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Comunione Economia di Comunione una cultura nuova Nulla vale di più di un atto di gratuità E di C 20 ECONOMIA DI COMUNIONE UNA CULTURA NUOVA Anno X • n.1 • Giugno 2004 • Periodico quadri- mestrale culturale. Una copia 1 euro (…) • Autorizzazione del Tribunale Civile di Roma n.83 del 18-2-95 • Spedizione in abbonamento postale 45% art.2 comma 20/b legge 662/96 - Padova Editore: Città Nuova Editrice della P.A.M.OM. Direttore responsabile: Alberto Ferrucci Direzione e Amministrazione: via degli Scipioni, 256 • 00192 Roma Stampa: Grafiche Fassicomo • Coop. Sociale a.r.l. • via Imperiale, 41 • 16143 Genova

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20ECONOMIA DI COMUNIONE • UNA CULTURA NUOVAAnno X • n.1 • Giugno 2004 • Periodico quadri-mestrale culturale. Una copia 1 euro (…) •Autorizzazione del Tribunale Civile di Roma n.83del 18-2-95 • Spedizione in abbonamento postale45% art.2 comma 20/b legge 662/96 - PadovaEditore: Città Nuova Editrice della P.A.M.OM.Direttore responsabile: Alberto FerrucciDirezione e Amministrazione:via degli Scipioni, 256 • 00192 RomaStampa: Grafiche Fassicomo • Coop. Sociale a.r.l. •via Imperiale, 41 • 16143 Genova

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Economia di Comunioneuna cultura nuovaAnno X • n.1 • Giugno 2004Periodico quadrimestrale culturale.Una copia 1 euro (…)

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Direttore responsabile:Alberto Ferruccifax: 010/581451

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Carla BozzaniLettere dal mondo4

Alberto FerrucciDieci anni di esperienze e riflessioni 5

Chiara LubichUna nuova chiave di lettura6

Stefano ZamagniL’economia fraterna 8

Luigino Bruni“Darei un patrimonio per un attimo di gratuità”9

Luca CrivelliPer una Economia di Comunione

10Cecilia e Giuseppe ManzoPolo Lionello – assemblea 2004

11 Giorgio VezzaroL’esperienza della TD Tecnodoor

12 Markus Ressl EdC in Austria

13Alberto Barlocci Gli sviluppi del Polo Solidaridad

16Ramon Cervino L’Associazione degli imprenditori argentini

17Joe KlockEdC negli Stati Uniti

18Leo AndringaEdC in nord Europa

19Vittorio PelligraQuando il denaro impoverisce

20Tita Puangco Ancilla al servizio delle imprese

22Antonella FerrucciLe nuove tesi di Laurea su EdC

25Benedetto GuiI buoni aggettivi per una tesi EdC

26 Dialogo con i lettori

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La mano di Dio che fa una carezzaQuesta letterina è solo una scusa per ringraziare del gran-de aiuto che mi arriva come un “regalo ben confezionato”.È come la mano di Dio che fa una carezza a me e a tutta lamia famiglia.(Brasile)

Sono stata assunta L’esperienza di questi anni nel ricevere l’aiuto mi ha fattoimparare come amministrare questo dono di Dio. Ora dopoun periodo di prova, sono stata assunta come impiegata, equindi non ho più bisogno di questo denaro. Ho la gioia disapere che un’altra persona in necessità potrà riceverlo e rea-lizzare forse un suo sogno.(Brasile)

Condividere beni e necessità Voglio condividere con tutti la gioia di scoprire quanto èimportante la somma che ricevo regolarmente: essa nonsolo mi aiuta a coprire le spese per la luce, l’acqua e le medi-cine, essa è un dono di valore smisurato, perché è frutto delcondividere beni e necessità.(Brasile)

Avevamo sempre avuto tutto La mia famiglia ha sempre avuto tutto dal punto di vistaeconomico, ma l’anno scorso, per un dissesto finanziarioabbiamo perso tutto ed è cominciato a mancare persino ilcibo. L’aiuto straordinario mi è arrivato sempre come unregalo di Dio che mi dà da mangiare.(Brasile)

Posso condividere la mia povertàL’aiuto è arrivato in un momento molto duro, ed ho potutocomperare un paio di scarpe per la mamma che usava cia-batte rotte,una maglia per me per il freddo e saldare i debi-ti col negozio di alimentari. Prima pensavo che per condivi-dere era necessario avere dei soldi da dare, adesso hoimparato che posso condividere la mia povertà, e sono feli-ce perché sento che non è entrato solo un aiuto economi-co, ma una gioia extra, una nuova pace e serenità.(Argentina)

Vorremmo far nascere una azienda EdCAnche per noi il sostegno concreto non si è fatto aspettaree per vari mesi abbiamo ricevuto l’aiuto straordinario. Oracon la mia famiglia stiamo portando avanti una piccolaazienda con l’intenzione di inserirci nel progetto dell’EdC.La situazione economica nazionale non ci ha permessoancora di avere utili, ma in noi è molto forte la consapevo-lezza che siamo una famiglia, in cui tutti hanno comunquein cuore le necessità gli uni degli altri.(Uruguay)

Mio marito ha trovato lavoroMio marito ha trovato un lavoro almeno per alcuni mesi, econ gioia ora possiamo lasciare il denaro che ricevevamoper altri che ne hanno bisogno.(Argentina)

La cosa più bella è pensare agli altriPensavo di dover interrompere gli studi, perché in casa nonc’erano più soldi, ma quando ho cominciato a ricevere l’aiutoper me è stato uno shock, pensando alle moltissime personeche in tutto il mondo aiutavano proprio me,che abito ai con-fini della terra. Famiglie che forse per farlo privavano i proprifigli di qualcosa, giovani che andavano a piedi per risparmia-re i soldi dell’autobus e mille altre cose. Ho capito che la cosapiù bella è non pensare a noi stessi, ma agli altri.(Argentina)

Dopo dieci anni di nuovo a casaDopo 10 anni di vagabondaggio in diversi paesi, finalmentesiamo tornati nella nostra casa di prima della guerra.L’abbiamo trovata devastata ed invasa da arbusti, ma conl’aiuto ricevuto ora è restaurata, modesta ma abitabile. Tuttoattorno ancora parla di odio, ma noi abbiamo in cuore la lucee la gioia di sentirci parte di questa grande famiglia.(Bosnia)

L’aiuto è sempre arrivato puntuale Ogni volta che non avevamo più i soldi per pagare la bol-letta dell’elettricità o bisognava comperare i pantaloni peri nostri figli l’aiuto è sempre arrivato puntuale. Ora abbia-mo potuto comperare anche dei pulcini da allevare perassicurarci un minimo di sopravvivenza per l’inverno.(Serbia)

Possiamo continuare gli studiUn giorno a scuola ci hanno detto che se non pagavamo gliarretrati della retta non avremmo potuto presentarci agliesami. Avremmo dovuto lasciare la scuola di lingua ingle-se, per andare in quella di lingua urdu dove la retta è piùbassa. Come un dono dal cielo ci è arrivato in tempo l’aiutostraordinario che ha permesso a me ed ai miei fratelli dicontinuare gli studi.(Pakistan)

La malattia dopo il terremoto Ci eravamo appena ripresi dai danni del terremoto quandoè sopraggiunta una grave malattia da curare con medicinemolto costose. Non saremmo riusciti a farlo senza l’aiuto,che ci permette di affrontare le spese.(Perù)

Non mi sarei più alzato dal letto Ero stato licenziato dal lavoro, così era difficile continuare afar studiare i figli ed accogliere i genitori anziani e malati. Unmattino, in cui non avrei più voluto alzarmi da letto perchéincapace di sostenere una situazione così pesante, è giuntala busta con l’aiuto straordinario, che adesso copre le speseessenziali per noi sette.(Argentina)

Stralci di lettere ricevute da chi partecipa al progetto EdC accettando di essereaiutato in alcune necessità materiali utilizzando gli utili delle aziende EdC ed ilcontributo personale dei membri del Movimento dei Focolari

a cura di Carla Bozzanie-mail: [email protected]

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La nostra rivista compie con questo numero diecianni di vita. Era nata quale strumento di comunionetra chi condivideva gli utili dell’azienda e chi condivi-deva l’esperienza dell’amore di Dio nel momentodella necessità economica, con i giovani che diffonde-vano nelle università la conoscenza del progetto e congli studiosi che riflettevano su una economia piùumana.Molti hanno conservato i suoi primi undici numeri,stampati artigianalmente, e quelli successivi con piùpagine e composti in modo professionale. In questi

anni se ne sono inviate a quanti in vario modo contribuiscono al progetto 15.000 copie initaliano, ma fin dal primo numero è uscita anche la edizione brasiliana: vari numeri sonostati pubblicati in Argentina, in Belgio ed Germania: ora sta per uscire, a partire dal Numero19, anche la edizione inglese, grazie a un traduttore maltese ed una tipografia indiana.Ripensando a quanto raccolto in questi dieci anni dall’esperienza di chi in tutto il mondo haaderito all’EdC, pur sapendo che per un progetto di questa portata dieci anni sono nulla, hocercato di cogliere se qualcosa di davvero nuovo era già emerso da queste aziende.In effetti vi è del nuovo: in esse intanto è nuova la ragione dell’esistere: esse non nasconoper accrescere i beni o i guadagni degli azionisti, ma per creare lavoro, per alleviare dalle dif-ficoltà economiche i membri del “popolo dell’unità”, e per dimostrare che è possibile unaeconomia basata sulla comunione e la fraternità.Una ragione di esistere che induce anche nuove motivazioni per lo sviluppo economico: lodimostrano gli imprenditori di aziende affermate che la spiritualità dell’unità aveva libera-to dall’avidità dei beni e del successo. Adesso però essi si rendevano conto che quanto con-dividevano degli utili delle loro aziende non era più sufficiente, e si sentivano così spinti adespandere le loro attività, per condividerne di più.Ma vi ancora dell’altro “nuovo”,perché la spinta a accrescere l’utile non era tutta la novità:alcu-ni di essi decidevano di inserire nei poli produttivi accanto alle cittadelle loro aziende anchequando considerazioni puramente economiche avrebbero consigliato di investire altrove.Essi decidevano così perché consideravano anche un altro tipo di utile: immateriale, maancora più importante, perché capace di rendere le cittadelle degli esempi visibili della vitadi comunione anche nelle attività economiche.

Nel ’97 poi i primi attori del progetto EdC avevano voluto delineare assieme le “Linee percondurre una impresa EdC”, riportate in più momenti sulla nostra rivista.In esse si definiva non solo la destinazione degli utili, ma anche come concepire e curare illavoro, i rapporti commerciali, l’etica aziendale, i rapporti interni, la salute dei lavoratori, l’am-biente di lavoro, la formazione del personale, la circolazione dell’informazione.Tutti ambiti che nelle aziende sono di solito presi in considerazione solo nell’ottica di mas-simizzare il profitto; il nuovo delle aziende EdC è che essi vengono tutti ugualmente in rile-vo a servizio della persona umana ed a servizio l’uno dell’altro: anche quindi a servizio, manon solo, del risultato economico.Nelle “linee per condurre un’impresa EdC ” viene delineata una azienda di tipo nuovo: una“azienda di comunione”, un obiettivo molto alto e particolarmente difficile da raggiungere;infatti, se l’imprenditore può da solo condividere gli utili, egli non può da solo realizzare untale tipo di azienda.La “comunione”nell’azienda non può essere imposta,ha bisogno della libera adesione e reci-procità di tutti: essa può essere guadagnata un po’ alla volta, ma sarà sempre soggetta allalibertà di ciascuno. Una vera sfida.Un nuovo un po’ particolare lo si trova nelle aziende dei poli produttivi accanto alle cittadel-le. Sono aziende con un “sapore” speciale, forse perché nate da una adesione totalitaria aivalori del progetto EdC e perché sono più di tutte finalizzate a mostrare il suo significato perla cultura del terzo millennio.Un nuovo che nasce soprattutto tra di esse: la fecondità del loro vivere assieme, che nascedall’“amare l’azienda altrui come la propria” che lì si realizza quasi naturalmente.In questo mondo in cui sono emersi scandali proprio nelle aziende più portate ad esempio perla loro modernità, molte grandi imprese stanno seriamente considerando di orientarsi, persopravvivere, ad uno sviluppo sostenibile: così si parla sempre più spesso di impresa sociale.

Un domani, magari fra molti anni, forse dal progetto EdC potrà deli-nearsi un nuovo tipo di impresa, capace di facilitare, nel rispetto dei ruolidi ciascuno, la comunione tra persone, tutte in grado di agire con paridignità e libertà.Mi auguro che la nostra rivista, quando questo succedesse, sia lì prontaancora a registrare il nuovo del progetto EdC.4

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Per quanto riguarda l’economia, nel Movimento,sin dall’inizio, l’amore che circola tra i membri, perla legge di comunione che vi è insita, ha portato,direi naturalmente, a rendere comuni i beni dellospirito e i beni materiali. E ciò è sempre stato unatestimonianza fattiva e visibile d’un amore uniti-vo, il vero amore, quello della Trinità.

Nel 1991 è nato un nuovo progetto: l’Economia di Comunione.Esso intende far sorgere delle aziende affidate a persone com-petenti in grado di farle funzionare con efficienza e ricavarnedegli utili. Questi vanno messi in comune, usati in parte per aiu-tare i poveri onde dar loro da vivere finché abbiano trovato unposto di lavoro; in parte per sviluppare strutture di formazioneper persone animate dall’amore e capaci così di realizzare un’e-conomia che sia comunione; in parte, infine, per incrementare leaziende stesse.

Nella visione “trinitaria” dei rapporti interpersonali e sociali, chederiva dalla spiritualità dell’unità e che sta alla base dell’Economiadi Comunione,alcuni economisti intravedono una nuova chiave dilettura del fatto e della teoria economici, chiave di lettura chepotrebbe arricchire anche la comprensione delle interazioni eco-nomiche, e quindi contribuire a superare l’impostazione indivi-dualistica oggi ancora prevalente nella scienza economica (…)

La nostra esperienza ci dice che in un clima d’amo-re scambievole, si gode di una luce che guida allaverità sempre più piena, dà capacità di novità, einforma un dialogo con tutti, rispettoso delladiversità.E tutto questo è destinato a diventare patrimoniodella famiglia umana.

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Chiara Lubich al Convegno ACLI,Orvieto, 7 settembre 2003

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ta “immunitaria”: per proteggersi dall’invasionedell’altro, si creano nicchie fortificate, ci si pro-tegge, cioè ci si esclude al confronto dell’altro.Non è difficile darsi conto del perché entrambe lerisposte non portino lontano, né possono essereaccettate.

