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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario Aprile 2015 - CESME Centro di Referenza Nazionale per lo studio e l’accertamento dellle malattie esotiche degli animali - COVEPI Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l’Informazione e l’Analisi del Rischio Photo by Eduardo Amorim Numero 20

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BENVBollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

Aprile 2015

-CESMECentro di Referenza Nazionaleper lo studio e l’accertamentodellle malattie esotichedegli animali

-COVEPICentro di Referenza Nazionaleper l’Epidemiologia Veterinaria,la Programmazione,l’Informazione e l’Analisidel Rischio

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Numero 20

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2 Indice

INDICE

-EDITORIALE 3 - IN QUESTI MESILa nuova Anagrafe delle Api 4 Diarrea epidemica del suino (PED): aggiornamento della situazione in Italia 7

-DATI ALLA MANONumero di focolai notificati in SIMAN nel 1° trimestre 2015 12Numero di focolai notificati dalle Regioni in SIMAN nel 1° trimestre 2015 13Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel 1° trimestre 2015 14

-UNO SGUARDO ALLE MAPPE 15

-INTORNO A NOIIl rapporto comunitario dell’EFSA sull’andamento delle zoonosi, degli agenti zoonotici e dei focolai di tossinfezione alimentare nel 2013 17Il Concetto di One Health: il medesimo approccio del “Lavoro di Squadra” 24

-TERRITORI UFFICIALMENTE INDENNI 29

-REDAZIONE & CONTATTI 33

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3 Editoriale

EDITORIALEIl BENV come strumento per la diffusione dell’informazione

Cari lettori,

In questo primo numero del nuovo anno il BENV pone l’attenzione su diversi aspetti della sanità animale. Nella sezione In questi mesi, un articolo presenta un aggiornamento della situazione epidemiologica in Italia della Diarrea epidemica suina (PED), una malattia virale che causa anoressia e diarrea acquosa, caratterizzata da alta morbilità, nei suini di tutte le età. Ad oggi, la PED non è inclusa nella lista delle malattie notificabili all’OIE, tuttavia, in considerazione dell’obbligo per i Paesi membri (Articolo 1.1.4. punto 1 dell’OIE Terrestrial Animal Health Code) relativo alle malattie emergenti, si è registrato negli ultimi due anni un numero crescente di segnalazioni di malattia nel sistema WAHIS dell’OIE. Alla fine di marzo, 74 focolai sono stati segnalati in Italia, la maggior parte localizzati in aziende della Lombardia e alcuni nel resto del Paese.

Nella stessa sezione, un altro articolo presenta la nuova anagrafe delle api, una applicazione web disponibile sul Portale unico dei sistemi informativi veterinari, che è stata resa disponibile all’inizio del 2015 in ottemperanza al Decreto del Ministero della Salute del 4 dicembre 2009. Grazie alla nuova applicazione web, gli apicoltori possono denunciare il possesso degli alveari come previsto dalla Legge n. 313 del 24 dicembre 2004. La registrazione obbligatoria della esatta localizzazione degli apiari con le relative coordinate geografiche, delle movimentazioni tra apiari in tutto il Paese, la registrazione dei censimenti sono alcune delle principali innovazioni della nuova anagrafe, che si pone così come uno strumento prezioso dal punto di vista epidemiologico.

Il 28 gennaio 2015 l’EFSA e l’ECDC hanno pubblicato il rapporto congiunto sull’andamento e le fonti di zoonosi nel 2013 (EUSR 2013). Il rapporto presenta i risultati del monitoraggio e della sorveglianza delle zoonosi in animali, alimenti , mangimi e uomo in 32 Paesi europei. Nella sezione Intorno a noi, un articolo presenta i risultati principali dell’EUSR 2013, con particolare riguardo alle informazioni più rilevanti sulla presenza di zoonosi e focolai di tossinfezione alimentare in Unione europea nel 2013.

Nel corso degli ultimi tempi, grazie al supporto di personalità chiave e di eventi che hanno segnato la storia della medicina unica, il concetto di One Health (OH) ha conquistato via via maggiori riconoscimenti tra le comunità della sanità animale e della salute pubblica. Il concetto OH riconosce la stretta interconnessione tra la salute dell’uomo e quella del mondo animale proprio a motivo del fatto che non esistendo barriere fisiche, essi vivono e condividono lo stesso ambiente. Un articolo nella sezione Intorno a noi descrive in dettaglio la storia e l’evoluzione nel tempo del concetto OH: tale concetto è diventato negli anni recenti sempre più importante poiché molti fattori hanno agito modificando l’interazione tra uomo, animali e ambiente. Tali cambiamenti hanno portato all’emergenza e alla ri-emergenza di molte malattie. Al giorno d’oggi il genere umano deve fronteggiare numerose sfide, come ad esempio la diffusione delle malattie infettive emergenti, che richiedono risposte e soluzioni globali.

I dati sui focolai e le mappe mostrano la situazione epidemiologica delle malattie animali notificate in SIMAN nel primo trimestre 2015. Non sono stati notificati focolai di malattia vescicolare del suino, né di malattia di West Nile, mentre la peste suina africana continua ad essere riportata in Sardegna, così come la bluetongue si è diffusa in tutto il centro-sud del Paese.

Vi ricordiamo infine che il BENV offre la possibilità di inviare i vostri articoli. Nella sezione Invia il tuo articolo potete trovare le linee guida per l’invio degli articoli e ulteriori dettagli relativi alla stesura.

Aspettiamo numerosi i vostri articoli, augurandovi buona lettura e un felice 2015 ricco di pubblicazioni interessanti.

Simona Iannetti COVEPI

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4 In questi mesi

IN QUESTI MESII principali avvenimenti di interesse epidemiologico in questi ultimi mesi in Italia ed in Unione Europea

La nuova Anagrafe delle Api

Il 19 gennaio 2015 il Centro Servizi Nazionale per le Anagrafi Zootecniche (C.S.N.) ha attivato all’interno del portale Sistema Informativo Veterinario l’applicativo web per la gestione dell’Anagrafe Apistica Nazionale in attuazione del DM 04.12.2009.

Grazie al nuovo applicativo web gli apicoltori possono ottemperare alla denuncia del possesso degli alveari prevista dalla Legge sull’Apicoltura n. 313 del 24 dicembre 2004.

Le principali finalità dell’anagrafe apistica nazionale sono:

• la tutela economico-sanitaria e valorizzazione del patrimonio apistico;• il supporto nella trasmissione di informazioni a tutela del consumatore, del prodotto

miele e degli altri prodotti dell’alveare;• il miglioramento delle conoscenze del settore apistico sotto il profilo produttivo

e sanitario, anche in riferimento alle politiche di sostegno e alla predisposizione di piani di profilassi e di controllo sanitario.

Con il Decreto del Ministero della Salute dell’11 agosto 2014, è stato approvato il manuale operativo, con il quale si da l’avvio alle procedure previste dall’Anagrafe Apistica Nazionale alla quale tutti gli Apicoltori, proprietari e detentori di alveari, sono tenuti ad iscriversi. I dati già presenti nelle anagrafi apistiche regionali, saranno trasferiti nelle banca dati apistica (BDA), invece per i nuovi allevamenti si dovrà procedere alla registrazione operando direttamente in BDA.

Le categorie che possono operare sul sistema della BDA sono le seguenti:

1. Gli apicoltori (proprietari di alveari) o persone da loro delegate;2. I Servizi Veterinari delle Aziende USL;3. Le Regioni e le Province autonome;4. Il Ministero della Salute, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali;5. Gli Organismi pagatori Agea coordinamento e gli Organismi Pagatori Regionali;6. Le Associazioni apicoltori e altre Associazioni di categoria e/o forme associate

(Cooperative, Consorzi ecc.) cui gli apicoltori hanno assegnato apposita delega ad operare in nome e per conto loro nella comunicazione alla BDA degli eventi previsti all’art. 6 del “decreto”.

L’accesso alla BDA avviene mediante smart card - Carta Nazionale dei Servizi - correttamente abilitata e configurata.

La principale novità introdotta dal manuale operativo, rispetto alle precedenti anagrafi zootecniche, è che il codice identificativo univoco per un’attività di apicoltura è basato sulla sede legale dell’apicoltore. Questo elemento fa si che il codice ISTAT del comune presente nel codice aziendale (D.P.R. 317/96) non ha nessuna attinenza con il comune di ubicazione degli apiari. La nuova BDA introduce anche altre novità, di cui si è vista una parziale anteprima già nella nuova banca dati Avicola, che sarà presentata in uno dei prossimi numeri del BENV. Ovvero la possibilità, disponibile nell’area pubblica del portale “Sistema Informativo Veterinario”, per gli apicoltori e/o i loro delegati, di poter richiedere un account per operare in BDA. Il sistema genera e invia automaticamente al richiedente le credenziali di accesso temporanee basandosi

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sulle informazioni raccolte nel modulo compilato on line. L’account generato sarà soggetto a verifiche, e diverrà pienamente operativo dopo la sua conferma. Già con le credenziali temporanee l’utente può richiedere l’iscrizione in BDA di una o più attività di apicoltura (figura 1), dei relativi apiari (figura 2) e in seguito di eventuali variazioni alle informazioni presenti in BDA. Le ASL di competenza hanno il compito di validare tali richieste, registrando in modo definitivo le informazioni nella banca dati.

Figura 1.Maschera di inserimento in BDA di un’attività di apicoltura

Figura 2.. Maschera di inserimento in BDA

di un apiario

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Gli utenti delegati, siano essi Proprietari, Associazioni o operatori delle ASL possono acquisire tramite applicativo la delega su una o più attività di apicoltura ed apportare le variazioni anagrafiche, gli aggiornamenti di ubicazione degli apiari, le eventuali variazioni del detentore, e in ultimo le movimentazioni e i censimenti annuali, che non richiedono la validazione esplicita della ASL di competenza e sono registrate in modo diretto sulla BDA.

