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“E quando ci sarà venuto a noia o non ce la faremo più fisicamente?” Un po’ tutto il mondo del volontariato si dibatte dentro questo preoccupante interrogativo; gli am- bienti dei festarini e i comitati organizzatori di feste piccole e grandi non sono certo da meno. C’è certamente un motivo di ansia che agita quelli che sono gli iniziatori di un momento di allegria popolare o quelli che sono i continuatori di una festa antica che, comunque, anche grazie a loro, giunge fino a noi per dare, ancora oggi, qualche momento di interesse e di serenità. Il motivo che preoccupa è quello della continuità: mancano le nuove generazioni; non ci sono cioè gli eredi, coloro che domani permetteranno lo sviluppo della festa stessa. C’è qualcosa che non gira. Lo scrittore francese de Saint- Exupéry, il noto autore della favola del Piccolo Principe, scriveva in un’ altra sua opera: siamo diventati come bestiame mansueto e nel profondo del nostro villaggio non sappiamo più inventare neppure un canto o fare una festa. Una questione di sensibilità, di attenzione, di senso di responsabilità. Saint-Exupéry è divenuto noto come il poeta dell’impegno e della responsabilità. Tanto da morirne: pioniere del volo, è scomparso sul Mediterraneo, ormai vecchio come pilota, ultraquarantenne, ma alzatosi lo stesso in volo, ancora una volta, per compiere il proprio dovere per la patria in guerra. Impegno e responsabilità. E quando vengono meno la sensibilità, dunque, la passione e il senso di responsabilità scompaiono anche l’impegno, la fantasia e l’operosità che rendono possibili tutte le realizzazioni, piccole o grandi che siano. Anche attorno al mondo del divertimento e della festa, insomma, si è guastato qualcosa; la festa è uno dei tanti valori che sono caduti, o sono stati svuotati dal di dentro, essiccando così la tradizione comunitaria e la partecipazione delle giovani generazioni. In molti e in troppi non sanno più cosa farsene della festa di popolo perché ormai sono dediti alle feste di massa, feste sempre più frequenti che tendono anzi a moltiplicarsi all’infinito, nelle discoteche, nei pub, nella città il sabato notte. E la festa di massa non è festa di popolo. *** Il calendario per il 2012 è dedicato alla festa popolare, alla gioia tradizionale, allo stare insieme, in serenità, come borgo o come gruppo, come città o come frazione: dal Carnevale della Gioventù, iniziato da don Nilo Conti nel 1968, alla sagra della polenta di Monterchi, dalla Mostra Mercato dell’Artigianato alla Camminata del Contrabbandiere. Momenti di aggregazione attorno ad un interesse; occasioni di serenità in compagnia con tanti altri, spesso puri sconosciuti, ma non importa. Perché la festa è festa: gente che sta assieme anche senza conoscersi, gente che si incontra, bambini che schiamazzano, i rumori dell’occasione, colloqui, risate, battute, grida; musica dalle radio o dagli altoparlanti; l’orchestrina, a volte, o il gruppo rock. Gente che sa incontrarsi, insomma, sa entrare in relazione, attorno ad un fatto; non bestiame mansueto, direbbe Saint-Exupéry, ma popolo! Ecco la vera festa: il fatto che ci sia gente con uno spirito e con un’anima che sappia gioire, divertirsi e trovare soddisfazione nel tempo che passa in allegria. Gente che sa incontrarsi per un gesto economico, folcloristico, alimentare, tradizionale. Non importa il tema del gesto, interessa lo stile: l’essere cioè occasione di riunificazione, di riaggregazione e di riappropriazione di un aspetto importante della vita. La quotidianità non è solo velocità o ritmo incalzante perché schiavo degli orari e delle distanze da cancellare col rombo di un motore. La festa è vivere con la stessa intensità del gesto lavorativo, anche il tempo del gesto libero e personale; al quale si accede per tranquillità cercando il gusto di una vita piena, che prevede anche il tempo del riposo mentale e spirituale. Quello del gioco è un bisogno ineliminabile, non occorre essere piccoli per il gioco: basta rimanere dentro come bambini per riuscire a trovare soddisfazione nel caos di una piazza affollata, o in mezzo ai profumi delle friggitorie; nella solitudine di un sentiero di montagna con il cuore che si riempie di spettacolo, di bellezza e di colori o di fronte ad un vassoio di polenta fumante con CALENDARIO 2012 Festa in paese Le feste tradizionali di Anghiari e Monterchi Inserto Redazionale allegato al n. 6-2011 dell’Oratorio di Anghiari Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

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Vita della parrocchia e del comune di Anghiari e Monterchi

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“E quando ci sarà venuto a noia o non ce la faremo più fisicamente?”

Un po’ tutto il mondo del volontariato si dibatte dentro questo preoccupante interrogativo; gli am-bienti dei festarini e i comitati organizzatori di feste piccole e grandi non sono certo da meno. C’è certamente un motivo di ansia che agita quelli che sono gli iniziatori di un momento di allegria popolare o quelli che sono i continuatori di una festa antica che, comunque, anche grazie a loro, giunge fino a noi per dare, ancora oggi, qualche momento di interesse e di serenità. Il motivo che preoccupa è quello della continuità: mancano le nuove generazioni; non ci sono cioè gli eredi, coloro che domani permetteranno lo sviluppo della festa stessa. C’è qualcosa che non gira. Lo scrittore francese de Saint-Exupéry, il noto autore della favola del Piccolo Principe, scriveva in un’ altra sua opera: siamo diventati come bestiame mansueto e nel profondo del nostro villaggio non sappiamo più inventare neppure un canto o fare una festa.

Una questione di sensibilità, di attenzione, di senso di responsabilità. Saint-Exupéry è divenuto noto come il poeta dell’impegno e della responsabilità. Tanto da morirne: pioniere del volo, è scomparso sul Mediterraneo, ormai vecchio come pilota, ultraquarantenne, ma alzatosi lo stesso in volo, ancora una volta, per compiere il proprio dovere per la patria in guerra. Impegno e responsabilità. E quando vengono meno la sensibilità, dunque, la passione e il senso di responsabilità scompaiono anche l’impegno, la fantasia e l’operosità che rendono possibili tutte le realizzazioni, piccole o grandi che siano.

Anche attorno al mondo del divertimento e della festa, insomma, si è guastato qualcosa; la festa è uno dei tanti valori che sono caduti, o sono stati svuotati dal di dentro, essiccando così la tradizione comunitaria e la partecipazione delle giovani generazioni. In molti e in troppi non sanno più cosa farsene della festa di popolo perché ormai sono dediti alle feste di massa, feste sempre più frequenti che tendono anzi a moltiplicarsi all’infinito, nelle discoteche, nei pub, nella città il

sabato notte. E la festa di massa non è festa di popolo.

***Il calendario per il

2012 è dedicato alla festa popolare, alla gioia tradizionale, allo stare insieme, in serenità, come borgo o come gruppo, come città o come frazione: dal Carnevale della Gioventù, iniziato da don Nilo Conti nel 1968, alla sagra della polenta di Monterchi, dalla Mostra Mercato d e l l ’ A r t i g i a n a t o alla Camminata del C o n t r a b b a n d i e r e .

Momenti di aggregazione attorno ad un interesse; occasioni di serenità in compagnia con tanti altri, spesso puri sconosciuti, ma non importa. Perché la festa è festa: gente che sta assieme anche senza conoscersi, gente che si incontra, bambini che schiamazzano, i rumori dell’occasione, colloqui, risate, battute, grida; musica dalle radio o dagli altoparlanti; l’orchestrina, a volte, o il gruppo rock. Gente che sa incontrarsi, insomma, sa entrare in relazione, attorno ad un fatto; non bestiame mansueto, direbbe Saint-Exupéry, ma popolo! Ecco la vera festa: il fatto che ci sia gente con uno spirito e con un’anima che sappia gioire, divertirsi e trovare soddisfazione nel tempo che passa in allegria. Gente che sa incontrarsi per un gesto economico, folcloristico, alimentare, tradizionale. Non importa il tema del gesto, interessa lo stile: l’essere cioè occasione di riunificazione, di riaggregazione e di riappropriazione di un aspetto importante della vita. La quotidianità non è solo velocità o ritmo incalzante perché schiavo degli orari e delle distanze da cancellare col rombo di un motore. La festa è vivere con la stessa intensità del gesto lavorativo, anche il tempo del gesto libero e personale; al quale si accede per tranquillità cercando il gusto di una vita piena, che prevede anche il tempo del riposo mentale e spirituale.

Quello del gioco è un bisogno ineliminabile, non occorre essere piccoli per il gioco: basta rimanere dentro come bambini per riuscire a trovare soddisfazione nel caos di una piazza affollata, o in mezzo ai profumi delle friggitorie; nella solitudine di un sentiero di montagna con

il cuore che si riempie di spettacolo, di bellezza e di colori o di fronte ad un vassoio di polenta fumante con

CALENDARIO 2012Festa in paese

Le feste tradizionali di Anghiari e Monterchi

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Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

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Edizione riservata ai lettori dell’Oratorio

Il nostro ringraziamento va alla Banca di Anghiari e Stia che, con il suo contributo, ci ha permesso la stampa del calendario dell’Oratorio per il 2012.