… Che dire della sfera dell’economico? Qui la fra-ternità, come intesa da Chiara, ha portato ad unrisultato semplicemente inimmaginabile perfi-no agli occhi degli addetti ai lavori. Alludo a quelmodello nuovo di organizzazione economica cheè l’Economia di Comunione. È questa una realiz-zazione inaspettata, che può essere vista comel’ultimo anello di una lunga catena che principiacon l’Umanesimo civile, durante la prima metàdel ‘400.È bene fare memoria di queste radici, perché nonpassi l’idea secondo la quale il progettodell’Economia di Comunione sarebbe qualcosa dieccentrico, legato ad una particolare forma dispiritualità e dunque non generalizzabile. È veroinvece che l’EdC è l’ultima tappa di un lungocammino che vede al suo inizio il modello dell’e-conomia civile, così come sarà chiamato dagliilluministi napoletani e milanesi intorno allametà del ‘700.L'idea base che la tradizione di pensiero degliumanisti civili inaugura è quella di pensare ilmercato come un’istituzione fondamentalmen-te umanizzante, un’istituzione cioè che trova lasua ragion d’essere nella possibilità di metteregli uomini in interazione fra di loro in modo paci-fico. Laddove nella società non di mercato il con-flitto viene risolto o per via gerarchica facendoricorso al potere di un’autorità assoluta o per viadi violenza, facendo ricorso al duello, alla guerra,la società di mercato riesce ad operare un disin-nesco del potenziale distruttivo che sempre siaccompagna al conflitto.

Dire mercato significa parlare di competizione. Enon c’è chi non veda come la fecondità dellacompetizione stia nel fatto che essa implica latensione, la quale postula sempre la presenza diun altro e la relazione con un altro. Infatti, non cipuò essere competizione dove non c’è l’altro.Senza tensione non c’è movimento, ma il movi-mento - ecco il punto - cui la tensione dà luogopuò essere anche mortifero, cioè generatore di

Stefano Zamagnie-mail:[email protected]

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na Stralci dall’intervento del prof. Stefano Zamagni,

in occasione del conferimento a Chiara Lubich, il20 marzo 2004, della cittadinanza onoraria dellacittà di Milano.

… Qual è stato e qual è il grande contributo diChiara e del Movimento dei Focolari da Lei fon-dato, al progresso morale e civile della nostrasocietà? Quello di essere riuscita a declinare e adapplicare, cioè a tradurre in pratica, il principio difraternità in due sfere importanti e per nullascontate dei rapporti umani: la sfera del politicoda un lato e la sfera dell’economico dall’altro.

Quello di fraternità non è certo un principionuovo. Il termine stesso addirittura appare nellabandiera della Rivoluzione Francese, unitamentealle altre due parole chiave: libertà e eguaglian-za, anche se poi prontamente cancellato erimosso all’indomani della rivoluzione: i rivolu-zionari francesi, infatti, si erano ben presto resiconto della “pericolosità” dal punto di vista del-l’assetto istituzionale di un principio come quel-lo di fraternità.La peculiarità del contributo di Chiara è nell’aversaputo applicare la fraternità a due ambiti che,da sempre, nell’immaginario popolare e nelleprassi quotidiane vengono visti come dei potenticondensatori di conflitto: l’ambito politico, dove ilconflitto assume in prevalenza le forme del con-flitto di identità e l’ambito economico dove ilconflitto oggi va assumendo sempre più le carat-teristiche della competizione posizionale.

Nell’interpretazione che ne dà Chiara, il principiodi fraternità consente di affrontare queste tipo-logie di conflitto, trasformandole in sensocostruttivo. Proprio è il caso di dire - alla manie-ra di Terenzio -, quando scrisse che il seme e laterra sono bensì in conflitto fra di loro, ma è daquesto conflitto che nasce la pianta.Nella sfera del politico, il pensiero e soprattuttol’opera di Chiara portano a scongiurare un dupli-ce grave rischio: per un verso, la deriva “fonda-mentalista”: volendo abolire il conflitto, si pensadi poterlo fare eliminando l’esistenza stessa delcontendente. Per l’altro verso, la deriva cosiddet-

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morte. È tale quella forma di competizione cheoggi chiamiamo posizionale. Si tratta di unaforma nuova di competizione, assai poco presen-te nelle epoche precedenti, e che è particolar-mente pericolosa, perché tende a distruggere illegame con l’altro. In tale forma di competizione,lo scopo ultimo dell’agire economico non è latensione verso un comune obiettivo - come l’eti-mo latino “cum-petere” lascia chiaramenteintendere - ma l’hobbesiana “mors tua, vitamea”. È in ciò la stoltezza della posizionalità, chementre assicura di far vincere “il migliore”, elimi-na o umilia chi arriva “secondo” nella gara dimercato. In tal modo il legame sociale vieneridotto al “cash nexus” e l’attività economicarischia di divenire disumana e dunque ultima-mente inefficiente o comunque non sostenibile.Ebbene, il segreto del progetto dell’Economia diComunione sta tutto qui: esso ci aiuta a rove-sciare la tradizionale (e diciamolo pure, spessoconsolatoria) etica del dono, portandoci a riflet-tere intorno alla essenzialità della dimensionedel gratuito in qualunque momento dell’espe-rienza umana, e dunque anche in quella econo-mica, che non è certamente l’unica ma neppurequella secondaria.

Se la gratuità può essere pensata come la cifradella condizione umana, essa deve caratterizzareil modo di essere anche dell’economicità. È qui, insintesi estrema, l’intuizione centrale della espe-rienza dell’Economia di Comunione. Laddovealtri modelli di organizzazione economica ten-dono a dicotomizzare il comportamento umano,nel senso di assegnare all’agire economico undeterminato codice etico e all’agire non econo-mico un altro codice etico, quale quello dell’al-truismo o della filantropia, l’idea-forza di Chiaraè quella dell’unità: l’essere umano non può vive-re bene a lungo assecondando due diversi codicidi comportamento. Si rischia la schizofrenia insenso proprio, cioè la dissociazione.Portare ad unità i diversi momenti della condi-zione umana e far comprendere come sia possi-bile fare economia, ottenere risultati importanti,e come si dice in gergo,“stare nel mercato”, senzarecidere il rapporto con l’altro, è la grande risco-perta - dopo alcuni secoli durante i quali la tradi-zione dell’economia civile, a mo’ di fiume carsico,si era inabissata - di Chiara e del Movimento dei

Focolari. L’espressione stessa “economia di comu-nione” pare un ossimoro. Siamo talmente abi-tuati ad associare al termine economia parolecome concorrenza, gara, lotta, raggiro, frode chea nessuno era mai venuto in mente di accoppia-re tra loro le parole “economia” e “comunione”.Bisogna ammettere che la ragion economica, dasola, mai sarebbe riuscita a giungere a tanto.Chiara, che economista non è, ci è arrivata peraltra via, quella della saggezza… Questo perchéla saggezza è imparentata con la profezia: è que-sta la via battuta da Chiara.

Se la proposta dell’EdC nasce da un’alternativa disguardo, essa è anche una sfida intellettuale allascienza economica ufficiale, perché svela l’incon-gruità e la sterilità dell’immagine di “homo oeco-nomicus”, ancora oggi così al centro del pensieroeconomico dominante.L’EdC non si accontenta dell’orizzonte dell’econo-mia solidale, ma pretende per sé l’orizzonte del-l’economia fraterna. E non v’è chi non veda comela seconda includa, senza negarla, la prima, men-tre non è vero il contrario. Perché se quello di soli-darietà è il principio di organizzazione socialeche aspira a rendere eguali i diversi, il principio difraternità consente agli eguali di essere diversi,di affermare cioè appieno la propria identità. Èper questo che la vita in fraternità è la vita cherende felici.

Vado a concludere. Nel Canto XV del “IlPurgatorio” Dante si chiede: “Com’esser puoteche un ben distribuito in più posseditor facciapiù ricchi di sé che se da pochi è posseduto?”Possiamo dire che l’EdC costituisce una via per-via e una risposta convincente all’interrogativoche assillò Dante. È la logica della gratuità cheuna volta posta all’inizio di ogni rapporto inter-personale, anche quello di natura economica, rie-sce a far stare assieme efficienza, equità e reci-procità, contaminandoli vicendevolmente.Se è vero che autentica è la cultura che sa gene-rare idee contagiose, capaci cioè di diffondersi ereplicarsi anche al di fuori dell’ambiente in cuisono nate, allora si deve ammettere che quella diChiara è veramente cultura autentica.

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nasce da una vocazione interiore, ed a cui sirisponde con un sì, può essere davvero gratuito,perché davvero libero. Infatti, solo dove abita lalibertà c’è gratuità, e solo la gratuità è veramen-te libera.La gratuità è dunque un concetto che da solopotrebbe dire l’intera realtà dell’Economia diComunione1. La comunione, infatti, può esserechiamata “un incontro di gratuità”. E qui sta tuttala sua profezia che sa di cielo, ma anche tutta lasua fragilità: senza incontro non c’è comunione,ma senza gratuità non c’è incontro ma contratto.Ma in che senso la gratuità è così centralenell’EdC al punto da poterne rappresentare –come sto qui sostenendo – la sua tipica nota?Non abbiamo forse in questi anni utilizzatomolte parole, e tutte coessenziali, per raccontarel’EdC? Condivisione e reciprocità, per esempio,non sono anche parole dell’EdC e non diconocose altre dalla gratuità? Può, allora, la gratuità racchiudere tutte questealtre parole? Sì e no, mi viene da rispondere. Lagratuità, infatti, è una di quelle parole “profonde”che sono, al tempo stesso, particolari e universa-li, come bellezza, amore, verità, o libertà. Questeparole hanno in comune proprio la caratteristicache in ciascuna sono contenute anche le altre:una vita buona non è solo bellezza, solo verità osolo libertà, ma è altrettanto vero che libertà,verità e bellezza da sole dicono l’essenza di unavita buona. Così, nell’EdC, dire gratuità significadire un aspetto particolare, ma con essa, se beneintesa, si può anche dire la natura di questa espe-rienza, e certamente di altre esperienze – nessu-no può appropriarsi della gratuità, non sarebbepiù tale.

Stando così le cose, questi tredici anni di storiadell’Economia di Comunione possono essere visticome una storia di gratuità: “cosa offrite a chipartecipa all’EdC?”, molti di noi si sentono spessochiedere; “la gioia della comunione, e la festa deldare”, rispondiamo.Anche la logica delle tre parti nelle quali vengo-no suddivisi gli utili è tutta gratuità: l’impresadeve crescere perché ciò è amore per chi ci lavorae per chi vive dei suoi frutti, e per poter continua-re a donare; la cultura alla quale ci formiamo è“cultura del dare”, gli utili donati agli indigentisono sempre il principale sacramento della gra-

Per un nuovo umanesimo

Nulla vale di più di un atto di gratuità. Anche perquesta ragione l’economia non dovrebbe igno-rarla, come invece normalmente fa.Per renderci conto di quanto valga la gratuitàbasta pensare che ciò che rende l’amicizia, l’amo-re, la preghiera, la bellezza, i beni più preziosidella nostra vita, è proprio il loro essere essen-zialmente faccende di gratuità. Infatti, se ci pen-siamo un attimo, è proprio la gratuità che fa unamico “vero” diverso da un “amico” opportunista,una famiglia diversa da un insieme di scambi dibeni e servizi, un’opera d’arte diversa da unamerce, e la preghiera del cuore diversa dallamagia o dalla superstizione.Tutti sappiamo, quindi, sul piano dell’esperienzaconcreta cos’è la gratuità, tutti la cerchiamo esoprattutto soffriamo quando non la troviamo innoi, negli altri, o quando viene tradita. Se peròandiamo a definirla, non appena cioè ci soffer-miamo un attimo su di essa per comprenderla, cisembra che ci sfugga, e diventa o troppo compli-cata o addirittura banale. E forse conviene pro-prio lasciarla indefinita, o accontentarci di defi-nirla in negativo, indicando ciò che essa non è.La gratuità è anche una delle paroledell’Economia di Comunione. Direi di più:l’Economia di Comunione può essere vista cometutta un’esperienza di gratuità. Perché? Essa ènata – come ricorda spesso Chiara Lubich – “daun atto di amore”, da un’obbedienza interiorealla voce dello spirito, da una risposta ad una pre-ghiera di giustizia e di libertà, elevata verso ilcielo per decenni dai focolarini brasiliani, che siuniva alle tante altre dei “poveri della terra”, un’e-co delle tante preghiere che in quella terra more-na e in tante altre terre del mondo da secoli veni-vano gridate, danzate o cantate.

L’EdC non nasce, quindi, per realizzare un proget-to economico, per combattere qualcosa o qualcu-no, per realizzare il sogno di un riformatore: eproprio perché non nasce che per vocazione(vocatio, chiamata) essa ha proprio lo specificotimbro della gratuità, perché forse solo ciò che

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Luigino Bruni e-mail: [email protected]

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tuità di una impresa EdC. È questa la bellezzadell’EdC: pur tra fatture, partite doppie, calcoli,contratti, ratei e interessi, dalla vita di questeimprese emana più forte la fragranza della gra-tuità, come in un gioco di bimbi, come in un ban-chetto di nozze.La cultura della modernità ha cercato di relegarela gratuità nella sfera privata, espellendola deci-samente dalla sfera pubblica. In particolare l’haespulsa dalla sfera economica: all’economiabastano i contratti, gli incentivi, le buone regole egli interessi. La gratuità non è una parola dell’e-conomia, al punto che l’ha confusa con altre belleparole, come altruismo o filantropia, che peròsono diverse dalla gratuità, perché la gratuitànon ha a che vedere con il “fare” ma con l’esseredelle persone (il donare gratuito non fa leva sullapropria generosità né, tantomeno, sull’auto-compiacimento nel dare); o ha cercato di sosti-tuirla con le merci: non ci riempiamo forse dicose, di merci, soprattutto quando avvertiamo lamancanza della gratuità (cioè di rapporti inter-personali genuini) nella nostra vita? Se invece anche l’economia viene pensata e vis-suta dando spazio alla gratuità, allora quandoproduciamo, lavoriamo, fatichiamo e soffriamonelle nostre imprese EdC, non stiamo soltantoproducendo, faticando e soffrendo: stiamodando vita ad un nuovo umanesimo.E questa è un’operazione di un valore culturale epratico immensi, perché se l’attività economicaperde definitivamente contatto con il territoriodella gratuità pone le premesse della sua implo-sione - e quanto osserviamo nelle attuali econo-mie reali ce lo sta dicendo in un modo sempre piùforte e chiaro.

