20140121 corriere veneto economia piano da 10 milioni per salvare vega

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SUSEGANA (Treviso) — Il futuro di Electrolux è incastra- to in un limbo che ha del para- dossale: la famiglia Wallem- berg, la potente dinastia sve- dese che possiede Electrolux, sembra disposta a rivedere i piani di trasferimento degli stabilimenti nordestini in Est europa, ma al momento non avrebbe avuto risposte da par- te del governo italiano. Il piano di riduzione del co- sto del lavoro lanciato autono- mamente sabato dall’associa- zione industriali di Pordeno- ne a frima di Tiziano Treu, Maurizio Castro, Innocenzo Ci- polletta, Riccardo Illy, Paolo Candotti, Giuseppe del Col e Luigi Campello infatti piace al- la proprietà, ma mancherebbe dell’appoggio del ministero dello Sviluppo che, per bocca del titolare Flavio Zanonato, ha negato di essere a cono- scenza di eventuali progetti di rilancio. «Non ho mai ricevu- to richieste di tavoli da parte delle parti sociali e finora non ho sentito nessuna proposta - puntualizza Zanonato -. Appe- na ci saranno agiremo di con- seguenza, ma qui c’è l’abitudi- ne di parlare con i giornali e fare comunicati stampa senza considerare che ci sono delle forme ufficiali e canoniche di comunicazione». E in effetti le dichiarazioni dei vertici italia- ni della multinazionale svede- se vanno in questa direzione e confermano l’assenza di un ruolo del governo. «Il percor- so proposto da Unindustria Pordenone - ha commentato il direttore delle relazioni in- dustriali di Electrolux Italia Marco Mondini - va sicura- mente nella giusta direzione perché pone l’accento sul prin- cipale deficit competitivo, il costo del lavoro. È un primo contributo che apprezziamo molto, ma che, come già pone in rilievo lo stesso progetto, senza ulteriori contributi pro- venienti dalle istituzioni locali e nazionali rischia di non esse- re sufficiente a dare una ster- zata ai problemi di competiti- vità e di appetibilità per nuovi investimenti. Crediamo che ci sia ancora molto lavoro da fa- re». Di certo, la bozza elaborata dalla task-force nordestina di esperti di economia e diritto non piace ai sindacati. Il pro- getto che prevede la nascita di una zona manifatturiera e sala- riale speciale e un taglio del 20% del costo del lavoro com- pensato con l’introduzione di una serie di benefit come buo- ni pasto, buoni benzina, coper- ture sanitarie e rette dell’asilo per i figli caricherebbe i lavo- ratori con troppi sacrifici. Le reappresentanze sindacali tre- vigiane però non si limitano a sbarrare la strada e annuncia- no l’intenzione di presentare una controproposta assieme al Movimento 5 Stelle. «La ricetta del peggiora- mento delle condizioni di la- voro e della riduzione dei sala- ri, tra l’altro già facidiati, co- me risposta alla recupero di competitività di sistema è una sciocchezza che ha già dimo- strato il suo fallimento - ha detto Augustin Breda della Fiom Cgil, a nome anche dei colleghi di Fim Cisl e Uilm Uil. - La produttività si può recu- perare con l’innovazione tec- nologica, lo sviluppo di pro- dotti innovativi e la realizza- zione di nuove strategie di marketing». Soluzioni che i la- voratori rilanceranno venerdì sera a Conegliano, in occasio- ne di una tavola rotonda pro- mossa dal M5S, a cui hanno annunciato la propria parteci- pazione «sia dirigenti di Electrolux, sia rappresentati delle associazioni del mondo dell’arredo, principali clienti dei prodotti da incasso della multinazionale». Gli spazi per convicere la famiglia Wallem- berg insomma ci sarebbero. Il progetto di abbandonare le li- nee produttive di Susegana (Treviso) e Porcia (Pordeno- ne) studiato dall’amministra- tore delegato di Electrolux, l’ex militare americano Keith McLoughlin, avrebbe infatti qualche piccolo punto debole. Oltre a richiedere uno sforzo economico iniziale non indif- ferente per l’azienda (si parla di centomila euro a lavoratore per un totale di oltre tremila dipendenti da spendere in tre anni), metterebbe a rischio l’aspetto commerciale sul ter- ritorio italiano. Sarebbero sta- ti gli stessi manager di lungo corso a rammentare alla fami- glia Wallemberg che l’ opera- zione di delocalizzazione fatta in Germania per Aeg ha avuto risultati disastrosi visto che i consumatori tedeschi hanno smesso di acquistare gli elet- trodomestici fatti fuori dai confini. In Italia però non c’è