2011-11-20 Intervista Al Doctor K

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    LA DOMENICADIREPUBBLICA

    DOMENICA 20NOVEMBRE 2011NUMERO 353

    I Bocconiani,dentro la fabbricadel potere

    Lattualit

    TITO BOERI e ETTORE LIVINI

    Lesplosivo

    mercatodelle App

    Next

    RICCARDO LUNA

    CULT

    La copertina

    BARTEZZAGHI E CASSANO

    Torna mamma tv:vestirsi o arredare

    i programmi cheinsegnano a vivere

    La recensione

    VALERIO MAGRELLI

    Amori e guerrecome difficilela vita in famigliasecondo Veronesi

    Allinterno

    Lintervista

    ANAIS GINORI

    Daniel De RouletIl mio romanzotra Feltrinellie la maratona

    La lirica

    DINO VILLATICO

    La Semiramidedi Rossinisplende nella regadi Ronconi

    Il libro

    ALESSANDRO BARICCO

    Una certa ideadi mondo:

    chi ha inventatoil Romanticismo?

    NEW YORK

    Lei pensa che sono indulgente nel giudizio suMao Zedong? Troppo positivo su Zhou En-lai?. Chi lo avrebbe mai detto: Henry Kis-singer, che ha frequentato con una f amilia-

    rit unica al mondo i padri fondatori della Repubblica Popolare ci-nese, scoprendone i vizi e i tic pi intimi, legge con attenzione ma-niacale le recensioni del proprio libro,Cina. Sente il bisogno di giu-stificarsi, ribatte con puntiglio.

    Ecco davanti a me comunque lo si giudichi secondo criteripolitici o etici un vero gigante della Storia. C chi contest il suoNobel per la pace, e lo considera responsabile di crimini controlumanit, per il ruolo che gli viene attribuito nei bombardamen-

    ti della Cambogia (1970), o nel golpe contro Salvador Allende inCile (1973). Ma col passare degli anni, nella sua straordinaria in-fluenza sulle relazioni internazionali il capitolo che simpone sututti lapertura alla Cina.

    (segue nelle pagine successive)

    Perdutamente innamorato di se stesso eppure tormen-tato dallinsicurezza del bambino ebreo bastonato nel-la Germania nazista, Heinz Alfred Kissinger Henryper la Storia fu il geniale stratega barbaro chiama-

    to a difesa dellimpero americano traballante, nel suo massimo e ul-timo fulgore. Ormai quasi novantenne del 1923 eppure sem-pre evasivo, reticente e vanitosamente bugiardo nel raccontarsi,Kissinger stato quello che il germanico Flavio Stilicho Stilicone fu per la Roma vacillante del Quinto secolo. Il generale converti-to alla causa che riesce a puntellare, e prolungare, l esistenza di unmondo che sta crollando. Nessun altro uomo nella storia america-na ebbe tanto potere e prestigio senza essere stato eletto a nessun

    incarico. Super K, come venne soprannominato allinizio dei Set-tanta, in coincidenza con il collasso dellautorit politica incarnatadal suo protettore e succube Richard Nixon, non fece mafu la poli-tica estera Usa per almeno otto anni, dal 1969 al 1977.

    (segue nelle pagine successive)

    IntervistaalDoctor K

    Quarantanni fa portla Cina dentro lOccidenteE oggi che la Storiagli ha dato ragioneHenry Kissingerconfessa: LAmericanon ha ancora capito

    FEDERICO RAMPINI VITTORIO ZUCCONI

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    MICHELINEPELLETIER/CORBIS

    Repubblica Nazionale

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    Pechino ieri e oggi,la primavera araba,i diritti umani, let che avanzaIl campionedella realpolitikraccontail passaggio di secolo

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    DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011

    La copertinaIntervista a Kissinger

    mentando il tramonto di Berlusconi michiede se lItalia abbia rimpianti perGiulio Andreotti; avendo appreso che

    ho ascoltato il suo libro sulliPod face n-do jogging a Central Park, si scherniscedi non poter fare altrettanto: Dovreioperarmi allanca, ma significa sop-portare sei mesi di immobilit, e allamia et sei mesi sono troppo preziosi. il suo ultimo libro loccasione dellin-tervista. Lopera omnia di Kissingerriempie diversi scaffali, eppure ho lasensazione che per luiCinasia il pi im-portante. Perch affronta leredit piduratura del Kissinger-statista. E per-ch nei confronti della Cina il Kissin-ger-studioso dispiega la sua insaziabi-le curiosit intellettuale. Non un caso

    se, in un segno di inconsueta modestia,il pronome io vi appare solo a pagina213 delledizione americana. Certo,

    quella per molti lettori la parte pighiotta: il racconto in prima persona diun exploit formidabile, il disgelo Wa-shington-Pechino preparato qua-rantanni fa dalla sua sapiente regia.Ma prima di arrivare a quelle pagine diretroscena avvincenti su sua maestimperiale Mao che umilia un Kruscevin mutande in piscina, e sul mandari-no-filosofo Zhou, Kissinger impone allettore una lezione di storia, lo accom-pagna nella scoperta di una civilt, de-cifra le radici della visione del mondoche guida Pechino. Dalla strategia mi-litare di Sun Tze al gioco del Go o wei-

    qi, una sorta di antenato cinese degliscacchi, indispensabile per capire lestrategie di accerchiamento, Kissin-

    ger ci guida nei meandri di una culturamillenaria. Limmenso rispetto che haverso quella civilt mi spinge a chie-dergli se pensa che vivremo in un se-colo cinese, nel senso di un nuovo or-dine mondiale disegnato da Pechino.Non credo risponde perch i lea-der cinesi pensano che un ordine mon-diale esiste gi, non vedono la necessitdi costruirne un altro. Considerano na-turale che la Cina debba avervi un ruo-lo primario, che le altre nazioni devonoriconoscerle. Noi abbiamo unideadelle relazioni internazionali fondatesu basi di tipo legalistico. I cinesi le ve-

    dono organizzate attorno al rispettoper le loro dimensioni. Se la Cina con-quista una posizione preminente, que-

    sto il fondamento del nuovo ordine,non la struttura legale. Uno scopo delsuo saggio didattico: offrire agli ame-ricani le chiavi interpretative di unmondo per loro ancora misterioso.Uno degli effetti della crisi iniziata nel2008, che i tempi del sorpasso econo-mico Cina-Usa si stanno accorciando.Ne sono consapevoli i suoi concittadi-ni? preparata lAmerica ad affrontar-ne le conseguenze? La sua riposta sec-ca: No. Gli americani nellinsieme tut-tora trovano difficile credere che qual-siasi altra nazione possa raggiungere laparit con loro. La crisi ha costretto gli

    (seguedalla copertina)

    Non esagerato affer-marlo: il mondo in cuiviviamo, questa econo-mia globale plasmatadallirruzione del colos-so asiatico, porta le in-

    confondibili impronte digitali di Doc-tor Kissinger. Doctor, il titolo con cuitutti lo chiamano, anche oggi nello staffdi specialisti che lavorano per lui al 350di Park Avenue, presso la Kissinger As-sociates, societ di consulenza geo-strategica che annovera tra i clientimolti governi (quasi sempre anonimi:Kissinger rinunci a presiedere la com-missione dinchiesta sull11 settem-bre, quando gli fu chiesto di divulgare inomi dei suoi clienti onde evitare con-

    flitti dinteressi). Doctor, il titolo che in America distingue chi ha completatoliter accademico del Ph.D. Per Kissin-ger la dimensione dello studioso sem-pre stata essenziale. uno strumentoper sovrastare i suoi interlocutori in-clusi otto presidenti degli Stati Uniti con una potenza di fuoco intellettua-le soverchiante. Nato 88 anni fa in Ba-viera, in una famiglia di ebrei tedeschifuggiti dalle persecuzioni naziste nel1938 e rifugiati a New York, nell a sua se-conda patria Kissinger stato anzitut-to uno studioso deccezione: Harvard,e una serie di opere memorabili sugliequilibri politico-diplomatici nellEu-ropa di Metternich. La sua carriera go-vernativa in senso stretto durata solootto anni, dal 1969 al 1977, come segre-tario di Stato di Richard Nixon e GeraldFord. Anni memorabili, certo, perchcoincisero con lapice e poi la fine dellaguerra del Vietnam, lavvio della politi-ca di distensione con lUrss, la guer-ra del Kippur e i due shock petroliferi.Ma il capolavoro di Kissinger, il dialo-go-alleanza con la Cina comunista diMao, ha fatto s che la sua influenza sisia estesa ben oltre le AmministrazioniNixon e Ford. Tutti i presidenti succes-sivi, incluso Obama, hanno consultatoKissinger prima e dopo ogni summitcon un presidente cinese. E a Pechino,tre generazioni di leader da Deng Xiao-ping a Jiang Zemin a Hu Jintao hannocontinuato a ricevere Kissinger comeun plenipotenziario ombra. Lo ha vi-sto di recente il leader in pectore, il fu-turo presidente Xi Jinping.

    Quando mi accoglie nel suo studionewyorchese, questa longevit dellasua influenza sullasse Washington-Pechino il primo tema della nostraconversazione. S osserva Kissinger questo il capitolo della politicaestera americana dove c pi conti-nuit. Si sono succedute otto ammini-strazioni, senza discostarsi veramenteda quellindirizzo. Allinizio dei loro

    mandati, solo Reagan e Clinton prova-rono a cambiare qualcosa nella politi-ca verso la Cina, ma poi rientrarononella continuit. La mia eredit princi-pale? il riconoscimento dellimpor-tanza di un riavvicinamento tra Ameri-ca e Cina, di una politica diretta allacooperazione. Oggi tante cose ci sem-brano scontate: non dico le favole di unG2, un direttorio sino-americano pergovernare il mondo, ma semplicemen-te lintensit dei rapporti bilaterali, ilcredito cinese che finanzia il Tesoro di

    Washington, le cordialit che Obama eHu Jintao si scambiano in questi giorninei vertici Apec e Asean da Honolulu aBali; tutto ci era impensabile quandola Cina di Mao era un impero del Ma-le. Kissinger col se il momento per unamossa tattica vincente profitt delloscisma comunista tra Pechino e Mosca per alterare i rapporti di forze nellaGuerra fredda. Cos pose le premesseper lingresso della Cina nel nostro

    universo contemporaneo.Kissinger in una forma strepitosa,allaltezza della sua leggenda anche neiminimi dettagli, dalleleganza dellebretelle allumorismo caustico: com-

    FEDERICO RAMPINI

    CON RICHARD NIXON

    Uomo della realpolitik,nel 1968 viene nominatoConsigliere per la sicurezzanazionale al fiancodel presidente Richard Nixon

    IL NOBEL CONTESTATO

    Limpegno per la finedella guerra in Vietnam gli valeil Nobel per la pace (1973),contestato per il presuntoruolo nel golpe di Pinochet

    LAPERTURA ALLA CINA

    Dopo i viaggi segreti in Cinanel 71, gli incontri ufficialiNelle foto a destra dal basso:con Mao (1972), Zhou Enlai(1973), Deng Xiaoping (1974)

    POLITICA DELLA DISTENSIONE

    Dal 1973 Segretario di Stato,lavora ai trattati Salt e Abmper allentare la Guerra freddaNegozia per la pace in Kippur(a lato nel 74 con Rabin)

    Quandoho scoperto

    la Cina

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    Repubblica Nazionale

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    DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011

    Stati Uniti a riconoscere limportanzadel loro indebitamento verso la Cina,con la quale tuttavia devono anche

    competere. In questo senso, la loro con-sapevolezza ha raggiunto il livello pielevato con Obama. Fino al 2000 nessu-no qui considerava la Cina come unavera concorrente, alla pari.

