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IL TEMPO.IT 20/09/2015 Il sindacalista ribelle della Flp: "Le mie denunce nel 2012 tutte insabbiate" "Il personale utilizzato in modo improprio. Assunto come custode e poi spostato negli uffici" «Il personale assunto come custode e poi spostato negli uffici? È una nota dolente e oggetto di una battaglia epocale che abbiamo condotto come Federazione lavori pubblici per i Beni e attività culturali che ha portato anche all’uscita di scena dell’ex Soprintendente dei Beni archeologici di Roma Mariarosaria Barbera». Rinaldo Satolli, segretario della Flp-Bac, sindacato autonomo che non segue le logiche dei confederati, non nasconde il problema. Satolli, perché gli altri sindacati proteggono questo sistema? «Io rispondo per quello che mi compete. E le posso dire che ho denunciato tutto dal 2012. Ma è stato insabbiato. Eravamo gli unici a dire che queste persone dovevano svolgere mansioni in linea con i profili professionali di appartenenza». È vero che sono una settantina i custodi che lavorano in ufficio? «Il numero esatto non lo conosco perché può variare di continuo, ma probabilmente sono anche di più, una ottantina». Come hanno fatto a cambiare mansione scegliendo un lavoro diverso da quello per cui erano assunti? «Un accordo sindacale prevede la possibilità di utilizzare questo personale al 50 per cento in mansioni professionali diverse».

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IL TEMPO.IT 20/09/2015

Il sindacalista ribelle della Flp: "Le mie denunce nel 2012 tutte insabbiate" "Il personale utilizzato in modo improprio. Assunto come custode e poi spostato negli uffici"

«Il personale assunto come custode e poi spostato negli uffici? È una nota dolente e oggetto di una battaglia epocale che abbiamo condotto come Federazione lavori pubblici per i Beni e attività culturali che ha portato anche all’uscita di scena dell’ex Soprintendente dei Beni archeologici di Roma Mariarosaria Barbera». Rinaldo Satolli, segretario della Flp-Bac, sindacato autonomo che non segue le logiche dei confederati, non nasconde il problema.

Satolli, perché gli altri sindacati proteggono questo sistema?

«Io rispondo per quello che mi compete. E le posso dire che ho denunciato tutto dal 2012. Ma è stato insabbiato. Eravamo gli unici a dire che queste persone dovevano svolgere mansioni in linea con i profili professionali di appartenenza».

È vero che sono una settantina i custodi che lavorano in ufficio?

«Il numero esatto non lo conosco perché può variare di continuo, ma probabilmente sono anche di più, una ottantina».

Come hanno fatto a cambiare mansione scegliendo un lavoro diverso da quello per cui erano assunti?

«Un accordo sindacale prevede la possibilità di utilizzare questo personale al 50 per cento in mansioni professionali diverse».

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Quindi passano metà del tempo ad accogliere i turisti tra gli scavi e metà dietro una scrivania?

«Questa percentuale, in alcuni casi, è stata abbondantemente superata. Ci sono almeno 40-50 unità che hanno raggiunto il 100% in un’altra mansione».

E alla Soprintendenza tutto questo va bene?

«L’attuale Soprintendente, Francesco Prosperetti, ha ricevuto questa situazione in eredità. Ma non ha fatto nulla per modificare questa situazione».

Come vengono scelti i custodi da spostare?

«Vengono richieste dai capi istituto dei vari uffici perché denunciano una carenza di personale. Il problema è che utilizzano queste figure in modo improprio».

L’assemblea di venerdì scorso si poteva evitare?

«Ho un’idea diametralmente opposta a quella di Renzi e Franceschini. Si è trattato di una delle maggiori espressioni di democrazia che io conosca. L’organismo di base, la Rsu, autonomamente, ha indetto un’assemblea per discutere di problemi seri».

Quali?

«Sono temi, giustamente, molto sentiti. Una carenza di organico enorme e alcuni straordinari che non vengono pagati da un anno, che pesano sul salario del personale di vigilanza e accoglienza per il 30-35%. Per non parlare delle condizioni disastrose in cui siamo costretti a lavorare. In alcuni settori mancano completamente le risorse, dalla luce all’acqua fino alla carta igienica».

Qual è il rapporto col ministro Franceschini?

«Lo scontro col ministro è fortissimo. Non è stata digerita una riorganizzazione calata dall’alto che non ha risolto quelle carenze che dicevo poco fa. L’ultimo schiaffo, stavolta ai dirigenti, è stata la nomina dei direttori stranieri».

Ci si deve aspettare che accada qualcosa di simile all’altro giorno, con Colosseo, Foro Romano e Palatino chiusi per metà giornata?

«Posso dire che come Flp abbiamo già programmato uno sciopero generale di 24 ore. Dobbiamo solo scegliere la data. Speriamo di trovare l’unità sindacale con i confederali per scioperare lo stesso giorno».

Dar. Mar.

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IL TEMPO 22/09/2015 06:02

LOTTA CONTINUA

Custodi del Colosseo, lo sciopero generale si farà Il segretario della FLP, Rinaldo Satolli: «Chiediamo un piano occupazionale straordinario. Almeno 30 mila assunzioni»

Colosseo, Fori e musei della Capitale: la lotta continua. Lo sciopero generale dei lavoratori Mibact si farà a dispetto del decreto governativo che equipara la fruizione del patrimonio archeologico e culturale ai servizi pubblici essenziali, oggetto delle limitazioni previste dalla 146 del1990. Lo conferma Rinaldo Satolli, segretario nazionale FLP: «Non comunico la data perché il nostro desiderio è che sia unitario - spiega il sindacalista - anche se già prevedo che i Confederali all’ultimo momento si sfileranno. Ma noi lo faremo comunque entro la fine di ottobre». C’è poco da stare allegri. Il FLP che a livello nazionale si attesta al 10% di iscritti su Roma raggiunge la bella cifra di 35 e 38%. «Tanto per capirci - dice Satolli - noi siamo quelli che abbiamo fatto il casino a Pompei e che nel 2012 chiudemmo per la prima volta il Colosseo denunciando la carenza di personale, anni di assegnazione di funzioni non rispondenti al profilo professionale dei lavoratori e di utilizzo di personale della vigilanza e accoglienza per lo svolgimento di compiti amministrativi differenti».

