensore, scalaantincendio, porte antipani-co, ecc…).

In mancanza di tale ade-guamento la Sezione diLicata avrebbe potuto sub-ire la chiusura per inidonei-tà dell’edificio ad ospitaregli uffici Giudiziari.

All’inizio del 2010 su ini-ziativa del Ministero dellaGiustizia è venuta a Licataun’apposita commissione,presieduta dal Dott. AlfonsoMalato responsabile delpatrimonio del Ministero,che ha tra l’altro visitato ilocali siti in Via Panepinto(dove attualmente si troval’Ufficio delle entrate), perindividuare una eventualesede alternativa a quella esi-stente.

Nel mese di Maggio nel-l’edificio dove attualmente èospitata la Sez. Distaccatadel Tribunale sono iniziatialcuni dei lavori richiesti edil pericolo che la Sezionedistaccata del Tribunalevenga chiusa per inadegua-tezza della struttura si èallontanata.

Chiara è stata la posizio-ne del Ministro dellaGiustizia On.le AngelinoAlfano, il quale, nella Visitaufficiale che ha fatto pressoil Tribunale di Agrigento, hadetto: “le Sezioni distaccatevanno mantenute e poten-ziate, ed in modo particolarela Sezione distaccata diLicata come presenza delloStato sul territorio”.

Per ultimo i problemi chestiamo vivendo nella sezio-ne distaccata di Licata sonocollegati ad un provvedi-mento contingente emessodal Sig. Presidente delTribunale di Agrigento cheha disposto che le Udienzecivili della Dott.sa ChiaraMinerva fossero tenutepresso la sede del Tribunaledi Agrigento e non più pres-so la sede distaccata diLicata a far data dal15.06.2010 e fino al20.07.2010.

Tale provvedimento èmotivato dalla gravidanzache mette la Dott.ssaMinerva nella condizione dinon poter viaggiare.

Avendo trasferito leudienze civili ad Agrigento,il personale di cancelleria èstato messo d’ufficio in feriee vengono garantiti sola-mente i servizi essenziali.

Il trasferimento di partedelle udienze Civili e dellavolontaria giurisdizione daLicata ad Agrigento ha crea-to una serie non indifferentedi disservizi per gli operato-ri della giustizia, per il per-sonale di cancelleria, non-ché per l’intera collettivitàdi Licata.

Fascicoli che non sonopervenuti ad Agrigento edudienze non tenute; testi-moni, periti nominati d’uffi-cio, persone cui sono state

notificate intimazioni disfratto, si sono presentatepresso la sezione distaccatadi Licata, dove erano staticitati perché formalmentenessun diverso avviso eraloro pervenuto.

Il problema di sostituirela Dott.ssa Chiara Minerva,che legittimamente andrà inastensione per maternità, sipresenterà subito dopo ilperiodo estivo.

Il timore è che, invece dinominare un altro magistra-to a trattare le cause civilipresso la sezione distaccatadi Licata, possa essere nuo-vamente adottato un prov-vedimento temporaneo ditrasferimento della tratta-zione delle udienze civili daLicata ad Agrigento, trasfe-rendo, così di fatto (e non didiritto), le udienze civili daLicata ad Agrigento.

E così, a forza di provve-dimenti temporanei, sipotrebbe paventare la conti-nua trattazione delle udien-ze civili in una sede(Agrigento) diversa da quel-la che è la sede naturale(Licata) stabilita per legge.

Ci si deve adoperare perevitare che questo accada.

Infatti, quello che non èavvenuto formalmentepotrebbe realizzarsi di fatto,la chiusura totale o parzialedella sezione distaccata diLicata con un grave dannosociale ed economico perl’intera collettività.

Bisogna che l’intera citta-dinanza e l’intera collettivitàdi Licata prenda coscienzadella gravità del problema,in modo da affrontarlo perrisolverlo, poiché ilTribunale e la presenzadello Stato sul Territorio èun bene primario che vapreservato e difeso non sol-tanto dagli operatori deldiritto ma da tutti i cittadinie delle Istituzioni.

A rischio chiusura parziale o totale la sezione distaccata

Siamo venuti a cono-scenza adesso che, ilParco Eolico che ha

ricevuto il via Libera èquello da 38 Pali che vor-rebbero situati a partiredalla “Punta due Rocche” eFalconara e poi versoManfria. Siamo, quindi, atre Parchi eolici che verreb-bero messi in fila daManfria fino a, quasi,Agrigento. Una enormepiantagione di pali pari,fino ad ora, a 309 pali, dal-l’altezza minima, dal pelodell’acqua, di 130 metri aduna massima di 158 metri.L’azienda che ne ha richie-sto l’autorizzazione è la“Mediterranean Windoffshore s.r.l.” di La

Spezia. Il MinisteroTerritorio ed Ambiente haconcesso positivamente laV.I.A. ma il Ministero aiBeni Culturali si è opposto.A questo punto la leggeimpone che la decisioneultima passi al Consigliodei Ministri che dovrà deci-dere su tutto e su tutti sel’opera va fatta o meno. Edè a questo punto che noiconfidiamo, senza tenten-namenti, che avendo la pro-vincia di Agrigento unautorevolissimo esponentenel Consiglio dei Ministriche è l’On. AngelinoAlfano, lo stesso, resoopportunamente edotto delgrosso rischio che corria-mo, non potrà che far vale-

re le sue e le nostre ragionia salvaguardia di un territo-rio che sta diventandooggetto delle più insanemire volte a risolvere pro-blemi, non si capisce benedi chi ma sicuramente, nonnostri. Questo Comitato staallertando quanti sono nellepossibilità di adoperarsi pernon fare realizzare i parchieolici, verificheremo seve-ramente a consuntivo chiavrà raccolto l’appello e chiinvece si sarà limitato aguardare dalla finestra ciòche stava accadendo.

Salvatore LicataComitato “Difendi Licata

no P.e.o.s.”

PARCO EOLICO OFF SHORE: LA PROTESTA DELCOMITATO DIFENDI LICATA NO PEOS

Il ministero per l’Ambiente ha dato il via al primo dei tre parchi eoli-ci off shore. Dovrebbe sorgere tra punta Due Rocche e FalconaraI l comune di Licata è

stato riconosciuto dal-l’assessorato regionale

alle attività produttive come“città d’arte e ad economiaturistica”.

Questo provvedimento hacoinvolto non solo Licatama anche altri comuni dellaprovincia di Agrigento:Burgio, Cammarata,Casteltermini, Menfi, PortoEmpedocle, Racalmuto,Ribera, San GiovanniGemini, Santa MargheritaBelice e Sciacca.

Gli esercenti di questecittà potranno dal mese diGiugno e fino a Settembre diquest’anno derogare agliordinari orari delle attivitàcommerciali.

Tale intervento mira adincentivare il giro di affari

legato al turismo estivo e alsuo indotto e rientra in unapolitica sostanzialmenteeconomica.

Politica che a sua volta èorientata all’ampliamentodi un mercato sempre piùaperto a nuove possibilità eorientato verso la creazionedi condizioni ottimali che

favoriscano ed incrementinoi consumi turistici e non.

Il tutto per garantire ele-vati standard di servizi emaggiori possibilità per leattività commerciali e per iconsumatori in genere, il chein periodo di crisi non è cosada poco.

Gaia Pisano

Lo ha deciso l’assessorato regionale alle attività produttive.Il provvedimento mira ad incrementare i consumi turistici

Licata “città d’arte e ad economia turistica

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La Vedetta 7LUGLIO-AGOSTO 2010attualità

Continua dalla prima pagina

A lmeno allora c'era una classepolitica licatese ed unaamministrazione con i cosid-

detti attributi. Oggi la classe politi-ca è allo sbando, non c'è un consi-glio comunale, che è stato sostitui-to da un commissario, e c'è unagiunta comunale che è l'emblemadel nulla e della provvisorietà piùassoluta. Allora c'erano sindaci cheappena subodoravano una cadutadi fiducia nei loro confronti conmolta dignità e coraggio rassegna-vano le loro dimissioni, oggi abbia-mo un sindaco allontanato daLicata e costretto a vivere a SanLeone, che ormai noncurante di ciòche accade nella nostra città conti-nua a partorire un assessore dopol'altro e a sostituire il vicensidacoquasi ogni due mesi. Sembra unainstancabile catena di montaggio.Ad oggi ha nominato, in appenadue anni, 24 assessori, ha sostitui-to 5 vicesindaci e ha operato nume-rosi rimpasti di deleghe. Un recorddavvero assoluto. Almeno per que-sta sua cocciutaggine di restareincollato alla sedia che vale tremilae cinquecento euro al mese e peraver fatto amministrare la nostracittà dai forestieri passerà alla sto-ria. Magra soddisfazione esserericordati però per questa sommainarrestabile di negatività. Lui cheattraverso l'ufficio stampa si con-gratula quotidianamente per ogniurlo d'asino, non ha pensato dimandare né un messaggio né unsuo assessore al convegno che laCgil ha organizzato nella sala delCarmine lo scorso 5 luglio dovec'era presente la città, ma non l'am-ministrazione comunale che giu-stamente ormai non rappresentapiù la città. Ma il suo fedele vice-sindaco oberato, con questo caldoafoso, della fascia tricolore, si èpresentato però accompagnato davigili alla messa in suffragio cheper iniziativa dell'amico BeniaminoLicata è stata celebrata a SanDomenico per ricordare VincenzoNapoli. Probabilmente se il fedeleMulè, che galleggia con Graci sin

dal primo momento, si fosse pre-sentato al Carmine avrebbe potutoprovocare una bordata di fischi,mentre la chiesa con la sua sacrali-tà gli ha offerto una sicura prote-zione.

E' anche vero che nella mente diGraci il 5 luglio frullavano benaltre cose. La sua memoria nonpoteva andare al passato. Altro cheperdersi in messaggi commemora-tivi, la sua mente era presa dallesue grane giudiziarie per quellapresunta e sporca tangente di appe-na 2 mila miseri euro. Quella mat-tina, infatti, si è dovuto presentare,assieme all'ex vicepresidente delConsiglio Comunale NicolaRiccobene e all'ex assessore allasolidarietà sociale Tiziana Zirafidavanti ai giudici della sezionepenale del Tribunale di Agrigentoper rispondere di un grave reatoche avrebbe commesso contro lapubblica amministrazione. Un pro-cesso, nel quale il Comune diLicata per espressa volontà dellagiunta municipale si è costituitoparte civile contro il capo dell'am-ministrazione. Un processo chenon sappiamo che esiti darà, nésappiamo quanto durerà, dato che isuoi legali non hanno richiesto ilrito abbreviato. Certo è che danovembre a questa parte che siamosenza una guida politica inComune. Potrebbe anche accadereche gli avvocati di Graci, nellemore che il processo di primogrado si concluda, invochino la

revoca del decreto che impone alloro assistito l'esilio. Non sappiamoneppure se i riscontri sugli atti diGraci che sta cercando di mettereassieme l'ispettore CarmeloMessina, recentemente nominatodalla Regione, a cui si sono presen-tati già per riferire l'ex sindacoSaito e l'ex assessore Avanzato coni loro carteggi, saranno sufficientiall'assessore regionale alleAutonomie Locali, Chinnici, perchiedere al presidente Lombardodi dimissionare Graci. Non è daescludere nemmeno che Gracipossa essere assolto dall'infamanteaccusa di corruzione e ritorni final-mente a Licata a dirigere non piùper corrispondenza il Comune. Inpratica potrebbe accadere tutto e ilcontrario di tutto nella terra diPirandello.

Ma mentre si cerca di risolvereil teorema Graci, caso unico intutt'Italia e frutto di una legislazio-ne autonomistica davvero aberran-te, la città di Licata è ormai al col-lasso più completo. Ed è sufficien-te fare un giro per i corsi principa-li per capire che siamo di fronte adun ammalato terminale. Una città,ironicamente dalla Regione classi-ficata come luogo ad alta intensitàturistica, abbandonata ed umiliata,diventata ludibrio delle cronachenazionali non solo per il degradopolitico e per il "caso Graci", maanche per il degrado sociale, recen-temente sfociato nell'operazione"Ballarò" che ha consentito ai

Carabinieri di assicurare alla giusti-zia oltre sessanta persone che gra-viterebbero attorno al mondo delladroga, molti di questi licatesi e per-sino giovani, nella scoperta daparte della Polizia di Stato di cin-que tunnel in contrada S. Vincenzocon ubertose piante di marjuana enella scoperta da parte dellaGuardia di Finanza di 18 piante dimarjuana coltivate lungo le rive delSalso, coperte da un fitto canneto.Ecco l'immagine che della nostracittà viene esportata, mentre un'o-ligarchia di "tecnici" si trastulla arecitare la parte degli amministra-tori assecondando i capricci di unsindaco che dal suo non ricco voca-bolario ha cancellato il termine"dimissioni", resistendo a vari invi-ti e ai tanti esempi che la cronacaregionale e nazionale quotidiana-mente riesce ad offrirgli. Ma luicinicamente, come se niente fossemai accaduto, si gira dall'altraparte. Come dire: tanti nemici,tanto onore.

Ed è così preso dalle sue sventu-re giudiziarie che non si accorgeche tutto si sta muovendo a dannodella nostra città. E allora ci chie-diamo: cosa sta pensando di fare,ad esempio, per ostacolare l'esecu-tività dell'autorizzazione concessadal ministro siciliano all'ambiente,Prestigiacomo, per la realizzazionedel primo dei tre parchi eolici offshore nella zona di mare compresatra Gela ed Agrigento? Speriamoabbia trovato almeno qualchespunto nelle lettere che il presi-dente del Comitato Difendi LicataNo Peos, Tony Licata, ha indirizza-to al presidente Napolitano e alpresidente della RegioneLombardo o nella recente presa diposizione dell'assessore Di Mauroper abbozzare una sua qualche ini-ziativa.

E vorremmo anche che mentretrascorre le sue giornate inoperosea San Leone si ricordasse del debi-to che il Comune ha con la Saiseb,che costa alla città poco più di 450euro al giorno, un debito peraltroancora non inserito nel bilanciocomunale, visto che non è stato

mai riconosciuto come debito fuoribilancio, e i cui interessi dal 2002al 31 maggio scorso ammontavanoa circa 900 mila euro. Vorremmoche si ricordasse delle quotidianecrisi idriche, della sporcizia in cuisi trova gran parte della città e cherichiamasse i suoi assessori ad aste-nersi dal prendere iniziative estem-poranee come quella dell'assessoreFurnò di portare il cosiddetto Expo'di agosto a Mollarella, senza preoc-cuparsi delle conseguenze chepotrebbe causare una tal decisionee sul piano commerciale e sulpiano della viabilità. Vorremmoche si occupasse del buio del porto,luogo di passeggio dei Licatesi. Ma,vorremmo, soprattutto, che, datoche altre dimissioni di assessoripotrebbero arrivare, la smettessedi mettere mano all'elenco dei dis-occupati politici e di quelli in cercadi una pur minima ribalta e checon molta saggezza rimettesse ilmandato prima che altri lo costrin-gano a farlo. Basta far danno aLicata. La sua è una avventurosaforzatura, seppur consentita dallalegge, che non porta a nulla, vistoche sul nulla si fonda. Ma vorrem-mo anche che i suoi assessori apra-no gli occhi, che comprendano chenon stanno rendendo alcun servi-zio patriottico alla città, ma stannosolo condividendo una sceltaavventuristica che alla fine chiame-rà anche loro a rispondere allagente. Questa avventura, crediamosia loro molto chiaro, non è il bat-tesimo politico per nessuno di loro,ma la fine politica di tutti quantiloro.

E nel mentre non si ha notiziadel bilancio di previsione 2010,apprendiamo che il CommissarioStraordinario, dottor GiuseppeTerranova, nominato in sostituzio-ne del Consiglio comunale, conpropria deliberazione n° 13 del 30giugno 2010, ha riapprovato queltanto discusso Conto Consuntivo2008 modificando tutti gli atti pre-cedenti.

Calogero Carità

Sono 24 gli assessori nominati e 5 vice sindaci, un record assoluto

Graci crea solo assessori e vice-sindaci

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La VedettaEVENTI8 LUGLIO-AGOSTO 2010

L’anniversario è stato celebrato il 2 luglio in Chiesa Madre

I 60 anni di sacerdozio del can. Andrea Cammilleridi Pierangelo Timoneri

U n bel traguardo edancora altre meteda raggiungere per

il can. don AndreaCammilleri che il 2 luglio hafesteggiato il suo 60° anni-versario di sacerdozio nellapiena fedeltà a Cristo e in unlungo infaticabile serviziopastorale. Grati al Signoreper il dono del sacerdozio, loscorso 2 luglio in ChiesaMadre si è celebrata unasolenne Santa Messa presie-duta dall’Arcivescovo diAgrigento mons. FrancescoMontenegro che, su invito didon Andrea, non è volutomancare all’appuntamento,insieme ai sacerdoti dellaforania di Licata, a quellilicatesi fuori città e all’arci-prete, il prevosto mons.Antonio Castronovo, cheanche lui in questo giornoha ricordato il suo 43° anni-versario sacerdotale.

