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“Presidente Conte, dalla Locride, oltre a Lei, è sparita anche la speranza”

Il sindaco di Locri tornasulla visita che il

Presidente del Consigliodei Ministri ha effettuatoa Locri esattamente unanno fa. Conte assicurò

allora che sarebbe tornatopresto con le soluzioniutili a far sentire meno

solo il nostrocomprensorio, eppure, inquesto 2019, le difficoltà

che attanagliano la nostraterra si sono acuite senzache si muovesse un dito

per risolverle. Oggi,secondo Calabrese, èobbligatorio chiedersi

dunque che fine abbianofatto Conte e le belle

parole con cui ci avevariempito di speranza.

«A gennaio ci rivedremo qui a Locri, ritorno contutte le necessarie soluzioni. Oggi è stata un'impor-tante giornata di studio, solo un giro di ricognizio-ne», parola di Giuseppe Conte.Era il 23 novembre 2018, è passato esattamente unanno dalla visita istituzionale del Presidente delConsiglio di Ministri e nessuno si è più visto a Locri.Sarebbe un caso del noto programma “Chi l’havisto?”, perché sembrerebbe sparito.Il presidente Conte non solo non è più venuto aLocri, ma non ha dato dimostrazione alcuna divolersi interessare della nostra terra, né di dare unarisposta in merito all’emergenza ospedale di Locri;eppure fu chiaro allora: «Troveremo la giusta solu-zione perché questo territorio non rimanga isola-to».Quando il professor Conte venne a trovarci a Locrifu una visita improvvisa, non programmata, unavisita atipica, ma che ci aveva riempito il cuore disperanza in quanto abituati a visite per commemo-razioni o a visite elettorali. Il signor Conte, nellaqualità di Presidente del Consiglio dei ministri, cidisse di essere a Locri stimolato dalla nostra civilebattaglia in difesa dell'ospedale per un “giro di rico-gnizione”. Tante belle promesse, totale disconti-nuità con i politici del passato definiti “chiacchiero-ni” dallo stesso Conte che aveva inteso differenziar-si con un approccio diverso e “operativo”.Il 23 novembre 2018, in una giornata autunnale dalsapore primaverile, fummo chiamati dal PrefettoMichele Di Bari nell'accogliente Caserma del

Gruppo Carabinieri, dove la mancata programma-zione dell'incontro giustificava anche l'anomalocerimoniale istituzionale.Ascoltammo increduli e speranzosi le testuali paro-le del Presidente: «Questa è una terra che deveessere indennizzata per i torti subiti, meritate atten-zione e soluzioni per il problema della sanità e delvostro ospedale, servono adeguate politiche dellavoro per risolvere il problema della disoccupazio-ne. La vostra terra merita altro. Siete stati presi ingiro fino ad oggi. Ora cambiamo registro.Invertiamo la rotta! A gennaio ci rivedremo qui aLocri, ritorno con tutte le necessarie soluzioni. Oggiè stata un'importante giornata di studio, un giro diricognizione».Proprio in quelle belle parole avevano riposto fidu-cia e speranza. Ma le parole tali si sono dimostrate.Solo ed esclusivamente parole. Gennaio è passatoe un altro sta arrivando perché, per verità e onestà,il Presidente Conte ha detto nel mese di gennaioma senza precisare l'anno. Non abbiamo più avutoalcuna notizia. Uscendo dalla Caserma deiCarabinieri, sede del blindatissimo incontro, ilPresidente Conte aveva inteso rimarcare con gran-de enfasi che sarebbe ritornato a breve (gennaio)per portare risposte e soluzioni. Quanta amarezza!A distanza di un anno a chi dovremmo rivolgerciper rintracciarlo? Dovremmo invitarlo? A far cosa?L’ennesima pugnalata o presa in giro? Di imbro-glioni, passatemi il termine ma la rabbia è tanta, cene sono fin troppi e con una situazione così delica-

ta in cui versa la nostra terra, senza nessun dirittoalla salute e alle cure primarie, non possiamo per-metterlo. La comunità della Locride, con in testa isuoi rappresentanti istituzionali, è stata ancora unavolta illusa prima e mortificata dopo dal superficia-le atteggiamento di un politico. Questa volta, però,il politico non è uno normale, ma il capo delGoverno in persona. Non meritavamo la passerelladel professore come uno dei tanti ciarlatani parla-mentari e consiglieri regionali abituati ad approfit-tare del consenso elettorale della Locride senzanulla restituire alla comunità. Non meritavamo unsimile atteggiamento addirittura dalla più alta cari-ca del governo nazionale. Così comportandosi, hadato dimostrazione che tra lui e i “politici chiacchie-roni” di tutti gli schieramenti non c'è alcuna diffe-renza. Anzi sì, una c'è. Gli altri purtroppo li abbia-mo scelti noi calabresi, anche se il ventaglio di pro-poste tra le quali scegliere era molto ristretto, luiinvece lo abbiamo subito per una scelta verticistica.E allora, non avendo la fortuna di possedere un suocontatto diretto, non ricevendo da un anno nessuncenno da Roma, perché in fondo a noi interessanorisposte e non visite, una provocatoria soluzionepotrebbe essere realmente quella di rivolgerci allaredazione di “Chi l’ha visto?”, rispettando sempre ildramma di chi vive situazioni di scomparsa dei pro-pri cari. Qui a sparire è la speranza, la voglia di lot-tare c’è ma la rassegnazione sta prendendo ilsopravvento e un popolo che si abbatte è un popo-lo che non vive ma sopravvive. Siamo stanchi di

aspettare e non potendo fare altro, scriverò perso-nalmente al Presidente, perché, voglio sperareancora nella sua serietà, nella sua volontà a deter-minarsi in azioni concrete, perché al momento nes-suna attenzione è stata posta verso le aree depres-se. Gli scriverò e gli farò notare che gennaio èabbondantemente trascorso, che da quel 23novembre è trascorso un anno senza avere alcunanotizia né diretta né indiretta. Gli ricorderò che ildecreto legge straordinario sulla Calabria, conse-guenza delle denunce e degli scandali amplificatidal programma televisivo “Le Iene”, non ha porta-to alcun beneficio a Locri, a Reggio Calabria, aCatanzaro, alla Calabria! Lo informerò, perchéforse distratto, che il rapporto “Svimez” ha annun-ciato la morte della Calabria con camera ardenteallestita a Catanzaro alla cittadella; gli ribadirò cheoggi non solo l'ospedale di Locri ma anche quellidelle zone periferiche della Calabria rischiano lachiusura per mancanza di risorse umane e attrezza-ture. Gli ricorderò che la disoccupazione ha rag-giunto livelli spaventosi e che i calabresi devonoessere aiutati e non stuprati. L’ennesima delusioneche, però, non dovrà scalfire la determinazione dichi questo territorio lo ama e, a tutti costi, vorràfarlo risorgere, a prescindere dalle visite e passerel-le. Chiederò espressamente di evitare le “gite delleillusioni”, di magia vogliamo credere solo a BabboNatale, almeno lui i doni li porta…»Dalla Residenza Municipale,

Il Sindaco Giovanni Calabrese

GIOVANNICALABRESE

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www.larivieraonline.com Rattualità

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PILLOLE scelte da effemme

IN RICORDO DI LEONARDO SCIASCIAI siciliani: la loro natura è fatta di due estremi: sono som-mamente timidi e somma-mente temerari. Timidi quan-do trattano i loro affari, poiché sono molto attaccati aipropri interessi e per portarli a buon fine si trasformanocome tanti Protei, si sotto-mettono a chiunque può age-volarli e diventano a tal grado servili che sembranoappunto nati per servire. Ma sono d’incredibile temeritàquando maneggiano la co-sa pubblica, e allora agisco-no in tutt’altro modo …

Come si può essere s iciliani? in Fatti diversi di storia letteraria e civile

Pensi: la scienza ... L’abbiamo combattuta tanto ! E infi-ne, che scruti la cellula, l’atomo, il cielo stellato; che necarpisca qualche segreto; che divida, che faccia esplode-re, che mandi l’uomo a passeggiare sulla luna: che fa senon moltiplicare lo spavento che Pascal sentiva di fron-te l’universo?

Todo modo«Diego non è uomo da parlare: ha quattro dita di pelosullo stomaco». «Lascia stare il pelo sullo stomaco. Ilvostro difetto è quello di non capire che un uomo capa-ce di uccidere dieci persone o mille o centomila, puòanche essere un vigliacco».

Il giorno della civettaMa il questore tagliò: «Vogliamo il rapporto», indicò sé eil procuratore della Re-pubblica, guardò l'orologio, «nelprimo pomeriggio». E rivolto al procuratore e al colon-nello: «Questo è un caso semplice, bisogna non farlomontare e sbrigarcene al più presto... Vai a scrivere ilrapporto, subito».Automaticamente, il colonnello vide, invece, il casomolto complicato, e comunque da non sbrigarsene alpiù presto. Scattava subito, pregiudizialmente, quali chefossero le persone che le rappresentavano, una irriduci-bile disparità di punti di vista tra le due istituzioni: l'armadei carabinieri, il corpo di polizia. Un lungo, storico con-tenzioso li divideva: e tutti i cittadini che ci cadevano inmezzo finivano col dibattervisi drammaticamente.

Una storia semplicePaolo Laurana, professore d’italiano e latino nel liceoclassico del capoluogo, era considerato dagli studenti untipo curioso ma bravo e dai padri degli studenti un tipobravo ma curioso. Il termine curioso, nel giudizio deifigli e in quello dei padri, voleva indicare una stranezzache non arrivava alla bizzarria: opaca, greve, quasi mor-tificata. Questa sua stranezza, comunque, rendeva airagazzi più leggero il peso della sua bravura.

A ciascuno il suo

QUISQUILIE

…Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,mori e fu sepolto…È un brano tratto dal Credo. Preghiera simbolo, atto di fede dellatradizione Cristiana di cui, come Italiani, siamo intrisi, a prescin-dere dal rapporto che individualmente abbiamo con il cattolicesi-mo e la sua dottrina.Gesù muore, l’atto successivo e immediato è la sepoltura.Ci sono però le norme, i codici, che ci indicano come si fa. Sononorme e codici sovrapposte alle Leggi fondamentali degli esseriumani. Possono subire variazioni nel tempo e in virtù di circostan-ze contingenti.Nel Credo e nei valori Cristiani, così come nei valori universalidegli Uomini, restano immodificabili. “…morì e fu sepolto…”.Perché con la degna sepoltura si conclude il passaggio terreno, peri Cristiani, la vita, per gli agnostici.È così che l'hanno interpretata la triste incombenza della sepoltu-ra, due Sindaci, sottoposti alle stesse norme e codici degliAmministratori di Caulonia.Due Uomini, diversi per formazione, credo politico, anche perstile, che più diversi non si può. Ma uniti dal valore universaledell’Umanità uno, e da questi valori e dal “Credo” l’altro, cheimpongono lo stesso rispetto umano per chi, dopo essere statoDonna o Uomo, oggi diventa cadavere.“…morì e fu sepolto…”Beki Moses, 26 anni, donna, africana, prostituta, in possesso deldocumento d’identità, rilasciatole dall’allora Sindaco di Riace.Unico elemento che faceva di lei una Persona, altrimenti due volte“diniegata”, quindi da espellere in quanto indesiderata in un Paesein cui un leader politico non perde occasione, nei suoi comizi, diesibire un rosario e baciare la croce del Cristo.Muore bruciata viva, come le streghe del Medioevo. Come ilCristo sulla croce.In prefettura, dove sanno tutto su come cancellare ConsigliComunali, non sanno a chi tocchi seppellirla. Sarebbe stato piùfacile se il rogo avesse lasciato solo cenere, ma si è spento prima.Resta un cadavere. Non è stato necessario chiedere a nessun ente,

Prefettura in testa, di trasferire la salma a Riace.Nessuno voleva farsi carico della sepoltura.La cassettina di legno con quello che rimaneva del corpo di Bekiera stata abbandonata all'obitorio dell'ospedale di Palmi.Ed è a questo punto che, in assenza di codici e norme, intervieneil Sindaco di un paesino della Locride profonda.Fa l'Amministratore nel rispetto della legge universale dell’uma-nità che impone, non al burocrate ma all’uomo, di Governare.Con una cerimonia semplice, alla presenza di un Sacerdote e di unImam, Beki viene finalmente seppellita nel Cimitero di Riace.Il Mare Mediterraneo è diventato, nel corso di questi decenni, latomba per decine di migliaia di esseri umani. Dopo la pacchiadella traversata del deserto e la permanenza nei lager libici, moltisopravvissuti provano l’ebbrezza di una crociera attraverso il brac-cio di mare che li separa da quella che, nel loro immaginario, è laterra nella quale provare a dare un senso alla loro vita e a quelladei loro figli. Alcuni riescono ad attraversarlo nelle povere e rab-berciate imbarcazioni nelle quali vengono stipati come le bestie. Ipiù non sopravvivono e vengono inghiottiti dalle onde paurose ebuie del mare in tempesta.A volte il mare restituisce quel che resta di qualche corpo. In baseai codici e alle norme sono delle rogne, non esseri umani per iquali spendere qualche lacrima. È quello che accade nell'estate del2017. All'epoca ci fu una specifica richiesta a tutti i comuni daparte della prefettura alla quale il Sindaco del tempo di Marina diGioiosa Ionica, che fa l'Amministratore per Governare il suopaese, decide di rispondere alla Legge suprema della umanità cheimpone, forse non in perfetto accordo con le norme e i codici, unadecorosa sepoltura a quei resti appartenuti a due esseri umani deiquali non si conoscerà mai il nome, la nazionalità, la famiglia cheli ha persi.Dopo una semplice e toccante cerimonia funebre, alla presenza diun Sacerdote e di un Imam, i due corpi vengono seppelliti nelCimitero di Marina di Gioiosa, che li ha accolti come si fa con ipropri figli.

Isidoro Napoli

Isidoro Napoli fa unariflessione sul caso del

morto insepolto aCaulonia,

paragonandolo adaltri due casi analoghiavvenuti nel recente

passato, in cui isindaci di altri duecentri proprio della

Locride si sonocomportanti in

manieradiametralmente

opposta rispetto agliamministratori

cauloniesi.

Questa settimanaabbiamo incontrato

Michele Galimi, che hadedicato la sua vita alla

politica locale ricoprendo,tra gli altri, i ruoli di

sindaco di Cinquefrondi,di presidente della

Comunità Montana e dicoordinatore dei circolidel Partito Democratico

della Piana di GioiaTauro. Abbiamo parlatocon lui proprio di PD e dielezioni Regionali. Ecco

che cosa ci ha raccontato.

L’EX MINISTRO TRENTA E LA CASAGRANDE: MICA POTEVAMO

RIMANERE STIPATI COME SARDINE.

ANCORA NESSUNA TRACCIADELL’ANIMA DEL GOVERNO: LA

MAGGIORANZA BRANCOLA NEL BUIO

CON L’ACQUA ALTA SALE PURE LOSPREAD.