Satolli non ci sta ad essere considerato soltanto il paladino degli interessi economici della categoria come lo sblocco degli arrestrati. «Veramento cerchiamo di attirare l’attenzione sul settore del ministero. I problemi sono gli stessi di due anni fa: mancanza cronica di organico. Nel 2001 eravamo 25.500 oggi siamo 17.500 e l’età media si aggira sui 55- 58 anni. Nel 2001 avevamo sottoscritto un accordo che prevedeva investimenti per l’ampliamento delle aree archeologiche ma tutto è rimasto lettera morta». Insomma quello che si chiede a gran voce è un piano occupazionale straordinario, in parole povere l’assunzione tramite regolare concorso di 2000 funzionari e 1000

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assistenti alla vigilanza, accoglienza e fruizione. Il sindacalista polemizza contro la politica-immagine del ministero: «Un esempio è stata l’assunzione calata dall’alto dei 20 direttori di museo esterni che ha umiliato i tecnici interni anche di lungo corso e che non cambierà niente. Il ministero continua a sprecare risorse destinate agli investimenti come i milioni del lotto per pagare il doppio gli assistenti alla vigilanza assunti da Ales società in house di diritto privato e con nessun controllo politico».

Natalia Poggi

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Corriere della Sera Domenica 20 Settembre 2015 CRONACHE 21

Il Pd litiga sui musei, la Cgil minaccia scioperiCamusso: «Il decreto? Una sceneggiata. Tanto che hanno dovuto sbloccare il salario accessorio»E Bersani si schiera con i lavoratori in assemblea: «Non si può sbattere la croce su un lato solo»

ROMA «Un passaggio storicoben oltre i fatti di ieri: musei eluoghi della cultura diventanoservizi pubblici essenziali. Siapplica l’articolo 9 della Costi-tuzione». Il giorno dopo le po-lemiche per la chiusura di treore del Colosseo, a causa diun’assemblea dei lavoratori, ilministro Dario Franceschinitwitta soddisfatto. Il governo èintervenuto con un decreto adhoc, anche se il responsabiledel Mibact continua a sottoli-neare: «Nessun limite o attaccoai diritti dei lavoratori, ma re-gole chiare che esistono già peraltri settori, dalla sanità, allascuola, ai trasporti».

In risposta ad un lettore del’Unità, il premier Matteo Ren-zi ribadisce: «Certi sindacalistipensano ancora di poter pren-dere in ostaggio la cultura e labellezza dell’Italia. Non hannocapito che la musica è cambia-ta, non gliela daremo vinta,

mai». Musei come i servizipubblici essenziali significapiù regole e tutele, per esem-pio almeno dieci giorni di pre-avviso per la proclamazionedello sciopero, la possibilità diuna precettazione, il necessa-rio vaglio dell’Autorità garante.

Ma è davvero questo il pun-to? Dietro le parole si intravedeun vero e proprio scontro poli-tico. Il segretario della Cgil Su-sanna Camusso denuncia una«palese strumentalità» dellavicenda del Colosseo da partedel governo e definisce il de-creto «inventato in un’ora»,una «sceneggiata». Tant’è veroche il ministero dell’Economia«ha dovuto sbloccare i fondiper i pagamenti ai lavoratori».Il coordinatore Cgil Mibact,Claudio Meloni aggiunge: «Ibeni culturali erano già tra iservizi pubblici essenziali, in-seriti nella legge 146 del 90. Laverità è che si vuole andare ad

incidere in maniera rilevantesul diritto di sciopero». Eccoperché, continua Meloni, no-nostante «per una singolarecoincidenza sono stati sblocca-ti i fondi per il pagamento deisalari accessori», sarà ancorapossibile che «ad ottobre, pro-clameremo uno sciopero. Ci sono altre questioni sul tavolo,la carenza di organico e adessoovviamente anche il decretodel governo».

Perplessa una parte del Pd.Pier Luigi Bersani su tutti:«Non si può sbattere la crocesu un lato solo — attacca l’exsegretario —. Se io fossi al go-

verno e mi arrivano dei lavora-tori pubblici che mi dicono cheda un anno e mezzo non pren-dono il 30% dello stipendio di-rei loro: vi capisco e risolvo».

Ma c’è anche un’altra que-stione che dovrà essere discus-sa. La evidenzia il segretariogenerale Cisl Fp Giovanni Fave-rin. «L’assemblea non è regola-mentata dalla legge 146 del 90sui servizi pubblici essenziali,così si confondono le cose —dice Faverin —. Decreto Colos-seo? Bene, se c’è l’intenzione diinvestire e di portare più risor-se ma non c’entra niente il di-ritto di assemblea con quello disciopero».

Si tratta, aggiunge Enzo Feli-ciani, segretario Uil Beni cultu-rali, di «un decreto assoluta-mente inutile. Il problema veroattiene alla carenza di persona-le».

Mariolina Iossa© RIPRODUZIONE RISERVATA

Barracciu su Twitter:cancelli chiusi, è reato Poi ci pensa: iperbole

� Il caso

Un’assemblea che tienechiuso il Colosseo per tre ore «è 1 reato», twittava venerdì il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu. Subito, sempre via Twitter, le sono piovute addosso decine di messaggi sarcastici. «Che tipo di reato?», ha chiesto qualcuno. E lei: «Reato in senso lato». Da cui nuove critiche: «Sottosegretario, ma sa quello che dice?». Poi la precisazione: «Ho usato il termine come un’iperbole». Ieri al Corriere, Barracciu ha spiegato: «Definire un pensiero con tutti i significati che questo può avere in 140 caratteri è difficile. Io sono abituata a fare politica in modo diretto. È un mio pregio ma forse anche un mio difetto. Scrivo, rispondo. So cosa vuol dire reato, ho usato quella parola come la utilizziamo normalmente per rappresentare cose che non ci vanno bene. Volevo dire che è intollerabile assistere a scene come quella di centinaia di turisti delusi fuori dai cancelli del Colosseo. Lungi da me, invece, negare i diritti sindacali».

M. Io.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Aperto

Il Colosseo, ieri,

di nuovo

accessibile

dopo la

chiusura per

assemblea di

venerdì

(Benvegnù - Guaitoli - Leone)

La vicenda

� Venerdì

mattina, per

un’assemblea

indetta dai

lavoratori, sono

rimasti chiusi

in mattinata

per due ore e

mezza alcuni

siti archeologici

di Roma,

tra i quali

il Colosseo.