Redazione: Alessandro Bivignani, Frido Camaiti, Matteo Romanelli.Caporedattore: Anghiarino (è sempre il Del Pia). Con la supervisione di don Marco Salvi.

Per le fasi lunari sono state utilizzate le pagine internet di Marco Menichelli, Fiesole, http://www.marcomenichelli.it. I modi di dire sono della Maria Senesi. Foto: Emmedipì, FraMaria, Rostow.

Inserto Redazionale allegato al n. 6-2011 dell’Oratorio.

famiglia e amici riuniti tutti assieme allo stesso tavolo. Gioie umane, profondamente umane, che nascono da uno spirito attento, sveglio. Così uno sa godere di un canto popolare o di un ballo di villaggio, direbbe Saint-Exupéry, e riesce a rimanere pienamente uomo. Anche bellezza e musica, montagne e bancarelle sono fonte di fastidio e non di festosa partecipazione, in fondo, se non c’è lo spirito giusto; se, in qualche modo, uno non sa essere bambino per ritrovarsi poi come persona, cioè come uomo vero.

***Vivere la festa ed essere festa non è facile. Ci vuole

senso e significato. Questo è ciò che fa la differenza. Fra popolo e massa c’è un abisso; cioè la profondità del significato. Festa? Non è vero che mancano tutte le giovani generazioni: anzi il far festa ha di fronte a sé un presente ed un futuro, forse, luminoso, nonostante la crisi economica.

Non abbiamo una struttura economico sociale in parte cospicua organizzata attorno ai concetti di festa, di divertimento, di incontro, di ritrovo insieme? Certamente è così e le giovani generazioni vivono ed animano questa grandiosa macchina economico-sociale. Macchina… non festa! Il valore strutturale della macchina non è nel suo significato, ma nel suo valore economico. Funziona perché muove denaro, non perché è il volto di un significato permanente e perché restituisce senso a chi la vive.

Non a caso c’è chi, per descrivere la nuova condizione umana dei nostri anni, ha inventato i concetti di gioia triste, di massa atomizzata, di stordimento dello spirito per non pensare la condizione che vivi.

Non c’è festa senza luoghi di educazione alla vita. La fiera di S. Antonio e il pub, il Ceppo in piazza come la discoteca, sono luoghi di festa che si formano tutti per rispondere allo stesso bisogno: stabilire relazioni, incontrare, aggregarsi con spirito libero e sereno, in un

ambiente accogliente e che ti fa sentire te stesso.La differenza è data allora non dal luogo in sé, ma

da chi lo frequenta. È chi frequenta che partecipa, ricco o povero, e produce allora ricchezza o miseria. Una ricchezza di contenuti è diversa dalla ricchezza economica: i contenuti sono alimentati, non possono essere comprati.

Ecco la necessità, l’urgenza ormai, di essere luoghi di formazione, di concepirsi come luoghi educativi. Prima di tutto e soprattutto la famiglia: recuperare il tempo, tornare allo stare insieme fisico a tutti i costi, vivere in unità quanto più quotidiano possibile per provare a condividere, grandi e piccini, ragazzi e ragazze, una comunione d’intenti e di giudizio che è pur sempre possibile; nonostante la capacità estraniante dei tanti messaggi che quotidianamente ci investono.

Tornare a scegliere gli ambienti della vita a partire da un giudizio che la vita stessa può e deve produrre, giudizio che allora deve tornare ad esprimersi e ad essere indicativo. Essere uomini, insomma, per educare persone.

La festa allora? La sua salute e la sua modalità sono come cartine di tornasole. Per capire la ricchezza o il deficit di umanità di chi la vive. E muoversi di conseguenza!

Vicariato di Anghiarie Monterchi

Vicario Foraneo Manfredi don Romano

Parrocchie: Anghiari, Catigliano, Gello, Le Ville, Micciano, Monterchi, Padonchia, Pieve a Sovara, Pocaia, Ponte alla Piera, S. Leo, Tavernelle, Toppole, Viaio.

Festa dei bringoli:Si cucinano per San Martino

Che i bringoli siano il piatto tipico di Anghiari ormai è arcinoto. È dal 1981 che riproponiamo questo piatto nei giorni più prossimi all’11 novembre.

L’abbiamo fatto ricollegandoci ad una usanza ben pre-cisa, diffusa soprattutto in campagna, ma anche in paese, e che vedeva le famiglie impegnate la sera precedente a con-fezionare questi grossi spaghetti che il giorno dopo, festa di san Martino, si sarebbero mangiati conditi con un sugo finto ma arricchito dal rigatino. Era infatti questa l’occasio-ne in cui si mangiava di nuovo la carne di maiale, passata l’estate. La festa poi è arricchita da brustichino, salsicce e vino nuovo e si svolge sotto le Logge di Anghiari.

Anche in famiglia grande era l’attesa per questo piatto e si racconta di “Nato de Trombone” che, quando era al campo al lavoro, non tornava mai in orario per i pasti e a nulla servivano i messaggeri, i figli, inviati dalla massaia. Ma quando si confezionava il piatto prelibato, l’appello per il rientro era: «Babo attorna che la mama ha fatto i bringo-li», e l’effetto era assicurato.Il disegno in prima pagina è di Gabriele Babbini.

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GENNAIO 2012

I modi di dire della MariaQuello me pèri un Mammalucco (un tipo strano).

Il tempo di Fridus MeteorologicusSi inizia con presenza anticiclonica di tipo continentale che si presenta

con giornate belle e freddo di notte ma intorno alla Epifania cominciano ad affacciarsi dall’Atlantico alcuni veloci irruzioni artico-marittimo con discesa in prevalenza dalla porta del Rodano che apportano dei rapidi peggioramenti con neve sull’Appennino e molto probabilmente anche su Anghiari, con temperature che sfiorano lo zero termico.

Questa fase, ad intervalli ci terrà compagnia tutto il mese. Verso il 18 del mese un parziale aumento della pressione, con contributo continentale, può portare temperature notturne ben al di sotto dello zero termico. Giorni nevosi : il 12, 18 e 21.

Temperature medie del mese: minima -1, massima +5

1 D IIª DOMENICA dopo natale2 L S. Basilio e Gregorio3 M S. Nome di Gesù4 M B. Angela da Foligno5 G S. Giovanni Nepomuceno6 V Epifania di N.S.G.C.7 S S. Raimondo8 D BATTESIMO DI GESÙ9 L B. Gregorio X papa

10 M S. Gregorio11 M S. Igino12 G S. Ferreolo13 V S. Ilario di Poitiers14 S S. Firmino15 D IIª DOMENICA “per annum”16 L S. Marcello17 M S, Antonio abate18 M S. Prisca19 G Ss. Mario e Marta20 V Ss. Fabiano e Sebastiano21 S S. Agnese22 D IIIª DOMENICA “per annum”23 L S. Emeriana24 M S. Francesco di Sales25 M Conversione di S. Paolo26 G Ss. Tito e Timoteo27 V S. Angela Merici28 S S. Tommaso d’Aquino dott.29 D IVª DOMENICA “per annum”30 L S. Martina31 M S. Giovanni Bosco

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

Ha origini antichissime

Fiera di S. AntonioA memoria d’uomo, il 17 gennaio a

Monterchi è sempre stata grande festa. Nel giorno in cui la Chiesa ricorda S. Antonio abate, patrono degli animali, infatti, si svolgeva una grande fiera del bestiame che richiamava venditori da tutta la Valtiberina ed oltre, fino ad Arezzo. D’altronde gennaio era il mese in cui si ammazzava il maiale, in cui finalmente anche alla mensa dei poveri arrivava la carne. Anche oggi, a distanza di secoli, la tradizione si rinnova, sia pure mutata dallo scorrere del tempo.

Ed infatti, oltre a suini, ovini, bovini ed altri animali anche esotici gli espositori propongono oggi nella piazza del Mercatale macchine agricole, auto, moto, attrezzature per casa e giardino, artigianato. Ma ciò che è rimasto identico sono l’entusiasmo e la passione con cui i monterchiesi celebrano questa ricorrenza storica.

I pranziIn queste pagine parleremo di quelle occasioni, non tanto frequenti, in

cui c’era una abbondanza di cibo incredibile e si poteva fare una riserva per diverse settimane. Per il resto dell’anno i pasti erano abbastanza scarni di vivande e la fame ci si levava col pane (ma non sempre e non per tutte le famiglie ce n’era a sufficienza).

Le notizie io l'ho desunte da colloqui con alcuni ospiti del Diurno di Anghiari e da domande fatte alle persone più anziane che io ringrazio.

Anche questi pranzi, di cui parleremo fra poco, si differenziavano da famiglia a famiglia, a seconda delle loro possibilità. Noi abbiamo cercato di fare una media e vi proporremo l’elenco delle portate.

Ed ecco, alfine, i nostri pranzi più importanti: Natale e Pasqua. Poi un’occasione particolare per la varietà e per l’abbondanza era il pranzo di nozze, noi parleremo di quelli allestiti in casa.

