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    DOMENICA21AGOSTO2011/Numero 340

    DomenicaLadiRepubblica

    spettacoli

    Ciak ci si sposa, matrimoni da starFRANCESCA CARUSO eLAURA LAURENZI

    cultura

    Il giorno che rubarono la GiocondaFABIO GAMBARO

    i sapori

    La rivincita delle teste di rapaLICIA GRANELLO eLUCA VILLORESI

    lincontroTornatore, Nel nome del padre

    PAOLO DAGOSTINI

    le storie

    Gli amori nel cielo sotto BerlinoANDREA TARQUINI

    ANGELO AQUARO

    NEW YORK

    La richiesta su carta intestata, Harvard University, De-partment of Social Relation, Centro per gli studi sullapersonalit. La data il 6 dicembre 1960, destinatariaOlympia Press, Paris, France: Carissimi, vogliate gen-

    tilmente inviarmi una copia diPasto nudodi William Burroughs. Mioccorre per le ricerche che sto facendo sulle droghe e il loro effettosulla creativit. Sto provvedendo personalmente ad accordarmi conle autorit doganali americane perch possa essere ammesso negliStates. Firmato: Timothy Leary. Chiudete gli occhi. E poi riapri-

    teli. Anzi:Turn on, tune in, drop out, cio accendetevi, sintonizza-tevi e lasciatevi andare, secondo lo slogan pi famoso degli anni Ses-santa che quel professore matto, il profeta dellLsd, coni dopo unpranzo con Marshall McLuhan, linventore del Villaggio Globale.

    (segue nelle pagine successive)

    ANTONIO GNOLI

    In uncerto senso fu per lui la cosa pi normale che gli potessecapitare dopo morto: sei grammi delle sue ceneri spedite conun razzo nello spazio. Cos Timothy Leary concluse, in ma-niera eclatante, la sua vita. Che non fu n lunghissima, ma

    neppure breve. Se ne and, nel 1996, settantacinquenne dopo chegli fu diagnosticato un cancro alla prostata. Ma prima di raccontarela sua fine che si circond di effetti speciali, occorre fare un passo in-dietro. Tornare a quellAmerica degli anni Trenta, quando fu man-dato a studiare presso una scuola di gesuiti . Si pu capire la propria

    vocazione in tanti modi. Tim realizz immediatamente che il rigo-re, la disciplina e quella subdola inclinazione machiavellica che sinascondeva nei seguaci di Ignazio di Loyola non era esattamente cia cui il giovane puntava.

    (segue nelle pagine successive)

    Lettere,incontri,esperimenti,viaggi mentali,rivoluzionee pacifismoEcco larchiviodel gurupsichedelico

    LearySkyDiamonds

    in the

    with

    FOTOARCHIVIOTIMOTHYLEARY/PUBLICLIBRARY/NEWY

    ORK

    Repubblica Nazionale

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    32 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA21AGOSTO2011

    la copertinaL.S.D.

    cento tragicamente segnata, allinizio ealla fine, dal suicidio della prima moglie e,quarantanni dopo, della figlia si com-prime davvero come in un acido. C unmanifesto per un meeting in una discotecatedesca, Normal, con due tizi che posanocome i Kraftwerk: il 1982 e quei due tipi so-no Leary e G. Gordon Liddy, lex capo del-lFbi che laveva spedito in galera e poi fini-to in galera lui stesso per il Watergate. In-sieme, ora girano il mondo in tour, comedue stanchi Buffalo Bill: non uno spetta-colo? E che cosa sarebbe successo se nellacorsa a governatore della California, 1970,il professore fosse riuscito a insidiare unambiziosissimo ex attore, Ronald Reagan?

    Questa, appunta Leary, la canzone cheLennon mi ha regalato per la campagnaelettorale.... No, la storia non si fa con i se:ma di Lsd qui si strafatta davvero.

    RIPRODUZIONE RISERVATA

    ANGELO AQUARO

    Sono 335 scatoloni. larchivio del professoredi Harvard che divent il profeta psichedelico,influenz la Beat Generation e fu definitoda Nixon lessere vivente pi pericoloso

    dAmerica. La Biblioteca di New Yorklo ha acquistato. Lo abbiamo consultato

    Faculty Club: porta con s un piccolo va-setto in cui, mischiato in una pasta di zuc-chero, ha portato un grammo di una nuo-va sostanza prodotta dalla solita Sandoz, eche si chiama Lsd. Da allora davvero nullasar pi come prima. Il professore ha co-minciato a sperimentare con gli allucino-geni per liberare la psicologia dalla gabbiadel comportamentismo che sembra dise-gnato su misura per il perbenismo ameri-cano: solo il comportamento esplicito scientificamente osservabile, ogni intro-spezione interpretazione personale e,quindi, non oggettiva. Ma negli anni Cin-quanta gli Stati Uniti sono gi unimmensafarmacia: c una pillola per ogni tipo dimalattia, insegnano il mercato e la pubbli-cit. E il ricorso ai farmaci, che in inglese sichiamano drugs, perch non pu funzio-nare per i disturbi dellanima?

    Com finita lo raccontano le immaginidi questo archivio. Lo scienziato che a cin-quantanni sar costretto a fuggire in Af-ghanistan sorride dalla foto che lo ritrae an-cora con la divisa da cadetto di West Point,da dove era stato cacciato per insubordi-nazione. Lo psicologo che propose di libe-rare i carcerati imbottendoli di Lsd scrivegiochi di parole sul retro delle cartoline. Epoi schizza, tutto fiero e tutto in maiuscolo:James Joyce sarebbe orgoglioso di me!.Luomo che Richard Nixon defin lesserevivente pi pericoloso dAmerica lanciasu carta legale proclami in rima baciata c henon avrebbero fatto paura a nessuno: Co-minci tutto a primavera / John e Yoko aMontreal / Una settimana a letto per la pa-ce / mandando in onda una frase sola: laguerra deve finire!.

    Ci si avventura tra le sue carte come in untrip attraverso questo cinquantennio chesembra lungo intere ere geologiche. E ideo-logiche. Il professore che a trentanni vesti-va in cravatta e tra i suoi amici aveva CaryGrant, vero fan degli allucinogeni, a settan-ta veste quasi solo in jeans, e quando muo-re lelegia funebre gli sar letta da unaltradiva di Hollywood, Wynona Ryder: sua ni-pote. Luomo che verr cacciato da Har-vard, che finir in galera e fuggir con laiu-to delle Pantere nere, il 17 luglio 1961 ha trale mani una lettera firmata da Bill Wilson, i lfondatore degli Alcolisti anonimi che glichiede di poter utilizzare la sua Lsd percombattere la bottiglia.

    Ci vorranno almeno due anni prima chele carte possano essere mostrate al pubbli-co. Perch nelle lettere dellinesauribile ar-

    chivio la storia di questo mistero del Nove-

    (segue dalla copertina)

    E

    provate allora a lasciarvi an-dare davvero nel tempo scor-rendo le dieci righe che hannosconvolto il mondo e ades-so riposano nelle 335 scatoledellarchivio pi psichedelico

    della storia. Lettere, foto, cartoline, filmatie oggetti ricordo, perfino vestiti. La straor-dinaria testimonianza di un sogno chesembra un incubo: o viceversa. La New

    York Public Library ha acquistato tuttoquesto ben delluomo: poco meno di unmilione di dollari. William Stingone, il cu-ratore dei manoscritti della biblioteca,spiega alNew York Timesche qui spera ditrovare, finalmente, la verit al di l del mi-to. Ma guardate questa: una delle tantis-sime foto che la Library ha messo a dispo-sizione diRepubblica. Ci sono Paul Bowles,quello de Il t nel deserto, e lo stesso Bur-roughs, naturalmente tutto di nero vestitoperfino l, sul tetto di quella casa sotto il so-le di Tangeri, 1961. E guardate ancora que-staltra: c Allen Ginsberg, il poeta da Urlo,Peggy Hitchcock, lereditiera che metter adisposizione dei professori pazzi la sua ca-sa di Millbrook, nei boschi di New York, epoi ancora Lawrence Ferlinghetti, il libraiodei Beat, e sempre lui, Leary, 1963. E comefai a non rincorrere il mito?

    In fondo nato tutto dalle dieci righe diquella lettera. Nel dicembre del 1960, a Pa-rigi, gli impiegati della piccola casa editricespecializzata in operette erotiche, che dueanni prima ha conosciuto improvvisa fa-ma dando alle stampe un romanzo chia-mato Lolita, non possono neppure a im-maginare le conseguenze di quella curiosalivrasion ltrangerche sapprestano a fa-re. Sfogliando quel Burroughs tutto drogae sesso, il romanzo che nei suoi States, do-ve stato appena eletto un certo John Ken-nedy, ancora proibito, il professor Leary,chiamato in cattedra nella pi antica e pre-stigiosa universit dAmerica per le sue in-teressanti idee, si convince che la stradache sta seguendo giusta. Nellestate diquello stesso anno, durante una gita inMessico, ha provato per la prima volta i fun-ghi sacri, cio allucinogeni, e ha deciso distudiare gli effetti sul comportamentoumano della psilocibina, la sostanza costi-tutiva che la Sandoz, il colosso della farma-ceutica, ha prodotto in laboratorio.