la stessa unità istituzionale co- me sottolinea anche il gover- natore Luca Zaia. «L’unica vo- ce che non si è ancora sentita è quella del Governo che per il momento si è espresso solo con tweet». Angela Pederiva Alessio Antonini © RIPRODUZIONE RISERVATA Per convincere la proprietà di Electrolux a non trasferire gli stabilimenti nell’Est Europa, da Unindustria Pordenone arriva la proposta di creare un’area speciale con un taglio del 20% del costo del lavoro. La riduzione del 20% del costo del lavoro per l’azienda non si rifletterebbe interamente sui lavoratori. Il taglio sarebbe compensato con forme di welfare come buoni pasto o buoni scuola non soggetti a contributi VENEZIA — La linea di Bankitalia ha vinto. E la richiesta di via Nazionale di azzerare il cda della banca popolare di Marosti- ca per ricominciare da zero dopo la disastrosa gestione Gaspa- rotto è stata accolta. Ma non tanto dalle liste in campo, quanto dai dipendenti dell’istituto di credito che con i loro voti (e quel- li dei loro familiari) hanno estratto dal cilindro una nuova lista di candidati durante la concitata assemblea di domenica. Men- tre gli occhi erano puntati sulla guerra tra l’ex presidente Gio- vanni Cecchetto e l’ex direttore generale Gianfranco Gasparot- to, licenziato a novembre alla luce della diminuzione della qua- lità del credito della banca, i dipendenti hanno stilato una terza lista (che comprendeva anche quattro esponenti della lista Cec- chetto) e hanno spostato tutti i voti su Maurizio Casalini (1959 preferenze), Giuseppe Bottecchia (1941), Alessandro Luca (1925), Giuseppe Padovan (1851), Stefano Costa (1794), Carlo Vedove (1709), Maria Giovanna Cabion (1641), Amedeo Bu- snardo (1598) e Lorenzo Bertacco (1544). Il collegio sindacale invece è stato un plebscito per la lista del presidente Giovanni Cecchetto con l’elezione di Carmelo Catania, Flavio Simonato, Sandro Cerato e i sindaci supplenti Alessandro Vendrasco e Stelvio Zonta. Il voto finale però ha bocciato lo stesso Cecchet- to (che aveva comunque promesso di dimettersi alla fine della fase transitoria) che è stato evidentemente considerato dai so- ci corresponsabile dei problemi di gestione («Mi prendo la re- sponsabilità di aver dato troppo spazio a Gasparotto», aveva ammesso lo stesso Cecchetto riferendosi all’acquisizione della Banca di Treviso che ha sbi- lanciato i conti di Marosti- ca). I dipendenti comunque non hanno voluto sparare nel mucchio. E ieri, a meno di 24 ore dall’assemblea han- no voluto marcare la diffe- renza di responsabilità tra Cecchetto e Gasparotto. «È stata scritta una pagina di storia della nostra banca, ora dobbiamo rimboccarci le mani- che e lavorare duro, senza i vecchi contrasti, le rivalità e le spac- cature che negli anni hanno contribuito a portarci alla situazio- ne di crisi attuale - scrivono i dipendenti -. Un ringraziamento sincero deve andare anche al presidente Cecchetto che ha reso possibile questo cambiamento». Già mercoledì, o al più tardi giovedì mattina, sarà convocata la prima riunione del nuovo consiglio di amministrazione per eleggere il nuovo presidente (che potrebbe essere scelto tra Casalini, Bottecchia o Luca, i pri- mi tre votati dall’assemblea) ma la battaglia interna non è desti- nata ad esaurirsi. Il nuovo direttore generale Alessandro Gallimberti adesso ha infatti il compito di trovare nuovi partner per un aggregazio- ne in grado di rafforzare la patrimonializzazione della banca (come suggerito da Bankitalia) o di presentare un nuovo pro- getto di stand alone (niente aggregazioni) che comprenda una forte cartolarizzazione dei crediti, la cessione delle sofferenze e l’assorbimento della Banca di Treviso con conseguente elimina- zione del suo cda in cui siede ancora il suo predecessore Gaspa- rotto. Una nuova battaglia dunque che però non potrà essere così sanguinosa come quella appena conclusa con tremila soci al voto (su settemila) e decine di richieste di intervento contro Gasparotto che suonavano più o meno così: «È ora di finirla con le menzogne, la banca è in evidente stato di difficoltà». Al.