Altre occasioni erano il giorno del Ciccicocco (Giovedì grasso) e del Carnevale (l’ultimo martedì di carnevale). Infine illustreremo il pranzo della battitura la cui caratteristica peculiare era il sugo d’ocia, se si va nella Val di Chiana diventa sugo d’ocio.

Fra le cuoche che davano man forte per i pranzi più importanti ricordiamo la Dina del Guerrini di San Leo, la Settimia che stava per la Bozia, la Betta Leonardi e, volentieri, ricordiamo Marchino da Toppole. Queste cuoche, veramente in gamba, hanno tramandato fino a noi tantissime buone ricette e il loro elenco è molto più lungo. Ne parleremo in altra occasione.

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FEBBRAIO 2012

1 M S. Enrico2 G Presentazione di Gesù - Candelora3 V S. Biagio4 S S. Andrea Corsini5 D Vª DOMENICA “per annum”6 L S. Paolo Miki7 M Beato Pio IX papa8 M S. Girolamo Emiliani9 G S. Apollonia

10 V S. Scolastica11 S Madonna di Lourdes12 D VIª DOMENICA “per annum”13 L S. Martiniano14 M Ss. Cirillo e Metodio15 M Madonna del Conforto16 G S. Giuliana17 V Ss. Fondatori Servi di Maria18 S S. Costanza19 D VIIª DOMENICA “per annum”20 L S. Serapione21 M S. Pier Damiani22 M CENERI digiuno e astinenza

23 G S. Policarpo24 V S. Modesto astinenza

25 S S. Gerlando26 D Iª DOMENICA di Quaresima27 L S. Gabriele dell’Addolorata28 M S. Ilario29 M S. Osvaldo

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

Il tempo di Fridus MeteorologicusDopo un inizio variabile c’è occasione di una sventagliata di aria

gelida proveniente dalla Russia che determina apporto di venti freddi forti e con nevischio su tutta la dorsale appenninica e anche su Anghiari e zone limitrofe. Questo afflusso gelido da oriente, accompagnato da una rimonta verso nord dell’anticiclone delle Azzorre verso in nord può consentire l’attivarsi di una fase molto fredda e nevosa specialmente sulle regioni centrali e pertanto anche su di noi.

Giorni favorevoli a precipitazioni nevose il 13-14-15 e 22 del mese. Ricordiamoci che , negli anni del gran freddo (1929-1956-1963-1985 ecc.) il mese di febbraio è risultato quasi sempre il più copioso nelle precipitazioni nevose, in quanto l’Anticiclone Russo-Siberiano è nel momento più favorevole ad avvicinarsi alle regioni adriatiche).

Temperature medie del mese: minima 0, massima +5

I modi di dire della MariaChe berci! Pèri che te scannino (come si fa con il maiale).

Le castagnoleIngredienti: 500 g. di farina, 5 uova, burro g. 50, lievito una bustina,

latte 1 bicchiere, un pizzico di sale, buccia grattugiata di 1 arancia e 1 limone. Preparazione: si fa sciogliere il burro nel latte. Intanto si fa un impasto con la farina e le uova a cui si aggiunge il pizzico di sale e il nostro burro quando è tiepido, le bucce grattugiate e per ultimo il lievito.

Dopo aver ancora impastato si lascia riposare per mezz’ora, si spiana e si fanno delle strisce da cui si ricavano dei rombi che, messi a friggere nell’olio bollente, diventeranno le nostre gonfie castagnole (questo è il segno che sono venute bene).

I fiocchi o stracciUn uovo, un pizzico di sale, un po’ di vinsanto, farina q.b.Si impastano tutti gli ingredienti e si forma un impasto non troppo

duro, tipo quello per la pasta. Si lascia riposare per mezz’ora coperto e poi si stende fino fino e si taglia con la rotellina dei ravioli a losanghe o a strisce per farci dei fiocchi e poi si frigge in olio bollente.

Si scolano e si cospargono di zucchero. Provateli sono buoni!

Si svolge l’ultima domenica di carnevale

Carnevale della GioventùIl Carnevale di Anghiari ha avuto inizio

nel 1968, quando don Nilo riunì un gruppo di volontari che con la loro fantasia e il loro la-voro realizzarono la prima edizione. Per i pri-mi anni la sfilata partiva proprio dal piazzale dell’Oratorio e sfilava poi per le strade del paese. Ecco come l’Oratorio descrive la se-conda edizione: “Nuovamente gli Anghiaresi, in quest’anno, hanno animato il paese con lo spettacolo del carnevale. Tutti contenti!”

Simbolo e personaggio del nostro carne-vale è il sambudellaio che apre la sfilata con la corona di sambudelli intorno al collo che saranno addentati dai ragazzi.

Partecipano a questa iniziativa le frazioni di Anghiari coordinate da una apposita società.Il carro di Bistina, 27 febbraio 1968, prima edizione del Carnevale della Gioventù di Anghiari, mentre si dirige al Campo della Fiera.

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MARZO 2012

1 G S. Albino2 V S. Quinto astinenza3 S B. Benedetto Sinigardi d’Arezzo4 D IIª DOMENICA di Quaresima5 L S. Lucio6 M S. Fridolino abate7 M Ss. Perpetua e Felicita8 G S. Giovanni di Dio9 V S. Francesca romana astinenza

10 S S. Simplicio11 D IIIª DOMENICA di Quaresima12 L S. Innocenzo I13 M S. Cristina14 M S. Paolina15 G S. Luisa de Marillac16 V B. Torello da Poppi astinenza

17 S S. Patrizio18 D IVª DOMENICA di Quaresima19 L S. Giuseppe sposo della B.V.M.20 M S. Giovanni Nepomuceno21 M S. Serapione22 G S. Benvenuto23 V S. Turibio astinenza

24 S S. Severo25 D Vª DOMENICA di Quaresima26 L Annunciazione di N.S.G.C.27 M S. Ruperto28 M S. Ilarione29 G S. Eustachio30 V S. Giovanni climaco astinenza

31 S S. AgilulfoRealizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

Il tempo di Fridus MeteorologicusL’inizio del mese risente ancora della circolazione fredda di febbraio

almeno fino al 9 – 10 del mese, dopo un anticiclone sub-tropicale porterà stabilita dell’aria e conseguente aumento termico. Iniziano dei cenni evidenti di primavera, che risulterà meno piovosa del solito proprio per questa insistenza anticiclonica in quota. Solo il passaggio di corpi nuvolosi da nord-ovest riescono ad apportare brevi peggioramenti e di poca consistenza.

Temperature medie del mese: minima +4, massima +8

I modi di dire della MariaSe’ torto come ‘na via da poggio (notoriamente tutte curve).

Si rinnova ancora oggi

CiccicoccoAltro non è che l’andar a cercare la salsiccia

e l’uovo per il giovedì di carnevale. Si andava muniti di paniere, per le uova, e “spidone”, per le salsicce. Poi, tutti assieme, una cena, magari con un ballo. Siamo in carnevale!

Nel dopoguerra ed in certi periodi era il modo, per i meno abbienti, per procurarsi il necessario per mangiare un po’ di più del so-lito. Si mettevano dei vestiti smessi o grandi con una mascherina e i baffi dipinti. Ma di solito ricevevano un pezzo di pane e solo di rado salsicce e uova. Andando di casa in casa si diceva: “Ciccicocco pane intinto, damme ‘n’ovo che te l’ho vinto.”

Alla fine degli anni ‘70 è stato riproposto da un gruppo di amanti delle tradizioni con tanto di accompagnamento musicale e apposita canzonetta.

Nella foto l’edizione del 1994.

Carnevale e Ciccicocco: il mangiareQuando si dice carnevale si intende l’ultimo martedì di carnevale. In questo

giorno non mancava il classico piatto di maccaroni spenti d’ova ma in più c’era la gallina di carnevale. Era una gallina che non faceva più le uova, perché in là con gli anni, ed il suo destino era segnato. C’è ancora il detto (anche se non ci sono più galline) che la gallina di carnevale se non l’amazzi va a male. Cioè se per qualche motivo questa gallina non veniva utilizzata, magari per risparmiare e utilizzarla in altra occasione, il più delle volte moriva per qualche accidente o la mangiava la volpe, comunque faceva una finaccia. E poi, se moriva qualche pollo per qualsiasi motivo, la colpa era sempre di quella gallina che non si era ammazzata.

Ma veniamo a noi, cioè al pranzo semplice ma abbondante.Maccaroni al sugo della nostra gallina la cui carne veniva fatta cuocere a

pezzi grossi nel tegame insieme al sugo; poi si toglievano e si mangiavano come secondo, tipo carne in umido. Per la cena invece tagliolini in brodo sempre della nostra gallina.

Ma torniamo indietro al giorno del Ciccicocco in cui, come dice la parola stessa, per colazione si mangiava la salsiccia con l’uovo in padella. A pranzo invece i nostri bravi maccaroni.