    Fra le accuse rivolte a Kissinger cquella di avere promosso una realpoli-tik attenta ai rapporti di forza, agli inte-ressi strategici, poco sensibile ai dirittiumani. Lo provoco quindi sulla durez-za con cui il governo di Pechino ha rea-gito alla primavera araba, con un gi-ro di vite sui dissidenti. Lui che fre-quenta i leader cinesi, ha la percezioneche paventino un contagio? Sospetta-

    no che gli Stati Uniti possano destabi-lizzare la Repubblica Popolare appog-giando qualche rivoluzione arancio-

    ne? I dirigenti cinesi mi risponde credono certamente che qualcosa disimile a una primavera araba sia pos-sibile anche in Cina, ma non per effettodi un contagio o di ispirazione da altreparti del mondo. Non li preoccupa lapossibilit che un giorno il popolo ci-nese dica facciamo anche noi come aPiazza Tahrir, per hanno visto allo-pera nel mondo arabo delle forze po-tenti, delle reti di comunicazione, chepossono essere replicate. Il governo ci-nese ha censito molte migliaia di inci-denti sociali, cio rivolte. In quantoagli Stati Uniti, il governo di Pechino

    diversamente. Ma stiamo attenti a nonravvivare nei cinesi i ricordi del loro

    XIX secolo, nel senso delle umilianti

    interferenze occidentali che furonocostretti a subire. (Avendo appresoche ho vissuto cinque anni a Pechino,scatta da parte sua un lungo contro-in-terrogatorio, unintervista alla rove-scia: si capisce che il Doctor Kissingerha un lungo addestramento al lavorodi intelligence). Il colloquio scivolaverso i ricordi, affiora la nostalgia diKissinger per quei lunghi dibattiti trame e Zhou Enlai, pi adatti a due pro-fessori di filosofia. Infine un a neddo-to recente, di questestate: Ero di nuo-vo in Cina a luglio. Gli organizzatorihanno fatto in modo di riunire tutte lepersone ancora vive, che avevano la-vorato a preparare il mio primo arrivodi quarantanni fa. Tutti vecchi, perforza. Cerano una figlia di Deng Xiao-ping e una nipote di Mao. Cera perfi-no un anziano che allepoca della miaprima missione segreta a Pechino la-vorava nei servizi di sicurezza. Mi haconfessato qual era lincubo degli ad-

    detti alla nostra sorveglianza: che ladelegazione americana rubasse le pre-ziose porcellane custodite nel palazzodi Stato dove venivamo ospitati.

    Il super guardianodel mondo in 2D

    VITTORIO ZUCCONI

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    (seguedalla copertina)

    Tutte le grandi scelte strategiche destinate a cambiare il ruolo dellA-merica nel mondo, e dunque il mondo, dal Vietnam alla Cina, dalla di-stensione con lUrss di Breznev ai negoziati fra arabi e israeliani che

    condussero alla pace fra Egitto e Israele portano il suo sigillo.Kissinger era un autentico, profondo conservatore, non un neo, un po-

    st, una colomba o un falco, ma uno studioso di storia moderna che avevasposato come proprio ideale lEuropa ingessata dal cancelliere Metternichdopo la grande paura della Rivoluzione francese, nel 1815. Il mondo sogna-to da Super K, che le copertine dei settimanali disegnavano nel 1973 conla cappa e la calzamaglia di Superman sotto il volto carnoso e le lenti da sec-chione anni Cinquanta, era un mondo rigidamente bipolare, fissato attor-no al duello fra Urss e Usa, rossi e blu, il colore assegnato allOccidentecapitalista nei giochi di guerra. Tutto, dal Medio Oriente allAfrica, dove aogni nazione conquistata dai rossi nel risiko globale doveva corrisponde-

    re un altro governo arruolato dai blu, non importa quanto ripugnante.Ogni mossa, come la sua pi ammirevole intuizione, la carta cinese cala-ta contro Mosca, doveva essere funzionale al mantenimento dellequilibriofra limpero americano e le trib che premevano ai suoi lontani confini.

    A questo obbiettivo sacrific molto. La verit, prima di tutto. La sua capa-cit di mentire era leggendaria. Negoziava con arabi e israeliani fingendo diavere ottenuto concessioni di una parte per ingannare laltra. La sua defini-zione del diplomatico, un signore in smoking pagato per mentire per con-to del suo Paese, sintetizzava perfettamente la sua visione dei rapporti franazioni e corrispondeva alla personalit del suo ultimo imperatore, quelpresidente Nixon che lo volle come primo consigliori per la sicurezza na-zionale e poi come Segretario di Stato, pur diffidandone. Nixon era invidio-so del successo e della popolarit di K, dopo il grande colpo cinese, ma fulultima persona sulla cui spalla pianse la sera della dimissioni.

    Nel creare il vortice dei successi, delladulazione, della vanit, la sua sto-ria personale era stato un vento formidabile. La fuga, nel 1938, dunque dal-lultima crepa ancora aperta in Germania prima del genocidio, con il padre,maestro di scuola a Fuerth. Larruolamento nella Us Army allo scoppio del-la guerra, per ottenere la cittadinanza subito. La sua assegnazione ai repar-ti di intelligence dopo la Normandia e di denazificazione nei villaggi dellaGermania occupata. Il ritorno negli Usa, il Ph.D., il dottorato a Harvard, conuna tesi appunto sullEuropa dopo il Congresso della restaurazione post-napoleonica. Un titolo, quello di dottore, che nel suo incancellabile ac-cento germanico suonava sempre come Doktor, al quale tiene moltissi-mo, anche pi del discutibilissimo Nobel per pace dopo anni di guerra in

    Vietnam. Ma fu lincontro con David Rockefeller che fece di lui i l futuro man-darino dellimpero americano. Gli fu affidato, nel 1973, il compito di forma-re la Commissione trilaterale, insieme lobby e think tank che raccolse i mi-gliori di Europa, Usa e Giappone, sempre per solidificare i l campo dei buo-ni contro i cattivi, dal Pacifico allAtlantico. E in questo mondo bipolare,dunque bidimensionale, lui era il grande giocatore pronto a tutto, anche alavorare per quel colpo di stato violento in Ci le che uccise Salvador Allendee che pesa sulla sua reputazione. Tutto doveva essere sacrificato al mondoa due dimensioni, tranne il calcio, per i l quale aveva una passione che lo por-tava spesso allo stadio di Torino con Gianni Agnelli anche se detestava, melo disse in unintervista, il catenaccio e il difensivismo allitaliana.

    La sua gloria, ma non i suoi guadagni attraverso le consulenze principe-sche offerte allo studio Kissinger Associates per sfruttare le sue relazioni pla-netarie, si sarebbe offuscata e poi appannata con la nascita di un mondo in3D, del mondo multidimensionale nel quale oggi viviamo. Lo stratega a duedimensioni non poteva essere anche luomo a tre dimensioni che questonuovo pianeta, che dal 1991 si rimesso in moto, richiede.

    LA CONSULENZA

    Negli anni Ottanta fondauna societ di consulenza,la Kissinger Associates,specializzata nelle relazionitra i governi

    IL LIBRO

    Il saggio di Henry Kissinger,Cina (Mondadori, 528 pagine,22 euro), sar in libreriada marted. Nella foto a sinistraKissinger di spalle nello StudioOvale con Ford (1975)Nella foto di copertina nel suo ufficio nel 1973

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    CON GERALD FORD

    Nel 1974 Nixon si dimetteper lo scandalo WatergateKissinger mantiene lo stessoincarico con il nuovopresidente Ford, fino al 1977

    non pensa che incoraggino delle ribel-lioni cinesi, e tuttavia prevede che se ungiorno quelle rivolte dovessero avveni-

    re secondo dinamiche autonome, probabile che gli Stati Uniti finirebbe-ro per appoggiarle. Dunque, signormaestro della realpolitik, come possia-mo appoggiare i diritti umani in Cina?Dobbiamo capire dice Kissinger che cosa intendiamo esattamentequando parliamo di diritti umani. utile che i dirigenti cinesi sappianoquali sono i nostri principi. Dobbiamorenderli consapevoli che pagherannoun prezzo quando violano i nostri va-lori. Io ho sempre trovato che lap-proccio pi efficace quello non osti-le. Capisco che altri possano pensarla

    FOTOBETTMANN/CORBIS

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    Repubblica Nazionale

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    MILANO

    ario Monti? Non pervenuto. LUniversitBocconi fatta cos. Il 16 novembre il suopresidente sbarca a Palazzo Chigi. CorradoPassera, ex allievo e membro del cda unwhos who dellItalia che conta si acco-moda al suo fianco come super-ministrodellEconomia. Applaudito da un presiden-te della Confindustria, Emma Marcegaglia,laureata pure lei in via Sarfatti. Nasce il go-verno dei bocconiani, strepitano i detratto-ri. Ma il sito della Harvard dei Navigli ha altrodi cui occuparsi. Supermario pu attendere.Niente foto, zero celebrazioni in home page.Leroe del giorno parola di www.uniboc-coni.it

    Carlo Edoardo Filippo Maria fi-glio di pap, accento milanese, snob, vizia-to, abiti firmati, protagonista di 18 e lode, lanuova sitcom a episodi di BStudentTv, la te-levisione online autogestita dagli studentidellateneo.

    Monti, assicura chi lo conosce, non si certo offeso. Lui, ovvio, il fiore allocchiellodelluniversit. Ma il primo a sapere che iMonti del futuro iniziano a formarsi aventanni nelle aule milanesi di fronte agli al-beri secolari del Parco Ravizza. ImpastandoKeynes e reality-fai-da-te, esami a raffica efeste sulle piste del Divina, gli ingredientieterogenei di quella misteriosa ricetta che ha

    plasmato negli anni il mito della lobby boc-coniana, arrivata oggi, premier in primis, aoccupare molte delle poltrone di vertice delnostro paese.

    Una lobby? Io so solo che studiare qui unpo come fare il militare negli Alpini scherzaMario, 22enne studente del terzo anno, im-pegnato a dribblare i due leoni di marmo nel-lingresso di via Sarfatti, portatori vuole lavulgata che nessuno osa contraddire diunantica maledizione (Chi passa tra i leoninon si laurea alla Bocconi). Fai test durissi-mi per entrare assicura . Sottoscrivi uncodice donore vincolante. Impari a lavorarein gruppo, il rigore e leccellenza. Ma poi hai iltempo di fare il dj a Bocconi Radio o far tardicon i compagni ballando al Divina o al Lime-light. Valori e storie che ti entrano sotto pellesenza che tu te ne accorga e che ti porti dietrotutta la vita, come fanno i reduci della Juliacon il loro cappello con la penna.