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA Un piano per ridurre il costo del lavoro Piace il piano che taglia il costo del lavoro. Ma Zanonato: non so nulla La controproposta Taglio compensato da nuovi welfare Al voto Banche Verdetto a sorpresa dopo l’assemblea Confindustria propone retribuzioni più basse per mantenere il lavoro. E' accettabile? Vota sul sito corrieredelveneto.it Marostica azzera il cda Vince la linea Bankitalia Ora il nuovo presidente Economia I sindacati presenteranno una loro proposta con il movimento 5 Stelle L’assemblea è durata più di otto ore e hanno votato tremila soci (duemila presenti) Electrolux, la famiglia Wallenberg difende gli stabilimenti del Nordest Il tuo voto L’assemblea Per votare il nuovo cda si sono presentati duemila soci La vertenza Il ramo italiano dell’azienda tentato dalla proposta. I sindacati: nemmeno per sogno Vendita di immobili, cessione di quote di partecipate, incassi di crediti, per raggiungere la sostenibilità economica I debiti Obiettivi raggiunti Il rosso Ci sono 7,3 milioni di euro di perdite, 15,5 di indebitamento, e una ricapitalizzazio- ne di quattro che i soci non vogliono sottoscrivere. Le società Ci sono poi le partecipazioni a numerosi società che però non sembrano strategiche, ma che al contrario rappresentano un costo VENEZIA — Un piano da 10 mi- lioni di euro per salvare il Vega. Vendita di immobili, cessione di quote di partecipate e incassi di cre- diti saranno le tre azioni che do- vrebbero riportare la società in una situazione di sostenibilità eco- nomico-finanziaria. Il via libera è arrivato ieri mattina prima dai soci (a larga maggioranza con l’85 per cento di voti favorevoli e nessun contrario), e poi dal Consiglio che ha formalmente approvato il con- cordato preventivo, che sarà depo- sitato al Tribunale di Venezia nei prossimi giorni. «La società potrà continuare a perseguire gli obiettivi aziendali parallelamente al piano di dismis- sione che consentirà l’integrale soddisfacimento dei creditori che avverrà realizzando la vendita di al- cuni immobili, appositamente de- stinati, in un tempo previsto di quattro anno», dice l’amministrato- re delegato Tommaso Santini. Quel- lo che potrà portare sei dei dieci milioni di euro sarà il Lybra dove proprio ieri si è svolta l’assemblea dei soci. A far ben sperare c’è la va- lutazione degli immobili inserita al minimo — compresa la cessione dell’area a ridosso del Vega 2 — e l’inserimento dei debiti per intero, poi una volta presentato il concor- dato, sarà il tribunale a dire come procedere. Sicuramente un percor- so «privilegiato» ce l’avranno i di- pendenti, con il pagamento del Tfr e le banche. Ci sarà il pagamento integrale dei creditori chirografari, oltre ai privilegiati e la continuazione del- l’attività aziendale accompagnata da un processo di iroganizzazione. L’attività del Vega ha sottolineato il cda,sarà concentrata sulla forni- tura ad aziende innovative di spazi e di servizi negli edifici che reste- ranno: gli spazi destinati al cosidet- to incubatore, per la cui gestione si attiveranno cooperazioni con altri centri di ricerca. Il parco scientifi- co e tecnologico di Marghera deve far fronte a una situazione econo- mico-finanziaria disastrosa frutto delle gestioni passate deficitarie: il patrimonio netto è quasi dimezza- to, ci sono 7,3 milioni di euro di perdite, 15,5 di indebitamento, e una ricapitalizzazione di quattro che i soci non vogliono sottoscrive- re. Ci sono poi le partecipazioni a numerosi società che però non sembrano strategiche, ma che al contrario rappresentano un costo: c’è stato ad esempio l’aumento di capitale di un milione sostenuto per Expo Venice, la Metadistretto Digital Mediale posta in liquidazio- ne, Veneziafiere, che ha chiuso il bi- lancio 2011 (l’ultimo disponibile) con un patrimonio netto negativo di 800 mila euro. Non a caso il con- cordato prevede la cessione delle quote di Venezia Tecnologie. In una nota, Vega sottolinea che il Consiglio di amministrazione vuole perseguire contemporanea- mente il legittimo interesse dei cre- ditori sociali, dei suoi soci e della comunità, «data l’importanza che il parco scientifico riveste e l’imma- gine che rappresenta per la città di Venezia e per l’intera regione». Francesco Bottazzo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il parco scientifico di Marghera Soci e cda approvano il concordato preventivo: saranno soddisfatti i creditori Piano da dieci milioni per salvare il Vega Il patrimonio netto si è quasi dimezzato, l’indebitamento è di 15,5 milioni di euro Santini: «La società potrà continuare a perseguire gli obiettivi aziendali» In bilico 16 Martedì 21 Gennaio 2014 Corriere del Veneto VE