FREGOLE ELETTORALISTICHE;ANCHE ROUSSEAU VUOLE SCENDERE

IN CAMPO.VINCENZO AMIDEI

Durante il Consiglio Regionale di questa settimana il PresidenteMario Oliverio ha finalmente indicato il 26 gennaio come data delleprossime Elezioni Regionali. Tu sai già chi schiererà il PD?No, e credo che non lo sappiano nemmeno loro. Nei confronti dellaCalabria continua a esserci un atteggiamento mistificatorio cheancora oggi convince i vertici della politica che non siamo cittadinima sudditi. La cosa diventa ancora più grave quando questo atteg-giamento è mantenuto anche dalla sezione locale del PD, il cuicommissario rifiuta di parlare con i segretari di circolo o con i 220sindaci che gli hanno avanzato delle richieste.L’atteggiamento mistificatorio di cui parli sembra essere unacostante dei partiti quando si parla di Calabria. Da destra a sini-stra sembra che tutte le fazioni vogliano perderle, queste elezioni. Èun’impressione corretta?Il mio partito sta dimostrando grande interesse per l’Emilia, ma nonnasconde un totale disinteresse nei confronti della Calabria. Quindinon solo penso che sia vero, ma che siamo proprio al centro di undisegno occulto che il Governo traccia attorno alla nostra Regionedal 1861. Non si spiega altrimenti il fatto che l’università è stataaperta nel 1970, che siamo senza Alta Velocità e che ogni anno ver-siamo ad altre regioni 356 milioni per l’emigrazione sanitaria men-tre qui non si parla di soluzioni ai problemi, ma solo di mafia.Davvero i partiti non si accorgono di che problemi la gente di que-sto territorio vive sulla propria pelle? Io non sono mai stato un sepa-ratista, ma penso sia arrivato il momento di avviare una ribellione

popolare.La nomina di Stefano Graziano a commissario del PD regionalesarebbe dovuta essere il primo passo utile a portare il partito alCongresso. Ma, oggi, di questo Congresso non abbiamo più notizie.Sarebbe dovuto accadere lo stesso con la Federazione di ReggioCalabria, eppure da cinque anni siamo paralizzati e ci ritroviamocon paesi che vantano più sezioni del PD che si comportano comeveri e propri clan avversari. La figura di Graziano, che avrebbedovuto essere una sorta di arbitro, non ha fatto altro che alimenta-re le divisioni proprio nel momento in cui i nostri elettori avevanopiù che mai bisogno di riferimenti seri. È questo tipo di politica chesta offrendo spazio a Salvini, ma come ci siamo ostinati a combatte-re senza successo Berlusconi con l’antiberlusconismo adesso rifac-ciamo gli stessi errori. Ritorniamo invece a una politica attiva, cheguardi ai bisogni della gente e agisca su problematiche come quelladella sanità senza accettare supinamente che i problemi degli ospe-dali Spoke di Locri e Polistena siano risolti da un Commissario peril rientro che deve far quadrare i conti prima di procedere alleassunzioni.Seguiamo la politica regionale da molti anni e sappiamo bene ciòche hanno fatto Nisticò, Chiaravalloti, Loiero, Scopelliti e MarioOliverio che, sotto certi punti di vista, ci sembra un governatore cheè stato in grado di fare più di altri. Perché il PD non ha volutoappoggiarlo nuovamente?Perché Mario è uno che non china la testa. Lui ha rotto il partitodegli affitti di Catanzaro e ha spinto per la costruzione dellaCittadella, e io penso che gli stiano facendo pagare proprio questeazioni, perché se andassimo a guardare con attenzione quali interes-si ruotavano attorno a queste questioni ci sarebbero chiare moltecose. Mario ha certamente fatto diversi errori, ma è stato al fiancodei sindaci, ha fatto giungere finanziamenti ai comuni anche se ciòl’ha reso un governatore scomodo. Eppure a Roma sono convinti disapere meglio dei cittadini cosa sia meglio per questa regione, tantoche la nostra richiesta di parlare con i vertici di partito a sostegnodella sua causa si è risolta con una presa in giro.Tu eri stato indicato come uno dei papabili candidati della tua zona.La politica è fatta di collegialità e io non sarò uno di quelli cheabbandonerà Oliverio. Pertanto, se lui riterrà che io possa essereutile alla sua causa, farò volentieri parte della sua squadra.Anche se questo ti metterà contro il PD?È una questione che mi amareggia e non mi fa dormire. Essendostato uno dei fondatori di questo partito la mia eventuale campagnaelettorale sarà fatta a nome del PD e dovranno cacciarmi con laforza, perché io non girerò le spalle al partito di mia volontà.

Rosario Vladimir Condarcuri

Michele Galimi: “Il PD deve smetterladi trattare i calabresi come sudditi”

A proposito di sepolture

A Bovalino il convegno“Le misure patrimonialinel processo penale”Venerdì 29 novembre 2019, dalle ore15:30, presso l’Aula Magna del LiceoScientifico “F. La Cava” di Bovalino, siterrà il convegno dal titolo “Le misure pat-rimoniali nel processo penale” con la pre-sentazione del libro “L’intestazione fittiziadi beni e la confisca allargata” scritto dagliavvocati Enzo Nobile e FrancescoDonato Iacopino.L’evento è presentato dal “CaffèLetterario Mario La Cava” con ilpatrocinio del Comune di Bovalino, del-l’associazione “Auser”, della “ECampus”,del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati diLocri e dell’Istituto d’Istruzione Superiore“F. La Cava”.

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MARIA GIOVANNA COGLIANDRO

“I bambini ci guardano” sembra essere la voci-na che accompagna in sottofondo ogni scenadi “Aspromonte - la terra degli ultimi”, ilnuovo film di Mimmo Calopresti, uscito alcinema lo scorso 21 novembre. E a guardaresono i bambini di oggi e di ieri, a cui il registasi rivolge affinché sappiano, affinché capiscanoquale sia la vera natura della gented’Aspromonte, e si riconoscano. Girata traFerruzzano e Africo, liberamente ispirata alromanzo “Via dall’Aspromonte” di PietroCriaco, la fiaba poetica di Calopresti, che tantoha del neorealismo italiano, è ambientata neglianni ‘50 ed è la metafora dei mali di ogni Suddel mondo. Al centro del film una piccola masolidale comunità che deve fronteggiare l’ab-bandono dello Stato, l’immobilismo delle isti-tuzioni e le vessazioni dei poteri forti. Per sciogliere alcuni nodi sulle tematicheaffrontate nel film e capire quale sia lo stato disalute del settore cinematografico in Calabriaabbiamo intervistato Mimmo Calopresti che,nonostante i mille impegni, ha accettato di farequattro chiacchiere con noi.Perché ha scelto di dedicare un film ai cala-bresi?Intanto perché sono calabrese, calabrese èanche il produttore Fulvio Lucisano, che oggiha 90 anni; suo padre era di Santo Stefanod’Aspromonte, aveva sette fratelli. Perciò, quiabbiamo le nostre dinastie! Fulvio è poi ungrande amante di Corrado Alvaro ed entram-bi siamo convinti che la gente calabrese abbialavorato tutta la vita per affermarsi nel mondoe ne abbiamo grande rispetto.Pensa che ce l’abbia fatta la gente di Calabriaad affermarsi?I calabresi ovunque vadano sono capaci. Sonostato in Australia ma anche in altre parti delmondo e ho incontrato tanti calabresi che sisono affermati e che continuano ad amare laloro terra e a mantenere intatta la propriaidentità.Pensa che un giorno sarà più la gente calabre-se in giro per il mondo di quella che resterànella propria terra?Penso di sì. Nel film racconto della costruzione

di una strada per muoversi, per andare allamarina, per andare via... Io oggi incontro tan-tissimi ragazzi calabresi e quindi penso che ungiorno saremo un popolo disperso nel mondo.Questo però non ci impedirà di portarci dietroil nostro modo di essere, il nostro modo distare al mondo che è particolare e in cui ci rico-nosciamo sempre. Crede che sarebbe una fortuna se dovessimofare questa “fine”?La fortuna sarebbe partire per poi ritornare erealizzare lì dove si è nati quello che si vuolenella vita. Partire non deve essere un obbligo edeve presupporre un ritorno alla terra di origi-ne e tra le persone in cui ci si riconosce, inmezzo alla bellezza che è propria dellaCalabria e a cui è impossibile non affezionarsi. Quindi quando fa dire a Cicciu u poeta, inter-pretato da Marcello Fonte, “tutti cercano unposto dove vivere, invece è importante trovar-ne uno bello dove morire” fa riferimento aquesto, al fatto che la Calabria è un posto incui fare ritorno?Assolutamente. La Calabria può contare suuna sorprendente bellezza pittorica che meri-ta di essere contemplata e di cui è bello potergodere. Ricordo che i miei genitori avevanonostalgia di quella bellezza, ed è quella nostal-gia che bisogna sanare.Perché ha scelto di far giungere ad Africoun’insegnante del Nord?Intanto per una questione storica: allora eradiffusa tra gli intellettuali del Nord l’idea diportare la cultura al Sud, lì dove non c’era.Pensiamo ad esempio a Umberto ZanottiBianco... L’altra ragione è un po’ provocatoria:ho voluto lanciare l’idea che dal Nord può arri-vare ricchezza, non serve migrare. Può, infatti,accadere che la ricchezza e la cultura anzichéandarcele a cercare, arrivino da noi sponta-neamente. E allora: benvenute!Al centro del racconto la costruzione di unastrada a cui si oppone sia la politica sia ilcapobastone. È una metafora? È quella stra-da che tante volte i calabresi hanno volutotracciare ma non è stato loro permesso?L’uomo va sempre in cerca di una strada e diuna possibilità, anche i calabresi ci hanno pro-vato ma né il potere centrale, né quello locale

sono stati loro d’aiuto. Avere un’opportunità,sapere che c’è una strada che conduce allalibertà è fondamentale nella vita di tutti gliesseri umani, non solo dei calabresi.Purtroppo, però, percorrendo questa stradaspesso ci si imbatte nel Potere, in tutte le sueforme, che ha altri progetti per la vita dellepersone e non è molto contento di lasciarledecidere da sole. Il Potere ti espropria dellatua possibilità di scelta. Io sono per unaCalabria che si batte contro chiunque impedi-sca alle persone di esprimersi liberamente.Don Totò, interpretato da Sergio Rubini, è ilsignorotto del paese che tutti trattano comeun capo. “Lo trattano come un capo - dice lamaestra al carabiniere - perché non hannoaltro”. Ad Africo, infatti, non c’era che un pul-viscolo di Stato, solo tre carabinieri.Finalmente lei ha avuto il coraggio di dire chela Calabria ha subito, sì, il potere della ‘ndran-gheta ma perché ha sofferto una grandeassenza: lo Stato...Non solo, in diversi casi lo Stato ha dimostratodi essere compiacente con la ‘ndrangheta, per-mettendole di esercitare il controllo. Quindiallo Stato in realtà della Calabria non gliene èmai fregato niente, l’ha abbandonata a se stes-sa. Sono state avviate forme di industrializza-zione senza avere un progetto che partisse dalterritorio, senza conoscere le esigenze di chi civiveva...Pensando magari che quello che si era rivela-to vincente al Nord potesse valere anche alSud...Esatto. Sono state realizzate fabbriche in postiin cui si sapeva che non avrebbero funzionato.Ne ho viste di tutti i colori in Calabria. Quelloche qui è sempre mancato è il potere del popo-lo, un popolo rappresentato, che può decide-re, scegliere, confrontarsi senza essere costret-to ad andare dietro al primo che capita.Questo è il dramma: alla fine si accetta quelloche c’è anche se non porterà a nulla di buono.Siamo riusciti persino a far diventare un picco-lo eroe Salvini!Prima ha detto che della Calabria allo Statonon è mai fregato nulla. Il più delle volte, infat-ti, i calabresi hanno dovuto sbrigarsela da soli.E poi magari, usciti vittoriosi da qualcheimpresa, anche contro la ‘ndrangheta, lo Statoera lì pronto ad appuntarsi medaglie. È que-sto che ha voluto dimostrare nella scena in cuiPeppe, il protagonista interpretato daFrancesco Colella, spara a Don Totò e nellostesso istante sopraggiungono i carabinierichiedendo di dire che erano stati loro a ucci-derlo?Esatto, lo Stato più volte si è preso meriti chenon aveva. In questo caso, il protagonista glie-li lascia prendere, non gli importa di essere luil’eroe della situazione, non è quella una vitto-ria. La vittoria è battersi per i propri diritti,magari non ci si riesce, ma provarci è già qual-cosa, ti dà identità, ti dà forza. La soluzionenon sono mai i carabinieri, la legge da sola nonbasta, serve la cultura. “Aspromonte - La terra degli ultimi”. Come sipuò uscire da questa condizione di ultimi?Intanto riconoscendosi, senza aver paura diquello che si è. E poi cercando di non chinaremai la testa di fronte ad alcuno: le cose si con-quistano, non si elemosinano. Non dobbiamosperare che ci sia sempre qualcuno pronto adarci ciò di cui abbiamo bisogno, quello di cuiabbiamo bisogno possiamo combattere peraverlo. Bisogna affermarsi con le proprieforze: ultimi si smette di essere quando sidiventa protagonisti.Prima di Aspromonte ha girato “Immondezza- La bellezza salverà il mondo”, un viaggio alla

scoperta del Sud Italia con i suoi paesaggimozzafiato e i tesori artistici e architettonici.In “Aspromonte” inserisce un nuovo elemen-to, la poesia. “L’Aspromonte è la terra deipoeti” - dice Ciccio. Puntiamo sulla poesiavisto che la bellezza finora non è bastata?No, teniamoci la bellezza perché è una bellez-za poetica. Nel corso delle presentazioni delfilm, molti sono rimasti a bocca aperta di fron-te alla bellezza dell’Aspromonte. Anch’ioavevo dei pregiudizi su questo tipo di bellezza,poi, però, quando la si vive, ci si accorge chequi c’è qualcosa di necessario per la vita dellepersone. È un Eden, è un paradiso,l’Aspromonte! Ma c’è anche dell’altro, c’èdella poesia, che va scoperta. Quella poesia ènecessaria per affermarsi, anche sul posto, nonnecessariamente fuori. Non si tratta quindi diuna bellezza da cartolina, ma va oltre. E que-sto è espresso bene nel film da MarcelloFonte, che è poesia pura anche nella vita. Ilpersonaggio che interpreta lo vedevo da bam-bino in giro per il paese e la gente lo conside-rava un po’ lo scemo del villaggio. Negli anni,poi, ci ho ripensato: quei personaggi lì tramet-tono bellezza, ci fanno divertire e dicono delleverità che la gente ha paura di ascoltare.Cosa i calabresi capiranno in più di se stessiguardando il film e cosa, invece, capiranno glialtri dei calabresi?Spero che i calabresi, dopo aver visto il film,escano dalle sale e capiscano che potenza eche grande ricchezza possiedono, una ricchez-za che ha a che fare con le loro origini, conquello che sono stati i loro padri, una ricchez-za che devono far fruttare. Quanto agli altri,spero che inizino ad avere un po’ di rispettoper questo popolo. Lunedì scorso c’è statal’anteprima del film a Milano, una sala strapie-na tra cui tantissimi calabresi che non vedeva-no l’ora di vedere il film, e anche tantissimiragazzi figli di calabresi ma nati altrove chenon sanno cosa sia la Calabria e che eranocuriosi di vedere se avessi mostrato la terra deiloro padri così come loro gliel’hanno racconta-ta. Uno di questi ragazzi mi ha detto: “Nel filmho ritrovato quello che mio padre mi dice sem-pre ma che non riuscivo a capire”. Questo perme è stato un complimento enorme! Se riu-scissi a far dire ad altri ragazzi, figli di genitoricalabresi, “finalmente ho capito chi era miopadre” per me sarebbe una vittoria assoluta. Qualche settimana fa abbiamo dedicatoampio spazio a quella che abbiamo definito la“fabbrica del cinema”. Finalmente sembraessere arrivata una nuova era per la Calabria,è d’accordo?Assolutamente. Durante le riprese del film cisiamo impegnati per creare delle strutture cherimangano sul territorio come, ad esempio,scuole per attori. Adesso in tanti vogliono veni-re a girare qui in Calabria, molti mi chiedono“con chi devo parlare per fare un film lì?”; pro-prio stamattina mi hanno chiamato perchécercavano un’attrice calabrese di 40-50 anni, alche ho risposto: “Chiama Lele Nucera che tela trova subito!”. C’è qualcosa che si è mossoattorno al mio film che era già in azione prima,a dire il vero. La Regione Calabria destinerà10 milioni di euro al settore cinematografico:se si riuscisse a trasformarli in posti di lavoroper la Calabria sarebbe una possibilità di svi-luppo enorme. Le persone che hanno lavora-to al mio film, soprattutto quelle provenientidal territorio, hanno portato una speranza,ovvero quella di poter rimanere qui e farecinema, un cinema fatto di sentimenti, quelliche abbiamo esportato un po’ ovunque nelmondo e quelli per cui il mondo ci ama.