In questi giorni poi, ma durante tutto il periodo di carnevale, non mancavano le castagnole. Anzi era una gara a chi le faceva meglio. E siccome le castagno-le vengono di varie dimensioni c’era sempre qualcuno che tendeva a prendere quelle più grosse. Si racconta di quella massaia che allora ne fece una veramente grossa che subito venne prelevata dal nostro incauto mangiatore. Solo che all’in-terno era stata messa della stoppa. Ci si divertiva anche così.

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APRILE 2012

1 D DOMENICA delle PALME2 L Lunedì della Settimana Santa3 M Martedì della Settimana Santa4 M Mercoledì della Settimana Santa5 G Giovedì Santo6 V Venerdì Santo digiuno e astinenza

7 S Sabato Santo8 D PASQUA DI RISURREZIONE9 L Ottava di Pasqua

10 M Ottava di Pasqua11 M Ottava di Pasqua12 G Ottava di Pasqua13 V Ottava di Pasqua14 S Ottava di Pasqua15 D DOMENICA IN ALBIS16 L S. Bernardetta Soubirous17 M S. Innocenzo18 M S. Eusebio19 G S. Leone IX papa20 V S. Aniceto21 S S. Anselmo d’Aosta22 D III DOMENICA DI PASQUA23 L S. Giorgio24 M S. Fedele25 M S. Marco ev.26 G Ss. Guglielmo e Pellegrino27 V S. Sirone28 S S. Pietro Chanel29 D IV DOMENICA DI PASQUA30 L S. Pio V papa

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

Il tempo di Fridus MeteorologicusInizia Aprile discreto fino verso il 6-7 poi una depressione fredda in quota può apportare un ritorno invernale con determinazione di una depressione nel Mediterraneo con piogge abbondanti ed improvvise e qualche imbiancata intorno ai 900-1000 metri sul nostro Appennino. Nei giorni 11, 12, 13 e 14 probabilità di grandinate anche su Anghiari e temperature vicino alle zero termico durante la notte.

Temperature medie del mese: minima +7, massima +13

I modi di dire della MariaCanti come ‘n gatto a stretto a ‘n’uscio.

Il pranzo di PasquaAnche il pranzo della Pasqua era quello in cui due primi erano

obbligatori. In questa occasione, per dare modo di riunirsi nelle case dei vari parenti, si festeggiava la Pasqua in varie giornate. Natural-mente la domenica di Pasqua era quella classica e la più importante, ma poi ritrovi festosi e con abbondanza di cibi erano sia il lunedì che il martedì. Ricordo che ad esempio a Barliano si festeggiava proprio il martedì. E per la domenica in Albis nuova occasione per dare modo di contraccambiare alle varie famiglie.

Naturalmente da famiglia a famiglia c’erano delle variazioni per-ché i parenti si “davon parte”, dice la Sofia (cioè una volta da una parte una volta dall’altra), ma ecco alcuni esempi stabilizzati nel tempo: A Catigliano, Barliano e Viaio il martedì; a San Leo il lunedì; a Valealle la domenica in Albis.

Ricordo che anche la colazione era particolare, in casa dei miei si mangiava pan giallo, affettato e ovo sodo benedetto.

Queste le pietanze per il pranzo:Crostini neri e antipasto con salamino, prosciutto e soprassata.Cappelletti in brodo.Lesso accompagnato dal ripieno e insaporito da una salsina verde.Maccaroni al sugo.Arrosto (pollo, coniglio, piccione, agnello) con patate al forno.Infine i dolci particolarmente abbondanti per Pasqua: Ciaramiglia

senza lievita, torcoli, pan giallo, pastine bianche, pasta reale, pasta margherita e, naturalmente, zuccarini (quelli lessati).

Si svolge fra il 25 aprile e il 1° maggio

Mostra ArtigianatoOggi questa manifestazione è la più im-

portante nell’arco dell’anno per presenze e manifestazioni collaterali.

Nacque nel 1976 per iniziativa della Pro Loco con l’allora presidente Francesco Teste-rini, e si svolse utilizzando l’ampia galleria Girolamo Magi, Le Logge (vedi foto), e le belle sale del palazzo Corsi.

Sarà dal 1978 che assume l’indirizzo at-tuale, cioè di utilizzare in prevalenza i fondaci dell’antico castello messi a disposizione dai proprietari che vedono così animarsi il centro antico di Anghiari con la presenza e il lavoro di artigiani provenienti da Anghiari, dalla Valtiberina e altre realtà a noi vicine.

Successivamente si è costituito un apposito Ente che tuttora gestisce questa importante iniziativa per Anghiari e per tutta la vallata.

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MAGGIO 2012

1 M S. Giuseppe lavoratore2 M S. Atanasio3 G SS. Crocifisso - Festa ad Anghiari4 V S. Ciriaco Dedicazione della Propositura

5 S S. Irene6 D V DOMENICA DI PASQUA7 L S. Augusto8 M S. Vittore9 M S. Pacomio

10 G S. Alfio11 V S. Ignazio da Laconi12 S S. Pancrazio13 D VI DOMENICA DI PASQUA14 L S. Mattia apostolo15 M S. Simplicio16 M S. Ubaldo17 G S. Pasquale Baylon18 V S. Giovanni I papa19 S S. Crispino da Viterbo20 D ASCENSIONE DI N.S.G.C.21 L S. Vittorio22 M S. Rita da Cascia23 M S. Bum24 G B.V.M. Ausiliatrice25 V B. Bartolomeo Magi d’Anghiari26 S S. Filippo Neri27 D PENTECOSTE28 L S. Luciano29 M S. Bona30 M B. Carlo Liviero31 G Visitazione della B.V.M

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

Il tempo di Fridus MeteorologicusAvvio del mese con temperature sotto la media per delle bolle di bassa pressione in quota che portano molta instabilità, nelle ore centrali della giornata. Acquazzoni e temporali veloci ci faranno compagnia fin verso il 20 del mese quando una prima irruzione di alta pressione sub-tropicale ci avverte dell’imminenza dell’estate.

Temperature medie del mese: minima +12, massima +18

I modi di dire della MariaOggi ‘n’è volto paglia (non hai fatto niente)!

La ricetta della Speranza del PonteMinestra di pane

Si preparano i fagioli e si fanno cuocere a parte. In una bella pentola capiente si mette una carota, un gambo di sedano, un paio di patate e anche il prezzemolo tritato e un po’ di bietola, una zucchina quando c’è. Si fa cuocere il tutto e intanto si prepara il soffritto con la cipolla e olio adeguato e un po’ di pomodoro. Quando è pronto butto anche questo dentro al pentolone e quindi i fagioli con il loro brodo denso.

Si fa cuocere abbondantemente il tutto per amalgamare il sapore.Intanto in una bella fiamminga si affetta il pane raffermo fino fino. E

come si taglia è uno dei segreti di questa ricetta.Quindi sopra le fette preparate si mette il nostro minestrone che deve

essere abbondante perché deve merlare tutto il pane.Io il formaggio non ce lo metto.

Il mangiare dell’AscensioneUna usanza di casa dei miei per il giorno dell’Ascensione è quella che

le uova che le galline “fanno” in questo giorno, vanno tutte consumate nello stesso giorno.

E allora si cuocevano nella padella affogate nel pomodoro. Il pomo-doro era quello dei fiaschi, preparato a pezzi nell’estate dell’anno prima, in cui, per conservarlo, si metteva il “sale cilico” (acido acetilsalicilico, l’aspirina) che si comprava a bustine in farmacia.

Si estrae il 3 di maggio

TombolaDi tombole ne esistono altre in vallata

ma questa di Anghiari ha sempre una gran-dissima affluenza di persone provenienti sia dalla parte toscana che da quella umbra della Valtiberina.

Caratteristica infatti è la sua collocazione e l’utilizzo di un tabellone ottocentesco, vera-mente unico, per la visualizzazione dei numeri estratti. Molti sono stati coloro che “bercia-vano” i numeri, oggi coadiuvati da sistemi di amplificazione, che accompagnavano ogni estrazione con delle annotazioni scherzose o a doppio senso. Ricordiamo fra gli ultimi Pippo, Corea, Fabiano e il Maschio.

Alla tombola fanno seguito i fuochi d’arti-ficio sotto le antiche mura di Anghiari.Nella foto la tombola del 2003 con l’urna e il ta-bellone dei numeri estratti.

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GIUGNO 2012

Il tempo di Fridus MeteorologicusTemperature inizialmente estive e molto gradevoli. Intorno al 2 del mese una piccola irruzione fredda sui Balcani porta instabilità dell’aria con rovesci di acqua nelle ore centrali della giornata. Intorno al 20 del mese l’anticiclone delle Azzorre arriva in maniera decisa e avremo belle giornate di sole e abbastanza calde.