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SUSEGANA (Treviso) — Ilfuturo di Electrolux è incastra-to in un limbo che ha del para-dossale: la famiglia Wallem-berg, la potente dinastia sve-dese che possiede Electrolux,sembra disposta a rivedere ipiani di trasferimento deglistabilimenti nordestini in Esteuropa, ma al momento nonavrebbe avuto risposte da par-te del governo italiano.

Il piano di riduzione del co-sto del lavoro lanciato autono-mamente sabato dall’associa-zione industriali di Pordeno-ne a frima di Tiziano Treu,Maurizio Castro, Innocenzo Ci-polletta, Riccardo Illy, PaoloCandotti, Giuseppe del Col eLuigi Campello infatti piace al-la proprietà, ma mancherebbedell’appoggio del ministerodello Sviluppo che, per boccadel titolare Flavio Zanonato,ha negato di essere a cono-scenza di eventuali progetti dirilancio. «Non ho mai ricevu-to richieste di tavoli da partedelle parti sociali e finora nonho sentito nessuna proposta -puntualizza Zanonato -. Appe-na ci saranno agiremo di con-seguenza, ma qui c’è l’abitudi-ne di parlare con i giornali efare comunicati stampa senzaconsiderare che ci sono delleforme ufficiali e canoniche dicomunicazione». E in effetti ledichiarazioni dei vertici italia-ni della multinazionale svede-se vanno in questa direzione econfermano l’assenza di unruolo del governo. «Il percor-so proposto da UnindustriaPordenone - ha commentato

il direttore delle relazioni in-dustriali di Electrolux ItaliaMarco Mondini - va sicura-mente nella giusta direzioneperché pone l’accento sul prin-cipale deficit competitivo, ilcosto del lavoro. È un primocontributo che apprezziamomolto, ma che, come già ponein rilievo lo stesso progetto,senza ulteriori contributi pro-venienti dalle istituzioni localie nazionali rischia di non esse-re sufficiente a dare una ster-zata ai problemi di competiti-vità e di appetibilità per nuoviinvestimenti. Crediamo che cisia ancora molto lavoro da fa-

