24.00 Benedetto XVI ha dedicato lUdienza Generale di mercoledì 1 febbraio 2012 nellaula Paolo VI...

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  • Benedetto XVI ha dedicato lUdienza Generale di mercoled 1 febbraio 2012 nellaula Paolo VI alla preghiera di Ges nellorto del Getsemani
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  • Giunti al podere sul Monte degli Ulivi, anche quella notte Ges si prepara alla preghiera personale. Ma questa volta avviene qualcosa di nuovo: sembra non voglia restare solo. Giunti al podere sul Monte degli Ulivi, anche quella notte Ges si prepara alla preghiera personale. Ma questa volta avviene qualcosa di nuovo: sembra non voglia restare solo.
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  • Si tratta di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidariet nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volont del Padre, ed un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce. Si tratta di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidariet nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volont del Padre, ed un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce.
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  • La preghiera di Ges durante la sua agonia nell'Orto del Getsemani e le sue ultime parole sulla Croce rivelano la profondit della sua preghiera filiale: Ges porta a compimento il disegno d'amore del Padre e prende su di s tutte le angosce dell'umanit, tutte le domande e le intercessioni della storia della salvezza. La preghiera di Ges durante la sua agonia nell'Orto del Getsemani e le sue ultime parole sulla Croce rivelano la profondit della sua preghiera filiale: Ges porta a compimento il disegno d'amore del Padre e prende su di s tutte le angosce dell'umanit, tutte le domande e le intercessioni della storia della salvezza.
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  • Giunsero a un podere chiamato Getsmani ed egli disse ai suoi discepoli: Sedetevi qui, mentre io prego. Disse loro: La mia anima triste fino alla morte. Restate qui e vegliate.
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  • Poi, andato un po innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell ora. E diceva: Abb! Padre! Tutto possibile a te: allontana da me questo calice! Per non ci che voglio io, ma ci che vuoi tu. Marco 14, 32. 34-36
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  • Narra lEvangelista Marco: Dopo aver cantato linno, uscirono verso il monte degli Ulivi (14,26). Si allude probabilmente al canto di alcuni Salmi dell'halll con i quali si ringrazia Dio per la liberazione del popolo dalla schiavit e si chiede il suo aiuto per le difficolt e le minacce sempre nuove del presente.
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  • Il percorso fino al Getsemani costellato di espressioni di Ges che fanno sentire incombente il suo destino di morte e annunciano l'imminente dispersione dei discepoli.
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  • Molte volte Ges si ritirava in disparte dalla folla e dagli stessi discepoli, sostando in luoghi deserti (cfr Mc 1,35) o salendo sul monte, dice san Marco (cfr Mc 6,46). Al Getsemani, invece, egli invita Pietro, Giacomo e Giovanni a stargli pi vicino. Sono i discepoli che ha chiamato ad essere con Lui sul monte della Trasfigurazione (cfr Mc 9,2- 13). Questa vicinanza dei tre durante la preghiera al Getsemani significativa.
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  • Anche in quella notte Ges pregher il Padre da solo, perch il suo rapporto con Lui del tutto unico e singolare: il rapporto del Figlio Unigenito. Si direbbe, anzi, che soprattutto in quella notte nessuno possa veramente avvicinarsi al Figlio, che si presenta al Padre nella sua identit assolutamente unica, esclusiva. Ges per, pur giungendo da solo nel punto in cui si fermer a pregare, vuole che almeno tre discepoli rimangano non lontani, in una relazione pi stretta con Lui.
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  • Si tratta di una vicinanza spaziale, una richiesta di solidariet nel momento in cui sente approssimarsi la morte, ma soprattutto una vicinanza nella preghiera, per esprimere, in qualche modo, la sintonia con Lui, nel momento in cui si appresta a compiere fino in fondo la volont del Padre, ed un invito ad ogni discepolo a seguirlo nel cammino della Croce. LEvangelista Marco narra: Prese con s Pietro, Giacomo e Giovanni e cominci a sentire paura e angoscia. Disse loro: "La mia anima triste fino alla morte. Restate qui e vegliate" (14,33-34).
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  • La dura determinazione fino alla morte, poi, richiama una situazione vissuta da molti degli inviati di Dio nellAntico Testamento ed espressa nella loro preghiera. Non di rado, infatti, seguire la missione loro affidata significa trovare ostilit, rifiuto, persecuzione. Mos sente in modo drammatico la prova che subisce mentre guida il popolo nel deserto, e dice a Dio: Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; troppo pesante per me. Se mi devi trattare cos, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi (Nm 11,14-15).
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  • Anche per il profeta Elia non facile portare avanti il servizio a Dio e al suo popolo. Nel Primo Libro dei Re si narra: Egli sinoltr nel deserto una giornata di cammino e and a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: "Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perch io non sono migliore dei miei padri" (19,4).
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  • Le parole di Ges ai tre discepoli che vuole vicini durante la preghiera al Getsemani, rivelano come Egli provi paura e angoscia in quell'Ora, sperimenti lultima profonda solitudine proprio mentre il disegno di Dio si sta attuando. E in tale paura e angoscia di Ges ricapitolato tutto l'orrore dell'uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilit e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita.