    Pescando unaltra carta da questo archi-vio delle meraviglie: La prima volta chepresi la psilocibina 10 pillole ero da-vanti al caminetto di Cambridge, scriveproprio Allen Ginsberg in uno di quei re-port che il professore chiede alle sue illu-strissime cavie. Lesperimento cos deva-stante che in questo documento rimastonascosto per mezzo secolo il poeta confes-sa di trovarsi nudo e in preda alla nausea.Comincia ad avere paura. Ma in quel mo-mento il professor Leary entr nella miastanza, mi guard negli occhi e mi disse: seiun grande. Per gli esperimenti dellHar-vard Psilocybin Project sfilano alluniver-sit Aldous Huxley, lo scrittore visionariode Il mondo nuovo che allora insegna an-che al Mit, Arthur Koestler, lo scrittore chein Buio a mezzanottedenunci lo stalini-smo, oltre naturalmente a tutta la compa-gnia dei Beat: da Ginsberg a Jack Kerouac,da Peter Orlovsky a Neal Cassady. E quan-do, finalmente, arriva anche il suo eroe pigrande, Burroughs, il professor Leary gi

    oltre: in tutti i sensi.Accade giusto cinquantanni fa, settem-

    bre 1961. Un medico, Michael Holling-shead, arriva da New York per incontrare ilprofessore sui divani dellelitario Harvard

    LearyI segreti delluomoche sconvolse il mondo

    Repubblica Nazionale

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 33DOMENICA21AGOSTO2011

    LE IMMAGINI

    Il materiale che illustra questepagine fa parte dellArchivioTimothy Leary della Public Librarydi New York. Nella foto grande,lo psicologo nei primi anni Novanta

    (seguedalla copertina)

    Era inquieto, curioso, indisciplinato edotato di una bellezza segaligna chesarebbe diventata tipica in certi am-

    bienti hippy degli anni Sessanta. Era soprat-

    tutto un conversatore. Sarebbe stato un bril-lante avvocato. Ma prefer laurearsi in psi-cologia ad Harvard, dove cominci la suacarriera di insegnante.

    Ora, immaginate gli anni Cinquanta, il so-lido perbenismo dellAmerican Way of Life,il benessere che esplode e contagia orizzon-talmente pi di una classe, letica intransi-gente che guida le azioni di un paese. inquesto crogiolo di sentimenti e aspettativetradizionali che la Beat Generation con isuoi poeti, i suoi scrittori, figure che sareb-bero diventate le vestali dei decenni succes-sivi inizia la sua opera di demolizione let-teraria e civile di un paese ritenuto troppoconformista. Anche Leary avvertiva il morsodel conformismo. Non aveva una grandeopinione del proprio operato di psicologo.Si sentiva un travet dellanima. Raccontache fu una vacanza in Messico a cambiarglila vita. Luso di certi funghi allucinogeni presi per curiosit e perch aveva letto Leporte della percezionedi Aldous Huxley (unvero trattato sulla dimensione profonda

    della mente) gli apr un nuovo mondo.Tornato alla comoda civilt americanacominci gli esperimenti con le sostanze al-lucinogene. Si mise a studiare gli effetti del-la psilocibina, un alcaloide presente in alcu-ni funghi. Harvard, improvvisamente, di-venne il laboratorio dove sperimentare so-stanze che, solo qualche anno dopo, sareb-bero state proibite. Leary venne a sapere chein Europa, Albert Hofmann, nei laboratorisvizzeri della Sandoz, aveva casualmentescoperto lLsd. Una sostanza simile, nei ri-sultati, ai funghi assunti in Messico, ma mol-to pi potente e soprattutto ricavata artifi-cialmente. N Leary n Hofmann credeva-no che lLsd fosse uno strumento di evasio-ne, bens di conoscenza, di ampliamento diquella percezione che gi nellOttocentopoeti come Baudelaire o scrittori come DeQuincey avevano sperimentato con lhashi-sh. Ma Leary diversamente da Hofmannche dopotutto era un vero scienziato im-magin che lassunzione dellLsd sarebbestata uneccellente terapia per la cura di de-pressi, alcolisti, e criminali, e che il suo uso li-beralizzato avrebbe dato alla societ ameri-cana nuovi valori spirituali.

    Fu buttato fuori da Harvard per i suoiesperimenti considerati deleteri. Qualcheanno dopo, ormai braccato dallFbi, fu lostesso Nixon a dargli laureola di martire, de-finendolo luomo pi pericoloso dAmerica.Laneddotica ricorda gli anni di galera, la fu-ga prima in Africa poi in Europa, lincontrocon Hofmann in Svizzera, di nuovo la cattu-ra e poi quella voce insidiosa secondo la qua-le gli furono condonati parecchi anni di pri-gione in cambio della collaborazione conlagenzia governativa. In pratica spiffer al-lFbi un po di nomi di amici coinvolti nellu-so di sostanze allucinogene.

    Direte che questa fu la fine ingloriosa diTimothy Leary. Vi sbagliate. Gli anni Sessan-ta e Settanta ne amplificarono la popolaritgrazie alla penetrazione che lLsd e sostanzesimili ebbero tra gli studenti, gli attori, gli ar-tisti e gli scrittori. Burroughs e Ginsberg di-vennero i suoi santi protettori, John Lennonrest affascinato dalla sua multiforme per-

    sonalit. E i Moody Blues, gli dedicarono Le-gend of a Mind.

    Leary fu un impasto di eversivit, creati-vit e di fumosa cialtroneria. Aveva il talentodi arrivare cinque minuti prima degli altri sulfarsi di un nuovo evento. Quando negli anniNovanta i computer si imposero definitiva-mente, Leary se ne usc con una mezza ve-rit. Disse che il Pc era il nuovo Lsd. WilliamGibbons e la sua cultura cyberpunk prese ilposto degli ormai sorpassati protagonistidella Beat Generation.

    Mor, come ricordavamo allinizio, allagrande. Come un piazzista si mise a discet-tare sulla bellezza della morte. Una teleca-mera lo film negli ultimi giorni di vita men-tre da una sedia a rotelle freneticamente ri-lasciava interviste e sentenze. La sua casa eradiventata un via vai continuo di gente la pidiversa. Paragon la propria morte a una fi-nale del Super Bowl. Non era un individua-lista. Credeva nellesaltazione del caos, nelrispetto delle leggi della leggerezza, nellillu-minazione interiore e nel surfing cerebrale

    come sport di squadra. Per essere un ameri-cano fu piuttosto insolito.

    Il surfista

    dellanimaANTONIO GNOLI

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    34 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA21AGOSTO2011

    Sliding doorsLui sulla linea U7, lei salea Suedstern. Uno sguardo, pocheparole. Lei scende, lui la guarda mentrescompare nella folla. Non si rivedranno piA meno di non ricorrere, come fanno ormaimigliaia di berlinesi, alla bacheca onlinedella compagnia dei trasporti

    BERLINO

    Solo la bianca, fredda luce alneon illumina i volti nel tre-no in galleria: stop and go trale stazioni, fuori dai vagoni ilbuio pesto dei tunnel, dentro pareti gri-giochiaro, sedili blu rossi e violetti, so-stegni gialli, e poi il rumore del treno suibinari interrotto dallannuncio dellaprossima stazione. Non davvero lam-biente pi romantico. Ma non sempreallamore servono lumi di candela: il me-tr, a Berlino come altrove, diventato illuogo degli incontri casuali, il momentoin cui due sguardi sincontrano e sbocciaun sorriso, listante in cui ci si scambia-no le prime timide parole, ma poi ognu-no scende alla sua stazione. E questo ilguaio.

    Ma adesso c un rimedio online: ci hapensato galeotta la Bvg, lazienda dei tra-sporti urbani berlinesi. Cerchiwww.bvg.de/augenblicke, (Augenblickevuol dire istanti), ti iscrivi come su unqualsiasi social network, e puoi scriveremessaggi allanima gemella che hai in-contrato e sognato per un momento su

    uno di quei gialli, compiacenti treni del-la sotterranea. E cos ci si pu ritrovare, elamore, a volte, sboccia davvero. Sem-

    bra una trama da nouvelle vague o unacanzone rock inglese o uno dei tanti epi-sodi letterari. Invece realt. Un servizioin pi offerto ai viaggiatori per aiutarli ariacciuffare quellincontro fugace stron-cato dagli altoparlanti di bordo con lan-nuncio della prossima stazione, doveuno dei due sceso come prevedeva,senza aver avuto la prontezza di restarea bordo, arrivare chi sa dove in ritardo,ma cogliere il momento magico.

    Gli iscritti sono almeno undicimila, ivisitatori del sito ancora di pi, diconosoddisfatti i funzionari della Bvg. In al-meno un caso, lamore sbocciato. E losanno perch quella coppia occasionaledella sotterranea lha documentato on-line. Ma la citt ne parla, sono centinaiagli amori sui treni in corsa, in quelle buiegallerie che lultimo Kaiser, GuglielmoSecondo, ordin per primo di comincia-re a scavare, giunti a lieto fine. Soprat-tutto giovani, et media sui ventotto an-ni, oltre la met maschi, ecco lidentikit

    del viaggiatore della U-Bahn (sotterra-nea) o della S-Bahn (sopraelevata) berli-nesi folgorato dal colpo di fulmine cheinserisce il suo messaggio sul socialnetwork dellamore.

    Di amori nei metr sono colmi cine-ma e letteratura. Uno dei suoi racconti,Julio Cortzar lo dedic a un uomo chegiocando con nomi di stazioni e coinci-denze nel mtro parigino insegue ladonna amata, forse realmente incontra-ta sui treni, forse immaginaria. E infattiun sito simile a quello berlinese, esiste

    anche a Parigi:Parisbulle.Navigando sul sito berlinese, incontri

    tante storie ideali per un copione ro-mantico. Quel giorno pioveva, sei salitabagnata fradicia su quel treno della linea

    U7, stazione Suedstern. Ah, hai escla-mato con la tua voce squillante, eri con-tenta di non aver perso il treno, con ungesto rapido e seducente ti sei scrollatalacqua dai capelli, hai annaffiato il gior-nale che leggevo. Scusi, mi hai mor-morato, ma non fa nulla, ti ho subito ri-sposto. Ti ho appena sorriso, poi ho fin-

    to di riprendere a leggere il giornale, in-vece non facevo che cercare di vedere semi guardavi... te ne sei accorta? Alla sta-zione Kleistpark mi hai detto ciao con unsorriso, sei scesa, invano ti ho rincorso

    con lo sguardo mentre la U7 riprendevala sua corsa.