Una doppia festa quindi,ricca di gioia ed emozioni,ma vogliamo qui ricordarein questo particolare anni-versario la vita e l’opera delsacerdote Andrea Cammil-leri, molto conosciuto, sti-mato e ben voluto a Licata.Ne sono davvero onorato neldelineare la sua figura ericordare questo anniversa-

rio per il legame di amiciziache lo unisce alla mia fami-glia e ancor prima con quelrapporto fraterno che egliaveva con mio padre, matu-rato ai tempi dei giovanidell’Azione Cattolica inChiesa Madre, e che è rima-sto nel cuore di don Andrea.

Nato a Licata il 1° gen-naio del 1928, don Andrea,cresciuto in un famigliamolto religiosa, con un fra-tello anch’egli sacerdote, sinda piccolo, con un caratteremolto gioviale e con unapassione sfrenata verso ilgioco del calcio, frequenta lachiesa, facendo il chierichet-to. Nel 1940 decise di entra-re in Seminario ad una con-dizione che, come lui stessosimpaticamente mi ebbe adire: “purchè si gioca a cal-

cio”. Fu mons. Curella, arci-prete di Licata, a seguire lasua formazione cristiana ead indirizzarlo in Seminario.All’età di 22 anni e mezzo, il2 luglio 1950, il giovaneCammilleri venne ordinatosacerdote in Chiesa Madredalle mani del Vescovo diAgrigento, mons. Peruzzo,con la dispensa della SantaSede, non avendo ancoral’età dei 24 anni che venivarichiesta per l’ordinazionesacerdotale, visto che glialtri suoi confratelli veniva-no ordinati alla fine di giu-gno dello stesso anno.

Il suo primo anno disacerdozio lo svolse aCaltabellotta, ma mons.Curella lo volle come viceparroco nella nostra ChiesaMadre, impegnandolo nelle

varie attività della parroc-chia ed in seguito, nel 1958divenne rettore della chiesadel Collegio dove diedeimpulso alla devozioneverso San Domenico Savio efece di questa chiesa unvivaio di tante vocazionifemminili, tra le quali P.Cammilleri ricorda la suoraclarissa licatese ChiaraTeresa Infusino che si trovanel monastero di SantaChiara in Assisi, anch’ella famemoria del suo 40° anni-versario di professione reli-giosa.

Nel 1964 il Vescovo,mons. Petralia, lo nominaparroco della parrocchia diSan Paolo, l’antica chiesa deiMaltesi, situata in un quar-tiere disagiato, dove donAndrea tanto si impegnò nelrisolvere i problemi delrione, facendo della parroc-chia non solo un punto diriferimento religioso, maanche sociale e aggregantedegli abitanti del quartieredi San Paolo. La parrocchiadivenne soprattutto luogo diritrovo di tanti giovani chedon Andrea ha saputo benconquistare impegnandolinel gioco del calcio, nelgruppo folkloristico e nelcanto. Nel 1975 viene nomi-nato canonico dell’InsigneSecolare Collegiata di Licata

e dal 1990 al 1995 è VicarioForaneo della nostra cittàimpegnandosi sia a livelloreligioso ed anche sociale.

Nel 1995 il Vescovomons. Carmelo Ferraro lonomina parroco della Chiesadel Carmine dove continua ilsuo impegno pastorale avva-lendosi del coro parrocchia-le “B.M.V. del Carmelo” natonel 1997 che anima le cele-brazioni religiose con stileliturgico e proficuo per ladiffusione della fede. AlCarmine rimase parrocofino all’inizio del 2010,quando per motivi legatiall’età e alla sua salute havoluto lasciare l’impegnoparrocchiale, continuando asvolgere il suo ministerosacerdotale presso ilSantuario di Sant’Angelo,pur rimanendo parrocoemerito, e rendendosi dis-ponibile per le confessioni ela celebrazioni delle SanteMesse.

La sua lunga vita sacer-dotale è stata imperniataanche da tanti viaggi indiverse parti del mondo enei vari luoghi visitati si dis-poneva a contemplare labellezza e la grandezza diDio nelle meraviglie delcreato. Tra i tanti viaggi,quelli che P. Cammilleritiene tanto ricordare sono il

pellegrinaggio in TerraSanta che ha compiuto inoccasione del 25° e del 50°di sacerdozio ed è in pro-gramma anche per questaestate per il suo sessantesi-mo e quello di aver ripercor-so i viaggi missionari di SanPaolo, dove don Andreaacquisisce un bagaglio nonsolo culturale e turistico, maanche di fede, di amore e didedizione alla missionesacerdotale.

Nel sessantesimo dellasua ordinazione sacerdotale,celebrato lo scorso 2 luglio,il can. Andrea Cammilleri haringraziato il Signore per ildono del sacerdozio svoltonella dignità di chi, consa-crato in questo sacro mini-stero, ha il compito di farconoscere Dio ed annunzia-re la sua Parola di salvezza.E don Andrea anche se haraggiunto 60 anni di sacer-dozio mantiene uno spiritogiovane, capace di amareperché lo Spirito Santo sem-pre lo illumina e la VergineMaria, lo assiste.

Rivolgiamo dunque unaffettuoso augurio al can.Andrea Cammilleri per ilsuo anniversario di sacerdo-zio, che il Signore lo tengasempre saldo nella sua mis-sione di sacerdote a serviziodella Chiesa e dei fedeli.

Variazioni: al chiostro San Francesco un cocktail di espressioni artistiche

“ArtiColate”, il luogo dell’anima

I l Ministro della pubblica istruzio-ne, qualche tempo fa, chiedeva aimaturandi cosa e dove fossero i

“luoghi dell’anima”. A ben pochi, inquel momento, interessava. Molti,invece, si occupavano di delimitarequantitativamente le proprie parole,di misurare le proprie emozioni, diprodurre per guadagnare… un voto.Era come quando Lacerda rispose aun Raoul Duke impegnato a perlustra-re il suo luogo dell’anima, tanto perrimanere nella nostra citazione, che“Il servizio va completato”. Pascalvoleva guarire gli uomini dal divertis-sement, Dalì dipingeva degli orologima per sfregio li deformava, li face-va…colare.Per stabilire dove si trovano i luoghidell’anima, bisognerebbe capireprima dove si trova l’anima.Probabilmente non entro quei 21grammi con cui qualcuno l’ha pesata.Ma, in fin dei conti, a chi interessadove si trova l’anima: l’importante èincontrarla, la propria, quando se neha voglia, nei luoghi che abita. I luoghidell’anima, appunto.

Bisognerebbe scoprire, poi, cosa sifa con quest’anima, quando la siincontra. E anche qui le risposte pos-sono essere le più diverse. C’è chinasce per mortificare la propriaanima, chi per seguirla, chi per farsiingannare dalla sua forma invisibile.C’è chi scambia l’anima per un doveree chi confonde un piacere con il pro-prio spirito. C’è chi la incontra neltempo libero, e questa è la categoriapiù folta.

Articolate è il nostro luogo dell’ani-ma. Quell’angolo di tempo e di mondoin cui la routine si ferma e inizia la

vita. La natura umana è da semprecostellata di doveri e piaceri, di istintie razionalità: bene, in questa zonafranca i poli si incontrano, gli oppostisi conciliano. L’uomo conosce il rigoredei sensi, si libera dai cliché, capiscecome il Caos genera la vita. Lavora perse stesso.

Il nostro ambizioso progetto consi-ste nel combinare le più disparateforme di espressione artistica in ununico pastiche, fare di una giornata disfogo dell’anima un appuntamentoperiodico, stimolare il più possibile lepotenzialità creative non solo di chil’arte la fa, ma anche di chi la riceve.Perché l’arte, la cultura, la politicasociale sono un dono.

Per il primo appuntamento noi diVariazioni abbiamo pensato a unluogo caro ai licatesi: il chiostro di SanFrancesco: per un giorno sarà il luogodell’anima degli artisti licatesi.Fotografi, pittori, scultori, attori, arti-sti di strada, artigiani, creativi, cinefi-li, stilisti, fumettisti, proiezionisti,scrittori e poeti abiteranno il portico ene faranno una spirale che risucchieràil visitatore e lo spingerà verso il cen-tro, verso la rarefazione delle perce-zioni, la psicofisica dell’espressione, la

fisiognomica della critica. Proporremo, inoltre, le nostre ini-

ziative. Innanzitutto, presenteremo,con l’aiuto di importanti personalitàpolitiche e di esponenti dell’universosociale e culturale siciliano, una pub-blicità progresso contro il pizzo, in cuii protagonisti sono i bambini: il nostrodomani. Uno spot che ci auguriamofaccia il giro delle emittenti e che,senza il peso della serietà, manifesti lavoglia dei siciliani di liberarsi dallecatene. Un video che aiuti noi diVariazioni a prendere una posizione ea veicolare il nostro modo di pensare,il nostro desiderio di cambiamento.

La serata, invece, sarà tutta deimusicisti. Gruppi locali, ospiti da tuttala Sicilia, band che incarnano i piùvari generi musicali alimenterannol’atmosfera onirica di Articolate.

Ci soffermiamo, quindi, sul sensoultimo che vogliamo dare all’iniziati-va. Le scarse risorse economiche, l’in-soddisfazione che diventa rinuncia, ilgrigiore delle nostre giornate di solenon potrà mai prendere il sopravven-to. Ci ribelliamo a un’idea lassista, auna critica esclusivamente negativadella nostra vita da meridionali: nonvogliamo cedere alla tentazione dirinunciare alla nostra identità, all’ideadi venderla per comprare un bigliettoper il Nord. Vogliamo investire sullaSicilia, sulla provincia di Agrigento, suLicata. Vogliamo farne la vetrina dellenostre capacità, il palcoscenico del-l’arte che sappiamo produrre, dellerisorse che siamo in grado di sfrutta-re.

I.M.

Una medaglia di rico-noscimento è stata con-cessa all’appuntato deiCarabinieri, il licateseGiuseppe Sandro Incor-vaia, in servizio effettivopresso la caserma diScoglitti e dal mese disettembre 2009 in servi-zio provvisorio a Gela abordo di una motovedet-ta dell’Arma. A conce-dergli la medaglia è statala Fondazione “Carne-gie” che ha sede presso ilministero degli interni aRoma. Ecco la motiva-zione: Il giorno 26 ago-sto 2008, in Scoglitti diVittoria (Rg), a bordo dimotovedetta si prodiga-va nell’attività di ricercadi un’imbarcazioneribaltatasi con due per-sone a bordo, ed unavolta individuati i nau-fraghi si tuffava corag-giosamente nelle agitateacque riuscendo dopoestenuanti sforzi a trarliin salvo sul natante”.

Si trattava di un’im-barcazione a vela, tipocatamarano, con unadulto e un bambino dinazionalità franceseospiti del Club Med di

Nel 2008 nel mare di Scoglitti ha salvato duenaufraghi ospiti del Club Med

Medaglia all’appuntato dei carabinieri Giuseppe Incorvaia

Kamarina con il restodella famiglia, che si eravenuta a trovare in diffi-coltà a causa del maregrosso, forza quattro, edel forte vento.

A l l ’ a p p u n t a t oIncorvaia, non nuovo insalvataggi in mare e cheha ricevuto il PremioOscar del mare edizione2009 a Santa CroceCamerina e il Premio BigBlu in occasione dellaFiera Nautica di Romasvoltasi il 28 febbraio2010, le più vive congra-tulazioni della Direzionee della Redazione de LaVedetta.

Nella foto l’appuntatodei Carabinieri Giu-seppe Incorvaia

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La Vedetta 9LUGLIO-AGOSTO 2010storia

Da Licata ad Agrigento e Porto Empedocle, la marcia della 3ª divisione di fanteria americana non fu una passeggiata

Luglio 1943. Assalto alla Siciliadi Carmelo Incorvaia

e Gaetano Allotta

R icaviamo, con gli opportuni adat-tamenti, i brani che seguono daiRicordi di guerra, del sottotenente

Alfredo Ferri, bersagliere, matricola 81-I-49495. Nel 1943 Ferri era responsabile del1° plotone della 1ª compagnia bersaglieri,al comando del tenente Renzo Valla, diParma. Gli altri due plotoni erano affidati,il 2°, al sottotenente Marco Bovio e, il 3°,a un ufficiale siciliano di Enna.

La compagnia afferiva al 73° battaglio-ne, a sua volta articolazione del 10° reggi-mento al comando del tenente colonnelloStorti, in rinforzo al 12° corpo d’armataitaliano. Fu impegnata duramente nellaresistenza all’avanzata, da Licata adAgrigento e Porto Empedocle, della 3ªdivisione rinforzata di fanteria americanaagli ordini del generale Lucian KingTruscott, Jr.

Piazzata al caposaldo 93, quota 90, focedel fiume Naro, al chilometro 193 dellastrada statale 115, pur in condizioni diffi-cilissime, la compagnia combattè dignito-samente, ritardando di giorni l’avanzatacon efficacia e pagando un prezzo elevato.Trentadue piastrine di riconoscimento dibersaglieri caduti al loro posto di combat-timento saranno consegnate alla squadraamericana incaricata degli interrogatori,su un centinaio di effettivi della compa-gnia, a parte i feriti, tutti più o meno gra-vemente, compreso lo stesso Ferri.

A contrastare la compagnia, Valla siritrovò il raggruppamento tattico 7° delcolonnello Harry B. Sherman, con vice iltenente colonnello Williams. Era centratosul 7° reggimento di fanteria, con il 1° bat-taglione d’assalto del tenente colonnelloRoy E. Moore, il 2° battaglione del mag-giore Duvall e il 3° del maggioreEisenhour, tutti sbarcati alla spiaggiarossa di Gaffe, in territorio di Licata,all’alba del 10 luglio 1943.

Il reggimento era appoggiato dai carriarmati – Stuart e Sherman nuovissimi edeccezionalmente docili alla guida - dellacompagnia G del 66° reggimento corazza-to, afferente al comando di combattimen-to A del generale di brigata Maurice Rose.

L’11 luglio, alle ore 06:00, il 7° fanteria,con i battaglioni 1° e 3°, moveva in dire-zione nord-ovest, supportato dal 10° batta-glione di artiglieria da campo e dal 1° del77° reggimento di artiglieria, catturandoPalma di Montechiaro, dopo un vivaceattacco sferrato dal 3° battaglione diEisenhour e contrastato dalla compagniamoto- mitraglieri della città. Alle 17:00, il2° battaglione di Duvall seguiva, consoli-dando il terreno, mentre il 66° corazzato,in movimento dalle 06:00, occupava Naroalle 10:30, pur assoggettato nel corso dellagiornata a continui attacchi di aerei tede-schi e anche da fuoco amico.

Il 12 luglio il 7° fanteria consolidava lesue posizioni ad ovest di Palma diMontechiaro, mantenendo il contatto conil 66° corazzato a Naro.

Il 13 luglio, il 1° battaglione di Mooreavanzò in direzione ovest sulla statale 115,in camion e poi a piedi, per cinque miglia,appoggiato da una batteria del 10° batta-glione e da una del 2° battaglione del 77°reggimento di artiglieria. Dovette però fer-marsi, ed anzi arretrare, chiedendo e otte-nendo l’intervento del fuoco navale degliincrociatori leggeri Brooklyn, Birmingham ePhiladelphia.

La resistenza italiana, ad opera del 10°

reggimento bersaglieri e degli aggregatireparti di artiglieria, appostati in caposalditrincerati lungo le alture ad ovest del fiumeNaro, fu estremamente robusta ed effica-ce, come viene confermato dai ricordi delsottotenente Ferri.

Il 14 luglio, reparti del 7° entravano aFavara senza difficoltà. Nell’area il rag-gruppamento tattico si riorganizzavaintanto, con il 3° battaglione ranger deltenente colonnello Dammer, il 10° batta-glione di artiglieria da campo e il 1° batta-glione del 77° artiglieria.

Nella notte tra il 14 e il 15, intanto, il 1°battaglione di Moore consolidava ancorale sue posizioni. Alle 03:00 le artiglierieaggregate si spostavano in avanti, mentre,dalle 21:00, alcune compagnie avanzava-no verso Agrigento.

Il 16 luglio, la resistenza italiana cedet-te definitivamente. Alle 14:30 il 3° batta-glione di Eisenhour attaccava, su entrambii lati, la statale 115 in direzione di PortoEmpedocle, mentre alle 14:10 i consistentirinforzi provenienti da Aragona venivanospazzati via. Solo in questo episodio, gliitaliani caduti furono più di cento e lascia-rono sul campo più di cinquanta veicoli.Intanto era caduto, tra gli altri, il tenentecolonnello Williams, che il 16 luglio veni-va sepolto nel cimitero di guerra america-no di Licata, in contrada Cannavecchia.Ogni barriera era crollata. La strada perAgrigento risultava ormai libera, mentrealle 19:00 i ranger di Dammer, sbarcati il10 luglio a Mollarella, occupavano PortoEmpedocle.

Per gli americani, l’avanzata non fu unapasseggiata. I bersaglieri del 10° reggimen-to di Storti, nonostante l’abbandono diposto di alcuni reparti di artiglieria aggre-gati del 77° gruppo Milizia Contraerea,fecero, seppur in condizioni difficilissime,la loro parte, con onore.

Nelle foto: Una mappa che illustra l’a-vanzata da Licata verso Agrigento ePorto Empedocle; il 1° plotone bersaglie-ri in marcia

A ll’inizio del maggio 1943, la nostra com-pagnia veniva trasferita e si accampavain una zona centrale dell’isola, a Chiusa

Sclafani. Era un grosso borgo di circa cinquemi-la abitanti, in bella posizione collinare ai piedidella Serra dell’Uomo Morto, nei monti Sicani,tra Palermo e Agrigento.