Ridonare la gratuità all’economia è forse il piùgrande dono che l’EdC può fare alla società dioggi. La gratuità, infatti, è sempre più domanda-ta nelle normali transazioni di mercato, ma la suadomanda non incontra l’offerta, semplicementeperché non esiste e non esisterà mai un “merca-to del gratuito”.L’EdC, proprio perché nasce da una vocazione,può invece, gratuitamente, offrirla, contribuendocosì all’umanizzazione dell’economia e dellasocietà.1 Cf. “Quattro parole sull’economia di comunione”, L. Bruni e B.Gui, Notiziario N13

Crisi ambientale, crescente povertà relativa, difficoltàdella teoria economica nel descrivere e comprenderei comportamenti reali delle persone, ma anche diffu-sione di nuove esperienze di agire economico come ilvolontariato, il non profit, il risparmio etico, il com-mercio equo e solidale: l’economia mondiale appareoggi, anche agli occhi dei non addetti ai lavori, unarealtà estremamente complessa e dinamica.All’interno di questo scenario culturale e sociale simuove anche l’Economia di Comunione: lo scopo diquesto nuovo volume, che raccoglie i contributi di 20autori, è quello di arricchirne ulteriormente la cono-scenza attraverso una lettura multidisciplinare, ingrado di coniugare prospettiva antropologica, azien-dale, politico-istituzionale ed economico-politica.È infatti un segno dei tempi: dopo aver fatto nascerele singole discipline scientifiche, rendendole autono-me, la cultura moderna torna a rivolgere la sua atten-zione alla multidisciplinarietà e cerca un sapere ingrado di valorizzare le conquiste e le chiavi di letturaofferte dalle singole discipline ma nel contempocapace di offrire una visione d’insieme dei problemi,una cultura capace di riconoscere e salvaguardare l’u-nità dell’uomo.Al dialogo tra varie discipline, a cui viene dato spazioin queste pagine, si sovrappone nel volume un secon-do e forse più importante dialogo: il rapporto di reci-procità tra riflessione teorica e vita, il confronto diret-to con le esperienze vive di quelle decine di migliaia dipersone (lavoratori, imprenditori, poveri e studiosi)che, in questi anni, stanno credendo nella profezia diuna economia che diventa luogo di incontro e dicomunione.

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Il 25 aprile 2004, si è tenuta presso il Salone S.Benedetto di Loppiano l’assemblea della E.di C. Spa,la società nata per gestire il Polo imprenditorialeLionello.Da poco si era concluso con pieno successo l’au-mento a 5 milioni di Euro del capitale sociale, con ilquale i soci hanno raggiunto il numero di 5615, di1800 comuni diversi: erano presenti all’assembleaquali soci anche la Banca Etica, la Banca Toscana edil Credito Cooperativo di Pontassieve.

L’assemblea dei soci, a cui era rappresentato il 48 %delle quote azionarie, dopo aver seguito la esausti-va relazione della presidente, ha esaminato edapprovato il bilancio dell’esercizio 2003, che pre-senta un utile di 142 Euro.Sono state quindi presentate le proposte del consi-glio di amministrazione atte ad adeguare lo statu-to alle nuove norme del diritto societario italiano,entrate in vigore dal 1° gennaio 2004.Esse erano state formulate con l’obiettivo di ade-guare lo statuto alla nuova normativa senza perde-re di vista lo spirito che accomuna e sostiene i sociche avevano sottoscritto il capitale della EdiC Spa innome di una fortissima idealità e delle finalità cheessa si propone: le proposte di modifica dello sta-tuto erano nate nel consiglio in un clima di grandetensione morale, rivivendo i momenti della stessacostituzione della società: esse sono state approva-te all’unanimità dall’assemblea dei soci in un’atmo-sfera di nuova fondazione.

Vediamone gli elementi principali: l’oggetto sociale –che sottolinea l’adesione al progetto di economia dicomunione, è rimasto naturalmente invariato, comeinvariato è lo spirito che permea l’intero statuto.L’articolo 32, che dedotte le riserve di legge, preve-de la destinazione del 30% degli utili di bilancio adun fondo speciale per i bisognosi, è rimasto ancheesso invariato, modificandosi solo la numerazione edivenendo così l’art.36.Inoltre, secondo i suggerimenti di alcuni soci ed uti-lizzando la nuova normativa, si è inserito l’art.24.2che stabilisce che i soci con una partecipazioneazionaria superiore al 5% di capitale potranno eser-citare diritto di voto solo sino al 5% del capitalestesso. Una modifica che non lede diritti acquisiti,perché, nessun socio attualmente possiede unapercentuale di azioni superiore al 5%.

Sempre nell’ottica della massima trasparenza erispetto per tutti gli azionisti, è stato previsto, purnon essendo obbligatorio, che in apertura dell’as-semblea, venga dichiarata l’esistenza di eventualipatti parasociali, cioè di accordi di voto sottoscrittida un gruppo di soci: è sembrata una decisone coe-rente con la linea della EdiC Spa.Dovendosi poi scegliere tra i tre sistemi di governosocietario previsti dalla riforma, si è scelto il siste-ma ordinario, in cui gli indirizzi ed il controllo dellasocietà restano prerogativa dell’assemblea.Rispetto agli altri sistemi esso prevede un maggiorcoinvolgimento dei soci, più consono con il deside-rio dei soci di essere protagonisti e costruttori delPolo Lionello in prima persona, assieme alle azien-de che aderiscono al progetto EdC.

Durante l’assemblea è stato quindi proiettato ilvideo “Piccolo è bello. Microcredito alla prova”riportante l’esperienza del Bangko Kabayan, bancarurale filippina che aderisce al progetto EdC. Adesso è seguito un vivace dialogo sulla vita dellasocietà, sul progetto edificatorio, sulle aziende chevi si installeranno, i futuri sviluppi anche culturalidel Polo ed il rapporto con i giovani.

In merito la presidente ha comunicato che sono ini-ziate le riunioni con le aziende che hanno chiesto diinsediarsi nel Polo, e che al presente è stato impe-gnato il 30% della superficie che sarà in esso dispo-nibile. Alla fine dell’assemblea si è effettuata unavisita comune al terreno del Polo, dove a partire dalmese di giugno inizieranno i lavori di costruzione.Si è stabilito quale prossimo appuntamento il 30ottobre per la posa della prima pietra assieme aChiara.

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Intervista a Pietro e Maria Pia Comper Amare il nemico in economiaPietro Comper con la moglie Maria Pia ed i figli gesti-sce l’azienda di famiglia TD, che costruisce portoniindustriali e civili per capannoni, garage e serramentiin genere; la TD lavora per l’alta Italia, con un fattura-to annuo di oltre 2.000.000 di euro, con 16 collabora-tori diretti, tre squadre esterne di montatori e unarete commerciale di agenti in varie regioni.

Pietro, ci racconti qualcosa della tua azienda e dell’in-contro con l’EdC?Io sono imprenditore da sempre e quando ho cono-sciuto l’EdC sono rimasto molto impressionato dalmodo diverso con cui si può condurre un’azienda edin me è nato un forte desiderio di aderirvi.La TD era stata fatta nascere da mio figlio Damianoassieme ad un socio che nel 1996 si ritirava; allora holasciato la mia precedente società, subentrando alsocio uscente.

Maria Pia, quale è il tuo compito in azienda?Curo la parte amministrativa. Quando Pietro mi hachiesto di lavorare con loro nell’azienda ho dovutoradicalmente riorganizzare la conduzione familiare ela mia vita sociale, ma ho colto l’importanza della miapresenza in azienda: lavorare con marito e figli per unprogetto comune ci aiuta ad essere più uniti, soprat-tutto con Pietro, e ci dà forza e sempre nuove energie.A volte le differenti visioni sul modo di procedere ed’impostare il lavoro,creano dei momenti di tensione,allora il mio compito è rappacificare, ricucire, rassere-nare, abituandoci a questo atteggiamento anche coni collaboratori, i fornitori, i consulenti.

Pietro, come ha influito l’adesione all’EdC sulla realtàaziendale?Ha fatto crescere l’attenzione alla centralità della per-sona, che si riflette sui rapporti con dipendenti, clien-ti, fornitori, concorrenti: rispetto reciproco, lealtà e tra-sparenza, senza ridurre l’efficienza.Vi sono anche risvolti positivi: tempo fa abbiamo con-corso ad una grossa fornitura di serramenti ad unente pubblico della Toscana, anche se prospettive diottenere l’appalto sembravano piuttosto ridotte, siaper i nostri costi che per la scarsa conoscenza di quelmercato. All’incontro di presentazione dell’offerta,sapendo di aver fatto quanto potevo, ero motivato ed

allo stesso tempo distaccato, pensando che tutto sisarebbe risolto in un incontro formale. Invece il collo-quio durava circa tre ore, e man mano che il tempopassava, si avvertiva crescere il rapporto di stima efiducia.Alla fine abbiamo ottenuto l’ordine, pur avendo offer-to un prezzo meno vantaggioso di altre offerte - adetta del cliente - per la sensazione di correttezza efiducia che nel colloquio avevo trasmesso.Una volta mi sono trovato a competere con il diretto-re commerciale, che già conoscevo, di una azienda piùimportante della nostra. Pensando soprattutto a luicome persona, sono stato portato a fornirgli consiglitecnici per superare problemi di funzionamento deisuoi macchinari.Ne è nata stima e fiducia reciproca, che ci ha portatoa fornirci reciprocamente i prodotti che troviamo piùconveniente acquisire uno dall’altro.

Maria Pia, quale è il vostro rapporto con i vostri lavora-tori?Tra i nostri operai, oltre ad uno dei miei figli, ci sonoanche immigrati che a volte hanno necessità chevanno oltre il rapporto di lavoro. Una volta uno di loroci ha chiesto se potevamo garantire il mutuo che labanca gli avrebbe concesso per riparare il tetto dellasua casa in Albania che era stato sfondato dalla cadu-ta di un albero.Pensando alla sua famiglia senza casa abbiamoacconsentito, e qualche tempo, un secondo operaio cichiede anch’esso aiuto perché sta per sposarsi e lespese sono molte: diciamo ancora di sì…Abbiamo detto sì anche per una terza richiesta,anchese questa volta con un po’ di paura: se non pagheran-no? Se vogliamo creare rapporti di fiducia e responsa-bilità reciproca, dobbiamo essere noi i primi a darequesta fiducia.I ritorni ci sono, magari per altra via, come quandoavendo chiesto un aumento di fido aziendale, labanca lo ha concesso proprio perché ha tenuto contodel nostro stile di conduzione.Cerchiamo poi di rendere partecipe il più possibiledella vita dell’azienda il nostro personale, promoven-do incontri insieme, durante i quali ci si ascolta, siespongono i problemi, le soluzioni, le varie ideeriguardanti e la produzione e altro.Quando mi sono accorta che gli operai non mantene-vano in buono stato i servizi, invece di rimproverarliho preferito spiegare loro una sera che il nuovocapannone è una ricchezza per tutti, i servizi sononuovi, ci si può fare la doccia prima di andare a casa…Ci siamo capiti, e con gli operai è scattato un rappor-

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to nuovo.Quando una serie di incidenti accaduti ai nostri ope-rai al di fuori del lavoro ci aveva creato serie difficoltàper la produzione, abbiamo potuto constatare comeciascuno si facesse carico della situazione di emer-genza, accettando senza difficoltà di eseguire lavorostraordinario ed anche rinunciando o posticipando ilperiodo di ferie ormai alle porte.Riguardo alla sicurezza sul lavoro, oltre al rispettodella normativa abbiamo dotato l’officina di attrezza-ture che rendano possibile un lavoro meno pesante epiù sicuro, insistendo molto sullo svolgimento ordina-to della produzione.

Questo operare attenti alla persona e alla solidarietànon compromette il risultato economico?Andare controcorrente ci richiede una maggioredeterminazione, sentiamo però, che in queste sceltese siamo capaci di guardare verso l’alto non siamomai soli. È come se lassù avessimo un socio nascostoche nelle situazioni difficili ci fa coraggio e spesso fatrovare vie d’uscita impensate attraverso un’idea, unsuggerimento esterno, un fatto apparentementecasuale.Un fine mese ho fatto i conti per programmare ipagamenti, ma la liquidità non era sufficiente a causadi tanti insoluti ricevuti: volevo mantenere fede atutti gli impegni, ma per farlo… ci sarebbe voluto unmiracolo. Qualche giorno dopo trovo nella posta lasegnalazione di un bonifico di parecchie migliaia diEuro, che… non doveva proprio arrivare, la sua data discadenza sarebbe stata un mese più avanti: era quan-to ci serviva per pagare tutti.

Pietro, come fate a mantenere sempre la vostra deter-minazione?Da anni c’incontriamo regolarmente con altri impren-ditori per scambiarci esperienze e difficoltà, per soste-nerci l’un l’altro: ogni volta ritorniamo con nuova cari-ca di forza ed entusiasmo.In primo luogo abbiamo cercato di essere sempre fede-li, anche quando la situazione aziendale ci suggeriva ilmassimo di autofinanziamento, alla condivisione diuna parte degli utili con chi si trova in necessità.La determinazione a condividere era un motivo in piùper migliorare i prodotti e servizi, uno stimolo per l’in-novazione aziendale: abbiamo acquisito attraversoun mutuo un capannone nuovo, dove gli spazi piùampi permettono un processo produttivo più effi-ciente e sicuro, con criteri di conduzione più indu-striale,migliorando l’acquisizione delle materie primee la cura del prodotto.La qualità delle nostre forniture è spesso il nostromiglior biglietto di presentazione, poiché sempre piùspesso nuovi clienti si rivolgono a noi perché indottida altri rimasti soddisfatti delle nostre prestazioni.Infine è successo e succede di accogliere in aziendadiversi studenti, che hanno scelto di concludere il loropercorso universitario con una tesi di laurea sull’EdC,e di dedicare loro del tempo per rispondere alle lorointerviste. Quando, tanti anni fa, ho intrapreso l’atti-vità di imprenditore non avrei mai immaginato chesarei diventato anche un caso di studio…(NdR: vedi tesi di laurea di Giorgio Canale a pag.23)

EdC in AustriaIl 17 aprile si è svolto al Centro Mariapoli di Viennaun seminario dal titolo: “Scoprire e svilupparel’Economia di Comunione”.Accanto a 38 imprenditori erano presenti studenti ealtre persone interessate al progetto, di estrazionee convinzioni diverse: fra i partecipanti anchemembri del partito comunista austriaco.Il programma era vario: un intervento ha presenta-to la visione e lo sviluppo del progetto, un altro l’i-dea portante e gli sviluppi dei poli produttivi accan-to alle cittadelle del Movimento dei Focolari ed infi-ne un contributo scientifico ha presentato la conce-zione dell’uomo nell’EdC.Fra le esperienze riguardanti l’impegno per unacultura del dare, quella di un imprenditore austria-co e Pietro e Maria Pia Comper– imprenditori italia-ni della azienda Tecnodoor.Si è quindi organizzato un gioco sul tema della cul-tura del dare e quindi si è lavorato in diversi work-shop che rispecchiavano gli interessi dei presenti:l’essere imprenditore, le riflessioni scientificheindotte dall’esperienza EdC, lo sviluppo dell’ideadel nascente polo industriale in Austria e la raccol-ta e l’elaborazione di idee per nuove aziende.I presenti erano entusiasti del progetto. Alcuni neavevano sentito parlare per la prima volta.Un’imprendi-trice che da molti anni gestisce colmarito un’azienda, ha detto: “Per diversi motivi,non di carattere economico, da due anni pensava-mo ormai di chiudere l’azienda. Adesso so perchénon l‘abbiamo fatto”. Ha poi espresso il desiderio diritrovarsi con altri imprenditori.Un’altra persona: “Finalmente ho trovato qualcunoche non si limita a criticare l’ingiustizia dell’attualesistema economico, ma che con un progetto con-creto fa qualcosa per cambiarlo”.Il prossimo seminario è già stato fissato per ilnovembre prossimo. Anche se in Austria l’EdC staancora muovendo i primi passi, sappiamo che ilfuturo ci riserva grandi e bellissime novità.