Temperature medie del mese: minima +14, massima +24

1 V S. Giustino2 S Ss. Marcellino e Pietro3 D SS. TRINITA’4 L S. Quirino5 M S. Bonifacio6 M S. Norberto7 G S. Godescalco8 V S. Vittorino9 S S. Efrem

10 D CORPUS DOMINI11 L S. Barnaba ap.12 M S. Gaspare13 M S. Antonio da Padova14 G S. Eliseo15 V Sacro Cuore di Gesù16 S Sacro Cuore di Maria17 D XI DOMENICA “per annum”18 L S. Calogero19 M S. Romualdo abate20 M S. Ettore21 G S. Luigi Gonzaga22 V S. Paolino da Nola23 S S. Agrippina24 D XII DOMENICA “per annum” 25 L S. Massimo26 M S. Josè Escrivà27 M S. Cirillo di Alessandria28 G S. Ireneo di Lione29 V Ss. PIETRO E PAOLO30 S Ss. Primi Martiri di Roma

MercatiLunedì: Pieve S.StefanoMartedì: SansepolcroMercoledì: AnghiariGiovedì: SestinoSabato: SansepolcroDomenica: Monterchi

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

I modi di dire della MariaT’ho portèto ‘n so’ che (qualcosa, un regalino).

Si corre il 29 giugno

Palio di San PietroDal 2002 si è ripresa la tradizione del Pa-

lio, interrotta a metà ottocento, a ricordo della storica Battaglia di Anghiari, combattuta il 29 Giugno 1440 nella piana sottostante il paese tra l’esercito fiorentino e quello milanese e conclusasi con la vittoria delle truppe gigliate.

Ritornano così puntualmente le celebra-zioni del Palio della Vittoria, annunciate dal suono del Campano e precedute dalla sfilata di Gruppi Storici, che culminano con l’epica sfida dei corridori rappresentanti i rispettivi Comuni di residenza, su per l’aspra ruga, a perdifiato, fino alla piazza, fra ali di folla fe-stante per la ricorrenza.

Al vincitore sarà consegnato il Palio che ornerà il Comune vincitore.

Nella foto il vincitore del Palio 2011 Christian Marianelli di San Giustino.

Il mangiare della mietituraLa mietitura, quella fatta a mano, era meno faticosa della battitura ma

durava per diversi giorni. E allora in genere si dovevano prendere degli aiuti, “l’opere”, e si andava in piazza ad Anghiari, davanti a Garibaldi, dove queste stazionavano. Erano o del posto o provenienti da Arezzo o la Val di Chiana che in quelle zone la mietitura era già finita. Io vi parlo di quello che faceva mio nonno Mattio.

Ma veniamo ai pasti. La mattina era usanza dare biscotti e vinsanto e magari anche pane con affettati.

Il pranzo e la cena si consumavano al campo per risparmiare tempo e si portavano con delle grandi paniere. Per pranzo spesso si faceva la minestra, pollo o coniglio arrosto, qualche zucchina lessa. La merenda-cena, si con-sumava abbastanza presto e consisteva in affettati, pansanella o cose simili. Poi ancora al lavoro per finire qualche maglio di grano, legare le manne coi “balzi” e raggrupparle formando i “cavaglioni”.

La Rita di Tubbiano dicePer la mietitura la mattina presto si mangiava una fettina di torcolo e vinsanto poi verso le otto la mas-saia portava al campo formaggio e affettati e anche cipolline per fare la zuppa. Pranzo a casa e la merenda-cena di nuovo al campo, portata con la paniera appoggiata sul coroglio.

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LUGLIO 2012

Il tempo di Fridus MeteorologicusSembra che il caldo rimane ben radicato in Italia e pertanto anche noi avremo delle splendide giornate estive. Dopo il 14 un’irruzione artico-marittimo dal Rodano potrebbe arrivare ad apportare una lieve instabilità con conseguente attivazione di cumuli pomeridiani che apporteranno dei veloci temporali che in alcune delle nostre zone sarebbero anche forieri di brevi grandinate.

Temperature medie del mese: minima +17, massima +28

1 D XIII DOMENICA “per annum”2 L S. Urbano3 M S. Tommaso ap.4 M S. Elisabetta di Portogallo5 G S. Antonio M. Zaccaria6 V S. Maria Goretti7 S S. Panteno8 D XIV DOMENICA “per annum”9 L S. Nicola Pichi da Sansepolcro

10 M S. Rufina11 M Apparizione Mad. del Combarbio12 G S. Giovanni Gualberto13 V S. Enrico14 S S. Camillo De Lellis15 D XV DOMENICA “per annum”16 L B. V. Maria del Monte Carmelo17 M S. Marcellina18 M S. Federico19 G S. Arsenio20 V S. Apollinare21 S S. Lorenzo da Brindisi22 D XVI DOMENICA “per annum”23 L S. Brigida di Svezia24 M S. Eufrasia25 M S. Giacomo Ap.26 G Ss. Gioacchino e Anna27 V S. Raimondo28 S S. Vittore 29 D XVII DOMENICA “per annum”30 L S. Pietro Crisologo 31 M S. Ignazio di Loyola

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

I modi di dire della MariaMe so’ preso ‘na gatta da pelère (una cosa difficoltosa).

Il pranzo di nozzePer il pranzo di nozze ogni famiglia cercava di dare il meglio di sé e,

fra l’altro, era l’addio della sposa alla sua casa natale; il pranzo lo orga-nizzava la sua famiglia, poi lei sarebbe andata a vivere con il marito (più rari i casi in senso inverso ed allora si diceva dello sposo che era entrato ‘ngenarèto). Quindi dopo il matrimonio, sempre nella parrocchia della sposa, ci si avviava, per lo più a piedi, verso la sua casa. Lungo la stra-da, agli incroci, nei gruppi di case, amici e conoscenti o semplici vicini organizzavano i fochi, a volte un rinfreschino, e gli sposi non lesinavano in zuccarini e in confettini lunghi e colorati.

In genere per il pranzo ci si faceva aiutare da una cuoca di mestiere che qualche giorno prima organizzava il tutto e stabiliva tutto l’occor-rente. I familiari fungevano da aiuto cuochi.Ed alfine ecco il menù:Crostini neri, ma anche bianchi e rossi, e antipasto di affettati.Cappelletti in brodo di gallina e vitella.Lesso e ripieno.A volte anche pollo in galantina.Maccaroni e ravioli col sugo bono che deve bollire almeno tre ore.Umido col pollo, coniglio o agnello.Arrosto (piccioni, pollo, anatra, oca) accompagnato da patate al for-no e insalata.I dolci, abbondanti, consistevano in zuccarini, confetti, crostate, tor-colo, mantovana, pasta margherita, pasta reale. Si preparava anche una torta nunziale costituita da pasta margherita ripiena.Frutta oppure macedonia e caffè col bricco.

Ogni seconda domenica del mese

Memorandia(Le cose che raccontano)

Questa iniziativa è nata nel 2000. Ecco come Marco Santi, allora delegato del Centro Tecno-logico del Restauro, descrive gli inizi di questa manifestazione. “Si voleva incentivare il settore dell’antichità, del restauro e di tutto quello che ruota attorno a queste attività. Si cercava inoltre di portare ad Anghiari collezionisti ed appassionati delle cose del passato. Lo scopo non era tanto quello di ottenere un gran giro di vendite, già difficile allora, ma quello di creare perlomeno un po’ di scambi culturali e portare un soffio di aria nuova in questo comparto in sofferenza.”

Oggi la manifestazione vive anche dell’aiuto di altre realtà paesane che ne arricchiscono i contenuti (la foto è dell’11 luglio 2004).

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AGOSTO 2012

Il tempo di Fridus MeteorologicusNella prima decade si alternano caldo e infiltrazioni fresche

dall’Atlantico che su Anghiari possono apportare dei temporali che, con il calore del suolo, possono essere anche di forte intensità e pericolosi per la caduta di fitte grandinate. Dopo ferragosto tempo stabile per almeno una settimana e poi impulsi atlantici in crescendo, apporteranno variabilità piovosa e diminuzione sostanziale della calura.

Temperature medie del mese: minima +17, massima +28

1 M S. Alfonso Maria de’ Liguori2 G Perdono di Assisi3 V S. Aspreno4 S S. Giovanni M. Vianney5 D XVIII DOMENICA “per annum”6 L Trasfigurazione di Gesù7 M S. Donato (patrono diocesano)8 M S. Domenico9 G S. Teresa B. della Croce (Edith Stein)

10 V S. Lorenzo11 S S. Chiara d’Assisi 12 D XIX DOMENICA “per annum”13 L S. Ippolito14 M S. Massimiliano M. Kolb15 ASSUNZIONE B.V.M.16 G S. Rocco17 V S. Eusebio18 S S. Elena19 D XX DOMENICA “per annum”20 L S. Bernardo di Chiaravalle21 M S. Pio X papa22 M Beata Vergine Maria regina23 G S. Brigida di Svezia24 V S. Bartolomeo25 S S. Ludovico26 D XXI DOMENICA “per annum”27 L S. Monica28 M S. Agostino29 M Martirio di San Giovanni Battista30 G S. Pietro Crisologo31 V B. Andrea da Sansepolcro

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

I modi di dire della MariaSo’ sudèta lercia.

Il pranzo della battituraQuello della battitura era un pranzo speciale. Diciamo che era un

pranzo di lavoro, ma di lavoro vero. Usava a quei tempi che varie fami-glie facevano a sconto, si riunivano cioè ora in un podere ora nell’altro per darsi man forte perché la battitura richiedeva molto personale, era faticosa e si mangiava, oltre che i maccaroni, anche parecchia polvere. Però al momento del pranzo le massaie non lesinavano in abbondanza di cibo ed anche in bontà.