Il 21 novembre scorso è uscito al cinema"Aspromonte - La terra degli ultimi",

il nuovo film di Mimmo Calopresti, un film che racconta la storia di dolore

ma anche di riscatto della gente di Africo, chenon aveva niente eccetto la propria dignità.

"Quello chein Calabria

è sempre mancatoè il potere

del popolo, unpopolo

rappresentato, che può decidere,

scegliere senzaessere costretto

ad andare dietro al primo

che capita e chenon porta a nulladi buono. Questo

è stato il dramma:accettare

chi aveva preso il controllo mentre

lo Stato eraassente"

Calopresti: "Se i calabresi si sono piegatiai boss è perché non avevano altro"

www.larivieraonline.com Rintervista24

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Questa non è una critica ad un film, unacronaca, ma una presa d’atto e un invi-to a ritrovare una comunità.Giovedì scorso nella sale italiane, pre-ceduta a Reggio Calabria dall’ante-prima nazionale, è arrivato sul gran-de schermo l’ultimo film di MimmoCalopresti “Aspromonte - La terradegli ultimi” girato in Calabria e cheaffronta temi oggi glocali.

Io di questo film sono stato testimone parte-cipe. Eravamo saliti ad Africo vecchio nell’estate

del 2018 rispondendo alla chiamata del presidente della regioneMario Oliverio, che con l’iniziativa “Gente in Aspromonte”appellava a raccolta scrittori, giornalisti e registi calabri per narra-re la nuova Calabria. Tre giorni intensi densi di confronto e di ripe-rimetrazione di un luogo maledetto ma fondante. Il libro diStajano, le storie di Rocco Palamara tornate ai nostri pensieri gra-zie al romanzo di Gioacchino Criaco, la celebre foto della scuoladi Tino Petrelli che nel 1948 mostra i ragazzini di Africo a piedinudi e erano il nostro contesto da cui riavvolgere il nastro delladiscussione e del nostro nuovo racconto,Mi sono occupato di aiutare gli organizzatori per far giungere inquella sperduta ma simbolica contrada la gente di cinema adegua-ta alla discussione e alla convivenza. La new wave cinematografi-ca calabrese offre molto grazie alla rifondata film commission. Masapevo che Mimmo, regista della generazione precedente, quelladella diaspora migratoria, sarebbe certamente venuto.Mimmo di Polistena, figlio di sarto del Sud e metalmeccanico delNord, autore cinematografico all’esordio ha combinato la suaestetica tra Torino (la città più calabrese d’Italia) la Roma del cine-ma, la Francia molto ben frequentata e le radici calabresi che sonouna costante della sua poetica anche quando non preferisce ilrumore del mare o di concedersi una grande abbuffata diCalabria. E questa volta l’autore si è messo di lato favorendo ilquadro d’assieme.Mimmo ha preso la parola ad Africo Vecchio. Ma è andato anchemolto in giro per i sentieri, le strade, le case abbandonate. Haimmortalato una statuta di roccia che sembrava il volto di Et. Hascoperto un libro di un altro Criaco, Pietro, che gli dava in manouna storia da plasmare alla sua sensibilità con “Viadall’Aspromonte”Mimmo il regista ha proposto il progetto ad un altro calabrese.Fulvio Lucisano è uno dei grandi produttori che ha reso magnifi-co il cinema italiano. Ho avuto la fortuna di collaborarci e ne cono-sco le grandi capacità. La calabresità positiva è per lui una stellapolare. Sua nonna era di Santo Stefano dìAspromonte. Ha datopiena fiducia a Mimmo contro tutto e tutti. Ed ha accettato anchedi interpretare un ruolo chiave della storia.Mimmo Calopresti l’8 ottobre del 2018 scrive nella chat di “Gentein Aspromonte”: “Io vi ho preso in parola per cui dal 22 ottobrecomincio un film in Aspromonte. Senza ‘ndrangheta solo insiemeal popolo calabrese”. Con la sceneggiatrice Monica Zappelli ,quella de “I cento passi” hanno scritto bene e trattato ancorameglio.Sono andato sul set tra Ferruzzano e Africo e quando sono arriva-to e ho visto decine di lazzari lacerati che costruivano una stradain mezzo alla campagna ho detto al regista: “Mimmo ma staifacendo il Novecento dei calabresi”.Un entusiasmo cinefilo il mio. Aspromonte di Calopresti non èsolo epica ma una favola western. Marcello Fonte clown poetastralunato con il senso dell’istruzione ha festeggiato i suoi primi 40anni sul set in una festa spontanea e meravigliosa. La maestra cheviene da lontano è Valeria Bruni Tedeschi, che nelle sue fantasieda bambina sognava questo ruolo. Valeria che è nata attrice conMimmo. E l’emergente Francesco Colella ha avuto il ruolo delprotagonista, insieme a Marco Leonardi, Sergio Rubini e tutto ilpopolo di queste parti venuto a far quadrato a questa storia di ulti-mi.Popolo dei margini, senza medici e istruzione, senza strade e chele strada se la costruiscono da soli in mezzo all’Aspromonte atti-rando l’attenzione dei media degli anni Cinquanta. Ma anche diuno Stato patrigno che ha sempre mostrato il ghigno duro comequello degli ufficiali stranieri e dei prefetti senza cuore in combut-ta con i don e gli “gnuri”.Gli ultimi di Calopresti siamo noi. Non gli sfigati, la razza maledet-ta. Ma quelli che vogliono essere parlati ed essere narrati.L’evoluzione di una specie composita che ha dovuto scenderemontagne ed abbandonare campagne per trovare un senso nelsapere stare al mondo. Io credo ci sia una strada da costruire nel-l’identità calabrese che assomma Calabrie e luoghi comuni e que-sto film io credo che ci indichi un movimento a saperla costruireseparando il grano dal loglio.Mimmo ha detto: “Gli ultimi sono coloro che non sono consape-voli della loro condizione esistenziale, perché disconnessi dal pre-sente: è il cinema l’unico mezzo capace di donare loro la consape-volezza e la possibilità di riprendere il controllo sul reale, trasfor-mando la realtà in verità.”In questo troviamo utili domande al mistero di noi calabresi.Spesso ultimi come regione, spesso primi quando andiamo altro-ve. Andare a vedere questo film ci potrà dare delle risposte. Unastrada da costruire. Quella di noi calabresi del XXI secolo senzapiù cappello in mano, schiena piegata e voglia di piangerci addos-so.

Paride Leporacedirettore Fondazione Lucana film commission

L’EDITORIALE

Da Caloprestiun film

manifesto per la Calabria

di oggi

"L'Aspromonte è unEden. Ma la sua non è

solo una bellezza dacartolina, c'è anchedell'altro: c'è della

poesia, che va scoperta.E quella poesia insieme

alla bellezza possonosalvarci".

Vorrei che guardando il mio film i tanti ragazzi,figli di genitori calabresioggi in giro per il mondo,

possano dire:"Finalmente ho capito

chi era mio padre".

Grazie per aver rappresentato in modo realee autentico la storia del popolo Africese

Con grande orgoglio e a tratti commozione ho seguito a Reggio la prima del film”Aspromonte la terra degli ultimi”. Da Sindaco di Africo non posso che ringraziare la pro-duzione per l’invito e soprattutto per aver portato sugli schermi nazionali e non solo, il nomedel mio paese. Grazie per aver rappresentato in modo reale e autentico la storia del popoloAfricese, mettendo in risalto la lotta per i diritti negati e la forza per difendere la propria dig-nità, forza che dovremmo ritrovare anche noi oggi per ripartire a riscattare la nostra comu-nità e il nostro territorio! I miei complimenti vanno a tutti coloro che hanno contribuito allarealizzazione di questo capolavoro, dal regista alle comparse. Sono sicuro che l’umiltà, la pro-fessionalità e tutto l’amore che ci hanno messo, regalerà a questo film un gran successo.

Francesco BruzzanitiSindaco di Africo

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ROSARIO VLADIMIR CONDARCURI

Oggi scrivo per rabbia, scrivoper far guardare in faccia larealtà a molta gente cheormai non è più abituata ascendere per strada e vederegli effetti del proprio lavoro,vedere quali sono le conse-guenze di comportamenti cheritengono portino beneficio

e, invece, creano disperazione. Ho rabbiaperché nel nome della legalità si crea soffe-renza nella povera gente, persone che chiprende le decisioni considera numeri, mainvece sono uomini e donne, sono figli e fra-telli, sono persone che lavorano per poterdare una vita dignitosa a tutta una famiglia.Oggi sono occhi che piangono, cuori chesperano, sogni che si infrangono.Sofferenza, questo vedrebbero queste per-sone se lasciassero i loro uffici in centro eandassero a vedere una ragazza in camiceche non riceve lo stipendio da 5 mesi, quel-l’uomo ormai con i capelli bianchi che nonrecepisce la sua paga da 4 mesi, tanta gentepreoccupata perché spera che finisca questobrutto incubo, spera che possano recupera-re un po’ di soldi per non far passare un tri-ste Natale a tutta la famiglia.Racconto cosa ho visto io. Giovedì 21novembre, mi chiamano per fare un serviziosul secondo giorno di protesta delle moglidei lavoratori di Locride Ambiente spa, chehanno bloccato i cancelli per protestare per-ché i propri mariti non ricevono lo stipendioda 4 mesi. Stiamo parlando di 180 dipen-denti, di cui quasi 50 di Siderno. Mentrevado passo davanti allo studio Radiologicoe anche qui ci sono manifesti di protesta, cisono circa 110 dipendenti senza stipendioda 5 mesi. Tutte e due le vicende sono lega-te a problemi generati dai commissariamen-ti per infiltrazioni mafiose. Nel caso diLocride Ambiente, l’azienda è quasi obbli-gata a pagare dopo che riceve i pagamentidai comuni. La società lavora con una deci-na di comuni di cui molti sono morosi di piùmensilità; tra questi, quello che deve piùsoldi è certamente Siderno, che non paga daalmeno 4 mesi, da qui la crisi di liquidità. Il

comune da quando è gestito dai commissaristraordinari ha ritardato molti pagamenti,con evidenti problemi per la gestione, per-ché con i ritardi nelle amministrazioni pub-bliche si pagano gli interessi delle penali.Situazione simile quella dello StudioRadiologico che, come abbiamo scritto, èimpegnato in un braccio di ferro con la com-missione straordinaria dell’Asp reggina chenon sta pagando le prestazioni da moltimesi, perché richiede garanzie rispetto a

una situazione giudiziaria che la pro-prietà non riesce a sostenere econo-micamente. Questo in sintesi, perchédi queste vicende abbiamo già scritto.Mi spingo anche a indicare dove ecome sbloccare le due situazioni oalmeno chi sono le persone che impe-discono che questa situazione sisblocchi. Per Locride Ambiente spa,il blocco è la commissione straordina-ria che gestisce il comune di Sidernoufficio economato, mentre per lo stu-dio Radiologico, il blocco dipendedalla Commissione straordinaria chegestisce l’Asp di Reggio Calabria.Quindi la situazione che si prospettaa Siderno in questo momento è dicirca 150 famiglie senza stipendio daalmeno 4 mesi, una situazione che poicoinvolge naturalmente altre perso-ne, perché ci sono le ditte che lavora-no con queste due società che accusa-no gli stessi problemi. Tutto questo

sta succedendo senza che nessuno porga lagiusta attenzione al problema, perché tuttequeste persone vivono una situazione dispe-rata, ma non abbiamo letto comunicati né disindacati, né di partiti politici, né da partedelle associazioni. Silenzio, come se tuttequeste persone disperate non fossero unproblema enorme da risolvere, cose se que-sta non fosse una bomba sociale pronta aesplodere. Lo Stato come al solito è assen-te, non abbiamo nessuno che si occupi diquello che in una comunità dovrebbe esseregarantito, non sappiamo più quale sia ilruolo di una prefettura se non si accorge diqueste situazioni di enorme disagio e peri-colo per la stessa comunità. Siamo vera-mente preoccupati per questo paese chenon riesce a rialzarsi e anzi sta sprofondan-do sempre di più. La non risoluzione di que-sti due casi, la chiusura eventuale di questeche sono le aziende più importanti diSiderno, porterà il paese alla morte, mentrechi se ne dovrebbe occupare pensa che lagente possa vivere solo di legalità. E innome di questa, vengono negati tutti i dirit-ti di questi cittadini italiani, italiani forsesolo quando devono pagare. Mi auguro chedopo questo nostro grido di allarme laPrefettura di Reggio Calabria, il commissa-riato di Polizia di Siderno sempre attentoalle circostanze pericolose, la commissionestraordinaria che guida il comune diSiderno, la commissione straordinaria cheguida l’Asp di Reggio Calabria, oltre a qual-che parlamentare e anche il buon vescovoFrancesco Oliva, si accorgano della situazio-ne e cerchino di trovare alla svelta una solu-zione per far rivedere il giorno a delle fami-glie che aspettano da mesi quello che glispetta.

Siderno

www.larivieraonline.com Rattualità24

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8 In questi giorni a Siderno siconcentrano le proteste di molti

lavoratori senza stipendio da mesi, daLocride Ambiente allo Studio

Radiologico, la disperazione di moltefamiglie senza soldi si aggrava di

giorno in giorno. Tutto questo in nomedi una legalità che per assurdo

favorisce la malapianta.