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insieme a Campo Verde e Villa Blanca.Vivono qui ormaivarie famiglie, alcune delle quali lavorano per il polo.La prima sensazione è di meraviglia. Pare che tutto siacresciuto rigogliosamente, le piante, ma anche lecase, le strutture. Dopo questi tre anni di crisi avreigiurato che la gente del Polo stesse “leccandosi le feri-te”. Invece sono in costruzione un paio di capannonie tre nuove case. Mentre le acque delle cicliche inon-dazioni si sono ritirate, dopo due anni in cui vastezone del polo erano completamente allagate. Qui lavita va avanti. Non si arresta facilmente.

Chi semina nel pianto...Pepe Marín mostra i suoi pomodori con malcelatol’orgoglio. Così grandi e polposi che sembrano esplo-dano da un momento all’altro. Le piante delle sueserre, disposte in fila di fronte all’entrata dellaMariapoli, ne sono stracariche. “La stagione è stataideale: il caldo non è stato eccessivo e c’è stata unagran continuitá di giornate di pieno sole che ha favo-rito qualità e quantità della raccolta. Ne stiamo racco-gliendo quasi sette quintali la settimana”, mi dicetutto contento. Sembra gioire piú che per il risultatoeconomico, per il successo del raccolto. La visita allasua impresa Primicias (primizie) continua. Alcuneserre sono dedicate ai peperoni. Mi introduco in unadi esse. La plastica trasparente che avvolge tetto epareti aumenta la temperatura interna e vi aggiungeun alto grado d’umidità. La permanenza non sarebbegradevole, se non fosse per la fragranza dei peperoni,il cui profumo dolciastro ti investe a zaffate. Si direb-be che per Primicias i tempi duri delle ultime annatesiano superati. Pepe, coltivatore diretto e titolare diPrimicias,“Eh si –mi conferma che– in questi anni nonè stato facile. In gioco non c’era solo l’impresa, maanche il desiderio di fare qualcosa di nuovo con l’EdC”.Parole coraggiose quelle di Pepe, padre di una nidiatadi pargoli ai quali bisogna dare da mangiare con osenza EdC.“Abbiamo ridotto all’osso la struttura dellanostra aziendina –mi spiega– prendo a contrattobraccianti che vengono qui fin da Salta (a 1.500 km didistanza), con i quali lavoriamo bene. Rischiamo poco,per evitare sorprese del mercato. Si produce quelloche con sicurezza si vende”.

Si vede che i risultati sembrano premiare questa stra-tegia. “È vero – aggiunge –. Ma sai una cosa? Credoche la EdC non è fatta solo di successi,ma anche di fal-limenti, di errori. Come qualsiasi attività aziendale.Qualche volta ti va male, altre volte hai fatto male icalcoli. Ma puoi far tesoro di quell’errore, servirà pernon ripeterlo. E poi, sai cosa ti dico?, l’errore ti rende

La statale che mi porta allaMariapoli di O’Higgins è quasideserta. È il primo pomeriggio diuna stupenda giornata estiva. Ilsole brilla nel cielo terso di un azzur-ro intenso, mentre la brezza prove-niente dal sud fa si che la tempera-tura sia veramente gradevole.

Dopo il bivio, mentre percorro gli ultimi 3 km di stra-da sterrata, mi assalgono inevitabili i ricordi dell’ulti-ma visita al polo industriale Solidaridad. Eravamo allafine del 2001, l’anno dell’odissea argentina, che si con-sumò con 36 milioni di protagonisti, gli abitanti di unpaese sull’orlo dell’abisso. Poi venne il 2002, un lungoperiodo di incertezze, col Fondo Monetario Inter-nazionale che sembrava giocare al gatto ed al topocol governo argentino, mentre il Prodotto InternoLordo era sceso del 20%, la produzione ed i consumidel 30%, ed i salari avevano subito tagli dal 20 al 40%.Negli ospedali mancavano siringhe, garze, medicine,essere diabetici in qualche caso poteva risultare fata-le, mentre dieci milioni di indigenti mendicavano untozzo di pane. Di notte, per le stade delle grandi cittá,a volte famiglie intere della classe media si trovavanoa rovistare tra la spazzatura cercando carta, vetro,metalli. Nuovi poveri che senza volerlo spiazzavanochi aveva sempre vissuto della spazzatura.Poi il 2003 in cui si iniziò a notare un arresto dellacaduta, poi il nuovo governo ed i primi segni di ripre-sa, con gli indicatori economici che mostravano comefaticosamente, con umiltá e tanta speranza il paesecominciava a risalire la china.

Adesso nel 2004 tutti siamo impegnati nella ricostru-zione, e torno alla mariapoli di O’Higgins per visitareil Polo Solidarietà. Attorno a me è un susseguirsi dicampi di soja. Immensi, migliaia e migliaia di ettari.Un mare di piantine di pochi centimetri e di un verdeintenso, che fa contrasto con l’azzurro del cielo. Unaccostamento che farebbe l’invidia di Armani. È ilboom della soja. Il prezzo della tonnellata è aumen-tato piú del 10% in due mesi ed i coltivatori fannoaffari esportandola.Nella Mariapoli invece i campi che la costeggianosono coltivati a mais. Le piante son già mature e sivedono sfavillare al sole le pannocchie color oro. Piùtardi, mi spiegheranno che preferiscono la rotazionealla monocoltura. Ed hanno ragione.Con l’auto mi fermo al Polo Solidaridad, uno dei tre“quartieri” che costituiscono la cittadella dei Focolari,

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che uno dei problemi per le aziende che nascono è,spesso, quello di “imparare a volare”. Per questo, hafatto nascere un “incubatore” di aziende.

“È semplice –mi spiega– se inizi una attivitá e devifarti carico delle spese fisse della sede, luce, telefono,amministrazione, è probabile che avrai serie diffi-coltà. Inoltre, puoi avere poca esperienza in materia digestione aziendale. E chi ti insegna certe cose? Perquesto ho creato un incubatore aziendale, che offraper un tempo limitato, sede, luce, telefono, ecc. condi-videndo con altre aziende in formazione alcune spesefisse, segreteria, contabilità e formazione imprendi-toriale.Vogliamo farlo per l’EdC, il nostro incubatore ècollegato al Polo Solidaridad”.

Marmellate e formazioneTra le varie imprese della cittadella di O’Higgins, figu-ra anche “Dolci e marmellate Mariapoli”, che ha svi-luppato una produzione artigianale di alta qualitàtanto da iniziare ad esportare parte del prodotto. Neparlo con Maria Rosa Onesti, che ne segue da tempolo sviluppo.

“L’attività di questa azienda è nata per sostenere eco-nomicamente la presenza delle giovani che vengononella cittadella a formarsi nella spiritualità dell’unità.Ormai sono trenta da quando abbiamo iniziato e lanostra produzione ha conquistato un segmento delmercato: quello delle marmellate artigianali, prodot-te senza l’aggiunta di coloranti, né conservanti”.“In questo momento produciamo cinque gusti dimarmellata: fragole, lamponi, arancia, zucca (moltoapprezzata in Argentina) e limone. Il gusto al limoneè una originalità tutta nostra. Selezioniamo con curala frutta, che usiamo sia per le marmellate che la pro-duzione sciroppata. Dato che non usiamo conservan-ti, curiamo con particolare attenzione la produzionein deposito in attesa di essere venduta. È un po’la vec-chia ricetta delle nostre nonne”.

“La produzione si aggira sui 40.000 kg all’anno, oltre80.000 vasetti da 450 grammi, ma si potrebbero rag-giungere facilmente i 60.000 kg. Una produzionequindi limitata a quantitativi relativamente piccoli,legati al fatto che il prodotto è piú caro di quello indu-striale usato comunemente, comunque economica-mente produttiva se si sta attenti ad equilibrare costie ricavi. In quanto a questi ultimi, si è deciso di conte-nere i prezzi per arrivare al maggior numero di fami-glie possibile”.I maggiori clienti sono varie catene di supermercati

più attento, ti mette i piedi a terra. Adesso mi sentopiù responsabile nei confronti del lavoro”.Capisco però che “più responsabile”, non vuol diremeno sognatore. Nei momenti più difficili di questianni Pepe era lì, sudando e stringendo i denti, trangu-giando incertezze e dubbi. Spesso in silenzio, perché èun tipo di poche parole. Infatti, basta guardarlo negliocchi per leggere la sua gioia attuale. Si va avantianche con la tenacia.

Gasolio dalla sojaJuan José Balatti è l’iniziatore di ONTAI Hermano Sols.a. (che sta per: O’Higgins, Nuove Tecnologie AgroIndustriali, Fratello Sole spa). Ci tiene a spiegarmi chela ragione sociale allude al Fratello Sole, “perchéFrancesco è un modello di umile rispetto per l’am-biente”. E questa iniziativa vuole svilupparsi con crite-ri ecologici.Di professione contabile, Juan José Balatti, starischiando forte nel Polo Solidaridad: non solo investetutti i suoi risparmi nel progetto dell’azienda ONTAI,ma ci si trasferisce.Non riesco a dominare la curiosità: che ha a che vede-re il gasolio con la soja? “Dall’olio di soja si può otte-nere il biodiesel, un combustibile simile al gasolio, uti-lizzabile per motori diesel come quelli delle macchineagricole. Produrre qui questo combustibile è idealeperché puoi venderlo ai coltivatori diretti della zona,che ne hanno bisogno, ed a un prezzo simile a quellodel gasolio derivato dal petrolio, ma senza i problemidi inquinamento”.

Di questo processo, Balatti è venuto a conoscenzaquasi per caso. La sua azienda sta cercando di ottene-re l’appoggio governativo destinato al settore dellepiccole e medie imprese. ONTAI non si dedicherà soloal biodiesel, ma anche alla farina di soja che si usa indiversi settori, tra cui, l’allevamento di bestiame. Haha già terminato di costruire il suo capannone e pros-simo alla produzione.

Incubatore per aziendeA poche decine di metri del capannone di ONTAI,incrocio Horacio Pirotta. Un omone simpatico e sem-pre sorridente mi abbraccia con affetto. Vedovo daappena un anno, sua moglie riposa nel cimiterinodella Mariapoli e lui ha la cittadella nel cuore ed èvenuto a controllare i lavori di costruzione della suacasetta. Lavora presso il parlamento della provincia diBuenos Aires ed è direttore di una cooperativa per ladistribuzione dell’energia elettrica. Inoltre, è unamente fervida di idee e l’EdC lo appassiona. Ha capito

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attratti dai prodotti marca Mariapoli. Esiste poi lavendita diretta ai 25.000 visitatori all’anno della cit-tadella ed ai tanti membri dei Focolari che scelgonoappositamente i prodotti della cittadella.

Ultimamente poi si è iniziato ad esportare in Italiacirca due tonnellate del prodotto ad un cliente con-quistato dalla sua qualitá. Qualità che nel 1994 hafatto ottenere all’azienda il “Premio” della ExpoGourman Dise riservato alle confetture artigianali.Alla conversazione si aggiunge Micaela Ottonello, ita-liana originaria di Rapallo. “Vedi –commenta– anchequesto sviluppo non si può spiegare se non alla lucedella ‘cultura del dare’ che è alla base e ispirazione delnostro fare. Siamo in 14 a lavorare in questa aziendi-na, ed è un dare continuo. Da parte di chi coordina illavoro come da parte delle giovani che vengono alavorare per un periodo che non è poi così lungo. Ognivolta che esse cambiano dobbiamo cominciare dac-capo, ma sappiamo che intanto abbiamo trasmessoun modo di lavorare in cui si diventa coscienti che iltuo prodotto arriverà a un cliente che è per primacosa una persona. È un dare ma anche un ricevere, incui tutti cresciamo”.“Una volta è venuto un signore a visitarci –mi raccon-ta–. Gli abbiamo mostrato i nostri spazi, come lavo-riamo, i locali e le macchine. E silenzioso, guardava escrutava tutto, il tetto e i pavimenti con i segni deltempo, le macchine, ecc… Alla fine ci dice di essere uningegnere del controllo della produzione alimentareed aggiunge:“Qui c’é una filosofia di vita e si vede.Voinon lavate la materia prima perché bisogna farlo, maper motivi più profondi, e questo spiega la qualitá delprodotto: continuate così”.Per informazioni: [email protected]

Norma e la sua genteLa simpatia e la semplicità di Norma Maliandi sprizzada tutti i pori.“Ho ancora tanto da imparare prima diessere una impresaria di EdC, ce ne vuole prima di tra-sformarci in uomini nuovi”, mi dice con umiltá la tito-lare di questa impresa di cosmetici.In realtà, poi, quando parla del rapporto con i lavora-tori della sua impresa, avverti tutta la forza del cam-bio radicale impresso all’azienda, lo sforzo per far tuttipartecipi della conduzione aziendale. “Ci riuniamotutti i venerdì –mi spiega– e vediamo come vanno lecose. Per me questo è importantissimo, perché il rap-porto tra noi, il senso di famiglia che si crea, il contri-buto di ciascuno è essenziale. Ascoltando ciascuno,varie volte abbiamo compreso insieme che andavanoriassegnate certe mansioni, in modo che ciascuno

lavorasse a suo agio. Non avrei mai pensato che unopotesse svolgere un certo compito, ed invece eccolo lácontento della nuova mansione. Così, abbiamomigliorato anche nel rendimento, proprio perché cia-scuno lavora più a suo agio”.