    C chi chiede fatti viva, splendida ra-gazza dagli stivali verdi, eri sulla linea U2poco prima delle 17, chi cerca quel-luomo cos divertente col pullover blu eil cagnolino. Sulla linea sopraelevata S1poche parole scambiate hanno acceso

    qualcosa: Ciao cara sconosciuta, forseleggerai qui? Eravamo sul treno in corsaverso Oranienburg, abbiamo parlato unpo sorridendo perch avevamo scoper-to di leggere entrambi a bordo libri di

    Gli amantidel metr

    Stephen King. Sulla S41 un giovane si invaghito duna ragazza che non sape-va dove gettare i resti del suo currywurst:Ti ho guardato, hai espresso il tuo im-barazzo con un sorriso stupendo. Avreivoluto avere una salvietta per te, ti ricor-di? Ero quello con la t-shirt celeste, i jeanse una copia della Tageszeitung, vorrei

    mangiare un currywurstcon te, e rive-derti. Dieci linee sotterranee, sedici so-praelevate: in quegli oltre quattrocentochilometri, i luoghi del possibile flirtdun momento sono tanti. Il metr luo-

    ANDREA TARQUINI

    le storie

    5716.08.2011 11:00MikatonIo(u.)cercoiltuosorrisoSonoscesodaltrenoallafermatadellaSavignyplatzpocoprimadelle11.00

    25616.

    08.2011 13:00john-wayneCiaoate,capellineriCiao,bellasconosciutadailunghi

    capellineri!Oggierisulbus256indirezioneIchtenberg,iosono

    scesoaLandsbergerAlleematuhaiproseguito

    10116.08.2011

    16:00RickSguardinelbusperNeuklln

    Ok,ciprovo.Iobiondo(u.,zainettonero)erosedutonelbus101,

    dir.Treptow.Tu(d.,capellieocchiscuri,jeans,scarpedatennis

    bianche),seisalita,credo,allaWidenbruchplatzogidil

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 35DOMENICA21AGOSTO2011

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    go dincontro in movimento, viaggiobreve, tempo e spazio che corrono nelleviscere della citt, ti senti nel mondo maanche separato dal tuo abituale, l sultreno. Forse la sua suggestione anchequesta, una miniatura quotidiana e po-stmoderna del fascino discreto della-more in un viaggio.

    Tra chi scrive sul sito rincorrendo li-stante pi veloce dei treni gialli (o giallo-rossi della sopraelevata), c chi ha avu-to il coraggio di confessarsi: Linea U8laltro giorno, siamo saliti entrambi aKottbuser Tor, direzione Hermann-strasse, alla stazione cera un uomo chefaceva bolle di sapone, ci siamo detti checi piaceva, purtroppo a Boddinstrassesei scesa. Altri si scusano online per la ti-midezza, per lemozione che li ha ragge-lati: Sei salita insieme a me sulla M8, fer-mata Ottobraunstrasse, eri biondissi-ma, capelli lunghi, una maglietta a stri-sce rosse e bianche, jeans e infradito, latua bellezza mi ha mozzato il fiato. Mi haisorriso, scusa, non ho trovato la pron-tezza di parlarti, che peccato.

    La scintilla damore nel metr temadei media, e di studio. Soprattutto per ledonne. Judith Luig le ha dedicato unapagina racconto su Welt am Sonntag, lestudentesse della scuola superiore dimedia e design hanno studiato i dati delsito Bvg e tracciato la mappa dellamorein metropolitana. La linea dove Cupidocolpisce pi spesso la U7, bella forza.

    la pi lunga, quaranta sta-zioni in trentadue chilome-tri. Intanto succede ognigiorno: negli Augenblickedel metr berlinese sboccia-no amori di ogni tipo: etero e

    omo, hanno per protagonisti giovani ematuri, tedeschi, Deutschlaender(i tur-chi di qui), tecnici di It polacchi o top mo-del russe, studentesse cinesi o giappo-nesi. Pu accadere anche a voi, se venitea Berlino.

    S5717.08.2011 14:00chrimoRingbahn /S7versoAhrensfeldeCiao,bellasconosciutaOggi abbiamo fattounprimopercorso insieme sullaRingbahntuappoggiata allaporta;poicisiamo rivistisultramS7indirezioneAhrensfelde,e

    N717.08.2011 02:00vornelinks(avantia sinistra)MehringdammfinoaRath.NeukllnGrazie perlincantevolesorrisochemi ha salvatola serata

    U716.08.2011 21:00wackwoolyStarkeMnner/AltstadtSpandauOk, ciprovoQuandosonoscesa(d.,bruna,scarpeda tennis bianche)allafermataAltstadtSpandauemi sono direttaverso la scalamobile,tu (u., addettoallasicurezzapercontodella

    M216.08.2011 21:00HeartbeatsPrenzlauer/MollstrasseEhitu(brunain giaccasportivaecalzamaglia), siamoappenasalitiinsieme sullaM2aPrenzlauer/Mollstrasse,eravamoinpiedipropriosuldavanti, accantoalconducente. Io dovevo

    scendereaPrenzlauer/

    S116.08.2011 13:00a**S1ZehlendorffinoaNikolasseeIo,(u.t-shirtmarrone,jeans

    ezainetto)sonosalitoaZehlendorf

    Tu(d.,bionda,occhiali)erigisultreno.Erosedutodifronteatedisbieco,inostrisguardisisonoincontratipivolte.Quando

    U1216.08.2011 15:00Eins7nullCamiciaascacchioff@Zooore

    14.47

    Tu,scarpenere,pantalonijeans,camiciaascacchibianco-azzurra

    semilunga,capellicortiricci,braccia

    elabbrapiene,occupaviilpostodifronteame;alle14.47,alloZoo,tiseialzatoeseisceso

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    clame pubblicitarie. Ispir spettacoli teatrali e Gabriele DAnnunzio immagin perfino difarne un film. Insomma, i l furto cre una nuova relazione con lopera, producendo un cultoche andava ampiamente al di l delle sue qualit in trinseche. Quella curiosit fenomenaleper un quadro scomparso la dimostrazione che molto spesso cinteressiamo di unoperaper ragioni che non hanno nulla a che v edere con lestetica. Non pi larte che cinteressa,ma il mito.

    Se il furto suscit tanto scalpore e contemporaneamente polemiche e sospetti (adesempio, quelli che condussero in prigione per qualche giorno il poeta Apollinaire) an-che perch agli occhi dellopinione pubblica quel furto sembrava unazione impossibile.Unimpresa degna di Arsenio Lupin, il cui nome non a caso venne evocato dalla stampa, chesi precipit a intervistare Maurice Leblanc, linventore del ladro gentiluomo. In realt, spie-ga Coignard, rubare la Gioconda fu facilissimo. Il ladro era entrato nel museo alle sette dimattina da una porta laterale. Aveva staccato il quadro dalla parete e tolto la tela dalla corni-ce, laveva arrotolata, nascosta sotto la giacca, uscendo poi tranquillamente dalla scalinataprincipale del museo, sotto gli occhi della Vittoria di Samotracia. Il tutto non era durato pidi mezzora. A compiere il furto era stato un imbianchino italiano di trentanni, Vincenzo Pe-ruggia, emigrato in Francia qualche anno prima, il quale poi nascose il dipinto a casa sua.

    Cos, mentre la polizia lo cercava dappertutto, immaginando che fosse stato venduto aqualche collezionista doltreoceano, mentre certa stampa sinventava a tutti costi un caproespiatorio (ci fu perfino chi accus i mercanti darte ebrei), mentre qualcuno si rivolgeva ad-dirittura a maghi e sensitive, il capolavoro leonardesco era tranquillamente nascosto in un

    36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA21AGOSTO2011

    Il 21 agosto 1911, per il direttore del Louvre, fu una pessima giornata. Di quelle che nonsi dimenticano pi. Alle nove di mattina, allapertura delle porte del celebre museo, iguardiani si accorsero che la Gioconda non era pi al suo posto, sul muro di fronte al-leNozze di Cana del Veronese. Poco dopo, in un angolo di una scala di servizi o, ven-nero ritrovate la cornice e la teca di vetro che gi allora proteggeva il ritratto di Mon-na Lisa dai vandali. Iniziava cos la storia rocambolesca e misteriosa del furto del ca-

    polavoro di Leonardo da Vinci, una storia che si sarebbe conclusa oltre due anni dopo, l11dicembre del 1913, quando la tela dal valore inestimabile ricomparve in una stanza dellAl-bergo Tripoli Italia di Firenze.