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  • Ges cade faccia a terra: una posizione della preghiera che esprime lobbedienza alla volont del Padre, labbandonarsi con piena fiducia a Lui. un gesto che si ripete allinizio della Celebrazione della Passione, il Venerd Santo, come pure nella professione monastica e nelle Ordinazioni diaconale, presbiterale ed episcopale, per esprimere, nella preghiera, anche corporalmente, laffidarsi completo a Dio, il confidare in Lui.
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  • Poi Ges chiede al Padre che, se fosse possibile, passasse via da lui questora. Non solo la paura e langoscia delluomo davanti alla morte, ma lo sconvolgimento del Figlio di Dio che vede la terribile massa del male che dovr prendere su di S per superarlo, per privarlo di potere.
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  • Ges continua la sua preghiera: Abb! Padre! Tutto possibile a te: allontana da me questo calice! Per non ci che voglio io, ma ci che vuoi tu (Mc 14,36). In questa invocazione ci sono tre passaggi rivelatori. All'inizio abbiamo il raddoppiamento del termine con cui Ges si rivolge a Dio: Abb! Padre! (Mc 14,36).
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  • Sappiamo bene che la parola aramaica Abb quella che veniva usata dal bambino per rivolgersi al pap ed esprime quindi il rapporto di Ges con Dio Padre, un rapporto di tenerezza, di affetto, di fiducia, di abbandono. Nella parte centrale dell'invocazione c il secondo elemento: la consapevolezza dell'onnipotenza del Padre tutto possibile a te -, che introduce una richiesta in cui, ancora una volta, appare il dramma della volont umana di Ges davanti alla morte e al male: allontana da me questo calice!.
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  • Ma c la terza espressione della preghiera di Ges ed quella decisiva, in cui la volont umana aderisce pienamente alla volont divina. Ges, infatti, conclude dicendo con forza: Per non ci che voglio io, ma ci che vuoi tu (Mc 14,36c). Nell'unit della persona divina del Figlio la volont umana trova la sua piena realizzazione nellabbandono totale dellIo al Tu del Padre, chiamato Abb.
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  • San Massimo il Confessore afferma che dal momento della creazione delluomo e della donna, la volont umana orientata a quella divina ed proprio nel "s" a Dio che la volont umana pienamente libera e trova la sua realizzazione. Purtroppo, a causa del peccato, questo "s" a Dio si trasformato in opposizione: Adamo ed Eva hanno pensato che il "no" a Dio fosse il vertice della libert, lessere pienamente se stessi. Ges al Monte degli Ulivi riporta la volont umana al "s" pieno a Dio; in Lui la volont naturale pienamente integrata nellorientamento che le d la Persona Divina.
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  • Ges vive la sua esistenza secondo il centro della sua Persona: il suo essere Figlio di Dio. La sua volont umana attirata dentro lIo del Figlio, che si abbandona totalmente al Padre. Cos Ges ci dice che solo nel conformare la propria volont a quella divina, lessere umano arriva alla sua vera altezza, diventa "divino"; solo uscendo da s, solo nel "s" a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, di noi tutti, quello di essere completamente liberi. ci che Ges compie al Getsemani: trasferendo la volont umana nella volont divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti.
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  • La preghiera di Ges durante la sua agonia nell'Orto del Getsemani e le sue ultime parole sulla Croce rivelano la profondit della sua preghiera filiale: Ges porta a compimento il disegno d'amore del Padre e prende su di s tutte le angosce dell'umanit, tutte le domande e le intercessioni della storia della salvezza. Egli le presenta al Padre che le accoglie e le esaudisce, al di l di ogni speranza, risuscitandolo dai morti (n. 543).
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  • Davvero in nessun'altra parte della Sacra Scrittura guardiamo cos profondamente dentro il mistero interiore di Ges come nella preghiera sul Monte degli Ulivi (Ges di Nazaret II, 177).
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  • Riconosciamo, cio, che c' una volont di Dio con noi e per noi, una volont di Dio sulla nostra vita, che deve diventare ogni giorno di pi il riferimento del nostro volere e del nostro essere; riconosciamo poi che nel "cielo" dove si fa la volont di Dio e che la "terra" diventa "cielo", luogo della presenza dellamore, della bont, della verit, della bellezza divina, solo se in essa viene fatta la volont di Dio.
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  • Nella preghiera di Ges al Padre, in quella notte terribile e stupenda del Getsemani, la "terra" diventata "cielo"; la "terra" della sua volont umana, scossa dalla paura e dallangoscia, stata assunta dalla sua volont divina, cos che la volont di Dio si compiuta sulla terra. E questo importante anche nella nostra preghiera: dobbiamo imparare ad affidarci di pi alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro "s", per ripetergli sia fatta la tua volont, per conformare la nostra volont alla sua.
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  • una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente, perch non sempre facile affidarci alla volont di Dio, ripetere il "s" di Ges, il "s" di Maria. I racconti evangelici del Getsemani mostrano dolorosamente che i tre discepoli, scelti da Ges per essergli vicino, non furono capaci di vegliare con Lui, di condividere la sua preghiera, la sua adesione al Padre e furono sopraffatti dal sonno.
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  • Cari amici, domandiamo al Signore di essere capaci di vegliare con Lui in preghiera, di seguire la volont di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere unintimit sempre pi grande con il Signore, per portare in questa terra un po del cielo di Dio.
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