Sentire parlare Norma della sua gente, ti fa pensarepiù ad una comunità, a una famiglia, che a una azien-da. “Ma è anche vero che siamo un po’ l’una e un po’l’altra –aggiunge–. Avresti dovuto vederli durante lacrisi del 2001 e 2002: hanno avuto un coraggio daleoni. Con caparbietà hanno stretto i denti, spingeva-no tutti nella stessa direzione. E ne siamo venutifuori. Ho imparato tanto dalle api,una comunità doveciascuno ha un suo ruolo e ogni insetto ha valore, etutti collaborano insieme per il bene di tutti. Direi cheanche questo mi ha spinto ad aderire all’EdC a suotempo. Ed oggi ne sono entusiasta”.

Dal miele ai cosmetici… all’EdCIl laboratorio di cosmetici Norma Maliandi e la suaattuale catena di distribuzione, con centinaia di puntidi vendita e migliaia di collaboratrici sparse per tuttal’Argentina, affonda le sue radici fino al 1886 quandoNicola Maliandi, emigrante italiano, inizió a lavorarecome apicultore. Un mestiere ed una passione tra-smessa da padre a figlio fino a Norma, la pronipote,iniziatrice 43 anni or sono di questa impresa cono-sciuta e rispettata. “Abbiamo sempre cercato di dareuna impostazione al nostro lavoro fondata nell’one-stà e nella trasparenza –continua Norma–. Con l’EdC,alla quale abbiamo aderito nel 2000, grazie soprat-tutto alla spinta di mia figlia, cresciuta e maturatanella ‘cultura del dare’, abbiamo compreso che ciò ciavrebbe aperto a dimensioni ancora più ampie”.

Per Norma il rapporto con i suoi dipendenti è essen-ziale e, si nota, va ben al di là del dovere. La costruzio-ne della sua nuova casa nel polo Solidaridad è quasiterminata e Norma la metterà a disposizione dei suoilavoratori. “Non possono pranzare nel laboratorio,perché non è sano per loro –mi spiega– qui potrannoavere uno spazio dove pranzare con calma, lontanidagli aromi dei prodotti”.

La linea di cosmetici derivati dal miele ed il propoli haun chiaro indirizzo ecologico e naturale, senza il ricor-so ad agenti chimici che potrebbero danneggiare lasalute. Il laboratorio si trova a Junín, a 40 km. dal PoloSolidaridad, ma ormai da un anno nel polo funzionauna succursale che ha già inaugurato una linea di varitipi di shampoo, i primi nati nel clima della mariapoli.

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Produrre nella cittadella“Per me il fatto che si produca nella cittadella non èsecondario –mi spiega con entusiasmo Norma–, per-ché qui è formativo anche il clima che si respira tra lepersone. Ed i miei impiegati lo avvertono. Infatti, perora veniamo solo alcuni giorni la settimana, abbiamoun ora di viaggio da fare all’andata ed al ritorno.Insomma, ancora non è comodissimo sotto un certopunto di vista venire fin qui. Eppure vedi che quandoè l’ora di smettere nessuno ha voglia di andare viasubito, perché sono contenti di star qui. Siamo partedi qualcosa di piú grande e lo avvertono”.Le chiedo se tutti sono d’accordo con il progetto EdC?“Non tutti. Ad esempio non tutti partecipano agliincontri di formazione nell’EdC, perché sono liberi difarlo o no. Quando però spiegano a qualcuno deinostri visitatori il nostro lavoro, non hanno dubbi:‘siamo una impresa di EdC’ chiariscono subito, e nesono orgogliosi. Mi diceva uno dei lavoratori: ‘so cheuna parte di questo prodotto aiuterà i poveri, e que-sto mi fa contento’”.

Prodotti e culturaChe si tratti di una impresa di EdC lo dice anche l’eti-chetta dei prodotti “Norma Maliandi”. Non solo, mal’impresa ha inserito nei suoi depliant anche i prodot-ti delle aziendine della mariapoli: le marmellate, o iprodotti artigianali, o anche le novità dell’editriceCiudad Nueva. Ne sono incredulo: libri e creme insie-me? “Certo –risponde Norma–. Perché esprimonoinsieme parte della cultura che vogliamo diffondereattraverso i nostri prodotti, dunque non è fuori luogofarlo sapere ai miei clienti. E non sono pochi quelli cheattraverso le creme, prendono poi contatto con lamariapoli. Una realtà sostiene l’altra”.Per Norma Maliandi i risultati sono eccellenti. Passatala parte peggiore della crisi economica, l’impresa haaumentato notevolmente le vendite e sono in corsostudi per esportare i suoi prodotti.“Ma di questo nonè il momento di parlarne. Son progetti. Conviene limi-tarci a parlare dell’oggi, di quello che è sicuro, di quel-lo che vediamo: ed io vedo la crescita dell’azienda, ilsalto di qualità nei rapporti tra tutti, il bene che pos-siamo fare con l’EdC a livello sociale”. Non ho dubbi.Questa è gente coi piedi per terra.

È nata in Argentina una “Associazione di imprenditori ed imprese EdC”

Il 30 novembre 2003 si è concluso il 12° incontro nazio-nale degli imprenditori argentini, più quattro prove-nienti dall’Uruguay: un totale di 78 presenti traimprenditori, studiosi, collaboratori e interessati.Durante l’incontro si è tenuta l’assemblea annuale, alsuo 11° anno di vita,di UNIDESA la società che gestisceil Polo Solidariedad. Si è dato relazione dei lavori fattie dei programmi per il prossimo anno, consistenti inmovimenti di terra per alzare il livello di aree del poloche in passato si erano allagate per le piogge, nelcompletamento di un capannone e nella costruzionedi uno ulteriore, entrambi necessari alle aziende giàinsediate, nel completamento della rete di distribu-zione dei gas naturale e nella costruzione, accantoalle undici già esistenti, di tre nuove abitazioni.La Expo organizzata nel polo per le “aziende collega-te” dell’Argentina continua ad attirare molti visitatoried è motivo di diffusione del progetto EdC, una rispo-sta alle presenti difficoltà del paese, mentre i dirigen-ti della ONTAI sono stati invitati a presentare l’EdC ela loro nuova attività nel polo all’incontro deiRicercatori e docenti di Economia sociale organizzatodal Ministero di Sviluppo Sociale, presenti ministri,funzionari, accademici di spicco.In occasione dell’incontro è stata decisa la nascitadella “Asociación de Empresas y Empresarios queAdhieren a la Economía de Comunión”che è stata poicostituita da 18 imprenditori delle regioni di BuenosAires, Bahia Blanca, Rosario e Cordoba e del PoloSolidariedad il 24 aprile 2004.Il consiglio direttivo dell’associazione è composto daRamon Cervino, presidente, Virginia Gonzales, vicepresidente, Raúl Di Lascio, segretario e Mario Breccia,tesoriere.

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Ramon Cervinoe-mail: [email protected]

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WashingtonIl 24 febbraio 2004 nella sede dell’Ambasciata d’Italiadi Washington, un gioiello dell’architettura contem-poranea sito nel cuore della vita politico-diplomaticae culturale degli Stati Uniti, si è dedicata una serata alrapporto tra economia, felicità e reciprocità, tema delrecente libro di Luigino Bruni (Vedi Notiziario EdCN.19).Un pubblico altamente qualificato ed insolitamentenumeroso per tale genere di eventi ha ascoltato edaccolto con grande attenzione e attiva partecipazio-ne, con numerose domande ed interventi, il tema cheLuigino Bruni ha esposto sull’importanza e sul signi-ficato della reciprocità in economia.L’incontro e’ stato aperto dall’addetto culturale del-l’ambasciata Italiana Pasquale Ferrara e introdottodal Vice-Ambasciatore d’Italia a Washington, StefanoStefanini, che ha accolto i presenti ricordando l’im-portanza di eventi culturali che consentano un dialo-go aperto tra studiosi italiani ed americani su teminuovi e di ampia prospettiva, come quello propostoda Luigino Bruni.I partecipanti - oltre 120 – provenivano da istituzioniinternazionali come la Banca Mondiale, il FondoMonetario Internazionale, la Banca Interamericana diSviluppo, l’Organizzazione degli Stati americani,influenti centri di studio ed università.Una nota studiosa americana, Carol Graham, cono-sciuta internazionalmente proprio per i suoi studi sulrapporto tra economia e felicità, commentava congrande competenza dottrinale l’esposizione diLuigino Bruni, affermando che il tema esposto leaveva aperto nuove prospettive di ricerca.Il dialogo iniziato in sala, poi continuato con colloquipersonali ed approfondimenti, faceva intravederecome la comunione delle competenze e dei rapportiintessuti nei diversi ambiti della politica, dell’econo-mia e delle relazioni internazionali, possa costituireuna strada privilegiata per il “Dialogo con la Culturacontemporanea” negli Stati Uniti.

ONU / New York In occasione del “Congresso della 12a Commissioneper lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite”, NewHumanity, la ONG che vi rappresenta il Movimentodei Focolari , e l’AVSI che vi rappresenta Comunione eLiberazione, hanno organizzato un Workshop sultema dello “Sviluppo di aree urbane degradate enuove abitazioni per i più poveri”.New Humanity aveva invitato Edna Villaraza, a pre-sentare il progetto Bukas Palad di Manila da lei segui-to fin dal suo inizio (N.d.R. - vedi N.13 del Notiziario),mentre Ezio Castelli dell’AVSI, presentava il program-ma Ribeira Azul per il risanamento delle aree degra-date della città di Salvador di Bahia, in Brasile.Il progetto di Bukas Palad portava nelle sale dell’ONUl’esperienza di convivenza, fraternità e comunionecon gli ultimi nelle Filippine, tramite la formazione, laalimentazione, la cura della salute, e la costruzione diabitazioni decenti.I settanta esperti presenti seguivano la presentazionecon grande interesse e l’ambasciatore del Brasile rin-graziava più volte sia l’AVSI che New Humanity per illoro lavoro nel suo paese.Il vice ambasciatore USA moderatore del workshop,diceva che avrebbe desiderato che fosse stato presen-te il Segretario USA per lo sviluppo Abitativo Urbanoper rendersi conto di quanto era stato realizzato nelprogetto Bukas Palad, e riconosceva che le principaliragioni del successo di azioni portate avanti da similiorganizzazioni venivano dal fatto che esse sono basa-te sulla fede e su un forte rispetto della dignità di ognipersona umana.Un esperto USA ed un diplomatico svedese chiedeva-no come far crescere e come moltiplicare progettisimili a quelli presentati ed un diplomatico giappone-se si dichiarava molto contento della presentazione.L’arcivescovo Celestino Migliore, rappresentanteall’ONU per la Santa Sede ringraziava entrambe leorganizzazioni non solo per i progetti presentati maanche per la loro azione nella società di oggi.La presentazione comune ha rafforzato i rapportipresso l’ONU con Comunione Liberazione, da cuiBukas Palad può imparare come ottenere dalla BancaMondiale fondi a basso tasso di interesse per miglio-rare le sue scuole e centri di formazione.

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Joe Klock e-mail: [email protected]

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Per il settore economico era stato invitato ancheLeo Andringa: egli vi presentava, nel quadrodella macroeconomia attuale, l’esperienza dellaEdC, di imprenditori che vogliono vivere ilVangelo, mettendo al centro la persona umana,sperimentando anche nelle realtà economichela presenza del divino che è frutto dell’amorereciproco tra tutti, anche con gli indigenti.Egli parlava inoltre della funzione sociale delleimprese che nel mondo di oggi emerge comesempre più necessaria, nelle sue diverse attualiconcezioni, quella di filantropia, quella di colla-borazione produttiva, e quella auspicatadall’ONU come capacità, soprattutto nel casodelle multinazionali, di influenzare i mercati inmodo che ovunque vengano rispettati i dirittiumani.L’EdC propone qualcosa di più della Responsabi-lità Sociale delle imprese, un qualcosa che nascedall’interno dalla cultura dell’amore, come lavolontà di creare posti di lavoro e di sradicare lapovertà.Era presente alla esposizione di Leo anche l’expresidente del Fondo Monetario Internazionale.

GermaniaIl 19-21 Marzo 2004 si è tenuto a Ottmaring unprimo incontro di 40 imprenditori dei diversiLänder, a cui hanno partecipato per la commis-sione Internazionale EdC Leo Andringa e LuiginoBruni.La Germania è suddivisa amministrativamentein Länder, con notevole autonomia, ed anche irapporti tra aziende EdC riflettono tale struttura.Tenendo presente però la necessità di collabora-zione tra imprese EdC e l’importanza di costrui-re una visione ed una azione comune riguardoai problemi del paese,sta nascendo presso la cit-tadella del movimento di Ottmaring in Baviera,anche una commissione EdC per la interaGermania. Essa è stata affidata come punto diriferimento a Dagmar and Thomas Hamm([email protected]).Il 7 Maggio poi, in preparazione del grandeincontro ecumenico dei movimenti cristianieuropei sul tema “Dare un’anima all’Europa”delgiorno 8, Leo Andringa presentava l’EdC nellaLiederhalle di Stoccarda, con coordinatore il DrHerman Sottong: successivamente gli impren-ditori Huttl - la cui azienda gestisce un condo-minio di 1500 appartamenti- presentavano laloro esperienza sul tema dell’amore al concor-rente.Le reazioni dei responsabili di altri movimentisono state molto positive: ulteriori contatti sonostati richiesti per portare lo spirito della EdCnelle loro attività economiche.Al convegno di Stoccarda dell’8 Maggio era pre-sente l’intera commissione Internazionale EdC,che nel giorno successivo teneva a Ottmaring ilsuo incontro annuale.

IrlandaIl 24 febbraio 2004, in occasione della visita diChiara Lubich in Irlanda, l’EdC è stata presenta-ta presso la prestigiosa Michael SmurfitGraduate School of Business.Laurence Crowley, Governatore della Bancad’Irlanda, ha aperto i lavori, presenti 200 impor-tanti personalità del mondo irlandese nelcampo imprenditoriale, accademico, giornalisti-co e politico.Al tema di Lorna Gold “Abbiamo bisogno di unaEconomia di Comunione”, seguiva quello diChiara Lubich “Umanizzare l’economia globale:verso una Economia di Comunione”, letto da EliFolonari una delle prime compagne di Chiara,essendo in quel momento Chiara Lubich in visi-ta alla presidente della repubblica Irlandese.Seguiva la relazione di Benedetto Gui su “l’EdC ele sfide della teoria economica”, e quindi espe-rienze di vari imprenditori, Andrew Basquilledell’Irlanda, Armando Tortelli del Brasile ed ElisaGolin dall’Italia, che venivano coordinate daiprof. Ray Kinsella e John McNerney della SmurfitSchool, con il contributo di Leo Andringa, dellacommissione internazionale EdC.Si è trattato di un seminario molto particolare,in cui si è riusciti ad instaurare un vero dialogo,che ha messo in dubbio le vecchie categorie dipensiero e ne ha fatto venire in luce di nuovecon le radici nel carisma dell’unità. Si iniziava aparlare in un nuovo linguaggio, la lingua dellacomunione, in modo semplice, rilassato e natu-rale:come se qualcuno avesse tolto ai presenti le“scaglie dagli occhi”, facendo intravedere la verarealtà dell’economia e la possibilità di costruireuna economia per la persona umana.La prof. Maura Leen, ricordando le parole di J.M.Keynes: “niente è più potente di un’idea il cuitempo è giunto”, affermava: “questo è il tempodell’Economia di Comunione”.È stato un vero lancio del progetto EdC nelmondo di lingua inglese: le persone hannoprofondamente colto il messaggio, e lo hannofatto proprio, mentre le esperienze internazio-nali degli imprenditori dimostravano la dimen-sione e la serietà del progetto.Adesso si vuole raccogliere gli interventi delseminario in un libro, per il quale il Governatoredella Banca d’Irlanda si è offerto di scrivere laprefazione.