    A quel furto eccezionale, Jrme Coignard ha dedica to un libro accuratissimo, Une fem-me disparat, in cui lintera vicenda viene ricostruita nei minimi dettagli sulla ba se di tutti idocumenti e di tutte le testimonianze disponibili. Con vero talento di narratore, il criticodarte francese descrive fatti e personaggi, fa luce sulle zone dombra e soprattutto proponeuna lettura suggestiva di tutta la storia. Per Coignard, infatti, furono proprio lo scalpore e loscandalo suscitati dal furto a rendere immensamente celebre il dipinto leonardesco. Cer-to, la Gioconda era gi un quadro molto noto, specie tra gli aristocratici, gli artisti e gli ama-tori darte, ma stato il furto a trasformare il sorriso di Monna Lisa in unicona internazio-nale, producendo per la prima volta un interesse di massa per unopera darte. Anche le clas-si popolari che non erano mai entrate in un museo finirono per interessarsi del quadro diLeonardo, spiega lo studioso francese. Dopo il furto, limmagine di Monna Lisa venne ri-prodotta da tutti i giornali, venne utilizzata per manifesti, cartoline, caricature e persino r-

    FABIO GAMBARO

    GIOCONDALaudace colpo del solito ignoto

    la mattina del 21 agosto 1911Un italiano entra al Louvre,ruba la Monna Lisa e scompare

    Ora un libro ricostruisce la storiama pone molti dubbi. A partiredai misteriosi mandanti

    I primi sospetti ricadderosu Apolinnaire, fu scomodatoanche linventore di Arsenio

    Lupin.Il capolavoro di Leonardoera diventato fenomeno di massa,la prima icona pop

    CULTURA*

    DELLAILFURTO

    LA CRONACA. Lillustrazione sul furto del capolavoro di Leonardopubblicata nel settembre 1911 suLa domenica del Corriere

    GLI INDIZI.A sinistra, limpronta digitale sulla cornice del quadro(in alto) e quella di Peruggia; sopra, la sua scheda antropometrica

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    minuscolo alloggio popolare del quartiere dellHpital Saint-Louis. E l rimase per pi di dueanni, fino al dicembre del 1913, quando Peruggia lo port in Italia per venderlo a un anti-quario fiorentino, Alfredo Geri, in cambio di 500mila franchi. A Firenze per il ladro, che ifrancesi cercavano inutilmente da due anni, venne immediatamente arrestato e la Giocon-da recuperata nella stanza dellalbergo in cui alloggiav a.

    Come ricorda Coignard, le motivazioni dellimmi grato italiano che in seguito fu con-dannato dal tribunale di Firenze a soli sette mesi di carcere restarono sempre assai con-fuse: Durante il processo, egli dichiar di aver voluto restituire al suo paese uno dei capola-vori sottratti da Napoleone durante la campagna dItalia. In realt, tutti sanno che la Gio-conda fu venduta direttamente da Leonardo al re di Francia Francesco I, quindi non avevanulla a che fare con le spoliazioni di Bonaparte, che per costituivano per gli italiani un ri-cordo traumatico. Probabilmente fu proprio per questo che il ladro imbianchino insistettemolto sulla valenza patriottica del suo gesto, presentandolo come un atto di rivalsa sullar-roganza dellimpero francese. Peruggia si rivel essere un personaggio abbastanza naif, unaspecie di Candido contemporaneo. Apparentemente aveva agito dimpulso, anche se forseera stato manipolato da un misterioso agente tedesco, come lui stesso lasci intendere quan-do usc dal carcere. Tuttavia, a differenza di Arsenio Lupin, egli non fu certo un ladro genti-luomo e in fondo ancora oggi non sappiamo esattamente perch avesse rubato il dipinto. Esoprattutto perch lo tenne in casa per due anni prima di riportarla in Italia .

    Le autorit italiane decisero subito di restituire la Gioconda al Louvre, ma prima ne ap-profittarono per presentarla al pubblico che mai aveva avuto loccasione di vederla da vici-

    no. La tela venne cos esposta a Firenze, Roma e Milano, attirando ovunque grandissime fol-le. Il primo giorno alla Galleria degli Uffizi sfilarono cinquantamila persone. A Roma, ad am-mirare il celebre dipinto vennero il re Vittorio Emanuele III e la regina madre. A Milano, ilquadro fu esposto alla Pinacoteca di Brera, prima di ripartire per la Francia il 30 dicembre del1913. In Italia, lo spettacolare successo popolare della Gioconda fu il primo esempio di frui-zione di massa di unopera, chiosa lautore di Une femme disparat, per il quale, se il furtoassunse una valenza simbolica tanto forte, soprattutto perch si trattava di unopera ecce-zionale: In questi casi conta la forza unica dellopera, la sua presenza straordinaria. Se nonci fosse stato il fascino enigmatico del quadro, il successo non sarebbe durato, a poco a po-co Monna Lisa sarebbe tornata nellombra. E anzi tanta pubblicit avrebbe potuto perfinoucciderne limmagine, banalizzandola e desacralizzandola.

    Si pensi ad esempio ai famosi ba ffi che qualche anno dopo Duchamp sovrappose proprioal sorriso della Gioconda, nel tentativo di sfregiare provocatoriamente il simbolo della tra-dizione artistica rinascimentale. Un gesto di trasgressione che, alla luce di tutto quello cheera accaduto negli anni precedenti, in fondo un exploit abbastanza relativo, conclude Coi-gnard, aggiungendo: In realt, grazie alla pubblicit del furto, la Gioconda era diventata unsimbolo a cui chiunque poteva affiancare qualsiasi tipo di rivendicazi oni, senza per scal-firne il valore. Un valore unico. In fondo, se a ncora oggi la Gioconda lopera darte pi fa-mosa al mondo, perch dietro al suo mistero c qualcosa che n on si trova altrove. Il mi-stero di un sorriso che nessun ladro potr mai portarsi via.

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 37DOMENICA21AGOSTO2011

    IL TESTIMONEAlfredo Geri,lantiquarioa cui era statapropostala Gioconda rubata

    TESTIMONIAL

    Nella paginaa fianco,unillustrazionedel guardianodel Louvre;

    in questa pagina,alcuni manifestie cartolinedisegnatidopo il furtoIn bassoa sinistra,loriginaledi Leonardo

    IL LIBRO uscito in FranciaUne femme disparatdi Jrome Coignard(Le Passage,360 pagine, 18 euro)Le immagini di questepagine sono trattedal libro

    IL PROCESSO. Il ladro in tribunale a Firenze tra due gendarmiin unillustrazione tratta da Pro familia il 14 giungo 1914

    LA RICONSEGNA. La Gioconda viene restituita allambasciatore francese Barrre(a sinistra, appoggiato al tavolo). Da LIllustration, 27 dicembre 1913

    Repubblica Nazionale

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    Il 27 agosto Sofia Coppolasalir sullaltarein Basilicata, ultima divaa scegliere lItaliaper dire sDallevento TyronePower al castello di TomCruise allimprovviso

    no della Hepburn:quando un rito diventaun infinito ciak

    Sfarzoso o sottotono,in jeans o in divisa,per cenerentoleo principesse,rockstar o registi,sgraziati o sex symbolUn libro raccontail lungo secolo

    americanodi star just married

    Ciak ci si sposa. E per spo-sarsi va di moda lItalia.Specie fra le star del cine-ma. qui che corrono divie celebrity a coronare il lo-ro sogno damore. Il 27

    agosto toccher a Sofia Coppola, la regi-sta Leone doro con Somewhere e gipremio Oscar con Lost in Translation.Un ritorno alle radici: per sposare Tho-mas Mars, il cantante dei Phoenix, hascelto Barnalda, in Basilicata, il paesino

    da cui emigr il bisnonno in cerca di for-tuna. Rito nuziale allaperto, allameri-cana, nei giardini di Palazzo Margherita,dove Sofia ha girato alcune scene di So-mewheree che suo padre Francis FordCoppola ha comprato per riconvertirloin hotel a cinque stelle. A seguire lussuo-so ricevimento; fra gli invitati Al Pacino,George Lucas, Steven Spielberg, NicolasCage, Sylvester Stallone.

    Stelle di Hollywood & matrimoni come in Wedding and Movie Stars, ap-pena pubblicato nel Regno Unito dallaNourmand and Marsh, (288 pagine, 49,5sterline) spesso sontuosi, ben pi dirado sottotono, sempre e comunque ca-richi di glamour. In villa, in salotto, nelparco, a bordo piscina, qualche volta inchiesa, meglio ancora in un castello. inuno dei manieri storici pi maestosi dI-talia, quello di Bracciano, che il 18 no-vembre del 2006 Tom Cruise ha giurato

    nozze megalomani, le terze per TomCruise, che non ha badato a spese bru-ciando in una serata due milioni e mez-zo di euro.

    Torta nuziale arrivata in aereo dagliUsa, collegata a un congegno che faesplodere dallalto una pioggia di petalidi rosa e di coriandoli. Pazienza se An-drea Bocelli si rifiutato di cantare inchiesa in antipatia ai precetti di Sciento-logy; in compenso si esibisce con branilaici durante il banchetto. Si fa lalba; difronte a un cappuccino Tom ringrazia ilregista della festa Jean Paul Troili e lo ab-braccia dicendogli: stato il film pi

    bello della mia vita. E con un unico ciak.Ma larchetipo dei matrimoni hol-lywoodiani su suolo italico certamen-te quello di Tyrone Power e dellattricemessicana Linda Christian. Levento

    pi grandioso avvenuto a Roma dai tem-pi dei Cesari, decret Time. il 28 gen-naio 1949: la vera data che d inizio allaDolce Vita. Roma, con la guerra appenafinita, cercava favole: ebbene, Linda eTyrone erano una favola americana,profumata di celebrit e di soldi, ricor-da Micol Fontana. Il rito fu celebrato nel-la basilica di Santa Francesca Romanaadornata con cinquemila garofani bian-chi qualit Esther e trasformata perloccasione in un set cinematografico,cos scrissero i cronisti dellepoca, eti-chettando lo sponsale come le secondenozze del secolo: le prime essendo quel-

    le dellallora principessa Elisabetta dIn-ghilterra. Carabinieri a cavallo tenevanoa bada lenorme quantit di gente da-vanti alla chiesa ma anche lungo il per-corso del corteo nuziale, su via dei Fori

    Imperiali e poi verso San Pietro, dove PioXII ricevette in udienza la coppia, nono-stante Tyrone Power fosse divorziato.