re».Di certo, la bozza elaborata

dalla task-force nordestina diesperti di economia e dirittonon piace ai sindacati. Il pro-getto che prevede la nascita diuna zona manifatturiera e sala-riale speciale e un taglio del20% del costo del lavoro com-pensato con l’introduzione diuna serie di benefit come buo-ni pasto, buoni benzina, coper-ture sanitarie e rette dell’asiloper i figli caricherebbe i lavo-ratori con troppi sacrifici. Lereappresentanze sindacali tre-vigiane però non si limitano asbarrare la strada e annuncia-

no l’intenzione di presentareuna controproposta assiemeal Movimento 5 Stelle.

«La ricetta del peggiora-mento delle condizioni di la-voro e della riduzione dei sala-ri, tra l’altro già facidiati, co-me risposta alla recupero dicompetitività di sistema è unasciocchezza che ha già dimo-strato il suo fallimento - hadetto Augustin Breda dellaFiom Cgil, a nome anche deicolleghi di Fim Cisl e Uilm Uil.- La produttività si può recu-perare con l’innovazione tec-nologica, lo sviluppo di pro-dotti innovativi e la realizza-zione di nuove strategie dimarketing». Soluzioni che i la-voratori rilanceranno venerdìsera a Conegliano, in occasio-ne di una tavola rotonda pro-mossa dal M5S, a cui hannoannunciato la propria parteci-pazione «sia dirigenti diElectrolux, sia rappresentatidelle associazioni del mondodell’arredo, principali clientidei prodotti da incasso dellamultinazionale». Gli spazi perconvicere la famiglia Wallem-berg insomma ci sarebbero. Ilprogetto di abbandonare le li-nee produttive di Susegana(Treviso) e Porcia (Pordeno-ne) studiato dall’amministra-tore delegato di Electrolux,l’ex militare americano KeithMcLoughlin, avrebbe infattiqualche piccolo punto debole.Oltre a richiedere uno sforzoeconomico iniziale non indif-ferente per l’azienda (si parladi centomila euro a lavoratoreper un totale di oltre tremila

dipendenti da spendere in treanni), metterebbe a rischiol’aspetto commerciale sul ter-ritorio italiano. Sarebbero sta-ti gli stessi manager di lungocorso a rammentare alla fami-glia Wallemberg che l’ opera-zione di delocalizzazione fattain Germania per Aeg ha avutorisultati disastrosi visto che iconsumatori tedeschi hannosmesso di acquistare gli elet-

trodomestici fatti fuori daiconfini. In Italia però non c’èla stessa unità istituzionale co-me sottolinea anche il gover-natore Luca Zaia. «L’unica vo-ce che non si è ancora sentitaè quella del Governo che per ilmomento si è espresso solocon tweet».

Angela PederivaAlessio Antonini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Per convincere laproprietà di Electrolux anon trasferire glistabilimenti nell’EstEuropa, da UnindustriaPordenone arriva laproposta di creareun’area speciale conun taglio del 20% delcosto del lavoro.

La riduzione del 20% delcosto del lavoro perl’azienda non sirifletterebbe interamentesui lavoratori. Il tagliosarebbe compensatocon forme di welfarecome buoni pasto obuoni scuola nonsoggetti a contributi