Una delle informazioni obbligatorie è l’esatta ubicazione degli apiari, indicata per mezzo delle coordinate geografiche nel formato WGS84. Il sistema verifica che tali coordinate indichino un punto appartenente al comune di ubicazione dell’apiario.

I censimenti devono essere riportati dall’inizio di novembre fino alla fine di dicembre e permettono di aggiornare la consistenza degli apiari.

Il sistema, inoltre, permette di tracciare tutte le movimentazioni tra apiari sul territorio nazionale, diventando così uno strumento prezioso dal punto di vista epidemiologico, in caso di focolai di malattie delle api. In particolare, devono essere registrate in BDA obbligatoriamente le movimentazioni riguardanti qualsiasi compravendita di materiale vivo (alveari, sciami/nuclei, pacchi d’api, api regine). La comunicazione alla BDA deve essere contestuale alla cessione/acquisto. E’ inoltre obbligatorio riportare gli spostamenti, anche temporanei, che determinano l’attivazione di un nuovo apiario o la cessazione delle attività di un determinato apiario.

Sono state rese disponibili funzionalità di reportistica e consultazione in base al profilo associato (ruolo) all’utente. Per ultimo, come in tutte le anagrafi zootecniche, il C.S.N. mette a disposizione strumenti (web service) per la cooperazione applicativa consentita ai soggetti previamente autorizzati dal Ministero della Salute.

In futuro è previsto lo sviluppo di utilità di supporto che facilitino la localizzazione geografica (mappe GIS) degli apiari, e di funzionalità legate ai controlli che i Servizi Veterinari sono tenuti a svolgere, ai fini della verifica della corretta applicazione del sistema di identificazione e registrazione degli allevamenti apistici secondo i criteri e le modalità definite dalla normativa vigente nazionale. Le date in cui vengono effettuati i controlli e l’esito degli stessi saranno registrate in BDA.

-A cura di:Walter Di Donato Centro Servizi Nazionale per le Anagrafi Zootecniche*Luciano Ricchiuti Sezione diagnostica di Isernia**Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”

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7 In questi mesi

Diarrea epidemica del suino (PED): aggiornamento della situazione in italia

Definizione

La Diarrea Epidemica del suino (Porcine Epidemic Diarrhoea = PED) è una malattia virale che si manifesta con inappetenza e diarrea liquida ed è caratterizzata da elevata morbilità in tutte le età (80-100%) e bassa mortalità, anche se nei suinetti sottoscrofa e in svezzamento la mortalità può nei casi più gravi arrivare al 50-100% [1; 2]. La PED non è inclusa nella lista delle malattie notificabile dell’OIE. Tuttavia, in considerazione dell’obbligo per i Paesi membri (Articolo 1.1.4. punto 1 dell’OIE Terrestrial Animal Health Code) relativo alle malattie emergenti, si è registrato negli ultimi due anni un numero crescente di segnalazioni di malattia nel sistema WAHIS dell’OIE.

Eziologia

Il virus della PED (PEDV) è un virus con envelope, a RNA a singolo filamento (ssRNA), a polarità positiva, appartenente al genere Alphacoronavirus, famiglia Coronaviridae (Figura 1).

Analogamente ad altri coronavirus è costituito da un nucleocapside (N) avvolto da tre proteine di membrana (M, E, S); la proteina di membrana S1 (spike), assume un’importanza fondamentale sia in senso patogenetico (determina il legame con i recettori cellulari, induce la fusione dell’involucro virale con la membrana cellulare, causa la fusione cellulare e induce anticorpi neutralizzanti) sia per la caratterizzazione e differenziazione dei diversi stipiti virali. Infatti, PEDV, essendo un virus ssRNA, è in grado di mutare facilmente, sia tramite accumulo di mutazioni puntiformi sia tramite eventi di ricombinazione, dando origine a nuovi stipiti virali. Il virus ha una bassa resistenza in assenza di materiale organico ed è labile nei confronti di diversi disinfettanti [3]: formalina 1%, carbonato di sodio anidro 4% (soda), solventi dei lipidi, iodofori in acido fosforico 1%, idrossido di sodio 2% (soda caustica). PEDV sopravvive per tempi variabili fuori dall’ospite in funzione delle condizioni di temperatura e umidità relativa: almeno 28gg nel fango a 4°C, 7gg in alimento secco contaminato da feci a 25°C, fino a 14gg a 25°C in alimento umido e almeno 28gg in miscele umide a 25°C. PEDV perde la propria infettività a T°>60°C ed è stabile a pH 6.5-7.5 a 37°C e pH 5-9 a 4°C.

Figura 1.Coronavirus della PED

al microscopio elettronico in colorazione negativa (bar = 100nm)

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Origine e diffusione della PED

La PED è stata segnalata per la prima volta in Europa (Gran Bretagna) nel 1971 e in seguito in altri Paesi Europei. Negli anni novanta è stata riscontrata con progressiva frequenza in Asia (Giappone, Korea, Filippine, Tailandia, Cina). In Cina, nonostante i programmi di vaccinazione, sono stati segnalati diversi focolai nel 2010-2013 con un andamento epidemico ed elevata virulenza. Viceversa, in Europa negli anni ’80 e ’90, i casi clinici attribuibili al PEDV si sono ridotti a pochi casi isolati ed anche la sieroprevalenza si è ridotta. Non vi sono, infatti, altre segnalazioni di episodi importanti ad andamento altamente diffusivo, oltre all’epidemia nel nostro Paese del 2005-2006 [4]. A partire dal 2013 la PED si è diffusa anche nel continente americano, dapprima in USA e in Canada dove ha causato oltre 9000 focolai, infettando circa il 50% degli allevamenti da riproduzione. In seguito si è diffusa al Centro e Sud-America (Colombia, Repubblica Domenicana, Mexico, Perù) e alle Hawaii [5; 6]. Sono stati rilevati due ceppi virali geneticamente distinti, il primo dei quali (Colorado 2013) viene considerato maggiormente patogeno del secondo (OH851) entrato successivamente. Le perdite produttive legate alla mortalità e alla riduzione degli incrementi ponderali hanno determinato notevoli danni economici tanto da mettere a dura prova il settore suinicolo Nordamericano, che si stima aver perduto in un anno circa il 25% della propria produzione.

In Nord-America, accanto al PEDV, è stato identificato e ritenuto co-responsabile dei quadri clinici osservati un secondo coronavirus suino (un Deltacoronavirus), geneticamente separato dal PEDV, segnalato per la prima volta a Hong Kong nel 2011. A oggi, il Porcine Delta Coronavirus (PDCoV) è stato identificato negli USA in oltre 240 aziende in 14 stati, spesso in associazione al PEDV, ed alcuni focolai sono stati registrati anche in Canada (Ontario). Non è tuttavia noto il reale ruolo di questo virus nell’eziopatogenesi delle enteriti acute osservate.

Negli ultimi mesi del 2014 la PED è stata segnalata in Germania, Olanda, Francia, Spagna e Ucraina e i ceppi responsabili sono stati identificati come geneticamente correlati allo stipite USA OH851 a moderata patogenicità.

Situazione in Italia

In Italia la PED è presente sin dai primi anni ’90. La sua diffusione è andata aumentando con il contemporaneo declino dei casi di Gastroenterite Trasmissibile (TGE), l’altra enterite da Coronavirus del suino, largamente diffusa negli anni ’70 e ’80. La prima seria ondata epidemica di PED si è registrata all’inizio degli anni ‘90. Di fatto, dopo la sua comparsa, la PED ha avuto un andamento ciclico con picchi epidemici l’ultimo dei quali risale al periodo 2005-2006 [4]. In particolare nel periodo 1994-2000, l’esame al microscopio elettronico (ME) ha permesso di evidenziare particelle virali riferibili a PEDV in un totale di 296 (14,2%) su 2072 campioni esaminati (Lavazza A, osservazioni personali). Sono quindi stati sviluppati metodi diagnostici di screening e precisamente per la diagnosi virologica una double antibody sandwich (DAS) ELISA basata su anticorpi monoclonali (MAbs) prodotti verso il ceppo di referenza europeo (CV-777) [7; 8] e un’ELISA sierologica, tipo “antigen capture”, sempre basta sull’uso di MAbs, per la identificazione di anticorpi specifici [9]. Per una diagnosi di conferma si è utilizzata la tecnica di Reverse transcriptase-polymerase chain reaction (RT-PCR) descritta da Kim et al. [10] che utilizza primers per il gene S. Nel periodo 2008-2014 il riscontro di positività virologiche in forma costante ma sporadica indicava una situazione presumibilmente caratterizzata da una consistente immunità di popolazione. Ne è prova il fatto che positività virali sono state identificate nelle stesse aziende anche a distanza di tempo (1-3 anni).

Su 1756 conferimenti in sette anni, i casi totali sono stati 73 in 60 aziende (Tabella 1). Nel corso del 2014 sono stati identificati due soli casi di PED, mentre dalla fine di dicembre/inizio di gennaio 2015 a oggi (31/3/2015) sono stati conferiti all’IZSLER e diagnosticati 74 focolai di PED ma il dato è in continua evoluzione; di questi la stragrande maggioranza in Lombardia (provincie di BS, MN, LO, CR, BG, MI) e pochi altri nel resto d’Italia (2 in Piemonte e 1 ciascuno Calabria, Abruzzo, Emilia Romagna e Marche) (Figura 2).

Dai sopraluoghi e dalle schede anamnestiche raccolte nel corso dei focolai, la clinica e la sintomatologia di questa nuova epidemia risultano sovrapponibili con quanto osservato negli scorsi anni. Tuttavia, a differenza dei ceppi PEDV identificati fino al

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2012, il virus responsabile di questi focolai (2014-2015) è geneticamente simile al ceppo americano OH851, che, come già ricordato, è considerato meno aggressivo e grave rispetto a quello a elevata virulenza che è primariamente comparso in USA e Canada e che ha causato i gravi danni descritti. Le indagini sierologiche effettuate dapprima nel 2007 [9] e poi sporadicamente negli anni successivi avvalorano l’ipotesi di una presenza endemica della malattia. Più di recente, proprio sulla spinta delle notizie provenienti dagli USA, si è avviata un’indagine volta a verificare la siero-prevalenza in aziende della Pianura che ha confermato, in via preliminare, la presenza di un certo numero di aziende positive con prevalenze estremamente variabili all’interno di ciascuna azienda.