Offriva magnifici panorami, su campi chemostravano il colore delle messi in maturazione.Serpenti lunghi di strade polverose salivano conlente giravolte verso altri paesi silenziosi, quasiaddormentati nel sole che bruciava forte fin dalprimo mattino. Alle luci dell’alba, chiare siintravvedevano piccole carovane di asini, carichidi bisacce e di attrezzi, e di capre e pecore, con icontadini che salivano. Alla mente tornavano iversi di Salvatore Quasimodo: “ […] del car-raio, che risale il colle / nitido di luna, lento/ tra il murmure di ulivi saraceno […]”.

Dovetti occuparmi di completare lo scarsoarmamento pesante. Quale esperto, venni incari-cato dell’operazione. A Sciacca era stata sbarca-ta, e accatastata in un deposito alla rinfusa, unaparte delle armi salvate dopo la disfatta dellenostre truppe in Libia. Misi così assieme i pezzinecessari per un cannoncino anticarro, il 47/32,assemblando arma, affusto e sistema di punta-mento. Elaborai anche una mitragliera antiae-

rea da 20, affidata per l’uso al mio attendente,Paolo Dell’Orto, un biondo e baldo ragazzone diValmadrera di Lecco. Per le munizioni dovettiaccontentarmi di granate a pallette, le shrapnel,invece dei consueti, e più utili, proiettili perforan-ti anticarro dei quali sussistevano pochissimescorte.

Il 5 luglio, quasi alla vigilia dello sbarco allea-to, vennero diffuse integralmente, tra gli organidi stampa e i soldati, le parole pronunciate dalDuce il 24 giugno davanti al direttorio naziona-le del partito fascista. Era il discorso passato allastoria come quello del “bagnasciuga”. Tra l’al-tro, Mussolini aveva detto che “ […] bisognache, non appena il nemico tenterà di sbar-care, sia congelato su quella linea che i

marinai chiamano del bagnasciuga, la lineadella sabbia dove l’acqua finisce e cominciala terra. Se per avventura dovesse sbarcare,bisogna che le forze di riserva, che ci sono,si precipitino sugli sbarcati, annientandolifino all’ultimo uomo […]”.

Il mio reparto – il 1° plotone - era tra quellidestinati a fermare il nemico sulla spiaggia.

Alla compagnia era pervenuto l’ordine ditenersi pronti per la partenza immediata, certa-mente notturna, verso un punto di raccolta traAgrigento e Favara. Una colonna di autocarristazionava ai limiti dell’accampamento. Si dor-miva vestiti in attesa del motociclista portaordi-ni. Armi e bagagli erano stati affardellati.

Il 7 luglio un terribile bombardamento avevainvestito Agrigento. L’8, alle 22:00, alla luce deifalò, tutto fu caricato sui camion – tende, coman-do, cucine -, legando di fretta i teloni di copertu-ra. Gli ufficiali in cabina, la colonna si buttòrapida verso la costa, attraverso Burgio e Ribera,fino al bivio di Montallegro. Poi, dopo una ottan-tina di chilometri, fino ai sobborghi di Agrigento.Fu un viaggio da incubo.

(a cura di Carmelo Incorvaia e GaetanoAllotta)

Continua a pag. 10

Avevo ventidue anniI Ricordi di guerra di Alfredo Ferri

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I Ricordi di guerra di Alfredo Ferri

Continua da pag. 9

F acemmo tappa in un uliveto.Una pagnotta intinta in un gavet-tino di caffè caldo e salato ed il

roseo dell’alba del giorno - 9 luglio - chespuntava, ci ridiedero un po’ di conforto.A terra, sotto gli ulivi, si rimase in attesa.

Arrivarono alcuni ufficiali dello statomaggiore, e gli ufficiali venimmo convo-cati per l’ultimo “briefing”, per l’ultimorapporto cioè. Per la nostra compagnia -la 1ª -, la destinazione indicata nellatavoletta consegnataci, era il caposaldo93, quota 90, foce del fiume Naro, al chi-lometro 193 della strada statale agrigenti-na n. 115. L’ordine era di “resistenzaad oltranza per impedire l’accessodei mezzi corazzati nemici adAgrigento”. Il termine semplicementesignificava sacrificarsi sul posto, perchénon ci venivano offerte altre soluzioni.

Intanto erano state montate sotto gliulivi le cucine da campo. Il buon odoredel sugo per il rancio e la distribuzione diviveri di conforto, vino e sigarette nonriuscivano comunque a sollevare gli spiri-ti dei bersaglieri. L’aria era preoccupata etriste. Per molti sarebbe stato l’ultimorancio.

Le navi americane erano in vista dellacosta e gli aerei volavano alti sopra dinoi, in continuità. Centinaia di paràerano stati lanciati nelle zone interne.

Durante la distribuzione del rancio, sisviluppò un nuovo passaggio di bombar-dieri sulla zona. Alcune bombe cadderosul nostro campo, fortunatamente senzadanni, se non quello di intensificare lapaura.

Le operazioni di partenza dei repartivennero accelerate. Uno degli autocarri,carico al massimo, portava bombe eproiettili. Nessuno voleva salirvi. Misedetti tranquillo accanto all’autista. Ilgesto risultò efficace. Alla periferia diAgrigento, un reparto del genio attese ilnostro passaggio per completare la posadi mine a sbarramento della statale.

Il nostro caposaldo era a una decinadi chilometri, su un dosso lungo la stradache costeggiava il mare. Due curve nelimitavano la vista. Il dosso era già statopreparato in parte, a difesa, con lo scavodi trincee e buche per i depositi. Sotto,una masseria era stata abbandonata,salvo alcuni animali da cortile.

Le cartine forniteci segnavano che lazona attorno era stata minata.L’attraversamento indenne di un greggesuperstite che si affrettava via con i pasto-ri, ci fornì la prova provata che non eravero.

L’approntamento difensivo dell’areacostiera era stato improvvisato, scarserisultavano le truppe e ancor meno le bat-terie e i cannoni. Solo una batteria da105 proteggeva la strada.

Al sole infocato, per tutto il pomerig-gio i bersaglieri a torso nudo, sporchi dipolvere, sudarono per completare emigliorare le trincee. Scavarono cunicoliper permettere movimenti al coperto par-ticolarmente verso le buche delle muni-zioni. Non tolsero mai lo sguardo dall’o-rizzonte del mare.

Dai puntini neri della flotta, nel tardopomeriggio, cominciò a sentirsi sullenostre teste il sibilo delle bombe, che siperdevano lontano, alle nostre spalle. Ipunti neri si facevano via via fitti e gros-si, mentre il bombardamento dal mareaumentava di intensità. Con l’imbrunirele tracce dei proiettili, multicolori, si fece-ro più evidenti. Il cielo esplose in unasarabanda di scoppi e di fuochi. Nonriuscivamo ad individuare i bersagli deitiri, ma sicuramente si trattava diAgrigento e di Porto Empedocle. Nonnoi, per il momento.

Seguivo, senza parole, le bordate lan-ciate dalle navi e i grappoli che scendeva-no dagli aerei enormi. Tra me pensavoalle distruzioni che i nuovi barbari avreb-

bero apportato. Mi chiedevo se avrei fattoa tempo a vedere la valle dei Templi. Nonconoscevo ancora Agrigento, né Licata,né Gela. Solo qualche ricordo scolasticolegato al filosofo Empedocle e alla suateoria cosmologica dei quattro elementi.Lì era nato anche Luigi Pirandello. Michiesi che senso avessero i miei pensierimentre la città bruciava sotto le bombe.

Lo sbarco era avvenuto a Licata, aGela, a Scoglitti, e nel siracusano.Passammo le lunghe ore della notte connel cuore i sentimenti più contrastanti,senza una parola, attratti dai rombi, daisibili dei proiettili e dallo spettacolo deicolori che ci avvolgeva. Accucciati nelletrincee, i bersaglieri intanto, stanchi peril lavoro e per le emozioni, si erano addor-mentati. Con gli altri tre ufficiali, anch’iocercai un po’ di riposo sui covoni dipaglia abbandonati al centro del dosso.

Ora le nostre posizioni erano sottotiro. Ci eravamo disposti nelle trincee,nascoste dalle canne e dalla paglia stesa-vi sopra. Intanto sul campo era rimastol’ufficiale ennese. Era stato colpito alginocchio da un proiettile tracciante dimitragliera. Fu il primo a versare il san-gue per la sua terra. Non potemmo aiu-tarlo. Fu raccolto più tardi dai barellieridella sanità.

La battaglia era scoppiata, e fu dura.Nell’affanno della corsa caddi nella trin-cea, dove in ansia armeggiavano i bersa-glieri addetti al cannoncino anticarro.Ad una delle curve della strada, in dire-zione di Agrigento, erano apparsi i primicarri armati. Sparai al primo carro con ilcannone messo in postazione. Il colpoandò ai cingoli, e bloccò il carro in mezzoalla strada. Fu il mio battesimo delfuoco, fortunato.

La fanteria americana dalla spiaggiaattaccò il caposaldo. L’assalto durò fino asera, poi si fermò. Presi contatto conValla e timidamente cominciammo amuoverci. Alcuni bersaglieri scesero finoalla strada. Il carrista era rimasto intrap-polato, e fu il nostro primo, ed unico, pri-gioniero. Qualcuno lo accompagnò nelleretrovie. Qualcun altro nel carro racimo-lò le scorte di viveri, e cioccolati, biscotti,marmellate e graditissime sigarette.

Scoprimmo che gli artiglieri dellapostazione sotto di noi era fuggiti. Fu tri-ste. Uno rimase nascosto nella tombina-tura della strada. Non ne volle sapere diuscire e venire con noi. Nella notte sparì.Mi rimasero il binocolo e le armi di chili comandava.

Non avevamo ricevuto perdite, a partel’ufficiale ennese. Nella caduta del matti-no mi ero procurato una slogatura, legge-ra però, al piede destro. Lo scarpone nerisultò sporco di sangue, per una ferita.Non mi ero accorto di nulla. Per il restodei giorni, per camminare usai comebastone lo scovolo del cannoncino. Passòcosì la nostra prima giornata di batta-glia. Poi le cose cambiarono, in peggio.

La notte fu quasi di veglia. La pauradi un attacco improvviso, dopo la sospen-sione degli spari, ci costrinse a tenere altolo stato di allarme. I bersaglieri vegliaro-no a turno, alcuni dormirono alla menopeggio nelle trincee, altri fuori sulle stop-pie del grano avvolti nelle mantelline ecosì anche noi ufficiali. Mi arrischiai a

compiere un breve giro delle postazioni,aiutato dal mio improvvisato bastone.Tutto appariva tranquillo e il morale erabuono.

Anche il mattino successivo non fu“la rosata aurora” a darci il benvenuto,ma l’iroso sparo delle mitragliatrici.Cominciò una giornata di fuoco, da partenostra per difendere il caposaldo e impe-dire il transito sulla strada. Nella fossainfocata delle trincee, con il torso nudorigato di polvere e sudore, le ore pomeri-diane trascorsero lente, eterne.

L’anticarro 47/32 con proiettili ashrapnel fornì ottima prova anche con-tro i piccoli gruppi che tentavano di sali-re sul dosso, tanto che dopo alcuni perico-losi tentativi, cominciarono a usare tecni-che diverse: non più il tiro diretto, mal’impiego di piccoli mortai che recavanonon poco fastidio. Dietro le trincee, pres-so le buche per le cassette delle munizioni,avevamo ricavato altre buche per i serviziigienici. Arrivarvi, pur strisciando neicunicoli, sotto il fuoco dei mortai, eraoltremodo disagevole.

Avevamo esaurito le riserve d’acqua ela sete cominciava a farsi sentire. Con ilsopravvenire del buio cessarono gli spari.Si stabilì tra noi e gli americani quasiuna forma di tacita intesa. Nel buio cimovemmo con meno prudenza, senzaincontrare alcuna azione di contrasto.Sentivamo i loro movimenti e perfino ilrumore metallico delle vanghette con lequali sistemavano le difese. Evitavamo disparare.

Fu possibile far scendere una piccolapattuglia nella sottostante masseria allaricerca di acqua. Il pozzo era ancora inuso. I bersaglieri tornarono con piccoliotri d’acqua e con uova che le galline, pernulla spaventate dagli spari, avevanocontinuato tranquillamente a deporre.Madre natura ci dava una mano. Lanotte passò con meno tensione e un po’più di riposo.

*****

I l terzo giorno la musica cambiò. Isoldati americani avevano cambiatola direzione di attacco, spostandola

sulla nostra sinistra, dove si accumulava-no grossi depositi che ritenevamo di panidi zolfo. Sulle mappe non risultavanoperò indicazioni relative all’esistenza dizolfare. Dietro, al loro riparo, avevanosistemato alcune batterie di mortai.

Da lì cominciarono al mattino i primicolpi. Avremmo preferito gli spari secchidelle mitragliatrici a quelli dei mortai chegiungevano subdoli, senza avviso. Se nesentiva il sibilo sopra le teste e, quandoandava bene, lo scoppio dietro le nostrespalle. Sparavano a forcella, un colpolungo e uno corto, per centrare il tiro. Perla posizione, o forse per imperizia, nonriuscivano a colpire con precisione lenostre trincee.

Verso mezzogiorno, apparve sopra dinoi un piccolo aereo, color argento.Leggero, alto, senza rumore, volava congiri lenti, a mò di uccello da preda. Dopoi tiri agitava alternativamente le ali, for-nendo così i segnali sulla loro direzione.Dell’Orto, appollaiato sulla grossa mitra-gliera, cercò invano di colpirlo, ma l’ae-reo si moveva al sicuro, fuori tiro.Subimmo i primi danni. Un deposito dimunizioni prese fuoco e le casse scoppia-vano alle nostre spalle. Rimanemmo rin-tanati nelle trincee per ore, sotto la piog-gia di terra e di polvere. Agli scoppi dellebombe dei mortai si erano aggiunti quel-li della nostra piccola santabarbara.

I colpi cadevano sempre più vicini. Ilterreno attorno era pieno di buche eavvallamenti. Contammo i primi feritiche riuscimmo a portare nelle retrovie. Ilcannoncino continuava a rivelarsi utilenel supporto alle mitragliatrici e ai fucili.Attraverso gli stretti corridoi dei blocchidi pani di zolfo, con il binocolo scorgeva-mo i fanti americani spostarsi di corsa daun blocco all’altro nel tentativo di avan-zare.

Avevo puntato il 47/32 in uno di que-sti corridoi, attendendo e misurando i

tempi dei passaggi. Quasi d’istinto spa-rai, colpendo in pieno una piccola pattu-glia. Ho ancora negli occhi la scena, siapure lontana e confusa. Mi prese un atti-mo di gioia assurda. La stessa dei duebersaglieri che mi assistevano. Ho conti-nuato a chiedermi perché ne fossi conten-to. Ma in guerra si tratta pur sempre diarrivare prima.

La tensione e la stanchezza si faceva-no sentire. Come cibo avevamo le duregallette, qualche pagnotta avanzata e lescatolette di carne fibrosa. Per l’acquacontavamo sui prelievi notturni dal pozzodella masseria.

Nei giorni che seguirono, le cose sifecero tragiche. Malgrado i richiami, ilmitragliere Dell’Orto, sotto il pieno soledel mezzogiorno, insisteva nella sua per-sonale lotta contro il piccolo aereo argen-teo che puntualmente compariva a dirige-re i tiri. Stava completamente allo scoper-to e rappresentava un chiaro bersaglio subiancore del terreno arso. Ai miei rim-brotti rispondeva con l’allegra risata dellaincoscienza giovanile. Venne purtroppocolpito a morte dallo scoppio di una gra-nata. La sua fine, con il dolore, mi halasciato una sorta di rimorso oscuro. Eroanch’io partecipe di atti che si ritenevanodi coraggio, quasi esplosioni della nostraforza interiore. Ma non servivano anulla. Purtroppo meditazione, prudenzae calcolo maturano più tardi, quandoviene il loro momento.

La compagnia resisteva, sebbene lapressione americana crescesse di giorno ingiorno. Nei colloqui con Valla e Bovio,nella quiete notturna, si faceva il puntoella situazione e si programmava il lavo-ro per il giorno successivo. Si trattavasoprattutto di provvedere a riparare inqualche modo trincee e rifugi. Non siparlò mai di attacco – non c’erano le con-dizioni minime -, né di resa, anche se lamorsa chiudeva sempre più.

All’interno, a nord del nostro caposal-do, il fronte era tenuto da un’altra com-pagnia di bersaglieri al comando di uncapitano della milizia fascista. Alla ricer-ca di atti di gloria, il comandante tentò dirompere l’assedio con il classico assaltoalla baionetta. Fu un macello, crudele esoprattutto inutile.

Contavamo disgraziatamente i nostrimorti. Nella mia trincea, il sergente DeLuca cadde sul mucchio di terra attorno.De Luca, pugliese, fu colpito in pienafronte. Nemmeno un grido, gli occhi sbar-rati verso il cielo. Aveva in tasca unalicenza di quindici giorni. Lasciava lagiovane moglie appena sposata.