    La rete dei bocconiani nasce cos. Arriva in

    alto (da qui sono usciti tra gli altri Marco Tron-chetti Provera, Alessandro Profumo, EnricoTommaso Cucchiani, Vittorio Grilli, PaoloScaroni, Tommaso Padoa Schioppa ed Em-ma Bonino), ma parte dal basso. una cosadifficile da spiegare dice Luca De Vecchi exrappresentante degli studenti nel Consiglio

    accademico e oggi avvocato . Il senso di ap-partenenza a Mamma Bocconi inizia dallaquotidianit del primo anno di corso, come inun college Usa. Studi, dai esami, vai agli eu-ropei universitari di pallavolo a Istanbul, in-contri aziende e poi, nel weekend, sfidi glistudenti della Columbia e di Warwick nel-le regate di Santa Margherita. E maga-ri ti capita, successo a me, che men-tre sposti un tavolone di marmo perun incontro tra studenti arrivi Ma-rio Monti, si rimbocchi le mani-che, e si metta l a darti una manocome una matricola qualsiasiracconta De Vecchi. Chi non siadegua a questi ritmi a mettra lIvy League e il villaggio

    Valtur si arrangia. Una vol-ta perso il passo dei frene-tici tempi bocconiani il lato oscuro di via Sarfat-ti sei tagliato fuori. Re-cuperare il terreno per-duto anche se statosolo un inciampo difficile. Vale limpie-tosa legge della sele-zione darwiniana ese abbandoni luni-versit, dice la tradi-zione, sai gi che daqueste parti (qual-cuno dice si debbaproprio firmare unimpegno scritto)non potrai pi met-tere piede.

    Detto cos pareun gioco per ricchi.E gli stereotipi ap-piccicati indelebil-mente ai bocconiani dagli yuppie diSergio Vastano nelDrive indegli anni 80fino al Carlo EdoardoFilippo Maria di18 e lo-de sono l a confer-mare i clich. Ma larealt unaltra cosa.Certo la retta annua me-dia (calcolando i 43.500euro di costo dei master) di 10.400 euro. Ma qua ctanta gente che arriva da fuo-ri, studia dalla mattina alla se-ra, torna a casa una volta ognidodici mesi e riesce a mantener-si grazie alle borse di studio del-luniversit, racconta AlessandraSanchi, studentessa al secondo an-no ma gi bocconiana dentro. Late-neo ha garantito nel 2010 (per questio-ni di merito o di reddito) 23 milioni di eu-ro come borse e 1.500 posti letto a prezzi

    agevolati nel mitico pensionato. Un altrodei toponimi dove tra pigiama party e lungheserate sui libri nasce e si consolida il senso diappartenenza allistituzione. Io ero romano,sono arrivato qui e dopo un po, proprio alpensionato, ho conosciuto la donna che di-ventata mia moglie, ha raccontato Fabrizio

    LA DOMENICAs 32

    DOMENICA 20 NOVEMBRE 2011

    M

    LattualitRagazzi di via Sarfatti

    1903, LA BIBLIOTECAViene inauguratala biblioteca,oggi consideratatra le pi importantidEuropacon un patrimoniodi oltre 600mila volumi

    1902, LA FONDAZIONELimprenditoreFerdinando Bocconifonda a MilanolUniversitCommercialeLuigi Bocconi,in ricordo del figlio

    IL CENTENARIONel 2002luniversitmilanesefesteggia i suoiprimi 100 anniemettendoun francobollocelebrativo

    CELEBRITIESEnricoTommasoCucchiani,LuigiEinaudi,Vittorio Grilli,EmmaMarcegaglia,TommasoPadoaSchioppa,AlessandroProfumo,PaoloScaroni,NourielRoubini,FabrizioSaccomanniLuigiZingales

    ETTORE LIVINI

    il tempo impiegato per trovarelavoro dal laureato

    16 mesigli studenti iscrittialla Bocconi

    13.807la percentualedegli stranieri

    15%ammissioni ogni anno,circa 8.000 le richieste

    2.550

    Il giorno in cui Mario Montisi insediava a Palazzo

    Chigi,sul sito dellateneo leroeera il protagonista della sitcom

    autoprodotta 18 e lode

    RITI SCARAMANTICIChi passa tra i leoninon si laurea alla Bocconi:una maledizione obbligagli studenti a dribblare

    i due leoni di marmoallingresso delluniversit

    I Bocconiani

    Il suo presidente diventato Presidente del Consiglio

    Dal suo cda arriva anche il super ministro dellEconomiaSui suoi banchi hanno studiato sia il leader di Confindustria che il capodi Bankitalia. Per i detrattori solo una lobby, per altri luniversit che produce classe dirigenteSiamo andati a vedere come funziona

    Repubblica Nazionale

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    Keynes e reality fai-da-te, esami a raffica e pigiama party, cultura del gruppoma soltanto se riesci a tenerne il passoCattivo ma fortificante,

    questo lo stile del nostro ateneodicono orgogliosigli studenti dellHarvard milanese. Che dopo anni

    di accuse di yuppismo oggi chiedono un Paese in cuici sia pi meritocrazia e meno raccomandazioni

    Saccomanni, direttore generale di BancadItalia.

    La macchina della Bocconi, naturalmen-te, non lascia niente al caso. Il modello delcollege Usa (presto sar pronto il nuovocampus da 100 milioni di via Castelbarco) stato studiato a tavolino. Luniversit aiuta esostiene una lunga serie di associazioni chefanno gruppo: c quella per le danze balca-niche, una per gli studenti salentini, quella

    legata alla Milton Friedman Society. Dapoco nata Best, organizzazione che pro-muove il rispetto tra le molte identitdellateneo, decollata dopo la sospen-sione per un anno (la sanzione previstadal Codice dOnore) di uno studente

    reo di aver pronunciato frasi controgli omosessuali. Tutto fa rete. E ilmeccanismo funziona.

    Basta vedere cos successogioved scorso quando il corteodegli studenti indignati ha cer-cato di assediare luniversit.Noi ex allievi ci siamo auto-convocati via web. Lidea era difare un cordone attorno a viaSarfatti tenendo in mano unlibro di microeconomia racconta De Vecchi . Lo-biettivo? Spiegare ai ragazziche lateneo non il simbolodei poteri occulti ma un po-sto dove si studia e si fa cul-tura. La chiamata alle armi,una cosa pi da Templariche da ex-studenti di eco-nomia, non stata necessa-ria. La polizia ha fermato ilcorteo prima che arrivassein via Sarfatti. Ma sul web, afutura memoria, rimasto ilpost scritto di getto sul suoblog (Diario di una Biblioma-ne) dalla studentessa ChiaraDonadi demoralizzata per

    la manifestazione. Un Bigna-mino che aiuta a capire dal di

    dentro perch, dopo la laurea, siresta bocconiani tutta la vita: La

    Bocconi non il paradiso n lin-ferno, ma uno dei pochi luoghi

    in Italia che riesce a dare ai giova-ni lorgoglio di unidentit scrive

    nel blog . Ogni universit dovreb-be essere come la nostra. Cattiva ma

    fortificante come una maestra severadelle elementari. Deve farti piangere e

    sentire solo, ma anche felice come dopouna lunga giornata di lavoro. Dandoti il

    diritto di non aspettare raccomandazioni.O lamico politico di tuo cugino. O lavvoca-

    to che ti prende in studio se ti fai scopare unavolta a settimana. Il blog di Chiara statosubissato di centinaia di commenti di com-pagni di corso. Tutti daccordo con lei. Lera

    di Nicole Minetti e delle Olgettine (speria-mo) in archivio. Pensionata, forse non uncaso, da Mario Monti, larchetipo della lobbydei bocconiani. Ma dietro di lui la nuova ge-nerazione della rete di via Sarfatti sta gi af-filando le armi.

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    P

    edalando verso la Bocconi in questi

    giorni di primo freddo dovrei forsesentirmi come Jinni Herf, il prota-gonista diManhattan Transfer, mentrescende a piedi lungo Broadway proce-dendo spedito verso Wall Street. In viag-gio verso il centro delle cose, nel cuorepulsante del governo dei poteri forti. Gliindignati americani diretti a Wall Streetsono stati bloccati sul ponte di Brooklyn.Gli studenti nostrani che protestavanocontro le banche sono arrivati fino inCorso Italia, a poche centinaia di metridalla Bocconi, la meta finale della loromanifestazione. Eppure nonostante lemie assidue e prolungate frequentazionidell'ateneo (ieri sera ho rischiat o di rima-nervi chiuso dentro), vi assicuro che nonmi mai capitato di incontrare nei corri-doi emissari di Goldman Sachs o di altrecentrali finanziarie internazionali inten-ti a tessere la loro ragnatela. A tarda serasi vedono solo assistant professors e stu-denti di dottorato dallaria stralunataperch magari non riescono in una di-mostrazione. Entrando nelle aule semi-nari, non ho mai avuto limpressione diinterrompere delle cospirazioni; sem-mai ho potuto assistere a un fuoco amicodi critiche feroci a qualche ricercatoreche non era riuscito a convincere i colle-ghi che aveva davanti. Le sale del nuovoedificio hanno molta luce. Eppur e chi as-simila Gordon Gekko alla Bocconi mi favenire in mente un vecchio proverbio ci-nese: molto difficile vedere un gattonero in una camera buia; soprattuttoquando il gatto non c.

    Il vero potere forte della Bocconi risie-de nel fatto che uno spezzone importan-te della classe dirigente sente un debitointellettuale verso luniversit. Purtrop-po il fundraising fra questi ex alunni increscita, ma ancora molto al di sotto diquello degli altri atenei nel mondo. Tra idocenti della Bocconi si trovano anchegli editorialisti delle maggiori testate ita-liane, da Alesina (part time in Bocconi) aGiavazzi, da Perotti a Tabellini, un grup-po con opinioni spesso molto distanti tra

    di loro, di cui anchio penso di far parte.Non dovremmo essere molto influentidato che nessuna delle proposte da noiformulate su queste testate, mi risultache sia stata mai attuata.

    La vera forza della Bocconi sono i suoi13.000 studenti, sempre pi internazio-nali perch nel 15 per cento dei casi pro-vengono da paesi sparsi per il mondo eperch durante il corso di studio vengonoaccettati per stage o programmi post lau-rea nelle migliori universit del mondo. Lareputazione internazionale delluniver-sit in gran parte legata alla performan-ce di questi studenti nelle loro esperienzeoltre confine durante e dopo il corso distudio (uno su 5 trova lavoro allestero).Sono proprio gli studenti, assieme al per-sonale amministrativo, a tenere insiemela baracca. Tre quarti delle entrate dellaBocconi rappresentata dalle tasse diiscrizione. Sono alte, ma vengono appli-cate con maggiore progressivit che le tas-se sul reddito degli italiani, anche perch

    vengono concesse 2000 borse di studio,1500 prestiti di studio e 1500 posti alloggia studenti bisognosi di aiuto. I lavoratoriautonomi vengono collocati automatica-mente nella fascia pi alta. Se vogliono pa-gare di meno perch hanno redditi pibassi, spetta loro lonere della prova.