Le indagini biomolecolari sui ceppi PEDV identificati sono state realizzate utilizzando diversi protocolli:

a) un metodo “Pan-Coronavirus” [11] che permette di rilevare e identificare le diverse specie virali appartenenti alla famiglia Coronaviridae incluso anche il nuovo Deltacoronavirus, fino ad oggi non segnalato in Europa;

b) metodiche PCR specifiche per amplificare porzioni rispettivamente della RNA polimerasi RNA-dipendente (RdRp) (530 nt), e della proteina di matrice M (555nt) dei soli coronavirus suini (PEDV e TGEV) e

c) la già citata metodica di RT-PCR descritta da Kim et al. [10] per l’amplificazione di una porzione (651nt) della proteina esterna S1 del PEDV.

La maggior parte dei risultati di tali prove molecolari sono poi stati posti a confronto con quanto ottenuto utilizzando Real Time RT-PCR commerciali (kit PED/TGE/

Tabella 1. Casi di PED diagnosticati dal 2008 al 2014 in Italia

Anno n° esaminati n° casi positivi n° aziende positive

2008 252 4 3

2009 193 23 16

2010 157 21 19

2011 204 9 9

2012 373 10 9

2013 294 4 2

2014 283 2 2

Totale 1756 73 60

Figura 2.Diffusione della PED in Italia durante

il periodo 1/1/2015 – 31/3/2015

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PDCV, Tetracore, USA). Inoltre, è stata condotta un’analisi filogenetica dei prodotti amplificati e sequenziati di 26 differenti campioni positivi identificati dal 2006 al 2013, oltre ovviamente a tutti i ceppi identificati nel 2014 e 2015, posti a confronto con sequenze di PEDV depositate in GenBank. I dati di analisi genetica dei 26 ceppi raccolti fino al 2013 indicano un’elevata variabilità e individuano 2 cluster genetici temporalmente separati (2006-2009 e 2009-2012) e distinti dai ceppi circolanti in altri paesi ed al capostipite CV777 (Boniotti B., osservazioni personali). L’analisi filogenetica dei ceppi responsabili dei focolai del 2014-2015 indica che non solo sono diversi dai ceppi che sono circolati in Italia negli anni 2006-2009 e 2009-2012, ma geneticamente molto simili al ceppo tedesco 2014 descritto da Hanke et al. [12] e al ceppo USA OH851 considerato a bassa patogenicità.

Misure di controllo e sorveglianza negli allevamenti

La DG-Sanco ha posto uno specifico quesito all’EFSA che, nell’ottobre 2014 ha prodotto una opinion sulla valutazione del rischio d’introduzione di PEDV e PDCoV in Europa e le possibili conseguenze sul settore suinicolo europeo, indicando nel contempo possibili strategie di prevenzione e controllo [13].

Durante l’attuale epidemia, le verifiche eseguite sui fattori di rischio e sulle misure di biosicurezza esterna hanno evidenziato carenze soprattutto nella gestione della movimentazione degli animali vivi e nel controllo dell’accesso di personale, visitatori e operatori esterni. Il carico e scarico di animali all’interno del perimetro aziendale spesso non sono sufficientemente garantiti da un’adeguata e corretta procedura di circolazione, pulizia e disinfezione dei mezzi di trasporto. Inoltre, in caso di inadeguatezza della zona filtro il personale, visitatori e operatori non vengono obbligati a indossare indumenti e calzature dedicate o monouso.

Le indagini epidemiologiche, ancora in corso, non hanno permesso di stabilire l’origine dell’infezione. Tuttavia, pur considerando l’attuale situazione di presenza epidemica della PED nel continente Americano e nell’Est Asiatico, va tenuto conto che la PED nel nostro Paese è stata diagnosticata fin dagli anni ’90 con picchi periodici di incidenza e non è mai di fatto “scomparsa”. Pertanto, se da un lato nessuna ipotesi va a priori scartata nella ricerca e definizione dei fattori di rischio che favoriscono la trasmissione dell’infezione, dall’altro è chiaro che solo la rigida applicazione di protocolli di biosicurezza sia interna che esterna permettono di minimizzare i principali fattori di rischio nella diffusione della patologia quali il trasporto, il controllo dei vettori (piano di derattizzazione) e la gestione dei liquami, impedendo o limitando così il diffondersi dell’infezione. L’approccio al controllo della malattia va basato sostanzialmente sulla sorveglianza attiva e sulla diagnosi rapida condotta tramite ELISA e PCR dalle feci e dal monitoraggio anticorpale di un campione statisticamente rappresentativo dei suini in allevamento.

Il piano di sorveglianza negli allevamenti suini prevede il controllo sistematico di laboratorio su tutte le forme acute di enterite con raccolta di anamnesi dettagliata d’allevamento, esame anatomo-patologico di animali deceduti con sintomatologia specifica, identificazione di animali colpiti e prelievo di campioni di feci e/o contenuti intestinali di soggetti con sintomatologia clinica. Il sospetto di PED si deve avanzare quando compare improvvisamente una forma enterica caratterizzata da diarrea liquida e profusa e diffusione rapida tra suini dello stesso settore e tra capannoni contigui. Normalmente la morbilità è molto elevata (80-100%) mentre la mortalità è molto bassa o assente nei riproduttori e nei grassi ed elevata nei suinetti sottoscrofa e in svezzamento. Un episodio sospetto si può considerare accertato quando si ha un riscontro di laboratorio con evidenziazione di positività per coronavirus. Alla conferma della diagnosi diretta, si procede con due campionamenti di sangue a distanza di 28 giorni al fine di verificare la risposta immunitaria degli animali e assicurarsi che il virus sia circolato nei diversi settori aziendali.

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Bibliografia

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--A cura di:Giacomini E., Cerioli M., Boniotti M.B., Lelli D., Papetti A., Zanoni M., Moreno A., Alborali G.L., Lavazza A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lombardia Emilia Romagna “Bruno Ubertini”

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DATI ALLA MANOData elaborazione: 20 aprile 2015

Numero di focolai notificati in SIMAN nel 1° trimestre 2015

Malattia Gennaio Febbraio Marzo Totale FocolaiAgalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 6 3 4 13Anemia infettiva degli equini 2 3 5Artrite / encefalite delle capre (CAE) 2 2 4Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 36 37 56 129Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 23 27 4 54Influenza Aviaria ‐Bassa patogenicità nel pollame 1 1 1 3Leptospirosi animali 3 1 4Leucosi bovina enzootica 3 1 2 6Maedi‐visna 2 2Mal rossino 1 2 3Malattia di Newcastle 1 1Mixomatosi dei conigli e delle lepri 2 2Paratubercolosi 1 1Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini 1 1Peste americana 3 3Peste Suina Africana 12 3 3 18Rickettsiosi (febbre Q) 1 1 2Rinopolmonite 1 1 2Salmonellosi aviare non tifoidee 2 2 3 7Salmonellosi delle varie specie animali 2 2Salmonellosi ovina 6 1 2 9Scrapie 1 1Sindrome respiratoria riproduttiva (PRRS) 1 1Tubercolosi Bovina 27 24 16 67

Numero di focolai notificati in SIMAN nel I trimestre 2015

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Aprile 2015 Numero 20

13 Dati alla mano

Regione Malattia Gennaio Febbraio Marzo Totale FocolaiBrucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 1 1 3Leucosi bovina enzootica 1 1Tubercolosi Bovina 2 2Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 2 1 4Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 2 1 3Scrapie 1 1

BOLZANO Salmonellosi delle varie specie animali 1 1Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 11 12 15 38Tubercolosi Bovina 1 1Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 2 5 13 20Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 2 3Leucosi bovina enzootica 2 2Tubercolosi Bovina 8 4 1 13Mal rossino 1 1 2Rinopolmonite 1 1Salmonellosi aviare non tifoidee 2 2Leptospirosi animali 1 1Malattia di Newcastle 1 1Anemia infettiva degli equini 2 2 4Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 1Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 10 2 12Rickettsiosi (febbre Q) 1 1Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1Salmonellosi ovina 1 1Tubercolosi Bovina 1 1 1 3Leptospirosi animali 1 1Salmonellosi aviare non tifoidee 2 2

MARCHE Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1MOLISE Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 1 1 2PIEMONTE Tubercolosi Bovina 1 1

Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 3 2 3 8Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 13 9 22Leucosi bovina enzootica 2 1 3Tubercolosi Bovina 2 2 1 5Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 5 3 4 12Artrite / encefalite delle capre (CAE) 2 2 4Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 1Leptospirosi animali 1 1Maedi‐visna 2 2Mal rossino 1 1Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini 1 1Peste Suina Africana 12 3 3 18Salmonellosi ovina 3 1 4Sindrome respiratoria riproduttiva (PRRS) 1 1Anemia infettiva degli equini 1 1Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini 18 13 22 53Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 3 4 7Tubercolosi Bovina 13 16 13 42Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 4 1 5Influenza Aviaria ‐Bassa patogenicità nel pollame 1 1Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1Rinopolmonite 1 1Salmonellosi ovina 2 1 1 4Agalassia contagiosa degli ovini e dei caprini 1 1Leptospirosi animali 1 1Mixomatosi dei conigli e delle lepri 1 1Paratubercolosi 1 1Peste americana 1 1

UMBRIA Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) 1 1Influenza Aviaria ‐Bassa patogenicità nel pollame 1 1 2Peste americana 2 2Rickettsiosi (febbre Q) 1 1Salmonellosi aviare non tifoidee 1 1Salmonellosi delle varie specie animali 1 1