Ma di buono, oltre il pranzo, e atteso dai giovanotti, c’era il passag-gio di un gruppo di ragazze che portavano da bere: acqua nelle brocche e vino nei fiaschi. Era un reintegrare il corpo con le bevande e rinfrancare lo spirito nel vedere girellare per l’aia delle belle ragazze. Certamente non mancavano battutine che le ragazze ormai conoscevano a memoria. A volte si passava con vinsanto e biscotti preparati appositamente e si fermava anche la battitura per una breve sosta.

E infine il pranzo di cui erano elemento essenziale le “oce” che veni-vano poste, o comprate da piccole, appositamente per questo scopo.

Si apparecchiava in terra sopra un bello strato di paglia appena bat-tuta e tovaglie lunghe oltre sei metri tessute al telaio.

E quindi sopra ci si mettevano: Maccaroni al sugo d’ocia, di que-sti se ne mangiavano diversi piatti a commensale. Arrosto d’ocia, polli, conigli, nane con contorno di patate, il tutto cotto al forno. Insalata. E naturalmente pane a volontà. E vino.

A volte si destinava per la battitura anche un prosciutto.

In agosto al Poggiolino

Tovaglia a quadriÈ un evento di ‘teatro povero’ e gastro-

nomia locale che si tiene da diciassette anni in una piazzetta (il Poggiolino) situata nel cuore antico di Anghiari. Tovaglia a Quadri è un’osteria all’aperto dove ogni anno si raccon-ta una storia diversa, interpretata dalla gente che abita la piazza, fra memorie autentiche e miti locali, problematiche sociali locali e riferimenti a tematiche universali.

Fin dalle sue origini, uno degli scopi prin-cipali di Tovaglia a Quadri è quello di valo-rizzare la grande tradizione di teatro, musica popolare e poesia estemporanea di Anghiari, nonché quello di avvicinare le nuove genera-zioni a una forma di “teatro di comunità”, dove il cibo e le storie assumono un ruolo portante e fortemente “identitario”.

Piatto forte sono i bringoli al sugo finto.

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SETTEMBRE 2012

Il tempo di Fridus Meteorologicus

Fase iniziale con piogge e temporali, poi, dopo il 10 del mese nuovo apporto anticiclonico con belle giornate: calde di giorno e fresche di notte.

Per fine mese perturbazione atlantica pronta a portare i primi segni autunnali ben evidenti.

Temperature medie del mese: minima +14, massima +24

22/23 settembre:

EQUINOZIOD’AUTUNNO

1 S S. Egidio2 D XXII DOMENICA “per annum”3 L S. Gregorio Magno4 M S. Rosalia5 M S. Quinto6 G S. Zaccaria7 V B. Guido d’Arezzo8 S Natività B.V. Maria9 D XXIII DOMENICA “per annum”

10 L S. Nicola da Tolentino 11 M Ss. Felice e Regolo12 M SS. Nome di Maria13 G S. Giovanni Crisostomo14 V Esaltazione della S. Croce15 S B.V.M. Addolorata16 D XXIV DOMENICA “per annum”17 L Sacre Stimmate di San Francesco18 M S. Giuseppe da Copertino19 M S. Gennaro20 G Ss. Martiri coreani21 V S. Matteo ap. ev.22 S S. Silvano23 D XXV DOMENICA “per annum”24 L S. Pacifico 25 M S. Cleofa26 M S. Teresa Couderc27 G S. Vincenzo de’ Paoli28 V S. Venceslao29 S Ss. Michele, Gabriele, Raffaele30 D XXVI DOMENICA “per annum”

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

I modi di dire della MariaGni n’ho dète a babo morto (sconsideratamente).

Da un prodotto tipico del Padonchia

Sagra della polentaDal 1973 il terzo fine settimana di settembre

a Monterchi è dedicato ogni anno alla Sagra della Polenta, un viaggio alla riscoperta dei sapori tipici della tradizione valtiberina organizzato dalla Pro Loco locale. Dal venerdì alla domenica, infatti, è la polenta, al sugo o arrosto con salsicce, fegatelli di maiale o funghi, la protagonista assoluta, servita ai visitatori negli stand allestiti nella piazza del Mercatale e nel centro storico, dove una volta la rassegna si svolgeva per intero.

Non mancano mai, inoltre, momenti di intrattenimento con l’esibizione di gruppi musicali o di compagnie di attori, sfilate, mercatini di artigianato e collezionismo. Da due anni c’è stato anche il ritorno della Marcialonga monterchiese, gara podistica nei dintorni del paese.Foto del libro “Tutti a tavola con la polenta.

MercatiLunedì: Pieve S.StefanoMartedì: SansepolcroMercoledì: AnghiariGiovedì: SestinoSabato: SansepolcroDomenica: Monterchi

I saggi contadiniGennaio,

tutti i frutti nel granaio.Febbraio, se non ferra,

marzo spella.Marzo

se va bene, ogni baco va scalzo.Aprile,

ogni goccia è un barile.Maggio,

m’arizzo e arcaggio.Giugno,

la falce in pugno.Luglio, lampi e tuoni,

nei campi ci sono i cavaglioni.Agosto,

moglie mia non ti conosco.Settembre

l’uva è matura, e il fico pende.Ottobre, non più lagne,

raccogliamo le castagne.Novembre, tutti i Santi,

onoriamo i Camposanti.Dicembre, dal più grande al più piccino,

aspettiam Gesù Bambino.

I liquoriIo ricordo che nel do-poguerra si preparava il vermut con delle bustine e vino bianco. Mi sembra si facesse-ro anche altri liquori. Chissà i coloranti che ci siamo bevuti!

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OTTOBRE 2012

Il tempo di Fridus MeteorologicusÈ chiaramente autunno in arrivo, ma l’alta pressione delle Azzorre si

rifiuta di rientrare in oceano del tutto e pertanto riesce a determinare delle giornate abbastanza piacevoli nelle temperature.

Dopo il 20 si scatena l’autunno con le prime vere depressioni dall’Islanda che cominciano ad interessare e conquistare il Mediterraneo.

Temperature medie del mese: minima +9, massima +14.

1 L S. Teresa del Bambin Gesù2 M Ss. Angeli custodi3 M S. Dionigi Areopagita4 G S. Francesco (patrono d’Italia)5 V S. Faustina6 S S. Bruno7 D XXVII DOMENICA “per annum”8 L S. Ugo9 M S. Dionigi

10 M S. Daniele Comboni11 G S. Gaudenzio12 V S. Serafino13 S S. Romolo14 D XXVIII DOMENICA “per annum”15 L S. Teresa d’Avila16 M S. Margherita M. Alacoque17 M S. Ignazio d’Antiochia18 G S. Luca Evangelista19 V S. Paolo della croce20 S S. Irene 21 D XXIX DOMENICA “per annum”22 L S. Lupenzio23 M S. Giovanni da Capestrano24 M S. Antonio Maria Claret25 G S. Miniato26 V S. Rustico27 S S. Evaristo28 D XXX DOMENICA “per annum”29 L S. Onorato30 M S. Marciano31 M B. Ranieri dal Borgo

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

I modi di dire della MariaHo ‘na fème che mangiarebbi el fin del credo (farebbe di tutto).

La ricetta della valle del Cerfone, quella del Palazzo del Pero

Il BaldinoIngredienti: gr 500 di farina di marroni, 1 litro di acqua tiepida, un pizzico di sale, ½ bicchiere di olio extra vergine di oliva, rosmarino, pinoli o noci.

Si mette la farina in una terrina e si aggiunge il sale. Si versa a poco a poco l’acqua sulla farina amalgamando bene. Si aggiungono all’impasto 3 cucchiai grandi di olio. Si assaggia l’impasto per valutare se è salato abbastanza. Il segreto sta nel trovare l’equilibrio tra il sale e il dolce della farina.

Vietato aggiungere zucchero.Si versa l’impasto in una teglia precedentemente cosparsa di olio e si

aggiunge il rosmarino e un po’ di giri di olio sopra.In forno a 200° per 40 minuti.

***Con la farina poi si fa la “polenda”, ma bisogna vederla fare almeno

una volta. Comunque ecco la ricetta. Si mette a bollire l’acqua nel paiolo, quando bolle si mette tutta la farina, ci si fa un buco al centro e si fa bollire per 40 minuti. Si toglie l’acqua in eccesso, si amalgama col nostro rasa-gnolo, si rovescia sulla spianatoia e si taglia a fette con un filo forte.

A Monterchi in ottobre

BuongustaiL’ultima nata tra le sagre monterchiesi

è quella dei Buongustai, fiera che offre ai visitatori la possibilità di gustare i prodotti tipici della Valtiberina. Negli stand allestiti nel centro storico è possibile assaggiare tra gli altri castagnaccio, polenta, farinata con fagioli brutti, salsicce, salame, capocollo e dolci tradizionali, oppure acquistare miele, olio, funghi, tartufi, farine, patate, cipolle, aglio e frutta di stagione.