In tutte le trincee si lamentavanomorti e feriti. Non vi era posto per espres-sioni di dolore. Un bersagliere che si eraappena esposto, fu preso all’addome dauna sventaglia di proiettili. Rimasesdraiato, sul bordo della trincea, con ilventre aperto. Le vane richieste di aiutodurarono ore. I caduti ci fecero compa-gnia dolorosa fino alla fine. Un bersaglie-re, sembrava quello più robusto, fu assali-to da una crisi e sbavò e urlò. Gli affib-biai due forti schiaffi, senza parole. Mifissò muto, e tornò in sé, ma non profferìpiù parola.

Il caposaldo, sotto il fuoco dei mortai,era ormai solo un campo di buche. Nei

depositi le casse di munizioni bruciavanoscoppiettando. Anche il cannoncino anti-carro era stato colpito, e rovesciato, nellapiazzola fuori della mia trincea.Preparammo sui bordi dei piccoli cumulidi bombe a mano. Sarebbe stata la nostraultima difesa.

Da sei giorni ci nutrivamo di galletteinumidite nell’acqua, ma anche questastava finendo, perché il pozzo era diven-tato inaccessibile. Nella mattinata glispari rallentarono, poi nelle prime ore delpomeriggio cessarono. Mi ero sdraiatosulla piazzola del cannoncino, al riparodi un mucchio di terra. Con il binocolocercavo le postazioni americane. Assorto,non mi accorsi delle ombre che si allun-gavano davanti a me, proiettate dal soleal tramonto. Nello stesso istante avvertiiun lontano odore di benzina. D’istinto, edi slancio, mi buttai nella trincea. Sopra,una pattuglia di fanti, i mitra imbraccia-ti, intimavano la resa. Sfondato il capo-saldo in un punto, gli americani ci ave-vano preso alle spalle. Ci fu qualchesparo, ma non c’era più nulla da fare.Ero disarmato. Agitai un fazzoletto bian-co e uscii per primo.

Per noi era finita. Attorno, tra lebuche delle bombe, restavano i nostrimorti. Non ci lasciarono il tempo dipiangerli, né di raccoglierli. Spintonatidai calci di mitra, scendemmo dal capo-saldo. Sul bordo della piazzola, mi chinaiad afferrare la mia mantellina. Un fantemi colpì alla schiena, con il calcio delfucile. Credeva che volessi prendere unabomba a mano che giaceva accanto. Alpiede che dolorava, aggiunsi la schiena.Ma la guerra per me e per i bersaglieridella compagnia era finita.

Fummo condotti in un uliveto distan-te, e gli ufficiali divisi dai soldati.Fummo identificati con le piastrinemetalliche che portavamo al collo, chefurono sostituite da un “tag”, un carton-cino telato, da appendere al collo con uncordino. Il mio, che ho conservato gelosa-mente, porta scritto: “PRISONER OFWAR. Date of capture: July 16,1943. Place (or sector) of capture:Agrigento, fiume Naro, Q95. Ferri

Alfredo, 2nd Ltn. Unity making cap-

ture: 7th RCT. Numero di matricola:81-I-49495”. Il retro del cartoncinorecava, sgrammaticato: “Se previene iprigionieri di guerra di non mutilare,distruggere e perdere questa etichet-ta”. Il governo americano può stare tran-quillo. La conservo ancora con cura, tra ipochi ricordi.

*****

E ro un PW, un prigioniero diguerra. Subii un interrogatoriosotto una tenda, da parte di gra-

duati americani. Dall’accento e dall’ita-liano che parlavano, apparivano figli diemigrati siciliani. Estrassi dalle tasche letarghette dei nostri caduti, chiedendo chevenisse informata la Croce Rossa.Probabilmente non capirono la miarichiesta. Non parlavo inglese.

Trentadue furono le targhette dellamia compagnia, su un centinaio di ber-saglieri. Le lasciai sul tavolo, sotto latenda, tra gli ulivi della campagna agri-gentina.

Con Valla, durante la prigionia inTunisia – ci arrivammo dal centro di rac-colta di Licata, alla villa Elena -, cisiamo spesso interrogati sui nostri com-portamenti. Ci sembrava di aver semprescelto soluzioni compatibili con un massi-mo di salvaguardia. Sarebbe stato oppor-tuno arrenderci subito, all’inizio? Avevoventidue anni. Ancora oggi non trovorisposte.

Foto: 1942, La superbia della divisada ufficiale; 1943, Acquicella-Sicilia

(a cura di Carmelo Incorvaia e Gaetano Allotta)

La VedettaSTORIA10 LUGLIO-AGOSTO 2010

Page 11: 28 7-8 1,00 LUGLIO - AGOSTO 2010 GRACI CREA SOLO … · 2 LUGLIO-AGOSTO 2010 ricorrenze La Vedetta Non si trattò affatto di una sommossa politica contro il governo Tambroni, ma di

La Vedetta 11LUGLIO-AGOSTO 2010In città

Si è insediato per l’annosociale 2010-2011 il nuovoPresidente del Lions ClubLicata Dr. Antonio MassimoGrillo con il nuovoDirettivo.

Il Lions Club Licata chequest’anno ha festeggiato la42° Charter Night ha rinno-vato le cariche sociali e staprogrammando le primeattività per questo anno; traqueste un posto di rilievospetta al “Memorial RosaBalistreri” un concorso dipoesie e canzoni inedite sici-liane che quest’anno rag-giunge un traguardo impor-tante: la decima edizioneche coincide anche con ilventennale della morte diRosa Balistreri avvenuta nelsettembre del 1990. Al con-corso partecipano poeti ecompositori provenienti datutte le province siciliane; lamanifestazione finale sisvolgerà a Licata l’ultimosabato di agosto al “TeatroRe”.

Ecco le nuove carichesociali per l’anno sociale2010-2011: Presidente: An-

tonio Massimo Grillo; PastPresidente: Franca Carrub-ba; 1° V. Presidente:Roberta Berti; 2° V.Presidente: Domenico Rai-neri; Segretario: DanieleCiancio; Tesoriere: AngeloPintacrona; Cerimoniere:Rosario Bonvissuto; Officertelematico: Michele DiFranco; Addetto stampa:Nicola La Perna; Censore:Calogero Castellino; Addet-to Pubbliche Relazioni:Domenico Raineri; Addettocharter: Franca Carrubba;Comitato Soci. Presidente:Nicolò Palmisciano; com-

ponenti: Daniele Ciancio eFranca Carrubba; Revisoridei Conti. Presidente:Angelo Cellura; compo-nenti: Luigi Milo e GiovanniIncardona; Consiglieri:Nicolò Curella, GiuseppeArmenio, Rosario Bonsi-gnore, Francesco Racalbuto,Salvatore Cacciatore, Gio-vanni Manuguerra, Giu-seppe Sgrò, Giuseppe Ga-briele, Vincenzo Di Franco,Carlo Benvenuto, Rita Liot-ta, Giovanni Lombardo,Agostino Balsamo, AttardoRosario, Santa Seminatore,Filippo Alaimo.

Un augurio di buon lavo-ro pieno di attività al nuovoPresidente Antonio Mas-simo Grillo e a tutto ilDirettivo.

A.C.

Nella foto il dr. GrilloAntonio Massimo, nuo-vo presidente LionsClub Licata

Il Lions Club Licata festeggia il suo 42° anno di fondazione

Il nuovo presidente è GrilloIl 21 maggio scorso, la

scuola elementare “DinoLiotta” è stata chiusa per darvia a dei lavori. Una chiusuraannunciata da tempo e che perfortuna è arrivata quasi allafine dell’anno scolastico. Unpo’ di trambusto per inse-gnanti e dipendenti scolastici,preoccupazione per i genitori,soprattutto perché si parlavainizialmente di doppi turni eper i bambini delle primeclassi sarebbe stato davveroun problema.

Hanno chiuso l’anno e loriapriranno presso la scuola“Vincenzo Greco”, meglioconosciuta come la scuola diFondachello. Ma è propriovero che non tutti i mali ven-gono per nuocere! Grazieall’enorme spazio della pale-stra, i bambini della I° B dellamaestra Chaty Ortega, hannopotuto organizzare una festadi fine anno davvero partico-lare. In pratica hanno lorostessi “preparato” la festa,lavorando tutta la mattina inquattro laboratori: salato,dolce, ambientazione e gio-chi.

Mentre Angelo eDomenico, racconta la mae-stra, preparano un vassoio contramezzini a forma di fiore,Gaia, Valerio e Giorgia impa-rano un bans. Ed ancora, men-tre Onofrio e Andrea riempio-no i bignè, Alessandro, Sofiae Federica stanno scrivendosu cartoncini colorati dei pen-sierini che hanno un significa-to per quello che sta accaden-do.

È l’ultimo giorno di scuo-la, ma da come gli alunni sonoimpegnati proprio non sem-

bra. Dovrebbe essere un gior-no di festa ed invece si lavora!E già, ma basta poco per capi-re cosa sta accadendo, è pro-prio questa la festa, o meglio,è la sua preparazione. Perchévolete mettere il “partecipare”ad un evento già pronto, con ilpiacere di organizzarlo comemeglio piace?

Sono quindi quattro i labo-ratori che preparano la grandefesta di fine anno della I Belementare del Dino Liotta.

Il primo è quello del “sala-to” e di tutto quello che stuz-zica l’appetito. Domenico,Sara e Daniel allora sonointenti a comporre un bruco dipane, e Paolo e Simone nelfrattempo sistemano il pratofatto di fiori di tramezzini,fagiolini e foglie di menta.

Nel secondo si pensa aigiochi (avete mai visto unafesta senza filastrocche, can-zoni e bans?) ed è proprio inquesto spazio che Alessandra,Paolo, Gaia e Irene provano eimparano, prima di proporre atutta la classe.

Nel terzo si prepara la“festa” e tutto quello cheserve per creare l’ambienta-

zione (anche l’occhio vuole lasua parte!). Allora Sarah eSophia ritagliano i festoni,mentre Asia e Andrea costrui-scono cappellini e collane dicarta.

Nel quarto si organizza ilgran finale, che in una festache si rispetti non può che ter-minare col dolce. Ed alloraDomenico e Aurora sono alleprese con la macedonia difrutta mentre Arianna, Marcoed Eliseo spremono le aranceper ricavarne una gustosaspremuta.

Quando tutto è prontoparte la musica e la festacomincia.

Infine un occhio a chicoordina, insegnanti, parec-chie mamme (con qualchesparuto papà) e un paio dinonne che hanno aiutato dacasa.

Ma questo importa poco,perché i festeggiati (e i prota-gonisti soprattutto!) sono glialunni.

D’altra parte chi ha tra-scorso 9 mesi sui banchi discuola?

Marilena Casali

Il ruolo della donna nella storiaLe attività degli istituti scolastici “da Feltre” e “Foscolo”

Per volontà del Dirigentescolastico, Prof. MaurilioLombardo, su proposta dellaProf.ssa Caterina Mannino,docente presso la scuolamedia nonché socia del clubInner Wheel di Licata, inaccordo con la presidenteuscente, Dott.ssa AntoniaButtitta Garofalo, si è svoltolo scorso 29 Maggio pressol’Auditorium dell’istitutocomprensivo “G. Marconi”,un concerto per pianoforte eviolino.

I due maestri, Rita Spoto(al pianoforte) e FedericoLombardo (al violino),entrambi di origini catanesi,hanno eseguito un program-ma ben congeniato di brani:dal repertorio più classico diMozart, Beethoven eBrahms, alla splendida

colonna sonora del film“MISSION” del M° EnnioMorricone (premio Oscarnel 1986), sino ad AstorPiazzolla con il noto tangoargentino di “Libertango”.

La gremita plateadell’Auditorium ha moltoapprezzato i due artisti cheal termine del programmahanno accettato il richiestis-simo bis per Mission eLibertango.

“Ci riteniamo soddisfattidella buona riuscita dellainiziativa - ha commentato ildirigente scolastico, Prof.Maurilio Lombardo - non sipoteva concludere in modomigliore un intenso e profi-cuo anno scolastico; peral-tro, il mio primo anno didirigenza all’istituto com-prensivo “G. Marconi”.

Altrettanto entusiasta si èdetta la Presidente dell’InnerWheel, Dott. AntoniaButtitta Garofalo - “non è laprima volta che il club pro-muove iniziative del genere,ma la cornice scolastica, labravura dei due Maestri - haproseguito - hanno reso l’at-mosfera davvero emozio-nante”.

Un particolare ringrazia-mento alla Prof.ssa CaterinaMannino per l’impegno pro-fuso ed alle alunne VelyaCalderaro, Vittoria Calde-raro, Melina Lombardo,Gaia Pontillo, FrancescaCavaleri ed Anita Gabrieleper Ia gentilezza con cuihanno saputo accogliere gliospiti intervenuti.

Annamaria Milano

Corso di alfabetizzazione al circolo Piazza Progresso

Concerto di fine anno all’I.C. Marconi

L’I.C. Marconi chiude al teatro con “Grease”

Il progetto Pon-Fse 2009-10 finanziato dalla UE Fondo Sociale

E’ stato «Grease», il musi-cal fra i più noti e rappresen-tati, lo spettacolo allestitodagli alunni della ScuolaSecondaria di Primo Grado,dell’Istituto Comprensivo“G. Marconi “di Licata,andato in scena sabato 8Giugno c.a. alle ore 20,00presso il Teatro “Re Grillo”.La messa in scena di«Grease» rappresenta laconclusione del ProgettoPON-FSE 2009-2010 finan-ziato dall’Unione Europea -Fondo Sociale Europeo -Competenze per lo Sviluppo.

Lo spettacolo frizzante edivertente è stato messo inscena grazie alla regia delleinsegnanti di Inglese: Prof.ssa Gabriella LicataD’Andrea: Esperto esterno edalla Prof.ssa Rosaria DeCaro: tutor. Un modo “sfizio-so” per esercitarsi in quellache è la lingua del futuro.Infatti i ragazzi hanno fattoparlare, con una pronunciaimpeccabile, i personaggidella storia con l’idioma con-siderato universale, in unmondo globalizzato comequello nostro. Alla fine dellospettacolo i rispettivi Tutor

con gli Esperti esterni hannoconsegnato a tutti i corsistigli attestati di partecipazio-ne.

L’intero percorso formati-vo attuato in questi mesi haavuto come meta primaria lacrescita umana e valorialedei centocinquanta alunnicoinvolti nei sette moduli. Irisultati ottenuti possonodefinirsi lusinghieri, inquanto hanno assicuratonon solo il miglioramentodelle conoscenze e dellecompetenze disciplinari, maanche positivi traguardi inambito relazionale. Intanto,il gran numero di adesioni aicorsi di quest’anno, ha spin-

to il Dirigente ScolasticoProf. Maurilio Lombardo adavviare già in questi giornil’iter per l’ottenimento deifondi necessari alla realizza-zione di nuovi corsi per ilprossimo anno.

L’Istituto Comprensivo“G. Marconi“ di Licata cogliel’occasione per ringraziare:docenti, alunni, genitori etutti coloro che hanno colla-borato per la riuscita delPON “Programma OperativoNazionale - FSE2009/2010”.

Il Facilitatore di Piano Ins. Cinzia Licata D’Andrea

Presso la sede delCircolo Piazza Progresso,in via Carducci è statotenuto un corso di alfabe-tizzazione in lingua italia-na rivolto a donne e bam-bini extracomunitari resi-denti a Licata. Le lezionihanno avuto inizio nelmese di ottobre e si sonotenute, con cadenza biset-timanale nei giorni dimartedì e giovedì, dalle ore18.30 alle ore 21,30 circa.L’iniziativa è stata pro-mossa ed organizzata dallaProf. Mariella Mulè ed havisto la collaborazione el’ausilio della componen-te femminile del circolo:Rita Farruggio, Lavinia Di

Falco, Catherine Mancuso,Ilaria Coppolino, ChiaraCoppolino e Anna Bulone.Le lezioni, seguite da unaquindicina di donne ebambini originari del

Marocco, riprenderannonel mese di ottobre.

Nella foto: un momen-to durante le lezioni

Multiculturalità ed integrazione: apprendere per comunicare

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LUGLIO-AGOSTO 201012 La Vedettacultura

E’ IN LIBRERIA

Il libro di Calogero Carità

“Immanis Gela nunc Alicataurbs Dilectissima”

Pagine 1.010, 243 foto in bianco e nero e 27 a colo-ri, sovraccoperta plastificata a quattro colori conalette - Tiratura 1.500 copie - Per ordini e prenota-zioni rivolgersi alla direzione de La Vedetta. Scontodel 10% solo per gli Abbonati in regola. Spese posta-li a carico dell’ordinante.

(€ 35,00) è in distribuzione presso:

cartolibreria Giardina, via San Francescoedicola Onorio, Porto

edicola Malfitano, c.so Romaedicola Incorvaia, piazza Progresso

edicola Santamaria, via Palmaedicola Di Liberto, via Gela

Libreria San Giorgio, via Campobello

“SOLDATO SEMPLICE”Le memorie di Paolo Spiteri pubblicate dalla nipote Assunta Sandra Labiso

Egregio Professore, ho letto il suo articolo sulGeneralissimo (La Vedetta di giugno) e ho riletto ilmio che avevo quasi dimenticato. Ha ragione sullafoto, un errore commesso dalla Redazione. Ed è fon-dato il suo rilievo, stando alle date (importanti quan-do si parla o si scrive di storia), circa il collegamentotra il presunto omicidio di Pollio e il capovolgimentodelle alleanze militari. Ma converrà che il clima quel-lo era in Italia ancor prima del patto di Londra: e cioèdi non schierarsi a fianco dell’Austria se ci fosse statala guerra. Più che una nota storica, la mia era unasemplice recensione – con molte domande e con nes-suna risposta – a un saggio “indiziario” di GiovanniD’Angelo. Che non è servito, nonostante la lungagestazione e le sue 292 pagine, a svelare il mistero, semistero c’è, sulla fine del Capo di Stato Maggiore mache affascina per gli interrogativi posti. La ringrazio,comunque, per aver fornito altri particolari che ren-dono più completa la figura di Pollio.