SARDEGNA

SICILIA

TOSCANA

TRENTO

VENETO

Numero di focolai notificati dalle Regioni in SIMAN nel I trimestre 2015

ABRUZZO

BASILICATA

CALABRIA

CAMPANIA

EMILIA ROMAGNA

FRIULI VENEZIA GIULIA

LAZIO

LOMBARDIA

PUGLIA

Numero di focolai notificati dalle Regioni nel 1° trimestre 2015

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14 Dati alla mano

Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel 1° trimestre 2015

Malattia Animali coinvolti Capi presenti Capi malati Capi morti Capi abbattuti Capi distruttiAgalassia contagiosa degli ovini e dei caprini Ruminanti 4580 1428 1 2 0Anemia infettiva degli equini Equidi 39 5 1 0 0Artrite / encefalite delle capre (CAE) Ruminanti 866 455 0 0 0Brucellosi dei bovini, dei bufalini, degli ovini, dei caprini e dei suini

Ruminanti 13202 796 5 688 1

Febbre Catarrale degli ovini (Bluetongue) Ruminanti 6373 95 1 0 0Pollame 40 1 0 40 40Uccelli 285 12 0 285 165Carnivori Domestici 1 1 1 0 0Suidi 5657 17 0 0 0

Leucosi bovina enzootica Ruminanti 524 8 0 5 0Maedi‐visna Ruminanti 315 31 1 0 1Mal rossino Suidi 20560 48 0 5 0Malattia di Newcastle Uccelli 150 1 1 0 0Mixomatosi dei conigli e delle lepri Lagomorfi 23 2 1 3 0Paratubercolosi Ruminanti 160 2 0 2 0Pasteurellosi dei bovini, dei bufalini (barbone), dei suini e degli ovini

Ruminanti 270 5 1 0 0

Peste americana Api 8 3 0 2 2Peste Suina Africana Suidi 62 44 12 36 37Rickettsiosi (febbre Q) Ruminanti 613 16 0 0 0Rinopolmonite Equidi 96 8 2 0 2

Pollame 328549 229117 282 84277 22559Uccelli 14727 14727 0 0 0Pollame 306 1 0 306 306Ruminanti 21 1 0 0 0

Salmonellosi ovina Ruminanti 5425 73 2 0 0Scrapie Ruminanti 221 1 0 0 0Sindrome respiratoria riproduttiva (PRRS) Suidi 162 20 0 0 0Tubercolosi Bovina Ruminanti 7333 542 0 282 1

Animali coinvolti da focolai notificati in SIMAN nel I trimestre 2015

Influenza Aviaria ‐Bassa patogenicità nel pollame

Salmonellosi aviare non tifoidee

Salmonellosi delle varie specie animali

Leptospirosi animali

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15 Dati alla mano

UNO SGUARDO ALLE MAPPELa distribuzione geografica delle principali malattie animalinotificate in SIMAN nel I trimestre 2015

Anemia infettiva equini

Bluetongue

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16 Uno sguardo alle mappe

Influenza Aviaria, bassa patogenicità

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Peste Suina Africana

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17 Uno sguardo alle mappe

Negli ultimi mesi del 2014, l’Europa è stata interessata da una serie di focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (Highly Pathogenic Avian Influenza - HPAI) sostenuti da virus appartenenti al sottotipo H5N8 in particolare nel Regno Unito, Olanda e Germania. Nel dicembre 2014, un virus H5N8 ad alta patogenicità è stato identificato anche in un allevamento di tacchini da carne nel nord est Italia, situato in un’area umida caratterizzata dalla maggior concentrazione di acquatici svernanti a livello nazionale (Bodini, 2000). Fino al 15 gennaio 2015 in Europa sono stati confermati 9 focolaio sostenuti dal ceppo H5N8 ad alta patogenicità, 8 in allevamenti industriali di pollame e uno in uno zoo (Figura 1, Tabella 1).

Dati raccolti nel 2013

1. Dati umaniI dati umani riportati nell’EUSR 2013 sono stati raccolti dall’ECDC nell’ambito del programma delle malattie alimentari e delle zoonosi dal Sistema di sorveglianza europeo (TESSy), gestito dall’ECDC. TESSy è una piattaforma informatica, attiva da aprile 2008, dove sono registrati i dati di 52 malattie e di particolari situazioni sanitarie.

2. Dati su alimenti, animali e mangimi

Nel 2013, i dati sono stati raccolti in forma obbligatoria per i seguenti otto agenti zoonotici in animali, alimenti e mangimi: Salmonella, Campylobacter, Listeria monocytogenes, Escherichia coli verocitotossico(VTEC), Mycobacterium bovis, Brucella, Trichinella ed Echinococcus. Inoltre, sulla base della situazione epidemiologica negli Stati membri, sono stati raccolti dati sui seguenti agenti zoonotici: Yersinia, Toxoplasma, Lyssavirus, Coxiella burnetii, West Nile virus (WNV), Cysticercus, Francisella, Chlamydia e Sarcocystis, e Bacillus. Nell’EUSR 2013 sono presentati i dati degli otto agenti zoonotici e anche di rabbia, Toxoplasma, Febbre Q, WNV, Yersinia, Francisella, Cysticercus e Sarcocistis.

3. Dati sui focolai di tossinfezione alimentare

Ventiquattro Paesi membri e tre Paesi non membri hanno riportato dati sui focolai di tossinfezione alimentare nel 2013. Bulgaria, Cipro, Italia e Lussemburgo non hanno riportato dati sui focolai.

INTORNO A NOII principali avvenimenti di interesse epidemiologico in questi ultimi mesi in Unione Europea ed in altri Paesia noi vicini

Il rapporto comunitario dell’EFSA sull’andamento delle zoonosi, degli agenti zoonotici e dei focolai di tossinfezione alimentare nel 2013

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18 Intorno a noi

Risultati

Nell’EUSR 2013 presenta le informazioni più rilevanti sulle zoonosi e le epidemie di origine alimentare nell’Unione europea nel 2013. E’ importante notare che tutti i risultati presentati nel rapporto devono essere considerati con attenzione, dato che i piani di monitoraggio e di sorveglianza per la maggior parte degli agenti zoonotici non sono armonizzati tra Stati membri. Infatti, i dati presentati possono derivare da piani di campionamento non pianificati dal punto di vista statistico, e pertanto, possono non rappresentare accuratamente la situazione nazionale sulle zoonosi. Quindi i risultati in genere non sono direttamente comparabili tra Stati membri e talvolta persino tra anni differenti in uno stesso Paese.

1. Uomo

I tassi di notifica delle zoonosi nei casi umani confermati sono mostrati in figura 1.

I casi di salmonellosi nell’uomo mostrano un trend in diminuzione con 82.694 casi confermati nel 2013, sebbene la Salmonella resti il principale agente di focolai di tossinfezione alimentare rappresentando il 22,5% del numero totale di focolai. S. Enteritidis e S. Typhimurium sono i sierotipi maggiormente riportati (39,5 e 20,2% rispettivamente). Il numero di casi dovuti ad S. Enteritidis continua a diminuire, con 4.760 casi nel 2013 e con una riduzione dei casi confermati del 19,3% rispetto al 2011. Nel biennio 2011-2013, i casi di S. Typhimurium sono diminuiti del 26%. I casi dovuti a S. Typhimurium variante monofasica con formula antigenica 1,4,[5],12:i:-, invece, sono aumentati del 68,8%. La continua diminuzione del numero di casi di salmonellosi nell’uomo è probabilmente legata alla applicazione da parte dei MSs dei piani di controllo delle salmonellosi nel pollame della specie Gallus gallus, sebbene anche altre misure di controllo lungo la catena alimentare abbiano contribuito a tale riduzione.

Per quanto riguarda gli altri sierotipi, la S. Infantis, il quarto sierotipo più comune, è aumentata nei Paesi europei e in quelli dell’area economica europea (EEA) del 26,5% rispetto al 2011. Diversi Paesi hanno contribuito a questo aumento, tra cui la Germania, dove sono stati riportati 267 casi, dovuti ad un focolaio legato al consumo di prodottti a base di carne di maiale consumati crudi (Schroeder et al., 2014). La S.

Figura 1.Tassi di notifica delle zoonosi in casi umani confermati (b, c) nell’UE nel 2013. Fonte: EUSR 2013 (EFSA Journal 2015; 13 (1): 3991)

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19 Intorno a noi

Derby, il quinto sierotipo più comune, è stata responsabile di due focolai nel 2013, uno in Germania, dovuto al consumo diffuso di carne di maiale cruda fermentata (teewurst) ed uno in Francia, dovuto a causa di contaminazione crociata di carne (di manzo e di maiale) durante la preparazione di un pasto.

Il numero di casi confermati di campilobacteriosi nell’uomo in UE nel 2013 è di 214.779 (figura 1) (di cui 1178 casi in Italia). I decessi sono aumentati da 31 nel 2012 a 56 nel 2013, con un tasso di letalità dello 0,05% (informazione fornita dal 52,9% dei Paesi) con il tasso più alto negli ultimi cinque anni (media 2009-2012: 0,03%). Di questi 56, 33 decessi si sono verificati nel Regno Unito.

Nel 2013, 27 Paesi membri hanno riportato 1763 casi confermati di listeriosi umana (di cui 191 decessi): il più alto tasso di notifica si è osservato in Finlandia, Spagna, Svezia e Danimarca (rispettivamente 1,12, 1,00, 0,97 and 0,91 casi per 100.000 abitanti). Sette Paesi membri e la Norvegia hanno riportato l’informazione relativa al sierotipo di L. monocitogenes: i sierotipi più comuni sono stati 1/2a (57,5 %) e 4b (34,3 %), seguiti dai sierotipi 1/2b (6,4 %), 1/2c (1,4 %), 3a e 3b (entrambi 0,2 %).

Per quanto riguarda VTEC, sono stati notificati in UE 6.112 casi, di cui 6.043 confermati. Si è evidenziato un andamento stagionale negli anni 2009-2013, con più casi notificati nei mesi estivi. Un picco nell’estate 2011 è stato attribuito al focolaio dovuto a E.coli produttore di shigatossine (STEC)/VTEC O104:H4, associato al consumo di germogli crudi contaminati, che ha colpito oltre 3.800 persone in Germania e altre persone in altri 15 Paesi (EFSA and ECDC, 2013). Nei due anni successivi al focolaio, il numero di casi dovuti a VTEC in UE si è tenuto alto, dovuto al possibile effetto della aumentata consapevolezza.