    Per molti anni la Bocconi ha avuto uncorpo docente quasi interamente italia-no. Ora si sta internazionalizzando:quattro nuovi incarichi su cinque sonostati affidati negli ultimi anni a docentistranieri, strappati alle migliori univer-sit europee e a qualche universit ame-ricana di medio livello. Il vertice dellAte-neo il Comitato esecutivo, oggi com-posto oltre che da Monti, dal rettore Ta-bellini, il vicepresidente Guatri, il consi-gliere delegato Pavesi e Antonio Borges(gi rettore Insead) ha il merito di ave-re molto sostenuto linternazionalizza-zione dell'universit. Ma poi tutto cam-mina sulle gambe dei docenti e degli stu-denti che affollano lUniversit anche in

    questi nebbiosi weekend milanesi. Sonoquesti ultimi i veri poteri forti: di talentoe determinazione.

    TITO BOERI

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    1941, LA NUOVA SEDEPer motivi di spazio,la sede originaria vienespostata da largo Notaria via Sarfatti 25per un progetto curatodallarchitettoGiuseppe Pagano

    CONTESTAZIONEIl vento del 68scuote lateneoNel 73 lo studenteRobertoFranceschimuorenegli scontricon la polizia

    LUIGI EINAUDIIn occasionedel 50 anniversariodalla sua fondazione,il Presidentedella RepubblicaLuigi Einaudi presenziaalla cerimonia

    DRIVE INGli anni Ottanta sonogli anni dello yuppismo,la Bocconi diventa metadei giovani rampanti

    ma anche bersagliodei comici in tv

    Dentrola fabbrica

    dellItalia che conta

    RIPRODUZIONE RISERVATAposto nella classifica mondiale2010 del Financial Times

    25il costo medio di un master

    in Business Administration

    43.500 eurole borse di studio

    stanziate nel 2010

    23milioni di euro

    Dove sta

    la forza

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    La sua graphic novel, Lapprodo,ha commosso il mondo. Poi arrivato lOscar

    per Oggetti smarriti. Ora lartista australianoha aperto i suoi taccuini popolati di re uccelli,animali meccanici, fantasmiAbbiamo chiesto a un suo illustrecollega e ammiratore di leggerliper noi a pochi giornidalla pubblicazione in Italia

    LimmagineRecensioni dautore

    rrivano due libri. Li ho fatti mandare allindi-rizzo di mia madre perch io sono spesso ingiro e i pacchi arrivano fino al cancello di ca-sa, rimbalzano nel campanello senza rispo-sta e tornano indietro. Magari non subito, sifanno qualche giorno allufficio postale, poitornano indietro.

    Mia madre mi ha chiamato. Il pacco con i li-bri, come avevo chiesto, era indirizzato a lei. Loha aperto, cera un biglietto, lo ha letto. Mi ha

    chiamato, impaurita: arrivato un pacco e cun biglietto dove qualcuno ha scritto chespera che questo sia il primo pacco, che pos-sano essercene altri in futuro. Mi dice che te-me di dover pagare qualcosa a qualcuno.

    Quel pacco, che ho fatto inviare a casa dimia madre, conteneva due libri disegnati daShaun Tan.

    Questo giornale mi ha chiesto di leggere(guardare) questi due libri e scrivere questotesto. Ho risposto che non avrei saputo farlo,credo di averlo ripetuto pi volte, poi ho accet-tato. Masochismo. Sapevo che avrei soffertoguardando (leggendo?) i libri di Tan.

    Shaun Tan un grandissimo disegnatore.Anni fa ha pubblicato un volume, intitolatoLapprodo, che gli ha dato, anche da noi, una

    certa notoriet. Io quel volume lho visto sulbanco di un editore a una fiera di fumetti. Nonricordo quale. Lho visto, sapevo che nel 2008aveva vinto un premio prestigioso al festival di

    Angoulme, in Francia.

    Lho visto. Lho toccato. Lho sfogliato. Nonlho comprato.

    Quel libro conteneva dei disegni meravi-gliosi. Anche io sono un disegnatore. O meglio,ho fatto il disegnatore per tantissimi anni, poiqualcosa si rotto.

    Per questo non ho comprato il libro di Tan.In quelle pagine cerano disegni bellissimi eogni sguardo mi provocava una fitta precisa alfegato.

    Il dolore dellinvidia.Non pensate subito male. Il sentimento del-

    linvidia stato, per me, uno stimolo e un mo-tore che spingeva a disegnare, a raccontare, asperimentare, per tanti anni. Uninvidia dolce,che non provoca reazioni dannose per gli altri,ma solo questo cucinarsi un male al fegato.

    Succede che, vedendo il lavoro di altri chesono andati pi avanti di noi e che hanno avu-to maggiore costanza e migliori intuizioni, sipossa provare questo dolore. Limportante tramutarlo in lavoro e non fargli prendere quelconnotato distruttivo e maligno al quale il ter-mine stesso di invidia viene automatica-mente associato.

    Le tavole (una tavola una pagina disegna-ta) di Shaun Tan in Lapprodo erano magnifi-centi. Provavo invidia anche solo a immagina-re il tempo che era riuscito a dedicare a ogni

    singolo disegno. Quanta resistenza era riusci-to a offrire alla vita vera, quella che chiama ol-tre la porta, fuori dalla finestra, via dal tavolo dadisegno? In passato, quando il Dio del disegnonon mi aveva ancora abbandonato (torner?)

    GIPI

    A

    Luomo che disegnacome un bambino

    INEDITI

    I disegni di questepagine sono tratti

    da Il re degli uccellidi Shaun Tan

    e sono un collagedi tutte le tecniche

    dellartista

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    disegno (di cui sopra) e il foglio.Shaun Tan cambia stile in questi disegni e

    cambia tecnica come fa un disegnatore inna-morato del mezzo che ha nelle mani, con la vo-glia di giocare che tipica del disegnatorebambino, del disegnatore bravo.

    Non avrei voluto scrivere questo testo, in-tanto perch quando si passa a parlare del la-voro degli altri significa che si finiti nellasquadra di quelli che parlano, vuol dire che leparole hanno vinto sulle cose da fare. Bruttosegno, per me. E perch conoscendo lenor-

    me talento di Shaun Tan sapevo che avreisofferto.Ho accettato lo stesso. andata cos.Masochismo e meraviglia.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    I LIBRI

    Re degli uccelli, terranauti, cinghialimeccanici, gufi fantasma. Uno dopolaltro i personaggi che popolanola fantasia di Shaun Tan insiemeai bozzetti, gli appunti e i ritrattiscorrono nei suoi taccuini di lavoroElliot li pubblica con il titolo

    Il re degli uccelliin una raffinataedizione moleskine (128 pagine,18,50 euro) insieme alla nuova graphicnovel del disegnatore australiano

    scritta da Gary Crew:Memorial(32 pagine, 16,50 euro)Entrambi i volumi saranno in libreriada marted. I disegni che illustranoqueste pagine sono tratti dai taccuini

    LARTICOLOGipi, vero nome Gianni Pacinotti, uno dei pi bravi disegnatori italianiCollabora con Repubblica ed autore di graphic novel comeAppunti per una storiadi guerra, LMDM, Diario di fiume e altre storie, Verticali, tutte edite da Coconino PressHa vinto prestigiosi premi internazionali come quello di Angoulme e questannoha debuttato come regista. Il suo Lultimo terrestre, prodotto da Fandango,era in concorso alla Mostra del cinema di Venezia

    questo genere di trauma mi portava a stringe-re i denti e mettermi al tavolo da lavoro. Neglianni vissuti a Parigi, in stretta vicinanza conamici e autori di fumetto di enorme talento,questa invidia era comparsa pi volte. Ve den-do le tavole nascenti di Cinquemila chilometrial secondo di Manuele Fior, per esempio, o ilnuovo vitale e raffinatissimo stile grafico deiQuaderni ucrainidi Igort, o, ancora, lumori-smo graffiante e stralunato dei racconti di

    Alessandro Tota e il genio della narrazione diGiacomo Nanni. Spesso, con gli altri autori ci

    mostravamo i lavori in corso. Credo di poter di-re che il sentimento di invidia costruttivaprovato da me nel vedere i loro lavori sia statocorrisposto, a volte. Lo spero, almeno.

    La cosa buffa che questo sentimento non

    ci allontanava, al contrario ci avvicinava comese giocassimo nella stessa squadra e, in qual-che modo, ogni passo in avanti di uno potessefacilitare lavanzare di un altro. Certo, quelpasso doppio avremmo voluto farlo tutti noi,ma in quel momento lo aveva fatto solo uno,sarebbe arrivato il turno di ognuno, infine.

    Eravamo amici.Quando ho aperto il pacco, a casa di mia ma-

    dre, cercando di spiegarle che no, non avreb-be dovuto pagare niente, che non era una ven-dita di libri per corrispondenza e che il mondo

    non sempre malvagio, ho tirato un sospiro disollievo.Il re degli uccelli e altre creature, il librodi Tan che stava nel pacco, era un volume dischizzi, idee e disegni preparatori per altri pro-getti. Non cerano i disegni monumentali de

    Lapprodo dentro. La parte invidiosa di me hasubito provato un sottile piacere.

    Mi sbagliavo. Arrivato a casa ho letto lintro-duzione dellartista a questo libro di schizzi eappunti e progetti. Leggetela, ne vale la pena.Il suo amore per il disegno traspare dalla primariga. I disegni sono schizzi, alcuni veloci, altrisenza apparente importanza, ma ugualmentevitali e pieni di voglia di disegnare.

    Come racconta Tan nel testo introduttivo, ecome ogni disegnatore sa bene, negli schizzifatti in libert si pu trovare una carica di ener-

    gia che difficile mantenere nel disegno defi-nitivo. Questi schizzi spesso contengono tuttoil segreto e la magia del disegno, delle cose chevengono dalla mano quando non si esiste, nonsi pensa e si diventa solo il tramite tra il Dio del

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    SpettacoliUtopie

    PARIGI

    C voluto un secolo. Ma finalmente, dopomontagne di libri e seminari, si scopre che perFritz Lang era tutto un gioco. Lui. I suoi film.Persino Metropolis, e forse tutto il cinemaespressionista. Un gioco che per il regista giocava con regoleprecise che oggi per la prima volta vengono svelate. Invano lostesso Lang aveva provato a tenerle nascoste, a depistare tutti.Che pensa lei dellespressionismo?, si sentiva domandare ilDottor Mabuse. Non che un gioco. E perch no? Tutto oggi gioco. Era un gioco s, ma serio, disciplinato, gelosamente cu-stodito. E oggi arriva la conferma. Con lautorit di una mostraesemplare della Deutsche Kinemathek Metropolis, a Parigi fi-

    no al 19 gennaio alla Cinmathque Franaise integrata dal-la possente collezione della stessa Cinmathque, e il sostegnodun volume che laccompagna, il fondamentale Fritz Lang autravaildi Bernard Eisenschitz (Cahiers du Cinma).

