25 «COME PER LA FESTA» a spese del Barone di Palizzi, don Tiberio De Blasio, una lapide marmorea...

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La notizia della morte di padre Gesualdo si diffonde in città e d’intorni come un lampo. L’Arcivescovo, mons. Bertrando Cenicola, dà ordine che si suonino tutte le campane della città. La popolazione, in massa, lascia le case ed il lavoro per accorrere al Convento dei Cappuc- cini dell’Eremo. Intanto, i frati compongono la salma del Venerabile ai piedi dell’Altare maggiore della piccola chiesa, riparata con travi e tavole di legno povero, in seguito ai seri danni causati dal terribile terremoto del 1783. Lo adagiano su dei nudi tavoloni, con in- dosso il povero abito, il logoro mantello, il cap- puccio in testa, poggiata su una tegola, ed i piedi scalzi, i cui segni penitenziali si possono ora ammirare da tutti. - 185 - «COME PER LA FESTA DELLA MADONNA!»

Transcript of 25 «COME PER LA FESTA» a spese del Barone di Palizzi, don Tiberio De Blasio, una lapide marmorea...

La notizia della morte di padre Gesualdo sidiffonde in città e d’intorni come un lampo.L’Arcivescovo, mons. Bertrando Cenicola, dàordine che si suonino tutte le campane dellacittà.

La popolazione, in massa, lascia le case ed illavoro per accorrere al Convento dei Cappuc-cini dell’Eremo.

Intanto, i frati compongono la salma delVenerabile ai piedi dell’Altare maggiore dellapiccola chiesa, riparata con travi e tavole dilegno povero, in seguito ai seri danni causati dalterribile terremoto del 1783.

Lo adagiano su dei nudi tavoloni, con in-dosso il povero abito, il logoro mantello, il cap-puccio in testa, poggiata su una tegola, ed ipiedi scalzi, i cui segni penitenziali si possonoora ammirare da tutti.

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«COME PER LA FESTADELLA MADONNA!»

Attorno quattro candelieri accesi, anch’essidi legno, e i frati, provenienti da tutti i conven-ti, raccolti in commossa e silenziosa preghiera.

Ma ecco giungere, come un fiume che manmano si va ingrossando, «persone di ogni classee condizione»111, provenienti anche dai paesivicini. La chiesa non riesce a contenerle, per cuisi è costretti a ricorrere al servizio d’ordine econsentire così a tutti di dare l’ultimo salutoall’uomo di Dio.

Ognuno vuole vederlo, toccarlo, baciargli lemani, i piedi, la fronte, deporre un fiore, recita-re una preghiera e avere un segno della suabenevolenza, ora che è nella gloria celeste.

Accanto al feretro si alternano continua-mente, giorno e notte, gruppi di persone con-templanti ed oranti e «tutti facevano a gara -come ci racconta un testimone - per avere qual-che pezzetto delle vesti di lui, o almeno qualchepelo della barba, o capelli del capo»112.

Nel frattempo le Autorità Municipali delibe-rano il lutto cittadino e il pagamento delle spesefunebri, facendo domanda all’Arcivescovo,mons. Cenicola, e al Comandante politico emilitare della Piazza, perché si degnino conce-dere l’autorizzazione a celebrarli in formasolenne nella Cattedrale.

E il 29 mattina, dopo la celebrazione ese-

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111 Summarium..., p. 500, § 102.112 Summarium..., p. 503, § 117.

quiale nella chiesa dei cappuccini, i frati si cari-cano sulle spalle la bara, offerta dal Comune, esi avviano processionalmente, seguiti dal popo-lo in preghiera, verso la Cattedrale.

Al rione Santa Lucia, come già predisposto,sono ad attenderli l’Arcivescovo, il Capitolodella Cattedrale, il Clero con i seminaristi, i Reli-giosi e le Suore, le Congreghe, il Comandantepolitico e militare della Piazza, le Autorità civi-li, il Corpo municipale, un drappello di soldatiche, fatti gli onori militari, si pongono subito ailati del feretro, ed un’immensa folla di persone,«di ogni ceto, grado e condizione»113, simile aquella che si vede in occasione della festa dellaMadonna della Consolazione114.