Disperazione PROTESTA LOCRIDE AMBIENTE

PROTESTA STUDIO RADIOLOGICO

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Il primo “Cetto laQualunque” faceva ridere.Ora ha un po’ stufato

Sono una cittadina locrese, A.P., nata aLocri ma residente in una città del nordItalia. Sento parlare e seguo trasmissio-ni televisive in cui si tratta il problemamalasanità. In data 18/11/2019 ho potu-to riscontrare personalmente lo stato dimalasanità in cui versa l’ospedale diLocri (RC) a causa delle gravissimecondizioni di salute di un familiareaffetto da ictus cerebrale e quindi sog-getto a riserbo e necessitante, in statodi emergenza, di una TAC immediataper verificare la situazione e gli improv-visi disturbi verificatisi in manierapreoccupante. Ebbene, l’ospedale diLocri è risultato non in grado di effet-tuare tale indagine, per cui il familiaree paziente è stato dirottato a ReggioCalabria per tale esame con graverischio nell’essere sottoposto a questotrasferimento, e sembra, dalle notizieraccolte, che il macchinario è in giacen-za presso l’ospedale ma non funzionan-te per mancato collocamento e indivi-duazione dei locali. Mi chiedo a chispetta la responsabilità di questo fun-zionamento per evitare che gli ammala-ti vengano trasferiti da una parte all’al-tra per 100 km con rischi e pericoli?Quanto bisogna aspettare per capirecome si muove la macchina burocratica,economica e politica, affinché si possaavere un ospedale che sopperisce aibisogni dei cittadini locresi e dei paesilimitrofi? Il tutto a discapito pure deimedici professionali che ivi vi lavorano.Ancora si riscontra che nei reparti nonci sono coperte, i letti sono solo con illenzuolo! Ma scherziamo? Siamo a fine

novembre e quasi fine della stagioneautunnale e le coperte mi risulta chebisogna portarle da casa, altrimenti ipazienti possono contrarre malattie daraffreddamento e le coperte devonoarrivare. Inoltre, la colazione viene ser-vita in bicchieri di carta con rischio dirovesciare il contenuto. Di chi è laresponsabilità di chiudere l’ospedale? Icittadini come me lo vogliono sapere evogliono sapere pure i soldi dei contri-buenti in quale parte vengono spesi perfar funzionare le carenze dell’ospeda-le? La venuta della ministra Grillo aquali risultati ha portato? È stata unafinta o ha dato dei risultati? Non nesiamo a conoscenza. Le denunce fatteanche al tribunale quale percorsofanno? Rimangono nei cassetti oseguono un iter produttivo?L’intervento del sindaco di Locri che siadopera continuamente in questa dire-zione a quali risultati porta? Pare nonabbia ottenuto risultati adeguati vistoche la situazione sta diventando croni-ca. E sull’evoluzione della situazione inpositivo, non in negativo, la cittadinan-za come viene informata? Si sente soloparlare di chiusura, come mai? E non dimiglioramenti? Anche se una goccianell’Oceano, voglio far arrivare il miogrido di disgusto e preoccupazione. Lamia esperienza e conoscenza di ospeda-li del nord mi dice che tutto ciò, a con-fronto, è veramente vergognoso!Vogliamo risposte! E servizi adeguati!Per la salute di tutti e per le tasse chepaghiamo!

Una cittadina locrese

Caro Antonio Albanese, il primo “Cetto la Qualunque”faceva anche ridere, a riprova che noi calabresi sappia-mo avere buonsenso, essere ironici e apprezzare la comi-cità, anche quella più esasperata perché può dare spun-ti di riflessione. Ora, onestamente, ha un po’ stufato. Mipiacerebbe, dal momento che dedichi così tanto tempoe così tante riprese ai calabresi, ti documentassi anchesulla nostra Storia, sul nostro immenso patrimonio cul-turale che è lì da migliaia di anni, e purtroppo non è pie-namente valorizzato, anche per colpa nostra. I problemiin Calabria sono tanti ed eterogenei , anche per noi gio-vani e meno giovani che abbiamo scelto di rimanere, tramille difficoltà. Però ogni tanto sarebbe giusto che lanostra terra conquistasse la ribalta nazionale anche perqualcosa di positivo, e non per lo stereotipo del “calabre-se Cetto” rozzo, cafone, prepotente e malavitoso dipin-to nei tuoi film, che non mi offende, anche perché nonmi rappresenta.

Francesco Falletti

Faccio spesso la spola tra la Calabria e il Lazio spostan-domi in treno e durante questi viaggi capita frequente-mente di incontrare persone che hanno qualcosa da rac-contare. Trenitalia, inoltre, ti permette di allungare oltreil tempo prestabilito queste conversazioni, per cui, allafine di ogni viaggio, hai sempre con te un fagotto colmodi aneddoti su cui riflettere. Purtroppo però, la maggiorparte di coloro che viaggiano, giovani soprattutto, non lofanno per passione, per piacere o per amore, ma pernecessità, per mantenere il più possibile viva la speran-za. È la ricerca di un lavoro, un colloquio o un incontrocon qualche conoscenza, il motore principale di questiviaggi. Lo senti dalle loro parole, lo capisci dai loro occhispenti e in questo marasma di amarezza prendi consa-pevolezza che oggi un lavoro è meglio di un terno allotto. Sento dire spesso dai miei coetanei o anche dai più gio-vani, che oggi giorno studiare non conviene più di tanto.Sono enormi sacrifici per ricompense nulle o inadegua-te. Forse c’è del vero nelle loro parole o forse sono det-tate dallo sconforto e dalla rabbia, ma ho appreso a miespese e dai consigli dei più saggi, che la conoscenza nonbasta mai. È vero, la situazione lavorativa attuale inItalia è a dir poco critica. La linea di demarcazione chedivideva il nord colmo di opportunità dal sud povero siaffievolisce sempre di più fino a scomparire rendendo(purtroppo per loro) “finalmente” omogenea la nostranazione. Oggi la crisi ha unito Nord e Sud. Risiede nei giovani intraprendenti la scintilla che puòinnescare il botto. Le menti di chi è avanti con l'etàhanno poco da offrire in questo momento storico, men-tre quelle più giovani sono fresche e dinamiche e questolo si può notare anche nel nostro paese. Giorni fa, parlando con una mia amica di trentanni chefa la commessa in un negozio, ho capito che uno deitanti problemi per cui il nostro paese non risorge sonoproprio alcune menti delle persone che ci vivono. Le ini-ziative da lei avanzate, come magari quelle proposte daaltri cittadini, vengono accantonate così come i curricu-la, aggravando ulteriormente la situazione del nostroterritorio. Iniziative che avrebbero portato benefici eco-nomici, di visibilità e di rilancio. Anche dialogando conquei pochi ragazzi che sono rimasti a Siderno si avvertepalesemente lo stato di abbandono di idee e dello spiri-to di iniziativa presente parecchi anni fa. Anni in cuiSiderno era considerata una perla e le iniziative e le ideeabbondavano. È vero, erano tempi diversi, giravano piùsoldi, potevamo contare sulle amministrazioni comuna-li, c’era più gente per le strade, giovani soprattutto, masono tempi che possono e dovrebbero ritornare. Non c’è utopia in queste parole ma soltanto speranzaper la nostra città. Coloro che restano lo fanno per attac-camento alle tradizioni, alla terra e per provare a rilan-ciare il nostro territorio. Sono iniziative coraggiose,intraprendenti e piene di rischi, ma come ho detto, sonoconvinto che in queste menti risieda la scintilla.

Gaetano Marando

Siderno: È nelle mentigiovani che risiede lamiccia che può scatenareil botto

Ciao Sergio… buon cammino

"Ci mancherà l’uomoconcreto e capace di faree dare maggiorevisibilità alla Calabria eal suo Ente ParcoNazionaledell’Aspromonte. CiaoSergio da Nik & Hiske”

In memoria di Sergio Tralongo, direttore dell’Ente Parcod’Aspromonte, prematuramente scomparso all’età di 58 anni

Una cittadina di Locri, oggi residente in una città

del nord Italia, hasperimentato in che

condizioni versa l’ospedaledel comprensorio quando un

suo famigliare ha avutobisogno di cure urgenti.

Il paragone impietoso con i servizi offerti dalle strutture

settentrionali l’ha fattagridare allo scandalo,

convincendola a scriverciuna lettera in cui chiede a

gran voce soluzioni affinchéla situazione cambi in tempi

brevi, nella speranza chequeste parole possano

raggiungere chi di dovere.

Sergio era un Pane d’Uomo.Io l’ho sempre considerato un intermediario tral’Umiltà e la Signorilità. Sergio ha saputomostrare, in silenzio, il valore definitivo dellaDignità.Abbiamo condiviso la ricerca, la tensione dellaconoscenza, l’impeto e l’intelligenza dell’azioneamministrativa, elargiti per comprendere l’ulti-ma profondità delle cose, l’altezza del nostroAspromonte, le istanze di questa Montagna.La scomparsa di Sergio mi sconvolge, ma so chenon ci si può lasciare due volte, e morire persempre. Forse capiremo… con il tempo, che elabora ecompone, che trasforma le afflizioni, e crea lerisposte. Il sogno di Sergio, che io volli alla Direzione delParco Nazionale dell’Aspromonte, era quello diritornare nella sua terra d’origine, dove lui eranato, dove aveva conosciuto la prima Natura ele elementari leggi che la disciplinano.Capite bene, come in quel sogno vi era l’annun-zio e il presagio, l’ambizione e il ritorno. Pensoche ci sia una Memoria che attende e unProgetto che avanza, perché qualcosa dovràcompiersi, per Lui e per Noi.Lo ricordo nel passo, sugli antichi sentierid’Aspromonte, tra l’odore del Pane e il profu-mo dei Faggi.Ma la Memoria preesiste, come un drammaticoe realistico dissidio. Continuerò a pensarlo, per completare ciò cheera stato interrotto, perché nessuno basta a séstesso.Non è una Promessa, ma è un Annunzioall’Amico.Ciao Sergio… Buon Cammino.

Giuseppe Bombino

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Ospedale di Locri, lo sfogo di una cittadina: “Vogliamo risposte!”

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Santa Severina è uno splendido borgo in provincia di Crotoneche sorge a 350 metri sul livello del mare su uno sperone roc-cioso che un tempo la difendeva dagli invasori. È anche chia-mata la "nave di pietra" perchè al mattino quando la rupe èavvolta dalla foschia, sembra quasi una nave che solca acqueevanescenti. Una nave a bordo delle quale concedersi un affa-scinante viaggio all'insegna della storia e dell'arte.Tra i principali tesori architettonici di Santa Severina vi èsenz'altro il maestoso castello normanno eretto dal re Robertoil Guiscardo agli inizi dell'XI secolo sulle rovine di una prece-dente fortificazione bizantina. Il castello sorge sul lato meri-dionale di piazza Campo, la piazza centrale in cui si concentrala vita cittadina, e si estende su un'area di circa 10.000 mq.Considerato una delle più antiche fortezze militari meglioconservate del meridione d'Italia, è costituito da un quattro-centesco mastio quadrato con quattro torrioni angolari e quat-

tro bastioni sporgenti. È incorniciato da imponenti mura mer-late e circondato per tre lati da un fossato. Al suo interno sonoospitati il Centro documentazione e studi castelli e fortificazio-ni della Calabria, la Mostra delle armi e delle armature, iMusei Archeologici del Castello e del Territorio, la Mostradegli abiti d’epoca e il Museo d’Arte contemporanea di SantaSeverina (MACSS) che espone opere di grandissimi artisti, daMimmo Rotella a Ennio Calabria, da Mark Aspinall a tantialtri importanti maestri contemporanei. Il castello, inoltre,custodisce un'intricata rete di labirinti sotterranei e magnifichescuderie con resti di antichi affreschi medievali. Preziosi stuc-chi e dipinti barocchi adornano le sue sale, mentre dal belve-dere cinquecentesco è possibile godere di una vista incantevo-le che si spinge sino a Crotone e al mar Ionio.Su Piazza Campo, quasi in uno scontro tra il potere tempora-

le e quello spirituale, si affaccia anche la Cattedrale, dedicataa Santa Anastasia, patrona del paese, ed eretta alla fine delXIII secolo dall’Arcivescovo Ruggiero di Stefanunzia.Dell'originaria costruzione rimane solo il portale, mentre ilresto risale alla risistemazione curata dall'arcivescovo CarloBerlingeri sul finire del XVII secolo. Accanto alla Cattedralesorge il Battistero, risalente al X secolo, un vero gioiello del-l'arte bizantina in Calabria; solo la Cattolica di Stilo offre unsimile esempio di monumento bizantino anteriore all'annoMille, così ben conservato. Altro piccolo gioiello di Santa Severina è la chiesetta di SantaFilomena, ricostruita nel XII secolo dai normanni sopra unprecedente impianto bizantino del quale ancora oggi conser-va la meravigliosa cupoletta restaurata.

www.larivieraonline.com Rrubriche24

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La politica è un affare pubblico. Unasorta di impegno e partecipazione allavita della propria comunità credendo

di poter rappresentare, e risolvere, problemi eansie, confidando sia nella capacità di chi si assumeun ruolo di guida che nel buon senso di chi taleruolo lo avrebbe assegnato e dovrebbe farlo di qui abreve con il voto. Ovvero, con una manifestazionedi fiducia e non di sterile delega del tanto per. Manon basta. La politica, o il fare politica, non puòassumere ancora oggi le vesti di un affare per pochie, soprattutto, l’essere considerato un luogo dioscuri compromessi se non il modo migliore di sod-disfare interessi di gruppi o di persone lasciate allaloro vanità, al loro modo di celebrare un successosociale ponendosi come sempre a signori del luogo.Così come il ritenere che la politica sia servizio, purnel suo più nobile e sincero significato non può con-tinuare a scadere nell’ipocrisia più evidente.Un’ipocrisia, celebrata da sacerdoti dell’effimeroconvinti, questi ultimi, di avere a disposizione unaplatea di replicanti se non di oranti fedeli del

momento. In questa catarsi poco onirica in cuiognuno di noi forse per spirito di sopravvivenzacerca di rifugiarsi, lo scontro per le candidature sidipana senza tregua, quasi a dare pieno titolo almantra di Cetto che di fatto si è sempre in guerraper un posto al sole, come dire?...Siamo in guerra,un’elezione dopo l’altra… In questa rappresenta-zione di come e in che termini sia crollato il con-fronto politico regionale - quasi a volersi porrecome laboratorio o emblematico caso di studiodella confusa e poco onorevole situazione italiana -la Calabria vede il riempirsi giornali e non solo didichiarazioni di sostegno, se non di indicazioni veree presunte di possibili candidati - che stentano peròa farsi carico del ruolo che gli si vorrebbe assegnare- provenienti da esponenti che della politica cala-brese hanno deciso tempi e modi insieme al propriotutor romano. Esponenti che, nell’indicare un can-didato piuttosto che un altro, sembrano giocare alrialzo l’uno contro l’altro, nell’affermare quello chetutti si aspetterebbero ma che non accade. E, cioè,un rinnovamento vero delle scelte e molti passi

indietro di chi, in politica da anni, indossando i piùvariopinti vestiti ha creduto, e crede ancora oggi, dipoter dettare le condizioni per il futuro di una terrache ha bisogno di idee e soluzioni, e non di retori-che note e stranote. Dinastie politiche che si espon-gono più di ieri e senza alcun timore, quasi a mani-festare un senso ereditario di una nobiltà decaden-te poco incline allo stile, ma votata alla familisticavisione di un potere i cui risultati sono sin troppoevidenti dappertutto, dagli angoli delle strade allecorsie degli ospedali, ma che non appartengono allavita di coloro che volendo decidere di quella altrui,risolvono la qualità della propria altrove. In questaormai consolidata cerimonia dell’investitura almomento mancata, alla fine si inserisce un Reemblematico e risolutore. Un sovrano le cui perfor-mance dialogiche abbracciano ogni angolo dell’e-sperienza politica di una regione che, nel nonrispondere alle provocazioni cinematografiche,sembra nel suo silenzio ammettere che in fondoquesti siamo e che la ricerca di controfigure potevaessere non necessaria se non legata a motivi di

ripresa. Il risultato diventa così l’efficace sviluppo diuna fotografia impietosa, celata senza troppi veli dauna saga giunta al suo terzo epilogo, dove anchel’annunciata Calabrexit non farebbe notizia. E, que-sto, dal momento che da tempo siamo usciti dalnovero degli standard - non solo europei, ma anchedi qualche paese a noi prossimo al di la del mare -in termini di capacità amministrativa, di occupazio-ne, di produttività, sanità, trasporti se non di istru-zione, collezionando solo ultimi o penultimi posti.Ecco, allora, che l’offerta di un Re bislacco nel suoessere trash non scandalizza nessuno, perché ognu-no cercherà di sorridere di se stesso ritenendo che ilprendersi in giro sia una dimostrazione di civiltà edi sana ironia. Ma in verità, ognuno scadrà in quelqualunquismo di cui il qualunquista Cetto ne hafatto un valore dal momento che proprio questovalore determina il nostro vivere. Un’ironia qualun-quista che nel suo realismo senza sconti, infatta-mente, ci traghetta nelle verità di ogni giorno,testimoni senza alibi della nostra marginalitàe di quella di un’intera regione.