La figura 1 mostra i tassi di notifica dei casi umani confermati dovuti ad altri agenti zoonotici. La yersiniosi è la terza zoonosi più riportata in UE nel 2013: i suini sono ritenuti reservoir della Yersinia e i prodotti a base di carne suina sono considerati la fonte più importante della infezione da Y.enterocolitica nell’uomo. In totale, sono stati riportati 250 casi di febbre da virus della West Nile nell’uomo in UE, di cui 186 confermati. Come negli anni precedenti, la Grecia ha avuto il tasso di notifica più alto (0,78 casi per 100.000 abitanti). Un caso di rabbia è stato riportato dai Paesi Bassi: si tratta di un uomo di 51 anni esposto ad una fonte ignota ad Haiti.

Per quanto riguarda i parassiti, 811 casi di echinococcosi, di cui 794 confermati dal laboratorio, sono stati riportati in UE: sono state riportate all’ECDC sotto la voce generica di “echinococcosi” sia la forma cistica che alveolare, causate da E. granulosus ed E. multilocularis rispettivamente, dato che la definizione di caso in UE non differenzia tra le due forme cliniche della malattia. Sono stati riportati inoltre 256 casi di trichinellosi, di cui 217 confermati dal laboratorio: il più alto tasso di notifica è stato riportato in Romania, Lettonia e Bulgaria (0,58, 0,54 and 0,49 casi per 100.000 abitanti, rispettivamente); questi tre Paesi hanno rappresentato il 75,1% di tutti i casi confermati riportati nel 2013. Un aumento è stato osservato in Germania a causa di un focolaio causato da salsicce di carne cruda di cinghiale positive per Trichinella che accidentalmente entrate nel mercato tedesco (Schink et al., 2014).

2 Alimenti, animali e mangimi (principali risultati)

I criteri microbiologici per la Salmonella previsti dal Regolamento (CE) n 2073/2005 (rivisto dai Regolamenti (CE) n 1441/2007 e 1086/2011) sono in vigore dal 1 ° gennaio 2006. Il Regolamento prescrive i requisiti di campionamento e di analisi, e fissa i limiti per la presenza di Salmonella in specifiche categorie di alimenti. Nel EUSR 2013 è stato fatta una valutazione della conformità ai criteri a livello UE per il periodo 2011-2013 ed è riassunta nella figura 2.

3. Alimenti, animali e mangimi (principali risultati)

I criteri microbiologici per la Salmonella previsti dal Regolamento (CE) n 2073/2005 (rivisto dai Regolamenti (CE) n 1441/2007 e 1086/2011) sono in vigore dal 1 ° gennaio 2006. Il Regolamento prescrive i requisiti di campionamento e di analisi, e fissa i limiti per la presenza di Salmonella in specifiche categorie di alimenti. Nel EUSR 2013 è stato fatta una valutazione della conformità ai criteri a livello UE per il periodo 2011-2013 ed è riassunta nella figura 2. Come negli anni precedenti, il più alto livello di non conformità si è verificato in alimenti a base di carne, in particolare carne macinata e preparazioni di carne e prodotti a base di carne di pollame destinati ad essere cotti prima del consumo. Poche le non conformità nei prodotti a base di carne, carne macinata e preparati di carne destinati ad essere consumati crudi.

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Figura 2.Percentuale di unità (campioni singoli e partite) non conformi ai criteri microbiologici per Salmonella in UE, 2011-2013

Tuttavia, la presenza di Salmonella nella carne destinata ad essere consumata cruda è di particolare importanza, dato il rischio che tali prodotti possono comportare per la salute umana. Per quanto riguarda S. Enteritidis e S. Typhimurium (compresa la variante monofasica S. Typhimurium con formula antigenica 1,4, [5], 12: i:-) in carni fresche di pollame la non conformità riportata è diminuita nel 2013 dal 0,5% al 0,2% in campioni singoli e dal 0,7% al 0,2% in lotti, un risultato molto incoraggiante, indice che il continuo investimento da parte dei Paesi membri nel controllo della Salmonella sta dando risultati evidenti.

Per quanto riguarda la Salmonella nel pollame, il regolamento (CE) 2160/2003 obblica gli Stati membri ad istituire programmi di controllo nazionali nel pollame e nei suini per i sierotipi di Salmonella che sono considerati di particolare importanza per la salute pubblica. Le popolazioni animali da porre sotto controllo includono gruppi di riproduzione, le galline ovaiole, i polli da carne e di allevamento della specie Gallus gallus e i tacchini da ingrasso. I programmi di controllo nazionali delle salmonellosi sono stabiliti per raggiungere in UE gli obiettivi di riduzione della prevalenza di Salmonella in tali popolazioni di animali a livello di produzione primaria. La maggior parte degli Stati Membri ha raggiunto gli obiettivi di riduzione della prevalenza nei gruppi da riproduzione, galline ovaiole e polli da carne della specie Gallus gallus e negli allevamenti di tacchini nel 2013, con un aumento del numero di Stati Membri che hanno raggiunto gli obiettivi rispetto al 2012. La prevalenza a livello UE di sierotipi oggetto dei piani di controllo è stata ulteriormente ridotta in tutte le popolazioni di pollame, indicando che si stanno facendo ancora progressi nella lotta contro questi sierotipi di Salmonella.

I dati sulla Salmonella nei mangimi raccolti dagli Stati Membri sono generati da diversi programmi di sorveglianza mirata così come da campionamento casuale di alimenti per animali domestici e importati. Il livello complessivo di contaminazione da Salmonella in materie prime per mangimi su animali e vegetali nel 2013, è basso, con il 1,4% di campioni positivi su 15.315 campioni esaminati; la più alta percentuale di campioni positivi è stata segnalata per la categoria “materia prima per mangimi a base di semi o di frutta”, soprattutto derivati della colza, derivati della soia (fagioli) , derivati di semi di girasole e cotone.

Nel 2013, poco sopra il 30% dei campioni analizzati di carne fresca di pollo è stata trovata positiva per Campylobacter; inoltre, circa il 20% dei campioni di polli da

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carne testati sono stati trovati positivi. L’EFSA ha stimato che i benefici per la salute pubblica del controllo del Campylobacter nella produzione primaria è maggiore di interventi messi in atto in un momento successivo della catena alimentare a causa della diffusione di Campylobacter dai polli da carne all’uomo attraverso vie di trasmissione diverse dal consumo di carne di pollo. Attuazione di rigorose misure di biosicurezza nella produzione primaria, seguite da Buona prassi igienica (GMP) / HACCP alla macellazione dovrebbe essere in grado di ridurre la prevalenza nei polli da carne e la proporzione di carcasse contaminate durante la macellazione (EFSA BIOHAZ, 2011).

La Listeria monocytogenes è un germe diffuso nell’ambiente e quindi una vasta gamma di prodotti alimentari può essere contaminata. Per la sicurezza sanitaria, alimenti che non superino il livello di 100 CFU/g sono considerati a rischio trascurabile. Pertanto, il criterio microbiologico dell’UE per L. monocytogenes in alimenti pronti per il consumo (RTE) è pari a ≤ 100 CFU / g per i prodotti RTE posti sul mercato. Come negli anni precedenti e in linea con i risultati del monitoraggio coordinato UE sulla prevalenza di L. monocytogenes in alcuni alimenti pronti al dettaglio (EFSA, 2013a), la percentuale di campioni positivi al dettaglio è stata più alta in prodotti ittici (pesce affumicato principalmente) , seguiti da formaggi a pasta molle e semi-molle, prodotti RTE a base di carne e formaggi a pasta dura. Diversi SM hanno riportato l’isolamento di Listeria dagli animali. La maggior parte dei campioni testati sono di bovini, capre e pecore, ma Listeria è stata anche isolata da polli, maiali, cani, volpi, cavalli. La Carne bovina contaminata è considerata una delle principali fonti di infezioni di origine alimentare da VTEC nell’uomo. Nel 2013, 12 Stati membri hanno trasmesso dati su VTEC in carni bovine fresche e proporzioni basse di campioni sono risultate positive per VTEC e per VTEC O157. Diversi sierogruppi VTEC, compresi quelli segnalati da isolati umani, sono stati riportati sia in bovini che in piccoli ruminanti e nella loro carne, il che indica che entrambe le specie animali possono essere i serbatoi di una vasta gamma di ceppi VTEC che sono virulenti per l’uomo.

Risultati positivi per Yersinia (soprattutto Y. enterocolitica) sono stati riportati in carne di maiale e prodotti derivati e anche nella carne bovina e nel latte vaccino crudo destinato al consumo umano diretto. Risultati positivi sono stati segnalati anche in altre specie animali, compresi gli animali selvatici, bovini, pecore, capre, cani, gatti, solipedi, ecc. Secondo il parere pubblicato dal gruppo BIOHAZ nel 2007 (EFSA, 2007c), la maggior parte dei ceppi di Y. enterocolitica patogeni per l’uomo in Europa appartengono biotipo 4 (sierotipo O: 3), seguiti da biotipo 2 (sierotipo O: 9 e O: 5,27).

La Trichinella è diffusa in gran parte d’Europa: nel complesso 19 Stati Membri e due Stati non membri ha riportato risultati positivi. Tradizionalmente, la carne di maiale è stata una delle principali fonti di infezione da Trichinella negli esseri umani (Pozio e Murrell, 2006). Nell’UE, tutti i suini sono sottoposti a ispezione ufficiale delle carni al momento della macellazione conformemente al Regolamento (CE) n 2075/2005; solo suini macellati per auto-consumo, non sono inclusi nel Regolamento. Solo nove Stati Membri hanno riportato Trichinella nella carne di maiale nel 2013 con una prevalenza globale nell’UE dello 0,0002%; sono risultati positivi principalmente suini allevati in condizioni abitative non controllate. L’EFSA ha identificato questo tipo di sistema di produzione come il principale fattore di rischio singolo per le infezioni da Trichinella nei suini domestici. Al contrario, il rischio di infezione da Trichinella nei suini in condizioni ufficialmente riconosciute di stabulazione controllata è considerato trascurabile (EFSA, 2011). La maggior parte degli esseri umani s’infetta col consumo di carni di maiale o di cinghiale poco cotta che non sono state sottoposte a ispezione post-mortem e campionamento per la ricerca larve di Trichinella spp. La Trichinella è stata riportata nella fauna selvatica da alcuni Stati membri dell’Europa settentrionale e orientale.