Si sono

formate lunghe

code di turisti

e visitatori

in attesa

di entrare

� I rappresen-

tanti dei

lavoratori

si sono difesi

spiegando

che «la

Soprintenden-

za era stata

informata con

largo anticipo

che il 18 ci

sarebbe stata

un’assemblea»

� La reazione

del governo

è stata

immediata, con

l’approvazione

di un decreto

legge lampo

chiamato

appunto

«dl Colosseo»

� Il decreto

inserisce musei

e beni culturali

nell’elenco dei

servizi pubblici

essenziali.

Il «diritto alla

cultura»

viene dunque

equiparato

al diritto

alla salute,

ai trasporti

e all’istruzione

� Il decreto

legge vieta di

conseguenza

l’interruzione

di pubblico

servizio in tutti i

musei e i luoghi

di cultura in

generale senza

distinzioni tra

istituti statali,

comunali,

pubblici

o privati

� I lavoratori

per riunirsi

in assemblea

o proclamare

un’agitazione

sindacale

dovranno

confrontarsi

con il Garante

degli scioperi,

che ha

la facoltà

di precettarli

L’intervista Della Valle: «Patrimonio apertoma con i dipendenti necessariInvestano le aziende pubbliche»

di Paolo Conti

Diego Della Valle, lei ha de-stinato 25 milioni di euro alrestauro del Colosseo. Checosa ha pensato della polemi-ca per la chiusura di tre oreper un’assemblea sindacale?

«Non è la prima volta. Hopensato a un danno all’imma-gine del Paese. Ma chi ha deci-so per l’assemblea lo ha fattoforse in buona fede, non calco-lando che basta la parola “Co-losseo” per catturare l’attenzio-ne di chiunque sia connesso aun telefono, sulla Rete, o seguala tv».

Lei parla di buona fede.Quindi pensa che le richiestesindacali vadano ascoltate? Idipendenti del Colosseo sono27 suddivisi in tre turni con 6.000 visitatori al giorno. Ec’era anche il nodo di fondiaccessori del 2014 e 2015 an-cora da pagare, saldati soloieri dopo la protesta.

«Il Colosseo, e tutto il Patri-monio italiano, va aperto conun numero adeguato di dipen-denti. Chi lavora ha diritto aorari corretti, dev’essere paga-

to in modo equo e gli arretrativanno saldati. Un dipendentecon lo stipendio ci mangia:non compra ville. E se è veroche c’è un danno di immagineal Paese con una chiusura delgenere è anche vero che i beniculturali italiani vanno mostra-ti agli italiani e agli stranierinelle migliori condizioni pos-sibili. Mi auguro che il governo,che il ministro Dario France-schini, facciano presto il puntosui dipendenti necessari ai mu-sei. Se c’è bisogno di personale,occorre assumere. Se il gover-no pensa di puntare sulla cul-tura, deve crederci fino in fon-do. Urge un piano strategico».

Lei è stato al centro di millepolemiche per la sua sponso-rizzazione…

«Sì, abbiamo avuto ritardidovuti a piccole diatribe di po-litica locale. Poi siamo partiti eabbiamo dimostrato le nostrevere intenzioni: finanziare inmodo disinteressato il restau-ro, senza alcun ritorno com-merciale, perché è giusto cheun imprenditore, orgoglioso

della sua nascita italiana, resti-tuisca al Paese ciò che ottieneanche grazie al marchio delMade in Italy. Molti autorevoli esponenti del mondo dei beniculturali, all’inizio contrari, quando hanno ascoltato i ter-mini dell’operazione sono sta-ti costretti a dire: “ma perché

no?”. Però le polemiche hannofermato chi avrebbe voluto se-guirci, anche dal resto delmondo. Basta pronunciare leparole Pompei, Firenze, Reggiadi Caserta per trovare moltepersone pronte a intervenirenel nome dell’amore per l’Ita-lia. Dopo il Colosseo c’è co-munque chi ha finanziato il re-stauro della Fontana di Trevi,del Ponte di Rialto…».

Crede che ci saranno altrisostegni simili al suo?

«Penso di sì. Ma sarebbe bel-lo se l’esempio venisse dall’Ita-lia. Molte aziende con una fortepresenza di capitale pubblico,mi vengono in mente Eni,Finmeccanica, Enel, solo perfare qualche esempio, spendo-no molto in comunicazione.Meglio sarebbe investire quei fondi nella salvaguardia del Pa-trimonio. I nostri beni culturalisono la base dell’unica ripar-tenza possibile del Paese».

Molti parlano del SistemaPaese…

«Una frase fatta che conducetalvolta al porto delle nebbie.

La verità è che una adeguatacura del Patrimonio, e una suagiusta valorizzazione che sia ri-spettosa e consapevole del si-gnificato storico-artistico, atti-va una filiera infinita: più infra-strutture, quindi trasporti aereie ferroviari, migliori aeroportie stazioni, occasioni interna-zionali per il Made in Italy e perla nostra cucina, maggiore oc-cupazione soprattutto giovani-le in tanti settori, anche quelloagricolo. Meno ragazzi che de-vono lasciare l’Italia, minorifratture sociali legate alla di-stanza tra i genitori e i figli.Non è un’utopia. Se si ragionas-se così potremmo diventare unPaese ineguagliabile, una mac-china da guerra economica».

Pensa sia giusta la sceltadel governo di inserire i Beniculturali nell’ambito dei ser-vizi pubblici essenziali, cometrasporti o sanità, e sottopor-li alle stesse regole sindacalisu scioperi e assemblee?

«Se tutto questo può davveroevitare azioni improvvise edannose, ben venga. Ma biso-gna nello stesso tempo, comeho detto, trattare i dipendentinel modo corretto».

All’Expo continuano le co-de. Che impressione le fan-no?

«Dico che quando le cose so-no fatte bene, funzionano. In-fatti posso anticipare che i la-vori di restauro del Colosseoverranno consegnati diversimesi prima del previsto...».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

�Chi lavoraha diritto a orario adeguato e paga equa: con quella mangia

Eni o Enel invece che in comuni-cazione spendano nei beni culturali

Imprenditore Diego Della Valle

Il governoFranceschini: «È un passaggio storico»Il premier: «La musicaè cambiata»

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laRepubblica %0.&/*$" �� 4&55&.#3& ���� ��

visitatori di ammirare quei luo-ghid’arte».

Cosa si può fare per evitarequanto accaduto a Pompei aluglioevenerdìaRoma?«Credochecon lanormapro-

posta dal governo si possa oraregolamentare tutta la mate-ria, equestoconfermache l’Ita-lia neimusei è avanti rispetto atutta l’Europa».

