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1 Amani significa Pace in Kiswahili. È una lettera di padre Kizito agli amici e un foglio di collegamento di Amani. Anno II, n 3, dicembre 2002 - Spedizione in A.P. - Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Milano AMANI Lettera di Padre Kizito agli amici. Nairobi, 10 novembre 2002 Carissimi, Da quel giorno in cui gli angeli sopra la grotta di Betlemme cantarono le parole che tutti conosciamo “Pace in terra agli uomini di buona volontà”, Pace e Natale sono inscindibili nella coscienza di tutti coloro che ven- gono da un'esperienza o anche solo da una cultura cri- stiana. In Africa ci sono focolai di guerra e violenza. Dobbiamo capire e denunciare chi li alimenta, che sia per meschini interessi economici, per desiderio di potere e magari di egemonia religiosa, o per programmi di controllo geopolitico. Ma dobbiamo anche ricostruire. Non basta denunciare il male, bisogna fare il bene. Sia- mo portatori di un messaggio pieno di speranza: "beati voi…". E la speranza non è una fuga, ma un impegno. Non è un rinviare tutto ad un vago domani, ma un rimboccarsi le maniche e cominciare a trasformare l'oggi. Anche a tra- sformare noi stessi da meno umani a più umani, da meno cristiani a più cristiani. Kivuli, foto di Tadej Znidarcic

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Da quel giorno in cui gli angeli sopra la grotta di Betlemme cantarono le parole che tutti conosciamo “Pace in terra agli uomini di buona volontà”, Pace e Natale sono inscindibili nella coscienza di tutti coloro che ven- gono da un'esperienza o anche solo da una cultura cri- stiana. In Africa ci sono focolai di guerra e violenza. Dobbiamo 1 Lettera di Padre Kizito agli amici. Kivuli, foto di Tadej Znidarcic 2 Buon Natale! Kizito di Tiziano Terzani 3 Kivuli, foto di Tadej Znidarcic

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Amani significa Pace in Kiswahili.È una lettera di padre Kizitoagli amici e un fogliodi collegamento di Amani.

Anno II, n 3, dicembre 2002 - Spedizione in A.P. - Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Milano

AMANI

Lettera di Padre Kizito agli amici.

Nairobi, 10 novembre 2002Carissimi,

Da quel giorno in cui gli angeli sopra la grotta diBetlemme cantarono le parole che tutti conosciamo “Pacein terra agli uomini di buona volontà”, Pace e Natalesono inscindibili nella coscienza di tutti coloro che ven-gono da un'esperienza o anche solo da una cultura cri-stiana.In Africa ci sono focolai di guerra e violenza. Dobbiamo

capire e denunciare chi li alimenta, che sia per meschiniinteressi economici, per desiderio di potere e magari diegemonia religiosa, o per programmi di controllogeopolitico.Ma dobbiamo anche ricostruire.Non basta denunciare il male, bisogna fare il bene. Sia-mo portatori di un messaggio pieno di speranza: "beativoi…".E la speranza non è una fuga, ma un impegno. Non è unrinviare tutto ad un vago domani, ma un rimboccarsi lemaniche e cominciare a trasformare l'oggi. Anche a tra-sformare noi stessi da meno umani a più umani, da menocristiani a più cristiani.