    Il gioco comincia al culmine della tragedia, nella famosa sce-na dellinondazione, quando la folla sabbarbica sulla scalinata,grappolone di braccia, mani tese, disperate in cerca di salvezza.Chi ha vistoMetropolis, sia pure in una delle mille improbabiliversioni ricavate dalle manipolazioni subite dalloriginale al-lindomani della prima il 10 gennaio 1927 a Berlino, ricorder ilsenso di malessere anche fisico, da mal di mare, davanti a quel-la sequenza. La mostra alla Cinmathque ne rivela il dietro lequinte: in due foto di set, il regista impeg nato personalmentein possenti carrellate avanti e indietro della cinepresa, installa-ta sul sedile di unaltalena: Nulla di meglio per trasmettere allaplatea un senso dangoscia, glossava Lang.

    Metropolis lugubre utopia duna gigantesca metropoli-

    fabbrica alimentata da operai-schiavi fino a poco tempo faera un puzzle in libert. Ha ritrovato la forma e la durata dellaprima volta grazie alla scoperta a Buenos Aires di una copia in16mm clonata dalloriginale del 1927 che ha restituito i 25 mi-nuti (cio 90 scene) mancanti. E ora la mostra parigina celebra

    MARIO SERENELLINI

    Quasi ottantanni facon Metropolis anticipStar Wars, Blade Runnere Matrix. Ha inventato i primieffetti speciali e cambiatolimmaginario del cinema

    Ora in Francia una mostrae un libro svelanoper la prima volta i segreti,i trucchi e le abilitartigianali del registapi visionario della storia

    SCRIPTAppunti di lavorodi Fritz Lang:dallalto,il risultatoche vorrebbeottenerein uninquadraturadi Bassa marea(1950); indicazionidi cameraper La donnadel ritratto (1944);un bozzettoper Metropolis(1927) e, a destra,sceneggiatura

    di You and Me(1938)Nella foto, sul setdi La strada

    scarlatta (1945)

    Lofficina

    del futuro

    fatto in casa

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    ONDSFRITZLANG/CINMATHQUEFRANAISE

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    la rinascita del film, quasi 85 anni dopo, anatomizzandolo,smembrandolo di nuovo (anche le cineteche giocano?), per in-trodurre lo spettatore in un making of dal vivo, nellofficinagiocherellona di Lang.

    Si scopre cos che quella macchina gigantesca e magica nonera che una bottega artigiana, molto sudore e tanta inventiva,sulla scia dellancora contemporaneo Mlis, ma gi in anticiposuStar WarseMatrix. Esempio, i cerchi magnetici che inanella-no lautoma al momento della metamorfosi in donna iconache campeggia al cuore dellesposizione non erano altro cheun su e gi di tubi circolari al neon. Essa stessa itinerario-labo-ratorio, la rassegna svela strategie di ripresa e repertorio di truc-chi, dagli esiti sontuosi ma di natura candidamente fatta in ca-sa, come i giochi di specchi per combinare persone reali con sce-nografie in miniatura o il ricorso alla pi elementare stop mo-tion nelle panoramiche sulla megalopoli in scala ridottissima

    con le auto spostate di un centimetro a ogni scatto, i pedonidi qualche millimetro e gli aeroplanini, appesi a capelli, di duecentimetri. Ma forse gli effetti pi straordinari, e prediletti daLang, oltre che dal suo primo operatore, la superstar KarlFreund, sono quelli ottenuti con la sola cinepresa: come nella se-

    quenza in un buio totale dove Maria, come un insetto spaven-tato, incalzata dai sadici cerchi di luce della torcia elettrica.

    Se cartapesta e bricolage di genio, oltre che stupefacenti sce-ne di massa, fanno diMetropolisuno dei film pi visionari nel-la storia del cinema, la sua rappresentazione immobile di unagerarchia rigidamente piramidale parsa subito inaccettabileallo stesso Lang: Ho amato il film quando lo giravo, lho odia-to quando lho finito. Due film incollati per la pancia, scri-ver il giovane Buuel. La ricetta messianica di una riconcilia-zione tra olimpo dei ricchi e sottoproletariato tra cervello emani deve fare da intermediario il cuore era gi diventataindigesta al regista a mano a mano che procedeva nelle riprese.Scontento del messaggio, che piacer alla Germania di Hitler(e sembrer propaganda comunista agli americani), Langprender sempre pi le distanze dal nazismo, a differenza del-la moglie sceneggiatrice, Thea von Harbou, che finir per ade-rirvi. Tanto che nel 1933, ne Il testamento del Dottor Mabuse, at-

    tribuir al diabolico protagonista propositi palesemente hitle-riani. allora che il regista sarebbe stato convocato da Goebbels,incontro descritto da Lang pi volte e con particolari sempre pisuggestivi, come nella Conversation del 1975 con WilliamFriedkin: i corridoi interminabili del Terzo Reich, il salone im-menso da cui spunta il ministro e il colloquio kafkiano nel qua-le, contro le previsioni del cineasta di punizioni e censure per ilMabuse, si sente proporre il posto di regista ufficiale della Ger-mania nazista, in riconoscimento del suo cinema che piacemolto al Fhrer. Alle prudenti resistenze di Lang, che evoca ladiscendenza ebrea (la nonna materna), risponde laccomodan-te Goebbels: Siamo noi a decidere chi o non ebreo.

    Cos, quella sera stessa, riempita in fretta una valigia, Langprende il primo treno per Parigi, per poi proseguire il suo lungoesilio artistico a Hollywood. Una tranche de vie che ha il taglioduna sceneggiatura. E infatti pura invenzione dellautore. Co-me hanno dimostrato vari studiosi, tra cui Michel Ciment ( Lemeurtre et la loi, Dcouvertes Gallimard), la cronaca di Lang contraddetta dai numerosi visti Germania-Francia sul passa-porto nelle settimane successive. Ed anche sospetto il fatto chenei diari minuziosissimi di Goebbles non si trovi neanche unariga su quellincontro. Perci, pur dando atto di fermezza etica

    a Lang, che qualche mese dopo lascer la Germania per gli Usa,facendovi ritorno solo nel 1959, gli va anche riconosciuto lo spi-rito ludico con cui traduce in finzione la realt.

    Comera gi successo nel 1924, quando il regista aveva indi-cato nella scoperta entusiasmante dei grattacieli di Manhattanla scintilla ispiratrice diMetropolis, mentre di fatto la sceneggia-tura era gi pronta. Anche New York unaltra favola di Lang, mala lettura delle sue note (...strade che sono pozzi di luce... e al disopra, molto pi su delle auto e del metr aereo, torri blu e dora-te, bianche e porpora, che si spingono fino al cielo...) di nuo-vo rivelatrice del suo modo di essere e di lavorare. Anche se giesisteva sulla carta, in questo sguardo affascinato che prendecorpo per la prima volta quella citt del futuro da cui nascerlimmaginario fanta-metropolitano di un intero secolo, da

    Alphavillea Brazil, a Blade Runner. In Lang prima viene lim-magine, poi la traduzione di uno scritto in film (o, nel caso-Goeb-bels, prima limmaginazione, poi i fatti). lo sguardo incande-scente di chi si sempre proclamato ein Augenmesch, un uomodellocchio, a caricare di futuro e di leggenda ci che vede. Pri-ma del film, talvolta meglio del film.

    Anche in altri casi i l film non comincia a esistere che a parti-re da un clic, una visione: che fossero o non fossero gi stati sce-neggiati, anche Caccia alluomo del 41 nasce da un fucile dalmirino telescopico puntato su Hitler, Il covo dei contrabban-

    dieridel 55 dalla vela rossa che porta via un morto e lultimoMabuse, nel 1960, da un ago tirato nel cervello del bersaglio. nello scatto iniziale della visione che il regista ha sempre gio-cato la sua partita.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    Raccontava di quando

    disse no a Goebbelso dellilluminazione mistica che ebbealla nascita del suo capolavoro

    Ma erano solo le ennesime invenzioni

    SUL SETA sinistra, alcunescene di Metropolis:nella prima a sinistraLang d istruzionia Brigitte HelmSotto, storyboarddi LangperCaccia

    alluomo(1941)

    LE INIZIATIVE

    Mentre in corso fino al 19 gennaioalla Cinmathque Franaise di Parigila mostra Metropolis che celebralanniversario del film dellannoprossimo, uscito per le edizionidei Cahiers du Cinma Fritz Lang au travaildi Bernard Eisenschitz (272 pagine,illustrazioni, 59,95 euro) da cui sono trattealcune delle immagini di queste pagine

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    Repubblica Nazionale

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    NextFacile facile

    Nate cinque anni faper il primo modellodelliPhone, subito

    si trasformaronoin un potentissimo

    e trasversalestrumentodi gioco o di lavoro

    Oggi sonodiventate

    il nuovo web,

    mentre lannoprossimo si calcolache il mercato

    registrercinquanta miliardi

    di downloadEcco chi lo alimenta

    E come fa

    Sonopassati quasi cinqueanni. Per la precisionecinquantotto mesi equalche giorno in cui cir-ca 500 mila apps sonostate scaricate pi di di-

    ciotto miliardi di volte. Ora lo possia-mo dire: quel giorno Steve Jobs haavuto torto. Eppure era probabil-mente al massimo della sua forma.Era il 9 gennaio 2007 e al MosconeCenter di San Francisco presentava ilprimo modello di iPhone: il 2g. Ap-ple reinventa il telefono era lo slo-gan. Per come sono andate le cose,non era affatto esagerato. Ohhhh,faceva la folla ogni volta ch e Jobs sve-lava una nuova funzione. Its likemagic, diceva lui. Quel discorso fe-ce epoca. Una frase per la notaronosolo gli hacker. Diceva pi o meno: leapplicazioni dentro liPhone ce lemettiamo noi della Apple e basta.Jobs, infatti, non voleva che nessunopotesse sporcare, danneggiare omodificare quellapparecchio che aisuoi occhi era perfetto cos. Nienteapps esterne, quindi. Fu un errorestrategico clamoroso. Ma fu ancheun veto che per sua fortuna dur po-co, anzi, nulla: il tempo di far arriva-re gli iPhone nelle mani degli hackerdi tutto il mondo. E la rivoluzione eb-be inizio.

    In Italia il primo a metterci sopra lamani fu iRev, alias Max Uggeri, 45 an-ni oggi, gi noto come Il Reverendodai tempi in cui era minorenne e fa-ceva impazzire la polizia postale conle sue incursioni informatiche; e poipassato dalla parte dei buoni ad oc-cuparsi di sicurezza digitale. iRevsmont lapparecchio, perch solocos capisco che roba , disse wowe in pochi minuti la prima app era gipronta: si chiamava Free Contact, unmodo per scambiarsi i contatti dellerubrica con un clic (fece 15 milioni didownload ufficiosi...). Ora, va dettoche questa stessa cosa capitava con-temporaneamente in tutto il mondo:nuove apps nascevano alla velocitdella luce. Non si potevano fermare,andavano cavalcate. E cos fu. A giu-gno Jobs apr uno negozio ufficiale,

    dove venderle dopo averle vistate eapprovate, e la storia cambiata.