A SPASSO PER LA CALABRIA a cura di Maria Giovanna Cogliandro

CALABRESE PER CASO

Santa Severina, la "nave di pietra" con a bordo preziosi tesori d'arte

La Calabria e la politica al tempo di Cetto

Tra i gioielli di questo meraviglioso

borgo calabrese, il maestoso Castello

di Roberto il Guiscardo, laCattedrale di Santa

Anastasia e il Battistero, uno degliesempi di arte bizantina

meglio conservati inCalabria insieme alla

Cattolica di Stilo.

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GIUDIZIARIA

In una recente sentenza la Corte diCassazione evidenzia che ai fini dell'identi-ficazione degli interlocutori coinvolti in

conversazioni intercettate, il giudice ben puòutilizzare le dichiarazioni degli ufficiali e agenti di poli-zia giudiziaria che abbiano asserito di aver riconosciu-to le voci di taluni imputati così come qualsiasi altracircostanza o elemento che suffraghi detto riconosci-mento, incombendo sulla parte che lo contesti l'oneredi allegare oggettivi elementi sintomatici di segno con-trario.In ordine ai criteri giuridici da applicare in sede divalutazione della valenza indiziaria delle conversazio-ni intercettate e registrate (e che in base all'art. 273,comma 1-bis, C. p. p. sono omogenei nel giudizio cau-telare ed in quello di responsabilità), va premesso cheuna questione fondamentale affrontata dalla giuri-sprudenza riguarda la possibilità di assimilare le affer-mazioni fatte dai conversanti a carico dei medesimi odi terzi a delle chiamate di correo, con conseguenteestensione alle prime della regola di giudizio di cuiall'art. 192 comma 3° C. p. p..La soluzione offerta da un ormai consolidato orienta-mento giurisprudenziale è nel senso che "Il contenutodi un'intercettazione, anche quando si risolva in unaprecisa accusa in danno di terza persona, indicatacome concorrente in un reato alla cui consumazioneanche uno degli interlocutori dichiari di aver parteci-pato non è equiparabile alla chiamata in correità epertanto, se anch'esso deve essere attentamente inter-pretato sul piano logico e valutato su quello probato-rio, non è però soggetto, in tale valutazione, ai canonidi cui all'art. 192, comma terzo, cod. proc. pen. ".Al riguardo la Cassazione, in altre decisioni, ha avutomodo di precisare che è manifestamente infondata laquestione di legittimità costituzionale degli artt. 192,195, 526 e 271 cod. proc. pen., per contrasto con gliartt. 3, 24 e 111 Cost. e l'art. 6 CEDU, nella parte incui non prevedono che le indicazioni di reità e cor-reità, rese nell'ambito di conversazioni intercettate,debbano essere corroborate da altri elementi di provache ne confermino l'attendibilità, come avviene per lechiamate in reità o correità rese dinanzi all'autoritàgiudiziaria o alla polizia giudiziaria, e nella parte in cuinon prevedono l'inutilizzabilità di tali dichiarazioniqualora il soggetto, indicato quale fonte informativanella conversazione intercettata, si avvalga poi dellafacoltà di non rispondere (in motivazione escludendo– con conferma delle precedenti pronunzie sul punto- la possibilità di equiparare, ai fini predetti, il chia-mante in reità o correità — ovvero un soggetto che,nel rendere dichiarazioni accusatorie nel corso di uninterrogatorio, può essere mosso da intenti calunnia-tori od opportunistici — al conversante, il quale è ani-mato dalla volontà di scambiare liberamente opinionicon il proprio interlocutore salvo che non risulti accer-tata l'intenzione dei loquenti, nella consapevolezzadell'intercettazione in corso, di far conoscere all'auto-rità giudiziaria informazioni finalizzate ad accusaretaluno di un reato). Sotto il diverso profilo della credibilità delle afferma-zioni intercettate e, quindi, della loro valenza probato-ria appare opportuno distinguere tre tipologie diintercettazione: - le intercettazioni totalmente auto-accusatorie, le intercettazioni parzialmente auto-accu-satorie, le intercettazioni totalmente etero-accusato-rie. Ovviamente, se, per un verso, si deve ritenere chenella valutazione delle affermazioni intercettate non siapplichi la regola di giudizio di cui all'art. 192, comma3, C. p. p. (che richiede la sussistenza di "altri elemen-ti di prova che ne confermino l'attendibilità"), per altroverso, si deve comunque riconoscere che anche neiconfronti delle intercettazioni si ponga unproblema di esatta comprensione e dicredibilità delle affermazioni fatte daiconversanti.

I redattori di “Wine Spectator”, la piùinfluente rivista americana nel mondo delvino, ogni anno esaminano tutti i vini recen-siti nel corso degli ultimi 12 mesi, provenien-ti da ogni parte del mondo e selezionano imigliori 100 in base a qualità, valore, disponi-bilità sul mercato e quel quid in più rappre-sentato dall’emozione che un vino è in gradodi regalare.In questa lista di 100 vini che vede ai primi 3posti mostri sacri dell’enologia mondialequali il St Julien di Chateaux Leoville Bartondella zona di Bordeaux, il Chianti Classico diSan Giusto a rentennano in Toscana, ilCabernet Sauvignon di Mayacamas prodottonella Napa Valley in California, si è classifica-to al 77esimo posto il Mare Chiaro Ciròbianco della storica azienda calabreseIppolito1845, al quale la rivista americana haattribuito un punteggio di 90 punti.“Un bianco fragrante, di corpo leggero, conuna acidità sbalorditiva sulle labbra e unaconsistenza delicatamente gessosa, offresapore di melone, gelsomino e polpa di pom-pelmo. Il finale è minerale” scrivono i degu-statori di Wine Spectator. In effetti si tratta diun vino prodotto da uve Greco bianco, mil-lenario vitigno calabrese, coltivate in vignetidi pianura dal terreno sabbio-limoso a pochedecine di metri dal mar Ionio, nel cuore dellaDOC Cirò. Proprio queste caratteristichepedoclimatiche unite ad un’esperienza cen-tenaria della famiglia Ippolito nella coltiva-zione e trasformazione di quest’uva, permet-tono di ottenere un vino fresco, mediterra-neo con una piacevole nota marina finale,battezzato con il nome di Mare Chiaro pro-prio in onore del meraviglioso mare di Ciròpoco distante dai vigneti.”“Il riconoscimento conseguito, certamente ilpiù importante mai avuto finora, premiatutto il lavoro, le risorse e gli investimentieffettuati dalla nostra famiglia in questi ulti-mi 15 anni, finalizzati da una parte ad eleva-

re la qualità dei vini nel segnodella territorialità e dall’altraa promuovere le produzioniin giro per il mondo. Masopratutto credo che rap-presenti un premio nonsolo alla nostra azienda,ma all’intero territoriocalabrese e che sia da sti-molo importante a faresempre meglio, fiduciosi del

fatto che la strada intrapresasia quella giusta. Orgogliosi di tale

riconoscimento condividiamo lanostra gioia insieme a tutti i nostricollaboratori, clienti ed amanti delbuon bere.” asserisce VincenzoIppolito, che gestisce l’azienda insie-me al fratello Gianluca e al cuginoPaolo.

FRUTTI DIMENTICATI

Ultimamente avete sentito parlare delle sardi-ne? Quelle umane, che ormai spopolano sulweb? Tutto nasce giovedì 14 novembre quandoSalvini ha in programma un comizio a Bolognaal Paladozza. Come si sa, da tempo, MatteoSalvini cerca di prendersi l’Emilia Romagnadopo l’Umbria e quindi qualcuno storce ilnaso. Questa volta, finalmente, sono 4 ragazziche vivono a Bologna a inventarsi un originalemodo di dire NO a Salvini col “flash mob dellesardine”, e sono Mattia Santori, AndreaGarreffa, Giulia Trappoloni e RobertoMorotti. Hanno contato i posti del palazzetto

che in totale fanno 5.570 e hanno lanciato unasfida su facebook: essere più di 6000 in piazzaMaggiore, stretti stretti come sardine poiché lospazio è limitato. L’operazione ha un enormesuccesso, e molte altre piazze in tutta la peniso-la si stanno organizzando per creare lo stessoevento. Lo scopo non è procurare disordini erivolte ma coesione attraverso una pacificamanifestazione contro il razzismo e l’odio.Ecco alcuni pezzi estrapolati dalla pagina del-l’ideatore: “Quante volte avresti voluto metter-ci la faccia e poi ci hai ripensato? Quante volteti è salito il mal di pancia leggendo i commenti

sotto i post della Lega? Quante volte ti seidetto ‘non può essere vero’? Bene, è venuto ilmomento di cambiare l’inerzia della retoricapopulista, di dimostrare che i numeri contanopiù della prepotenza, che la testa viene primadella pancia e che le persone vengono primadegli account social. E soprattutto è venuto ilmomento di dimostrare che A BOLOGNASIAMO PIÙ DI LORO.Ti chiediamo 20 minuti oggi per salvare 5 annidel TUO futuro. Avremo macchine fotografi-che, videocamere, cervelli. Testimonieremotutto. Nessuna bandiera, nessun partito, nessuninsulto”. Questo è stato il richiamo, semplice ediretto. In pochissimo tempo hanno aderitomolti. Nessuna bandiera, nessun partito, nes-sun insulto, ripeto io. Questo è ciò che ci vuoleper fronteggiare questa ondata di odio che non

si placa. C'è un assoluto bisogno di calma, gen-tilezza e di un buon controllo degli istinti ani-maleschi per contrastare l'intolleranza che sidiffonde: praticamente tutto il contrario di ciòche predica la lega. Una speranza c’è e vienedai giovani che vogliono vivere in pace. Vienedai giovani, ripeto, non dalla politica. Questa èla dimostrazione che, in fin dei conti, questenuove generazioni non sono poi così rincitrulli-te come a qualcuno fa comodo credere, esanno anche usare bene i social quando serve.Come sempre, largo ai giovani di buonavolontà. Imparino i “grandi” e prendano esem-pio, senza slogan politici e senza denigrare que-sto e quell’altro partito. Bisogna fermare l’odio.È la prima emergenza di questo paese.

Brigantessa Serena Iannopollo

Sulla identificazionedegli interlocutori

CONVERSANDO

VITIS DOMESTICA L.FAM. VITACEE

Tante cittadine della Calabria, tra cui, Tropea,Vibo eBagnara, rivendicano il miglior zibibbo del mondo, a sestesse naturalmente, non sapendo che lo zibibbo è unvitigno che è stato selezionato nel periodo classico nel-l’area di quella città fondata da Alessandro ilMacedone o Magno, Alessandria; d’Egitto natural-mente.Si diffuse in tutto il Mediterraneo per la qualità supe-riori delle sue uve e di recente un ricercatore sicilianodi Belpasso della provincia di Catania, Alfio Bruno, haindividuato nel moscato di Siracusa, il Pollio, un vitignocoltivato secondo il suo punto di vista già nella MagnaGrecia e in Sicilia diffusamente nel periodo ellenico.Egli addirittura lo collega con il vitigno, dalle cui uveveniva ricavato il biblino, il vino più rinomato dell’anti-chità per alcuni tipico dell’area di Biblo in Fenicia(quindi non molto distante da Alessandria), mentreper altri esso era originario dell’area dei monti bibliniin Tracia, che si articolava dall’area del Bosforo fino araggiungere la Bulgaria meridionale.Le notizie più interessanti sui vini dell’antichità ce li dàAteneo di Naucrati, un greco nato in terra egiziana, chenei “Sofisti a Banchetto” ci tramanda notizie importan-ti, tra cui quelle riferite da Hippys di Reggio, che cinarra che dall’Italia (l’attuale Calabria del periodomagnogreco) l’argivo Pollis introdusse in Siracusa lavite detta eileos che si chiamava biblia; da Pollis sareb-be derivato il nome del Pollio, che è presente in Siciliacon il nome Moscato di Siracusa dalle cui uve si puòricavare un vino da dessert, di qualità superiori. Ildiscorso a questo punto diventa troppo sofisticato percui è preferibile tornare ai nostri zibibbi, che derivereb-bero dal Moscato d’Alessandria, che è denominato inbuona parte dell’Italia meridionale Zibibbo, che derivadall’arabo zabib, che significa uva passa.Era famoso quello di Bagnara, prodotto sulle spettaco-lari fasce che si affacciano sul Tirreno. Anzi a Bagnaraesistevano due varietà, una da tavola e un’altra le cuiuve davano un vino molto aromatico; ho avuto quelloda tavola dal mio amico etnomusicologo ValentinoSantagati che abita a S.Lorenzo Marina.A Vibo era coltivato lo zibibbo tipico del territorio rite-nuto eccellente che personalmente ho recuperato aBadolato, mentre quello di Tropea l’ho avuto daldefunto Francesco Mezzatesta di Bianco.A Ferruzzano c’erano alcune varietà, tra cui uno zibib-bo moscato e un altro che possiedo, le cui uve sonoadatte a essere vinificate.L’estate scorsa andai a visitare un campo di GiuseppePalamara a Ferruzzano Saccuti, ora deserta al pari diFerruzzano Superiore, perché avevo la curiosità diassaggiare e poi fotografare i frutti del Fico Buffarico,molto particolare.Giuseppe però volle farmi notare una varietà di zibib-bo presente da più di ottant’anni in quel campo, cheegli possiede da 20, da quando morì il vecchio proprie-tario Vincenzo Macrì che alcuni maldicenti avevanosoprannominato “il Metro”, per la sua altezza mode-sta. Mi ricordai a questo punto che fino al 1950 quelcampo era appartenuto a uno zio di mio padre, ma che