Il Toxoplasma è stato segnalato dagli Stati membri in suini, ovini, caprini, cinghiali e cervi cacciati, durante il periodo 2011-2013. Negli stessi anni, risultati positivi sono stati anche rilevati in gatti (ospiti naturali del parassita), bovini e cani, così come in molti altri animali, il che indica l’ampia diffusione del parassita tra le diverse specie di animali da allevamento, domestici e nella fauna selvatica.

Per quanto riguarda la febbre Q, 14 Stati Membri hanno riportato animali positivi per C. burnetii, che dimostra che l’agente patogeno è ampiamente diffuso in Europa. Risultati positivi sono stati rilevati nel bestiame e pecore, in capre e in un allevamento suino. I dati riportati si basano per lo più su un campionamento su sospetto dovuto a un aumento di aborti negli animali e i metodi utilizzati per l’identificazione del parassita sono in gran parte test sierologici come ELISA o immunofluorescenza (IFA) o metodi di identificazione diretti come PCR real time.

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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

22 Intorno a noi

3. Focolai di tossinfezione alimentare

La notifica di focolai di tossinfezione alimentare indagati è obbligatoria per Stati membri dell’UE partire dal 2003. Dal 2007, sono state utilizzate specifiche tecniche armonizzate per la segnalazione dei focolai di origine alimentare a livello UE. Dal 2010, le specifiche sono state riviste e la vecchia distinzione tra ‘focolaio verificato’ e ‘focolaio possibile’ per le epidemie di origine alimentare è stata abbandonata. I focolai sono stati quindi classificati come aventi ‘forte evidenza’ o ‘debole evidenza’ sulla base della forza delle prove dell’implicazione di un veicolo alimentare sospetto. I dati dal 2013 forniscono informazioni sul numero totale dei focolai di tossinfezione alimentare segnalati e attribuiti a diversi agenti causali, tra cui epidemie di origine alimentare per cui l’agente eziologico è sconosciuta. Nel 2013, 5.196 focolai di tossinfezione alimentare (sia con evidenza debole che forte) sono stati riportati da ventiquattro Stati Membri. Un totale di 839 focolai con forte evidenza è stato riportato da ventuno Stati Membri, che rappresenta il 16,1% del numero totale di focolai di tossinfezione alimentare registrati nel 2013. La distribuzione delle epidemie di origine alimentare negli Stati membri e non membri e in base all’alimento implicato sono mostrate in figura 3 e figura 4, rispettivamente.

Figura 3.Distribuzione dei focolai di tossinfezione alimentare nei Paesi Membri e non membri nel 2013

Figura 4.Distribuzione dei focolai con forte evidenza per veicolo alimentare in UE nel 2013

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Aprile 2015 Numero 20

23 Intorno a noi

Bibliografia

1. Bodini, A., 2000. A Multimethodological Approach for the Sustainable EFSA and ECDC (European Food Safety Authority and European Centre for Disease Prevention and Control), 2015. The European Union Summary Report on Trends and Sources of Zoonoses, Zoonotic Agents and Food-borne Outbreaks in 2013. EFSA Journal 2015;13(1):3991, 162 pp. doi:10.2903/j.efsa.2015.3991

2. EFSA and ECDC (European Food Safety Authority and European Centre for Disease Prevention and Control), 2013. The European Union summary report on trends and sources of zoonoses, zoonotic agents and food-borne outbreaks in 2011. EFSA Journal 2013;11(4):3129, 250 pp. doi:10.2903/j.efsa.2013.3129

3. EFSA (European Food Safety Authority), 2013a. Analysis of the baseline survey on the prevalence of Listeria monocytogenes in certain ready-to-eat (RTE) foods in the EU, 2010-2011 Part A: Listeria monocytogenes prevalence estimates. EFSA Journal 2013;11(6):3241, 75 pp. doi:10.2903/j.efsa.2013.3241

4. EFSA (European Food Safety Authority), 2011. Scientific Report on Technical specifications on harmonised epidemiological indicators for public health hazards to be covered by meat inspection of swine. EFSA Journal 2011;9(10):2371, 125 pp. doi:10.2903/j.efsa.2011.2371

5. EFSA BIOHAZ, CONTAM and AHAW Panels (EFSA Panels on Biological Hazards, on Contaminants in the Food Chain, and on Animal Health and Welfare), 2011. Scientific Opinion on the public health hazards to be covered by inspection of meat (swine). EFSA Journal 2011;9(10):2351, 198 pp. doi:10.2903/j.efsa.2011.2351

6. EFSA (European Food Safety Authority), 2007c. Scientific Opinion of the Panel on BIOHAZ on a request from EFSA on monitoring and identification of human enteropathogenic Yersinia spp. The EFSA Journal 2007, 595, 1- 30.

7. Pozio E and Murrell KD, 2006. Systematics and epidemiology of Trichinella. Advances in Parasitology, 63, 367- 439.

8. Schink SB, Faber M, Mayer-Scholl A, Ziesch C, Schönfelder R, Wichmann-Schauer H, Nöckler K and Stark K, 2014. Rapid information to the public helps to contain trichinellosis outbreak: early post-exposure prophylaxis limits infection after exposure to contaminated raw meat products, Germany, 2013. Proceedings of the European Scientific Conference on Applied Infectious Disease.

9. Schroeder S, Harries M, Prager R, Rabsch W and Rimek D, 2014. A prolonged outbreak of Salmonella Infantis associated with pork products in central Germany, April to October 2013. Proceedings of the European Scientific Conference on Applied Infectious Disease, Stockholm 5-7 November 2014.

--A cura di:Simona IannettiCentro di referenza per l’epidemiologia veterinaria, la programmazione, l’informazione e l’analisi del rischio - COVEPIIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”

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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

24 Intorno a noi

Il Concetto di One Health: il medesimo approccio del “Lavoro di Squadra”

Sebbene il termine “One Health” (OH) sia stato coniato recentemente, il concetto ad esso correlato è da tempo riconosciuto sia a livello nazionale che a livello globale. Sin dal XVIII secolo i ricercatori avevano osservato delle relazioni tra i processi di malattia degli animali e degli esseri umani, nonostante ciò le due medicine sono state praticate separatamente fino al XX secolo. Un esempio di questa intuizione, a questo proposito, è rappresentato dalla pietra miliare letteraria - “De Bovilla peste” - pubblicato nel 1715 da Giovanni Maria Lancisi, che può essere considerata la testimonianza più importante di gestione olistica nella storia delle malattie animali. Giovanni Maria Lancisi era un medico, archiatra del papa, noto come un anatomico nonché epidemiologo che diede un importante contributo alla medicina veterinaria quando la peste bovina colpì l’Europa nel XVIII secolo. Il suo libro illustra accuratamente le caratteristiche della peste bovina e, soprattutto, sono discusse le misure di controllo applicate e tra le più rilevanti sono state l’introduzione dello stamping out, con istruzioni speciali per l’abbattimento e l’infossamento degli animali colpiti, il divieto di movimentare gli animali colpiti e l’adozione di misure igieniche e politiche adeguate. Sono altresì descritte le relazioni tra la peste del bestiame e le conseguenze dirette sulla popolazione umana quali la povertà e la fame insieme alle azioni intraprese per fronteggiarle. Lancisi, nel suo capolavoro, ha sottolineato il rapporto esistente tra politica e storia da un lato e la peste bovina dall’altro.

Nel corso degli ultimi tempi, grazie al supporto di personalità chiave e di eventi che hanno segnato la storia della medicina unica, il concetto di OH ha conquistato via via maggiori riconoscimenti tra le comunità della sanità animale e della salute pubblica. Il concetto OH riconosce la stretta interconnessione tra la salute dell’uomo e quella del mondo animale proprio a motivo del fatto che non esistendo barriere fisiche, essi vivono e condividono lo stesso ambiente. Nella storia dell’approccio OH si sono alternati una serie di persone ed eventi differenti :

• 1821-1902: Virchow riconosce il legame tra salute umana e animale. Ha coniato il termine “zoonosi” per indicare una malattia infettiva che si trasmette tra esseri umani e animali.

• 1849-1919: William Osler, il padre della patologia veterinaria.• 1947: La Divisione di Sanità Pubblica Veterinaria è istituita al Centro per il Controllo

e la Prevenzione delle malattie (CDC). Al CDC, con questa divisione, sono stati introdotti negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo i principi della salute pubblica veterinaria.

• 1927-2006: Calvin Schwabe conia il termine di “Medicina Unica” e sollecita all’utilizzo di un approccio unificato nella gestione delle zoonosi che utilizzi sia le conoscenze di medicina veterinaria che di medicina umana.

• 2004: La Wildlife Conservation Society pubblica i 12 Principi di Manhattan; 12 approcci prioritari per fronteggiare le minacce sanitarie alla salute umana ed animale.

• 2007: • La American Medical Association approva la risoluzione One Health

promuovendo il partenariato tra medicina umana e medicina veterinaria.• L’approccio One Health è raccomandato in caso di risposta ad eventi

pandemici. I rappresentanti di 111 paesi e 29 organizzazioni internazionali si sono incontrati a New Delhi in India per la Conferenza ministeriale internazionale sull’influenza aviaria e pandemica.

• 2008: • FAO, OIE, e WHO collaborano con l’UNICEF, UNSIC e la Banca Mondiale

allo sviluppo di un quadro strategico comune in risposta al rischio in continua evoluzione di malattie emergenti e ri-emergenti.