Kivuli, foto di Tadej Znidarcic

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Come Amani e Koinonia siamo coinvolti nella storia deiNuba. Oggi i Nuba, dopo tanti anni di guerra, hannofinalmente una speranza di pace. Per il prossimo 29 no-vembre hanno convocato un'assemblea di rappresentan-ti di tutti i Nuba, sia dalle zone controllate dal governoche dal movimento di liberazione, dai campi profughisituati nei paesi confinanti con il Sudan, che dai paesidove vi sono comunità consistenti della diaspora Nuba,cioè Gran Bretagna, Olanda, Stati Uniti e Australia. In-sieme, fino al 4 dicembre, parleranno di come ritornaread una pace giusta che permetta a tutti i Nuba di essererispettati come persone, che concretamente vuol direavere il diritto di accedere all’istruzione, alla sanità, al-l’acqua pulita e alla possibilità di uno sviluppo integrale.Anche se sono un po' stanco, ho deciso di non rifiutarel'insistente invito di tanti amici Nuba, e sarò con loro. Ciandrò con qualche rappresentante di Koinonia, ma por-teremo idealmente tutti voi. Parleremo all'assemblea del-l'esperienza educativa che abbiamo potuto incominciaree continuare col vostro aiuto, dei bambini Nuba che ades-so guardano al futuro con più speranza, dei maestri chepensano alla pace e alla ricostruzione possibile. Non di-menticheremo di ringraziarli per averci ispirato con laloro dignità. Per averci donato dei catechisti, che di frontealla possibilità di essere perseguitati e uccisi perchè cri-stiani, hanno risposto con un sorriso. Per Musa Arat, uncatechista, che, alla notizia di essere scampato da un’ir-ruzione di miliziani governativi, venuti per imprigionar-lo e magari ucciderlo, nella sua capanna, avvenuta men-tre lui era per caso andato a visitare alcuni amici cristiania qualche giorno di cammino, aveva solo commentato:"il Signore vuole che lavori ancora per lui". E aveva con-tinuato tranquillamente, finché lo scorso anno, ormaimolto anziano, è andato all'incontro col Signore proprionella nostra Koinonia di Nairobi, dove era venuto per unpo' di cura e di riposo.

Dicevo infine che sono ancora un po' affaticato dal viag-gio che lo scorso ottobre mi ha portato da Belluno a To-rino, Milano, Taranto, Cagliari, Napoli, Caserta, Pavia,Jesi, Cesenatico, Brescia, Verona e in tanti altri posti doveho sperimentato come sempre la vostra calda amicizia eil vostro impegno per continuare insieme i nostri proget-ti a fianco dei poveri.“Senza mai servirci di loro”, come ammoniva don Lo-renzo Milani. Senza neanche volerci sostituire a loro, sen-za pretendere di essere la loro voce (come se loro nonsapessero parlare!), ma semplicemente al loro fianco, fra-telli e sorelle, amici e amiche, nello spirito del Natale, diquel bambino che è venuto a vivere come uno di noi,senza far chiasso.A pensarci bene gli angeli che cantavano, a lui probabil-

La Pace è la via.

di Tiziano Terzani

TizianoTerzani ha scritto questo articolo come introduzione alCalendario 2003 di Amani, intitolato “NO WAR” con imma-gini di Robert Capa, all’interno del quale questo testo è stato inte-gralmente pubblicato. Troverete informazioni su questo progetto dicomunicazione di Amani nella sezione delle “Iniziative”. La pub-blicazione dell’articolo è stata possibile grazie al permesso dell’au-tore (n.d.r.).Arrivai in Vietnam, da giornalista, all’inizio di Aprile del1972. Nella prima pagina di un quaderno a quadretti incui cominciai a tenere un diario scrissi: “La guerra è unacosa triste, ma ancora più triste è che ci si fa l’abitudine.Il primo morto quando l'ho visto, stamani, rovesciatosull’argine di un campo con le braccia aperte, le manimagrissime piene di fango e la faccia gialla, di cera, congli occhi vuoti a guardare il cielo, m’ha paralizzato. Glialtri, dopo, li ho semplicemente contati, come delle cosedi cui bisogna, per mestiere, registrare la quantità”.Da allora son passati trent’anni nel corso dei quali hoperso il conto dei morti che, per mestiere, ho dovutocontare, ma alla guerra non ci ho fatto l’abitudine. Anzi,mai come ora, la guerra mi pare l’espressione più rivol-tante, più avvilente, più stupida dell’ingegno umano.Possiamo fingere di non saperlo, fingere di non capirlo,ma l’uomo, avendo nel corso dell’ultimo secolo raffinatoprogressivamente i mezzi intesi a distruggere i suoi simi-li e la natura, è oggi in grado di eliminare sé stesso ed ilmondo che lo sostiene. La ormai facile disponibilità del-le armi atomiche, chimiche e batteriologiche ha reso laguerra una opzione inaccettabile nella risoluzione deiconflitti. Eppure molti di noi, sempre più rintontiti dallamassa di informazioni che disinformano, e moralmentesempre più assordati dal fragore della banalità, continuano

mente davano un po’ fastidio, deve essere stata un'ideadel Padre...