Polonia A Gniezno, si è svolto tra il 12 e il 14 Marzo 2004un congresso dei movimenti religiosi dellaPolonia, presente Chiara Lubich che in essointerveniva più volte.

Leo Andringa e-mail: [email protected]

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risce L’economia di Comunione in questi dieci anni ha

saputo attirare l’attenzione degli studiosi soprat-tutto dei più giovani, le numerosissime tesi di lau-rea sull’argomento stanno a testimoniarlo, aperti edisposti ad entusiasmarsi per il nuovo, soprattuttoquando in esso scorgono grandi e profetiche visio-ni. In particolare il rapporto tra teoria economicaed EdC, se lo analizziamo con attenzione, apparedecisamente fecondo e ricco.Al cuore del progetto EdC stanno dei soggettiimprenditoriali che decidono liberamente di desti-nare, sottraendoli all’impresa, parte dei loro utili afinalità, potremmo dire “pro-sociali”, che non avran-no un ritorno né immediato, né diretto per l’impre-sa stessa. Tale scelta si accompagna generalmentead uno stile di gestione aziendale improntato alrispetto dell’ambiente naturale, ma ancor prima deilavoratori, dei fornitori, così come dei concorrenti edelle leggi vigenti in ciascun stato.

Tale realtà presenta elementi di grande interesseper l’economista, in quanto pone una sfida seria aimodelli di spiegazione dominanti in quella discipli-na. Si intuisce quindi che una comprensione profon-da del suo significato e del comportamento dei varisoggetti coinvolti necessita di strumenti concettua-li nuovi, che solo ora iniziano ad affermarsi.Si scorge qui la fecondità della relazione tra “que-sta” realtà e la teoria che vorrebbe spiegarla, nelfatto che la prima non si comprende appieno senon si utilizza la teoria più avanzata, e che que-st’ultima può trarre da fenomeni come l’EdC legit-timazione e rilevanza empirica.Necessitiamo quindi di categorie di pensiero “altre”,rispetto a quelle esemplificate dalle assunzioniantropologiche della teoria neoclassica, cioè a dire,il comportamento autointeressato dei soggetti, lafinalità della massimizzazione del profitto e dellaminimizzazione dei costi e quella dell’individuali-smo metodologico. Queste, seppure ci aiutano acomprendere, in prima approssimazione, molti deicomportamenti economicamente rilevanti, si rivela-no inadeguate, alla meglio, crude semplificazioni,nel caso delle imprese di EdC. Ma dove trovare, allo-ra, lo strumentario necessario? È la teoria economi-ca stessa, nelle sue aree più di frontiera, a fornirlo. Inparticolare quelle branche della teoria economicapiù recente, che sono nate come reazione all’ultrasemplificazione della “vulgata” neoclassica.

Tre, in particolare, sono le linee di ricerca importan-ti che vorremmo approfondire in una serie di arti-coli, e che forniscono utili indicazioni per compren-dere in profondità il senso e le dinamiche dell’EdC:le motivazioni intrinseche, le preferenze sociali e ilruolo della cultura nello sviluppo economico.

Con questo primo intervento vorrei prendere inconsiderazione, in particolare, il ruolo delle motiva-zioni, delle loro varie tipologie e delle implicazioniche tale discorso ha sulla comprensione dell’EdC.Questo filone di ricerca nasce dalla constatazioneche lo studio del comportamento economico si èconcentrato esclusivamente su quella classe dimotivazioni all’azione che definiamo di solito“estrinseche”. Io faccio qualcosa perché quel qual-cosa produrrà un esito che è a me gradito. L’esitoprodotto, in questo caso rappresenta la motivazio-ne “estrinseca” della mia azione. Il desiderio di inta-scare lo stipendio a fine mese è, in questa logica, lamotivazione estrinseca del mio andare a lavorare.Questo meccanismo spiega certamente tanti com-portamenti rilevanti per l’ambito economico, ma aben pensarci non li spiega tutti. Possiamo pensareinfatti a molti altri tipi di attività per le quali il“fare” l’attività stessa è almeno tanto importante,nel motivare il soggetto, delle conseguenze estrin-seche che essa produce. Quando gioco a tennis, nonlo faccio solo per vincere la partita, ma lo faccio per-ché il semplice fatto di giocare a tennis è, di per sé,fonte di utilità.Questo tipo di azioni non finalizzate ad una ricom-pensa estrinseca le definiamo come motivate“intrinsecamente”. Il riconoscimento dell’esistenzadi questo secondo tipo di motivazioni mette adisposizione della teoria economica uno strumentopotente per comprendere fenomeni altrimentiparadossali e inspiegabili.

Qualche anno fa due ingegnosi economisti hannofatto alcuni esperimenti. Uno di questi aveva come“soggetti sperimentali” 180 studenti. È norma, nelluogo in cui si svolgeva l’esperimento, destinareun’ora dopo la fine delle lezioni, all’attività di rac-colta fondi per varie associazioni benefiche. I ragaz-zi girano di porta in porta raccogliendo donazioni anome di queste associazioni su base volontaria. Inostri due economisti, con in mente l’idea di verifi-care il funzionamento delle motivazioni estrinse-che, hanno pensato di dividere i 180 studenti in tregruppi diversi.

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Vittorio Pelligra e-mail: [email protected]

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Un gruppo “di controllo” avrebbe continuato la soli-ta attività nel solito modo. I membri del secondogruppo avrebbero raccolto le donazioni e ricevuto,come ricompensa 1 cent per ogni dollaro raccoltoed infine gli appartenenti al terzo gruppo avrebbe-ro ricevuto 10 cents per ogni dollaro raccolto. L’ideadi fondo di questo esperimento è che maggiore è laricompensa (la motivazione estrinseca) che ottieniper qualche attività, maggiore sarà l’impegno pro-fuso in quella data attività. Aumentando la ricom-pensa da 0 a 1 cent fino a 10 cents, dovremmoosservare un impegno maggiore dei ragazzi che sirifletterebbe quindi sulla quantità di donazioni rac-colte. Una volta confrontato però il comportamen-to di tutti e tre i gruppi ci si rende conto che i risul-tati falsificano decisamente tale ipotesi.

Come messo in luce dal grafico 1 vediamo che l’am-montare medio raccolto più elevato ($ 238,6 ) èquello del gruppo 1, quel gruppo cioè che svolgeval’attività su base volontaria. L’introduzione di unaricompensa pari all’1 % del totale raccolto produceuna diminuzione dell’impegno e quindi dell’am-montare raccolto ad una media di $ 153,6. Un ulte-riore aumento della ricompensa, in misura pariquesta volta al 10%, fa aumentare la raccolta ($219,3) che però si attesta sempre a livelli inferioririspetto a quanto ottenuto dal primo gruppo, quel-lo dei volontari.

Tali risultati appaiono paradossali se analizzati neitermini delle motivazioni estrinseche. Solo seaccettiamo l’idea che non tutte le nostre azionisono volte all’ottenimento di una ricompensaestrinseca, riusciamo a comprendere e spiegare idati dell’esperimento.

Grafico 1:“Ammontare medio raccolto

al variare della ricompensa”

È plausibile che l’attività di raccolta di fondi perun’associazione benefica sia considerata un’azionemeritoria, ad alto impatto sociale. L’idea stessa dipoter contribuire a tale attività costituisce la ricom-pensa all’azione stessa. Attraverso la mia ora desti-nata alla raccolta fondi, ti faccio capire, ma soprat-tutto faccio capire a me stesso, che ho a cuore ilbenessere della società e che mi va di impegnarmiper esso. E questa è già la mia ricompensa. Nelmomento in cui tu invece, mi offri una ricompensamateriale (1 cent per ogni dollaro raccolto) mi impe-disci di manifestare a me e agli altri tale disponibi-lità. E anche quando la ricompensa aumenta, certoaumenta anche il mio impegno, che però non rag-giungerà più i livelli iniziali.

La spiegazione di tale fenomeno si fonda su varielementi: per esempio la riduzione dell’autodeter-minazione che l’utilizzo di incentivi monetari puòdeterminare. Così come una riduzione del senso diautostima che si ha quando un soggetto riceve unaricompensa monetaria per un’azione che egliavrebbe compiuto comunque.Un terzo elemento riguarda, infine, la riduzionedelle possibilità di espressione relativa all’impossibi-lità che un soggetto intrinsecamente motivato,sperimenta ricevendo una compensazione mone-taria, di esprimere comportamenti coerenti con ilsuo sistema di valori e credenze.

L’importanza dell’inserimento di queste considera-zioni all’interno dei modelli economici di spiegazio-ne del comportamento è fondamentale. Sia perchéaltrimenti i modelli risulterebbero incompleti, maancora di più perché quando questi diventano basee guida alle pratiche di managment e di gestionedelle risorse umane, trascurare la complessità dellastruttura motivazionale degli agenti economicipuò portare a creare conflitti interni tra motivazio-ni estrinseche e motivazioni intrinseche, con conse-guenti riduzioni di performance e soprattuttoimpoverimento di senso del soggetto stesso chenon sa più chi è, perché gli viene negata la possibi-lità di dimostrarlo a sé e agli altri con comporta-menti concreti.

In questo ambito le organizzazioni dell’EdC, hannouna grande chance anche nell’elevamento dellaqualità di vita dei lavoratori. Poter contribuire con-cretamente al progetto costituisce un spazio per laformazione di tale orizzonte di senso e per speri-mentare rapporti reciproci e autentici.

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Ancilla è nata nel 1991 a Manila, nelle Filippine, qualeimmediata risposta al progetto di Economia diComunione. Allora lavoravo quale funzionaria dibanca, un lavoro sicuro e ben retribuito, ma d’accordocon mio marito avevo deciso di aderire all’invito diChiara lasciando il mio lavoro per creare una aziendadi consulenza,ed assumendo anche una cattedra uni-versitaria.Il Notiziario di Economia di Comunione ha raccontato,nel suo primo numero, proprio dieci anni fa, la storiadella nostra azienda, il cui nome completo è AncillaEnterprise Development Consulting.Ancilla entra adesso nel quattordicesimo anno di atti-vità, continuando a fornire formazione, consulenza eservizi di terziarizzazione a società commerciali ed adassociazioni governative e non governative.Grazie al suo impegno professionale ed allaProvvidenza, dallo staff di 22 persone di dieci anni fa,siamo giunti ad essere 48 professionisti, a servizio di270 clienti.Ancilla ha ottenuto in questi anni anche incarichi daimportanti organizzazioni pubbliche e private, chedimostrano la fiducia che essa ispira: la AssociazioneFarmaceutica e Sanitaria delle Filippine le ha affidatoil compito dell’accreditamento professionale dei rap-presentanti di medicinali, mentre la Well Family ClinicAssociation la ha incaricata di gestire il suo PremioAnnuale per la Migliore Ostetrica.L’Associazione delle Banche Rurali delle Filippine el’Organizzazione Filippina per il Progresso Sociale lehanno inoltre affidato il delicato settore del controllodelle attività di Micro Credito delle banche rurali.Ancilla è diventata anche consulente di importantiprogetti nel settore energetico, e sta cooperando allatrasformazione di una raffineria di petrolio in undeposito costiero per prodotti petroliferi, ed anche almiglioramento della gestione di una azienda geoter-mica.Abbiamo sempre sentito importante essere semprepiù tramite tra tutti, creando rapporti positivi, e que-sto ci ha portato a fondare una organizzazione per loSviluppo di una Rete di Professionisti, che ci mette astretto contatto con aziende e concorrenti, con loscopo di meglio definire e migliorare gli standard pro-duttivi dell’industria.Ancilla ha sempre sentito importante creare fortialleanze strategiche con aziende del suo settore, inGran Bretagna, in Canada, negli Stati Uniti, e nelleFilippine.

Nel nostro paese la realtà di indigenti particolarmen-te vicini, perché con essi condividiamo la spiritualitàdel Movimento dei Focolari, è molto viva e presente:questo ci porta non solo a essere fedeli al Progetto diEconomia di Comunione, ma anche a collaborare conun progetto di costruzione di case per i poveri lancia-to dal Movimento Sposi per Cristo: per celebrare il tre-dicesimo anniversario della nascita di Ancilla, i suoiimpiegati hanno finanziato tramite esso la costruzio-ne di una casa per una famiglia povera.Ancilla è anche occasione di formazione alla vita pergiovani che si preparano al sacerdozio e per giovanidiplomati: essi qui imparano a lavorare a contatto conil mondo reale, ma in un’atmosfera di amore e unità.Dopo un anno i futuri sacerdoti tornano al seminarioper essere ordinati diaconi, mentre i giovani diploma-ti dopo due o tre anni di lavoro in Ancilla trovano lavo-ro in altre aziende.Ancilla continua a promuovere anche la “vita arcoba-leno al lavoro” attraverso una rubrica settimanalepubblicata nella edizione della domenica delPhilippines Daily Inquirer, giornale che distribuisceoltre un milione di copie.La rubrica è intitolata “Consigli per persone ansiosesul lavoro”: essa è spesso affissa nelle bachecheaziendali ed utilizzata anche quale lettura di suppor-to per gli studenti. Recentemente il meglio dellarubrica è stato raccolto in un libro.Per il futuro, Ancilla prevede, se Dio vorrà, di espande-re la sua attività grazie ad un accordo con una Scuoladi Informatica che ha 120 sedi distribuite nel paese.Inoltre sta programmando di iniziare, assieme a part-ners, dapprima una attività nel Vietnam, estendendo-la poi agli altri paesi dell’Asean, l’organizzazione eco-nomica dei paesi asiatici.