Non solo gastronomia: anche l’artigianato artistico tradizionale ha il suo spazio, con banchi dedicati ai lavori in ferro battuto, al vetro artistico, al vinco e vimini, alla pietra lavorata, ai mobili in stile. Insomma una valorizzazione completa del patrimonio culturale locale che rappresenta il segreto del successo di una manifestazione nata solo all’alba del terzo millennio.

Il tempo: Le mie previsioni si basano, come sempre, con l’andamen-to del mese di ottobre, che mi da lo spunto statistico per formulare quello che sarà l’andamento del semestre freddo in arrivo consul-tando i dati trentennali in mio possesso sull’andamento meteo di Anghiari e della Valle del Tevere.

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NOVEMBRE 2012

Il tempo di Fridus MeteorologicusGiornate piovose, non fredde ma uggiose. Fase autunnale ben decisa

che può durare anche fino al 15 del mese, poi l’anticiclone delle Azzorre si porta decisamente verso nord e cominciano le prime discese fredde dai quadranti settentrionali: siamo in pieno autunno ma la stagione ci avvisa che l’inverso sta arrivando con fredde giornate con ventilazione nord-europea.

Temperature medie del mese: minima +5/6, massima +12.

1 G TUTTI I SANTI2 V Commemorazione dei Defunti3 S S. Martino de Porres4 D XXXI DOMENICA “per annum”5 L S. Donnino6 M S. Felice7 M S. Mamante8 G S. Severo9 V Dedicazione Basilica Lateranense

10 S S. Leone I Magno 11 D XXXII DOMENICA “per annum”12 L S. Giosafat13 M Ss. Florido e Amanzio14 M S. Clementina15 G S. Alberto Magno16 V S. Margherita di Scozia17 S S. Elisabetta d’Ungheria18 D XXXIII DOMENICA “per annum”19 L S. Matilde20 M S. Benigno21 M Presentazione della B. V. M.22 G S. Cecilia23 V S. Clemente I24 S S. Flora e Marta 25 D CRISTO RE DELL’UNIVERSO26 L S. Corrado 27 M S. Valeriano28 M S. Giacomo della Marca29 G S. Saturnino30 V S. Andrea ap.

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

I modi di dire della MariaOra te pettino io (minaccia per ti metto a posto, ti sgrido)!

I Bringoli d’AnghièriQuesto è il più tipico dei piatti anghiaresi ed è facile da preparare. I

bringoli si mangiano per San Martino ma si preparano per la vigilia, in veglia con la mamma che si fa aiutare dai più piccoli.

Si prepara l’impasto per la pasta usando solo farina ed acqua. Una volta si metteva farina di grano tenero, magari se usate grano duro tiene di più la cottura.

Preparata la pasta si fanno dei gnocchetti che si... allungano fino ad ottenere dei grossi spaghetti. È qui che arriva la collaborazione di tutta la famiglia.

Una volta si facevano asciugare anche messi sopra delle canne. In casa mia, adesso, per conservarli per uno o due giorni si scottano in acqua bollente, si ungono con un po’ d’olio e poi si mettono in frigorifero.

Per il sugo consiglio quello finto con l’aggiunta del rigatino perché è per San Martino che si mangia il primo pezzo di maiale dell’anno, dopo l’estate. Se ci sono, si mangiano castagne arrosto e vino nuovo così si va a letto già caldi.

Per rimanere in tema di carne di maiale ricordo che l’ultima volta che si mangia tale carne, perlomeno in maniera più abbondante, sarà la fiera della Candelora (il primo mercoledì di febbraio). Poi del maiale si mangerà la carne conservata sia sotto sale che come insaccati. D’estate infatti la carne non si conserva bene e la mancanza dei frigoriferi deci-deva anche il modo di alimentarsi durante tutto l’anno.

In mostra i prodotti tipici

I Centogusti dell’AppenninoCome già ci dice il nome questa iniziativa,

iniziata dalla Pro Loco nel 2000 con il suo presidente Piero Calli, intende richiamare i visitatori ad Anghiari per apprezzarne sì le bellezze paesaggistiche ma soprattutto per far gustare loro i sapori dei prodotti della terra e del bosco che in questo periodo sono partico-larmente presenti nel territorio.

Si è trattato quindi di una operazione tendente a valorizzare e, soprattutto, far co-noscere, quei sapori e quei profumi che molti hanno dimenticato. Tutto si svolge nei vicoli del centro storico di Anghiari che vi aspetta nel fine settimana di Ognissanti.

A garanzia della qualità dei prodotti esposti c’è la presenza delle aziende socie della Strada dei Sapori Valtiberina Toscana.

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DICEMBRE 2012

Il tempo di Fridus MeteorologicusLe statistiche del nostro territorio ci avvisano che tra fine novembre

e primi di dicembre iniziano le prime irruzioni fredde con gli Appennini coperti di neve; anche ad Anghiari si avvertono i primi veri sintomi di freddo invernale con temperature gelide e possibilità di neve che si concretizza intorno al 15 del mese con la prima aria gelida da oriente con apporto di vento e neve. Giornate favorevoli alle nevicate o nevischi su Anghiari: il 10, 16, 27 e 28 dicembre.

Temperature medie del mese: minima +1, massima +4

1 S S. Eligio2 D I DOMENICA D’AVVENTO3 L S. Francesco Saverio4 M S. Giovanni Damasceno5 M S. Crispina6 G S. Nicola7 V S. Ambrogio8 S IMMACOLATA CONCEZIONE9 D II DOMENICA D’AVVENTO

10 L MADONNA DI LORETO11 M S. Damiano I papa12 M B.V.M. di Guadalupe13 G S. Lucia14 V S. Giovanni della Croce15 S Inizio Novena di Natale16 D III DOMENICA D’AVVENTO17 L S. Floriano18 M S. Malachia profeta19 M S. Anastasio I papa20 G S. Zeffirino papa21 V S. Pietro Canisio22 S S. Francesca Saveria Cabrini23 D IV DOMENICA D’AVVENTO24 L VIGILIA DI NATALE25 M NATALE DEL SIGNORE26 M S. Stefano protomartire27 G S. Giovanni Evangelista28 V Ss. Innocenti29 S S. Tommaso Becket30 D SANTA FAMIGLIA31 L S. Silvestro I

I modi di dire della MariaL’inverno ‘n l’ha mangio ‘l lupo (ai primi freddi inaspettati).

Per la vigilia, ceci e baccalàPranzo di Natale

La particolarità del pranzo di Natale è che il brodo si faceva col cappone, preparato e ingrassato per tempo dalle massaie. Fra parenti si contraccambiava con il pranzo del primo dell’anno.

Ma veniamo al pranzo:

Crostini neri (con i fegatini di pollo e il pane abbrustolito). Cappelletti in brodo o a volte anche tagliolini o quadrucci. Gli immancabili maccaroni spenti d’ova al sugo bono. Arrosto con contorno di patate.

I dolci non erano abbondanti ma particolari ed erano costituiti sì dal torcolo (classico) ma poi cavallucci, panforte, poi ancora aranci o man-darini e qualche fico secco.

Per la vigilia invece era consuetudine mangiare i ceci e il baccalà. Io i ceci li mangio interi invece mio padre li schiacciava con la forchetta. Al Molinello, per il Ceppo, si mangiavano i gobbi fritti e gli spaghetti con le acciughe. Poi, in veglia, si mangiavano anche castagne e si beveva il vin dolce o il vinsanto che si svinava, e si svina, proprio in quei giorni.

E, tanto siamo qui, ricordiamo il cibo dell'ultimo dell'anno, San Silvestro, che non era allora così ricco come oggi. La particolarità era che si mangiavano i crostini col cavolo nero. Si lessa il cavolo e poi nell'acqua di cottura si mettono a bagno le fette di pane abbrustolito. Si sistemano quindi le fette nel piatto con sopra abbondante cavolo. Si condisce il tutto con olio e sale. Buon appetito!

Torna ogni anno per la gioia dei bimbi

Il Ceppo in piazzaL’idea di fare festa con tutti i bambini di

Anghiari venne alla Pro Loco nel 1982 che ne organizzò la realizzazione coinvolgendo un gruppo di volontari e Loris Babbini realizzò il manifesto pubblicato qui a lato.

L’idea era quella di rinverdire l’usanza dell’arrivo del Ceppo (che è sia il grosso tronco messo sui grandi focolari per la vigilia di Natale, sia il “vecchio” che portava i doni ai più piccoli).

Si stava perdendo la gioia e il significato di questo evento che coinvolgeva in particolare nonni e nipoti in racconti i più fantastici su questo personaggio e come bisognava comportarsi affinché si fermasse nella propria abitazione per portare i doni.

Altre volte il Ceppo era invocato battendo con dei bastoni sul ceppo di legno e, ogni tanto, dalla cappa del camino scendevano i sospirati dolciumi.