Buon Natale!

Kizito

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ad illudersi che possa ancora esserci una guerra giusta,una per giunta che, grazie alla nostra superiorità tecnolo-gica, riusciremo comunque a vincere. No. Non è più così.Per questo l’orrore dell’11 settembre con quel che è se-guito ed ancor più quel che seguirà, è una buona occa-sione per riflettere, per prendere coscienza, per cambiareil modo di guardare a noi stessi e a noi nell’universo.Se vogliamo sopravvivere come specie non abbiamo al-tra scelta che quella di rifiutare la guerra e cominciare amettere le basi per una vera pace. È una speranza, marinunciare a questa speranza equivarrebbe ora a rinun-ciare alla nostra umanità. Non abbiamo altra scelta: lasola via è quella della non-violenza, della reciproca com-prensione. La pace è la via. Non la pace come un instabi-le intervallo fra le guerre, ma la pace come permanenteconquista di un nuovo modo di stare al mondo. Esterna-mente dovremo stabilire nuove regole di convivenza in-ternazionale, creare nuove istituzioni, avviare il proces-so di disarmo generale, ma tutto questo non servirà anulla se internamente non cambieremo noi stessi. Per-ché è dentro di noi che sono i semi di tutta quella violen-za che periodicamente esplodono nelle guerre. Quei semioggi sono in un terreno fertilissimo perché la nostra vita,tutta fondata nella materia, con aspirazioni tutte mate-

riali, è ormai completamente dominata dalla violenza.Non ce ne accorgiamo, ma siamo circondati, imbevuti diviolenza. Guidiamo con violenza, relazioniamo, parlia-mo con violenza. Siamo dipendenti dalla violenza comeda una droga e, come una droga, la violenza ci distrugge.La competizione economica cui siamo costretti tarpa lanostra anima; la violenza con cui ci intrattiene l’indu-stria del divertimento, dalla televisione allo sport, azzerala nostra sensibilità.Ci consoliamo dicendo che è sempre stato così, che tuttala natura è violenza e che la vita si nutre necessariamen-te di altra vita. Una volta un discepolo, partendo dallaconstatazione che gli animali uccidono altri animali, andòda Buddha a chiedergli che cosa era lecito che l’uomouccidesse e quello gli rispose: “L’unica cosa da uccidereè la nostra voglia di uccidere”.Lo hanno detto da sempre tutte le religioni: “Non ucci-dere”. Chiaro, semplice: “Non uccidere”. Eppure da sem-pre ci son stati gli esegeti, di solito dei religiosi, che han-no introdotto convenienti eccezioni del tipo: “Uccidi purequelli diversi da te, quelli con una diversa uniforme, undiverso pensiero, un diverso colore della bandiera o dellapelle”.In origine l’uomo mangiava i suoi nemici pensando di

Kivuli, foto di Tadej Znidarcic

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Kivuli, foto di Tadej Znidarcic

impossessarsi così della loro forza. Lo vidi ancora faretrent’anni fa in Indocina dove i soldati del governocambogiano si cuocevano a volte il fegato dei guerrigliericomunisti pensando di prenderne il potere.A noi occidentali pare di essere civili, ma non facciamoqualcosa di simile usando oggi ogni sorta di violenza perimpossessarci del potere di quelli che definiamo i nostrinemici?Quello della pace è un cammino lunghissimo, ma comeogni cammino di diecimila leghe comincia con un primopasso. Ognuno di noi deve fare quel passo da solo perchéè innanzitutto un passo di consapevolezza. Le occasionipossono essere le più varie: una violenza subita, la vistadi una sofferenza altrui, la notizia d’un massacro lontanofatto anche in nostro nome, l’orrore raccontato di unaguerra.Le foto di Robert Capa sono una occasione così. Quellache lui descrive - nonostante i suoi milioni di morti, lecittà rase al suolo, l’uomo disumanizzato - è già una guer-ra antichissima. La guerra in corso oggi e di cui siamo giáautori e vittime domani presto diventerá una guerra an-cora più orribile, più bestiale, nonostante la sua sofistica-zione tecnologica.Allora che fare? Semplice: cominciamo a fare la pace connoi stessi riportando un pó di serenitá nella nostra vita quo-tidiana. Possiamo imparare a ridere di più, a togliere vio-lenza dal modo con cui guidiamo, dal modo con cui man-giamo (forse anche da quel che mangiamo), dal modo concui ci divertiamo. Questa pratica della pace finirà per farciprovare la pace e per renderci più ovvia la comprensionedel “diverso”, più naturale il dialogo col “nemico”. Alloraci accorgeremo che non ci sono “nemici”, che non c’è un