    Oggi le app sono il nuovo web. Unindicatore su tutti. Fino a qualchetempo fa le aziende chiedevano diavere un sito per comunicare con iclienti: ora vogliono unapp osservaSilvia Vianello, docente di marketingalla Bocconi e conduttrice di un pro-gramma tv quotidiano sul tema,Smart&Apps. pi di una moda. Leapps in fondo sono software che ser-vono a fare velocemente e facilmen-te delle cose: giocare, informarsi, la-vorare, comprare, filmare, socializ-zare insomma pi o meno tutto. E vi-sto che funzionano su un telefonino,danno la sensazione inebriante diavere il mondo in tasca. Per questostanno esplodendo. Secondo la ri-cerca pi aggiornata, nel 2012 il mer-cato registrer cinquanta miliardi didownload (era a sette miliardi nel2009). Naturalmente non c solo

    Apple, anzi la leadership del merca-to (44 per cento contro 31) appenapassata nelle mani di Google con il si-stema operativo Android che usatoda telefonini di moltissime marche;

    RICCARDO LUNA

    In pochi clicNon esiste pi

    una distinzionefra chi sa fare una appe chi invece noOrmai tuttipossono farla,

    in pochi clice senza neppureconoscere

    il softwareSILVIA VIANELLOconduttricedel programma tvSmart & Apps

    THE WEATHER

    CHANNEL

    Una vera e propriastazionemeteorologicaa portata di mano,con previsioni,mappe e datisulle condizioniatmosferichein tutto il mondo

    ANGRY BIRDS

    Disponibileper iPhone, iPad,Android e WP7,gli uccelliarrabbiati hannoraggiunto gli oltre300 milionidi downloadsin menodi due anni

    FACEBOOK

    Scrivere status,parlare con amici,pubblicare fotoe video anchedal propriosmartphoneIndispensabileper restaresempre connessicol mondo

    Social Network

    TopTen

    Giochi Lifestyle MeteoKINDLE

    Semplice e utile,permettedi leggere e-book,scrivere note,inserire segnalibrie sincronizzarelavanzamentodella letturasu altrepiattaforme

    Un mondo tutto da scaricare

    (ma soprattutto da inventare)

    Repubblica Nazionale

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    seguono Microsoft, Nokia, Rim e glialtri. Con quei numeri stratosferici,c spazio per tutti.

    Il lato pi interessante della storiadelle apps per non chi le scarica ele utilizza, ma chi le inventa e le rea-lizza. Facendo a volte moltissimi sol-di. Il caso limite sono i cugini finlan-

    desi Mikael e Niklas Hed che con ilgiochino Angry Birds, scaricato da75 milioni di utenti, hanno incassato50 milioni di euro in un anno inve-stendo... 51 tentativi sbagliati. Alli-nizio gli sviluppatori di apps erano i

    webmaster, quelli che facevano i siti.Oggi sono tutti. Per restare allItalia,c il genio del software Gionata Met-tifogo che ha lasciato la Microsoft aSeattle per realizzare una app cheporta i giornali di mezzo mondo suiPad (Paperlit); e c lesperto darteRoberto Carraro che ha realizzatouna app immersiva lodata proprioda Jobs allultima uscita, Virtual Hi-story Roma; c il maestro elemen-tare Italo Ravenna che ha scritto unaapp-fiaba con i disegni dei suoi allie-vi (La marcia dei folletti); e ci sonoi baby sviluppatori, come FedericoCella e Francesco Puddu che a dodi-ci anni hanno alle spalle una app disuccesso come Lucky Battles cheha permesso loro di creare unasoftware house. Tutti ormai posso-no sviluppare una app, basta avereuna buona idea, sostiene Silvia Via-nello. Non solo uno slogan: da seimesi infatti stata lanciata una piat-taforma per farsi una app in quattroclic per tutti i tipi di telefonino: sichiama apps-builder, lidea Da-niele Pelleri e Luigi Giglio che hannotrovato supporto in due venture ca-pital e oggi contano duemila apps almese fatte a modo loro.

    Tra lItalia e il resto del mondo nonci sono grandi differenze. Facciamoil caso dellistruzione. Un anno fa lu-niversit di Stanford ha lanciato uncorso per insegnare a sviluppare ap-plicazioni: ha avuto cos successoche stato messo gratuitamente sulcanale iTunesU, dove rimasto me-si in cima alla classifica. E lo stesso hafatto luniversit di Pisa: prima uncorso per apps tutto esaurito, poi lascalata della classifica di iTunes e in-

    fine, da venerd scorso, persino unmaster del dipartimento di informa-tica per lo sviluppo di applicazionimobile. I corsi non davano crediti ac-cademici, erano semplici test: il ma-ster unaltra storia, un riconosci-mento solenne.

    una rivoluzione, dice nel suomanifesto la community di svilup-patori riunita sotto le insegne di

    whymca che da anni organizza even-ti. Intanto un grande format mon-diale sta per sbarcare in Italia: si chia-ma Bemyapp e il prossimo weekendarriva a Bari con il tutto esaurito.Mentre appena partito il filone del-le applicazioni civiche, ovvero appssocialmente utili realizzate a partiredai dati pubblici (verde, parcheggi,mobilit). Fino al 10 gennaio si pupartecipare al contest apps4italy, ol-tre trentamila euro di montepremi.Lo aveva annunciato il ministro Bru-netta lo scorso 18 ottobre: Ora non

    solo non c pi il ministro, ma nep-pure il ministero, osserva uno deipromotori Lorenzo Benussi. Le appsinvece vanno avanti.

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    BRUSHESUna divertenteapplicazioneche trasformaqualsiasi utentein pittorePensata per iPhone,iPod touch e iPad,ha vinto nel 2010lApple Design

    Award

    SHAZAM ENCOREChi canta questacanzone? Comesi intitola? Il dubbio presto risolto:attivando Shazam,nel giro di pochisecondi la rispostaarriva direttamentesullo schermodel cellulare

    CAMERA+Permettedi scattare foto,catalogarlee modificarleHa una graficasemplicee intuitivaed consideratauna delle miglioriapp per iPhone

    DROPBOXPermettedi accedereda ogni postazioneai file inseritinellappositacartella possibilela condivisionecon altri utentiPrivacy garantita

    MYFITNESSPALCon un databasedi oltre 1 milionedi cibi e 350 tipidi esercizi ginnici,lapp una validaalleataper mantenerela linea,monitorandole calorie assunte

    TRIPITInforma su oraridi partenzae arrivo dei voli,gates e tipodi aeroplano possibilericevere, via smsed email, avvisiin caso di ritardie cancellazioni

    Software che aiutano lutentea fare una determinata cosaLe apps in particolare sonoquelle applicazioniche stanno prevalentementenegli smartphone

    Apps

    Glossario

    Il negozio online dovesi scaricano le appsIl pi famoso di AppleMa ci sono anche quellidi Google, BlackBerry,Nokia, Microsoft Phone,

    Amazon e Facebook

    Appstore

    Le apps sono realizzateda sviluppatori di softwareMa oggi il processo si cosfacilitato che alcuni ormairealizzano appspur non conoscendo i software

    Sviluppatore

    Le apps si scaricanodagli store. Se lo sviluppatorefa modifiche migliorativealla sua app, l'utente riceveuna notifica e viene invitatoa scaricarla di nuovo

    Download

    Il linguaggiocon cui si scrivono appsmultimediali che si vedonosui siti webma funzionano su tutte

    le piattaforme dei telefoniniAncora in fase di sviluppo

    Html5

    Intrattenimento Musica Fotografia Utilit Benessere In viaggio

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    I saporiGi al Sud

    Mauro Uliassi nel suo localedi Senigallia crea piattidal pescato dellAdriatico

    Come in questa ricettache celebra il pesce azzurro,ideata per i lettoridiRepubblica

    10 alici freschissime1/2 kg. di sale grosso100 gr. di succo di arancia1/2 tazzina di acetodi vino rosso5 gr. di finocchio selvatico

    Per la marmellatadi ananas50 gr. ananas

    25 gr. zuccheroil succo di 1/2 limebuccia darancia bio5 gr. di zenzero grattugiato

    Per la gelatinadi mandarino50 gr. di succodi mandarino1/2 fogliodi colla di pesce

    LA RICETTA

    LICIA GRANELLO

    Un giorno le preparerun pesce allarancia. un piatto che va cu-cinato in casa, richie-de del tempo. Maadesso il tempo ce

    lho. un piatto salato allarancia, quello chein un momento di disperata vedovanza tentail commissario Carvalho di Manuel VzquezMontalbn inStorie di fantasmi. Perch la cu-

    cina degli agrumi non fa distinzioni, non divi-de ricette buone e cattive, di prima classe o dirisulta. Soprattutto, non separa il dolce dal sa-lato, lasciando al cuciniere di turno onere eonore della scelta: primo piatto o dessert, car-ne o pesce, da bere o da mangiare.

    Le arance sono cos, facili e ubique, prontealla bisogna in qualsiasi punto del men e oradella giornata, dalla spremuta a colazione (dacorreggere con mezzo limone per arancia,cos da renderla pi digeribile) fino alle irresi-stibili scorzette candite, tuffate nel cioccola-to fondente sciolto a bagnomaria, nella ver-sione pi golosa del pianeta.

    In realt, la cucina firmata dalle arance lunga un millennio abbondante, perch findal Medioevo gli agrumi hanno abbondante-mente accompagnato pranzi e cene, graziealla loro doppia valenza, simbolica e gastro-nomica. Da una parte, le arance molto piricche di semi rispetto a oggi erano consi-derate portatrici di fecondit, con tanto dilancio nelle feste di Carnevale a rappresenta-

    re linseminazione. Dobbligo, quindi, utiliz-zarle in cene rituali e pranzi celebrativi, siasotto forma di succhi che a fette e spicchi. Dal-laltra, il mix di dolce e acido era consideratoperfetto per sgrassare le carni del maiale pi grasse di oggi soprattutto in tandemcon le mele.

    Rispetto agli altri agrumi, infatti, le arancevantano un equilibrio gustativo originale e af-

    fascinante, fatto di profumo, freschezza emorbidezza zuccherina. Qualit culinarieche si aggiungono al potere delle vitamine eallazione di prevenzione delle malattie delfreddo. Ma lappeal della cucina di pescecrudo ad avere dato nuova linfa al cot salatodelle ricette aranciate, soprattutto per quan-to riguarda variet delicate, che non regge-rebbero lacidit acuta del limone o lamarodel pompelmo. Cos dagli scampi alle cape-sante, lemulsione di olio agrumato (codifi-cata addirittura al frantoio con la spremituracontemporanea di olive e arance nella cam-pagna marchigiana) battezza in maniera soa-ve, ungendo e profumando senza aggredire.

    Se non avete tempo o modo di regalarvi unweekend nelle terre delle arance nel momen-to topico della produzione, fate una gita vir-tuale sul sito di due ragazzi catanesi, Silvio eNadia (arancedagustare.it), che coltivano unagrumeto senza chimica nella campagna di

    Acireale. Per non sottostare ai diktat di com-mercianti e intermediari, che non hannomai versato una goccia di sudore sulla terra di

    Sicilia, hanno deciso di vendere i loro agru-mi squisiti solo su Internet. A forza di spre-mute, carpacci e tortini, linverno voler viasenza un raffreddore.