VENEZIA — La linea di Bankitalia ha vinto. E la richiesta divia Nazionale di azzerare il cda della banca popolare di Marosti-ca per ricominciare da zero dopo la disastrosa gestione Gaspa-rotto è stata accolta. Ma non tanto dalle liste in campo, quantodai dipendenti dell’istituto di credito che con i loro voti (e quel-li dei loro familiari) hanno estratto dal cilindro una nuova listadi candidati durante la concitata assemblea di domenica. Men-tre gli occhi erano puntati sulla guerra tra l’ex presidente Gio-vanni Cecchetto e l’ex direttore generale Gianfranco Gasparot-to, licenziato a novembre alla luce della diminuzione della qua-lità del credito della banca, i dipendenti hanno stilato una terzalista (che comprendeva anche quattro esponenti della lista Cec-chetto) e hanno spostato tutti i voti su Maurizio Casalini (1959preferenze), Giuseppe Bottecchia (1941), Alessandro Luca(1925), Giuseppe Padovan (1851), Stefano Costa (1794), CarloVedove (1709), Maria Giovanna Cabion (1641), Amedeo Bu-snardo (1598) e Lorenzo Bertacco (1544). Il collegio sindacaleinvece è stato un plebscito per la lista del presidente GiovanniCecchetto con l’elezione di Carmelo Catania, Flavio Simonato,Sandro Cerato e i sindaci supplenti Alessandro Vendrasco eStelvio Zonta. Il voto finale però ha bocciato lo stesso Cecchet-to (che aveva comunque promesso di dimettersi alla fine dellafase transitoria) che è stato evidentemente considerato dai so-ci corresponsabile dei problemi di gestione («Mi prendo la re-sponsabilità di aver dato troppo spazio a Gasparotto», avevaammesso lo stesso Cecchetto riferendosi all’acquisizione della

Banca di Treviso che ha sbi-lanciato i conti di Marosti-ca). I dipendenti comunquenon hanno voluto spararenel mucchio. E ieri, a menodi 24 ore dall’assemblea han-no voluto marcare la diffe-renza di responsabilità traCecchetto e Gasparotto. «Èstata scritta una pagina di

storia della nostra banca, ora dobbiamo rimboccarci le mani-che e lavorare duro, senza i vecchi contrasti, le rivalità e le spac-cature che negli anni hanno contribuito a portarci alla situazio-ne di crisi attuale - scrivono i dipendenti -. Un ringraziamentosincero deve andare anche al presidente Cecchetto che ha resopossibile questo cambiamento». Già mercoledì, o al più tardigiovedì mattina, sarà convocata la prima riunione del nuovoconsiglio di amministrazione per eleggere il nuovo presidente(che potrebbe essere scelto tra Casalini, Bottecchia o Luca, i pri-mi tre votati dall’assemblea) ma la battaglia interna non è desti-nata ad esaurirsi.

Il nuovo direttore generale Alessandro Gallimberti adessoha infatti il compito di trovare nuovi partner per un aggregazio-ne in grado di rafforzare la patrimonializzazione della banca(come suggerito da Bankitalia) o di presentare un nuovo pro-getto di stand alone (niente aggregazioni) che comprenda unaforte cartolarizzazione dei crediti, la cessione delle sofferenze el’assorbimento della Banca di Treviso con conseguente elimina-zione del suo cda in cui siede ancora il suo predecessore Gaspa-rotto. Una nuova battaglia dunque che però non potrà esserecosì sanguinosa come quella appena conclusa con tremila social voto (su settemila) e decine di richieste di intervento controGasparotto che suonavano più o meno così: «È ora di finirlacon le menzogne, la banca è in evidente stato di difficoltà».

Al.A.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le 500 più importanti aziendepadovane fatturano quasi 25miliardi di euro, ma il redditoè il 5%. E l’1% è delle banche

Un piano per ridurreil costo del lavoro

Piace il piano che taglia il costo del lavoro. Ma Zanonato: non so nulla

1,2 miliardi

23,4 miliardi

La controproposta

Taglio compensatoda nuovi welfare

Bva&Partner haanalizzato ilsistema impresedel padovanomettendo inluce chel’attivitàd’impresa rendesempre meno. Afronte di 25miliardi di eurodi fatturato ilMol è solo 1,2miliardi. Anchele miglioriaziende hannocome socie lebanche checontrollano il20% della lorocapacità digenerarericchezza.