Realizzato con il contributo della Banca di Anghiari e Stia

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Festa in paeseLe feste tradizionali di Anghiari e Monterchi

Nel nostro calendario abbiamo elencato le feste che anco-ra oggi si fanno ad Anghiari e Monterchi. Sono le principali, quelle che coinvolgono un po’ tutto il paese. Ma anche se altre ce ne sono io vorrei soffermarmi un attimo sulle fiere, come quella di Sant’Antonio di Monterchi, che erano vere e proprie feste. Qui noi parliamo sempre di almeno cinquant’anni fa. Oggi tutto è diverso.

Di fiere, ad Anghiari, ce n’era una al mese. Quando non c’era quella specifica, il primo mercoledì del mese era fiera. Fiera voleva dire che, oltre ai soliti banchi di mercanzia e agli ortolani del Borgo, si portava anche il bestiame per la con-trattazione. Ed il bestiame era collocato, almeno ultimamente, al Campo della fiera. Al Parterre invece si vendevano, tutti i mercoledì, uova e animali da cortile. Prima il luogo deputato per questo tipo di vendita era la Piazzetta delle legne e la sotto-stante Piazza de Amicis o del Revellino, poi è stata piazza del Teatro, che diventò piazza dei polli, poi ancora il parcheggio sotto le mura finché, giunto il benessere e i supermercati, di polli non se ne parlò più.

Ma veniamo alle nostre fiere. Ecco quelle che risultavano dall’Annuario Toscano del 1909 e già pubblicate nell’Orato-rio nel 2003 e ripetute nel numero scorso. “Fiere rinomate: 4 maggio [N.d.R.: del Crocefisso], 30 giugno [N.d.R: fiera delle pecore o del Becco, le pecore si vendevano in particolare la sera della vigilia, per S. Pietro], 29 agosto [N.d.R.: del coco-mero], 11 novembre [N.d.R.: di San Martino], con tutti i primi mercoledì di ogni mese. Mercati tutti i mercoledì dell’anno.”

Un’altra fiera non menzionata era quella di febbraio che aveva luogo sì il primo mercoledì ma era denominata della Candelora. Era questa l’occasione in cui si mangiava per una delle ultime volte la carne di maiale. Poi c’era la quaresima e la carne di maiale era molto limitata. Ma alle fiere venivano i poeti d’ottava rima, con i loro foglietti stampati, che vende-vano dopo aver accennato a qualche ottava o a qualche can-zonetta popolare. E dopo, fatto l’interesse, si andava tutti alla bottega a bere, di solito vino, e poi, gli uomini, i capoccia, an-davano a mangiare nelle diverse trattorie che si organizzavano per queste occasioni. Poi fino a sera si visitavano un po’ tutte le osterie. Mentre a casa, molto spesso, la famiglia pativa la fame e la massaia doveva armarsi di fantasia per portare in tavola qualcosa. E non era raro il caso del capoccia che ritornato a casa a buio, di fronte alle lamentele della moglie, diventasse pure manesco. Situazioni molto tristi ma diffuse.

Ma torniamo alle feste con appunti tratti dai ricordi dei no-stri anziani.

Se partiva tutti un branco e se veniva a le feste, se mittiva ‘l vestito, quelo un pochino meglio, e se veniva a queste feste.

La festa del Crocefisso, le fiere sì sì, a la fiera del Becco: quele pecore... quande ci s’aia ‘na pecora vecchia, ‘na pecora balorda che facia poco latte se portèva al Campo a la Fiera. Il Campo a la Fiera, da la parte de là, era tutto pieno de pecore. La gente, la gente, le vacche!

Poi quela de San Martino: la gente anche lì! Quela del co-comero poi, è visto la via su in cima a la Croci?, era piena de cocomeri, suppe la Fonte, suppe la Croci c’era i bercioni, gen-te forestiera col banco che bercèvino delle offerte. Poi c’era quelo col serpente: facevon le medicine.

Il 3 maggio era la festa dei giovani, il giorno doppo ‘nveci era la fiera. Anche a le fiere al Borgo, la gente! Tutte le vie eron piène de gente. È visto la via che va al Borgo? Era tutta piena de gente. La via che va ‘n Tortigliano? Tutta piena de gente; chi va ‘n qua, chi va ‘n là, ‘nsomma ste vie eron tutte piene de

gente, tutte a piedi. Era bello ‘ncontrasse! (Santa Chialli)

‘Ntanto quande ero picino io de ballare non se ne parlava mai, manco per scherzo. Quando avevo vent’anni alora se bal-lava solo de carnevale, el carnevale era da dopo l’Epifania, anche dopo Natale, se cominciava a ballare pe’ l’Epifania. Alora c’era il festino, i locali pubblici dove se ballava tutte le domeniche. Alora c’era la Stazione, c’era la Sezione, ma famosa era la Stazione, fa conto da Viaio, da la Motina e anche da San Leo vinion su, lì era un gran centro de ballo.

La Sezione Anghiari già era un pochino meno o forse era più per il paese, dopo c’era la Filarmonica che era n’antro posto e pu’ doppo ballavino el veglione al teatro, ma quello era pe’ l’elite, per i pezzi grossi e al Circolo ballavino qualche vol-ta ma anche quello era riservato. Tutto questo avanti guerra, dopo guerra era un po’ cambiato. Doppo c’era n’antro centro famoso a Le Ville con Lucciolino. Ma era forse da cent’an-ni, ma perlomeno da sessant’anni, sempre lo stesso posto in quel’incrocio. Se va a balla’ da Lucciolino? se diceva e doppo a Monterchi, ma Monterchi era famoso soltanto per la fiera de Sant’Antonio e el ballo del ventino al teatro. Non pagavon l’in-gresso se pagava a ballo. C’era l’orchestra, la gente intorno fitta fitta, i sonatori che sonavino, le coppie poi ballavino. Poi c’era tre o quattro addetti le fermavino a metà ballo e se face-von dare il ventino, facevono il ballo e poi il bis. Ma, capito, el primo lo facevino un po’ lunghino in modo che la gente se ne sviasse parecchi e poi doppo, ‘na volta pagato, quattro sonate e chiuso, e poi artaccavino. (Giuseppe Del Pia)

Io ho ballato fino a diciannove anni, doppo ‘l mi’ mari-to ‘n ciambiva e ‘n’ho più ballato. Una volta da Mezzavia se feci una ‘mmascherata che ballavino al Cantone, haion fatto i formoni profondi per le viti e uno de quele maschere cadde in quel formone, gni toccò arvoltère. Io da diciannove anni in su unn’ho più arballèto. Prima ciaivo anche cinque balli impe-gnati per volta. (Serafini Serafina)

Il 29 giugno c’era la fiera de le pecore. La sera c’era le pe-core e ‘l giorno dopo tutto ‘l bestiame, tutte infioccate, e pu’ de maggio. Poi c’era anche quela [la fiera] de la Candelora che se portava i maiali grassi. S’aspettava che cercasson le ghian-de, cercasson le castagne. Una volta ci s’andò con Santin de le Lame che se passò da Casarecci che piuviva... se portò a la fiera Anghiari, era il due febbraio. La fiera del cocomero 29 agosto. ‘N se mangeva mica prima. A somma a la Croci certe barche de cocomeri cume ‘n pagliaio.

C’erino i mercanti [Si riferisce alla Fiera del becco N.d.R.]. Noi se portava i castrati. Se castrava l’agnellini da giovini e pu’ doppo se ingrassavino se portavino e l’amazzavino ai ma-celli. Le pecore vinivon da Castello a piglialle, le pecore vec-chie, che le mangèvino.

Il mercato c’era ‘l mercoledì. Vendevi i polli, i cunigli, le castagne, le brici. C’era i mercanti che vinivon da Firenze. Pagavi un tanto per posto sotto le Logge. Se portava tutto sotto le Logge [si riferisce alle castagne N.d.R.] e ‘n piazza dei polli davanti a Garibaldi. ‘N se spindiva gnente.

El Ceppo me portava ‘na bambola de straccio, con un visti-to tutto de straccio, ‘na baciuccola. Pe’ la befana le calze cun dentro i fichi secchi, le caramelle, gni se diceva le melangole, i mandarini alora ‘n li cunuscivino.

Se mittiva un ceppone grosso cor un buco, ci davino un ba-stone e se diciva: «Caca Ceppo! Caca Ceppo!» Qualche volta viniva giù anche ‘l carbone o le patate. (Nonna di Ticchiena)

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Festa in paeseLe feste tradizionali di Anghiari e Monterchi

LUGLIO

GENNAIO

Monterchi, Fiera di Sant’Antonio

FEBBRAIO MARZO

Anghiari, Ciccicocco

APRILE

AGOSTO

GIUGNO

Anghiari, Palio di San Pietro

NOVEMBRE DICEMBRE

MAGGIO

Anghiari, Tombola

Anghiari, Festa dei bringoli

Anghiari, Mostra Artigianato

Anghiari, Memorandia Anghiari, Tovaglia a quadri

Monterchi, Buongustai Anghiari, Centogusti dell’Appennino Anghiari, Il Ceppo in piazza

Badia, Fiera del Ranco Pieve, Fiera di settembre

Anghiari, Carnevale della Gioventù

SETTEMBRE

Monterchi, Sagra della polenta

OTTOBRE