Gaetano Cellura

POLLIO

Replica a Luminosodi Angela Mancuso

Q ualche mese fa, insieme ad unacollega, partecipai alla presenta-zione del libro dell’Avvocato

Giosuè Alfredo Greco dal titolo “E il maresparì”, che raccoglie i ricordi e le memoriestoriche di fatti vissuti in prima personadall’autore e legati al decennio 1935-1945.Il titolo si riferisce a ciò che successe unanotte, una lunga notte durante la quale ilmare di Licata “sparì” letteralmente perchéricoperto da una immensa flotta navale. Sitrattava delle unità da sbarco anglo-ameri-cane, che in poche ore riversarono lungo lecoste licatesi migliaia di uomini e di mezzi.E la notte era quella tra il 9 e il 10 Lugliodel 1943: la notte più lunga per la città diLicata. Sentire quei fatti raccontati dallavoce di chi aveva visto con i propri occhi eascoltato con le proprie orecchie, di chiaveva patito, sofferto, condiviso le paure ele angosce patite dalla popolazione licatesein quei frangenti ci procurò un’emozionefortissima e così ci balenò subito l’idea diinvitarlo al Liceo Linares per incontrare glistudenti e raccontare loro ciò che era suc-cesso. Ci premeva che i ragazzi lo vedesse-ro, lo ascoltassero e capissero che la storianon è quella che essi sono abituati a cono-scere attraverso le aride pagine di un libro,ma che la storia la fanno gli uomini, e la sipuò leggere veramente solo attraverso gliocchi, le parole, le lacrime di un uomo.L’incontro si è svolto nell’Aula Magna delLiceo Linares il 9 Giugno, e, ancor più cheda noi, è stato fortemente voluto propriodall’Avvocato Greco, che nonostante ilpeso degli anni e i tormenti fisici è riuscitoa tornare nel suo Liceo, scortato da unaammirabile forza di volontà e sorretto dauna incrollabile fede in Dio. E’ un uomoassai stanco l’Avvocato Greco, fisicamenteprovato, ma con una lucidità, una intelli-genza, una compostezza di atteggiamentidavvero ammirevoli. I ragazzi lo ascoltanoattenti, rapiti, interessati, e sono silenziosis-simi e composti. Raramente li abbiamo

visti così. Si tratta prevalentemente di alun-ni delle quinte classi. Ciò di cui si parla faparte dei loro programmi di studi. Ciò dicui si parla lo hanno letto sui loro libri.Eppure è tutto così diverso se ascoltatodalla voce di un testimone, di un “soprav-vissuto”, come lui stesso si definisce.

E l’Avvocato si commuove nel ricordodegli amici che non ci sono più, la vocerotta dall’emozione nel salutare l’unicocompagno di classe ancora in vita, il dott.Lauria. Con lui lì presente non si sente piùsolo.

Gli studenti applaudono continuamente,sorreggono col loro affetto l’ospite tantogradito. E lui ricambia donando loro la suasaggezza, la sua esperienza di vita, spro-nandoli a lottare sempre per la libertà, perla giustizia, per la democrazia, per l’impe-gno morale e civile, per la libertà, la solida-rietà. Perché la guerra è sempre sbagliata,illogica, dannosa, e non ha mai vincitori.Stimolato da alcune domande poste daglistudenti l’Avvocato ricorda gli anni delfascismo, col suo vuoto e sterile apparatoscenografico e il martellante ritornello del“credere, obbedire, combattere”. Ricorda ilfervore patriottico, l’impegno e la dedizio-ne profusi sui libri di scuola, quando si stu-diava principalmente perché era un dovereverso se stessi. E poi la memoria va a quel-la notte di Luglio del 1943, agli americanisputati fuori da centinaia di navi, e ai dolo-

rosissimi episodi legati alle violenze messein atto dalle feroci truppe marocchine aidanni delle donne. Ricorda come la fame, lapovertà, le mille difficoltà quotidiane faces-sero sì che si diventasse adulti assai giova-ni, e da una busta tira fuori vecchie foto,articoli di giornale, preziosissimi pezzi dimemoria.

Dalla Licata di ieri lo sguardo si spostapoi alla Licata attuale, e il giudizio è forte-mente negativo, addolorato il tono di voce.Licata nel corso degli ultimi decenni hasolo saputo ricoprirsi di cemento, distrug-gendo le sue memorie storiche (il pensierova ai resti, ormai del tutto scomparsi, del-l’antico e glorioso castel San Giacomo) eha costretto suoi figli a partire in cerca di unfuturo migliore. Ma poi la voce si leva,imperiosa, austera, a spronare quei giovania non abbandonare la città al suo degrado, alottare per una Licata migliore, più vivibile,meglio governata. E’ una grande lezione divita quella che l’Avvocato Greco regala anoi docenti e, soprattutto, agli studenti. Unregalo accolto con gioia e con un debito digratitudine che solo mettendo a frutto que-sti preziosi insegnamenti potrà essere sal-dato.

Alla fine dell’incontro l’Avvocato siferma ancora un po’, saluta tutti, stringemani, e abbraccia ripetutamente il suo vec-chio compagno. Ci emozioniamo enorme-mente, e non troviamo le parole adatte perringraziarlo. Sul mio libro scrive paroleaffettuosissime e mi regala il suo autografo.Gli è costata una enorme fatica tenere inmano la penna, ed è per questo che quelleparole le conserverò gelosamente. Un plau-so particolare lo meritano gli alunni dellaV^ A scientifico, che hanno preparato unfilmato nel quale hanno ricostruito ora perora le fasi dello sbarco e alla collega AngelaDamanti, stimatissima docente di storia efilosofia, che ha supportato gli alunni pre-parandoli adeguatamente all’incontro.

Nella foto: l’avv. Giosuè Alfredo Greco

Gli studenti del Linares hanno incontrato l’avv. Giosuè Alfredo Greco

Per ricordare gli anni del fascismo e lo sbarco

Era la compagna di Angelo Maria Ripellino

E’ SCOMPARSA ELA HLOCHOVA

Abbiamo appreso dall’amico Giuseppe La Roccache a Roma, nei giorni scorsi, è scomparsa ElaHlochova che fu compagna di vita e di studio del-l’illustre figlio di Licata, Angelo Maria Ripellino,da tutti riconosciuto come il più grande slavistadel novecento. La Vedetta partecipa al lutto dei familiari.

F resche ancora di stampa, sono statepresentate lo scorso 3 giugno nellasala dei convegni del Carmine, le

memorie di Paolo Spiteri, fante del 22° reg-gimento, che a 19 anni, come tanti altri gio-vani, parte nel 1943 per la guerra che ormaivolgeva tristemente per il fascismo e perl’Italia. Curate dalla nipote Assunta SandraLabiso e prefate da Lorenzo Peritore, sonostate edite dal Centro Studi “Tindari Patti”.“Soldato semplice” è il titolo del saggio, 96pagine, alcune foto (€ 10,00). Il racconto, inprima persona, è strutturato in 25 capitoli, diuna o due pagine, si fa leggere in un fiato,anche grazie alla semplicità e la chiarezzacon cui l’autrice espone i fatti narrati, nontrascurando il ricorso al vernacolo licateseche riesce meglio, in alcune particolari cir-costanze, a rendere più efficaci taluneespressioni. Andrea Camilleri docet.

Assunta Sandra Labiso, che dedica que-sto suo lavoro alla figlia e al marito, nell’il-lustrare una vicenda umana come tantissimedi quella triste epoca, vuole anche dare unamessaggio ai lettori: la guerra distrugge,uccide, alimenta odii e divisioni e scompa-gina le famiglie che vivono drammatica-mente l’assenza da casa di un loro congiun-to, come nel caso del giovane Spiteri cheprima di raggiungere il suo reggimento havoluto sposare la sua Assunta che dalmomento della sua partenza non avrà piùnotizie del marito. Ed ironia della sorte,Paolo Spiteri partì per le armi il 25 maggio1943, con destinazione Pisa, sede suo reggi-mento, poco più di un mese prima dellosbarco degli americani a Licata. E nella tra-

gedia della guerra il fiorire di tanta umanasolidarietà che il soldato semplice Spiterinon manca di evidenziare, non dimentican-do l’ospitalità ricevuta da tante famiglietoscane, che lo nascosero rischiando la lorovita, anche durante i rastrellamenti dei tede-schi. Tra queste la famiglia Consolini di Pisae la famiglia Castiglioni di Fiesole. Ma nonmanca neanche la fede in Dio che fu sempredi conforto anche nei momenti più dramma-tici per Spiteri. Nei suoi ricordi il bombar-damento di Pisa del 31 agosto 1943 da partedelle fortezze volanti americane che tra l’al-tro distrusse completamente la sua caserma,mietendo decine e decine dei suoi commili-toni che lui cercò di liberare dalle maceriescavando con le mani. E al dramma perso-nale si aggiunge quello più angosciante: lenotizie avute circa la distruzione di Licatadopo lo sbarco degli americani, senza averela possibilità di poterle verificare e soprat-tutto di poter comunicare con la sua fami-glia. Infine, la sua cattura da parte dei tede-schi, la fuga rocambolesca che gli evitò ladeportazione in Germania e quindi il lungo

viaggio a piedi, in auto ed in treno verso laSicilia in compagnia di qualche altro suocommilitone sbandato come lui dopo l’8 set-tembre.

La più grande gioia del soldato sempliceSpiteri, una volta tornato a Licata, fu la sor-presa di aver trovato la città intatta. Gli ame-ricani l’avevano risparmiata e quindi la cer-tezza di trovare la sua Assunta e i suoi fami-liari vivi. Ma ecco la sensibilità di PaoloSpiteri. Non andò subito a casa. Era impre-sentabile. Barba e capelli lunghi e disordina-ti. Preferì andare prima dal barbiere, metter-si in ordine e dopo raggiungere la sua giova-ne moglie che, invece, informata da chi loaveva riconosciuto gli andò incontro contutta la famiglia per accoglierlo quasi intrionfo.

Una storia semplice, ma ricca di umanitàripetiamo, come tante altre e se Paolo Spiteriebbe la fortuna di ritornare nella sua Licata,altri suoi coetanei, chiamati a servire in armila patria, non ebbero questo privilegio,lasciando nel dolore genitori e giovani moglie piccoli figli orfani. La sorte fu molto gene-rosa per Paolo Spiteri che poté avere anchela gioia di vedere nascere e crescere tre figlie ben sei nipoti. Ma sfuggito ai lutti dellaguerra, non poté sfuggire al lutto dovuto allascomparsa prematura della sua Assuntina,divorata da un male incurabile.

C.C.

Nella foto: Il tavolo dei relatori per la suapresentazione

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La Vedetta INIZIATIVE 13LUGLIO-AGOSTO 2010

di Ilaria Messina

I l 4 e il 6 maggio il cortiledella De Pasquali, in piaz-za S.Angelo, ha ospitato

“Conflitto tra meraviglie”, lamostra fotografica dedicataagli scatti dell’artista AngeloGuttadauro, da poco diciotten-ne.

La mostra, organizzata dal-l’associazione culturaleVariazioni, ha visto la parteci-pazione di un gran numero diavventori, incuriositi dalla pro-fessionalità delle fotografie edall’atmosfera suggestiva del-l’evento, ma anche dai prepara-tivi del pomeriggio, poiché lamostra è stata interamente alle-stita dai ragazzi dell’associa-zione e dall’artista stesso.

Durante la sera sono poistate proiettate le diapositivedelle fotografie di Angelo,moltissime oltre a quelle espo-ste, che è possibile vedere sulsito http://www.flickr.com/-photos/hankypankyart.

Un’occasione per apprezza-re un’arte, quella fotografica,alla quale Angelo si dedica finda bambino e che riesce a con-ciliare perfettamente con i suoistudi di scuola superiore.Questa è la prima mostra dedi-cata interamente alle sue foto.

Come nasce la tua passio-ne per la fotografia?

La mia passione non nasce,non ha un preciso inizio. Hosempre avuto la mania di com-prare macchine fotografiche escattare milioni di foto giornal-mente. Forse è nata ascoltandomusica, perché molte foto sonoispirate da essa. O forse èveramente nata quando horicevuto in regalo la Reflex, madi preciso non lo so dire, sosolamente che è in me.

Quali sono i tuoi soggettipreferiti?

Nelle mie foto c’è la presen-za di molti elementi, quello cheperò mi attira maggiormente èl’acqua. Poi se intendiamosoggetti umani, non ne ho, per-ché varia da persona a perso-

na.A quale fotografo/i ti ispi-

ri?Non mi ispiro ad un foto-

grafo in particolare, perché icapolavori di Saudek, Cartiér-Bresson, Helmut Newton ispi-rano ma non si possono copia-re, né si può prendere spuntoda essi perché sennò non esi-sterebbe più la fotografia, per-ché il bello è inventare una fotonuova e non copiare dal passa-to.

Cosa provi quando scatti?E quando le rivedi?

Quando vedo che una foto èben riuscita anche solo dal pic-colo lcd della macchina miesalto, a volte anche urlando digioia! Quindi provo una sensa-zione di felicità!

Che macchina fotograficausi e che vantaggi ti offre?

Uso una reflex semi-profes-sionale, precisamente unaNikon D6O. Offre molte coseche le compatte non hanno,oltre alle milioni di funzioni, siottengono immagini molto niti-de e colori simil-naturali allavista di un occhio umano.

Come si ritocca una fotoconservandone le caratteri-stiche intrinseche?

Partiamo dal presuppostoche una foto viene ritoccata seha qualcosa che non va, comecolori troppo scuri e/o troppochiari, poco nitidezza, macchiee quant’altro. L’unico metodoper mantenere le caratteristi-che, secondo me, è semplice-

mente correggere, se ce n’èbisogno, queste imprecisioniche ho appena elencato, anchese a volte preferisco lasciarleal “naturale”.

Che programmi usi?Adobe Photoshop CS2 /

Corel Paitn shop pro photo X2/ Adobe Lightroom.Perché il titolo “Conflitto trameraviglie”?

Il titolo “Conflitto tra mera-viglie” non deve far intendereche io definisco le mie fotogra-fie delle meraviglie, perché taleaggettivo lo devono attribuirecoloro che le guardano. Questotitolo è stato scelto perchésecondo la mia opinione qua-lunque elemento che sia natu-rale, artificiale, umano cheviene usato nelle mie fotografieè già in sé una meraviglia.

A tuo parere, come èandata la mostra?

Secondo me la mostra èandata divinamente, tutto gra-zie all’associazione Variazioniche mi ha permesso tutto ciò!Abbiamo avuto la possibilità dilavorare tutti insieme e cisiamo anche divertiti! E inoltrevorrei ringraziare Ilaria, cheha avuto l’idea di allestire unamostra delle mie foto e l’haproposta a Variazioni.

“Conflitto tra meraviglie” èla terza iniziativa di Variazioni,dopo l’incontro in occasionedell’uscita del libro “Ricordi infumo” di Antonino TarlatoCipolla e la presentazione del-l’associazione al Teatro ReGrillo lo scorso 3 aprile.

Variazioni si propone comeluogo di incontro e di aggrega-zione nel nome di interessi cul-turali comuni, poiché intendediffondere arte e cultura e favo-rire gli scambi e le interazionitra persone. Variazioni sostienee promuove iniziative finaliz-zate alla valorizzazione dellepotenzialità culturali e sociali,anche sotto il profilo dell’infor-mazione e dell’offerta di servi-zi di intrattenimento.

“Conflitto tra meraviglie”

MAURIZIO LICATA

Piazza Linares, 24 - Tel. 0922 773031 - LICATA

CD - DVD - LCD - HI-FI - PLAY STATIONSTRUMENTI MUSICALI - MP3

Una mostra fotografica di Angelo Guttadauro

S offocato dall’apparatoburocratico commissa-riale un elementare

diritto. Un portone sbattuto infaccia, sbarrato ed inaccessibi-le. Questa la risposta ricevutada alcune associazioni attivesul territorio di Licata, dopo laformale richiesta d’utilizzodell’aula consiliare per lo svol-gimento di un’assemblea paci-fica e democratica, in cui espri-mere il libero pensiero e il libe-ro argomentare.

Una richiesta legittima pas-sata sotto le forche caudinedella burocrazia, che non hascoraggiato chi, senza cercarescorciatoie, tenta di dare unnome alle cose che capitano inquesto frangente.

Siamo tutti a conoscenza,non tacita o implicita ma sfac-ciatamente palese, della crisipolitica, sociale ed organizzati-va che continua ad investire ilnostro territorio e a limitare ilfunzionamento delle istituzio-ni, le quali sono quel circuitoche costituisce una societàdemocratica. L’aria, in questacittà di cartone con i piedi d’ar-gilla, sembra essere diventatapesante, irrespirabile e lasciatrapelare il malcontento collet-tivo, rischiando di creare pro-blemi anche all’ordine pubbli-co. La solita sterile e piagnu-colosa giaculatoria, corredatada lamentele e improperi neiconfronti della monca classedirigente pro-tempore, famonotonamente eco in qualsia-si luogo di aggregazione: piaz-ze, luoghi di lavoro, famiglie obar che siano.