era stato venduto da suo figlio Giuseppe quando partìper l’Australia.Volli a questo punto guardare da vicino alcune pianteed alcune viti che erano state preservate dal 1950 finoalla fine degli anni 90 del 900, dal defunto VincenzoMacrì; ebbi a questo punto un sentimento di affetto neisuoi riguardi, ma contemporaneamente mi ricordai diun episodio quasi comico riferito a lui.Più di vent’anni addietro Vincenzo, che superava diqualche anno gli ottanta anni, versava in condizioni disalute precarie e la moglie in maniera diligente e pre-murosa (la gratificava talvolta con un manrovescio,nonostante la cattiva salute) gli aveva preparato tuttol’occorrente per la partenza da questa terra: un belvestito nero, una camicia candida come la neve, unpaio di scarpe nere a punta arrotondata di un numeropiù grande e un bel berretto nero alla “carrettèra”.Effettivamente soffriva di asma bronchiale, ma nono-stante tutto curava in modo maniacale la vigna e alle-vava un maiale che puntualmente ogni dicembremacellava per due figli, perché un terzo viveva inAustralia.Un giorno marito e moglie ebbero un alterco eVincenzo strabuzzò gli occhi e rantolando cadde river-so su un lettino che fortunatamente era vicino.Giudicandolo morto, la moglie avvisò fulmineamentela sua dirimpettaia, l’avvocatessa Caterina Condemiche premurosamente avvisò il figlio che abitava aMelito.La nuora in un battibaleno indossò una camicetta nerae con un viso di circostanza, atteggiato a grande affli-zione, assieme al marito partì per Ferruzzano, con unamacchina di noleggio.Arrivati a cento metri dalla casa dei congiunti, i dueavvistarono Vincenzo che ritornava dalla “zimba” delmaiale a cui aveva portato, in un recipiente di lattagrande che aveva contenuto salsa di pomodoro, unacerta quantità di brodaglia.La nuora restò allibita e furibonda aggredì a cattiveparole prima il suocero, accusandolo di non esseremorto e poi con una dose maggiorata di ira attaccò lasuocera che divenne piccola piccola e non seppe giusti-ficarsi.La nuora prima di ritornare immediatamente indietroassieme al marito, profferì a denti stretti: “ la prossimavolta che al suocero capiterà di morire, avvisatemiquando la bara sarà già saldata!”.Ritornando al presente continuai ad ammirare leessenze arboree che impreziosivano il campo e special-mente la pianta di zibibbo che era appartenuto ai mieiparenti.I grappoli risultarono bellissimi, di un’armonia assolu-ta, dalla forma perfettamente conica, dagli acini subo-vali di una gradevolezza incredibile per la grande aro-maticità e fragranza che a maturazione completa risul-ta maggiorata.L’uva di tale vitigno potrebbe avere una triplice valen-za; potrebbe essere usata come uva da tavola, per pro-durre vino da dessert o per preparare un prelibato vinoda tavola fragrante e molto aromatico.

Orlando Sculli

Zibibbo di Ferruzzano

Un calabrese tra i 100di Wine Spectator

Sardine contro l’odioBRIGANTI

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Ha dedicato una parte importante del suo ministero all’educazione

e ai giovani, ai docenti e alpersonale che opera

nell’istituzione scolastica. Era unuomo di pace e di dialogo e, da

autentico uomo di Dio, ha saputoergersi sulle miserie morali.

In Don Corneliorigore morale

e capacità di mediareandavano

a braccettoconosciuto l’opera di servizio di Mons.Cornelio Femia in questa difficile terradella Locride.Parlo dall’angolo visuale della scuola alui tanto caro.Mons. Femia è stato un costante pun-tello e ci ha spronati sempre nell’operadi servizio alla Scuola della Locride.Ha dedicato una parte importante delsuo ministero all’educazione e ai gio-vani; ai docenti e al personale tutto cheopera nell’istituzione scolastica. Indeterminati momenti l’ho sentitoprovato, ma da fautore e operatore deldialogo e del confronto, non l’ho maivisto, specie nei momenti decisivi, nérassegnato né titubante.L’anno scorso, su input del Suo amatogruppo di Docenti di ReligioneCattolica (che ha creato, cresciuto esostenuto in ogni momento),l’Associazione “I Care!” gli ha confer-ito la benemerenza per l’opera svoltacome educatore e uomo di cultura. Èstato un momento di gioia per noi tuttie abbiamo letto nelle sue espressionipiù semplici la soddisfazione piena perun riconoscimento che veniva dalcuore e dall’animo dei suoi insegnanti. Di Mons. Cornelio Femia voglio, però,in questa mia breve testimonianza,ricordare il rigore umano e morale dicui sono stato spesso testimone. Unrigore morale che portava, però, sem-pre a braccetto della capacità di medi-are e di immedesimarsi nei problemialtrui. In fondo, se il sacerdote non ècapace di unificare in sé rigore moralee mediazione rimane semplicementeun uomo di buona volontà.Mons. Cornelio era un uomo di pace edi dialogo e, pertanto, un uomo diprincipi e di rigore morale. Non glisono state risparmiate, pertanto, feritee delusioni; ma da autentico uomo diDio ha saputo ergersi, anche, e direisoprattutto, sulle miserie morali.La scuola lo ha ricordato nelle classicon un minuto di raccoglimento. Inquesto passaggio di dolore basta e,conoscendolo, si schernirebbe! Ma laScuola e la Chiesa della Locridedovranno con sagacia raccogliere ilsuo testimone. Lo stesso che le per-sone di missione, quale lui è stato, las-ciano ai posteri. A noi tocca essere custodi di una ered-ità mai ingombrante, ma responsabil-mente pesante!Siamo certi che la Luce della suaopera lo ha già preceduto presso Chice lo ha, a suo tempo, assegnato.Addio, don Cornelio!

Vito Pirruccio

Nella mia veste di Dirigente Scolasticoin servizio presso questa Comunità,come uomo di scuola che opera, ormai,da tanti anni sul territorio della Locride,sia nell’istituzione scolastica e sia comepresidente dell’Associazione “I Care!”(di cui Mons. Cornelio Femia erasocio); come persona che ha conosciutocon familiarità e vicinanza di opera ilsacerdote e l’uomo di cultura donFemia, mi sia consentito rivolgere unpensiero di dolore e di affetto, alla Suafamiglia Missionaria la Chiesa dellaLocride e alla Sua famiglia naturale, perla perdita di una figura eminente diservitore del Vangelo, di seminatore disperanza e di paziente operatore per lacausa della Scuola e della Famiglia.Mi corre necessariamente l’obbligo diripetere quanto in queste ore di doloreabbiamo ampiamente sentito dire. Ma èun pensiero che, gioco forza, si amplifi-ca e si fa eco per chi ha seguito e

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Con la Parola e l’Esempio ha dato lustroalla nostra terraIl Presidente, il Comitato Direttivo e Scientifico e i soci si stringononel dolore per la morte di Mons. Cornelio Femia. La Chiesa dellaLocride, la Comunità di Siderno, il mondo della Scuola edell’Associazionismo perdono una figura di riferimento che dall’al-to della sua statura religiosa, culturale e morale ha dato, con laParola e l’Esempio, lustro alla nostra terra.Mons. Cornelio Femia, socio puntuale e attento alle iniziative delnostro sodalizio, è stato un uomo di Fede sensibile ai problemi deigiovani, degli educatori e delle famiglie. La sua opera quotidiana,ispirata agli alti insegnamenti dell’Evangelo, lo ha portato, con dis-crezione e carità cristiana, a essere sempre vicino alle sofferenze enon ha mai mancato di rispondere agli appelli di aiuto e di sosteg-no provenienti dalla scuola e dalle famiglie.In queste ore di lutto e di dolore eleviamo le nostre preghiere e ildeferente saluto e abbraccio al Pastore di anime e di uomini sicuriche i semi di speranza che ha diffuso in mezzo a noi produrrannogermogli di crescita e di futuro. Alla famiglia le più sentite con-doglianze.

Il Presidente dell’Associazione “I Care!”Prof. Vito Pirruccio

I ringraziamentidella comunitàdi Santa Mariadi PortosalvoIl Vicario Parrocchiale, Padre Giovanni Diuedonné Jaomanana, ilConsiglio Pastorale e l'intera Comunità di Santa Maria diPortosalvo commossi ringraziano quanti hanno partecipato all'u-nanime cordoglio per la dipartita del diletto Rev.mo ArcipreteMons. Cornelio Femia.Grati al Signore per il dono inestimabile della sua vocazione sacer-dotale, spesa senza sosta per l'edificazione morale, spirituale e cul-turale di questo popolo, esprimono un affettuoso ringraziamento aicari congiunti della famiglia Femia, che tanto lo hanno amato esostenuto nel cammino terreno.Ringraziano, altresì, S. E. Rev.ma Mons. Giuseppe FioriniMorosini, Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria-Bova, S. E.Rev.ma Mons. Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace, il Rev.doClero, le Parrocchie e i fedeli laici della Diocesi, i Religiosi e leReligiose, la Commissione straordinaria della Città di Siderno,l’amministrazione comunale di Mammola, la comunità di Grotteriasuo paese d’origine, le Autorità Civili e Militari, le Associazioni egli Operatori sanitari, gli operatori dell’informazione, le Onoranzefunebri cittadine.Alle cure materne e alla preghiera della Vergine Santissima diPortosalvo, da lui così tanto amata e prediletta in questa vita, affi-dano la sua anima benedetta perché possa godere il meritato riposoeterno nella luce di Dio.

“Non piangete,perché noi siamofigli dellaResurrezione!”Come un'armoniosa melodia che invade e attira il cuore aDio, così queste semplici ma intense parole riecheggiarannosempre dentro ognuno di noi nella memoria del suo dolcericordo.Grazie Monsignore per averci accolti in parrocchia, per aversaputo dare ascolto ai nostri bisogni umani e spirituali, peraver dispensato saggi consigli e insegnamenti, per averci uni-camente Amati.Ci mancherete tanto, in noi regnerà la consapevolezza cheadesso vivrà nella Luce del Cristo Risorto.

Con immenso affetto e stima...La Comunità Gesù Risorto di Siderno

Ciao Don Cornelio

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Mercoledì 27 novembre, a partire dalle21.30, nella splendida cornice del CastelloNormanno di Bovalino Superiore, sarà lavolta dei Town of Saints, band provenienteda Groningen in Olanda che spinta da chi-tarra e violino ci proietterà con calore versoil nord europa, tra instabili praterie sonan-ti e autorità musicale mitteleuropea. Con oltre due milioni di ascolti sul web, iTown of Saints propongono un live in cui“celebrate”, loro ultimo lavoro indiefolktorna al centro della performance e rilan-cia messaggi di positività nonostante laconsapevolezza di un mondo destinato allasua fine. Non tutto è così brutto come sem-

bra e anche la fine del mondo può esserepiù bella se proviamo a rispettarlo almenonella sua disintegrazione. Ad aprire il concerto della band olandesesaranno Mr. Muscolo & i suoi estrogeni.Conosciuti ai più per il divertimento assicu-rato nei loro live, Muscolo & Co. nascon-dono spesso, in realtà, una vena artisticapiù matura, sincera e appassionata che,anche grazie al primo album “Tierra delsol”, viene fuori in ballate autentiche scrit-te col cuore e con il sorriso. Un mix latino-olandese per sorprendere,spiazzare e restanziare.

Un segno rosso sul viso per testimoniare lalotta contro la violenza sulle donne. Lunedìscorso è partita la campagna di sensibilizza-zione “unrossoallaviolenza” e domani ricor-rerà la giornata dedicata al tema, promossadalle Nazioni Unite. La violenza contro ledonne è diventato, in questi ultimi anni, unproblema universale. Non conosce confiniculturali e nega alle vittime pari opportunità epari diritti. In Italia quasi sette milioni didonne hanno subito una violenza nel corsodella loro vita. A Gioiosa Ionica, tal ricorren-za è stata ricordata a Palazzo Amaduri graziealla scrittrice Connie Romeo, che ha parlatodi questo spinosissimo tema presentando ilsuo ultimo libro “Accarezzami”, edito daCarratelli grazie a un dialogo con AngelaCarmela Punturi, docente di lettere, quotidia-namente a contatto con i giovani, che pro-muove campagne di sensibilizzazione atte adinformare ragazze e ragazzi che vivono consuperficialità alcune situazioni che potrebbe-ro avere epiloghi drammatici.Accarezzami è un romanzo “senza veli”, benscritto, che vuole restituire al lettore l’autenti-cità di una donna. Una figura femminile chedescrive una storia vera, fatta di silenzi, disagie violenza psico-fisica con sviluppi indelebili.Un libro che racconta in modo particolareg-

giato, fra le altre vicende, lo sfortunato epilo-go di un matrimonio nato senza amore.L’autrice racconta, in forma molto descrittiva,delle continue rinunce affettive, delle bruttesorprese e delusioni che, la protagonista delromanzo subisce dal marito. Con tutto quelloche subisce viene messa a dura prova l’animodi un’inconsapevole donna che aveva ripostosogni e ambizioni nella sua vita coniugale. Unmatrimonio con un uomo fino a quel momen-to sconosciuto e, accuratamente "program-mato" dalla madre. Così le conseguenze deri-vanti da una mancanza di sentimenti la strito-lano in un matrimonio asfissiante, ripudiante.Le continue angherie da parte del marito, cheoltre a essere un uomo insensibile e violento,non aveva ancora reciso il cordone ombelica-le con la famiglia di origine.Accarezzami è la storia di Ludovica, una belladonna matura americana che si raccontasenza veli. Segnata dalle molteplici vicissitudi-ni negative che la vita le ha messo di fronte,dalle molestie sessuali subite da ragazza, allaviolenza psicofisica da parte del marito che laportano al tradimento, fino all'allontanamen-to dei figli che perdono l’amore verso lamadre, perché anch'essi vittime di un padremanipolatore. Ludovica è una donna passio-nale, sicura di sé, affascinante, una di quelle

Secondo appuntamento per“Restanza – International Music Fest”

Dal Palazzo della Cultura di Locridecolla "Amore e Psiche"

In occasione della giornatacontro la violenza di genere,

sabato con inizio alle ore17:00 nella sala delleAdunanze di Palazzo

Amaduri a Gioiosa Ionica lascrittrice Connie Romeo haparlato dello spinosissimotema presentando il suo

ultimo libro “Accarezzami”,edito da Carratelli. A

dialogare con l’autrice,Angela Carmela Punturi,

docente di lettere, l’assessorealla cultura del comune di

Gioiosa Ionica Lidia Ritorto eil presidente del Club per

l’UNESCO Nicodemo Vitetta.