Male assoluto da eliminare per il trionfo del Bene. Ognu-no è anche l’altro, come ognuno di noi è dentro anche unpossibile assassino, un ladro, un bugiardo.“Un uomo finisce per diventare quel che pensa di esse-re”, diceva Gandhi. Bene: cominciamo allora a pensarciuomini e non bestie e forse, lentamente, diventeremodavvero esempi di una bella umanità sempre più in odo-re di divino.

Il progetto: I proventi della vendita del Calendario2003 sono destinati a due progetti di Amani in Kenya:Amani People Theatre e Africa Peace Point.Amani People Theatre è una compagnia di giovaniattori che si prefigge la soluzione di contrasti tra per-sone attraverso la drammaturgia e Africa Peace Pointè una organizzazione che ha lo scopo di diffondereuna cultura di pace nelle comunità locali africane at-traverso iniziative di riconciliazione, forum e progettidi prevenzione di conflitti.

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I semi che andarono perduti ai marginidella terra dei sogni.

di Stephen Amin

Stephen Amin è un nuba ed è il responsabile di Koinonia per iprogetti sui Monti Nuba. Stephen inoltre cura la redazione e ladistribuzione del “The Blowing Horn”, il periodico di KoinoniaNuba, da cui è tratto questo articolo. Riportiamo inoltre unalettera alla redazione del periodico sopracitato e una poesia scrit-ta da un nuba, anch’esse molto interessanti, secondo noi, perchériportano la centralità del problema educativo e di identità cultu-rale per il popolo nuba. Speriamo sia gradita agli amici di Amaniquesta collaborazione diretta con “The Blowing Horn”, utile anoi per avere un contatto diretto con la realtà locale e utile anchea “The Blowing Horn” per suonare più forte e farsi sentire al difuori dei confini africani (n.d.r.).

Sembra esserci una contraddizione tra quello che moltimedia hanno riportato finora sui ragazzi perduti del Sudane quello che è la realtà nel cuore di questi semi di unfuturo Sudan.Generalmente i media preferiscono riferire che i cosid-detti ragazzi perduti, dopo il trasferimento negli StatiUniti, non torneranno mai alla loro terra natale. In realtàmolti di loro erano addolorati di dover andare negli USAo negli altri Paesi Occidentali, ed hanno ancora nel cuo-re la loro amata terra.“I così detti ragazzi perduti sentono ancora una forte no-stalgia”, dice Musa Angelo, un giovane nuba che ha ab-bandonato il Sudan per gli USA nel 1994.In un’intervista con “The Blowing Horn”, Musa Angeloha raccontato la sua esperienza negli Stati Uniti.Parlando con una cadenza mista africana ed americana,Angelo ci è sembrato ormai inserito nella società statu-nitense, per il buon accento acquisito e, anche, per i suoinuovi documenti. Ma Angelo al di là di queste apparen-ze rimane un nuba: il suo cuore soffre per la guerra che sista svolgendo sui Monti Nuba, e la sua speranza risiedenel sogno dei nuba, che è lontano migliaia di miglia dalsogno americano.“Vivo nello stato di Portland, sulla costa del Pacifico”ha detto a “The Blowing Horn”, “divido la vita di tutti igiorni con i cittadini americani, ma il mio cuore è con ilmio popolo, il popolo nuba”.Quando aveva 16 anni, Angelo lasciò Kauda per partiresoldato. In questa triste parentesi fu testimone delle mi-serie del popolo nuba e soffrì per la guerra.Poi, nel 1989, Angelo andò in Kenya. Voleva studiare lì,ma alla fine decise di emigrare nella “terra dei sogni”: gliStati Uniti d’America.Dopo sette anni negli Stati Uniti, Angelo è tornato sui