Questa la parola d’ordine:“Nessuno fa niente per cambia-re le cose”. Così dicendo ci simette a posto con la propriacoscienza, demandando ad altrila responsabilità di non intra-prendere delle iniziative miratead una qualsivoglia svolta.Sfiancati da questo stallo, ungruppo di cittadini, che nonvende nulla al mercato del con-senso, che non anela scranni,che non ambisce a candidature,decide di unirsi DISINTERES-

SATAMENTE, mettendo daparte le simpatie politiche per-sonali, per PARLARNE. Sichiede formalmente, agli orga-ni preposti, l’utilizzo, dall’altovalore simbolico, dell’aulaconsiliare per una riunione,ottenendo un freddo diniego.Passata in cavalleria la richie-sta, questi cittadini hanno deci-so di organizzare, il 4 giugno,una “maratona oratoria” nellospazio antistante il Palazzo diCittà, dove la presenza dinumerosi rappresentanti delleforze dell’ordine ha assicuratoe tutelato il normale svolgi-mento dell’iniziativa. Hannopreso la parola i rappresentantidelle varie associazioni, ma,come specificato sul volantinod’invito, chiunque avrebbepotuto partecipare e dibattere,per ESERCITARE IL DIRIT-TO ALLA CITTADINANZAE ANCHE PER DISSENTIRE.Nessun altro si è fatto avanti el’assemblea si è chiusa.L’indomani, una sparuta assisedissidente e silente, compostada pochi esemplari buoni soloa criticare e a giudicare, nonin grado di argomentare il lorodissenso, da l’avvio al toto-partecipanti: “Eravate in 1, noin 10, anzi in 100, no, non c’eranessuno, neanche un cane, io viho visto, c’ero, ma se c’erodormivo e anche se non dormi-vo non ho avuto il fegato diprendere in mano il microfo-no!” Tipico atteggiamento vilee codardo di chi tenta di smi-nuire l’operato degli altri, sten-dendovi sopra il mantello dellabanalizzazione! Al “contatoreambulante”, che ricorda il grot-tesco e paradossale personag-gio del film Totò truffa ‘62interpretato da Pietro De Vicoturlupinato e spedito nellapiazza di Venezia a censire icolombi, non interessa il dibat-tito politico, non ci mette lapropria faccia, viene a sindaca-re le facce degli altri. Carpisceogni parola, ogni movimentodel prossimo, osserva da dietrole “gelosie chiuse”, dietro lefinestre apparentemente deser-

te del giudizio sterile e gratui-to. Fa pendant con chi passeg-gia nella noncuranza, con chicerca la scusa per voltare lespalle ad una associazione,perché evidentemente nonrisponde alla domanda:” Io checi guadagno?” Fa pendant conchi si presenta solo neimomenti di maggiore visibilitàpersonale e poi passata la festagabbato lo santo, con chibivacca stravaccato nei bar,con chi langue passivamentedavanti ai negozi e condanna apriori chi cerca di sbrecciare ilmuro dell’indifferenza e delpressappochismo.

Qual è l’analisi di questoc o m p o r t a m e n t o ?Evidentemente per qualcuno ilcorso delle cose non deve asso-lutamente mutare o non devemutare abbastanza da metteredefinitivamente all’angolo lavecchia politica clientelare,che probabilmente attende conansia nuove elezioni per ripre-sentarsi all’appello. Cosavogliono veramente i licatesipiagnoni? Lotteranno per i lorodiritti o continueranno a favori-re la carriera dei soliti noti ascapito del futuro dei proprifigli?

Se non hanno voglia di lot-tare allora si tengano i bidoni ele autobotti, la sporcizia e l’in-curia, il cemento che li seppel-lisce, il non rispetto delle rego-le e il lassismo, l’apparire piùche l’essere, un comune allosbando e le false icone ancoraservilmente idolatrate chehanno vomitato nel tempo unaclasse dirigente discutibile,inadeguata e clientelare. C’èun film del ‘79 di Pontecorvo,che non mi entusiasma sottol’aspetto della trama, ma con-tiene una frase che condivido:“In una democrazia, seppurefragile, le uniche armi vera-mente pericolose sono le pro-prie idee”. Basta semplicemen-te avercele.

B.A.

Ennesimo rifiuto alla concessione da parte del commissario

Aula consiliare off-limits per i cittadini

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di Ilaria Messina

Titolo originale: Los Abrazos RotosRegia: Pedro AlmodòvarSceneggiatura: Pedro AlmodòvarInterpreti: Penelope Crùz, LluìsHomar, Blanca Portillo, Lola Duenas,José Luìs GòmezMontaggio: José SalcedoFotografia: Rodrigo PrietoMusiche: Alberto IglesiasOrigine: Spagna, 2009Durata: 127 min.Produzione: El Deseo S.A.

U no scrittore non vedente vivenella sua casa di Madrid aiuta-to dalla sua fedele produttrice

Judit e dal figlio di lei Diego. Firmasceneggiature, racconti e opere lettera-rie sotto lo pseudonimo di Harry Cainee vuole vivere godendo dei piaceri cheuna vita senza immagini può ancoraregalargli.

Un tale che si fa chiamare Ray-X sipresenta a casa sua chiedendogli di aiu-tarlo a montare un documentario. Vuolevendicarsi di un padre violento che hadistrutto i suoi sogni. Ray-X viene daun passato con cui Harry Caine nonvuole più fare i conti.

Attraverso una serie di flashbacks ilregista ripercorre alcuni momenti dellavita di Lena, una segretaria che sogna difare l’attrice. L’uomo per cui lavora sichiama Ernesto Martel ed è un riccoimprenditore. Quando il padre di lei,gravemente ammalato, rischia di mori-re, Martel aiuta economicamente la

famiglia. Lena diventa così la suadonna.

Il figlio di Ernesto Martel ama ilcinema e vuole diventare regista.Accompagna Lena ad un provino diMateo Blanco, un affermato regista.Lena viene scelta per il film “Chicas ymaletas”, cominciano le riprese. Lena eMateo si innamorano. Ernesto lo scopree la picchia più volte. I due amanti fug-gono quando il film non è ancora termi-nato. Ma la loro avventura si concludecon un terribile incidente d’auto in cuiLena muore e Mateo perde la vista.

Harry racconta a Diego che, prima diperdere la vista, Harry Caine era MateoBlanco. Da quando Lena è morta, èmorto anche Mateo Blanco.

L’ultimo film di Almodovar è la sto-ria di due amori: quello tra un uomo e

una donna, e quello di un regista per ilcinema, per le immagini, come spetta-tore e come autore. Harry Caine haperso tutto, la donna della sua vita e lavista, quando il cinema era l’unica vitapossibile, il mondo parallelo che glipermetteva di rendere più accettabile emeno imperfetta la vita reale. È un noirin cui l’intreccio ingarbugliato vienespezzato dall’ironia di alcune battute,senza che si perda la tragicità della sto-ria.

“Gli abbracci spezzati” è un omag-gio a tutti gli elementi del cinema dioggi e di una volta, alla scenografia,alla moviola, quando toccare la pellico-la era come toccare le immagini e isuoni. Non a caso all’interno del film èpossibile vedere alcuni fotogrammi delfilm di Roberto Rossellini “Viaggio inItalia”, in particolare la scena in cuivengono ritrovati i cadaveri dei dueprotagonisti abbracciati, da cui il titolodel film.

Cinema nel cinema, in cui un filmviene girato dentro il film stesso,“Chicas y maletas” è un’autocitazionedi Almodovar che può essere letta comeuna parodia di “Donne sull’orlo di unacrisi di nervi”, celebre film del registaspagnolo del 1988.

La fotografia fatta di paesaggi e dicase spagnole, i colori vividi, i fermo-immagine di Lena durante le riprese,l’emozione del montaggio, a distanza diquattordici anni, di “Chicas y maletas”,rendono il film nostalgico e riflessivo,la regia e lo stile di Almodovar incon-fondibili.

Gli abbracci spezzati

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LUGLIO-AGOSTO 2010 La VedettaRUBRICHE14CINEMA - Un film di Pedro Almodòvar

D on Michele Rizzitelli nella povera realtàsociale del quartiere S. Paolo dagli anni 1960-70 è stato un personaggio particolare, una

macchietta simpatica e bonaria. Era considerato uomodi bassa levatura, quasi analfabeta, ma, per darsi uncerto tono, una certa importanza, non si esprimeva indialetto, ma in italiano, producendo autentiche “perlelinguistiche”.

Si presentava spesso ben vestito, ma la sua eleganzaera vistosa e ridicola; spesso si dava l’aria di “malan-drinu di paisi”, ma tutto fumo e niente arrosto. La suaattività principale era quella di commerciare in cerealie legumi, ma con modesti risultati.

Ogni tanto si associava al tavolo dei “nottambuli” ele risate erano assicurate quando prendeva parola. Perfarvi un esempio, vi racconto quanto è accaduto real-mente a me. Sul finire degli anni settanta dello scorsosecolo, da poco trasferito da Saronno all’Ospedale diLicata, appena inaugurato, mi incontrò presso il repar-to di Chirurgia presso gli ascensori e volle esprimeresentimenti di affetto nei miei confronti data la sua ami-cizia con mio padre. Così cominciò scandendo le paro-le: “Mi compiaccio Dott. Giovanni del tuo trasloco dalNord al nostro Ospedale, non solo sei un bravo dotto-re, ma hai anche la stitichezza del dottore, se vuoi veni-re in ascensione, ti cedo la mia postazione”.

Tra me e me risi bonariamente delle “perle linguisti-che” di don Michele Rizzitelli, che con dizione super-ba e ricercata aveva abusato della lingua italiana.

GLI ANEDDOTI DI VALENTINOdi Giovanni Guttadauro

Don Michele Rizzitelli

CLUB SERVICE - E’ stato il Governatore Distrettuale a consegnare il rico-noscimento alla presidente Franca Carrubba Maniscalco

Eccellenza al Lions Club di Licata

L o scorso 2 Maggio ilG o v e r n a t o r eDistrettuale, Dott.

Saro Pellegrino, ha fattovisita al Lions club diLicata. Nel corso dell’inter-vento di benvenuto alGovernatore, la presidenteFranca Carrubba Maniscal-co ha sottolineato l'impor-tanza dei principi e dei valo-ri che sottointende l'apparte-nenza al Lions, commentan-do il “WE SERVE” (PERSERVIRE). Nella splendidacornice del Desusino Resortla presidente del club Lionsha illustrato il bilancio del-l'attività da lei svolta nelcorso dell'anno sociale2009-10.

“Mi preme puntualizzarela missione che ogni sociosvolge all'interno del club -ha proseguito la PresidenteCarrubba - per la proficuaricaduta sul tessuto socialedel programma di attivitàche il Direttivo progetta all'i-nizio di ogni singolo annosociale.”

Numerose le attività pro-mosse nel corso dell'annosociale che volge al termine:“Il Memorial RosaBalistreri” al Teatro comu-nale RE GRILLO che havisto, per ben due serate, la

platea colma di un pubblicoappassionato ed attento eche ha visto la presenza dinumerosi ospiti di pregio.

Altrettanto degne di nota,il Convegno sulla Sanità inSicilia, il cui relatore è statoil Prof. Salvatore Di Rosa e

le attività promosse nellascuola media, nello specifi-co, l'I.C. “G. Marconi”, lascuola media dove la presi-dente ha prestato serviziosino a due anni fa e dovesono stati posti all'attenzionedegli studenti tematiche dirilevanza sociale comel'Obesità e l'Alcolismo.

Da non sottovalutare,infine, la Festa degli Auguridi Natale che quest'anno, havisto uniti i tre clubs serviceLIONS - ROTARY - INNERWHEEL.

L'intervento del Gover-natore, Dott. Saro Pelle-grino ha suggellato il meritoe l'eccellenza per il Lionsclub di Licata: “E' conimmenso onore che conse-gno il grado di Eccellenzaalla Presidente, FrancaCarrubba Maniscalco, per lospirito di abnegazione e lasolerzia con cui ha diretto leattività di un intenso annosociale; il suo impegno didonna lions ha ridato linfaed energia positiva a tutto ilclub”.

Annamaria Milano

CANI RANDAGI

E POI SI PARLA DI TURISMO

Gentile Direttore,è diventato impossibile uscire di casa, trovi cani randagi ovunque,persino al porto. Possibile che ci sia apatia anche nelle cose chetoccano l’incolumità e la salute pubblica? I fatti di 2 anni fa nelragusano non hanno insegnato niente? Dobbiamo aspettare chesucceda l’irreparabile perché qualcuno prenda a cuore la situazio-ne? E poi vogliamo il turismo... Come si fa a parlare di turismo seprima non si mettono i cittadini al riparo dai pericoli a cui posso-no andare incontro venendo a Licata.Se ci sono i canili e gli accalappiacani è bene farli funzionare per-chè è un preciso dovere di chi governa a qualsiasi livello fare inmodo che le cose funzionino. Mi auguro che ci siano altre persone come me che fanno sentirela loro voce. denunciando questo grosso problema del randagi-smo attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione. Cordiali salu-ti. Una licatese arrabbiata che vive a Milano

C.P.

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La Vedetta LETTERE AL DIRETTORE 15LUGLIO-AGOSTO 2010

“Il mio interesse solo per i cittadini”Una lettera dell’ex assessore Salvatore Avanzato

“Egregio Direttore,questa mia per precisare un

passaggio del Suo editoriale chesi riferisce alla mia persona,pubblicato sulla Vedetta di giu-gno 2010 a pag. 7. Prima diinoltrarmi sulle precisazioni Lechiedo di voler pubblicare sulprossimo numero la letterainviata congiuntamente al dott.Giovanni Saito all’IspettoreRegionale dott. CarmeloMessina per essere ricevuti.Inoltre Le comunico di averedenunciato per diffamazione,tramite il mio legale, il vostro“opinionista” Biondi Angelo aproposito dell’articolo“Ambizione ed ipocrisia”, pub-blicato su La Vedetta di giugnoa pag. 6.

Tornando al Suo editorialesono rimasto sbalordito perquello che ha scritto nei mieiriguardi. Andiamo con ordine,dice che ho dato «un’ulteriorepubblica prova di astiosità,davanti le telecamere, di astiosi-tà contro Biondi, invocandol’intervento della Procura, dellaFinanza, dei Carabinieri, dellaPolizia perché verifichino gliatti della giunta del suo odiato“camerata”», questo «appellosconsiderato» (come lo defini-sce lei!!!) l’ha sentito pronun-ciare al sottoscritto o qualcunosi è preso la briga di riferirglie-lo?

Pietro Calabrese in un edito-riale pubblicato su Panoramascrive: “Quando eravamo gio-vani e freschi di passione perquesto lavoro, ci hanno insegna-to poche ma sicure regole: rac-contare i fatti tenendoli separatidalle opinioni, non fidarsi cieca-mente degli informatori e verifi-care le notizie prima di pubbli-carle. Su queste regole abbiamocostruito una vita e qualchevolta una carriera”.

Questo “appello sconsidera-to” l’ho fatto non per controlla-re gli atti della giunta del mioodiato “camerata” ma rivolgen-domi al direttore di Tele Alfa hodetto: ogni volta nei vostri ser-vizi definite poco onesti i politi-ci degli ultimi quindici anni,siccome a parte quest’ultimaamministrazione Graci, si sonosuccedute ben tre amministra-zioni: prof. Ernesto Licata, dott,Giovanni Saito, rag. AngeloBiondi. E’ giusto che la Procurao le forze dell’ordine, comin-ciando da me per primo in qua-lità di ex assessore e proseguen-do per tutti gli altri (sindaci,assessori, consiglieri comunali,funzionari, etc.) facciano leindagini patrimoniali per vederechi si è arricchito portandoavanti atti poco leciti, se questoper Lei è un appello sconsidera-to... Mi accusa di contribuire afar vivere Licata nel sospetto,nella calunnia (ad oggi non horicevuto una denuncia da partedi alcuno che si sia sentitocalunniato da certe mie afferma-zioni) di essere invidioso e gelo-so (di chi e per che cosa, me lodimostri). Inoltre mi accusa dialimentare un clima di cacciaalle streghe che non serve acostruire ma a distruggere, e chese ho elementi contro Biondiche vado a denunciarlo se nonne ho che stia zitto.

Le ricordo, poiché sicura-mente ha dimenticato i tanti

articoli pubblicati dal suo men-sile riguardo le denunce presen-tate dal sottoscritto nei riguardidell’amministrazione dell’exsindaco Biondi, eccone alcune:

16/12/2003 prot. 42526 pro-cura della repubblica per coper-tura posti dirigenti poliziamunicipale; lavori pubblici,dipartimento finanze (pubblica-ta sulla Vedetta);

13/02/2004 prot. 5531 pro-cura della repubblica per contri-buti sportivi (pubblicata su LaVedetta);

18/01/2005 prot. 3060 pro-cura della repubblica, prefetto,forze dell’ordine per diffida allasocietà Alicata riguardo ilcampo sportivo CalogeroSaporito per rendere nullo ilcontratto di gestione;

14/03/2006 procura dellarepubblica, prefettura, forzedell’ordine per sponsorizzazionisocietà sportive (articolo sullaVedetta di aprile 2006 pag. 7);

03/2008 denuncia pubblicasu Tele Alfa per porto turisticocon video sequestrato dallaGuardia di Finanza e pubblicatoarticolo sulla Vedetta del marzo2008 a pag. 7;

04/2008 lettera denunzia pernomina consulenti, esperti, ecc.