    I due voltidellagrumepasse-partout

    Ingredienti per 4 persone Pulire le alici, lavarle, asciugarleSotto sale aperte per 20. Sciacquare,chiuderle asciutte tra due fogli di cartada forno, appoggiare su vassoio in freezerper 48 ore (anti rischio anisakis). Prepararela marmellata con lananas a tocchetti,bollire per 15 minuti con gli ingredientiFar raffreddare. Frullare il succodi mandarino col mezzo foglio di collaammollata e strizzata, far riposare 1orain frigo, sbriciolare con una forchettaMescolare laceto col succo di arancia

    Servire 2 alici a piatto, con pois di marmellatadi ananas (scorzette comprese), dadinidi gelatina di mandarino, semi di finocchioRifinire col succo di arancia allaceto

    AranciaAll

    Da bere o da mangiare, salutista o trasgressiva, primo piatto o dessert,con la carne o con il pesce. Da secoli si sa che il frutto della fertilit,che fa bene e fa digerire, che consola e riscalda dal freddo dellinverno

    Ma nessuno ha mai svelatoil mistero che la rende idealeper ogni contraddizione

    gastronomica

    Alici in zuppa darancia (con marmellata di ananas e gelatina di mandarino)

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    Gli indirizzi

    arancia in Sicilia di sinistra. Ma cominciamo con il li-mone. Il dottore lo prescriveva contro raffreddore, diar-rea, cistite, calcoli, bronchite, mal di gola, mal di mare,mal di testa, mal di piedi, arteriosclerosi, singhiozzo ecretinismo. E la panettiera Silvana raccontava che il se-greto della sua bellezza della mia salute era il de-

    cotto di limone 42 giorni allanno. Bolliva mezzo limonee aggiungeva olio di oliva. Il secondo giorno 2 mezzi li-moni e 2 cucchiai dolio, e cos sino a 11. Poi scalava sino

    al mezzo limone di partenza. Il tabaccaio diceva: Libidi-nosa , ma acida. In realt il limone diventa dolce con ilsale. E una volta, nei cinema, passavano i venditori con lefette in una mano e il sale nellaltra. Ancora oggi la be-vanda pi popolare selz limone e sale.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    1

    2

    5 CarpaccioPesce spada marinato in emulsione di olioe succo darancia. Nel piatto, sovrapposizionedolio, fettine darancia, pesce, pinoli tostati,buccia grattugiata

    6 Maiale arrostoCarne rosolata con aglio, salvia e rosmarino,infornata fino a cottura. Succo daranciaa deglassare il fondo e, a nappare, le fetteSpicchi a contorno

    3

    4

    Orata al fornoPesce pulito, salato, messo in pirofilacon extravergine, vino bianco, pangrattatoe fettine darancia. Durante la cottura,bagnare con il succo di cottura

    7

    8

    Campari orangeDue fette di arancia e un cucchiaino di zuccherodi canna schiacciati nel bicchiere altoPoi ghiaccio tritato, una parte di bittere tre di arance spremute

    Sulla strada

    Il giardino dei tarocchi

    DOVE DORMIRE

    PALAZZO PENNISI DI FLORISTELLAPiazza Lionardo Vigo 16

    Acireale (Ct)Tel. 095-7633079Camera doppia da 70 euro, colazione inclusa

    CASALE DEL SIMETOContrada SchettinoPatern (Ct)Tel. 328-4856436Camera doppia da 50 euro, colazione inclusa

    VILLA SAN LEOContrada San LeoBelpasso (Ct)Tel. 095-5186104Camera doppia da 80 euro, colazione inclusa

    DOVE MANGIARE

    OPERA PRIMA (con camere)Piazza Garibaldi 27

    Acireale (Ct)Tel. 095-608666Sempre aperto, men da 35 euro

    GIARDINO DI BACCOVia Piave 3San Giovanni la Punta (Ct)Tel. 095-7512727Chiuso luned, men da 40 euro

    VILLA TAVERNACorso Cristoforo Colombo 42Trecastagni (Ct)Tel. 095-7806239Chiuso luned, men da 30 euro

    DOVE COMPRARE

    AZIENDA BIOAGRICOLASPICCHI DI SICILIA

    Via Marchese di Sangiuliano 99Acireale (Ct)Tel. 331-2058884

    PRODUTTORIARANCE ROSSE ROSARIAContrada PorticelliBelpasso (Ct)Tel. 095-7913562

    BIOAGRITURISMO RUVITELLO(con camere)Contrada CubaLocalit Fondo Ruvitello (Ct)Tel. 095-451405

    FRANCESCO MERLO

    L

    ILLUSTRAZIONEDI

    CARLOS

    TANGA

    Le arance invece sono dolci e rosse: ricchezza, bellezza eprogresso. E infatti chiamiamo giardino larancetoperch loasi sempre verde assediata dal mondo aridoe primitivo. la Sicilia dei colori e dellombra, della zaga-ra, delle masserie, dellingegneria idrica e del mercatoche signific porti e navi. Un muro a secco la separa dal-limmenso giallo bruciato che una volta era il grano e ora sterpaglia: il latifondo sempre stato un non luogo. Ela questione meridionale estetica. Lucio Tasca Bordo-naro, che non voleva capire, nel 1944 la chiamava diffa-mazione fotografica.

    E per vero che lemonin americano imbroglio, bido-ne. E larancia migliore tarocco: c sempre la frega-tura nella perfezione. Da Lentini a Cleveland lagrumeaumentava di prezzo ad ogni passaggio di mano e la ma-fia diventava broker capitalism. Ecco, si parte da una-

    rancia e si arriva a Ges: le arance sono le palle di Natale,addobbavano le case durante la Novena. Ma si arriva an-che al sesso e alla violenza meccanica di Burgess e Ku-brick. C il mondo in unarancia.

    InsalataFinocchi tagliati sottili e arance pelate a vivo

    A scelta, uvetta, pinoli, olive nere, semi di zuccaCondire con emulsione di succo d'arancia,olio e sale

    1

    Anatra caramellataCottura parziale in forno, poi in casseruolanel fondo deglassato con una tazza di brodo,arance spremute, profumo di cognac,scorzette sbianchite

    Spaghetti sicilianiAcciughe sciolte nellolio a fuoco dolceA seguire, succo, scorze, spicchi daranciatagliati a vivo e pane grattugiatoSaltare la pasta in padella

    5

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    7

    VellutataCarote (mezzo chilo), unarancia e una patatatagliate a tocchi, bollite fino a renderledi consistenza morbida. Frullare insiemea unarancia spremuta, sale e pepe

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    Autodidatta della chitarra, ha fattoper venticinque anni il capostazionePoi un giorno lo chiama lOlympiadi Parigi e si ritrova artista. Eppureancora oggi, mentre esce il suo ottavo

    album, continua a esserepi famoso allesteroche in ItaliaFaccio faticaa considerare

    la musica un lavoroSar che sono rimasto un figlio

    di contadinie che la sera ciche pi mi preme ritornare a casa

    Ci sono artisti che pi del-la fama inseguono tena-cemente la coerenza. Eche difendono la propria creativitsenza curarsi dei diktat commerciali.Lo chansonnier-ferroviere GianmariaTesta uno di questi e, quando una cal-da mattina dautunno lo incontro sullaterrazza di un bar con vista sulle collinedelle Langhe, mi vengono in mente leparole di uno dei suoi primi pezzi, Laterra delle colline: rossa / la terra dellecolline / rossa di ferro e sudore. Conotto album dal 94 a oggi, tutti a metstrada fra jazz e canzone dautore (lul-timo,Vitamia, uscito in questi giorni)e pi di duemila concerti in tutto ilmondo (comprese cinque serate al-lOlympia di Parigi, il tempio della mu-sica europea che lo consacra star inter-nazionale), ancora oggi Testa forsepi conosciuto allestero che in Italia, eforse proprio per quel suo carattereschivo, riservato, refrattario ai com-promessi.

    Occhialini alla John Lennon, sguar-do diretto, sorriso caldo sotto i baffi sor-nioni, chitarra sempre accanto, guarda

    ammirato la dolcezza delle colline cheha davanti: Sono i posti dove sono cre-sciuto, non potrei vivere da unaltraparte. Ho viaggiato tanto per lavoro,ma mi ha sempre accompagnato il sen-so profondo del tornare a casa. Se lavo-

    ri la terra, ti sporchi le mani, hai unapercezione diversa del territorio che ticirconda. Conosco tutti gli odori e i co-lori di questi luoghi in cui ho semprevissuto. Il suo segreto tutto qui. Lasua indifferenza al successo e lattacca-mento a unetica daltri tempi hannoradici lontane, che affondano nella fa-tica del lavoro manuale e nella sempli-cit della vita di campagna.

    Racconta con voce pacata: Sononato in una famiglia contadina, primodi quattro fratelli. Vivevamo a Madon-na del Pilone, coltivavamo una terrapovera e difficile. Per anni il mio micro-cosmo stato quello, tutto ci che solho imparato l. A dieci, undici anni ilmio unico immaginario erano i libriche leggevo nellenorme biblioteca diuna villa di signori di Torino, di cui fa-cevamo i custodi. A tredici anni mio pa-dre mi ha regalato la prima chitarra. Sicantava in famiglia tutti insieme. Miamadre e i miei zii avevano voci bellissi-me. A quattordici anni il liceo scientifi-co a Fossano. Mi alzavo alle cinque delmattino per mungere le vacche, poi an-davo a scuola. Era frequentata dai figlidi notai, farmacisti, veterinari. Ceranosolo due figli di contadini, io e un altroragazzo. Ci siamo riconosciuti subito,dallodore di stalla, che non va vianeanche a lavarlo.

    Testa un autodidatta, si formatosulle canzoni dei grandi cantautori, daDe Andr a Bob Dylan. Strimpellavo lachitarra, scrivevo pezzi ma non ho po-tuto studiare musica, a casa bisognavalavorare. Mi sono comprato i fascicoliChitarristi in 24 oree ho imparato suquelli. Cos mi sono creato un mio sti-le. Uno stile sempre riconoscibile, fat-to di toni lievi, intimi e malinconici e ac-compagnato da testi poetici e evocati-vi. Uno stile che non rinuncia a tinger-si di sonorit pi rock soprattutto inpresenza di contenuti pi politici e im-pegnati, come alcune canzoni dellul-timo album (Sottosopra e Cordiali sa-luti). La svolta avvenuta quando hoascoltato per la prima volta Il gorilla diDe Andr, che riadattava una canzonedi Brassens. Ho capito che a di fferenzadelle canzonette suonate per radio sipoteva musicare anche uninvettiva ouno sberleffo. E che esisteva qualcosache andava al di l della logica dello

    spettacolo. Alla fine degli anni Sessan-ta il mondo stava cambiando. Volevofare il magistrato e mi sono iscritto agiurisprudenza, ma non ce lho fatta,dovevo anche lavorare. Nell82 sono

    entrato nelle ferrovie come caposta-zione di Cuneo. E l mi si aperto unmondo. Allora esisteva una ferrovia so-lidale, il rapporto tra colleghi era since-ro, andavo a lavorare contento. Ho fat-to quel lavoro per venticinque anni. Milasciava abbastanza tempo libero perdedicarmi alla musica.