    Lui indossava un tight dal taglio per-fetto costato 95mila lire; lei un sontuosoabito in raso di seta tempestato di perleche valse alle sorelle Fontana la noto-riet internazionale. Il matrimonio nonera destinato a durare, ma il fulgore diquel vestito da sposa s, e a lungo. Le fo-to, pubblicate anche suLife, aprirono al-le tre sarte di Traversetolo i portoni dellaCasa Bianca: a loro che la figlia del pre-sidente Truman commission il suoabito da sposa, seguita da Maria Pia di

    Savoia. In pratica non passava giornoche andassimo in prova senza fare lin-chino a qualche altezza reale, rievocaMicol Fontana, novantotto anni.

    Avrebbe dovuto sposarsi con un loro

    LAURA LAURENZI

    SPETTACOLI

    38 LA DOMENICADI REPUBBLICA

    daunSceneMatrimonioQuando si sposa una stella

    LE IMMAGINI

    Wedding and MovieStars(Nourmand and Marsh)

    da cui sono tratte le fotodi queste pagine

    DOMENICA21AGOSTO2011

    amore eterno con rito di Scientology aKatie Holmes, attrice di non eccelsa ce-lebrit che da ragazzina teneva appesoin camera il poster di Top Gun e giuravaalle amiche: Un giorno lo sposer. Ilsogno si realizza sotto forma di kolossalnel quattrocentesco castello OrsiniOdescalchi, lo stesso dove festeggiaronole loro nozze Martin Scorsese e IsabellaRossellini, ma non con la medesimapompa. Per Tom e Katie, vestiti da Ar-mani come i due figli adottivi di lui, sban-dieratori in calzamaglia, valletti, clango-re di trombe e rulli di tamburi, oltre a undiluvio di fuochi dartificio. Sfilano sul

    red carpet e sul ponte levatoio RichardGere, Brooke Shields, Jennifer Lopez,Will Smith, Victoria Beckham, Jim Car-rey: non pi Hollywood sul Tevere, piut-tosto Hollywood sul lago per queste

    Repubblica Nazionale

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    LADOMENICADI REPUBBLICA 39DOMENICA21AGOSTO2011

    Ci sono tutti. Orson Welles e Audrey Hepburn,

    Ava Gardner e George Sanders, Marlon Bran-do, Peter Sellers e Mia Farrow, i Beatles e i Rol-

    ling Stones. Perch anche loro, almeno una voltanella vita, e spesso pi duna, si sono sposati. E guar-

    dandoli in posa in Wedding and Movie Stars(da po-co pubblicato nel Regno Unito dalla Nourmand andMarsh, 288 pagine, 49,5 sterline) un album suimatrimoni dei divi di Hollywood, e non solo, daglianni Venti a oggi si ha la sensazione di ripercor-rere la storia del costume del Novecento. Per esem-pio, le foto scattate nel 56 a Grace Kelly e Ranieri diMonaco non sono semplicemente le immagini diun matrimonio reale, ma fissano lattimo esatto incui una donna borghese si trasforma nella princi-pessa di una favola divenuta realt. Cos come gliscatti degli anni Quaranta e Cinquanta aijust mar-ried Linda Darnell e J. Peverell Marley, EleanorPowell e Glenn Ford, Dinah Shore e George Mont-gomery rappresentano leredit che la Secondaguerra mondiale aveva lasciato allAmerica: nono-stante i neo-mariti siano attori, comici e camera-man, si presentano allaltare con la divisa militareindossata al fronte.

    Oppure i sorrisi di Rock Hudson e Phyllis Gate da-

    vanti alla torta nuziale sono il simbolo di quellipo-crisia puritana ancora ben radicata nella Hollywoodanni Cinquanta: Huds on si sposa subito dopo che ilmagazine Confidentialaveva ipotizzato la sua omo-sessualit. Il divorzio arriva tre anni dopo, ma la Ga-

    te parler dei gusti sessuali dellex marito solo dopola sua morte nell85. Ed a causa di quello stesso pu-ritanesimo, non esente da venature razziste, cheFrank Sinatra consiglia al suo amico afro-america-no Sammy Davis Jr. di rimandare le nozze con lat-trice bianca May Britt per non rovinare la campagnaelettorale a John Kennedy. Ma tra minacce di mortee articoli diffamatori, i due si sposano lo stesso.

    Resta laltra faccia della storia nascosta nelle tre-centoquindici fotografie del libro: tra i divi del cine-ma ci si sposa quanto si divorzia sin dagli anni Tren-ta. Sar stata colpa dellet precoce, come per Shir-ley Temple, che si spos a diciassette anni; o dellin-compatibilit, come per Rita Hayworth che spiegla separazione da Orson Welles perch non potevapi sopportare la sua genialit. Ma a giudicare daiquattro divorzi di Bette Davis, i tre di Marylin Mon-roe, fino ai sette di Liz Taylor, nessun divo ha anco-ra trovato un motivo per non riprovarci.

    Hollywood, album dei sognie fabbrica dei divorzi

    FRANCESCA CARUSO

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    vestito, gi pronto e finito, anche AudreyHepburn, che nel 52 era a Roma per gi-rare con Gregory PeckVacanze romane.Il suo fidanzamento con il ricchissimo enobile imprenditore britannico Lord Ja-mes Hanson era stato annunciato sulTi-mesdi Londra, la data delle nozze gi fis-sata. Ma allultimo momento Audrey sitir indietro: il suo futuro marito le im-poneva di lasciare il lavoro e lei non se lasent di fare langelo del focolare. Ma vol-le che il suo vestito da sposa sempliceeppure lussuoso, in satin bianco avorio,accollato, maniche lunghe fosse re-galato a una ragazza povera. Labito

    and a una contadina di Latina, Amabi-le Altobella, incredula di tanta fortuna,che anni fa lo ha restituito volentieri per-ch nel 2009 fosse messo allasta a Lon-dra per fini benefici.

    C anche chi, in controtendenza,sceglie la segretezza pi assoluta, ma co-me set vuole la citt pi romantica delmondo, cio Venezia. il caso di Woody

    Allen, che lantivigilia di Natale del 1997,indossando un cappotto vecchio, mi-metizzandosi, senza neppure un fiore,ha sposato in un clima carbonaro la suaex figliastra Soon-Yi. Lui sessantadueanni, lei ventisette, non hanno voluto fo-tografi fra i piedi, nessun estraneo maneppure nessun amico, giusto i testimo-ni. Bravissimo stato il sindaco Massi-mo Cacciari a tenere nascosta la notizia.Salendo le scale (ma chi cera a sentirlo?)

    Woody Allen avrebbe snocciolato unadelle sue battute seriali: sono contrarioai rapporti prima del matrimonio, fannoarrivare tardi alla cerimonia.

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    ROPE

    A destra,AlfredHitchcocke PeggyFremant;JimmyStewarte GloriaHatrickMcLean

    IMAGINE

    Da sinistra,Peter Sellerse Britt Ekland;John Lennone Yoko Ono;Orson Wellese Rita Hayworth;Clark Gablee CaroleLombard

    CITY LIGHTSIn alto, Frank Sinatra e Ava GardnerQui sotto, Cary Grant e Virginia Cherill;Audrey Hepburn e Mel Ferrer. Nella foto grande,Grace Kelly e il principe Ranier i di Monaco

    Repubblica Nazionale

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    le tendenzeSu due ruote

    Il bomber di cuoio si trasforma in giacca di moda,il vecchio chiodo si ammorbidisce, gli anfibi neridiventano chic,zip e inserti tecnici rendono specialii maschi metropolitani. C voglia di stileon the road. Ma con eleganza

    40 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA21AGOSTO2011

    In quella gabbia dorata che il completo maschile, lo stile da mo-tociclista oggi una delle poche ore daria che gli uomini rie-scono a concedersi. Chiusa a doppia mandata nella prigione digiacca, camicia e cravatta, leleganza dei maschi ha imparato,dalla seconda met del Novecento in poi, a usare le due ruote e illoro universo estetico non solo per fuggire in un coast-to-coast

    immaginario, ma soprattutto per evadere dalla monotonia dellabito daufficio. Complice di questa suggestione stato il cinema americano,con pellicole come Easy Ridere Il selvaggio, ma anche con film come

    Matrixo Tron: Legacy.Il grande schermo, per, si ispirato a un piccolo reporter america-

    no che, negli anni Sessanta, ha fatto del movimento dei motociclistiamericani una tendenza planetaria. Si tratta di Danny Lyon, giovane fo-tografo che fu impegnato, allinizio della carriera, a ritrarre le manife-stazioni per i diritti civili negli Stati Uniti. Nel 1963, decise di lasciare icortei e di salire in sella a una Triumph a carburatore singolo piuttostomalandata. Con s prese solo una Nikon Rolleiflex . Destinazione: il coa-st-to-coast americano sulle orme dei Chicago Outlaws, una delle ban-de di motociclisti pi famose degli States. Il risult ato di questavventu-ra The Bikeriders, un libro di foto e racconti che ha creato un universodi riferimento, una galassia popolata da teschi, caschi, stivali, giacche

    di pelle nera, manopole, tubi di scappamento e soprattutto di quel-lodore di libert che solo le due ruote riescono a regalare.Il libro e le foto di Lyon hanno fatto il giro del mondo per pi di cin-

    quantanni: alle pagine piene di macchie dolio e di uomini imbroncia-ti si deve la suggestione che oggi si ritrova sulle passerelle. A differenzadel passato, per, ora il look da biker degli uomini come la giacca diChanel per le donne: un classico senza tempo, un pezzo di rivoluzionetrasformato in un must della tradizione. E puntuale come un orologiosvizzero il trend si ripresenta ogni stagione. Certo, le nuove tecnologieregalano agli appassionati paraschiena fluo che somigliano alle divisedi eroi da videogame e giubbotti air-bag (che si azionano in un millesi-mo di secondo dopo la caduta) perfetti per star da action-movie.