Lascio giudicare ai lettori seil mio operato è stato impronta-to sull’odio verso il mio odiato“camerata” o nel curare gli inte-ressi dei cittadini.

A Lei egregio Direttore,chiedo se davvero il vostrolavoro è quello di fare informa-zione obiettiva e in futuro lainvito ad usare un tono diversonegli apprezzamenti e di esserepiù cauto nei giudizi.

Senza rancore.Licata, 3 luglio 2010

Dr. Salvatore Avanzato”

Egregio Dott. Avanzato,ho letto la Sua del 3 luglio

con molta attenzione. Se la Suapercezione è stata quella che ioabbia voluto metterLa in cattivaluce, me ne spiace e Le chiedoscusa. Lei mi conosce da tantotempo ormai e conosce il miostile e la mia etica. Quando èstato assessore ho condivisomoltissime azioni del suo pro-gramma, in particolare il ricor-so all’8 per mille per il recupe-ro del plesso Badia, l’intitola-zione della sala della bibliotecacivica a Guglielmo La Marca, ilmonumento a De Pasquali, lacommemorazione di GaetanoDe Pasquali, la creazione aLicata di una sezione staccatadell’Archivio di Stato diAgrigento con conseguente tra-sferimento di una grande moledi fascicoli sulla storia dellanostra città. Progetto, già infase esecutiva, che è stato poivanificato, e credo per sempre,

dal sindaco Biondi, che provo-catoriamente ho definito suo ex“camerata”.

Mi spiace davvero che Leiabbia inteso che io abbia cerca-to di additarLa come chi vogliacontribuire a far vivere Licatanel sospetto, nella calunnia el’abbia accusata di essere invi-dioso e geloso della fortuna diqualcuno. Non mi pare che misia spinto a tanto. In ogni caso,qualora Le abbia dato questaimpressione, Le chiedo scusaanche per questo.

Il mio intervento, caro dott.Avanzato, voleva essere uno sti-molo forte per uscire da questoclima davvero di caccia allestreghe e di chiacchiericciocontinuo sulla condizione poli-tica in cui versa la nostra città.A Licata si deve lavorare percostruire. Questo disfattismoinnato nei Licatesi ci ha portatoalla singolare situazione politi-co-amministrativa che stiamovivendo e che fa ridere tutta laSicilia e tutta l’Italia.

Condivido pienamente leparole di Pietro Calabrese.Veda, non amo affidarmi cieca-mente ad informatori, ma cercodi arrivare direttamente allanotizia, altrimenti preferisconon parlarne, anche perchéquesto mensile non ha necessitàdi far cassa con gli scoop o conil gossip politico, con la nera ola giudiziaria. Oggi attraversointernet, pur operando a 1510km di distanza, posso seguire itelegiornali delle tv licatesi equindi sentire direttamentedalla viva voce dei protagonistile notizie. E poi, mi auguro chei virgolettati citati dai quotidia-ni o dalle agenzia di stampasiano fedeli, visto che non ven-gono smentiti dagli interessati.

Io sono convinto, caro Dott.Avanzato, che chi si debbaoccupare delle presunte male-fatte dei nostri amministratoridebbano essere gli inquirentiche credo non abbiano bisognodi inviti a fare il loro dovere.Certo hanno i loro tempi, ma lagiustizia arriva. E credo anche,seppur sia stato costrettoanch’io a ricorrervi, che con lequerele non si costruisce nulla.

Biondi non è un nostro opi-nionista, ma è un licatese che ciinvia i suoi contributi e che noipubblichiamo, nel rispetto dellenorme che disciplinano l’eticagiornalistica. In merito a quel-l’articolo pubblicato su LaVedetta, edizione di giugno,devo dirLe che questo mensile èstato l’ultimo a pubblicarlo.Era già su tutti i siti locali, oltreche su quello personale diBiondi, ne avevano già parlatole tv locali, citando alcunibrani, e ne avevano riferito iquotidiani, virgolettando alcunipassi. Personalmente in quelloscritto non avevo rilevatoalcunché di diffamatorio, altri-menti non l’avrei mai e giam-mai pubblicato. In ogni casonon voglio peccare di presun-zione, ma voglio anche ribadireche La Vedetta non è strumentodi nessuno, né veicolo di inte-ressi altrui.

La ringrazio per il Suo inter-vento e con la stima di sempre,La saluto molto cordialmente.

C.C.

Ancora sull’archivio CannarellaInterviene il prof. Gabriele Arezzo di Trifiletti

Gent.mo Direttore,Le invio questa lettera,

giacchè mi sono visto citatone La Vedetta “a propositodell’Archivio Cannarella...”.Vorrei chiarire intanto che ilmio nome è Gabriele e nonClaudio ed il mio cognoneArezzo di Trifiletti, e le per-sone che mi conoscono abba-stanza, anche dai giornaliche spesso parlano di me edelle mie attività non potreb-bero fare errori del generenel citarmi.

Ho letto questa letterapubblicata sulla “Vedetta”,vertente su una disputa sullaoperosità dimostrata nell’a-doperarsi al recupero deldetto Archivio. Lungi da meinterferire su simpatie e anti-patie di personaggi locali chenon conosco a fondo, macredo si siano tutti adoperatiindistintamente per il recupe-ro di questo bene comunedella città di Licata.

L’unica lamentela la fac-cio a Lei per non avere avutoil piacere di fare la Sua cono-scenza, so tutto di Lei, deiSuoi studi e le pietre diLicata parlano di Lei, miauguro che in futuro si possacolmare questa lacuna.Vedendomi citato, dunque,rispondo pro - bono - pacische in questa avventuradell’Archivio Cannada -Cannarella - Frangipane,durata (24.4.2008 -23.9.2009) quasi due anni,più volte ho avuto momentidi scoraggiamento per esser-mi sobbarcato da storico, inessa e nonostante tutto nonho mai smesso di crederenella nostra identità Sicilianae nel rispetto delle cose.

Questa “pelle” di carta eraLicatese e doveva rimanere aLicata, identità, storia, tradi-zioni. Nei momenti in cui si èverificato che tutto questobene potesse finire a Roma,o ad Agrigento, ho lottato enon mi sono mai arreso. Dabuon storico e collezionistaho seguito pari passo i con-tatti con i suoi conterraneiinteressati alla vicenda e honota dei rapporti tessuti perfinalizzare la riuscita di dettaoperazione, che qui riassumobrevemente. Dalla offerta divendita del 24.4.2008, nellaquale tra l’altro nelle ultimetre righe della lettera espri-mevo la mia decisione chel’Archivio finisse patrimonioLicatese, concludevo con leparole.....” si consiglia diaffidare lo studio e la ricercaalla figura e alla persona ecompetenza del Prof.Francesco La Perna, specia-lizzato in storia Licatese epersona più atta ad operarericerche e catalogazione”.

Con il detto Prof. LaPerna avevamo anche a con-clusione dell’operazione,concordato tramite mie ami-

cizie nel campo un program-ma di seminari di studi e unconvegno su detto Archiviosensibilizzando già da alloraun elenco di storici, cattedra-tici e personaggi, sottilmentee direttamente legatiall’Archivio che in parteaveva già aderito con gioia aquesto evento di presentazio-ne di una realtà storica cre-duta scomparsa di quasi 400anni. (Il Duca Guglielmo DeGiovanni Centelles -Accademia Pontificia -Roma, il M.se GiovanniVentimiglia di GeraciPresidente Istituto Italianodei Castelli, il B.ne ArturoNesci di S. Agata ConsulenteConsulta Araldica di Italia eSpagna, Dott. Carmelo Janni- Ordine Costantiniano diSan Giorgio; il Prof. GiulioCelestre di Santa Croce;Dott. Enza Cilia Platamone;Prof. Gioacchino LanzaTomasi; Pietro ManiscalcoDirettore Museo del Mare -Palermo; Pr.ssa DonnaArabella Salviati Florio;B.ne Pietro Beneventano delBosco; Famiglia La Lumianei rami; Famiglia Adon-nino; On.le Senatore EnricoLa Loggia; S.M.O. Di Malta,etc....).

Tutto è finito, e purtropponon se ne è fatto niente ed iochiarisco a Lei che anchesotto il profilo finanziario hoperso nell’operazione dena-ro, date le lungaggini soprav-venute, ed è giusto anche chesi sappia che nel corso deltempo l’asse Cannarella harinvenuto, dopo l’offerta ini-ziale altri nuclei di documen-tazione, sparsi in altri locali einerenti lo stesso Archivio edil sottoscritto per non disper-derli li ha dovuti acquistare enon ha fatto altro che donarlial Comune di Licata lo stes-so giorno della consegnadell’Archivio, per cui ifamosi faldoni non sono 514ma molti di più, dono miopersonale alla città. Non èstata come vede una opera-zione di lucro, per chi non miconosce e i volumi donati, ame sono costati una cifraconsiderevole, non spero inuna targa alla memoria, mami è sembrato giusto nondistruggere noi ciò che iltempo aveva destinato adesistere.

In tutta questa vicendainiziata nel 2008, io ho colle-zionato ben 15 raccomandatee una procedura legale invia-te al Comune di Licata, 15raccomandate alla soprinten-denza, e solo 4 lettere di cuiuno scritta a firma delSindaco Graci (05/02/2009)uno a firma Assessore Scala(29/10/2008) e due a firmaDott. Carmina (04/06/2008).Nella mia agenda si eviden-ziano due contatti telefonicicon l’Assessore Scala, uno

con la dott.sa Amato, unocon la Dott.sa Pira, ben 35con il Dott. Carmina, e 80con il Prof. La Perna.Ringrazio ancora il Dott.Carmina grazie al quale, ealla sua scrupolosa e attentaopera siamo addivenuti allastipula del contratto inexstremis superando le face-zie legali sopravvenute, l’in-combenza della soprinten-denza per la totale assenza dinotizie, da parte dell’ EnteComunale nei confronti delsottoscritto.

Tutto l’iter è stato seguitoper anni dal Prof. La Pernache mi ha sempre stimolato anon desistere della sede defi-nitiva di Licata anche quan-do non ricevendo alcunarisposta dal Comune l’archi-vio rischiava di finire adAgrigento, mio malgrado èstato il suddetto a tartassarmidi telefonate e a fare sopral-luoghi a Palermo per evitarequesto.

Al Dott. Carmina il plau-so di avere battagliato con laburocrazia e di avermi datocontinue notizie sulla praticanel totale silenzio da parte ditutto e di tutti.

Il giorno stesso della con-segna dell’Archivio, nondimenticherò mai il suo stu-pore nel vedere tutto questopatrimonio catalogato, e dipersonaggi presenti vi erasoltanto il SegretarioComunale, il Prof. La Pernae un consigliere ed io con lestampelle, reduce da unrecentissimo incidente.

Le scrivo queste righegentilissimo Prof. Carità soloper dare il giusto ai giusti masoprattutto per evidenziareche le medaglie non vannoappuntate ad alcuni rispettoagli altri perché il ruolo diognuno in una vicenda èimportanti e determinante,non tanto nella continuità maanche nella qualità, basta tro-varsi e volerlo al momento eal posto giusto. Io ho avuto lafortuna di salvare tanti archi-vi in Sicilia che stavano perfinire tra l’abbandono e lebancherelle. Questo Vs. /Archivio, perdite a parte, miha reso felice sia per averepotuto studiare in linea dimassima tanti aspetti dellanostra isola ma per averecontribuito a salvare unagrande porzione di storia,che passati noi, rimarrà sem-pre. E come Lei capirà e chimeglio di Lei, mi creda queifaldoni sono tutti da scopriree tutti da studiare.

Con l'augurio di un nostroincontro a breve, gradisca imiei più stimati saluti.

Palermo, 12/05/2010

Prof. Gabriele Arezzo di Trifiletti

Page 16: 28 7-8 1,00 LUGLIO - AGOSTO 2010 GRACI CREA SOLO … · 2 LUGLIO-AGOSTO 2010 ricorrenze La Vedetta Non si trattò affatto di una sommossa politica contro il governo Tambroni, ma di

LUGLIO-AGOSTO 2010 La Vedetta16 varie

Eccellente l’assistenza sanitaria, ma poi tutto è abbandono e degrado

OSPEDALE DI LICATA

Gent.mo Direttore,Recentemente ho vissuto

l’avventura di un ricoverourgente presso l’UnitàOperativa di Cardiologiadell’Ospedale di Licata.

L’accoglienza riservatamidal personale medico edinfermieristico è stata nonsolo professionale, maumana: la disponibilità indi-viduale e di gruppo del sud-detto personale è stata eccel-lente.

Si sono prodigati ad assi-stermi per tutta la degenzacon pazienza e professionali-tà, tenendo conto che unapersona con la mia patologiaabbisognava non solo di curefisiche ma anche di rimedipsicologici atti a non farmicadere in una qualsiasi formadepressiva.

A mio avviso, ciascunmedico, ciascun infermieredella Cardiologia merita diessere citato nell’Albo D’orodelle persone espletanti conamore, oltre che con profes-sionalità, assistenza verso glialtri. Quando si citano coloroche in particolari momentidella propria vita effettuanodelle azioni verso gli altri, cisi dimentica di persone comei Medici e gli Infermieri dellaCardiologia dell’Ospedale diLicata che, quotidianamente,senza aspettare il verificarsidi un evento imprevisto, pre-stano la loro opera a favoredi coloro che necessitanodella loro professionalità edella loro esperienza.

Ma, detto questo, rimarca-to l’alto valore del personalemedico ed infermieristico, ilmotivo che mi induce a scri-vere la presente è far sapere a

quante più persone possibilied al mondo intero il degra-do, l’infimo livello dell’ele-mento alberghiero di quell’e-dificio che ignominiosamen-te si continua a chiamare colsacro nome di “Ospedale”.

Nulla di “Ospedale” vi èin esso; nulla che corrispon-da neppure lontanamente agliodierni concetti ospedalieripuò attribuirsi al predettoedificio.

Ecco solo alcuni esempi:1. lo scarico del lavabo dellacamera di 6 letti ove mi tro-vavo ricoverata era otturato;2. la rubinetteria del bidet edel lavabo dei bagni non fun-zionava;3. alla dimissione di unapaziente il letto, il comodinoe l’armadio usati dalla pre-detta non sono mai statioggetto di alcun tipo dipulizia atta a disinfettare isuddetti, ciò almeno durantela mia permanenza in quelluogo;4. il materasso e la rete delletto ove dormivo eranorilassati, cioè cedenti, curvi,onde il mio corpo assumevauna posizione concava, inve-ce che retta, in relazione allaconformazione fisica del mioscheletro. E’ universalmenterisaputo che il corpo umano,al fine di poter riposare,necessita che poggi su unasuperficie che consenta almedesimo corpo di seguirnele linee, ovvero le parti delcorpo più pesanti debbonoincidere maggiormente sulmaterasso e quelle più legge-re meno. Nel letto ove iosono stata coricata per diver-si giorni, ciò non è stato pos-sibile. Si verificava solo lo

sprofondamento del miocorpo in quel materasso, inquella rete che ormai hannofatto la loro vita, che ormainon hanno più la forza mec-canica necessaria a soste-nere il mio corpo che è diuna donna normolinea, dimedia statura. Per l’impossi-bilità di riposare, per il mal dischiena causato dal letto inquelle condizioni, la conse-guenza è stata di almeno duenotti trascorse seduta sullasedia con la testa appoggiatasul tavolo.

Sono perfettamente con-scia che la presente sarà lettacon noia e con senso di fasti-dio e, magari, sarà messa inun angolo delle scrivanie senon addirittura cestinata.Sono altrettanto conscia cheCiascuna delle Signorie Lorosi riterrà disturbata da questamia denuncia.

Ma ditemi onestamente,magari in un orecchio pernon farlo ascoltare agli altri:perché al Nord le cose fun-zionano e qua da noi viviamoin simili sozzure? Pensate difare qualcosa nell’immediatofuturo per risparmiare similidisagi ai pazienti che segui-ranno? Oppure ci si deverassegnare a questo stato dicose e aspettare che siano leprossime generazioni adassumersi la responsabilitàdi dare un’adeguata soluzio-ne ai vari problemi di siffattanatura?

Rimanendo in attesa di unriscontro da parte Vostra,porgo cordiali saluti.

Licata, 16/06/2010

Vittoria Peritore

Graci lo sostituisce subito attingendo alla graduatoria dei salvatori della Patria

DIMISSIONI VICE-SINDACO

Nella mattinata del 28giugno, con nota prot.n° 31538 indirizzata

al Sindaco e per conoscenzaal Segretario Generale delComune, ha rassegnato leproprie dimissioni dalla cari-ca, il Vice Sindaco, ins.Gaetano Lombardo, nativo diGrotte, con delega allaPubblica istruzione, allaCultura, al Personale, aiServizi Demografici, ai BeniCulturali e alla Toponoma-stica.

Alla base della sua decisio-ne, “la perdita dell’obiettivoprincipale che l’Amministra-zione comunale si era prefissodi raggiungere, cioè a direquello del risanamento delbilancio comunale”.