Lei ha diretto per dieci anniil castello di Blois, quandosindaco di quella città eraJack Lang, che fu poi il mini-

strodellaCulturadiFrancoisMitterand. Quanti scioperihasubito?«Nessuno. Credo molto nel

dialogo continuo, nella ricercadellesoluzioni senza intaccare idirittideivisitatori.Abbiamola-voratomoltosulsensodiappar-tenenza e di orgoglio di quei la-voratori: in ogni caso siamo riu-scitiaproteggerel’interessege-nerale rispetto a quello dellasingolacategoria».

Ricettachepensadi ripetereaCapodimonte?

«Sa cosa mi ha detto un di-pendente mercoledì scorsoquando sono stato a Napoli?“Capodimonteè lamiasecondacasa”. Ecco, si può scioperarecontro casa propria? I monu-mentiappartengonoatutti i cit-tadini delmondo, bisogna rom-pere l’idea che i custodi sianonemicidei turisti».

MalescenedelColosseo,coni turisti in coda e i cancellisbarrati, colpiscono.«Certo.Romaècittàdisimbo-

li, visitare ilColosseoper tantis-simicheaffrontanolunghiviag-gi per vederlo, è molto impor-tante. Trovo ingeneroso impe-dire l’ingresso,ma - ripeto - nonsoquali siano imotivi veri dellaprotesta. In ogni caso, chi lavo-ra inun luogodi cultura, aqual-siasi livello, deve avere l’orgo-glio di appartenenza. E dovreb-be fare di tutto per garantireagli altri dipotergoderedibeniche non sono di chi vi lavora,madi tutti. E,devoammettere,a Capodimonte ho trovato que-sto orgoglio, e sono certo potre-mofaremoltobene».

%I FRONTEall’enormespiraledi polemicheinnescata da una breve chiusura del Co-losseoèurgenteporsi alcunedomande.

Perché si ritiene inaccettabile che unmonu-mentochiudaacausadiun’assembleasindaca-le (regolare e regolarmente annunciata) e sitrovanormaleche lastessacosaaccadaperunacenaprivatadimilionari (si rammenti il casodiPonteVecchio, chiuso dall’allora sindacoRenziper un’intera notte), o per unamanifestazionecommerciale (la sala di lettura della Nazionaledi Firenze chiuse per una sfilata di moda nelgennaio 2014)? I diritti del mercato ci appaio-noevidentementepiù importanti dei diritti deilavoratori.

Ma in Europa non è così. L’anno scorso laTour Eiffel chiuse per ben tre giorni, e la Natio-nal Gallery di Londra è aperta a singhiozzo damesi per una dura lotta sindacale: nessuno hagridatochelaFranciaol’Inghilterrasonoostag-giodei sindacati.

Il ministro Dario Franceschini ha detto chementre i lavoratori erano in assemblea egli eraimpegnato al ministero dell’Economia proprioper riuscire a sbloccare il pagamento dei lorostraordinari.Euno si chiede:ma l’Italiaè ostag-giodi coloro che,guadagnandocirca1000euroalmese, chiedono di non aspettaremesi o anniper la retribuzione degli straordinari (che per-mettono le aperture domenicali e notturne), oè ostaggio della burocrazia che ha fatto sì cheFranceschini non sia riuscito a risolvere il pro-blema inunannoemezzodigoverno?Eperchéildecretod’urgenzaadottatovenerdìnonhari-guardato il pagamento dei lavoratori,ma inve-ce il regimedegli scioperi?Unnoto documentoprogrammaticodella bancad’affari americanaJPMorgan(giugno2013)additavatra iproble-mi «dei sistemi politici della periferia meridio-nale dell’Europa» il fatto che «le Costituzionimostrano una forte influenza delle idee sociali-

ste»: bisognava dunque rimuovere, tra l’altro,le «tutele costituzionali dei diritti dei lavorato-ri» e «la licenzadi protestare sevengonopropo-ste sgraditemodifiche dello status quo». Ebbe-ne, crediamodavvero che siaquesta la lineaca-pacedi far ripartire ilPaese?

Nonc’èalcundubbiosul fattocheanche isin-dacati abbiano le loro responsabilità nel pessi-mo funzionamento delministero per i Beni cul-turali.Maèdavverocaricaturaledire che in Ita-lia il diritto alla cultura sia negato per colpa deisindacati. Le biblioteche e gli archivi sono inpuntodimortea causadellamancanzadi fondiordinari e di personale, d’estate i grandimuseichiudono perché non c’è l’aria condizionata,nelcentrodiNapoliduecentochiesestoricheso-nochiusedal1980,duegiorni faècadutoperin-curia il tettodellamirabilechiesadiSanFrance-scoaPisa,dov’erasepolto ilConteUgolino...Esipotrebbecontinuareperpagineepagine.

Questoimmanesfasciononècolpadeisinda-cati:madeigovernidegliultimitrent’anni,nes-sunoescluso(neanche ilpresente, chehaappe-na tagliato di un terzo il personale del Mibact,giàalla cannadelgas).

Sedavverovogliamoche lacultura(enonso-lo il turismo più blockbuster) diventi un servi-zio essenziale, come vorrebbe la Costituzione,alloranonc’ècheunastrada: investire, intermi-ni di capitali finanziari e umani. Quando gli ita-liani potranno davvero entrare nelle loro chie-se,nei loromuseienelle lorobiblioteche(maga-ri gratuitamente, o pagando secondo il reddi-to), e quando chi ci lavora avrà una retribuzio-ne equa e puntuale, allora avremo costruito unservizio pubblico essenziale. Un traguardo chepare molto lontano, impantanati come siamoin questomaledetto storytelling, che invece dicambiare la realtà, preferisce manipolare l’im-maginariocollettivo.

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Martedì 22 Settembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | POLITICA » 5

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» TOMMASO RODANO

Lunedì mattina, una circolareinterna fa capolino nelle sedidella Soprintendenza di Ro-ma: si chiede la comunica-

zione urgente dei nominativi deipartecipanti all’assemblea sindaca-le di venerdì scorso. Quella delgrande scandalo, secondo la vulgatapolitico-mediatica che si è alimen-tata grazie alle immagini dei turistiin coda fuori dal Colosseo chiuso. Inseguito a quell’assemblea di tre ore,comunicata e autorizzata con largoanticipo, Dario Franceschini e Mat-teo Renzi hanno messo mano al di-ritto di sciopero nel settore dei BeniCulturali, applicando per decretoanche ai musei e ai poli archeologicila disciplina dei servizi pubblici es-senziali (come ospedali e scuole).

