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antigone Prosa 2012/2013

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antigone

Prosa2012/2013

Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2013A cura dell’Area comunicazione ed editoria

L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.

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Martedì 12, mercoledì 13 febbraio 2013 ore 20.30Teatro Ariosto

ANTIGONE ovvero una strategia del ritoda Sofocle

regia Elena Bucci con la collaborazione di Marco Sgrossoprogetto ed elaborazione drammaturgica Elena Bucci e Marco Sgrosso

con Elena Bucci (Antigone), Marco Sgrosso (Creonte), Daniela Alfonso (Corifeo)Maurizio Cardillo (Tiresia/Corifeo), Nicoletta Fabbri (Ismene/Coreuta)Filippo Pagotto (Emone/Coreuta), Gabriele Paolocà (Guardia/Coreuta)

disegno luci Maurizio Viani drammaturgia del suono Elena Bucci e Raffaele Bassettisuono e sensori Raffaele Bassettidirezione tecnica Giovanni Macisluci Loredana Oddonecostumi Nomadea e Marta Beniniassistente all’allestimento Alessandro Sanmartin

una produzione CTB Teatro Stabile di Brescia in collaborazione con Le Belle Bandiere e con il sostegno del Comune di Russi

Foto di scena Umberto Favretto

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Sulla scia dell’esperienza del concerto a due sul mito di Antigone e ispirati dalla sua rifrazione di punti di vista, siamo arrivati a questo progetto, allargato agli attori della compagnia.Il nucleo primario della grande tragedia di Sofocle oppone la ra-gione del cuore di Antigone alla ragione di stato di Creonte, figure potenti pur nella loro umana vulnerabilità. Attorno a questo nucleo centrale, come in un caleidoscopio di nette rifrazioni, si generano a catena tutti gli altri contrasti: l’opposizione delle sorelle che apre la tragedia, Antigone votata alla morte e Ismene custode di vita, quella politica e generazionale tra Creonte padre-tiranno ed Emone figlio-ribelle, e quella etica e religiosa tra Creonte, invasato fino alla cecità nella difesa di un’idea di governo che dietro la pretesa di sanità na-sconde la tirannia e il profeta Tiresia, maestro di visioni limpide e terribili pur nelle ombre dei suoi occhi senza vista.Rileggere la tragedia è anche un tentativo di ritrovare le fonti di un pensiero etico e politico che pare sbiadirsi di giorno in giorno e di tornare a riflettere sul mito come strategia di condivisione che uni-sce e crea una comunità.Una questione primaria che ci siamo posti nell’affrontare il lavoro è stata la relazione tra movimento e danza, suono cantato e parlato, maschera e volto. Gli attori scivolano da un piano all’altro, da uno stile all’altro, in un’idea di drammaturgia non soltanto ‘testuale’ ma anche musicale e coreografica, per riscoprire nella storia di Antigo-ne tutta la freschezza dei molti linguaggi che abbiamo a disposizio-ne e la potenza di un pensiero caro e desueto: nessuno può togliere la libertà di pronunciare il no. In uno spazio severo ed impietoso verso le imprecisioni come il rigi-do ideale di buon governo di Creonte, il Coro – testimone e giudice – si muove come un corpo di ballo al ritmo di una tessitura sonora che avvolge anche il pubblico. Siamo tutti presenti ora alla veglia per la scelta estrema di Antigone, ombra inquieta in questo spazio tagliato da lampi di luce, alla veglia per il corpo di Polinice, rifles-so insanguinato sui volti dei vivi, alla veglia per una nostra antica identità smarrita.Una fila di sedie e cinque piccoli scranni determinano di volta in volta la divisione degli spazi e scandiscono il tempo dell’ascolto e quello del canto, come in una sospensione da concerto l’aspettativa da brivido degli strumenti che si accordano allude alla musica che seguirà.

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Nei tagli e nei riflessi della luce – che denunciano l’impossibilità di fare brillare quella del Sole, più volte evocata nelle parole e nelle preghiere – sentiamo quanto le rovine di una città antica ci com-muovano più della loro ricostruzione e percorriamo un vuoto che possa offrire elementi per comporre le più diverse visioni dell’an-tico dal quale veniamo e che più non riconosciamo. Quando tutto è compiuto, risuonano come un balsamo le parole di Sofocle che invocano la saggezza, porta della felicità a tutti aperta. Elena Bucci e Marco Sgrosso

La compagnia Le belle bandiere è stata fondata nel 1993 da Ele-na Bucci e Marco Sgrosso, attori, autori, registi che si sono formati facendo parte del nucleo storico del Teatro di Leo di Leo de Berar-dinis, con cui hanno lavorato dal 1985 al 2001. La compagnia col-loca da sempre il proprio lavoro creativo e produttivo fra scritture originali, drammaturgie contemporanee e spettacoli che rileggono testi classici con un linguaggio vicino alla sensibilità contempora-nea. Fra le espressioni di quest’ultima linea artistica si ricordano il goldoniano Le smanie per la villeggiatura, realizzato insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi, Premio Eti Olimpici del Teatro. Macbeth, nella terna dei finalisti come miglior spettacolo di innova-zione, inaugura la collaborazione con il Centro Teatrale Bresciano, che prosegue negli anni successivi con Hedda Gabler, L’amante, La Locandiera, fino al recente Antigone da Sofocle. Con il Teatro Metastasio di Prato viene realizzato Santa Giovanna dei Macelli.La Compagnia è sostenuta dalla Regione Emilia Romagna, dalla Provincia di Ravenna e dal Comune di Russi, dove ha sede.