Al voto

PADOVA — Margine operativolordo (Mol) sempre più ristrettoper i big padovani. Un quadro eco-nomico problematico, quello deli-neato da Massimiliano Bosaro, co-ordinatore di Bva&Partners, socie-tà padovana specializzata nel repe-rire capitali per la crescita o la ces-sione aziendale a investitori istitu-zionali. Secondo Bosaro «la som-ma di tutti i fatturati 2012 delle 500più importanti aziende padovane èpari a 23,4 miliardi di euro, l’equi-valente di una manovra finanzia-ria». Tuttavia «se andiamo a calco-lare il loro margine operativo lor-do (Mol: reddito di una azienda ba-sato solo sulla sua gestione caratte-ristica, al lordo, quindi, di interes-si, tasse, deprezzamento di beni eammortamenti. E’ considerato l’in-dicatore della capacità di produrrericchezza con il lavoro; ndr), otte-niamo una cifra di 1,2 miliardi dieuro come dato aggregato».

Sempre secondo Bosaro, «è unacifra pazzesca, perché equivale a di-re che le migliori 500 aziende di Pa-dova guadagnano mediamente il5% del loro fatturato. Certo, è undato medio, all'interno del quale vi

sono delle realtà che esprimono ri-sultati significativamente maggio-ri, ma dà una fotografia istantaneadello stato di salute dell’economialocale».

In sintesi: l’attività di impresarende sempre meno. Ma il proble-ma non si esaurisce qui. Una partedel reddito prende infatti altre stra-de. Sempre per Bosaro, «quand’an-che le migliori aziende padovanepagassero l’1% di oneri finanziarisul fatturato complessivo, signifi-cherebbe che le Top 500 hanno lebanche come loro socie al 20% sul-la loro capacità di generare ricchez-za. Per fare un rapido calcolo, ogni

mille euro di fatturato, cinque eurosono di Mol, di cui uno spetta allebanche».

Significa, in sostanza, che unaparte consistente del reddito appar-tiene agli istituti di credito.

Secondo Bosaro, il problemacon le banche è anche dovuto al fat-to che gli imprenditori hanno diffi-coltà a valutare il proprio peso eco-nomico e l’offerta dell’istituto: «Unbanchiere passa la propria giorna-ta lavorativa a pensare quale pro-dotto finanziario strutturare. Perstabilire se le imprese saranno, sol-vibili. E gli imprenditori? Quantotempo dedicano a studiare sé stes-si, al modo in cui proporsi al siste-ma bancario e ai prodotti che que-sto propone? Abbiamo fatto unsondaggio, ma il tempo imprendi-toriale è di gran lunga inferiore ri-spetto a quello dedicato dal ban-chiere. Con tutte le conseguenzedel caso».

Se ne parlerà dopodomani, 23gennaio, alle ore 17.30 nell’aulettaSarmatia (palazzo Sarmatia, via Al-sazia 3 a Padova), nel corso dell’in-contro «La banca, un fornitore co-me altri - Aspetti finanziari e legali.Casi: usura, obbligazioni bancarie.Analisi centrale rischi, strumentidi finanza straordinaria», organiz-zato appunto da Bva&Partners incollaborazione con DimensioneAzienda.

M.d.F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Banche Verdetto a sorpresa dopo l’assemblea

Confindustria proponeretribuzioni più basse permantenere il lavoro. E'accettabile? Vota sul sitocorrieredelveneto.it

Imprese, fatturati alti ma ricavi più bassi

Marostica azzera il cdaVince la linea BankitaliaOra il nuovo presidente

Economia

Il margine operativolordo, cioé il reddito allordo di interessi eammortamenti

La somma deifatturati delle migliori500 aziende delpadovano nel 2012

I sindacatipresenteranno una loroproposta con ilmovimento 5 Stelle

L’assemblea è duratapiù di otto ore e hannovotato tremila soci(duemila presenti)

Electrolux, la famiglia Wallenbergdifende gli stabilimenti del Nordest

Il tuo voto

L’analisi Secondo Bva&Partner «la capacità di produrre ricchezza con il lavoro è sempre più ridotta»

L’assemblea Per votare il nuovo cda si sono presentati duemila soci

Lo studio

La vertenza Il ramo italiano dell’azienda tentato dalla proposta. I sindacati: nemmeno per sogno

Vendita di immobili, cessionedi quote di partecipate, incassidi crediti, per raggiungerela sostenibilità economica