DOPO LA SFURIATA , passato il finesettimana, arriva questa lettera, fir-mata dal soprintendente FrancescoProsperetti: i nomi di chi si è riunitoin assemblea (attenzione: assem-blea, non sciopero) devono esserecomunicati urgentemente (la sca-denza era mezzogiorno), pena il ri-schio di una sanzione disciplinare.Una misura che per i lavoratori, do-po la condanna mediatica senzaprocesso di questi giorni, suona co-me un’ulteriore sgarbo. “È una notainterna che chiede di comunicare ilnome di chi era in assemblea vener-dì – conferma Claudio Meloni dellaCgil – . Una richiesta legittima, percarità, ma piuttosto antipatica neimodi, per così dire. Ogni lavoratoreha diritto a 10 ore di assemblea ognianno. Gli impiegati del Mibact han-no un badge, con il quale si digita uncodice specifico per ottenere il per-

messo sindacale. Di fatto non ci sa-rebbe stato bisogno di chiedere i no-mi, perché si possono ottenere sem-plicemente consultando la scher-mata dei badge. Non siamo sorpresi,ma infastiditi: rientra tutto in questoclima in cui si vuole mortificare chilavora”.

DALLA SOPRINTENDENZA capitoli -na si prova a ridimensionare il pesodella circolare. È un atto legale, sot-tolineano, e privo di qualsiasi inten-to persecutorio: un modo per avereun’idea precisa sull’entità della par-tecipazione all’assemblea che habloccato per qualche ora i siti ar-cheologici più famosi di Roma. Secosì fosse, però, sarebbe bastato ot-tenere informazioni sul numero deilavoratori, invece di chiedere il loro

nome. La spiegazione è un’altra: lafretta e i toni ultimativi non dipen-dono tanto dalla Soprintendenzaquanto dai vertici del ministero deiBeni Culturali.

LA RICHIESTA di Franceschini è laredazione di “un rapporto urgente”sui fatti di venerdì. Alla base dellepriorità dei vertici del Mibact, dinuovo, non c’è la sostanza dei fatti(un’assemblea di tre ore, nella qualesi chiedeva lo sblocco di una partedel salario dei lavoratori scomparsadalle loro buste paga da circa un an-no), quanto la pressione mediaticache ha gonfiato la vicenda. Per la re-lazione, quindi, serve subito unasorta di schedatura di chi si è presoquelle tre ore di permesso.

Franceschini, nel frattempo, ètornato pubblicamente all’a t t ac c odi chi ha avuto l’ardire di chiedere laretribuzione del proprio lavoro. Pri-ma all’Aria che tira, su La7, e poi conuna lunga nota diffusa dal Mibact. Ilministro accusa i sindacati: eranogià a conoscenza del fatto che i fondiper pagare gli straordinari sarebbe-ro stati sbloccati prima dell’assem -blea di venerdì. Una circostanzasmentita dagli stessi sindacati e an-che dalle ricostruzioni che arrivanoproprio dalla Soprintendenza capi-tolina: lo sblocco sarebbe arrivatoproprio venerdì pomeriggio, pocheore dopo “i fatti del Colosseo” e po-che ore prima che Renzi e France-schini presentassero il decreto suimusei, trasformandoli in servizipubblici essenziali. E le risorse nonsarebbero state resi disponibili pri-ma di un confronto tra Renzi e il mi-nistro delle Finanze, Pier Carlo Pa-doan.

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La scheda

La cronologian VENERDÌ 18 SETTEMBRE, ORE 8 E 30Un’assemblea sindacale dei lavoratori dellaSoprintendenza di Roma, comunicata il 12settembre, comporta la chiusura per tre ore delColosseo e di altre attrazioni turistiche del centrodi Roma e di Ostia. I lavoratori sono in agitazione,tra le altre cose, perché da 11 mesi non glivengono pagati gli straordinari. Per Franceschini“la misura è colma”, per Renzi “la cultura èostaggio dei sindacalisti contro l’Italia”

n VENERDÌ 18 SETTEMBRE, ORE 19Alla fine del consiglio dei ministri, Renzi eFranceschini annunciano un decreto che equiparamusei e biblioteche a servizi pubblici essenziali,come sanità e istruzione. Una stretta di fatto aldiritto di sciopero

n SABATO 19 SETTEMBREIl ministero delle Finanze sblocca i fondi necessaria pagare il salario accessorio dei lavoratori

n LUNEDÌ 21 SETTEMBRELa Soprintendenza di Roma, su impulso delMibact, chiede la comunicazione urgente deinominativi di chi ha partecipato all’a ss e m b l e asindacale

BeniC u lt u ra l iIl ministroDa r ioFrance s chini,PdLa Pre ss e

Torto, anziano coiffeur di viadei Serpenti, quartiere Monti,centro di Roma dove vive il fuRe Giorgio. Al punto tale daindurre anche il successore ascegliere lo stesso barbiere:porta fortuna, questa è la vul-gata. Sergio Mattarella hapreso nota e obbedito: pocodopo l’insediamento, Mimmoè salito al Quirinale per un’ag -

giustata al folto crine biancodell’attuale Capo dello Stato.Il problema è che il vecchiocoiffeur di Mattarella è rima-sto col cuore spezzato: si chia-ma Franco Alonso e a marzo –quando il Presidente è tornatoa Palermo senza chiedere dilui – ha sfogato la sua gelosiacon la stampa: “Forse ormaiva dal barbiere del Quirinale.

Ho visto in tv che aveva i ca-pelli tagliati da poco”.

IL BARBIEREdi Mario Monti,Romano, è apparso sulle cro-nache politiche in modo fuga-ce, come il suo cliente. Quan-do il professore è stato chia-m a t o a s a l v a r e i l P a e s e ,nell’entusiasmo generale, an-che i suoi cotonati capelli

bianchi sono diventati ogget-to di attenzioni morbose. LaRai dedicò un servizio interoalla “domenica del barbiere”di Monti e due parlamentarileghisti aprirono un’interro -gazione perché dai video si ca-piva che il professore non ave-va chiesto la ricevuta.

Anche Beppe Grillo, a di-spetto della disordinata zaz-zera bianca che porta in pub-blico, ha un parrucchiere in-sostituibile. Non si taglia i ca-pelli se non da “Spy Hair”,centro di Milano, dal fedelis-simo Renato. Uno dei pochi adaver varcato la soglia degli uf-fici della Casaleggio Associa-ti, leggendaria non-sede delnon-partito grillino. Era ilgiorno dopo il ceffone renzia-no delle elezioni europee:Beppe chiese una spuntati-na.