Tra le altre motivazioni,nella lettera di dimissioni diLombardo, si parla anche delfatto che in fase di approva-zione del bilancio di previsio-ne per l’anno 2009, “le lineeprogrammatiche intrapresedalla Giunta in carica …noncoincidono con gli impegniassunti dallo scrivente, anome dell’Amministrazione,con il mondo della scuolalocale alla quale ritengodebba essere prestata mag-giore attenzione rispetto aquanto sino ad oggi sia statofatto, e constatata l’impossi-bilità di addivenire alla solu-zione immediata di altreimportanti problematiche chequotidianamente investono lacollettività”.

Il riferimento in particolareè al mancato inserimento nelbilancio di previsione dellasomma di 20 mila euro qualecontributo straordinario per lascuola Vincenzo Greco. Unimpegno che lui aveva preso

con una propria direttiva del26 febbraio 10 controfirmatadal Sindaco, direttiva che lostesso sindaco ha disatteso.

Questa è la goccia che hafatto traboccare il vaso. Ledimissioni erano comunquenell’aria già da tempo per iforti contrasti con qualchecollega di giunta e con lo stes-so sindaco, ma che erano staterinviate in attesa del bilanciodi previsione del 2010 appro-vato lo scorso 26 giugno.

In merito alle dichiarazionirese da Lombardo, relative almancato rispetto degli impe-gni dallo stesso assunti, innome e per conto dell’Am-ministrazione comunale, conil mondo della scuola, ilSindaco ha smentito, in modocategorico tali affermazioniriferendo che lo stanziamentoprevisto in bilancio all’inter-vento 1040105 cap. 1, desti-nato per “Contributo spese difunzionamento scuole mater-ne, è passato da €. 60.000,00del 2009 ad € 82.000,00 del2010, che l’intervento1040205, cap. 2, “Contributospese di funzionamento scuo-le elementari”, è passato da €80.000,00 del 2009 ad €170.125,00 del 2010, con unincremento di circa il 120% eche l’intervento 1040305,cap. 1 “Contributo spese difunzionamento scuole me-die”, è invece passato da €50.000,00 del 2009 ad €

94.650,00. Gaetano Lombardo è il

quarto vice sindaco che nelgiro di pochi mesi rassegna ledimissioni ed il 23° assessoreche rimette il proprio manda-to, lo avevano preceduto inordine di tempo SalvatoreMinisteri, Francesco La Pernae Marina Barbera.

Nel pomeriggio del 1°luglio, il Sindaco AngeloGraci, con due separati prov-vedimenti, ha proceduto areintegrare la Giunta comuna-le con la nomina del nuovoassessore e a conferire la cari-ca di Vice Sindaco al fedelis-simo assessore GiuseppeMulè, che mantiene anche ledeleghe di cui era già in pos-sesso, cioè a dire quelle all’ur-banistica, protezione civile,programmazione europea,partneriato e agricoltura. lnuovo assessore è il prof.Domenico Montana, nato aLicata il 14 gennaio 1952,insegnante di matematica escienze presso la scuolamedia “Gaetano De Pasquali”dell’istituto comprensivo “F.Giorgio”.

Temiamo che altre dimis-sioni siano in arrivo, certa-mente non quelle dell’asses-sore Furnò che si era impe-gnato a presentarle qualoraentro il 30 giugno non avesserisolto il problema dei tre ser-batoi di riserva dell’acqua incaso di crisi, ma a quelle del-l’assessore Giambra anche luidi Grotte.

Nella foto: l’ex vice sinda-co, Gaetano Lombardo,nativo di Grotte e residentea Favara

LICATA E LA FIERA EXPO’ 2010Nonostante resti ben poco dell'amministrazione comunale

e nonostante il comune, si sa, non versi in condizioni per cosìdire favorevoli qualcosa sembra muoversi…!

Difatti presso l'aula consiliare sono stati programmatiincontri quotidiani per discutere il luogo dove potrebbe tener-si la ormai consueta fiera expò.

Un eventuale alternativa rispetto al sito dell'anno prece-dente sarebbe la zona di Mollarella. Si tratta ancora di un' ipo-tesi, attualmente in fase di valutazione.

La proposta sarà discussa per tenendo conto di probleminon solo logistici ma pratici ed organizzativi.

Gaia Pisano

GESTIONE GRACI: LA REGIONE DISPONE ULTERIORI CONTROLLIL’assessore regionale alle AA.LL., Chinnici, lo scorso 16

giugno ha disposto un ulteriore accertamento sulla gestionedel sindaco Angelo Graci invitando il commissario Messina,precedentemente nominato per far luce sugli ultimi dieci annidi gestione contabile ed amministrativa del Comune di Licata,a soffermarsi su alcuni atti compiuti di recente da Graci, qualiquelli relativi alla nomina del dirigente dei LL.PP., arch.Fabrizio Lo Porto, che sarebbe stato assunto senza concorso ealla nomina di altri dirigenti esterni senza che fosse effettuatoalcun esame comparativo, alla mancata ed effettiva liberazio-ne delle case popolari occupate dagli abusivi e agli ultimi tra-sferimenti del personale sui quali gli inquirenti hanno avviatoun’indagine.

Tutto ciò avviene mentre uno degli arrestati nel corso delrecente maxi blitz “Ballarò”, che ha portato in carcere 63 per-

sone legati al mondo degli stupefacenti, un tale MaurizioConsagra, autore di una condotta abusiva attraverso la qualedistribuiva illecitamente acqua ai contadini, rivela che avreb-be chiesto a quest’ultimi, pena la mancata distribuzione diacqua per irrigare i campi, di votare Graci e pare che uno deiprimi atti di Graci dopo la sua elezione sia stata l’autorizza-zione richiesta da Consagra. Ovviamente è tutto da verificare.

Platamone interroga

SULLA VENDITA DEI BENI IMMOBILI COMUNALI

L’ex consigliere comunale Giovambattista Platamone,attuale Commissario del Movimento Per l’Autonomia (MPA)di Licata, in data 18 giugno ha presentato una interrogazioneal Sindaco e al Commissario Straordinario, in sostituzione delConsiglio Comunale, al fine di “conoscere se corrisponde alvero che l’amministrazione comunale, si accinga a program-mare la vendita di beni che, in base alla normativa vigente,non sembrano possedere i requisiti di alienabilità e se even-tualmente, siano stati accertati e verificati presso gli Ufficicompetenti tali presupposti.

Nello specifico ci si riferisce ad immobili di proprietàcomunale che fanno parte di complessi edilizi di pregio stori-co artistico, e per i quali non risulta accertata la conclusionedel procedimento di cui all’art.12 del DLgs. 42/04.

Inoltre l’art. 54, comma 2 lettera a del testo unico dei beniculturali tra l’altro recita testualmente:

“Sono altresì inalienabili: a) le cose immobili e mobili appartenenti ai soggetti indi-

cati all’articolo 10, comma 1, che siano opera di autore nonpiù vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni,fino a quando non sia intervenuta, ove necessario, la sdema-

nializzazione a seguito del procedimento di verifica previstodall’articolo 12”.

Considerata l’importanza di tale questione, si chiede diconoscere se siano stati eseguiti tutti i necessari accertamentiistruttori che confermino la regolare alienabilità dei beni dicui sopra, i cui proventi risulterebbero indispensabili per farefronte agli impegni di bilancio nei tempi previsti, e che inmancanza, potrebbero causare gravi e irreversibili danni al giàcompromesso assetto economico-finanziario della città.”

Appello della FIDAPA Licata

PROPOSTA ASSEGNAZIONE PREMIONOBEL A TUTTE LE DONNE AFRICANE

La FIDAPA sez. Licata è nel Comitato Promotore per la pro-posta di assegnazione del Premio Nobel per la pace a tutte ledonne africane.

È questa un'iniziativa partita già a Marzo con "La Settimanadella donna" e che ha raccolto ad oggi più di 1.000 adesioni,grazie anche alla collaborazione del gruppo AGESCI e dellaPROCIVIS locali.

L'adesione alla campagna è stata accolta anche dalle sez.FIDAPA di Agrigento, Palma di Montechiaro, Canicattì,Racalmuto e Ravanusa-Campobello di Licata.

Invitiamo "La Vedetta" ed i lettori ad aderire all'iniziativasul sito www.noppav.org

È un piccolo gesto di solidarietà che può aiutare tantedonne a "riprodurre ogni giorno il miracolo della sopravviven-za" in un territorio spesso martoriato da povertà e violenze digenere.

Grazie di cuore.Ester Rizzo

Presidente Fidapa

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La Vedetta sport 17LUGLIO-AGOSTO 2010

Continuano le soddisfazioni in casa Cestistica Licata.Dopo l'esaltante stagione appena conclusa, come cilieginasulla torta è arrivata la convocazione per i due giovanitalenti Antonino Lombardo e Luca Lanzerotti (classe1996) per la rappresentativa siciliana di categoria, che hapreso parte dal 2 al 4 luglio alla VI edizione del "Trofeodel Mediterraneo".

La manifestazione si è svolta a Bovalino (ReggioCalabria), con la partecipazione dei migliori giovani cesti-sti dell'Italia meridionale, considerato che hanno parteci-pato oltre alla selezione siciliana, quelle della Campania,della Calabria e della Puglia. La Sicila si è classificata alterzo posto, dietro la Campania e la Puglia, disputandodelle ottime partite, che l'hanno visto perdere di misuracontro le prime due classificate e vincere agevolmentecontro la Calabria. Positivo è stato l'apporto dei due gio-vani atleti licatesi, che hanno giocato con personalitàdimostrando di essere in possesso di una buona tecnicaindividuale e di avere le carte in regola per continuarequesta avventura che culminerà con la partecipazione alTrofeo delle Regioni che si disputerà nel mese di Aprile2011.

Nella foto Antonino Lombardo e Luca Lanzerotti

BASKET GIOVANI

Lombardo e Lanzerotti alla sesta edizione del Trofeo del MediterraneoI ritorni di Grillo, Armenio e Cavaleri

ASD Licata 1931 - Obiettivo CND: presi il bomber Bennardo e Di Somma

di Gaetano Licata

L ’ASD Licata 1931 èpartita subito allagrande e nel corso

della campagna acquistiper preparare la rosa per ilprossimo campionatod’Eccellenza si è messa inevidenza piazzandoimportanti colpi di merca-to che ne hanno fatto lasocietà più vivace. Dopo laconferma del tecnicoTommaso Napoli il diret-tore sportivo Angelo Costaha iniziato a mettere inpratica il mandato ricevu-to dalla società presiedutada Piero Santamaria, ossiaquello di allestire un grup-po competitivo che possacompetere per le primeposizioni di classifica.Sono così arrivate le con-ferme del portiereSalvatore Fagone, dell’e-sterno basso destro junio-res Alessio Pecoraro e del-l’esterno alto junioresMustaphà, reduci da unastagione che ha regalato lasalvezza dopo i rigori aiplay out contro loSporting Arenella.L’azione di reclutamentodel direttore sportivo èproseguita con il capitanoFabrizio Grillo, il qualedopo la felice esperienzacon il Trapani in serie D,dove è sempre stato tra imigliori in campo, haaccettato di ritornare avestire la maglia gialloblùdopo un anno di assenza,nel corso del quale hamaturato delle importantiesperienze in campionatisuperiori che potrannotornare utili alla causadella squadra. Lo stessodiscorso si può fare perUmberto Armenio che

dopo cinque anni trascorsitra Eccellenza e serie Dcon il Palazzolo, dove èstato anche il capitanodella squadra, è rientratoa casa per sposare il pro-getto della società. AncheMarco Semprevivo, dopol’esperienza con laGattopardo di Palma diMontechiaro, è rientratoalla base, dove conArmenio andrà a formarela coppia centrale difensi-va. Giovanni Di Somma,l’atleta che ha segnato inmaniera forte le ultimestagioni storiche delLicata, tra i più gettonatidai tifosi, è tornato a met-tere la propria esperienzaal servizio dei compagni.Tra gli ex anche l’esternodestro alto AngeloIannello, che è notevol-mente maturato con laGattopardo e il Canicattì,Massimo Cavaleri, centro-campista dai piedi buoni,l’attaccante AntoninoSitibondo e l’esternoAntonio Ortugno, che hacontribuito alla promozio-ne della Sant’Angelo inprima categoria, sonorientrati alla base. I duevolti nuovi sono l’attac-cante del Favara, BeppeBennardo, ex capocanno-niere del campionato

scorso con 19 reti, che hascelto Licata per provarenuove esperienze e con-correre alla vittoria delcampionato verso la serieD e il centrocampistaFabio Arena, ex Ragusa,Vittoria e Akragas, che fadella tecnica, della corsa edell’aggressività le suearmi migliori. Fino ad orasono 13 i componenti dellarosa. La campagna acqui-sti non è ancora conclusase consideriamo che sidovrà arrivare a 20-24elementi di cui almenodieci saranno Juniores. Atal proposito la Lega haconfermato che per laprossima stagione incampo si dovranno schie-rare due atleti nati nel ’91e uno nel ’92 e altrettantidovranno stare in panchi-na.

Si è trovato l’accordotra la società e il Comunecirca la gestione dello sta-dio. La società dovràpagare un canone alComune e saranno a suocarico le spese dell’energiaelettrica e del gas.

In attesa che inizi il riti-ro precampionato che sieffettuerà in sede primadella fine del mese, siattendono ancora le deci-sioni del commissario

regionale che sostituisce ilconsiglio comunale circa ilcontributo di ottantamilaeuro verso le società chepartecipano ai campionatiin varie discipline. Inoltredevono ancora iniziare ilavori urgenti che preve-dono l’installazione dellaguaina impermeabilizzan-te sulla gradinata, sul tettodegli spogliatoi e il ripri-stino del fondo campodanneggiato nei pressidella porta della curvasud, avvenuto alla vigiliadel derby con l’Akragasdello scorso anno ad operadi alcuni balordi. I tifosiscalpitano nel vedereall’opera la nuova squadrae oltre alle amichevoli nelcorso del ritiro dovrannoattendere il 29 agosto peril primo appuntamentoufficiale della gara d’anda-ta di Coppa Italia, con ilritorno previsto la setti-mana successiva, mentreil campionato inizierà il 12settembre.

Infine, in attesa chealtri soci entrino a farparte della società, è statalanciata la campagnaabbonamenti, l’unicaforma diretta per sostene-re la società nel portareavanti il progetto che pre-vede la crescita del calciolocale verso zone piùambiziose. Il costo deitagliandi è di 120 euro perla tribuna, 80 per la gradi-nata e 50 per la curva chepuò essere sottoscrittopreso la nuova sede socia-le di piazzetta sottotenen-te Licata, (accanto all’exsupercinema) o presso inegozi convenzionati peruna stagione ricca di sod-disfazioni.

Meeting Cral: la regione Sicilia sugli scudiLicata ha ospitato la fase finale dell’importante manifestazione riservata ai dipendenti regionali

di Giuseppe Cellura

I l Serenusa Village diLicata ha ospitato ilmeeting estivo Cral

(dipendenti regioni d’Italia)che si è svolto da 20 al 27giugno. La manifestazione èritornata in Sicilia dopo cin-que anni e stavolta l’onore el’onere dell’ospitalità è toc-cata a Licata. La presenta-zione dell’evento si è tenutadomenica 20 giugno pressol’anfiteatro del SerenusaVillage. Durante il meetingsi sono disputate le gare divarie discipline sportive. Nelcalcio a undici il successo èandato alla regione Siciliache ha avuto la meglio sulPiemonte che si è piazzato alsecondo posto. Nel calcio acinque stesso risultato, con

la Sicilia a farla da padrona eil Piemonte che deve accon-tentarsi del secondo gradinodel podio. Anche nel tennis asquadre si è registrata l’af-fermazione della Sicilia che

in finale ha superato il Lazioche si è così dovuto accon-tentare del secondo posto.Cambiando decisamentedisciplina sportiva, anchenella canoa è arrivato un suc-

cesso per la regione Siciliache ha superato in finale laLombardia. La particolaritàdelle gare di questo sport èche l’equipaggio di ogniregione era composto da un

uomo e una donna. Nel pingpong la vittoria finale è inve-ce andata alla Basilicata altermine della disputa di untabellone di doppio misto adeliminazione diretta. Nellagara di tiro con l’arco il suc-cesso è andato all’Umbriache in finale ha avuto lameglio della Basilicata. Lagara di tiro con l’arco è statadisputata in tre manche e allafine la somma dei punteggidelle tre manche ha dato ilpunteggio finale delle squa-dre. Nelle gare di beach vol-ley a spuntarla è stata laregione Umbria che al termi-ne di un’accesa finale hatrionfato con la Lombardia.Ogni compagine era formatada cinque giocatori, tra cuidue donne. Per chiudere,nella gara di ballo è arrivato

l’ennesimo successo dellaSicilia che in finale ha avutola meglio della Liguria inuna gara che si è disputata alsuono di latino-americano emoderno. Come si evince dairisultati, a farla da padrona èstata la Sicilia che ha trionfa-to in ben cinque discipline,sfruttando pertanto il fattorecampo. Gli organizzatoridell’evento sono rimasti pia-cevolmente impressionatidell’ospitalità ricevuta aLicata e questa settimana disport e vacanza è stata unottimo volano anche perl’immagine della città.

Nella foto un momentodella premiazione alMeeting Cral

Fabrizio Grillo e Umberto Armenio

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ANGELO CASTIGLIONE

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LUGLIO-AGOSTO 2010 La Vedetta18