Monti Nuba per una settimana per esprimere solidarietàai propri concittadini e condividere con loro le sue spe-ranze e la sua esperienza di emigrante.“La vita negli Stati Uniti non è la stessa che si vive inSudan”. Ci dice Angelo “Ci sono alcune cose sicuramen-te buone come il rispetto dei diritti umani, sistematica-mente violati invece in Sudan. L’America è sicuramentela terra delle opportunità, ma bisogna lavorare duramen-te per mantenersi queste stesse opportunità”.Ci sono molti nuba in America che hanno costituito un’as-sociazione chiamata “Nuba International Association”(NIA); Nia significa “volontà” in arabo. Questa associa-zione è stata registrata e riconosciuta il 1° settembre comeorganizzazione senza scopo di lucro, dal governo degliStati Uniti. La sua sede è a Washington D.C.NIA, della quale Angelo è vice-segretario, ha 18 membrie ha l’obiettivo di far conoscere la cultura nuba alla so-cietà civile americana.Angelo, poi, ha continuato: “Noi, i Sudanesi ed i nuba inAmerica, siamo i semi del futuro che produrranno pro-gresso e prosperità. Ecco perché abbiamo sentito il do-vere di far rivivere la nostra identità”. Angelo pensa dicontinuare a vivere negli Stati Uniti, ma dice che torneràspesso a lavorare sui Monti Nuba.Angelo, prima di terminare ci lascia con un consiglio percoloro che pensano di emigrare: “Se ve ne andrete dalvostro paese per emigrare in Occidente ricordatevi peròche lì la vita non è facile solo perché siete in un paesesviluppato. Lottare per i propri ideali, impegnarsi dura-mente e non lasciarsi abbattere sono comunque le chiavidel successo: si deve sapere con chiarezza la meta che sivuol raggiungere, quando si sogna il proprio futuro”.

Quando arrivai a Kakuma…

di Ashur Ismail (Campo Profughi di Kakuma, Kenya nord-occi-dentale).

Sono uno studente nel campo profughi di Kakuma. LeMontagne Nuba sono la mia terra natia. Ho 20 anni, masono ancora alla scuola elementare.Sono venuto a Kakuma nel 2001 per una missione im-portante, ottenere un’istruzione. Il mio popolo sulleMontagne Nuba non può muoversi liberamente, coltiva-re ed esprimere la propria cultura. Mia sorella, mia zia,mia nonna e mia madre non possono prendere l’acqualiberamente; hanno sempre paura di farlo. Mio padre, miozio ed i nonni hanno paura di parlare; non riescono adalzare la testa con orgoglio talmente tanto è il terrore.Ecco perché ho sentito il dovere di venire a Kakuma,per portare fiducia al mio popolo.

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pace e dialogo.Il calendario è disponibile presso la sede di Amani ed èpossibile già da ora prenotarlo. Il costo del Calendario2003 sarà di 12 euro (18 euro spese di spedizione inclu-se).I proventi della vendita del Calendario 2003 saranno de-stinati a questi due progetti di Amani: una compagnia digiovani attori che lavorano per una cultura di pace attra-verso la mediazione dei conflitti, l'Amani PeopleTheatre, e una organizzazione che ha lo scopo di dif-fondere una cultura di pace nelle comunità locali africa-ne attraverso iniziative di riconciliazione, forum e pro-getti di prevenzione di conflitti, l’Africa Peace Point.Un’anteprima del calendario sarà visibile presso il sitoweb di Amani www.amaniforafrica.org . Nei prossimimesi il Calendario 2003 sarà presentato in varie localitàitaliane che saranno segnalate nelle pagine del sito web oattraverso il servizio “Amaninews”. Chi fosse interessa-to a ricevere una o più copie del calendario a casa pro-pria o ad organizzare incontri per la presentazione delCalendario presso la propria città può contattare la sededi Amani ai tel. 02 48951149 / 02 4121011 e all’[email protected].