I debiti

Obiettivi raggiunti

Il rossoCi sono 7,3milioni di eurodi perdite, 15,5diindebitamento,e unaricapitalizzazio-ne di quattroche i soci nonvoglionosottoscrivere.Le societàCi sono poi lepartecipazionia numerosisocietà cheperò nonsembranostrategiche, mache al contrariorappresentanoun costo

VENEZIA — Un piano da 10 mi-lioni di euro per salvare il Vega.Vendita di immobili, cessione diquote di partecipate e incassi di cre-diti saranno le tre azioni che do-vrebbero riportare la società inuna situazione di sostenibilità eco-nomico-finanziaria. Il via libera èarrivato ieri mattina prima dai soci(a larga maggioranza con l’85 percento di voti favorevoli e nessuncontrario), e poi dal Consiglio cheha formalmente approvato il con-cordato preventivo, che sarà depo-sitato al Tribunale di Venezia neiprossimi giorni.

«La società potrà continuare aperseguire gli obiettivi aziendaliparallelamente al piano di dismis-sione che consentirà l’integralesoddisfacimento dei creditori cheavverrà realizzando la vendita di al-cuni immobili, appositamente de-stinati, in un tempo previsto diquattro anno», dice l’amministrato-re delegato Tommaso Santini. Quel-lo che potrà portare sei dei diecimilioni di euro sarà il Lybra doveproprio ieri si è svolta l’assembleadei soci. A far ben sperare c’è la va-lutazione degli immobili inserita al

minimo — compresa la cessionedell’area a ridosso del Vega 2 — el’inserimento dei debiti per intero,poi una volta presentato il concor-dato, sarà il tribunale a dire comeprocedere. Sicuramente un percor-so «privilegiato» ce l’avranno i di-pendenti, con il pagamento del Tfre le banche.

Ci sarà il pagamento integraledei creditori chirografari, oltre aiprivilegiati e la continuazione del-l’attività aziendale accompagnatada un processo di iroganizzazione.L’attività del Vega ha sottolineatoil cda,sarà concentrata sulla forni-tura ad aziende innovative di spazi

e di servizi negli edifici che reste-ranno: gli spazi destinati al cosidet-to incubatore, per la cui gestione siattiveranno cooperazioni con altricentri di ricerca. Il parco scientifi-co e tecnologico di Marghera devefar fronte a una situazione econo-mico-finanziaria disastrosa fruttodelle gestioni passate deficitarie: ilpatrimonio netto è quasi dimezza-to, ci sono 7,3 milioni di euro diperdite, 15,5 di indebitamento, euna ricapitalizzazione di quattroche i soci non vogliono sottoscrive-re. Ci sono poi le partecipazioni anumerosi società che però nonsembrano strategiche, ma che alcontrario rappresentano un costo:c’è stato ad esempio l’aumento dicapitale di un milione sostenutoper Expo Venice, la MetadistrettoDigital Mediale posta in liquidazio-ne, Veneziafiere, che ha chiuso il bi-lancio 2011 (l’ultimo disponibile)con un patrimonio netto negativodi 800 mila euro. Non a caso il con-cordato prevede la cessione dellequote di Venezia Tecnologie.

In una nota, Vega sottolinea cheil Consiglio di amministrazionevuole perseguire contemporanea-mente il legittimo interesse dei cre-ditori sociali, dei suoi soci e dellacomunità, «data l’importanza cheil parco scientifico riveste e l’imma-gine che rappresenta per la città diVenezia e per l’intera regione».

Francesco Bottazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il parco scientifico di Marghera Soci e cda approvano il concordato preventivo: saranno soddisfatti i creditori

Piano da dieci milioni per salvare il Vega

Il patrimonio netto siè quasi dimezzato,l’indebitamento è di15,5 milioni di euro

Santini: «La societàpotrà continuarea perseguire gliobiettivi aziendali»

In bilico

16 Martedì 21 Gennaio 2014 Corriere del VenetoVE