Presso il Palazzo della Cultura di Locri si è realiz-zata una originale trasposizione teatrale dellafamosa favola di Apuleio (II° sec. d.C.) tratta dallesue “Metamorfosi”, titolata appunto "Amore ePsiche". L'evento teatrale voluto e diretto dalla bra-vissima Beatrice Mollica ha coinvolto tutti i presen-ti in un crescendo emozionale che ha tenuto impe-gnati il cuore e il cervello in quell'ambito sempreinseguito e che in ogni lingua si chiama AMORE.Non a caso si è scelto il 15 novembre 2019, unvenerdì, giorno dedicato a Venere, Dea dell'Amoree della Bellezza. Sì, è vero, l'Amore e la Bellezzasalveranno il mondo se l'uomo riesce ancora acapirlo. Beatrice Mollica, con la passione e la com-petenza che si ritrova dentro, ha diretto questaperformance teatrale, a cui hanno partecipato igiovani attori Gioia Cusato, Giulia Romeo, NicolaFazzari e Roberto Polito nelle vesti di Giove.Qualcuno disse che "Amore e Psiche è una favolasenza tempo, metafora dell'eterna lotta tra raziona-

lità e istinto, tra cuore e cervello... è una delle leg-gende d'amore più belle di sempre!”. Racconta lastoria del Dio Amore (Cupido), figlio di Venere edi Psiche tanto bella da far ingelosire la stessaVenere che per contrastare questo idillio mette inatto insidie di ogni genere, senza riuscire nel suointento. Solo alla fine la bella Psiche riceve l'aiuto diGiove, padre del suo amante Cupido, e mosso dacompassione li aiuta a unirsi per sempre. Cupido oEros, Signore dell'Amore e del Desiderio, unendo-si a Psiche, ossia l'Anima, le dona l'immortalità. Daquesta unione nasce una bella figlia chiamataVoluttà, ovvero Piacere. Sicché alla fine i conti tor-nano, il tutto si trasferisce nell'eterno divenire dovela bellezza, la gioia e la felicità camminando assie-me entrano in quel respiro cosmico dove tutto ègiusto e perfetto. Un grazie ancora a BeatriceMollica per averci regalato una serata unica, riccadi quelle emozioni di cui abbiamo sempre bisogno;grazie agli interpreti e a tutto lo staff organizzativo,

che tra melodie napoletane di grande impattoemotivo, ben si sposavano con la gestualità e i con-tenuti espressi dagli attori in una fonia autentica,figlia di questa terra di Calabria, che, quando rie-sce, arriva libera sempre più in alto, là dove volanole aquile. Un grazie ancora a Leonardo Mollica,che con la sua melodiosa voce ha trasmesso emo-zioni antiche interpretando la canzone “Tu si 'nacosa grande”. Madrina della serata Marisa Romeo,(Accademia Mediterranea Athena Nike diBovalino), che con grande competenza è riuscita atrasmettere messaggi positivi necessari in unmomento in cui la nostra Calabria ne ha bisogno.Questi eventi dimostrano ancora una volta quantoè bella l'anima di questa nostra terra, quando,aprendo le finestre, vola verso il Sole. Che altrodire? Amore, Amore, Amore e ancora Amore... Psicheci aspetta

Giuliano Zucco

Il prossimo 27 novembrenella splendida cornicedel Castello Normannodi Bovalino Superiore siesibirà la band olandese

dei Town of Saints.

Un segno rosso contro la violenza sulle donne

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persone che non passano inosservate, infatti,dopo le dure prove che la vita le mette di fron-te, divorziata ormai da anni, decide di fare unviaggio alle Maldive. Qui incontra Giulio,l’uomo che tutte le donne vorrebbero avereal proprio fianco, capace di comprendere,ascoltare pazientemente e soprattuttoamare.Romanzo coinvolgente ed emozionantenon solo per le vicissitudini che al suo inter-no trovano spazio, ma anche per la descri-zione attenta dei luoghi che fanno da sfon-do alla storia, tanto da essere trasportati inquel mare che per Ludovica rappresentaun rifugio, un riparo da tutti gli uominiviolenti, bugiardi e traditori che avevaincontrato negli anni. Il romanzo, che s’ispira a una storia vera,racconta il dramma e la profonda ango-scia di una donna che subisce in silenziola violenza fisica e psicologica del pro-prio compagno di vita. La protagonista,schiacciata da un forte senso di colpa,non ha la forza di denunciare da subi-to il suo maltrattatore e di conseguen-za non riesce a cambiare il suo desti-no.L’autrice, Connie C. Romeo, conquesto romanzo autobiograficocoglie l’occasione per offrire l’oppor-tunità alle donne vittime dei mariti,e non solo a queste, ma a tutte ledonne ed anche agli uomini, diriflettere su questioni sociali e culturali einvita, in particolare, le donne a reagire con deter-

minazione e a innamorarsi della vita. Ilfinale del romanzo è da scoprire, perchél’autrice lascia “spazio” a molte supposi-zioni riguardanti il probabile futuro, scatu-rite dall'incontro con Giulio. Un libro conmolti attori e una sola protagonista: ladonna. Incredibilmente simile a tante storiedi Donne, vittime indifese, di violenza, macon diversi epiloghi, che emanano un fasci-no inquietante e terribile, il cui riverberoperdura, pronto a sconvolgere la sensibilitàdi chi si crede lontana da queste vicende,legate il più delle volte, a matrimoni senzaamore. La presentazione, alla ha presenziato anchel’assessore alla cultura del comune di GioiosaIonica Lidia Ritorto è stata non a caso organiz-zata dall’UNESCO. Lo scopo di questi eventi,che il Club organizza più volte durante l’annocon incontri culturali e teatrali, è quello di dareuna scossa all’opinione pubblica affinché siponga fine a queste tragedie famigliari e sociali.Nel 1999, l’assemblea generale delle NazioniUnite scelse il 25 novembre come Giornata inter-nazionale per l’eliminazione della violenza controle donne. Data scelta in ricordo dell’assassinio nel1960 delle tre sorelle Patria, Minerva e MaríaTeresa Mirabal, oppositrici del regime di RafaelLeónidas Trujillo, il dittatore che governò laRepubblica Dominicana per oltre trent’anni.Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità,già a quell’epoca, nel mondo una donna su tre hasubìto violenza fisica o sessuale. Il 35% delle donnenel mondo ha subito una violenza fisica o sessuale,dal proprio partner o da un altro uomo.

Bruno Chinè presenta la suastoria della letteratura calabrese

Bianco riscopre igiochi della tradizionegrazie alla 1ª sagradella mostarda

La scorsa settimana il Circolo Culturale“Conca Glauca” ha presentato presso lasua sede di Bovalino l’ultimo libro diBruno Chinè “La Calabria tra Storia e let-teratura”. Il volume rappresenta un prege-vole affresco che Chinè, noto uomo di cul-tura della Locride, ha voluto dedicare aipiù importanti scrittori del panorama lette-rario calabrese (da Mario La Cava aSaverio Montalto, passando per GaudioIncorpora, Antonio Delfino, Nicola LaBarbera, Mario Nirta, Franco Blefari,Francesco Perri, Mario Careri e AntonioTalluri) per commentare, in maniera sinte-tica e facilmente leggibile, pezzi delle loroopere e fatti di cronaca ad essi collegati eoffrire spaccati reali del territorio e dei suoiatavici problemi.

L’iniziativa di mettere al centro della manifestazione svoltasi il 10novembre la mostarda è stata un’idea da parte di un comitato cit-tadino composto da Melissa Luppino, Sasà Papasergio, CiccioScundi, Pina Bevilacqua, Rosa Versace, Assunta Messina e MarioSoldani.La manifestazione è stata patrocinata dell’Associzione PensionatiBianchesi “Ins. A. Versace” e si è potuta svolgere grazie al contri-buto della stessa Associazione e dei gestori di attività commercia-li e di servizi, produttori di vino da pasto e vino greco “DOC” esingoli cittadini.Lo scopo della manifestazione è stato quello di valorizzare nonsolo la mostarda, ma anche altri prodotti tradizionali tipici del ter-ritorio bianchese, nonché il vino da pasto e il vino GRECO DOC.Il Presidente del comitato, Melissa Luppino, dopo una breve illu-strazione dello svolgimento della manifestazione, ha ringraziatotutti i presenti puntualizzando che lo scopo della manifestazioneè quello di creare momenti di sano divertimento e di utile socia-lizzazione con le giovani generazioni, proporre una valida opera-zione di recupero e di rivalutazione di come ci si divertiva neidecenni trascorsi, quando il gioco era molto diverso da quelloodierno. Il gioco è l’espressione più autentica della culturaumana, è sempre “figlio del tempo” e si adatta al contesto socia-le in cui si svolge.Il recupero dei giochi tradizionali rappresenta pertanto la risco-perta della propria storia, delle proprie origini e del senso diappartenenza.Il gioco stimola l’inventiva, la curiosità, la manualità, l’ingegno;con il gioco il bambino si adatta e si avvicina alla società degliadulti.Negli anni dell’immediato dopoguerra il nostro territorio erapovero, con un’economia legata quasi esclusivamente all’agricol-tura.L’alluvione dell’Ottobre 1951 aveva portato distruzione e desola-zione, mettendo in moto il fenomeno dell’emigrazione. La genteperò non si è mai arresa e con grande coraggio ha alzato la testa,lavorando sodo per la rinascita.La vita doveva continuare e anche il gioco ebbe un ruolo impor-tante facendo sviluppare la creatività e l’ingegno. Anche a Bianco,come in tutte le società povere, i bambini si costruivano da soli iloro giochi con i materiali che c’erano a disposizione e la fantasiadiventava la materia prima. I giochi si facevano prevalentementeper strada o nei tanti spazi che il territorio concedeva, c’era il pia-cere di fare parte del gruppo, di mettersi alla prova riuscendo asuperare le difficoltà. Oggi i giochi sono prodotti dalle industrie,la Tv e il computer hanno ucciso la creatività dei ragazzi, elimi-nando i segni educativi del gioco: il movimento, la comunicazio-ne, la fantasia, l’avventura, la costruzione, la socializzazione. Untempo con poco si sopravviveva alla noia, oggi purtroppo ciò nonavviene più, come, a causa dell’aumento del benessere e del traf-fico non si gioca più nelle strade e i giochi tradizionali continuanoa vivere solo nella memoria dei più anziani.È stata illustrata una breve storia della Mostarda Calabrese diuva, spiegando che è un dolce al cucchiaio autunnale, caratteristi-co del sud, giusto il periodo di vendemmia, perché si prepara colmosto di uva, con frutta secca, farina di mais con aggiunta di cioc-colato, cannella, noci e mandorle tritate.Il Presidente ha continuato descrivendo i giochi popolari organiz-zati per l’occasione: Il gioco della padella, che consiste nello stendere una corda e col-legarla orizzontalmente alle due estremità; stendere in senso ver-ticale un’altra corda su cui appendere una padella fino all’altezzadella bocca e molto affumicata. Sul fondo della padella vieneincollata al centro una moneta: i concorrenti devono tentare distaccare la moneta con i denti, le mani devono essere legate die-tro la schiena.La gara dell’albero della cuccagna, che consiste nell’infiggere sulterreno un tronco d’albero dritto e ben levigato, posto ad un’al-tezza fuori terra tra i 5 e i 6 metri. Il fusto viene spalmato abbon-dantemente di sego o di sugna. I partecipanti devono a turno ten-tare di arrivare cima. Si aggiudica la gara che riesce, nel minortempo, a staccare gli oggetti appesi in cima all’albero.La gara d’a pasta, che prevede che ogni partecipante abbia lemani dietro la schiena e cerchi di mangiare dal piatto poggiato suun tavolo un’enorme porzione di pasta. Si aggiudica la gara cheriesce, nel minor tempo, a mangiare la maggiore quantità dipasta.La gara delle pignatte, in cui i partecipanti, bendati e armati dibastone, nel tempo di cinque minuti, debbono rompere le pignat-te appese a circa 2,50 metri dal piano stradale per trovare il pre-mio nascosto in una sola di esse.L’illustrazione della manifestazione è terminata con la storia di S.Martino, che ogni anno, l’11 Novembre, viene festeggiato.La manifestazione è stata allietata da un gruppo tradizionale cala-brese che, al suono di muttete, stornelli e tarantelle calabresi hacoinvolto i presenti che si sono esibiti al ballo della tarantella.Si coglie l’occasione per ringraziare le testate giornalistiche chehanno dato risalto alla manifestazione e tutti i cittadini che hannopartecipato e si dà appuntamento al 2020.

IL COMITATOMelissa Luppino, Sasà Papasergio, Ciccio Scundi, Pina Bevilacqua,

Rosa Versace,Assunta Messina e Mario Soldani

Domenica 17 novembre, presso la libreria Mondadori diSiderno, è stato presentato il libro di Michele Drosio“Mario Oliverio, la sfida riformista di un Presidente scomo-do”, edito da Rubbettino. L’incontro moderato da EnzoRomeo, direttore di Media Italia, ha visto la partecipazionedi Maria Teresa Fragomeni, Assessore regionale; IlarioAmmendolia, giornalista; Cesare De Leo, sindaco diMonasterace; Carlo Macrì, giornalista; l’autore del libro e ilsuo protagonista. Si tratta di una biografia che ripercorre lastoria politica del Presidente, e in particolar modo il quin-quennio alla guida della Regione Calabria, che si appresta aconcludersi. Oliverio, uno degli ultimi comunisti rimasti,eletto a 27 anni consigliere regionale nelle liste del PCI, nel1990 era sindaco di San Giovanni in Fiore, poi alla Cameraper quattro legislature consecutive, componente del consi-glio d’Europa, Presidente della provincia di Cosenza, infinePresidente della Regione Calabria. Una vita dedicata allapolitica che il libro racconta, con aneddoti interessanti,come quando da giovane dirigente comunista ha accompa-gnato Enrico Berlinguer nelle due tappe calabresi, la primaa Cosenza, la seconda a Catanzaro nel 1979, seguita da unabella cena a base di pesce. L’anno successivo si vota per leregionali, da Roma lo vogliono candidare, mentre lui vor-rebbe rimanere nella sua San Giovanni in Fiore. Rifiutandopiù volte l’invito, è stato alla fine convocato a Roma. Nellestesse ore si tiene la direzione del PCI, seduto, in attesa, nelcorridoio vede sfilare: Amendola, Ingrao, Natta. QuandoBerlinguer lo riceve, gli chiede le ragioni del suo diniego.Oliverio le espone, Berlinguer lo ascolta e poi gli elenca imotivi per cu dovrebbe accettare l’incarico. Insomma, alcompagno Berlinguer non si può dire di no. Il Presidente,dopo ave ricordato i momenti felici della sua carriera, si èsoffermato sulle accuse che gli sono state mosse, in quelmomento è diventato un uomo ferito, ferito nella suadignità, sottolineando di come la cassazione ha stabilito di

come nei suoi confronti ci fosse “un chiaro pregiudizio accu-satorio e assenza totale di indizi”. Continuando con questeparole: “Ho reagito come bisognava reagire, perché nessu-no si deve permettere di infangare la mia persona e, attra-verso la mia persona, di buttare fango sulla Calabria”. Aquesto punto sono chiarificatrici le parole di IlarioAmmendolia, nel momento in cui ha spiegato che “c’è unastampa servile, alcuni giornali parlano di Mario Oliveriocome se fosse il male assoluto, ma se uno va a vedere dovesta il malloppo e le congiure, si comprende che non c’è nulladietro. Passa un messaggio vuoto, ed è drammatico. Seandiamo in giro dicendo che Mario Oliverio è stato un buongovernatore, la gente non ci crede”. Un altro punto interes-sante è stato quello individuato dall’assessore Fragomeni,ovvero la presenza costante del Presidente della Regionenella Locride, specialmente in situazioni difficili come lamareggiata di Siderno, o altri problemi alluvionali di altripaesi vicini. Il dibattito si è concluso con un intervento diMimmo Lucano, che ha raccontato di quando ha chiestoaiuto al Presidente per non far “deportare” un bambino disette mesi, ribadendo che si tratta di un uomo che non hascelto di stare dalla parte dei poteri forti, ma da quella deipiù deboli. Sottolineando di come sia importante avere unPresidente che prenda posizione sui valori umani. In conclusione, non credo che Mario Oliverio sia il maledella Calabria, è semplicemente un uomo che ha lavorato,ha tentato, e ha anche sbagliato. Ma chi non commetteerrori? In fondo, nessuno è immune dall’errore, ma tutti cene dimentichiamo quando vogliamo giudicare il lavorodegli altri. Il 26 gennaio i calabresi saranno chiamati al voto,quali saranno le manovre della politica? Ma soprattuttosarà riconfermato Oliverio? Forse meriterebbe un’altrapossibilità, o forse la Calabria meriterebbe una continuitàpolitica, che da anni non ha.