“La Perla Nera” di padre Kizitoe Stefano Girola.

“Padre Kizito ci racconta un’Africa che canta e danza la vita,consapevole di fare i conti con un passato di dominio e un presentepieno di drammatiche contraddizioni ma protesa verso un futuro.Un avvenire che nascerà dalla determinazione e dalla vitalitàdei numerosi giovani di Nairobi, del Sudan e di tutta l’Africa,che hanno smesso di scrutare il cielo degli aiuti stranieri per rivol-gersi verso la propria terra da coltivare e trasformare. Ma questiostinati della speranza sono presenti in tutti gli strati della socie-tà africana: nelle periferie urbane, nelle campagne, nei movimenti

Il progetto: Amani sostiene sui Monti Nuba un Cen-tro educativo polifunzionale: una "scuola modello" cheprevede oltre all'educazione elementare di 500 bam-bini per fare fronte all'emergenza scolastica presen-te nella zona, anche la formazione di circa 30 inse-gnanti all'anno per rivitalizzare il tessuto culturale ededucativo in quell’area duramente provata dalla guer-ra.Questo progetto potrà in futuro essere ampliato conla dislocazione di altre scuole sui Monti Nuba se lasituazione politica e le energie degli organizzatori edei sostenitori lo permetteranno.Amani inoltre aiuta attraverso borse di studio un grup-po di giovani nuba rifugiati in Kenya e li accoglie nelleproprie strutture a Nairobi.

Nel 1999 e 2000, ho frequentato i corsi di preparazioneall’insegnamento di Koinonia, che si tennero a Kerkered a Kujur. Ho avuto un gran beneficio da questi corsi.La mia mente si è aperta, ma ho pensato che questo fos-se l’inizio per un percorso formativo più intenso. Ho de-ciso di andare a Kakuma. La mia aspirazione è rendere ainuba il loro orgoglio di popolo (…).

Poesia dei monti.

di Kallo Al-Nur

Svegliandomi al mattinoVedo i monti di fronte a meMonti, monti, montiCoricandomi la seraVedo i monti di fronte a meMonti, monti, montiPotete regalarmi una sola cosa?Pace, solo pace sui montiPace in SudanPotrò andare poi verso Est o verso OvestVerso Sud o verso Nord, nel mio PaesePer migliorare la mia educazione, potrò andare.

INIZIATIVE.

Calendario Amani 2003.

Siamo lieti di annunciare che è pronto il Calendario 2003.L’autore delle immagini è Robert Capa e dell’introdu-zione Tiziano Terzani (vedi l’articolo “la Pace è la via”,n.d.r.). Il titolo del calendario è “NO WAR” a sottolinea-re l’impegno di Amani per la diffusione di una cultura di

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di lotta per i diritti umani, nel-le associazioni di lotta per lariforma agraria, nei gruppi peruna mag gioredemocratizzazione della vitapolitica(dalla prefazione al libro diJean Léonard Touadi)”.

Il libro “la Perla Nera, l’al-tra Africa sconosciuta”, diRenato Kizito Sesana eStefano Girola con prefa-zione di Jean LéonardTouadi, edito dalle Edizio-

ni Paoline è disponibile presso la sede di Amani al prez-zo di copertina di euro 12,30: chi volesse avere maggioriinformazioni o volesse acquistarlo può contattarci ai tel.02 48951149 / 02 4121011 e all’e.mail:[email protected].

Un fiore per un fiore.

di Amalia e Tina

Amalia e Tina sono due amiche di Milano che hanno ideatoquesta iniziativa e la stanno gestendo insieme ad alcune amiche esostenitrici e allo staff di Amani (n.d.r.)