    Finch, quasi per caso, Testa inviauna cassetta registrata chitarra e voceal Festival di Recanati e, con sua sor-presa, lo vince per due anni di seguito.La prima volta fu nel 93, avevo sceltoRecanati perch cera un comitato ar-tistico di garanzia: De Andr, FernandaPivano e Dario Bellezza. Mi hanno da-to un milione di lire e la possibilit di re-gistrare due canzoni. Mi ha cercatoqualcuno, ma nel frattempo mi eranonati due gemelli, continuavo il lavoroalle ferrovie, avevo poco tempo. E poimi chiedevano di crearmi un perso-naggio. Per me erano allucinazioni.

    Lanno dopo rivinco il concorso. Pen-so: lultima cosa che faccio, poi chiu-do. Al festival c una produttrice fran-cese che tre mesi dopo mi contattachiedendomi se pu occuparsi di me inFrancia. Registro il mio primo disco ad

    Amiens e inizio a fare qualche concer-to in Francia. Finch mi chiama il di-rettore artistico dellOlympia propo-nendomi una serata. Esce un pezzo suRepubblica: Il signor Nessuno al-lOlympia. E cos anche in Italia si ac-corgono di me.

    Nel corso degli anni suona e collabo-ra con i grandi nomi del jazz: da PaoloFresu a Enrico Rava, da Stefano Bollania Enzo Pietropaoli. Ma anche con scrit-tori e attori in spettacoli itineranti: An-drea Bajani, Erri De Luca, Marco Paoli-ni, Giuseppe Battiston e Jean-ClaudeIzzo, a cui legato da una forte amiciziae che lo cita inMarinai perdutie nellatrilogia marsigliese. Ma Gianmaria Te-sta continua a presentarsi sul palco nelsolito modo: seduto su uno sgabello,chitarra in mano, giacca casual e im-mancabile bicchiere di vino bianco perammorbidire la voce. La notoriet arrivata per caso, Paolo Conte avevaaperto una strada in Francia, ho avutoil privilegio di usare una lingua evoca-tiva e musicale come quella italiana.Seguo ancora la regola di pubblicare un

    disco solo se ho qualcosa da dire . Que-sta per me la libert. Ma la libert complicata, o te la compri o te la sudi.Io lho difesa con il lavoro di ferroviere, stato un baluardo in favore della nor-malit. Ancora oggi non riesco a consi-derare la musica un lavoro. Mio padrenon mai venuto a un mio concerto. Midiceva: Cosa vuol dire cantare?. Luistesso cantava meglio di me. Tuttosommato sono daccordo con lui.

    Quando compone o sale su un palcocon la chitarra sente responsabilit neiconfronti del pubblico? Tra le arti lacanzone quella che maggiormentepossiede il dovere di non mentire pe r-ch la pi diffusa e popolare, quellache si pi venduta al mercato. Perquesto ogni pezzo musicale deve inti-mamente rappresentarmi, contenereuna piccola verit che la mia. Quel-lancora di verit il mio punto di par-tenza. Comporre una necessit, nonposso farne a meno. Parto sempre da

    unemozione, prendo la chitarra estrimpello qualcosa che poi lascio l.Voglio essere sicuro che quella canzo-ne non sia solo frutto di unimmedia-tezza istintiva. Se dopo mesi me la ri-

    cordo ancora e risuonarla mi d le stes-se emozioni allora la scrivo. Non fon-damentale che venga pubblicata. Ne-gli ultimi album ho sentito il dovere neiconfronti dei miei figli di parlare di im-migrazione. assurdo che proprio inItalia che ha rimpolpato il mondo diemigranti esista una legge sui respingi-menti. Eppure pi forte la disperazio-ne di chi attraversa il mare.

    Come si immagina il suo futuro?Ho cinquantatr anni, tra venti sperodi sedermi a un tavolo senza vergo-gnarmi mai di quello che ho fatto.Quando osservo la bellezza, le collinedavanti a noi in una giornata stupendacome questa, ne vengo travolto. Nonsono credente, ma ho sempre sentitoun legame con qualcosa di spiritualeche non riesco a codificare. Come Fo-scolo, credo che il paradiso stia nel la-sciare qualcosa. La vita unoccasioneche abbiamo tra le mani, non ha se nsosprecarla. A maggior ragione avendodei figli. Figli che ora sono tre dopo lanascita di Nicola, sei anni fa, cui de-dicatoNuovo, la prima ballata di Vita-mia. Speravo di poter vivere con unapresunzione di innocenza rispetto al-la vita, ma non ne sono stato capace oforse impossibile che accada. Il fattoche occupi uno spazio vitale, anche sepiccolo, non ti permette di non nuoce-

    re a nessuno. A volte dico che vorreifermarmi, coltivare lorto, osservare lanatura e i figli crescere. Poi vado avan-ti, ma quello che pi mi preme ritor-nare sempre a casa.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    LincontroChansonnier

    FOTOA

    LBERTOC

    R

    ISTOFARI/A3

    Mio padrenon mai venutoa un mio concertoMi diceva: Cosa

    vuol dire cantare?Forse aveva ragioneE cantavameglio di me

    Gianmaria Testa

    BENEDETTA MARIETTI

    CASTIGLIONE

    FALLETTO(Cuneo)

    Repubblica Nazionale

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    dalla biologia e/o dalla legge.Passerete a Fox Lifee alla Sette:S.O.S. Tata avr molto da inse-gnarvi anche nel campo dellapuericoltura.

    Se si riesce a non farsenetroppo suggestionare, sono an-che programmi divertenti. Laloro distanza rispetto al restodell'offerta televisiva merito-riamente astronomica, anchese non che tutto quanto sialontano dalla tv generalista be-cera sia per ci stesso davverovicino alla realt. Per fare la pro-va-realt non c' che da andarenegli stessi negozi in cui le caviediMa come ti vesti?si rifanno ilguardaroba (tre mise a testa: la-

    voro, tempo libero, sera) conmillecinquecent o euro in tutto.

    Il fatto che con questi pro-grammi la tv spara forse la suaultima cartuccia verso un tar-get sempre pi remoto e mobi-le. Cattiva o buona che sia stata(secondo la linea popperiana oquella antipopperiana), la tv stata maestra in modo quasisempre subliminale. Con que-st'altra tv, l'intento formativodiventa un obiettivo esplicito;direbbero loro: una mission.

    Dal generalismo al parti-culare, dal budget alto al bud-get basso, dal formato-show al-l'agile formato-blog; nei conte-nuti, dall'offerta da editoria dimassa (fiction, giornalismo, di-battito, spettacolo) alla ma-nualistica sui temi della vitaquotidiana. Non mai troppotardi per tornare alla tv diNon

    mai troppo tardi. Ma ancheuna tv che ha una sua audience(numericamente non trascu-rabile). Chi che trova (o: comemai troviamo) divertenti, e se-

    gretamente istruttivi, pro-grammi in cui si parla di abiti d asposa, modi di apparecchiarela tavola, alternative analcoli-che per l'ora dell'aperitivo opiegature della pochette a se-conda della formalit dell'oc-casione? un dubbio che si pufacilmente rovesciare: a chichiedere, oggi, se la cravattagialla star bene in tv, il punto dicottura giusto per il trancio dispada o come evitare che i bam-

    bini devastino la tavola anzichcenare?I saperi si tramandano per

    due vie: in una cultura testuale,contano gli esempi; in una cul-

    a come ti vesti? La domandaprende quel tono scherzosa-mente drammatico che carat-terizza una certa ironia miran-te allo chic. Nel caso rivolta aun prestante giovanotto, il qua-le indossa camicie bianche sot-to le quali si vedono T-shirt conscritte spiritose (Terrone al100%): cos conciato svolgefunzioni di agente immobilia-re. Se ne meravigliano i dueconduttori, che si chiamanoCarla Gozzi e Enzo Miccio e de-vono intendersi di moda, per-ch una voce fuori campo li hadichiarati Maestri del fashionstyle e Pronti a svelarvi i se-greti dell'eleganza.

    Teniamo nel giusto contoche si tratta pur sempre di tele-visione: show, finzione, mon-taggio, gioco. Pazienza, allora,se l'eleganza dovrebbe sempreessere pi velata che svelata;pazienza anche se nel concettodi eleganza dei due disinvoltiemuli di Petronio Arbitro rien-trano locuzioni come Ti vesticos e poi vai a vendere loca-tion (= case) o Sempre la stes-sa cravatta, si vede che le pia-ce. Si vede che piace loro il ter-ribile leusato in Lombardia perrivolgersi a un uomo.

    Eleganza, del resto, anchestare bene nei propri panni. Manon siamo noi che li vogliamocambiare a loro, bens loro cheli vogliono cambiare a noi: e insenso letterale, perchMa co-me ti vesti ? uno, probabil-mente il pi fortunato, dei for-

    mat televisivi che stanno carat-terizzando il canale satellitareReal Time e occhieggiano peranche altrove. C' il program-ma che vi dice come rifare il

    guardaroba, ed appunto que-sto. Il programma che vi consi-glia l'alimentazione pi giustaper le vostre patologie, se avetel'ulcera smettete la spremutad'arancia e i gin tonic (si chia-maZenzero). Quello che fa con-trollare il vostro modo di rice-vere gli ospiti da un'architetta,da uno chef e da un esperto inbuone maniere (prende il no-me dal romanzo Cortesie per gliospitidi Ian McEwan, che nes-suno deve aver letto a Real Timeperch non affatto accomo-dante e glam). C' il program-ma per trovare casa, o se prefe-rite location, e il programmaper venderla. C' il programma

    che vi insegna a riciclare vecchioggetti per farne di nuovi. C' ilprogramma che organizza ri-cevimenti matrimoniali. Ai for-mat italiani si assommano ori-ginali americani, che sono mol-to pi avanti sulla stessa stradae hanno titoli come Myshocking body(history case diobesi redenti e brutti anatroc-coli trasformati) oMalattie im-barazzanti. E poi c' natural-mente il famoso boom delletrasmissioni culinarie, quelleche hanno improvvisamentemesso a profitto la sinestesiagusto-vista che gi praticavanoi ristoranti giapponesi, quandomettevano in vetrina le racca-priccianti riproduzioni in pla-stica dei piatti serviti della casa.Il concetto quello.

    Se seguite l'allegro tirociniovi emenderete da tutte le vostre

    annose magagne, quelle eredi-tate e quelle acquisite. Finirete,cos, quasi inevitabilmente pertrovare il partner e per avere fi-gli, almeno nei casi consentiti

    M

    Cucinare, vestirsi, arredare una casa, educarei figli e fare sesso nel modo giusto.Dopo i manuali lora dei programmi che insegnanocome vivere. A met tra documentarie reality, tra orientamento e intrattenimento.Perch, in un mondo che cambia in fretta,piacciono gli esperti, spesso severi,che danno consigli e istruzioni. I tutor che,dal video, si prendono (un po) cura di noi

    MAMMA TV TORNATA

    STEFANO BARTEZZAGHI

    La televisione di ieri stata una maestra,cattiva o buona,ma quasi semprein modo subliminalementre oggi lintentoformativo esplicito

    Lintento

    Siamo pur sempresul piccolo schermoquindi show e giocosi mescolano in questiallegri tirocini cheora sostituiscono gliesempi tradizionali

    La tradizione

    CULT