Il corteo, presieduto dallo stesso Arcivesco-vo, si riavvia seguendo l’itinerario che normal-mente si fa per le processioni.

E’ un tripudio di commozione indescrivibi-le: passa la salma, scoperta, tra due ali fitte digente che, cospargendo la strada di fiori, gridaad alta voce: «Così il Signore onora i suoiServi»115; gli ammalati allettati si fanno portarealle finestre «per dimandare grazie a Dio perintercessione del di lui Servo»116; numerose per-sone fanno ressa attorno alla bara per cercare di

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113 Summarium..., p. 498, § 95.114 Summarium..., p. 511, § 148.115 Summarium..., p. 502, § 114.116 Summarium..., p. 490, § 50.

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Giorgio Pinna. Da La vita illustrata del ven. padre Gesualdo.

toccare le sue sacre spoglie; tantissime altre nonriescono a fermare il pianto per aver perduto ilvero tesoro della loro vita.

In Cattedrale la bara viene collocata su unsontuoso catafalco, ricoperto di scritte, in lingualatina e italiana, tratti dalle sue opere o dalle sueprediche.

L’Arcivescovo dispone che ai piedi del fere-tro vengano posti la mitra e il pastorale, comepalese riconoscimento della dignità a tale elezio-ne del Servo di Dio, nonostante egli, in vita,avesse confessato più volte la sua indegnità.

Il corpo del Venerabile è cordonato dai sol-dati per evitare che la venerazione del popolo lospogli di tutto, perfino di capelli e barba.

La celebrazione esequiale inizia verso mez-zogiorno ed è di una tale solennità che ugualenon si ricorda a memoria di uomo.

Bellissimo l’elogio funebre che tesse il cano-nico don Domenico Grimaldi. Il quale, ripercor-rendo la vita del Servo di Dio, sembra renderlo«vivo» tanto è l’ardore e la devozione con cui lopronunzia. Il popolo, estasiato, non riesce a trat-tenere le lacrime.

Nel pomeriggio, all’ora convenuta, si ricom-pone il corteo per riportare le spoglie delVenerabile all’Eremo ed essere ivi tumulate nel-la chiesa della Consolazione. Qui rimane espo-sto, per volontà popolare, altri due giorni,prima della tumulazione. Si rinnova la proces-

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sione dei fedeli alla salma di padre Gesualdo,tagliuzzando frammenti di abito, le unghie del-le mani e dei piedi o tirandogli qualche capelloo filo di barba da custodirli devotamente comereliquie.

Per ben tre volte i frati rivestono il corpo delVenerabile di nuovo abito, fino a che non deci-dono di proteggerlo «in una cappella chiusa dainferiata»117.

Nonostante siano già trascorsi tre giorni ilcorpo del Venerabile non solo non si altera, con-servando la flessibilità, ma emana un soave pro-fumo che tutti, meravigliati, interpretano comeun segno soprannaturale118.

Alla luce di questi prodigi, da più parti sipropone, prima di procedere alla tumulazione,di chiedere un segno al Signore che certifichi lasantità del suo Servo.

Ottenuto il benestare da parte delle Autoritàcompetenti, le quali non rinunciano ad assisteread un evento così straordinario, il barbiereFelice Musolino, esperto in salassi, incide ilbraccio destro del cadavere e subito fuoriesceun fiotto copioso di sangue vivo. E molti accor-rono con i fazzoletti in mano a inumidirli delprezioso liquido per conservarlo «come prezio-so tesoro»119.

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117 Summarium..., p. 520, § 180.118 Cfr. Summarium..., p. 514, § 156.119 Summarium..., (1870) p. 391, § 146; cfr. Summarium..., p. 487-

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Giorgio Pinna. Da La vita illustrata del ven. padre Gesualdo.