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Tita Puangco e-mail: [email protected]

Page 22: 20 - ecodicom.net · Luca Crivelli Per una Economia di Comunione 10 Cecilia e Giuseppe Manzo Polo Lionello – assemblea 2004 11 Giorgio Vezzaro L’esperienza della TD Tecnodoor

Obiettivo della tesi era accertare se la concezione d’impresasottostante il progetto di EdC, possa definirsi “sostenibile” inquanto capace di promuovere lo “sviluppo umano”.La prima parte mette in relazione la sfida lanciata dal paradig-ma dello sviluppo sostenibile con la “cultura del dare” e la con-cezione di un “uomo nuovo”.Nella seconda parte, dopo un approfondimento dei principiteorici sottostanti l’EdC e delle sue implicazioni sul vivere socia-le, si presentano alcune esperienze nazionali ed internazionalidi imprenditori e lavoratori operanti per e con le aziende delprogetto. Nella terza parte si verifica l’obiettivo posto a basedella ricerca analizzando le esperienze e le testimonianze rac-colte nel corso di due anni secondo il concetto di “sostenibilità”,come maturato in seno alla Commissione Mondiale delleNazioni Unite per l’Ambiente e lo Sviluppo.Ne è emerso che lo scopo dell’impresa di EdC non è soltanto laproduzione di profitto,ma prima di tutto l’essere una comunitàdi persone che pur perseguendo il soddisfacimento delle loronecessità costituiscono al contempo un particolare gruppo alservizio del bene comune,che si propone di integrare esclusi edemarginati nel circolo dello sviluppo economico, riducendo lapovertà, allargando il processo delle scelte della persona, pro-teggendo l’ambiente ed assicurandone la sostenibilità.

Monica Holle-mail: [email protected]

MBA (Master in BusinessAdministration)Warwick University (Coventry, UK)11 Luglio 2003Tesi in Sviluppo di piccole imprese:Il progetto di Economia diComunione: prospettive dicrescita.Un approccio responsabiledi piccole imprese in unmercato globaleRelatore:Prof. Nigel SykesLingua:Inglese

Lo studio sul progetto di EdC è stato eseguito esaminando laletteratura esistente su di esso ed i modelli di crescita econo-mica, e prendendo in considerazione tre aziende che aderi-scono al progetto, operanti in diversi settori ed in diversi stadidi crescita, i cui imprenditori sono stati intervistati sulla basedi un questionario realizzato in base alle teorie classiche OLCed il modello di Sykes.Dallo studio emerge che l’approccio centrato sulla persona haun ruolo chiave nella crescita delle aziende EdC, ed i fattorirelazionali formano un “capitale sociale”che fa dell’organizza-zione qualcosa di più di un insieme di individui intenti a con-seguire i loro obiettivi personali.Le persone che condividono lo spirito dell’EdC lavorano con undiverso impegno perché si sentono parte di un progetto che haun impatto sociale: gli imprenditori sono più attivi e resistentia situazioni di crisi e più pronti ad assumere rischi.La coesione del gruppo è una risorsa intangibile che rafforza lacultura della organizzazione ed i valori EdC: non è semplice daottenersi e richiede attenzione ed impegno di imprenditori emanager. Mettere in pratica l’EdC non è semplice ed esigepartecipazione, ed una maggiore volontà di condivisione divalori e strategie.In conclusione, i casi studiati dimostrano che l’EdC ha un ruoloimportante nello sviluppo e nella crescita aziendale, caratteriz-za la cultura organizzativa, lo stile di management, i rapportiall’interno ed esterno ed incide sulla motivazione.

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L’obiettivo della tesi è analizzare se nel caso specificodell’Economia di Comunione, nel mondo del lavoro sia possi-bile favorire la realizzazione personale. Nello studio si è utiliz-zato il metodo delle interviste ad imprenditori partecipandoanche a loro incontri periodici. Dal pensiero degli intervistatiemerge una comune attenzione a che ogni lavoratore sia posi-tivamente motivato ed a favorire la cooperazione fra di essi,secondo il motto “più disponibilità per meno conflittualità”.Il rispetto della persona si rileva nella attenzione alla traspa-renza delle procedure amministrative, che si può leggereanche come adesione alle regole della collettività, di cui non sipuò fare a meno.Nella esperienza EdC, aperta al mondo, si comprende come leorganizzazioni del lavoro siano sistemi aperti perché legatiallo scambio con i soggetti esterni.

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Andrea Canovae-mail: [email protected]

Laurea in Economia AziendaleUniversità degli studi di VeneziaCa’ Foscari16 luglio 2001Tesi:Produzione e “cultura deldare”: il progetto e le azien-de di “Economia di Comu-nione”Relatore:Prof. Vittorio Filippi

Pamela Cunae-mail: [email protected]

Laurea in Scienzedell’Amministrazione Facoltà di Giurisprudenza Libera Università MariaSantissima Assunta di Roma28 Ottobre 2002Tesi in psicologia delle organizzazioni:L’Economia di Comunione aservizio della psicologia dellavoroRelatore:Prof. Arrigo PedonLe

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Archivio mondiale delle Tesi su EdC:Antonella Ferruccic/o Prometheus srlPiazza Borgo Pila, 4016129 Genova (Italy)tel. +39/010/5459820 - 5459821 (martedì e giovedì dalle 10.00 alle 13.00)fax +39/010/581451e-mail: [email protected]

Le tesi di laurea rese disponibili dagli autori sono consultabili alla pagina web:http://www.ecodicom.net

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Obiettivo dello studio era di verificare come lo specificodelle imprese di EdC risulti dai fascicoli di Bilancio e se essocon i suoi allegati (Relazione sulla gestione, Relazione deisindaci, Relazione di certificazione e Bilancio sociale) possa-no essere utilizzati per descrivere le scelte aziendali, e perrendere conto del loro agire economico.Nei primi capitoli del lavoro è stato fatto uno studiosull’Economia di Comunione e sulle imprese che aderisconoal progetto. Quindi sono stati presi in esame il Bilancio diesercizio e Bilancio sociale quali documenti preposti a forni-re informazioni riguardanti la situazione economica, finan-ziaria e l’impegno sociale delle imprese, analizzando infinealcuni Bilanci redatti da imprese EdC.Ne è risultato che il Bilancio Sociale è il documento in cui èpiù agevole formulare la mission e la vision aziendale, edesplicitare l’indirizzo strategico dell’impresa EdC. Esso è daconsiderarsi anche un importante mezzo di verifica internaall’azienda. Quale documentazione dell’organizzazione edella gestione aziendale, viene ad essere anche uno stru-mento prezioso per altre imprese intenzionate ad aderire oche già aderiscono al progetto EdC.

Giorgio Canalee-mail: [email protected]

Laurea in Economia Università degli Studi di Verona22 settembre 2003Tesi in Tecnica Industriale e Commerciale:Economia di Comunione,una nuova cultura, unnuovo modo di fare impresaRelatore:Prof. Claudio Baccarani Dott.ssa Paola Castellani

Lo studio approfondisce la conoscenza del progetto EdCanche oltre la prospettiva della scienza economica, arri-vando a fornire spunti ad una riflessione più ampia, riguar-dante l’uomo e la sua vita.Dopo una breve presentazione del progetto di EdC, si è cer-cato di far emergere il valore aggiunto delle imprese che viaderiscono confrontandolo con l’impostazione tradiziona-le dell’economia capitalistica.Si è trovato conferma della “bontà” del progetto prenden-do come caso di studio la TD-Tecnodoor, impresa EdC cheopera nel settore della progettazione e produzione di siste-mi di chiusura (porte e portoni).Si conclude che se l’EdC suscita ancora molte perplessità inquanti si confrontano quotidianamente col presente agireeconomico, occorre però riconoscere che è difficile rimane-re indifferenti di fronte ad un progetto in grado se non altrodi aprire gli occhi alle persone grazie ai messaggi di amoree di speranza lanciati in tutto il mondo.

Paola Augusta Matti e-mail: [email protected]

Laurea in Lingue eLetterature Straniere Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia30 Aprile 2003Tesi di indirizzo turistico manageriale:Bilancio di esercizio e bilanciosociale nelle imprese di Eco-nomia di ComunioneRelatore:Prof. Giacomo Bailetti

Con le nove tesi di laurea che cisono giunte negli ultimi mesi,abbiamo raggiunto le 115 tesiattualmente disponibili nel nostrosito www.ecodicom.net. Sette diesse sono state discusse negli ultimidodici mesi, due sono precedentima pervenute ultimamente.Sappiamo che ben di più sono letesi su EdC che sono state prepara-te e discusse, ma non tutti i laurea-ti ce le segnalano. Invitiamo costo-ro a condividere la propria tesi conquanti riflettono su questo proget-to, un modo per evitare che unlavoro spesso impegnativo finiscadimenticato in uno scaffale univer-sitario, continuando invece ad esse-re a disposizione di tutti coloro cheriflettono su questo progetto.Per condividere il proprio lavorobasta inviarlo, insieme ad unabstract compilato il cui modellopuò essere scaricato dal sitoInternet, all’e-mail:[email protected]

Antonella Ferruccie-mail: [email protected]

Maria De Gregorioe-mail: [email protected]

Laurea in Economia Indirizzo Industriale Università degli Studi di Napoli“Federico II”12 Febbraio 2004Tesi in Storia Economica:Dalle Reducciònes all’Econo-mia di Comunione: l’econo-mia solidale nel tempoRelatore:Prof. Francesco Dandolo

L’obiettivo della tesi è stato quello di ripercorrere la storiadell’economia civile, prendendo in considerazione alcuneesperienze particolari e straordinarie che nei vari secoli sisono succedute: le Reducciònes del Paraguay nel ‘700, lanascita della Cooperazione nell’800 e infine l’Economia diComunione nata nel 1991.Si è voluto verificare il motivo per cui oggi si cerca di ritor-nare a forme di economia civile, scoprendo in particolareche la nostra era di globalizzazione ne ha davvero bisognoper ritrovare la vera felicità, quella che scaturisce dai rap-porti di reciprocità, proprio quelli che hanno caratterizzatole altre società e organizzazioni in epoche passate.Si inizia con lo studio dell’esperienza delle Reducciònes delParaguay, quando il governo spagnolo affidò allaCompagnia di Gesù, la “civilizzazione” delle tribù indianeGuaranì, tra il ‘600 e la metà del 1700. Un esperimento cheper dimensioni, successo e sua durata è unico nella storia.Si studia quindi il movimento cooperativo, primo tentativoriuscito di economia civile, ripercorrendo la storia dall’indu-strialismo ai socialisti utopici,fino alla Cooperativa dei probipionieri nata in Inghilterra, a Rochdale nel 1844: oggi neicinque continenti, si contano 750 milioni di cooperatori.Infine si tratta dell’Economia di Comunione come forma dieconomia civile che più si avvicina alle esigenze dellanostra era di globalizzazione e che può offrire un futuromigliore per l’umanità suggerendo una alternativa al pre-sente modello di gestione di impresa, capace di renderetutti più realizzati, dall’imprenditore fino all’indigente.

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Argomento della tesi era la responsabilità sociale dell’im-presa partendo dall’analisi dell’evoluzione storica del rap-porto tra scienza morale e scienza economica fino alle teo-rie più recenti sulla responsabilità sociale delle imprese.Nel primo capitolo si evidenzia come il deterioramento delrapporto tra le economia e morale abbia contribuito a crea-re la teoria oggi dominante secondo cui l’unico fine del-l’impresa è la massimizzazione del profitto e l’impresa èresponsabile solo nei confronti degli azionisti.Il secondo capitolo espone varie tesi sul tema della respon-sabilità dell’impresa ed analizza le iniziative dellaCommissione Europea e del Parlamento italiano atte adincentivare comportamenti etici e responsabili da partedelle imprese.Vengono esposte le idee di Sen, Zamagni e Manzone checriticano la visione dell’economia quale scienza neutrale aivalori morali; vengono poi analizzate alcune norme di isti-tuzionalizzazione dell’etica nelle imprese (come SA 8000, ilLibro verde e il D.d.l. 231/2001) ed infine viene esposta l’e-sperienza personale dell’autore quale stagista presso ilConsorzio EdC Tassano.Si conclude che l’affermarsi delle prospettive più recenti,secondo cui l’impresa ha una responsabilità morale versotutti i suoi interlocutori, dipende dalla creazione nelleimprese di nuove strutture di governo e di reporting capa-ci di istituzionalizzarne l’etica.

Juan Miguel Anaya Torrese-mail: [email protected]

Laurea in Dottrina sociale della ChiesaPontificia Universidad Comillas,Spagna31 marzo 2004Tesi:L’Economia di Comunione:Un esempio contempora-neo della comunione deibeni cristianaRelatore:Prof. Dìas Sànchez, Juan Manuel

Viene esaminata la posizione della Chiesa riguardo al cor-retto uso dei beni partendo dalle sacre scritture e dall’e-sperienza della prima comunità cristiana di Gerusalemme,per passare poi ai contributi della Patristica, della scuola diSalamanca, per giungere alla presente Dottrina Sociale:viene infine esaminata l’esperienza EdC.Gli scritti biblici non trattano del destino dei beni materia-li ma promuovono la giustizia e la carità: la destinazioneuniversale dei beni è un corollario della vocazione umanaalla carità universale. Nei due milleni di storia della Chiesanon vengono proposti specifici modelli economici, ed ilmercato e l’impresa vengono considerati positivi se orien-tati al bene comune.L’esperienza EdC può aiutare lo sviluppo della riflessioneteorica riguardo al “capitale umano” ed al mercato comemezzo per ridistribuire la ricchezza. L’EdC può dare un con-tributo per lo sviluppo di nuovi modelli di consumo e diuna spiritualità del lavoro oltre che all’economia sociale edal cooperativismo ed infine può anche far riflettere su unaaggiornata azione sindacale.Si conclude che sarebbe auspicabile una maggiore diffu-sione del progetto EdC oltre l’ambito del movimento deifocolari, ed al suo interno un approfondimento del signifi-cato della condivisione degli utili con gli indigenti e sullapossibilità di collaborare, per la distribuzione degli utili,con ONG capaci di creare progetti autosostenibili, per otte-nere per essi un effetto moltiplicativo degli utili condivisi,esaminando anche quante delle persone aiutate sono riu-scite ad uscire dall’indigenza.