• One Health diventa un approccio raccomandato e una realtà politica.• 2009:

• L’ufficio ad hoc del One Health è istituito al CDC.• L’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) ha istituito il

programma per le minacce pandemiche emergenti.• Sono state sviluppate raccomandazioni chiave per il One World, One

Health™.

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Aprile 2015 Numero 20

25 Intorno a noi

• 2010: • La dichiarazione di Hanoi, che raccomanda vasta applicazione dell’approccio

One Health, è approvata all’unanimità. Un totale di 71 paesi e organismi regionali, insieme ai rappresentanti di organizzazioni internazionali, banche di sviluppo ed altre parti interessate, hanno partecipato alla conferenza ministeriale internazionale sull’influenza aviaria e pandemica in Hanoi, Vietnam.

• E’ pubblicato il Concetto Tripartito. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE), e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si sono uniti per pubblicare la nota tripartitica.

• Gli esperti individuano azioni chiare e concrete per spostare il concetto di Salute Unica da una visione puramente teorica verso la sua realizzazione.

• Le Nazioni Unite e la Banca Mondiale raccomandano l’adozione dell’approccio One Health.

• L’Unione europea ribadisce il suo impegno ad operare sotto l’ombrello del One Health.

• 2011: • Il primo Congresso Internazionale sull’approccio One Health si svolge a

Melbourne, Australia.• La prima Conferenza sull’approccio One Health ha luogo in Africa.• Si tiene una riunione ad alto livello tecnico per affrontare i rischi sanitari a

livello di interfaccia Ecosistema-Uomo-Animale e si crea una volontà politica per il movimento One Health.

• 2012: Il Forum Globale sul Rischio sponsorizza il primo vertice sull’approccio One Health.

• 2013: Il secondo Congresso Internazionale sull’approccio One Health si è svolto congiuntamente con la Conferenza di Prince Mahidol.

Il concetto OH non è così nuovo, ma è diventato via via sempre più importante negli ultimi tempi perché molti fattori hanno modificato le interazioni tra gli esseri umani, gli animali e l’ambiente. Questi cambiamenti hanno portato all’emergenza e alla riemergenza di molte malattie. Attualmente, l’uomo deve affrontare molte sfide che richiedono risposte e soluzioni globali, una di queste è rappresentata dalla diffusione di malattie infettive emergenti (EIDs) a partire dalle interfacce tra gli animali, l’uomo e gli ecosistemi in cui essi vivono. Le malattie infettive emergenti possono essere definite come il risultato di nuove infezioni comparse in una popolazione o che erano presenti anche precedentemente la comparsa di malattia ma che si sono verificate con un rapido incremento nell’incidenza o nella distribuzione geografica. L’emergenza e la diffusione delle EIDs sono il risultato di molteplici fenomeni, tra cui la crescita esponenziale delle popolazioni umane e animali, la rapida urbanizzazione, il cambiamento nei sistemi di produzione e di allevamento, lo stretto contatto tra il bestiame e la fauna selvatica, la deforestazione, i cambiamenti negli ecosistemi e la globalizzazione del commercio degli animali e dei prodotti da essi derivati (Tabella 1).

Tabella 1. Principali cause e relative effetti che influenzano l’emergenza e la riemergenza di molte malattie

Fattore (Causa) Cambiamento (Effetto)

Le popolazioni umane sono in crescita ed espandono verso nuove aree geografiche.

Di conseguenza, più persone vivono a stretto contatto con gli animali domestici e selvatici. Il contatto ravvicinato offre maggiori opportunità alle le malattie di passare dagli animali alle persone.

La terra ha conosciuto variazioni climatiche e cambiamenti nell’uso del suolo, come la deforestazione e le pratiche intensive di allevamento.

Le perturbazioni delle condizioni ambientali e degli habitat forniscono nuove opportunità alle malattie di diffondersi tra gli animali.

Viaggi e commercio internazionali sono notevolmente aumentati.

Di conseguenza, le malattie possono diffondersi rapidamente in tutto il mondo.

Uso incontrollato di antimicrobici. La comparsa e la selezione di ceppi resistenti, la scarsa prevenzione delle infezioni e le carenti prassi di controllo contribuiscono ulteriormente a favorire l’insorgenza e la diffusione di agenti patogeni resistenti.

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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

26 Intorno a noi

È intuitivo pensare alle malattie animali quale fattore critico scatenante una serie di effetti, diretti ed indiretti; si può parlare di effetti indiretti in termini di povertà umana e di effetti diretti in termini di morbilità e mortalità significativa nell’uomo. Proprio per questo motivo, le malattie animali, godono di una particolare messa a fuoco da parte dell’approccio OH. A fronte di una popolazione umana che raggiungerà i nove miliardi di persone nel prossimo mezzo secolo, ricercare e trovare nuovi metodi per garantire il sostentamento alimentare, produrre alimenti sicuri da un punto di vista sanitario e secondo criteri sostenibili mediante il miglioramento dei sistemi di allevamento esistenti, diverranno componenti sempre più importanti nell’approccio OH.

Il recente investimento e spostamento verso l’approccio OH nella gestione delle malattie zoonotiche endemiche, le malattie del bestiame in genere e la sicurezza alimentare è un passo necessario e fondamentale per assicurare che questo approccio rimanga rilevante oltre lo spettro delle malattie emergenti. Interventi di sanità pubblica di successo presuppongono la collaborazione della salute umana, della salute veterinaria e la salute ambientale delle comunità. Secondo il CDC, circa il 75% delle malattie infettive emergenti che interessano gli esseri umani sono di origine animale e circa il 60 % di tutti i patogeni che colpiscono l’uomo sono zoonotici. Quello che molti non comprendono che queste malattie non si limitano a provocare danni alla diretti alla salute dell’uomo, lasciano segni collaterali anche lungo il loro tragitto, ad esempio provocando la morte del bestiame, riducendo il numero di operatori sanitari e di educatori, creando disordine politico ed interrompendo o rallentando il progresso dei Paesi in via di sviluppo. La maggior parte dei fattori determinanti di salute, sociali ed ambientali, quali la sicurezza idrica, la biodiversità, i cambiamenti climatici, la giustizia sociale, l’accesso equo alle risorse, l’inquinamento e la pianificazione dell’uso del territorio, sono stati mantenuti al di là del campo d’applicazione di gran parte dei programmi OH, nonostante le loro profonde ripercussioni sulla salute e sul benessere dell’uomo e degli animali. Due fattori potrebbero essere in grado di guidare il focus in modo più preciso sulle malattie animali nell’approccio OH e sono:

1. la volontà di ridurre le perdite economiche e garantire l’accesso ai mercati adempiendo alle condizioni previste dagli obblighi di legge al fine di attestare l’assenza di specifiche malattie del bestiame, e

2. l’investimento di risorse dal settore della sanità pubblica per programmi di ricerca e di controllo delle malattie zoonotiche emergenti.

Per anni l’approccio OH ha concentrato i propri sforzi sul controllo della malattia specifica piuttosto che sulla protezione e promozione della salute. Il concetto di Salute è qualcosa di più che la semplice assenza di malattia. La salute è un riflesso di come gli individui o popolazioni interagiscono con il mondo in cui vivono nel fronteggiare gli stress o i cambiamenti che si verificano; può essere definito come ciò che gli ecologi definiscono “resilienza” ovvero la capacità di un ecosistema di rispondere ad una perturbazione o a disordini resistendo ai danni provocati e ripristinando le condizioni preesistenti rapidamente.

Sebbene il concetto di One Health non fosse nuovo—la teoria è stata sostenuta da William Osler e Rudolf Virchow, il Padre della patologia comparata, e ri-enunciata nella Medicina Veterinaria e Sanità Pubblica di Calvin Schwabe nel 1984—la nostra crescente interdipendenza con gli animali e con i prodotti da essi derivati ha spronato la professione del medico umano e del veterinario a reindirizzare tale approccio. Tale approccio vorrebbe sostenere gli sforzi collaborativi tra molteplici discipline che operano a livello locale, nazionale e globale per poter conseguire le condizioni ottimali di salute per la popolazione umana, animale e per l’ambiente.

I vantaggi di una strategia OH comprendono:

1. Migliorare la salute animale e umana a livello globale attraverso la collaborazione tra tutte le scienze mediche, in particolare tra le professioni mediche veterinarie e umane, al fine di rispondere ai bisogni;

2. Affrontare le nuove sfide globali faccia a faccia attraverso la collaborazione tra più professioni-medicina veterinaria, medicina umana, le condizioni ambientali, la salute della fauna selvatica e la sanità pubblica;

3. Sviluppare centri di eccellenza per l’istruzione e la formazione in settori specifici attraverso una maggiore collaborazione tra università e scuole di medicina veterinaria, medicina umana e sanità pubblica;

4. Accrescere le opportunità professionali per i veterinari;5. Incrementare la conoscenza scientifica per creare programmi innovativi al fine di

migliorare la salute.

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Aprile 2015 Numero 20

27 Intorno a noi

Le azioni contro le malattie a livello di interfaccia animale-uomo-ecosistema devono essere basate sulla prevenzione. Prevenire il superamento delle barriere degli ecosistemi da parte delle malattie, richiede l’esistenza di sistemi di sorveglianza efficaci, concentrandosi su tutti gli ecosistemi coinvolti o potenzialmente interessati ed una appropriata cooperazione multidisciplinare ed intersettoriale. Durante le attività previste dalla sorveglianza, a livello di interfaccia animale-uomo-ecosistemi, e soprattutto nella fase di definizione delle attività finalizzate a prevenire il superamento dei confini degli ecosistemi, nessun singolo metodo in assoluto può essere considerato valido per tutte le malattie e per tutte le circostanze. Infatti, gli approcci da utilizzare sono piuttosto intrinseci all’ambiente specifico e alla malattia che ci troviamo a fronteggiare e dovrebbero essere definiti seguendo un’accurata analisi retrospettiva ma soprattutto olistica, ovvero che tenga in considerazione l’epidemiologia della malattia in questione, la situazione ecologica circostante, i sistemi di produzione implicati (considerare ad esempio l’approccio “dai campi alla tavola” nel contesto delle malattie a trasmissione alimentare) e le informazioni storiche disponibili. Infine, una corretta integrazione delle esigenze locali con i requisiti per una sorveglianza internazionale riguardo le malattie infettive emergenti è indispensabile per un giusto e trasparente rapporto tra paesi assicurando così una cooperazione attiva tra le autorità locali stesse.