    Non bisogna poi dimenticare che stilisti come Neil Barret , Trussardi,Jean Paul Gaultier e Lanvin hanno ibridato il classico chio do di pellemixandolo con audacia a giacche formali e cappotti di cachemire. Mala suggestione delle due ruote e del look che gli stilisti hanno contribui-to a lanciare resta sempre la stessa. Per capire cosa significa salire in sel-la, scrive Danny Lyon, bisogna immaginare di stare su una piccolabarca, in mezzo alloceano. Lebbrezza sapere di essere soli, liberi e mi-croscopici. Unidea che la moda ha imparato a tradurre in capi di pel-le e milioni di stivali neri. Dettagli che aiutano a fuggire senza bisognodi girare la chiave daccensione.

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    SIMONE MARCHETTIMotard

    METROPOLISDa perfettocentaurometropolitanoil look DirkBikkembergs:

    giacca di pellecon zipsu jeans delav

    MILITAREGiacchinodispirazionemilitaree pantalonicon inserti

    protettiviin pelleNeil Barrett

    SPORTArmani abbina

    al giubbottoin fustagno

    avanaun pantalone

    joggingin maglia punto

    Milano

    DARKGiubbottoin pellee lanacon pantalonetrapuntato

    il biker darkJean PaulGaultier

    FIBBIEBoots con cerniere e fibbie lateraliin morbida pelle spazzolataProposti da Nero Giardini

    ANTIFREDDOLa New Brad Jacket di Belstaff in montone con doppia chiusura:zip sormontata da bottoniPerfetta contro il freddo

    ERGONOMICO

    Ergonomicoil paraschienadi Dainesecon placche

    PIUMINOSemitrapuntato

    in piumino stretchcon maglia elastica

    su vita, polsi e colloPeuterey

    TANKSono in pelle con puntale a codadi rondine e fondo in gomma,gli anfibi pi cool firmati Prada

    Via giacca e cravatta, in sella alla libert

    Repubblica Nazionale

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    Intervista/Fabrizio Bracalenti di Zeis Excelsa

    C un gruppo industriale particolare, nelloriz-zonte del fashion system italiano, che sta dimo-strando una crescita interessante. Si chiama

    Zeis Excelsa ed partito come produttore di scarpe: og-gi distribuisce molti marchi internazionali di calzaturee ha persino acquistato due brand dabbigliamento(Dirk Bikkembergs e Virtus Palestre). Non solo, per lI-

    talia, distribuisce il footwear di Harley David-son, la mitica casa motociclistica. Con Fabri-

    zio Bracalenti, direttore commerciale delgruppo, facciamo il punto sul ritorno

    della tendenza biker.A cosa si deve la passione per illook da motociclista?

    Lesperienza maturata conbrand come Harley Davidson ci

    ha portati a dare una rispostaprecisa: gli uomini che scelgo-

    no la moda biker sono spessoquelli che sognano di avereuna motocicletta e magarinon la possiedono. Amanoquelluniverso estetico,ne respirano il fascinoquindi scelgono di ve-stirsi con pezzi che lo ri-cordano. Non si tratta,per, solo di appassio-nati: lattrazione che si

    prova verso un paio di sti-vali da moto o verso un chiodo di

    pelle non solo da addetti ai lavori.Gli stivali da motociclista sono

    uno dei pezzi pi visti sulle passerel-le invernali. A cosa si deve il loro ri-torno?

    Noi li chiamiamo biker boot e neabbiamo di tanti tipi: da quelli classi-ci di Harley Davidson a quelli pi sti-lizzati di Dirk Bikkembergs. Il lorosuccesso attuale legato al sali e scen-di della moda che, in questi ult imi me-si, vede passare in secondo piano le

    onnipresenti sneaker, le scarpe sportive colorate. Que-ste ultime hanno riempito gli scaffali dei negozi fino a ie-ri. Oggi, per, i clienti ne acquistano solo modell i tecni-

    ci per lo sport. Per il tempo libero le sneaker sono statesostituite dai biker boot. La richiesta nata come con-trotendenza ed diventata, in poco tempo, un tormen-tone. Non solo per uomini.

    Avete da poco acquistato il marchio Dirk Bikkem-bergs, molto attento non solo allo sport ma anche almondo biker.

    Dirk Bikkembergs un esempio di come gli stilistisiano in grado di rendere moderno e attuale un look na-to nel secolo scorso. Ancora oggi il suo stivale da moto-ciclista con tacco bucato resta un pezzo di grande fasci-no, molto richiesto. Entrare nella realt di questo desi-gner, poi, stato per noi un modo di acquisire un know-how nel campo dellabbigliamento che ci ha permessodi fare molti passi in avanti.

    La scuderia dei vostri marchi continua a crescere.Quali sono i vostri prossimi traguardi?

    Abbiamo molto a cuore il marchio Virtus Palestre : hagrandi potenzialit e siamo sicuri che far performanceinteressanti. La distribuzione sul mercato italiano delbrand Sebago, poi, ci sta dando soddisfazioni. Sul fonteInternet, infine, la collaborazione con Yoox per le-shopping dei prodotti Zeis e di Bikkembergs ci sta entu-siasmando. Il mercato virtuale una frontiera in gran-

    de crescita, una realt che fa molto pensare.(s.m.)

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    TENEBROSOIl motociclista Trussardiindossa un chiodo in pelle neracon zip a contrasto. Da tenebroso

    OCCHIALISono tutti in plasticae metallo gli occhialida sole Hogan

    STIVALIIn pelle, doppia fibbiae suola antiscivolo:da biker di Harley Davidson

    CRONOGRAFOHa undici funzioni e registrail miglior tempo su tre giriPer prove in moto. Tissot

    CASCO rivestito in pelledi vitello rossoil casco Numero 3di Andrea Cardone

    ANTIVENTOGiubbinoin tessutotecnicowindstoppercon trattamentoantipioggiaanche per le zipPirelli

    Jacket e biker boot

    per tornare alla strada

    Repubblica Nazionale

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    ma buone

    E

    venne il tempo delle rape. Sonoquesti i giorni della semina per laCenerentola degli orti, che ritrove-remo a fine estate, trasformata infoglie, infiorescenze e radici globo-se, sugli scaffali dei negozi o nelle

    ceste dei mercati, pronta per minestre e pur.Difficile trovare verdura pi snobbata, sottova-lutata, irrisa. Per quanto povera e modesta, in-fatti, la patata sua compagna di coltivazioneipogea gode di una storica dignit alimenta-re, che sconfina nella nobilt gastronomicaquando dalle preparazioni basiche (bollita, alforno) si passa allinnegabile golosit della frit-tura o, salendo ancora di livello, si arriva alla so-fisticata eleganza delledauphinoise.

    Esistono infinite variet di patate (nel so-lo Per se ne contano quasi tr emila) con at-titudini culinarie tanto diverse che a nes-sun gastronomo verrebbe in mente di usa-re le patate nuove per fare un pur o quellefarinose per delle chips super croccanti. A nes-suno verrebbe in mente di insultare qualcunodandogli della testa di patata: in confronto allarapa, insomma, la patata regina. La rapa rap-presenta il terminale della catena alimentaresotto cui comincia la miseria. Film e libri, qua-dri e fotografie lhanno immortalata migliaia divolte come cibo simbolo dellindigenza. Forseperch cresce senza chiedere quasi nulla allaterra di coltivazione al di l dellacqua, incuran-te di umidit e terreni avari. Forse perch, inquanto originaria della Siberia, sa resistere alfreddo come nessun altro ortaggio, rimanendointegra e vitale anche quando la temperaturascende ben sotto lo zero. Forse perch, una vol-ta raccolta, non richiede cure o manutenzione:a dimenticarla nel cassettone del frigorifero, silimiter a ingiallire le foglie del ciuffo apicale.

    Le variet sono poche almeno se si consi-dera la famiglia delle rape propriamente dette a testimonianza della sua condizione di ali-mento primigenio, a basso livello di evoluzionebotanica: al momento di acquistarla, nessun or-tolano chieder conto delle vostre intenzioniculinarie per suggerirvi la qualit pi idonea. Inpi, avendo un gusto di base abbastanza neu-tro, facile renderla complice di vere gastro-truffe, mascherandola da candito o da marmel-lata per panettoni di basso profilo. Lunico veroquarto di nobilt le compete solo nella versionebarbabietola, vuoi per laltissimo tasso zucche-

    rino, vuoi per le propriet drenanti e lalta dige-ribilit, grazie a cui abita le diete casalinghe.

    In quanto allaspetto gastronomico, fino apoco tempo fa non si andava oltre le cime spa-dellate prima di accogliere la pasta. A darle nuo-va vita, la curiosit dei cuochi pi giovani e glisconfinamenti ormai quotidiani nelle cucinedegli altri. Perch lEuropa vanta una confiden-za millenaria con rape&co, tanto da prevederlein tutte le sezioni del men, dagli antipasti aidessert. Cos abbiamo imparato che non di soleinsalate vivono i ravanelli e che le creme di se-dano-rapa riescono squisite e rinfrescanti pervia del gusto lievemente acidulo. Se poi riuscitea rubare a Enrico Bartolini (ristorante Devero,

    alle porte di Milano) il segreto del suo risotto conbarbabietole e gorgonzola, scoprirete come laCenerentola possa diventare per incanto unasplendida principessa.