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T rad itoL’ex barbieredi Mattarella,Franco Alon-so. A destra,l’ex vice Nieritaglia i capellia Marino videodi Roma Today

Colosseo, ora Franceschinichiede i nomi dei lavoratori

L’ATTACCO Una circolare firmata dal Soprintendente per conoscereurgentemente chi ha partecipato all’assemblea sindacale di venerdì

TRUCCATO DA UOMO DEL 2042

Grillo torna in video:“Tutti a Imola peril M5s senza leader”

qLANCIA la parola d’ordine: “Tutti allafesta di Imola”. E visto che c’era riba-

disce: “Nel Movimento non ci sono leader”.Coperto da un pesante trucco, a impersonareun uomo del futuro nel 2042, Beppe Grillochiama a raccolta i militanti dei 5 Stelle per lafesta nazionale a Imola del 17 e del 18 ottobre,chiedendo anche donazioni. “Dovete darequalcosa perché noi non viviamo di contri-

buti pubblici: abbiamo rifiutato 42 milioni die u ro ! ” ricorda Grillo. Servono soldi, perché laraccolta non va velocissima (140mila euro adieri, ma per coprire le spese serve almenomezzo milione). Il Grillo del 2042 scherza, e-lencando cosa farà il futuro governo a 5Stelle:“Siamo usciti dalla Nato e dall’euro, abbiamofatto i referendum senza quorum inseriti nel-la Costituzione, leggi popolari. Abbiamo a-

bolito l’ordine dei giornalisti e i finanziamentiagli editori, abbiamo fatto il reddito di citta-dinanza, ed Equitalia è stata chiusa”. Ma tor-nando al presente rimette un paletto: “L’Italiava cambiata e l’unico movimento che puòcambiarla è il MoVimento 5 Stelle, voi siete ilMoVimento 5 Stelle! Non ha leader il M5s, èleader di sé stesso”. L’incoronazione comepremier di Di Maio dovrà ancora aspettare.

Luogo dellad i s cord i aU n’i m m ag i -ne dei turistiin filaa l l’e sternodel Colos-seo, venerdìs cors oAnsa

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Domenica 20 Settembre 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CRONACA » 11

La Barracciu, i sindacatie il “reato in senso lato”Il sottosegretario inferocito su Twitter per le assemblee che chiudonoi monumenti. Poi la comica marcia indietro diventa un tormentone virale

GIOR NA L I SM I

L’odore delle casedei morti: la periferiavista dal salotto chic

D’accordo, venerdì era il giorno dello sde-gno. Il Partito democratico era in agi-

tazione per i fattacci del Colosseo. Parolad’ordine: picchiare duro sui sindacati cattivi.Quando parte la campagna, i soldati renzianisu Twitter vanno in battaglia come un sol uo-mo. Ma come spesso accade,qualcuno si fa prendere lamano. Stavolta ad esagerare èFrancesca Barracciu. L’ono-revole, bisogna capirla, è par-ticolarmente sensibile all’ar-gomento: è sottosegretario aiBeni Culturali. Il Colosseo ècasa sua. Allora inforca Twit-ter e dà fiato alla sua inquie-tudine, ma le sfugge un cin-guettio un po’ esagerato: “Assemblea sinda-cale che danneggia centinaia di turisti pagan-ti che dedicano 1 giorno di ferie al #Colosseoe decine di guide turistiche è 1 reato!”. Al di làdella sintassi, il pensiero è piuttosto ardito. E

» DANIELA RANIERI

La cosa più atrocedel l ’art icolo “Lamorte solitaria diMaria Carmela, la

professoressa che diventòinvisibile” uscito su R e p u b-blica il 18 settembre è imma-ginare l’autore FrancescoMerlo, col suo aplomb e isuoi abiti sartoriali, “i n c o l-lato” sulla Collatina, si spe-ra in macchina con autista,invece che sfrecciante, co-me sarebbe stato più conso-no a solerte cronista, sullad a l u i v i t u p e r a t a R o-ma-L’Aquila, quattro corsiedi pura audacia per soli 1 eu-ro e 50 di pedaggio.

E DIRE che gli era sembratauna gita fuori porta, via daquel centro che pare Ban-gkok, coi perdigiorno delColosseo in sciopero. Inve-ce tanto a disagio s’è sentito,Merlo, da confondere origi-ni e etimologie, e pensareche “C ol la ti na ” venga da“colla”, nome che evoca glislums di Bucarest, e non daLucio Tarquinio Collatino,console romano. O forse erauna motto di spirito, un friz-zo amaro. E sì perché labrutta storia che gli ha ispi-rato il pezzo, il ritrovamen-to del corpo di una donnamorta da due anni in una ca-sa di Ponte di Nona (dove ar-rivare “è un incubo, una di-stopia urbana dicono gli ar-chitetti”, e pare ieri, cheMerlo voleva rammendare

le periferie con Renzo Pia-no), conteneva tutti gli ele-menti per un pezzo di criticasociale in cui mischiare age-volmente i dettagli atrocidella cronaca nera ai rilievischiaccianti della sociolo-gia.

MAGARI CITANDO Ballard eil suo condominio stranian-te, per poi abbandonarsi alleatmosfere di Simenon per ilmisto di morbosità e distac-co che emana dai casi freddidi due anni, o ispirarsi aSciascia per l’o-mertà di reti-centi testimoni.

Non fosse cheper il dettaglioc h e l a m o r t epuzza (e qui cistarebbe Ciorane il Sommario dide co mp os iz io-ne, ma meglionon puntualiz-zare sui tempidel disfacimen-to umano), chépoi non è tantoquello, “il forte e normale o-dore di un povero cadave-re”, quanto “l’intollerabiletanfo di putrefazione diu n’intera comunità: carne

guasta e anime marce”, alpunto “che persino un vec-chio cronista di stomacoforte si è sentito rivoltare lebudella”.

E qui la si può buttare insociologia: critica dell’alie -nazione suburbana e dellasocietà che emargina e an-nienta i più deboli, quando“una volta Roma sembravainventata per loro, perché e-ra la città madre della dol-cezza italiana” (Fellini? Pa-solini? Mah, forse un collagedi immagini nostalgiche e

fané).