Rosalba Topini

L’iniziativa svoltasi la scorsa settimanagrazie all’impegno del comitato cittadinoha raccolto l’adesione di molti cittadiniaffascinati dalla riscoperta di diversigiochi società che hanno segnato interegenerazioni di calabresi.

Domenica 17novembre,

presso la libreriaMondadori diSiderno, è statopresentato il

libro di MicheleDrosio “Mario

Oliverio, la sfidariformista di un

Presidentescomodo”, editoda Rubbettino.

Presentato a Siderno il librosul Presidente scomodo

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COLLABORATORI: Jacopo Giuca, Giuseppe Romeo, Orlando Sculli,

Sonia Cogliandro, Serena Iannopollo, Gaetano Marando,Rosalba Topini, Arturo Rocca,

STAMPA: Se.Sta srl: 73100 Lecce

INFO-MAIL REDAZIONE: 0964342198

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Registrata al Tribunale di Locri (RC) N° 1/14EDITORE - No così srl - via D.Correale, 5 - 89048 Siderno

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QUESTA SETTIMANA CON ILCAMPIONE ITALIANO (GARAMANGIATORI DIPEPERONCINO 2019) ARTURORENCRICCA E IL SUO PIATTOROMANO !!

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1) PREPARIAMO IL TRITO CONLE CAROTE, TAGLIANDOLE ACUBETTI, FATE LO STESSOCON IL SEDANO CIPOLLA Ecc 2) IN UN TEGAME VERSATEL’OLIO INSIEME AL TRITO,AGGIUNGETE IL GUANCIALEA CUBETTI E INFINE LA TRIP-PA.3) SFUMATE CON IL VINOBIANCO AGGIUNGETE SALE EPEPE E IN FINE AGGIUNGETELA POLPA DI POMODORO.4) MESCOLATE IL TUTTO EFATE CUOCERE A FUOCOLENTO PER CIRCA 2 ORE.5) AGGIUNGETE LA MENTA EDOPO CHE AVETE SPENTO LAFIAMMA AGGIUNGETE ILPECORINO ROMANO,MANTE-CATE E E SERVITE LA TRIPPACALDA.

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ALLA PROSSIMA RICETTA !!

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R24 Novembre- 20 intervistawww.larivieraonline.com

IL VALLONE TRECARLINI DI ARDORE

GIACIMENTOARCHEOLOGICO?

Il vallone Tre Carlini di Ardore nasce col nome di Schicciotra la Serra di Matteo e il Petto delle Valli, ha un corso dicirca 7 chilometri e sfocia tra la località Judeo e Madonnadella Marina. Potremmo fermarci qui con le notizie se nonci fosse in un tratto centrale una valle incassata tra duepareti di solida arenaria in cui insistono una serie di grottemodellate dall’uomo che si sono rivelate di estremo interes-se. Su segnalazione di un amico ho chiesto notizie al dott.Giuseppe Grenci, già sindaco di Ardore, il quale pronta-mente si è detto disposto ad accompagnarmi e ricordavache vi erano ricoveri per gli animali. Domenica mattina trepensionati in assetto di pioggia ci siamo avventurati, è venu-to anche l’amico Piero Schirripa; giunti sul posto ci siamotrovati davanti a uno scenario inaspettato, vero che neltempo le cavità furono utilizzate come ricoveri per gli ani-mali e che sicuramente l’arenaria aveva subito le feriteinferte dagli agenti atmosferici ma la lettura che vi si puòdare è completamente di altro genere. La parete verticaledi nord-ovest presenta una grande apertura che introducein una grotta profonda circa 2 metri e trenta e larga oltre 4metri vi è scalpellata una colonna a base quadrata di circa80 cm e rastremata al centro, poi erosa da catene o corda-mi con cui venivano legati gli animali, un’incisione riportala data 1871 e due iniziali R. Z. Vi sono due nicchie poco profonde che possono contenereun uomo in piedi e diverse incavi per riporre suppellettili equalcuna atta a ospitare candele. Un finestrone ovale inalto posto tra l’apertura di accesso e un’altra apertura piùpiccola. Tra le due aperture vi è una nicchia in cui è scalpel-lata una scanalatura per il deflusso dell’acqua. Nella paretesoprastante, non raggiungibili senza scala, due grotte conaperture squadrate che consentono l’accesso e due apertu-re rotondeggianti più piccole che ci è stato impossibileesplorare. Siamo letteralmente calamitati da quello chevediamo e ci dilunghiamo in una discussione su cosa potes-sero essere e a quale epoca risalire. Abbiamo proseguito lanostra esplorazione della parete nord e vi sono in successio-ne una decina di cavità alcune prive di volta perché crolla-ta nel tempo ma ve n’è una profonda con la volta sovrasta-ta da una cavità circolare che da accesso ad un altro localesuperiore, che non abbiamo potuto visionare. Proseguendoverso valle dopo la confluenza di un vallone vi è un piano-ro su cui è posta un’altra grotta con un’apertura che con-sente l’ingresso piegandosi e il locale è dotato di uno spaziodi alto all’apertura adatto perché una persona possa cari-carsi rannicchiata, mi riporta alla mente la grotta di Kau aCanolo. Attraversato il letto del vallone abbiamo comincia-to a risalirlo dal lato sud dove avevamo notato altre grotte.Quattro o cinque cavità raggiungibili ed esplorabili che ilriuso come stalle dà l’impressione predominante ma in unadi queste, la più grande ricorda il dott. Grenci, un argagna-ro (vasaio) di Ardore vi stivava la creta estratta da una vici-na cava per mantenerla umida e la prelevava secondo ilbisogno. Un’ultima grotta in posizione apicale è compostada tre gradoni, quasi un posto di avvistamento. Sulla via delrientro, prima che ci prendesse la pioggia chiacchieravamosu quello che avevamo appena visto e ci si compiaceva dileggervi un insediamento monastico o un villaggio troglodi-tico oppure ambedue in successione. Certo la somiglianzacol villaggio trogloditico di Parrere a Gerace, la chiesa rupe-stre di Brancaleone Vetus e il santuario della Madonnadella Grotta a Bombile è impressionante. Tra sogno e realtàimmaginiamo qualcosa che può dare ancora più valore allenostre contrade e invochiamo l’ispezione della sovrinten-denza.

Arturo Rocca

Lunedì 25 novembre sarà inaugurata la fontanaposta su un terreno demaniale alla rotonda dellacirconvallazione nord confluenza di via dei Collie via F. Romeo prospiciente alla piscina comu-nale. Con questa realizzazione si completa final-mente un iter durato anni e che ha vistol’Osservatorio Ambientale Diritto per la Vitafare da pungolo affinché si dotasse la città di unnuovo luogo di approvvigionamento di acquapubblica. Arriva qui l’acqua captata da una sub-alvea del Torbido che la riceve da un ricco afflus-so dalle pendici delle pre-serre del comune diGrotteria. Acqua che si è rivelata di ottima qual-ità e da questa fontana sgorga prima che siaimmessa nella rete cittadina, quindi non misce-lata alle altre acque di adduzione. L’obiettivoperseguito è quello di abituare i cittadini adusufruire gratuitamente di acqua potabile certi-ficata e scoraggiare l’uso di quella imbottigliatain plastica, che oltre ad essere di qualità inferioreha girovagato per mesi da depositi a camion estive di supermercati prima di essere bevuta. Neltempo essa assume elementi dalla plastica(Aldeidi, Monomeri, Oligomeri, Chetoni,Ftalati, Antimonio, Alchil fenoli oltre adAcetaldeide ed Antimonio per effetto dell’espo-sizione continua a fonti di calore) che risultanotutti al di sotto della soglia di legge ma di cui nonsi conoscono gli effetti sul lungo periodo.Consumare l’acqua pubblica oltre che essere

salutare si concretizza in un risparmio che peruna famiglia di 4 persone si può quantificare trai 190 e 240 euro all’anno. L’obiettivo si è raggiun-to grazie alla collaborazione instaurata con lealtre associazioni presenti sul territorio e la com-missione che regge il comune. La fontana saràdotata di una targa recante un QR Code cheinquadrato con lo smartphone riconduce alleanalisi dell’acqua. Nell’occasione verrà riqualifi-cata l’area che allo stato vive una situazione didegrado anche per la presenza costante di canirandagi attirati dal cibo che viene costantementedepositato da ignoti sconsiderati. Nell’occasioneverranno piantumati alcuni alberi autoctoni conl’auspicio è che l’area venga mantenuta pulitaevitando di abbandonare rifiuti e avendone curacome un bene della collettività, auspichiamo chela zona venga dotata di un sistema divideosorveglianza. Con le manifestazionidenominate Acqua in Piazza s’intende restituirela centralità dell’acqua nella vita cittadina ecreare anche un momento d’incontro e di scam-bio tra i fruitori. La cerimonia sarà arricchita conl’installazione di una panchina rossa perché Il 25novembre ricorre la Giornata internazionaleper l’eliminazione della violenza contro ledonne istituita dall’assemblea ONU il 17 dicem-bre 1999. Sarà l’occasione per ricordarlo ai con-venuti.

Arturo Rocca

Domani l’inaugurazione di una fontana pubblica a Siderno

Una domenica mattina trepensionati, a seguito di una

segnalazione, si sonoavventurati sulla collina diArdore per vedere da vicinouna serie di grotte modellate

dall’uomo. La lorosomiglianza col villaggiotrogloditico di Parrere a

Gerace, la chiesa rupestre diBrancaleone Vetus e il

santuario della Madonnadella Grotta a Bombile è

impressionante. Per questoinvocano l’ispezione della

Sovrintendenza.

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Incontri letterariIlario Ammendolia eMichele Drosi, due ex sin-daci, due scrittori, si ritrova-no all’uscita della libreriaMondadori di Siderno inoccasione della presenta-zione del libro di quest’ulti-mo sul Presidente“Scomodo” Mario Oliverio.

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La stagione Greendi BombardieriQuesta settimana abbia-mo incontrato l’ex asses-sore all’Ambiente e pro-motore della nuova sta-gione Green di RoccellaJonica VincenzoBombardieri, che conti-nua a essere in primalinea nella difesa dell’am-biente, come si può nota-re dall’abbigliamento“natural” di questa foto.

Correttivi sessantottiniQuesta settimana, durante la presentazione del libro“Sequestri” abbiamo incontrato alcuni dei protagonistidella foto della Locri sessantottina che abbiamo pubbli-cato la scorsa settimana. Filippo Veltri, Piero Schirripa,Rita Commisso e Bruno Lacopo ci hanno rivelato cosìche la donna della foto non era Aurelia Barbarello comeda noi erroneamente indicato, ma Antonella Schirripa.

Vignette localiQuesta settimana il disegnatore Vauro dedicauna delle sue celebri vignette al sindaco diRiace Antonio Trifoli, lasciando intendere chealcune sue decisioni gli sarebbero tornateindietro come un boomerang.

Quando l’assembleaera un’altra cosaI sindaci che si sono opposti alletrame degli “Unni” GiovanniPittari, di San Giovanni di Gerace,Giorgio Imperitura di Martone eSalvatore Fuda di Gioiosa Ionica,si stringono attorno al presidentedel GAL Francesco Macrì rim-piangendo i tempo in cui ilBarone battagliava in seno all’as-semblea con il presidente SisinioZito con altro spessore politico,altro stile e altra classe.

Consultazioni partigianeErcole Macrì parla con l’ex sindaco di Siderno PietroFuda e l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano pocoprima di essere eletto Presidente della locale sezionedell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

In ricordo di Don CornelioSabato 25 ottobre 2008. Don CornelioFemia, in occasione della presentazionealle Autorità locali del nascente ComitatoLocale Locride dell’International PoliceAssociation (IPA) tenutasi a Locri presso ilpalazzo Nieddu del Riu, benedice la ban-diera dell’Associazione della XVIIIDelegazione Calabria.

Giochi di societàL’ex sindaco di Roccella

Jonica Peppe Certomà osser-va con attenzione un’avvin-cente e accesa partita di tres-sette che vede coinvolti i suoicompaesani Enzo Belcastro,Vincenzo Carrozza, Attilio

Marrapodi e Ninetto Speziale.

Consigli provincialiDurante la convention annuale dei sindacidell’ANCI una dei nostri più brillanti sindaci,

Vincenzo Loiero, ha voluto dare qualche sugge-rimento alla collega della Capitale, Virginia

Raggi, su come risolvere i tanti problemi che cisono a Roma prendendo a esempio la sua

esperienza nell’amministrare Grotteria.

Comunisti regionaliAl Consiglio Regionale della Calabria

ogni tanto si incontrano pezzi di storiadel vecchio Partito Comunista Italiano.

In questa foto il Presidente del ConsiglioNicola Irto posa con Pinone Morabito,

storico dirigente comunista.

Il ritorno di Johnny DeppAnche questa settimana cisono arrivate le segnala-

zioni di molte persone chesostengono di avere vistoniente meno che JohnnyDepp a Siderno. In effetti,in questo selfie vediamo ilnoto attore farsi una fotoassieme al grande Lino

Banfi!60 anni portati splendidamente

I migliori auguri da parte della moglieFrancesca e da parte della redazione a

Sergio Roccisano per i suoi primi 60 anni.

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