    42 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA21 AGOSTO2011

    Riscopertei sapori Per secoli ravanelli & famiglia sono stati il simbolo dellindigenza

    e confinati a zuppe e insalate, oggi per grazie allestro degli cheftornano a nuova vita.Brutte ma sane, dal gusto modesto eppureversatili, non richiedono conservazioni speciali e nellunionecon i men asiatici danno il meglio di s

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    Il quinto quartodellorto

    RavanelloDate le dimensioni ridotte,il nipotino della rapasi mangia crudo,

    tagliato a fettinenellinsalata o intero,dopo averlo inciso a croce,tuffato nel pinzimonio

    Daikon

    La grossa radice(tradotto dal giapponese),simile a una gigantescacarota bianca, usatain tutte le cucine orientali:dal sushi alle zuppe,agli stufati di carne

    BarbabietolaRicca di vitamine e saliminerali, dolce e lassativa, lalternativa alla cannaper la produzionedi zucchero. Amatissimanei paesi del nord, si usain zuppe, sformati, insalate

    RapaRappresentante neglettadella grande famigliadelle brassicacee,

    un ingrediente-basedella cucina rurale. Si usanelle minestre di verduramista o in zuppe dedicate

    Rape

    Rapa di Caprauna protetta da un presidioSlow Food, la rapa a pastagiallastra coltivata in alta

    Val Tanaro, che fruttificain autunno e irrobustiscela ricetta dei maltagliaticon funghi e noci

    LICIA GRANELLO

    RavizzoneColtivata massicciamentenella Pianura padana,che a primavera si inondadei suoi fiori gialli, larapacampestris regala semiminuscoli da cui si ottieneolio simile a quello di colza

    Repubblica Nazionale

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    settimane di macerazioneper fare la brovada

    4

    LADOMENICADI REPUBBLICA 43DOMENICA21AGOSTO2011

    Il proletariato vegetaleriscattato dai proverbi

    LUCA VILLORESI

    Cavareil sangue da una rapa. Il compito non rose e fio-ri. Ma rientra pur sempre nelle mansioni affidate al-lortolano da unantica maledizione: E in cul ti fic-

    cherai quel rapanello. Il detto riportato, gi nel Settecento,dal vocabolario dellAccademia della Crusca, assieme aunaltra antologia di motti e giochi di parole. Testa di rapacuore di rapa rapare arrapare. Pochi vegetali, anche tra ipi nobili, vantano tante citazioni. E un primo motivo din-teresse per un ortaggio apparentemente cos sciapo e volga-re sta proprio nellabbondanza dei modi di dire che lo ac-compagnano: non vale una rapa rimanere come una ra-pa scalare una cima di rapa. La radice vegetale diventa unsimbolo proverbiale, unimmagine della pochezza. Un tor-solo. Varr meno di un centesimo; ma cos sembra sugge-rire il retro pensiero della saggezza popolare alla fin finepotrebbe valere qualcosa in pi di uno zero. Un paradosso dacoltivare nei tempi magri, quando la rapa sembra poter evo-care altri aggettivi: rustica, veloce, produttiva, durevole.

    Il passaggio dalla rapa come emblema astratto alla rapa ve-ra e propria pu porre in verit qualche problema di identifi-cazione. La confusione in materia, tuttavia, fa parte del gio-co. Sia perch le rape propriamente dette (dallabrassica cam-pestrisalla brassica napus) per quanto sorelle possono pre-sentarsi in forme diverse, da regione a regione, ma anche daprovincia a provincia. Sia perch, attorno a queste stesse va-riet, aleggia lincertezza che circonda le grandi famigliequando diventano troppo allargate e popolari. Gi il solo ge-nerebrassica, accanto alle rape, contempla un gran numerodi parenti stretti, a partire da cavoli e cavoletti. Il giro dei cu-gini e degli affini un ginepraio di tuberi e radici: cima di ra-pa e ravanello, broccolo e raperonzolo. Senza contare tuttaunaltra genia di parenti poveri, se non selvatici, che si ac-compagnavano tradizionalmente alle rape nei men chiusida un caff alle radici di cicoria: ramolacci e babbagigi, scor-zonera, topinambur.

    Nominata rappresentante e portavoce di un intero prole-tariato vegetale, dopo aver sfamato per millenni la nostra ci-vilt, la rapa si ritrova ora improvvisamente e drasticamenteemarginata dalla storia culinaria italiana. Il cibo virt dei pa-dri fondatori, nel giro di un paio di secoli, tra lavvento dellapatata e la fine della Seconda guerra mondiale, stato de-classato a foraggio. E i pochi rappresentanti della famiglia an-cora in circolazione sono solo quelli che si sono adattati aglistandard e alle esigenze, anche cromatiche, della grande di-stribuzione. Si vedano i ravanelli, in versione rassodata, edul-corata, formattata. O i daikon, quei carotoni bianchi sbarca-ti dallOriente che vengono grattugiati come condimento, otagliati sottili per accompagnare il sashimi. La povera rapa,quella sempliciotta, resta solo come un modo di dire, un mo-nito sempre sospeso sui destini dellortolano e un pro me-moria di tempi che non si rimpiangono, ma forse bene nondimenticare.

    PurColtivato nel Veronese, il sedano rapa(o di Verona) ha forma sfericae dimensioni di un pompelmoSquisito in versione pur, cotto nel latte,passato o frullato con una noce di burro

    RisottoD colore rosato e gusto morbidola barbabietola cotta e frullatada aggiungere al soffritto di cipollaA cottura ultimata, gorgonzola a pezzettie qualche cucchiaio di panna liquida

    OrecchietteIl piatto simbolo della cucina pugliesecelebra la variet locale dei broccoli(cime di rapa), bolliti insieme allacquadi cottura della pasta e spadellati(strascinati) con olio, aglio e acciughe

    BrovadaRape a colletto viola, tagliate a fettine,macerate con vinacce e aceto,per la versione friulana dei crauti,che accompagnano il guancialedel maiale (muset), carni arrostite e bollite

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    la lunghezza massimadel daikon

    35 cm

    le calorie per 100 grammidi barbabietola

    20

    LA

    RICETTA

    Mosaico di stinchettosalmistratoGuido Lanzillotti e Alessio Devidguidano lOsteria Altran di Ruda(Udine). La cucina proponeuna felice rilettura delle ricettetradizionali friulane

    Ingredienti per 4 persone

    2 stinchi di maiale1 piedino di maiale1 rapa di buone dimensioni1 bicchiere vino bianco

    aceto balsamico tradizionale100 grammi di farina2 uova200 grammi di pane grattugiato

    sedano, carote e cipollaaceto di vinorafano fresco a piacere

    pepe nero e chiodi di garofanosenape

    Salmistrare gli stinchi di maialecon pepe e chiodi di garofanoCuocere in acqua acidulatae aromatizzata con odori e spezieDisossare, condire con balsamico,senape, sale, pepe, pressaree refrigerare un giorno interoCucinare i piedini di maialein brodo acidulato e ricco di odoriDisossare, condire, pressaree raffreddare. Quando sono compatti,tagliare a cubetti, impanare e friggerePelare la rapa, tagliare in strisce sottili,sbollentare alcuni secondi e saltare

    in padella con olio, aglio e riduzionedaceto. Affettare la terrinadi stinchetto poi guarnire con rapeacidule, rafano fresco grattugiatoe i cubetti dorati

    MinestraNulla di pi rinfrescante della zuppadi miso, elaborata a partire da fogliedi cavolo, cipolla, funghi shiitake,carote e daikon tagliato a rondelleA fuoco spento si aggiunge il miso

    ART. 110 DISPOSIZIONI IN MATERIADI PUBBLICAZIONE DEGLI AVVISI E DEI BANDI

    DPR 207/2010 in Gazzetta Ufficiale n.288 del 10/12/2010

    1. Per quotidiani a diffusione nazionale si intendonoquelli aventi una significativa diffusione, in termini di

    vendita, in tutte le regioni e destinati prevalentemente afornire contenuti informativi di interesse generale; perquotidiani a diffusione locale si intendono quelli aventiuna significativa diffusione, in termini di vendita, nelterritorio di riferimento e destinati prevalentemente afornire contenuti informativi di interesse generaleconcernenti anche, in misura significativa, la cronaca lo-cale; sono equiparati ai quotidiani a diffusione locale i perio-dici, a diffusione locale, che abbiano almeno due uscitesettimanali e che abbiano il formato, l'impostazione grafica ei contenuti redazionali tipici dei giornali quotidiani.

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  • 8/3/2019 2011-08-21 LSD

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    44 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA21AGOSTO2011

    lincontroMaestri La mania di conservare montagne

    di appunti, il vezzo di dipingersicome un outsider, incompresoda critica e sceneggiatori. E mentre

    sta preparando un enorme progettosullassedio di Leningrado,in passato accarezzatoanche da Sergio Leone,il regista a cinquantacinqueanni confessa:Ho giratoBaara non per dire

    a mio padre quelloche non gli ho mai detto, ma per onorarei tanti eroi ignoti come lui

    Non sono mai riuscitoa costruirmi un gruppoe cos un rischioDevi fare e al tempostesso giudicare

    Ma sempre andatacos:neancheda ragazzo facevoi compiti in compagnia

    progetto effettivamente sulla strada.Che stato Lerner a cercarlo e quindi a ri-lanciare. Che la preparazione iniziernel 2012 (e dunque probabile che le ri-prese sconfinino nel 2013). Che il copio-ne rimane quello a suo tempo scritto conMassimo De Rita, con qualche ritocco.Che, a parte lo stretto necessario sui luo-ghi veri, le riprese verranno effettuate neiteatri bulgari di Avi Lerner. E che il castsar composto da grandi nomi interna-zionali: Tornatore ritiene prematurolargomento, tuttavia ricordiamo che inpassato stato fatto il nome di NicoleKidman.