S I A M O i n u nc o n d o m i n i o ,ma non vi scal-date: “Non sonoi c o n d o m i n ilondinesi né l esgrands ensam-b l es p a ri g i ne ,sono piuttostol’esa sp era zio nedella palazzinarom ana” , conpersonaggi chesembrano fatti

apposta per le velleità di chinon è riuscito a diventarescrittore: un cadavere, uncarabiniere, un militare del-la GdF e ben due medici con-

d o t t i , u n opiù omerto-so dell’altro,chiamati perc o g n o m e ,come in Ca-milleri.

Ma “sono i dettagli insi-gnif icant i che , inf i lat inell’ingranaggio di questogiallo senza omicidio, han-no trasformato la macchinaper abitare di Maria Carme-la in una tomba con angolocottura”, dice Merlo. E haivoglia, a dettagli insignifi-canti.

“ P r o b a b i l-mente, prima dimorire, ha cer-cato il letto, for-se è caduta oforse si è piega-ta, sicuramentel’hanno trovatasupina, legger-mente ricurvele gambe che a-veva malanda-te, il viso anne-rito e mummi-ficato. Chissàse ha tentato di sollevarsi…”,in un trionfo di sintassi mor-bosa ché manco Gadda colcadavere di Liliana Balduc-ci. L’aura sepolcrale ricorda

l’odore delle case dei vecchide La grande bellezza, maMerlo la rende più baroccache trash, col dettaglio delrosario della povera donna,come nel Gattopardo.

“NEL PALAZZO -se pol cro ”,dove tutto trasuda decaden-

z a , l ’ u m o r edell’autore stan-co, ammorbato,si volge in colle-ra per chi ha la-sciato sola la po-v e r a d o n n a ,c o m p r e s i n o iche leggiamo.

E se per dareaddosso ai lavo-ratori in sciope-ro basta il pelodello stomacodel vecchio cro-nista, qui serve

un professionista, per trave-stire il cinismo con l’intrat -tenimento, e sacrificare l’u-manità alla bravura.

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infatti non manca chi glielo fa notare. Le cri-tiche incalzano, il sottosegretario un po’ sipente. Qualcuno a quel punto si incuriosiscee giustamente le chiede: “Che tipo di reato?”.Ecco il capolavoro della Barracciu: “Reato insenso lato”. Una nuova, peculiare figura giu-

ridica.

TWITTER non perdona. I volipindarici del sottosegretariodi Franceschini fanno il girodella Rete e si guadagnanopure un hashtag tutto loro:#reatoinsensolato. Se il di-battito non fosse così grotte-sco, forse ci sarebbe da preoc-cuparsi davvero: una persona

con responsabilità di governo che definisceun’assemblea sindacale una violazione dellalegge non è un manifesto incoraggiante dellivello della nostra politica. Alla fine è la stessaBarracciu a specificare il suo pensiero: “Ma

dai su, possibile che non si capisca che è unaiperbole”e poi: “I diritti di ciascuno finisconodove iniziano quelli degli altri, come la liber-tà”.

La libertà di Francesca Barracciu, secondola procura di Cagliari, nel passato recente èstata interpretata dall’onorevole del Pd inmodo piuttosto estensivo. Il sottosegretariodel Mibact è sotto processo per peculato ag-gravato: l’accusa è di essersi messa in tasca inmodo illecito 78 mila euro dei fondi pubblicidestinati all’attività politica, quando era con-

sigliere regionale in Sardegna. Si era difesapresentando gli scontrini che avrebbero do-vuto dimostrare i “24 mila chilometri l’anno”ai quali è stata costretta, evidentemente, daun’incessante attività politica. Non è riuscitaa evitare il processo, che comunque non le ècostato la poltrona. Ora attende –serenamen -te, dice lei – il giudizio. Fino a prova contraria,non ha compiuto ancora nessun reato. In sen-so lato, s’intende.

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A processoL’onorevole del Pdaccusata a Cagliariper 78 mila eurodi rimborsi sospetti

Al governo Francesca Barracciu Ansa

Forte disagioAl cronistain abito sartorialeRoma pareBangkok e Pontedi Nona uno slumdi Bucarest

L ontanodagli occhiUna stradadel quartieredi Pontedi Nona,p e r i fe r i adi Roma estFa ce b o o k

La storiaMariaCarmelaPrivitera eraun’i n s e g n a n tedi Roma.Il suocadavere ès t a tor i t rova topochi giorni faquandol’ufficialegiudiziario èentrato incasa sua pereseguire unordine dis f ra t to.Abitava aPonte diNona,periferia diRoma, aveva63 anni ed erarimasta senzavita da due,senza che sene accorgessen e ss u n o

NA P OL I

Omicidio Saraiello,un selfie rilanciala pista della camorra

qSULLA MORTE di Andrea Sa-raiello, il 26enne ammazzato a col-

pi di pistola venerdì sera, in una stradadella periferia nord di Napoli, ora si al-lunga l’ombra della camorra.L’ipotesi di un’esecuzione mafiosa staprendendo corpo in modo sempre piùconsistente nelle ultime ore. L’ipotesi èche ad uccidere il ragazzo, incensurato,

sarebbero stati i sicari di un clan al qualeavrebbe pestato i piedi. Ad accreditare losviluppo delle indagini, c’è un’immaginepubblicata dalla stessa vittima sul suoprofilo Facebook poche ore prima dellasua esecuzione, un selfie che ritrae l’a u-tore mentre impugna una pistola dorata ela punta alla tempia. All’immagine, è as-sociata una frase: “Io me la sento. E voi?”.

Secondo chi sta indagando, gli assassini diSaraiello sarebbero da cercare tra i bossdella droga che detengono il monopolionell'area nord di Napoli.Il profilo Facebook su cui sono comparsele immagini è intestato a uno pesudoni-mo, tale Andrea Thomas, ma le foto pub-blicate sulla bacheca ritraggono AndreaS a ra i e l l o.

La tragedia e la penna Come trasformare un caso di cronaca nera in un esercizio di stile

C it a z ion i s moSembra quasiuna “G ra ndeb e l le z z a” ma piùbarocca che trash,con un dettaglioalla Gattopardo

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Un po' di lavoro e un po' di equità.

Un Colosseo di menzogne

Succede che nel polo archeologico più importante d’Italia gli straordinari non vengano pagati da un

anno. Succede che i lavoratori del polo archeologico più importante d’Italia decidano di indire

un’assemblea sindacale per discutere di questo e di altre non irrilevanti questioni, e lo comunichino l’11

settembre alla Soprintendenza. Succede che la Soprintendenza decida di non coprire i turni dei

lavoratori in assemblea come è sempre stato fatto, non comunicando né ai turisti né alla cittadinanza

alcunché. Succede che il giorno dell’assemblea sindacale, una settimana dopo la convocazione della

stessa, i due principali quotidiani online lancino la notizia in contemporanea - facendo passare l’idea che

si tratti di uno sciopero a sorpresa e non di un’assemblea comunicata e autorizzata dalla dirigenza1.