Dal riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ecosistema sono legati indissolubilmente ne scaturisce l’approccio OH che mira a promuovere, migliorare e difendere la salute e il benessere di tutte le specie rafforzando la cooperazione e la collaborazione tra medici umani, medici veterinari ed altre figure professionali che operano nel settore dell’ambiente e altresì promuovendo l’accrescimento nelle capacità di comando e di gestione per il raggiungimento di tali obiettivi.

In conclusione possiamo precisare che l’approccio OH dovrebbe essere raggiunto attraverso:

1. Sforzi educativi comuni tra le scuole di medicina umana, medicina veterinaria e le scuole di sanità pubblica e per l’ambiente;

2. Iniziative di comunicazione congiunta per mezzo di giornali, in occasione di conferenze e tramite reti sanitarie connesse;

3. Sforzi congiunti durante l’assistenza clinica attraverso la valutazione, il trattamento e la prevenzione delle malattie a trasmissione crociata tra specie;

4. Sforzi congiunti in materia di sanità pubblica nella sorveglianza e controllo delle malattie a trasmissione crociata tra specie;

5. Sforzi congiunti per una migliore comprensione dei meccanismi che sottostanno la trasmissione di malattie a trasmissione crociata tra specie attraverso la medicina comparativa e la ricerca ambientale;

6. Sforzi congiunti nello sviluppo e nella valutazione di nuove metodiche diagnostiche, farmaci e vaccini per la prevenzione e il controllo delle malattie a trasmissione crociata e;

7. Sforzi congiunti per informare ed educare i leader politici e il settore pubblico attraverso pubblicazioni multimediali apposite.

Bibliografia

1. Calistri P., Iannetti S., Danzetta M. L., Narcisi V., Cito F., Di Sabatino D., Bruno R., Sauro F., Atzeni M., Carvelli A. and Giovannini A., 2012. The Components of ‘One World – One Health’ Approach. Transboundary and Emerging Diseases. 60 (Suppl. 2) 4–13.

2. Gunnarsson S. (2006). The conceptualization of health and disease in veterinary medicine. Acta vet. scand.,48 (1), 20.

3. King, L.-J., 2008: Executive summary of the AVMA one health initiative task force report. JAVMA 233, 259–261.

4. Mantovani A, Zanetti R., 1993. Giovanni Maria Lancisi: De bovilla peste and stamping out. Hist Med Vet. 1993;18(4):97-110.

5. Morens, D.-M., G. K. Folkers, and A. S. Fauci, 2004: The challenge of emerging and re-emerging infectious diseases. Nature 430, 242–249.

6. Morse, S.-S., 2004: Factors and determinants of disease emergence. Rev. Sci. Tech. 23, 443–451.

7. Stephen C. & Karesh W .B., 2014. Is One Health delivering results? Rev. sci. tech. Off. int. Epiz., 2014,33 (2), 375-379.

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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

28 Intorno a noi

Sitografia

• http://www.cdc.gov/onehealth/people-events.html• http://www.cdc.gov/onehealth/about.html• http://www.newsweek.com/healthcare-workers-fighting-ebola-biggest-battle-

staying-healthy-282821• http://en.wikipedia.org/wiki/Resilience_%28ecology%29

--A cura di:Maria Luisa DanzettaCentro di referenza per l’epidemiologia veterinaria, la programmazione, l’informazione e l’analisi del rischio - COVEPIIstituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”

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Aprile 2015 Numero 20

29 Territori ufficialmente indenni

TERRITORI UFFICIALMENTE INDENNI

Tubercolosi bovina:Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Decisione Provincia Regione

2003/467/CE

Bergamo

LombardiaLecco

Sondrio

Ascoli Piceno Marche

BolzanoTrentino Alto Adige

Trento

2004/230/CE Grosseto Toscana

2005/28/CEComo Lombardia

Prato Toscana

2006/169/CEPescara Abruzzo

Tutta la regione Friuli Venezia Giulia

2007/174/CE

Tutta la regione Emilia Romagna

NovaraPiemonte

Verbania

Livorno

ToscanaLucca

Siena

BellunoVeneto

Padova

2008/97/CE

Vercelli Piemonte

PisaToscana

Pistoia

2008/404/CE Tutta la regione Veneto

2009/342/CE Oristano Sardegna

2010/391/CE

Tutta la regione Lombardia

Tutta la regione Toscana

Cagliari

SardegnaMedio-Campidano

Ogliastra

Olbia-Tempio

2011/277/CERieti

LazioViterbo

2012/204/UE

AstiPiemonte

Biella

Fermo Marche

Tubercolosi bovina

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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

30 Territori ufficialmente indenni

Decisione Provincia Regione

2003/467/CE

Bergamo

Lombardia

Brescia

Como

Lecco

Mantova

Sondrio

Varese

Ascoli Piceno Marche

Bolzano Trentino Alto Adige

Bologna

Emilia Romagna

Ferrara

Forlì

Cesena

Modena

Parma

Piacenza

Ravenna

Reggio Emilia

Rimini

Aosta Valle D'Aosta

2004/63/CE

Cremona

LombardiaLodi

Milano

Arezzo

Toscana

Firenze

Grosseto

Livorno

Lucca

Pisa

Pistoia

Prato

Siena

2005/28/CE

Pavia Lombardia

Massa-Carrara Toscana

PerugiaUmbria

Terni

2005/604/CE

Alessandria

Piemonte

Asti

Biella

Cuneo

Novara

Torino

Verbania

Vercelli

Decisione Provincia Regione

2006/169/CE

Pescara Abruzzo

Tutta la regione Friuli Venezia Giulia

FrosinoneLazio

Rieti

Imperia LiguriaAncona

MarcheMacerata

Pesaro

2006/290/CE Tutta la regione Molise

2007/174/CE

Savona Liguria

Oristano in Sardegna; Sardegna

Tutta la regione Veneto

2009/342/CE Tutta la regione Sardegna

2010/391/CE

Napoli Campania

Brindisi Puglia

Agrigento Sicilia

Caltanissetta

Siracusa

Trapani

2011/277/CE Viterbo Lazio

2012/204/UE

Catania

SiciliaEnna

Palermo

Ragusa

2013/177/UE Benevento Campania

Leucosi Enzootica bovina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Leucosi bovina

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

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Aprile 2015 Numero 20

31 Territori ufficialmente indenni

Decisione Provincia Regione

2003/467/CE

Bergamo

Lombardia

Como

Lecco

Mantova

Sondrio

Varese

Ascoli Piceno Marche

BolzanoTrentino Alto Adige

Trento

Bologna

Emilia Romagna

Ferrara

Forlì

Cesena

Modena

Parma

Piacenza

Ravenna

Reggio Emilia

Rimini

Cagliari

SardegnaNuoro

Oristano

Sassari

2004/63/CE

Cremona

LombardiaLodi

Pavia

2005/28/CE

Pavia Lombardia

Massa-Carrara Toscana

PerugiaUmbria

Terni

2005/604/CE

Alessandria

Piemonte

Asti

Biella

Novara

Verbania

Vercelli

2006/169/CE

Pescara Abruzzo

Tutta la regione Friuli Venezia Giulia

Rieti Lazio

ImperiaLiguria

Savona

Milano Lombardia

PistoiaToscana

Siena

Decisione Provincia Regione

2007/174/CE

Torino Piemonte

Firenze Toscana

Tutta la regione Veneto

2008/97/CEBrindisi Puglia

Tutta la regione Toscana

2009/342/CE

Ancona

MarcheMacerata

Pesaro

Cuneo Piemonte

2010/391/CE Campobasso Molise

2011/277/CE

Frosinone

LazioLatina

Viterbo

2012/204/UE Tutta la regione Valle d’Aosta

2014/91/UE Tutta la regione Liguria

Brucellosi bovina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Brucellosi bovina

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BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

32 Territori ufficialmente indenni

Decisione Provincia Regione

2002/482/CE Bolzano Trentino Alto Adige

2003/237/CE

Arezzo ToscanaCagliari

SardegnaNuoro

Sassari

Oristano

2003/732/CE

Bergamo

Lombardia

Brescia

Como

Cremona

Lecco

Lodi

Mantova

Milano

Pavia

Sondrio

Varese

Trento Trentino Alto Adige

2004/199/CERieti

LazioViterbo

2005/28/CE

Firenze

Toscana

Livorno

Lucca

Massa-Carrara

Pisa

Pistoia

Prato

Siena

Perugia

Terni Umbria2005/764/CE Grosseto Toscana

2005/604/CE

Ancona

MarcheAscoli Piceno

Macerata

Pesaro

Urbino

Alessandria

Piemonte

Asti

Biella

Cuneo

Novara

Torino

Verbania

Vercelli

Decisione Provincia Regione

2008/97/CE

RomaLazio

Latina

Tutta la regione Veneto2010/391/CE Tutta la regione Molise

2011/277/CETutta la regione Emilia RomagnaTutta la regione Valle d’Aosta

2014/91/UETutta la regione LazioTutta la regione Liguria

Brucellosi ovi-caprina: Province e Regioni ufficialmente indenni ai sensi della normativa comunitaria al 14/02/2014

Brucellosi ovi-caprina

BENV Bollettino Epidemiologico Nazionale Veterinario

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Aprile 2015 Numero 20

33 Redazione & Contatti

-Centro di Referenza Nazionale per l’Epidemiologia Veterinaria, la Programmazione, l’Informazione e l’Analisi del Rischio (COVEPI).

EpidemiologiaDott. Paolo Calistriph +39 0861 332241

Statistica e GISDott.ssa Annamaria Conteph +39 0861 332246

-CoordinatoreDott.ssa Simona Iannetti (COVEPI)

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