Elena Bucci, premio Ubu per gli spettacoli Le regine e Riccardo III di Claudio Morganti, è autrice di drammaturgie originali fra le quali Non sentire il sentire il male – dedicato a Eleonora Duse, regi-strato per Radio3 e inserito nelle celebrazioni internazionali dusia-ne a Venezia dalla Fondazione Cini – e Juana de la Cruz o le insidie della fede, realizzato in co-produzione con CTB e Ravenna Festival.Marco Sgrosso, con la recente collaborazione del CRT, mette in scena Memorie del sottosuolo, che prosegue la ricerca avviata con Ella, co-prodotto dal CTB.

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Nei primi tre minuti di spettacolo, c’è già tutta l’Antigone”: echi di voci che incalzano la protagonista ad agire, rock che fa esplodere un senso di tragedia, sabbia che scorre fra mani rosso sangue, per diventare pietoso velo al corpo dissepolto del fratello. Si potrebbe tirare giù il sipario – in questa produzione targata CTB e Belle Ban-diere – invece siamo solo all’inizio di una tragedia che nei movi-menti, nei cori, nelle musiche, nella recitazione danzata, si fa rito e conduce il pubblico attraverso un’ora e un quarto di magia.Paola Carmignani, Giornale di Brescia, gennaio 2012

Un mito spogliato di paesaggio, condensato in una atemporalità adattabile, dunque eterna e universale, in cui dal nero del palcosce-nico emergono, come dal bagno chimico di una memoria involonta-ria, momenti che noi non abbiamo vissuto eppure ci appartengono, miracolosamente preservati dal fluire e dall’annientarsi delle vite. L’Antigone che Elena Bucci e Marco Sgrosso hanno allestito per la stagione di prosa al Sociale – produzione CTB con Belle Bandiere – è frutto di intenso lavoro di rarefazione e di scavo. Ma l’essenza si riscatta sotto forma di sostanza. (...) Grazie a loro la tragedia gre-ca acquista una inusitata e scandalosa leggerezza, quasi sull’orlo di un musical, dando valore a un teatro che invoca umanità, provoca emozioni e pone al centro verità assolute.Nino Dolfo, Corriere della Sera, ed. Brescia, gennaio 2012

(…) un Antigone di grande intensità, affrontata con uno sguardo fuori dal tempo, com’è nelle abitudini di questi due discepoli di Leo De Bernardinis, spasmodicamente prosciugata, ridotta alla pura es-senza del mito, e resa ancora più squassante dalle febbrili atmosfere oniriche create dalle luci di Maurizio Viani e da immagini capaci di attingere direttamente all’inconscio dello spettatore. L’invenzione più significativa della messinscena è costituita dal coro, formato da un gruppo di figurette mascherate che emergono nella penombra come fragili fantasmi del teatro, pronti ad assumere di volta in volta anche i ruoli della sorella Ismene o del cieco Tiresia. Al loro primo apparire, più che a comici dell’arte, fanno pensare agli scalcinati fabbricanti di sogni dei Giganti della Montagna di Pirandello: e l’imprevedibile accostamento fra stili così lontani aggiunge a questa interpretazione ulteriori, misteriose stratificazioni.Renato Palazzi, Il Sole 24 Ore, gennaio 2012

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La prima immagine di questa spiazzante Antigone di Sofocle (…) è la visione di una luce accecante che appare sul fondo della scena e da cui, improvvisamente esce Antigone. Del resto è proprio quello il luogo delle apparizioni, la “porta” dalla quale entrano, di volta in volta, i personaggi per rappresentare di fronte a noi un rito – che è poi quello del teatro – in cui si racconta una vera e propria lotta di potere fra chi, come Creonte, re di di Tebe, pretende da tutti la più assoluta obbedienza alle leggi e chi, come Antigone, crede in una legge diversa che nasca dal cuore o, più precisamente, da un di-verso modo di intendere la giustizia. A Elena Bucci e Marco Sgros-so sta a cuore un’Antigone ridotta all’osso, una rappresentazione dove, esclusi i due protagonisti, il coro, grande figura drammatica che tutto vede e tutto sa, non ha solo il compito di commentare e ragionare sui fatti, ma anche quello di dare voce ad altri personaggi, quasi come uno spettacolo che nasce all’improvviso, proprio come succedeva alla Compagnia degli Scalognati nei Giganti della mon-tagna di Pirandello. E l’impressione si fa ancora più forte visto che essi si esprimono in parlate dal forte accento dialettale, ancestrale che le maschere che talvolta portano sul volto sembrano dilatare nel tempo e nello spazio. (…) Due esseri opposti anche nella gestualità: tanto la sensitiva, inquietante Antigone di Elena Bucci si muove in un crescendo di tensione, tanto il Creonte regale del bravo Marco Sgrosso è ieratico, all’apparenza impassibilile e impermeabile alle passioni. Maria Grazia Gregori, L’Unità, gennaio 2012

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GRUPPO BPER

Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori

Luigi Bartoli, Paola Benedetti Spaggiari, Bluezone Piscine, Franco Boni, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Insieme per il Teatro, Paola Scaltriti, Gigliola Zecchi Balsamo

Annalisa Pellini

Davide Addona, Giorgio Allari, Carlo Artioli, Maurizio Bonnici, Gianni Borghi, BST Studio Commercialisti Associati, Andrea Capelli, Umberto Cicero, Francesca Codeluppi, Giuseppe Cupello, Emilia Giulia Di Fava, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Alice Gherpelli, Marica Gherpelli, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Luigi Lanzi, Paolo Lusenti, Franca Manenti Valli, Silvana Manfredini, Graziano Mazza, Clizia Meglioli, Ramona Perrone, Francesca Procaccia, Teresa Salvino, Viviana Sassi, Fulvio Staccia, Alberto Vaccari

Vanna Belfiore, Deanna Ferretti Veroni, Corrado Spaggiari, Vando Veroni

Benemeriti dei Teatri