Succede, a questo punto, che il Governo invece di cacciare il Soprintendente responsabile del caos

appena suscitato - nominato dallo stesso Governo pochi mesi prima - decida di lanciare una pesante

campagna contro i sindacati e i lavoratori, accusati dal Primo Ministro in persona di essere “contro

l’Italia” - nonostante non abbiano alcuna responsabilità nell'inefficienza della propria dirigenza. Succede,

infine, che la giornata di gogna mediatica e politica si concluda con l’approvazione in Consiglio dei

Ministri di un decreto legge d’urgenza con cui i musei diventano al pari degli ospedali e del trasporto

ferroviario “servizi pubblici essenziali”, ponendo la possibilità di indire assemblee e scioperi sotto

l’autorità dell’apposito garante.

Quello che colpisce di questa giornata di passione - oltre la virulenza degli attacchi ai sindacati da parte

del Governo e del Pd2 - è l’assoluto consenso con cui si sono mossi giornali e politici. Nessun giornalista

- tanto meno dell’illuminata Repubblica - ha pensato di ricostruire la vicenda in modo corretto3.

Nell’individuare nei sindacati il nemico giornali, politici e commentatori sono stati unanimi - e

incredibilmente coordinati.

Lungi da noi pensare che quel decreto legge fosse pronto da mesi e che la scelta del Soprintendente

(che risponde direttamente al ministro Franceschini) fosse in qualche modo mirata a risolvere una

vertenza cogliendo l’occasione per delegittimare i sindacati a livello nazionale. Lungi da noi.

Quello che rimane di questa giornata non è neanche un decreto legge che verrà quasi sicuramente

dichiarato incostituzionale (”è urgente perché ci sono i turisti” ha detto il ministro competente)4. Quello

che rimane di questa giornata è la dimostrazione di come le classi dirigenti di questo paese - politiche,

economiche, giornalistiche - abbiano individuato il nuovo nemico nazionale nei sindacati, le ultime grandi

organizzazioni popolari della nostra società. L’hanno deciso non per il prurito autoritario che le ha

sempre contraddistinte di fronte alle manifestazioni di contropoteri democratici nella società. L’hanno

deciso perché meglio di altri si sono rese conto che gli annunci roboanti di ripresa economica si

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Un Colosseo di menzogne http://t-red.it/post/129406717070/un-colosseo-di-menzogne

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scontrano con la vita concreta di ogni giorno di decine di milioni di italiani.

E allora bisogna trovare un nemico, per evitare di diventare loro stessi il nemico. E se la Lega la butta

sui profughi, le classi dirigenti (e i loro serv.. pardon, referenti politici) non possono certo buttarla su chi è

veramente responsabile della situazione del nostro paese - cioè su loro stesse. Ed ecco allora trovato il

nemico perfetto: il sindacato, indebolito e diviso ma che si ostina a rappresentare quella parte del nostro

paese che ogni giorno si sveglia la mattina e porta avanti la baracca, senza i privilegi di chi comanda e

dei loro lacchè.

Purtroppo per loro, questa strategia è destinata a fallire. Non per la reazione del sindacato - ripiegato su

se stesso ed in fase confusionale - quanto perché la gente non è così idiota come loro pensano. I

lavoratori vivono sulla propria pelle cosa sia la crisi economica: la vivono nella difficoltà di trovare un

lavoro, la vivono nel trovare lavori con salari da fame e diritti azzerati, la vivono nel vedere i privilegiati

che prosperano nelle propria corruzione e nella propria arroganza.

Nonostante le apparenze, il loro sistema - questa strana democrazia autoritaria in cui ci stanno

cacciando - non ha più consenso nella società. E se nel vuoto di consenso si celano i tenebrosi fantasmi

dell’autoritarismo e del fascismo, è altrettanto vero che in esso si annidano enormi possibilità per chi

voglia ricostruire una democrazia in cui il potere sia esercitato dal popolo e per conto del popolo.

Aggiornamento. Su La Stampa è comparso un articolo a firma Ugo Magri in cui si ipotizza (con uno di

quei finti retroscena che puzzano lontano un chilometro di comunicato stampa) che il decreto fosse

pronto da parecchie settimane (per il giornalista sin dallo “sciopero” di Pompei - si trattò anche in quel

caso di un’assemblea autorizzata da una Soprintendenza di nomina governativa). Non solo: il ministro

Franceschini sarebbe stato informato da giorni sulla situazione e ne avrebbe perfino informato il

presidente Mattarella (che quindi avrebbe preventivamente approvato la reazione “forte” del Governo). Il

giornale di Marchionne saluta questo atteggiamento come un segno positivo del “decisionismo” del

Governo.

—- ★ —-

1. Ad un certo punto si sono persino messi a dire che all’estero non potrebbe mai succedere che un

museo nazionale o un monumento chiuda per sciopero: cosa che non sta né in cielo né in terra.

2. Il punto più alto l’ha raggiunto la già candidata alla presidenza della Regione Sardegna (poi ritiratasi

per le spese fuori controllo effettuate da consigliere regionale) e ora Sottosegretaria ai Beni Culturali

Francesca Barracciu, che ha definito l’assemblea sindacale “un reato”. La sinistra del Pd (sia renziana

che non) ha detto qualcosa, ma senza esagerare. Per esempio il presidente Orfini riconosce (bontà sua)

che ai lavoratori bisogna dargli gli straordinari avanzati, però di contro loro non devono ricorrere a

queste “forme di lotta” così spregiudicate come un’assemblea sindacale autorizzata dalla dirigenza con

una settimana di anticipo.

3. Anzi, per gradire oggi La Repubblica ospita un commento del giornalista Francesco Merlo che

definisce “autentica diserzione” (usando un inquietante ma significativo linguaggio militare) l’assemblea

dei lavoratori e “odiosa reazione corporativa” la richiesta di avere finalmente pagati un anno di

straordinari già effettuati.

4. E’ giusto anche sottolineare come i diritti di organizzazione dei lavoratori siano in questi mesi sotto

attacco in parecchi paesi europei: in Inghilterra, Finlandia, Ucraina e perfino in Germania.

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