Terminato il sanguinamento, le spoglie mor-tali vengono avvolte in un lenzuolo di seta cele-ste e sistemato in doppia cassa, chiudendo quel-la esterna con tre chiavi, di cui una viene conse-gnata al Guardiano, padre Paolo da S. Agata,un’altra al canonico don Vincenzo Gatto, perconto del Capitolo della Cattedrale, e la terza alnotaio Diego Vitrioli, per conto della città diReggio.

Tali laboriose e lunghe procedure provoca-no un pò di critiche nei presenti, che non esita-no dall’esternarle vistosamente. Il che provocala reazione di padre Gesualdo.

Ecco come la ricorda padre Giovanni daRadicena al processo: «Pubblicamente s’intesedire che il Servo di Dio, chiuso già nella cassapicchiò da dentro e per questo fatto straordina-rio fu da tutti ritenuto che il Servo di Dio vole-va con tal segno intimare al popolo il silenzio edil rispetto alla chiesa dovuto, come più volte egliannunziava dal pulpito»120.

Redatto regolare verbale, si depone la cassanel sarcofago preparato a sinistra del SanctaSanctorum della chiesa. Su di esso viene collo-cata, a spese del Barone di Palizzi, don TiberioDe Blasio, una lapide marmorea che sintetizza,

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488.497, §§ 33.36.91; ROBERTO DA NOVE, 1725 -Ven. PadreGesualdo - 1925, in «Bollettino Francescano dei MinoriCappuccini delle Calabrie», IV 1925) VI, 34.120 Summarium..., p. 524, § 197.

in modo magistrale, la vita e le opere dell’uomodi Dio.

E’ il 31 gennaio 1803. Lunedì. Il sole è tra-montato già da un pezzo, ma la gente torna acasa più fiduciosa, perché in cielo brilla unanuova stella, quella del Venerabile padreGesualdo.

Ad un mese dalla morte, ed esattamente il28 febbraio, su iniziativa e a spese del Gover-natore di Reggio, il dott. Francesco Russo, sicelebra nella chiesa parrocchiale dei SS. Filippoe Giacomo, occupata in ogni ordine di posti,una solenne liturgia Eucaristica, durante laquale don Girolamo Arcovito pronuncia uncommovente elogio funebre, illustrante la vitaesemplare del Servo di Dio, lasciando, però,alquanto insoddisfatta l’assemblea perché, asuo parere, avrebbe detto poco.

Nel 1857, in occasione dei lavori di amplia-mento della chiesa, la tomba viene edificatasotto il pavimento della chiesa, al centro delnuovo Sancta Sanctorum, davanti all’Altaremaggiore. Per l’occasione si sostituisce l’origi-nale grande lapide con una più piccola, sullaquale si legge la seguente epigrafe, compostadal canonico mons. Assumma:

Fr. Jesualdus a RhegioBruttiae capuccinorum familiae

Minister Provincialis

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Haeic iacet.Vixit an. LXXVII

Obiit V Kal. Febr. MDCCCIII

Il 22 dicembre del 1896 si fa, presenti leAutorità religiose e civili, tra i quali il Card.Gennaro Portanova, Arcivescovo di Reggio, laricognizione dei resti mortali del Venerabilepadre Gesualdo, vengono ricomposte in un’ur-na di lamiera zingata e riposte nello stessoluogo.

Il 19 novembre del 1966, alle ore 15.30, siprocede nei locali della vecchia chiesa dell’E-remo, all’apertura della tomba del Servo di Dio.

Sono presenti: mons. Orazio Palamara, Vica-rio Generale, in qualità di delegato di mons.Giovanni Ferro, Arcivescovo, il Cancellieredella Curia, don Domenico Tortorella, il Guar-diano, padre Giustino Papa, il Vice postulatoredella causa di beatificazione del Servo di Dio,padre Silvestro Morabito, il Parroco, padre Gio-vanni Musolino, e il padre Mariano Stilo. Assi-stono alla suggestiva cerimonia anche il cav.Pasquale Vitrioli, il comm. avv. Saccà Lucchesicon il figlio Antonino.