Paolo Favero e-mail: [email protected]

Laurea triennale in Economia AziendaleUniversità Cà Foscari di Venezia22 Marzo 2004Tesi in Etica Economica:Tra etica ed economia. Laresponsabilità sociale del-l’impresaRelatore:Prof. Danilo Bano

Errata corrige Il titolo corretto della tesi diAnna Senese riportato sulNotiziario n° 19 è:“L’Economia di Comunione:una nuova prospettiva perla gestione delle risorseumane nelle aziende”

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Scopo dello studio era osservare e dare un giudizio criticosulle varie fasi della gestione del personale nelle aziendedell’Economia di Comunione.Si è effettuata una ricerca storica sulla gestione del perso-nale, una analisi delle fasi della gestione del personalenelle aziende EdC, approfondendo in merito il caso di un’a-zienda aderente al progetto.Si è rilevato che nelle aziende EdC si ottengono perfor-mance più che soddisfacenti proprio grazie al loro modo disvolgere la gestione del personale, e si rileva che è proprioil modo con cui si svolge un’attività che permette di rag-giungere obiettivi addirittura più rilevanti di quelli attesi.

Vito Fruci e-mail: [email protected]

Laurea in Economia eCommercioUniversità di Tor Vergata, Roma17 luglio 2003Tesi in Economia Aziendale:La gestione del personale el’Economia di ComunioneRelatore:Prof. Roberto Cafferata

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L’economia di oggi è come un generatore di correnteche talvolta gira bene, ma ad un ritmo eccessivorispetto al vero bisogno di energia elettrica degli uten-ti, causando un spreco di gasolio e un eccesso di fumie rumori; e che invece altre volte perde colpi, proce-dendo a scatti e sputando fuori zaffate di idrocarburiincombusti, perché i tecnici che devono prendersenecura sono svogliati o litigano tra di loro.Come tutti abbiamo potuto constatare, spesso i primiad essere insoddisfatti di questo stato di cose sono pro-prio gli attori della vita economica. Infatti, uno deglieffetti più significativi di quanto si è messo in modo dal1991 sotto la sigla EdC è proprio l’aver proposto a questiattori nuovi significati e nuove possibilità.

Uno dei grandi meriti delle oltre 115 tesi di laurea fino-ra discusse su “EdC e dintorni” è di essere state in que-sto senso propositive: non l’ennesimo riesame di que-stioni troppe volte rimasticate, non una riflessione purvalida ma all’interno di un orizzonte troppo stretto,bensì un appassionato riorientamento dell’attenzione- dei laureandi, e quindi anche dei professori incarica-ti di seguirli e di tanti altri interlocutori - verso una pro-spettiva innovativa e intrisa di idealità.Tuttavia l’esame scientifico - perché una tesi di laureadeve essere un lavoro scientifico - richiede di affianca-re allo slancio e alla passione un atteggiamento critico,che significa non dare nulla per scontato - nemmenola bontà della proposta che ci ha affascinati o le formein cui finora si è cercato di tradurla in atto - ma tuttosottoporre ad un’analisi attenta.Questa può portare alla conferma di quanto intravisto,ma, per sua natura, può anche essere demolitrice,soprattutto di conclusioni affrettate, o di conseguenzesperate ma non fondate. In questo modo, però, ci sipuò aprire a nuovi modi di concretizzare lo spirito diquella proposta. Anche perché, una volta postisi inquesto atteggiamento, molte ispirazioni per la tesipossono essere trovate osservando e studiando ciòche altri elaborano ed esperimentano.

Questo secondo aggettivo,critico,può essere a ragioneattribuito solo ad alcune delle tesi in questione. Alcunitesisti infatti si sono concentrati sulla storia e le carat-teristiche per progetto, spinti dal desiderio di farneconoscere le promesse, mettendo così in secondopiano l’analisi, che invece è l’ingrediente specifico, eanche il più utile, di una dissertazione.Altri studenti invece, curiosissimi e armati di intermi-nabili questionari, hanno posto agli imprenditoriintervistati anche domande inaspettate, che li hannocostretti a confrontarsi con punti di vista inusuali equindi stimolanti. Questo loro studio, soprattutto seportato avanti con sensibilità, è prezioso per il proget-to, anche se l’espressione “Economia di comunione”non dovesse mai comparire. Infatti i modi di affronta-re il problema della povertà, come quelli per coinvol-gere e motivare i dipendenti di organizzazioni conobiettivi ideali, sono tasselli importanti, anche se nonspecifici, del progetto EdC.

Il requisito della serietà, invece, ha a che fare con altriimportanti valori del lavoro intellettuale: il rigore,prima di tutto nello studio degli scritti di chi prima dinoi ha passato anni, o decenni, a riflettere, adapprofondire; la pazienza nel seguire percorsi di pen-siero altrui che a prima vista ci sembrerebbero inac-cettabili, perché lontani dalla nostra visione delmondo, ma nei quali spesso troviamo elementi utiliper costruire i nostri stessi percorsi; anche il puntigliocon cui un’intuizione - una “tesi” - va portata avanti.Da quanto ho appena detto si capisce che con laserietà si intreccia l’umiltà che si richiede a chi svolgeun lavoro di ricerca. Perché questa, per essere tale, nonpuò convivere con la convinzione di aver trovato primaancora di cercare. Merita ricordarlo soprattutto a chiha trovato in una grande intuizione spirituale unachiave interpretativa della realtà. Non perché unavisione spirituale non abbia valore nel lavoro scientifi-co - al contrario, è spesso una preziosa fonte di ispira-zioni - ma perché queste ultime, per essere proficue,vanno perseguite, affinate, messe in discussione, con-frontate anche con chi ha punti di partenza diversi.

Cruciale è, in tutto ciò, mantenere vivo dentro di sé undialogo tra due poli: le proprie convinzioni, da un lato;i temi e il metodo della disciplina scientifica al cuiinterno ci si pone, dall’altro.Questo dialogo interiore, che ovviamente non escludeaffatto di attingere al dialogo con altri, è forse quelloche più può contribuire al risultato principale dellatesi: la maturazione delle idee dello studente. Unamaturazione che non può certo terminare con la lau-rea e che invece può e deve continuare proprio attra-verso la prosecuzione di questo dialogo maturante viavia che si affrontano nuove esperienze professionali (enon solo).

Per questo i laureati con tesi sull’EdC, che di questodialogo hanno fatto una preziosa esperienza, costitui-scono oggi un prezioso capitale umano a disposizionedel progetto e, più in generale, della società. A lorostessi e a noi tutti la responsabilità di mantenerlo infunzione e di valorizzarlo.

Benedetto Gui e-mail: [email protected]

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Grazie a tutti

Ero molto depresso: il governo del mio paese compradalla Spagna sempre più armi per la guerra interna,chiudono ospedali e scuole, avevamo un po’ di rispar-mi in dollari e i capi del mondo hanno fatto crollare ildollaro, l’Istituto Colombiano de Logoterapia dovelavoro è vicino al collasso, i “desplazados”, i rifugiatiche sono dovuti fuggire a causa della guerra nelCaquetá continuano a chiederci aiuto e con il nostroClub dei 500 non possiamo arrivare ad assicurare atutti un piatto di riso.Ad un certo momento mi viene un dubbio di fede,una tentazione: Dio esiste? sono sicuro che Gesù sto-rico è vissuto ed è stato un vero uomo, ma non so piùse è un vero Dio: ci ha lasciato il Vangelo, in cui possocredere. Ma Dio dove è?Mentre ho questi pensieri, uscendo da casa trovonella cassetta della posta la rivista di EdC: salgo sul-l’autobus, apro la rivista ed incomincio a leggere.A pag. 3 trovo “Le difficoltà di ogni giorno ci fanno avolte venire l’affano portandoci a credere che forsestiamo inseguendo una utopia irrealizzabile, e solo laconfidenza col nostro socio, vedendo come egli agisceconcretamente ...”.Continuo a leggere parola per parola, virgola per vir-gola, tutta la rivista di EdC: Marcelle della Costad’Avorio, Margi da San Paolo, le tesi di Laurea,Benedetto, Giacomo Linaro e infiniti tutti voi.Torno a credere un altra volta, non solo in Gesù stori-co vero uomo, ma pure in Gesù Dio.Esiste il “socio nascosto”, l’Eterno Padre, la Trinità. Nonsono solo.Un abbraccio, grazie a tutti.Arturo Luna (Bogotà)

Grazie a te, Arturo, per il tuo lavoro assieme agli altridel progetto EdC e di Umanità Nuova, nella primalinea che rappresenta oggi la tua nazione.Ho ricevuto questo tuo messaggio alcuni mesi fa, maalcuni giorni fa ne ho ricevuto da te un altro, in cui midici che il tuo governo si proporrebbe di utilizzare lavostra pur piccola struttura del Club dei 500 ed il vostroimpegno professionale per una importante attività diMicrocredito.So che voi del Club dei 500, pur non considerandovisufficientemente esperti e solidi per portare avanti, inquesto settore in cui da anni operate, una azione cosìin grande stile, non vi siete per questo tirati indietro,ma invece avete chiesto aiuto ad un’altra solida azien-da, esperta del settore, che anche se opera a migliaia dichilometri di distanza, sentite vicina perché anche essaaderisce al progetto EdC.Mi pare i che il vostro “socio nascosto” operi davvero,facendo risaltare presso il vostro governo più che i limi-ti della vostra struttura, la ricchezza della vostra moti-vazione ideale, quasi avvertendo anche la concretezzadella comunione realizzabile con aziende EdC di tuttoil mondo.

Borse di studio per l’Istituto Superiore di Cultura

Il Numero 19 della vostra rivista aveva ospitato unamia lettera riguardo al corso estivo del nostro IstitutoSuperiore di Cultura, che si terrà nella cittadella diOttmaring in Germania, dal titolo “Un umanesimoper il terzo millennio”, un corso di formazione globalee interdisciplinare ispirata all’esperienza spirituale esociale del Movimento dei Focolari. dedicato a giova-ni studiosi provenienti dai cinque continenti.L’obiettivo del corso è offrire una chiave di lettura pro-positiva della transizione epocale in atto, tenendoconto delle sfide fondamentali da essa esibite, qualiquella del senso stesso dell’essere uomo, quella dellacomprensione e gestione del pluralismo e delle diffe-renze a tutti i livelli, e quello della globalizzazione,intesa in un senso più largo e profondo di quello sem-plicemente economico, come l’entrata inarrestabiledella storia in una nuova epoca, quella appunto dellamondializzazione del destino dell’umanità.Nella mia lettera chiedevo se le aziende di Economiadi Comunione e le persone che seguono a vario titoloquesto progetto potessero in qualche modo contri-buire alla partecipazione alla Summer School di stu-denti particolarmente meritevoli delle nazioni in viadi sviluppo, che altrimenti avrebbero notevoli diffi-coltà economiche a partecipare.Adesso devo ringraziare per le quattro borse di studioda 1500 Euro ricevute da tre imprenditori italiani edun imprenditore olandese, che permetteranno aquattro studenti del sud del mondo di partecipare alcorso.

Prof. Piero CodaRettore dell’Istituto Superiore di Cultura

Ringraziando i quattro amici della EdC per la loro deci-sione, faccio presente che vi sarebbe ancora tempo perdare ad altri giovani la possibilità di partecipare alCorso…Chi fosse interessato può segnalarlo al notiziario:Alberto Ferrucci e-mail: [email protected]. 010-542011

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Alberto Ferrucci e-mail: [email protected]

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Nuovi orizzonti dell’Economia di Comunione

Convegno internazionale

Castelgandolfo (Roma)10-12 settembre 2004

Saluto inizialeGisella Calliari e Oreste Basso

Panel 1“L’EdC oggi”Introducono e coordinano:Lorna Gold e Luca Crivelli Interventi:• “Le Tesi di laurea”

Antonella Ferrucci• “Tredici anni di profitti condivisi”

Carla Bozzani• “Le scuole imprenditori”

Giovanni Mazzanti

“L’Economia di Comunione oggi”Luigino Bruni

Intervallo

“Nuovi orizzonti dell’EdC”Chiara Lubich

Pranzo

Panel 2“Quale azienda sta nascendo dall’EdC”?• “Verso un’azienda di comunione”

Alberto Ferrucci• “Per una governance di comunione”

Leo Andringa• Esperienze di imprese

Intervallo

Forum paralleli sulla vita dell’impresa EdC(per aree linguistiche):• Spagnolo• Inglese• Francese• Portoghese• Tedesco• Italiano

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10 SETTEMBREVideo: Chiara Lubich al Polo Lionello(Introduce Tommaso Sorgi).

Panel 3“I Poli”Introduce e coordina: Filipe Coelho Interventi:• Polo Spartaco (San Paolo) • Polo Lionello (Firenze)• Polo Ginetta (Recife)• Polo Solidaridad (Buenos Aires)• In dialogo:

nascenti poli solidali ispirati all’EdC.Conclude: Prof. Stefano Zamagni

Intervallo

Panel 4“Povertà e sviluppo”Introduce e coordina: Cristina Calvo• EdC e indigenti• Quale consumo? (F. Tortorella)• Banko Kabajan (Manila).• In dialogo:

Gandhigram University (India)

Pranzo

Panel 5“Nuovi orizzonti per la riflessione economica”.Introduce e coordina: Benedetto Gui.Interventi di:• Prof. Micheal Noughton (USA)• Prof. Manuela Silva (Portogallo)• Prof. H.C. Parekh (India)• Prof. Bob Goudzwaard (Olanda)• Dr. Rogate Mshana (Ginevra)

Intervallo

Due Forum in paralleloForum 2a: Imprese: coordina Eva GulloForum 2b (in inglese): Cultura e teoria economica: coordina Vittorio Pelligra

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11 SETTEMBREVideo:C. Lubich:“Lancio dell’EdC: maggio 1991”Introduce Pino Quartana

Panel 6 Tavola Rotonda“Non solo economia: per un umanesimodi comunione”.Introduce e coordina: Luigino Bruni Interventi:• “Per una cultura della comunione”

Giuseppe Zanghì• “Comunione e Ecologia”

Sergio Rondinara• “Comunione e città”

Elena Granata• “Comunione e vita politica”

Pasquale Ferrara

Intervallo

Dialogo e impressioni dei partecipanti

Conclusioni e prospettive future

Riascolto del tema di Chiara LubichIntroduce Vera Araujo

Chiusura dei lavori

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Movimento per una Economia di ComunioneMovimento dei Focolari

Segreteria del Convegno:Carla Bozzani.Tel. +39 06 94798125 e-mail: [email protected].

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* Gestione Residenze Protette,Comunità Psichiatriche, Terapeutiche, Riabilitative

* Gestione Servizi Socio-Sanitari edEducativi in convenzione

* Studio, progettazione e realizzazio-ne di Restauri Conservativi -Decorazioni ed Edilizia Civile eIndustriale, Lavori Stradali,Impiantistica

* Servizi Assemblaggio, Lavorazionie Confezionamento per conto terzi

* Servizi di Portierato, Reception eVigilanza non armata

Fotocomposizionecompleta e scanner a colori

Stampalibri, riviste, bollettini, depliants,cataloghi, manifesti, stampati pubblicitari e commerciali

Legatoriaservizio di confezione con linea rapida di punto metallico e brossura a filo refe

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