Care amiche e cari amici di Amani, volevamo innanzituttoringraziarvi per la simpatia con cui vi siete avvicinati al-l’iniziativa “un fiore per un fiore”, i cui proventi sarannodestinati alle bambine della Casa di Anita.L’iniziativa prosegue con un buon successo: la riassu-miamo qui, prima di passare a informazioni maggiormen-te tecniche, per chi non la conoscesse ancora. Chi di noipossiede un giardino o un terrazzo può riservare un ri-quadro di terra o un grosso vaso per coltivare, anche unsolo rizoma (radice) di peonia. I fiori verranno poi offertinella “Festa della Peonia” che organizzeremo in prima-vera, a partire dal 2003 e i proventi saranno destinati allebambine ospiti alla Casa di Anita.Ora, un breve accenno sulle peonie e sulla loro coltiva-zione, necessario per chi si è già avvicinato all’iniziativao vorrebbe aderire, ma teme che la coltivazione di que-sto fiore sia complicata, cosa, per altro, lontanissima dal-la verità.Innanzitutto occorre distinguere tra peonie arboree, chediventano alberelli dai fiori a stelo corto e fragile e peonieerbacee che apparentemente muoiono, come tutte le erbe,in inverno. Queste ultime, una volta piantate, durano

Kivuli, foto di Tadej Znidarcic

parecchi anni, anche decenni e producono sempre piùfiori dal lungo e resistente stelo, fiori, così detti, “da ta-glio”. Naturalmente sono queste le “nostre” peonie.Di facilissima coltivazione, sopportano bene i freddi in-vernali (fino a circa 20° C) ed i caldi estivi. Ideali quindiper tutta l’Italia. Al nord chiedono solo di essere esposteal sole, concimate in agosto – settembre, tagliate rasosuolo in ottobre e “sbottonate” (private cioè di tutti iboccioli tranne uno per stelo) in marzo – aprile. In mag-gio – giugno danno fiori meravigliosi, spessoprofumatissimi, molto richiesti nonché costosi. Ecco na-turalmente una delle ragioni della nostra scelta.Comunque noi vi guideremo nel calendario dei lavori,nelle scelte bibliografiche, nonché (e perché no?) nellepossibili visite a vivaisti o giardini specializzati.

Per avere maggiori informazioni su questa iniziativa con-tattare la sede di Amani ai tel. 02 48951149 / 02 4121011e all’e.mail [email protected].

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Sito web di Amani:ricordiamo a tutti gli amici che Amani ha cambiato ilproprio dominio in rete. È possibile trovare il sito web diAmani all’indirizzo www.amaniforafrica.org. Per ancoraun po’ di tempo, per evitare possibili problemi econfusione, il vecchio indirizzo www.peacelink/amani.html sarà ancora valido insieme a quello nuovosopra citato. È cambiato anche l’indirizzo e.mail: il nuovoè [email protected]. Sarà ancora attivo ancoraper un po’ di tempo, come per il sito web, il vecchioindirizzo [email protected].

Amaninews:è attiva per via mail un servizio chiamato "Amaninews",che permette agli iscritti di essere aggiornati sulleiniziative di Amani, ricevere i comunicati stampa dellastessa associazione e avere, tramite mail, una copia diquesto giornale. L'iscrizione a questo servizio è gratuita emolto semplice basta mandare un messaggio mail a:[email protected] che questo sia un ottimo strumento per esseresempre più coinvolti nella vita della nostra Associazionee per mantenere vivi i contatti tra di noi.

Africanews:è possibile ricevere la versione italiana e quella inglese diAfricanews gratuitamente in internet mandando unmessaggio mail a:[email protected] ricevere la versione in inglese bisogna mandare unmessaggio mail [email protected] si desidera riceverlo in copia cartacea per posta bisogna

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...FORSE NON TUTTI SANNO CHE...FORSE NON TUTTI SANNO CHE...FORSE NON TUTTI SANNO CHE...FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

Editore: Associazione Amani Onlus, via Gonin 8, 20147 Milano

Direttore responsabile: Daniele Parolini

Stampato presso: Lito 2000 srl, via Sabatelli 31, 23868 Valmadrera, LC

Registrazione presso la Cancelleria del Tribunale Civile e Penale di Milano n. 596 in data 22.10.2001