Recitata la preghiera, si dà lettura del Re-scritto della Sacra Congregazione dei Riti, n.755-55/966 del 13 gennaio 1966, con il quale si èautorizzati a procedere alla traslazione dei restimortali del Venerabile padre Gesualdo.

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La tomba non presenta alcuna manomissio-ne ed è in buono stato di conservazione. Aper-tala, appare l’urna di zingo, perfettamente chiu-sa con lucchetto. Le cordicelle, cingenti i quattrolati dell’urna, evidenziano alcune tracce solonella parte superiore. Non mostrano, invece,segni di alterazione i sigilli di piombo, comepure la ceralacca sulla quale è impresso lo stem-ma dell’Arcivescovo del tempo, mons. RinaldoBossuet.

Redatto regolare Verbale121, l’urna, conte-nente i venerandi resti, viene portata nella cap-pella privata dei padri Cappuccini, situataall’interno dei locali del convento.

Il giorno seguente, alla stessa ora - presenti iconvenuti di cui sopra, ai quali si aggiunge ilBarone di Palizzi Ferdinando De Blasio Monso-lini - constatato che l’urna non è stata alterata inalcuna delle sue parti, la si munisce di nuovi si-gilli in ceralacca, segnati con lo stemma dell’Ar-civescovo, mons. Giovanni Ferro. Dopo di che, ifrati della comunità, con al seguito le personepresenti al rito, accompagnano, con profonda121 Cfr. Verbale di apertura dell tomba del Ven. Fr. Gesualdo Melacri-nò, Reggio Calabria, p. 19 novembre 1966. Detto Verbale è sotto-scritto da: Mons. Orazio Palamara, Vicario Generale; padreGiustino da S. Fele, Guardiano; padre Silvestro da Taurianova,Vice Postulatore; sac. Domenico Tortorella, Cancelliere Curia;padre Mariano da Fiumara, Vicario; Pasquale Vitrioli; LuigiSaccà Lucchesi; Antonino Saccà; padre Giovanni da Villa,Parroco.

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venerazione e commozione, i sacri resti delVenerabile padre Gesualdo nel nuovo Santuariodella Beata Vergine Maria della Consolazioneper esservi collocati - assieme alla lastra marmo-rea della vecchia tomba con relativa iscrizionelatina - nella nuova, ivi appositamente preparata.

Qui i fedeli di Reggio e d’intorni vengono inorante pellegrinaggio, chiedendo fiduciosamen-te a padre Gesualdo che continui a spargere suiloro passi e dei loro familiari la carità di Dio edell’uomo.

La monumentale tomba eretta nella vecchia chiesa in occasionedel Secondo Centenario della nascita del Venerabile (1925).

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L’apertura della tombadel Venerabile padreGesualdo Melacrinò,nella vecchia chiesadella Consolazione

Il Vice Postualtore,padre Silvestro Morabitolegge il Rescritto dellaSacra Congregazione deiRiti, che autorizzal’apertura della tomba

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La fraternità dei Cappuccini e i testimoni attorno all’urna, appe-na estratta dalla tomba.

Si appongono i nuovi sigilli con al ceralacca, contrassegnatidallo stemma dell’Arcivescovo mons. Giovanni Ferro.

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I resti mortali del Venerabile vengono portati dai frati, con alseguito i testimoni ed alcuni fedeli, nella nuova Basilica -Santuario della Madonna della Consolazione.

La preghiera commemorativa del Venerabile padre Gesualdo,tenuta dal Vice Postulatore della causa di canonizzazione e bea-tificazione, padre Silvestro Morabito, prima della tumulazionedei suoi resti mortali.

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La nuova tomba del Venerabile.