    Ma si percepisce che il regista com-battuto tra la soddisfazione per loppor-tunit di rimettere in moto la sua ambi-ziosa e monumentale idea e listinto chegli suggerisce di mantenere un profilobasso e discreto fino a che il complessomosaico non sar completato e ci sar lasicurezza di poter varare quello che si an-nuncia come un transatlantico.

    Giuseppe Tornatore ha compiutoquestanno a maggio cinquantacinqueanni e torna in mente una cosa che si erapubblicamente ripromessa. CheBaara cos autobiografico, cos emotiva-mente impegnativo non avrebbe po-tuto farlo prima dei sessantanni. Anzinecessariamente dopo aver superatoquelle colonne dErcole. E invece poi iproduttori mi convinsero ad anticipare.La verit per unaltra. Io pensavo chequel film, come io lavrei voluto fare, nonsi sarebbe potuto fare mai, n prima n

    dopo. La mia utopia dellambiente esat-tamente riprodotto comera si scontra-va da una parte con la vera Bagheria dioggi e dallaltra con linsormontabile co-sto del rifarla altrove. Insomma la storiadellet era un alibi, una civetteria. Poiinvece Le racconto questo: io uso unsistema quando si tratta di decidere checosa mettere in cantiere e lo ripropongoritualmente e scaramanticamente per-ch ha sempre funzionato. Quasi sem-pre. Mi presento alla riunione con unarosa di titoli e proposte, che mi piaccio-no tutte ma in cuor mio so quale la miapriorit anche se non voglio scoprirmi, elascio al produttore la scelta. Cos accad-de per la scelta di partire conBaara. Fu-rono i produttori a sceglierlo.

    Qui Tornatore tira fuori magicamen-te un foglietto. Magicamente perch lasua sterminata scrivania-portaerei completamente ricoperta di fogli e ap-punti e carte. Insomma vado con que-sto foglietto con cinque progetti (quan-

    do si era trattato di decidere per La sco-nosciuta ne avevo portati sei). E raccon-to gli altri quattro, lascio per ultimoBaara. Alla fine si fanno raccontare ilquinto. E io comincio. La memoria. Li-

    nizio e il finale. In mezzo tutto larco ditempo attraverso lidea di assenza ditempo. Il bambino che corre a compra-re le sigarette e la sua corsa dura tutto ilfilm.

    Peppuccio Tornatore tiene e con-serva tutto a giudicare dalla mole di ap-punti sparsi ovunque. Che spesso ven-gono da lontano, da molto prima che ifilm venissero fatti (quelli che sono statifatti; perch poi c tutto larchivio delleidee rimaste tali, anche se lui per primocita la massima felliniana, esistono soloi film che hai fatto, quelli che hai imma-ginato non esistono). I miei appunti so-no anche di due righe. Per esempio quel-lo che prefigurava Luomo delle stelle.Lavevo buttato gi dopo il racconto diun amico che rievocava il dopoguerra,ricordava un avventuriero che girava ipaesi fingendo di fare provini per il cine-ma facendosi pagare per poi sparire.

    Avr avuto diciassette anni. Mi sono tro-vato tra le mani queste due righe e ho fat-to il film, il pi veloce della mia carriera.

    Ci voleva, ero addolorato dopo lacco-glienza aUna pura formalit.

    Il suo film pi audace. Con Depardieue Polanski. Il quarto, dopo Il camorrista,

    Nuovo Cinema Paradiso, Stanno tuttibene. Una sfida metafisica e apparente-mente anticinematografica. Non fu perniente una sterile esercitazione di stile,come spesso viene ripetuto. Fu una fol-gorazione narrativa. Secondo la sensa-zione chiara, la convinzione esaltante diaver messo le mani su qualcosa di total-mente originale, su un prototipo. Il vec-chio Mario Cecchi Gori, sulle mie inten-zioni, disse difficile, non far una lira,ma me lo fece fare e anche con una certalarghezza di mezzi. Il figlio Vittorio, allafine, disse non si capisce niente ma sicapisce che un grande film. E al festi-val di Cannes lo fecero a pezzi, me ne dis-sero di tutti i colori, mi offesero e umilia-rono. Mi fer il fatto che nessuno cap ilmio coraggio. Il giudizio pi gentile fuvelleitario.

    Rif capolino linvincibile tentazionedi Tornatore di dipingersi come incom-preso, come outsider, come artista cheha raggiunto importanti risultati mal-grado i bastoni tra le ruote da parte dellacomunit/lobby del cinema nazionale:critico-giornalistica e creativa. Di chi sifida il solitario Tornatore, a chi sottopo-ne quello che sta pensando e preparan-do? Avevo quattro persone, solo quat-tro, e purtroppo di queste, tre non ci so-no pi. Me n rimasta una sola, un ami-co. lui il mio test. S , lo so, una mia in-

    capacit quella di non essere riuscito acostruirmi un gruppo. Colpa del mio ca-rattere. Io sono ossessivo e non soppor-to che uno sceneggiatore, magari impe-gnato contemporaneamente anche conun altro regista, non condivida in pienola mia immersione totale. Ti manca ilcontraddittorio, cos, certo che un ri-schio. Devi fare e a l tempo stesso essereil critico di quello che hai fatto, lavvoca-to del diavolo di te stesso. faticoso, maho rinunciato a correggermi. Mi accettocome sono, mi sento in pace. Figuria-moci che neanche riuscivo a fare i com-piti in compagnia, da ragazzo.

    Degli sceneggiatori di professione,siano stati pure prncipi di questa pro-fessione, Tornatore non si mai troppofidato (forse perch non mi sono senti-to preso sul serio). La sola eccezione proprio la collaborazione con De Ritaper Leningrado (e per il film di debutto,Il camorrista). Per il resto quando ci hoprovato non andata bene (Malna) e

    quindi ho fatto da solo: per Baara comeperLa leggenda del pianista sulloceano,per dire solo i due capitoli pi pesanti eimpegnativi. Un discorso o una confes-sione da parte sua, che dice parecchio di

    Tornatore. Parla di quella che passa perla sua presunzione, ma parla anche delcaricarsi tutte le responsabilit e sbatte-re la faccia.

    Ma torniamo a Baara. giusto direche tutto quel lavoro cos faticoso e cosarticolato parla essenzialmente di unacosa: dellesempio ricevuto? assolu-tamente cos. Per: mi capitato proprioqualche giorno fa di sentirmi chiedere seavevo fatto quel film per dire a mio padrequalcosa che non gli avevo mai detto.Non cos nel senso che non ho motivi dirimpianto, perch non ho mai persoloccasione di comunicare a mio padreadesione, stima, affetto, complicit. Eraanzi la persona, lunica, alla quale rac-contavo tutto quello che mi succedeva.In realt quando lidea di Baara ha co-minciato a prendere corpo e mio pa-dre cera ancora, e per me era immorta-le non voleva essere un film sulla figu-ra paterna. Del resto il primo spunto ri-sale a prima del mio primo film, CinemaParadiso. Anzi,Nuovo Cinema Paradisofu una costola, un estratto dellidea, di-sordinata e confusa, di quello che sareb-be molto tempo dopo diventatoBaara.Insomma, per me Baara, la storia delluogo dal quale provengo, il film.Quello che ho progettato sin dalliniziodella mia carriera. Ecco perch nonprima dei sessantanni.

    Poi vero che diventato un film sumio padre: sul mio luogo di provenien-za, sulle mie origini e radici. E su mio pa-dre. Sul suo essere stato protagonista

    della sua esistenza, sul suo essere statoun piccolo grande protagonista dellastoria della nostra collettivit siciliana.Uno dei tanti portatori di quel singolarepatrimonio che stato il comunismo ita-liano. Uno dei tanti eroi ignoti italiani aiquali tutti dobbiamo molto.

    PAOLO DAGOSTINI

    FOTO

    EMMEVI

    ROMA

    Se vi capita di passare per Ba-gheria, quasi alle porte di Pa-lermo, e di visitare il singola-re gioiello della settecente-

    sca Villa Palagona, non potrete fare ameno, se siete fedeli spettatori di Pep-puccio Tornatore, di ricordare limpie-toso confronto finale, nel suo filmBaaradedicato al paese natale, tra la cittadinacomera o come nellinfanzia gli era sta-ta raccontata quella che ha reinventa-to in Tunisia e come oggi. La Villa,che si trova a unestremit del vecchiocorso del paese, assediata, circondatae sepolta dallaggressiva e disordinatacrescita edilizia. E bisogna fare uno sfor-zo di fantasia (aiutati dalla visione delfilm) per immaginare come tutto deveessere stato prima.

    Tornatore. Un comunicato emessodurante il festival di Cannes dal produt-tore Avi Lerner ha annunciato che il regi-sta realizzer, da fine 2012 con cento mi-lioni di dollari di budget, il famoso pro-getto sullassedio di Leningrado, gi ac-carezzato da Sergio Leone con i suoi sce-neggiatori Benvenuti e De Bernardi,epopea di ventinove mesi tra linizio disettembre 41 e la fine di gennaio 44 (lapopolazione della citt pass da 3,2 mi-lioni a 2,5), dopo che per anni e anni loaveva inseguito dovendosi infine rasse-gnare allimpossibilit di superare trop-

    pi ostacoli.Nel suo luminoso ufficio nel cuore del

    cuore dei Parioli, a Roma, Tornatoreneanche sfiora largomento, che ritienetab fino a che non sar tutto stabilito ecerto. Bisogna dunque chiederglielocon un po di insistenza: conferma osmentisce? Riluttante, conferma. Che il

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    Giuseppe Tornatore