PORTAIL TUO CUORE

IN AFRICA

Chi siamo.Amani che in kiswahili vuol dire pace è una associazione laica presie-duta dal padre comboniano Renato Kizito Sesana.Amani è una Organizzazione non governativa riconosciuta dal Mi-nistero degli Affari esteri.Amani si impegna particolarmente a favore delle popolazioni afri-cane seguendo queste due regole fondamentali:1. curare lo sviluppo di un numero ristretto di progetti, in modo da

poter mantenere la sua azione su base prevalentemente volonta-ria per contenere i costi a carico dei donatori.

2. affidare ogni progetto ed ogni iniziativa sul territorio africanosolo ed esclusivamente a persone del luogo. A conferma di que-sto molti degli interventi di Amani sono stati ispirati da un gruppodi giovani africani riuniti nella comunità di Koinonia.

Le principali attività di Amani sono le due case di accoglienza per ibambini e le bambine di strada di Nairobi, Kivuli e la Casa diAnita; la difesa del popolo Nuba in Sudan, vittima di un vero eproprio genocidio e Africanews un’agenzia di stampa redatta intera-mente da giovani giornalisti e scrittori africani. Inoltre, Amani sostienein Zambia il Mthunzi Centre, un progetto per i bambini di strada diLusaka, una piccola scuola in Kenya nel poverissimo quartiere di Kibera,

e una compagnia di giovani attori che lavorano per una cultura di paceattraverso la mediazione dei conflitti: l’Amani People Theatre.

Come contattarci.Amani Onlus - Ong (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale eOrganizzazione non governativa)via Gonin, 8 - 20147 Milano - ItalyTel. 02-48951149 - 02-4121011 - Fax. 02-48302707e.mail: [email protected] web: www.amaniforafrica.org

Come aiutare Kivuli, la Casa di Anita, il Mthunzie il popolo Nuba.Basta versare una somma sul c/c postale n. 37799202 intestato ad AmaniOnlus - Ong, via Gonin 8 - 20147 Milano o sul c/c bancario n. 503010Banca Popolare Etica ABI 05018 - CAB 12100. Ricordiamo inoltre discrivere sempre la causale del versamento e il vostro indirizzo completo.Nel caso dell’adozione a distanza è necessario versare 26 euromensilmente almeno per un anno. È importante indicare in entram-bi i casi la causale del versamento.

mandare una richiesta all’indirizzo mail [email protected] presso la sede di Amani con l’indirizzo e, a discrezione,un contributo per le spese postali.

Gruppo adozioni:per domande, informazioni, idee e tutto ciò che riguarda le“adozioni a distanza” è possibile contattare direttamenteAlessandro, Francesca, Angela, Benedetta e Tiziana, ilgruppo di volontari di Amani che si occupa di questainiziativa all’indirizzo e-mail [email protected] consultare il sito web www.amaniforafrica.orgcliccando su “Adozioni a distanza”.

Le offerte ad Amani sono deducibili:i benefici fiscali per erogazioni a favore di Amani possonoessere conseguiti con due possibilità alternative:1. deducibilità ai sensi del DPR 917/86 a favore di ONGper donazioni destinate a Paesi in via di sviluppo.Deduzione nella misura massima del 2% del redditoimponibile sia per le imprese che per le persone fisiche.2. oneri deducibili ai sensi del DL 460/97 per erogazioniliberali a favore di ONLUS.Per le imprese per un importo massimo di euro 2.065,83 odel 2% del reddito di impresa dichiarato.Per le persone fisiche detraibile nella misura del 19% perun importo complessivo non superiore a euro 2.065,83.Ai fini della dichiarazione fiscale è necessario conservare:per i versamenti con bollettino postale: ricevuta diversamento;per i bonifici o assegni bancari: estratto conto della bancaed eventuali note contabili.Ricordiamo inoltre di segnare sempre la causale delversamento e l’indirizzo completo del donatore.